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Assolo (album)
Da Wikipedia
Assolo è un triplo album live di Claudio Baglioni, registrato durante il tour del 1986 e pubblicato nello stesso anno.
L'album vede un Baglioni che si accompagna non con una band, ma con il solo aiuto di tastiera, pianoforte, chitarra e sequencer.
Il coordinamento di questi strumenti è stato reso possibile grazie al protocollo MIDI (Musical Instrument Digital Interface). La tecnologia MIDI era appena entrata in commercio, e Howard Jones era stato il primo artista a eseguire dal vivo concerti di questo tipo. Tuttavia, Jones suonava su basi prefissate, con un numero di battute prestabilite, mentre Baglioni eseguiva personalmente i pezzi e poteva modificarli dal vivo, con l'aiuto di un tecnico del suono (Pasquale Minieri) che stabiliva al mixer quali strumenti aprire e quali chiudere. La tecnologia MIDI rese possibile la registrazione automatica delle partiture e l'editing del triplo album, suonato in playback in studio con l'aggiunta della voce del cantante registrata in presa diretta.
Il disco presenta il brano inedito Il sogno è sempre, ideale continuum del disco La vita è adesso.
L'album ha venduto più di 1.000.000 copie.
DISCO 1
01. Introduzione - 0:41
02. Strada facendo - 4:39
03. Fotografie - 5:16
04. Medley all'organo - 6:32
Ninna nanna nanna ninna
Gagarin - Via
05. Ragazze dell'est - 5:23
06. Uomini persi - 4:52
07. Medley al piano elettrico - 9:17
Notte di Natale - Giorni di neve
Ragazza di campagna - Un po' di più
Chissà se mi pensi - Puoi?
08. Amori in corso - 6:13
09. Poster - 5:05
10. Quanto ti voglio - 4:00
11. Medley alla chitarra acustica - 12:56
Un nuovo giorno o un giorno nuovo - Notti
Doremifasol - Il mattino si è svegliato
Quanta strada da fare - A modo mio
E apri quella porta - W l'Inghilterra
Una faccia pulita - Porta Portese
Mia libertà - Isolina - Signora Lia
12. Avrai - 5:34
DISCO 2
01. E adesso la pubblicità - 4:42
02. Medley alla chitarra elettrica - 7:21
Ancora la pioggia cadrà - Quante volte
Io me ne andrei - Ora che ho te
03. Amore bello - 4:10
04. Medley al pianoforte - 7:17
Con tutto l'amore che posso - Sabato pomeriggio
E tu come stai? - Solo
05. E tu - 6:27
06. Notte di note, note di notte - 5:27
07. I vecchi - 5:52
08. Questo piccolo grande amore - 6:08
09. Tutto il calcio minuto per minuto - 7:06
10. La vita è adesso - 5:45
11. Finale - 2:17
12. Il sogno è sempre - 5:06
Release Ottobre 1986
Casa Editrice - CBS
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Isolina
Isolina stanotte che fai
nel tuo letto a chi penserai
la tua gente ora mangia e non bada se corri da me
che aspetto
Isolina vuoi dirmi perché
la tua estate non spendi con me
la tua gente ora canta e qualcuno fra un po' si amerà
sull'erba
Isolina lascia i dolori
non è vita la vita che fai
sul tuo corpo metti i colori
che i colori non piangono mai
Isolina negli occhi tu hai
cieli che non hai visto mai
la tua gente è ubriaca e le pene s'affogano già
nel vino
Isolina io so che verrai
con i sogni più belli che hai
la tua gente ora dorme e anche il fuoco fra un po'
volerà
nel vento
Avrai
avrai sorrisi sul tuo viso come ad agosto grilli e stelle
storie fotografate dentro un album rilegato in pelle
tuoni d'aerei supersonici che fanno alzar la testa
e il buio all'alba che si fa d'argento alla finestra
avrai un telefono vicino che vuol dire già aspettare
schiuma di cavalloni pazzi che s'inseguono nel mare
e pantaloni bianchi da tirare fuori che è già estate
un treno per l'America senza fermate
avrai due lacrime più dolci da seccare
un sole che si uccide e pescatori di telline
e neve di montagne e pioggia di colline
avrai un legnetto di cremino da succhiare
avrai una donna acerba e un giovane dolore
viali di foglie in fiamme ad incendiarti il cuore
avrai una sedia per posarti ore
vuote come uova di cioccolato
ed un amico che ti avrà deluso tradito ingannato
avrai avrai avrai
il tuo tempo per andar lontano
camminerai dimenticando
ti fermerai sognando
avrai avrai avrai
la stessa mia triste speranza
e sentirai di non avere amato mai abbastanza
se amore amore avrai
avrai parole nuove da cercare quando viene sera
e cento ponti da passare e far suonare la ringhiera
la prima sigaretta che ti fuma in bocca un po' di tosse
Natale di agrifoglio e candeline rosse
avrai un lavoro da sudare
mattini fradici di brividi e rugiada
giochi elettronici e sassi per la strada
avrai ricordi di ombrelli e chiavi da scordare
avrai carezze per parlare con i cani
e sarà sempre di domenica domani
e avrai discorsi chiusi dentro mani
che frugano le tasche della vita
ed una radio per sentire che la guerra è finita
avrai avrai avrai
il tuo tempo per andar lontano
camminerai dimenticando ti fermerai sognando
avrai avrai avrai
la stessa mia triste speranza
e sentirai di non avere amato mai abbastanza
se amore amore amore avrai
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Quante Volte
me ne vado nella notte logorando strade
han lavato il cielo ed ora è ad asciugar sui muri
come quando i miei si vomitavano parole
ed allora mi mandavano a giocare fuori
tu non ci sei
tu non sei più con me
il mio amico sta dicendo che mi vuole bene
ha bevuto troppo e non ricorda più il nome
le finestre occhi spenti stanno già sognando
mulinelli di cartacce e le panchine vuote
non avrei voluto essere il primo della classe
non avrei voluto mai portare i primi occhiali
ho paura di specchiarmi dentro una vetrina
e scoprirmi a ridere di me e dei miei pensieri
sotto il tacco il tacco delle scarpe mezzo
consumato
un giornale spiegazzato pieno di pedate
grande prima eccezionale per il film dell'anno
avventura sesso e una valanga di risate...
quante volte ti ho pensato
sulla sedia di cucina
quante volte ti ho incontrato
nelle cicche che spegnevo
quante volte ti ho aspettato
quante volte ti ho inseguito
quante volte ho chiesto te...
e come gridavo sul cavallo del barbiere
il mio amico si è fermato e sta scalciando un sasso
lui non ha una donna perché ha l'alito cattivo
soffre un po' di tenerezza e parla con se stesso
guardo le mie dita gialle sono tanto stanco
di sputare i mozziconi di tutta una vita
giro salto e ballo come un orso ammaestrato
come vorrei fare a pezzi quella luna idiota
quante volte ti ho pregato
mentre mi graffiavi il cuore
quante volte ti ho guardato
mentre mi cavavi gli occhi
quante volte ti ho cercato
quante volte ti ho trovato
quante ho perso te...
Ora Che Ho Te
giorni di un tenero grido di sole
rauchi di mille parole
ora che ho te
che mi sei piaciuta senza fare niente
ora che ho te
amo l'altra gente
giorni passati a dividere il cielo dal mare
a prendere la rincorsa per volare
ora che ho te
passata nei miei occhi e entrata dentro il cuore
ora che ho te 6a me e il mio dolore
giorni per vivere come due stelle cadenti un
minuto
e baci pieni di tempo perduto
ora che ho te
in qualche parte del mio corpo a farmi male
ora che ho te
non e più uguale
ora che scrivo il tuo nome
anche sull'acqua e non so come
ora che ho te
e avrai sempre il sorriso di adesso
lo stesso cuore lo stesso
quando non ci sarò più io
perché‚ ogni incontro e già un addio
quando non ci sarò più io
che ora ho te
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tomiva57.
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I vecchi
I vecchi sulle panchine dei giardini
succhiano fili d'aria a un vento di ricordi
il segno del cappello sulle teste da pulcini
i vecchi mezzi ciechi i vecchi mezzi sordi
I vecchi che si addannano alle bocce
mattine lucide di festa che si può dormire
gli occhiali per vederci da vicino a misurar le gocce
per una malattia difficile da dire
I vecchi tosse secca che non dormono di notte
seduti in pizzo a un letto a riposare la stanchezza
si mangiano i sospiri e un po' di mele cotte
i vecchi senza un corpo i vecchi senza una carezza
I vecchi un po' contadini
che nel cielo sperano e temono il cielo
voci bruciate dal fumo
e dai grappini di un'osteria
i vecchi vecchie canaglie
sempre pieni di sputi e consigli
i vecchi senza più figli
e questi figli che non chiamano mai
I vecchi che portano il mangiare per i gatti
e come i gatti frugano tra i rifiuti
le ossa piene di rumori e smorfie e versi un po' da matti
i vecchi che non sono mai cresciuti
I vecchi anima bianca di calce in controluce
occhi annacquati dalla pioggia della vita
i vecchi soli come i pali della luce
e dover vivere fino alla morte che fatica
I vecchi cuori di pezza
un vecchio cane e una pena al guinzaglio
confusi inciampano di tenerezza
e brontolando se ne vanno via
i vecchi invecchiano piano
con una piccola busta della spesa
quelli che tornano in chiesa lasciano fuori bestemmie
e fanno pace con Dio
I vecchi povere stelle
i vecchi povere patte sbottonate
guance raspose arrossate
di mal di cuore e di nostalgia
i vecchi sempre tra i piedi
chiusi in cucina se viene qualcuno
i vecchi che non li vuole nessuno
i vecchi da buttare via
I vecchi i vecchi
se avessi un'auto da caricarne tanti
mi piacerebbe un giorno portarli al mare
arrotolargli i pantaloni
e prendermeli in braccio tutti quanti
sedia sediola oggi si vola
e attenti a non sudare
e attenti a non sudare
Il sogno è sempre
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Oltre (Claudio Baglioni)
Oltre è l'undicesimo album da studio di Claudio Baglioni, pubblicato nell'autunno del 1990 dalla CBS.
L'album, la cui uscita era prevista per l'autunno del 1989, inizialmente doveva chiamarsi “Un mondo più uomo sotto un cielo mago”, dicitura che poi, modificata in "Un mondo uomo sotto un cielo mago", è andata a formare il sottotitolo dell'album stesso. Nella copertina dell'album è ritratto un disegno dello stesso Baglioni a torso nudo.
L'album in questione segna una svolta artistica e umana nella vita di Baglioni. Musicalmente Baglioni intraprende un percorso artistico che lo porterà a cambiare profondamente il metodo di scrittura con il quale aveva, fino a quel momento, prodotto i suoi maggiori successi. Se questo da una parte porterà un rinnovamento del suo stile musicale, comunque avviato già da qualche anno, dall'altra creerà perplessità iniziali in critica e pubblico.
Alcuni dei fan pensano che Baglioni abbia voluto cambiare troppo il suo stile, in cui ad esempio vengono introdotti elementi di musica etnica dopo il suo incontro con Peter Gabriel, non riconoscendosi più nelle melodie cantate nell'album, stavolta meno orecchiabili che nei dischi precedenti.
I testi delle canzoni riflettono questo cambiamento, diventando a volte criptici e intricati, tanto che alcuni critici[senza fonte] parlano di uno stile molto vicino a quello di Pasquale Panella, paroliere di Battisti durante gli anni ottanta e novanta, famoso per i suoi testi surreali. Sul risultato finale pesa anche il fatto che i testi delle canzoni non furono inclusi nell'album, ma solamente pubblicati su TV Sorrisi e Canzoni. Al loro posto Baglioni scrisse un lungo racconto incluso in una edizione speciale del doppio vinile, disponibile inizialmente tramite prenotazione, in cui è inclusa la quasi totalità dei testi, senza soluzione di continuità, in ordine sparso rispetto a quello di ascolto e inframmezzato da altri pensieri. Il tutto è accompagnato da un poster su cui compare l'immagine di copertina e sul cui retro è scritto il racconto in calligrafia, (mentre è solamente stampato nell'edizione standard): una sorta di guscio narrativo che è anche impaginato a guisa di conchiglia, fedele alla frase iniziale che recita "Cucaio viene dal mare" e che rimanda, per il suo stile privo di punteggiatura, al monologo interiore di Molly Bloom nell'Ulisse di James Joyce.
Nonostante gli elementi innovativi, che lo affrancano dall'etichetta di cantante dei buoni sentimenti, l'album ottiene un notevole successo commerciale, arrivando a stazionare in classifica per oltre quaranta settimane, rientrando in occasione delle varie serie di concerti, trainato in modo particolare da alcuni pezzi divenuti dei classici, tra cui Dagli il via (primo videoclip promozionale mai girato da Claudio) e alla ballad confidenziale "Mille giorni di te e di me".
In molte interviste Baglioni si è poi riferito a questo disco come l'inizio di una trilogia del tempo, in cui Oltre rappresenta il passato, Io sono qui, del 1995, il presente e Viaggiatore sulla coda del tempo, del 1999 il futuro.
Attraverso le canzoni dell'album viene raccontata la storia di Cucaio, un personaggio nel quale Baglioni riversa parte della sua storia personale e artistica. Infatti Cucaio era il modo in cui Baglioni pronunciava il proprio nome da bambino.
Canzoni
Dagli il via
Dagli il via, è la canzone con cui si apre l'album e racconta di un uomo che corre e attraversa un paesaggio costituito da una mescolanza dei propri ricordi, del proprio vissuto, ma anche spinto dal bisogno di emanciparsi da esso.
Io dal mare
"Io dal mare" è un'intensa ballata dal sapore mediterraneo, grazie alla chitarra e ai cori di Pino Daniele, le cui atmosfere malinconiche rimandano a un passato dove la realtà e la fantasia si fondono tanto da trasformare il mare nel luogo d'origine del protagonista e dell'umanità intera.
Naso di falco
"Naso di falco" (ipotetico nome di Claudio alla maniera dei nativi d'America) analizza la curiosità, e allo stesso tempo, l'inquietudine del protagonista nei confronti della natura e dei suoi fenomeni, ma anche sulle alcuni tragici avvenimenti della storia, attraverso una serie di domande che a volte denotano ingenuità, altre spingono a riflettere, come la caduta del muro di Berlino, la tragedia di Chernobyl, la strage dell'Heysel, il mistero di Ustica. Musicalmente si nota un bel crescendo nel finale, quando la melodia diventa più aperta.
Io lui e la cana femmina
"Io lui e la cana femmina" introduce una delle peculiarità dell'album: un improvviso cambio d'atmosfera, di ritmo e d'umore. Infatti se le prime canzoni denotano una certa tensione drammatica, in questo brano non ce n'è traccia, essendo una canzone molto allegra e scanzonata. Il tema trattato riguarda il rapporto tra il protagonista e due cani, (probabilmente i due esemplari di pastore tedesco che Claudio possedeva) ritratti come due vagabondi, con il tipico tocco surreale che caratterizza l'intero album.
Stelle di stelle
Le influenze jazz di questa canzone riescono a creare un'atmosfera da locale notturno di un vecchio film, in cui il protagonista siede ad un tavolo con un bicchiere di whisky ascoltando il canto malinconico di una cantante. Il duetto con Mia Martini in questo caso riesce ad essere molto emozionante, attraverso parole che raccontano sia una storia d'amore che la speranza del protagonista di essere al riparo della vita e delle sue problematiche grazie alla sua identità d'artista. Le due voci si intersecano a partire dalla seconda strofa, formando due melodie distinte con due testi distinti, che si incontrano con la parola "storia" e i frammenti di frase "...senza di noi. Anche le stelle bruciate..."
Vivi
Il rimpianto di un amore ormai passato pervade questa canzone, facendo riflettere sul fatto che, talvolta, i ricordi sono più vivi della vita stessa. Questo rimpianto trova sfogo nel ritornello, quando il protagonista rievoca gli attimi d'amore ormai trascorsi e paragona quegli attimi alla forza della terra, dell'aria, dell'acqua e del fuoco, trasformando la melodia in un canto epico. Nel finale sono riportati nomi di minoranze etniche in via di estinzione.
Le donne sono
Ancora una canzone più distesa, in cui Baglioni racconta le proprie esperienze personali e le proprie impressioni in fatto di donne. Claudio tuttavia ebbe modo di definire questa, una canzone "sugli uomini e non sulle donne". Un elenco di parole, a gruppi di quattro e accomunate foneticamente, vengono sciorinate nel finale.
Domani mai
Una canzone che parla di sesso e passione, una novità per un cantautore che fino a quel momento era famoso per le canzoni d'amore che aveva portato al successo. Questa canzone però porta in se una certa drammaticità, come se il protagonista e la sua donna non riuscissero a fondersi in un unico essere, nonostante non siano mai sazi l'uno dell'altra. Su tutto domina la chitarra dello spagnolo Paco de Lucia, famoso chitarrista di flamenco, che con i suoi arpeggi evoca atmosfere cupe e sensuali, quasi un riflesso della storia raccontata.
Acqua dalla Luna
Il protagonista della storia racconta il rimpianto di non essere diventato un grande mago, capace di stupire tutti con le sue magie. I testi surreali dell'album toccano qui il vertice, attraverso giochi di parole, doppi sensi, paradossi (Far apparire l'uomo invisibile, gettar coltelli e sguardi come gelo, mettere la testa in bocche di leone) ecc. con cui evocare anche il mondo circense da cui Baglioni era attratto, come da lui stesso dichiarato in varie occasioni. Una canzone con un sound molto oscuro, sostenuto dal basso di Toni Levin, ex bassista dei King Crimson e bassista di Peter Gabriel.
Tamburi lontani
Una canzone dai toni delicati e solenni, introdotta da un adagio suonato da un'orchestra di fiati e ritmata appunto da un tamburo in lontananza. I temi trattati sono molteplici. Si va dalla solitudine sentita da Cucaio - Baglioni, fino al suo rapporto con il padre e con gli altri, specialmente la donna da lui amata, ormai andata via. Alla fine rimane la speranza di riuscire a superare le avversità della vita.
Noi no
Dopo un'introduzione di tastiere che accompagna la voce di Baglioni il brano prende forma in un in mid-tempo dal sapore corale. Infatti durante il ritornello, semplice quanto incisivo, si può ascoltare come una specie di coro che fa da eco alle parole "noi no".
Signora delle ore scure
Un ritmo piuttosto cadenzato e lento introduce l'ascoltatore in un'atmosfera soffusa, quasi di tipo onirico, anche se il testo parla di un'alba dopo una notte d'amore. Infatti proprio durante l'alba Cucaio si sofferma ad osservare la propria donna trasfigurandone il corpo con elementi della natura, tanto da far sembrare i suoi capelli alghe del mare,suoi occhi "olive dolci e mandorle amare" e le sue gambe "rami forti e umido fieno". La melodia esplode poi nel ritornello spezzando l'atmosfera generale della canzone, tramite gli acuti emessi da Baglioni.
Navigando
Il ritmo allegro imposto dalla fisarmonica di Richard Galliano spezza ancora una volta l'atmosfera creata dalla canzone precedente, confermando ancora una volta la voglia di Baglioni di creare un disco il più vario possibile, in cui è facile passare dalla tristezza all'allegria in poco tempo. Anche stavolta si parla, in modo meno drammatico naturalmente, del rapporto con l'altro sesso, a volte in maniera scherzosa, sempre e comunque attraverso i giochi di parole e di metrica a cui Baglioni non rinuncia. Le parti anatomiche femminili vengono elencate abbinandole con una differente provenienza geografica (gambe andaluse, piedi africani ecc...)
Le mani e l'anima
Canzone dal punto di vista dell'emigrato nordafricano, che a quei tempi era soprattutto chiamato "vucumprà": su questa falsariga, il ritornello recita "l'anima che vucampà... vuparlà... vutornà". Partecipa Youssou N'Dour nei cori dal inizio al finale della canzone. Il brano è un esempio del coniugio tra pop ballad e musica etnica, coniugio del quale Peter Gabriel è un noto precursore.
Mille giorni di te e di me
Le note dolenti di un piano aprono questa canzone d'amore che all'epoca ebbe molto successo e che ancora oggi gode di una certa popolarità. Ascoltando questo brano si capisce che il periodo della semplicità a tutti i costi per Baglioni è una questione chiusa da tempo. Infatti il testo vive di una metrica lontana da un certo romanticismo retorico e snocciola la fine di una storia tra un uomo e una donna in modo abbastanza disincantato.
Dov'è dov'è
Come da consuetudine un altro repentino cambio d'atmosfera, l'ultimo, per raccontare un po' la vita da celebrità, con tutti i suoi pregi e difetti, come ad esempio la mancanza di riservatezza, di cui Baglioni è molto geloso. Una canzone ancora attuale con i suoi continui riferimenti ai paparazzi e alla loro ossessione per gli scoop scandalistici, soprattutto in occasione della lunga assenza di Claudio dalle scene. Sono presenti come ospiti speciali l'attore e doppiatore Oreste Lionello che introduce il brano, e i genitori di Claudio, oltre alla colf di Claudio, e un suo ex professore, che cantano un versetto. È forse il primo e unico caso nella musica italiana che nel brano di un artista prendano parte dei genitori non cantanti.
Tieniamente
Per ricordare gli studenti di piazza Tienanmen, che nel giugno 1989 protestarono per avere più democrazia nel loro paese, Baglioni scrive un intenso e sognante brano pianistico interrotto solo dalle parole: "Tienanmen: tieni a mente". Una specie di monito a non dimenticare chi ha lottato per la democrazia pagando con la vita. Il medesimo gioco di parole ricorre già in una canzone dei Litfiba Il vento e in una di Enzo Gragnaniello Tien' a ment' cantata in dialetto napoletano, entrambe incentrate sullo stesso tema.
Qui Dio non c'e
Tutta l'amarezza accumulata da Cucaio in precedenza viene riversata in questo brano dai toni piuttosto cupi. Il protagonista non può far altro che reagire con tristezza e rassegnazione ad un mondo in decadenza che lui stesso ha contribuito a creare (il mondo è così, no il tuo mondo te lo fai, questo mondo è lui che ci si fa). Anche la ricerca di Dio sembra un'impresa disperata, sottolineata dalla ripetizione del titolo e da un assolo di violino che rimanda alle parole "ma il cielo è un vecchio pazzo con un violino aspide". Il brano presenta un insolito tempo dispari in 5/4.
La piana dei cavalli bradi
A questo punto Cucaio si rende conto che deve lasciarsi tutto alle spalle per ritrovare un po' di serenità, tanto da poter essere libero come un cavallo selvaggio, animale che viene menzionato più volte all'interno del testo, come paragone di una vita che durante la sua corsa ha cambiato percorso molto spesso.
Pace
Finalmente Cucaio - Baglioni è libero dal male oscuro che lo affliggeva, raggiungendo quella pace tanto desiderata e raggiunta con tanta fatica. Il testo riprende molte suggestive immagini della natura per rendere tutto questo, dagli stambecchi di montagna alle cicale che aspettano sotto terra "una notte più irreale come una cattedrale". Le parole conclusive sembrano chiudere non solo l'intero album ma anche un ciclo: "ora sono libero... un uomo... oltre...".
Tracce
* Disco 1
o Dagli il via
o Io dal mare (con Pino Daniele ai cori)
o Naso di falco
o Io lui e la cana femmina
o Stelle di stelle (duetto con Mia Martini)
o Vivi
o Le donne sono
o Domani mai (con Paco De Lucia alle chitarre)
o Acqua dalla luna
o Tamburi lontani
* Disco 2
o Noi no
o Signora delle ore scure
o Navigando
o Le mani e l'anima (con Youssou N'dour ai cori)
o Mille giorni di te e di me.
o Dov'è dov'è (introduzione di Oreste Lionello)
o Tienamente
o Qui Dio non c'è
o La piana dei cavalli bradi
o Pace
Dagli il via
L'uomo
che corre l'ora del gallo
polmoni che gonfiano le costole
di un'aria di metallo
e gomiti di treno
sarà più mulo o cavallo
i piedi si spaccano di collera
martelli sul terreno
lasciai per sempre a questo braccio destro
un portafortuna d'acqua incandescente
feci l'amore il primo insieme a una
senza guardarla mai né dire niente
vidi il diavolo più volte in faccia
misi i guantoni e scaricai giù botte
guidai fischiando sulle gomme a caccia
del mio Brigante di Strada bianco nella notte
Dagli il via
falla scorrere
la pazzia
dentro me che mi grida
o la corsa o la vita
dagli il via dagli libertà
che non sia mai più qua
dove fugge e va dove non fu mai
dagli il via a questo uomo che va.
L'uomo
in cerca del suo destino
polpacci si tendono più solidi
di ruote di mulino
e grandine di cuore
in un diluvio assassino
ricade giù e srotola le vertebre
cingoli di trattore
mi ubriacai di una città polacca
e vodka e vento e non sarei tornato
rubai e costò una mano e uno spavento
bruciai una macchina e il mio passato
fui tra luoghi santi e spogliarelli
portati un jet nei corridoi dei cieli
sorpresi donne a sciogliersi i capelli
come poterne sapere odori e gli altri peli
Dagli il via
fagli prendere
la sua scia
che non c'è solitudine
quando si è soli
dagli il via dagli libertà
che non sia mai più qua
dove fugge e va dove non fu mai
dagli il via
a questo uomo che sa l'amore
e ama meno
che sa il dolore che si dà
pioggia e veleno
e sempre va e muore
Dagli il via dagli libertà
che non sia mai più qua
dagli il via dagli libertà
che non sia mai più qua
dagli il via dagli libertà
a quest'uomo che va.. -
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Io Dal Mare
Saranno stati scogli di carbone dolce
dentro il ferro liquefatto
di una luna che squagliò un suo quarto
come un brivido mulatto
o un bianco volar via di cuori pescatori
acqua secca di un bel cielo astratto
chissà se c'erano satelliti o comete
in un'alba senza rughe
larghe nuvole di muffa e olio
appaiate come acciughe
o una vertigine di spiccioli di pesci
nella luce nera di lattughe
e io
dal mare venni e amare mi stremò
perché infiammare il mare non si può
aveva forse nervi e fruste di uragani
scure anime profonde
tra le vertebre di vetro e schiuma
urla di leoni le onde
o tende di merletto chiuse su farine
corpi caldi di sirene bionde
forse era morto senza vento nei polmoni
graffio di cemento bruno
barche stelle insonni a ramazzare
nelle stanze di Nettuno
o turbini di sabbia tra le dune calve
sulle orme perse da qualcuno
e io
dal mare ho il sangue e amaro rimarrò
perché calmare il mare non si può
i miei si amarono laggiù
in un agosto e un altro sole si annegò
lingue di fuoco e uve fragole
quando il giorno cammina ancora
sulle tegole del cielo
e sembra non sedersi mai.
e innanzi al mare ad ansimare sto
perché domare il mare non si può
e come pietra annerirò
a consumare
a catramare
a tracimare
a fiumare
a schiumare
a chiamare
quel mare che fu madre e che non so.... -
.
grazie . -
tomiva57.
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naso di falco
(c.baglioni)
fu il sogno di volare solitario
la' dove soltanto il falco va
ma era ancora incerto
come un pulcino bagnato
in cerca di tornar nel guscio
appena nato
e di quel falco cacciator di stelle
pur non avendo le ali mai
gli venne naso e gambe a guadagnare
un ramo sospeso
e gli occhi andavano lontano
e senza peso
perche' crescono i capelli
come l'erba sopra le campagne
e se i pesci ed i coralli
hanno mai veduto le montagne
chi colora una farfalla
e se stanno le isole a galla
perche' il cielo e' cosi' azzurro
quando l'aria e' trasparente
e non si tocca
se le stelle fanno un carro
se la luna ha veramente
occhi naso e bocca
e se l'infinito esiste
non e' anche dentro me
naso di falco
a becco in su
sull'albero piu' alto
guarda laggiu'
chi ha ingannato il cielo ad ustica
chi ha imbiancato medelin
chi ha ne gato gia' timishoara
mille aghi nella mente
e niente mai risposte
se ci fossero due soli
che cosi' sarebbe sempre giorno
perche' pure gli animali
non si fanno un fuoco e stanno intorno
l'acqua non si puo' tagliare
e se e' maschio o femmina il mare
se si puo' scavare un pozzo
fino al centro della terra
e che si trova
e il mio cuore di ragazzo
perche' batte e se mai battera'
una guerra nuova
&o &
se i cavalli delle giostre
corrono le praterie
naso di falco
a becco in su
e il tempo e' freccia e arco
e soldato blu
chi ha insozzato il vento a chernobyl
chi ha assetato napoli
chi ha schiacciato i cuori dell'heysel
mille aghi nella mente
e niente mai risposte
naso di falco
si e' fatto grande il piccolo guerriero
a becco in su
(legni inarcati non ci son piu')
il tempo e' freccia ed arco
(da cavalcare sul sentiero del sole)
e non torna piu'
(e del serpente contadino)
cuore all'assalto
(fu il sogno di volare solitario)
a becco in su' lassu'
(la' dove solo c'e' verita')
di un albero piu' in alto
(incerto come un uomo che si e' perduto
di tutto il blu
(e cerca di tornare indietro)
per salire lassu'
(dove un sogno e' ancora libero)
per salire piu' su'
(l'aria non e' cenere)
per salire piu' su'
(la mia casa e' sopra un albero)
per salire piu' su'
(nelle strade ci si perde in cielo
e in mare no)
per risalire lassu' di salire lassu'
(dove un sogno e' ancora libero).