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Melissa, la groupie di Baglioni.
"Senza Claudio la mia vita sarebbe più povera"
Melissa, 150 volte sotto il palco di Baglioni e non averne mai abbastanza
di CONCETTO VECCHIO - Pubblicato il 09 aprile 2014 Aggiornato il 09 aprile 2014
Dal luglio 1991 lo ha visto in concerto più di 150 volte. Non ha mai perso un'apparizione in tv o un incontro con il "suo" cantante. E ancora oggi la signora Evangelista, di professione avvocato, quarantenne, sposata e con due gemelli, non perde occasione per ritrovarlo. "Passione? Di più: il mio è amore. I suoi valori sono sempre stati anche i miei.
LANUVIO (Roma). "Accadde tutto nell'estate del 1985, quella de La vita è adesso: avevo undici anni, ero in colonia, c'era una ragazzina che cantava Questo piccolo grande amore. Chiesi a mio fratello se conosceva un cantante chiamato Baglioni, 'toh!' disse, e mi prestò una musicassetta con i grandi successi. Eccola, è questa". L'avvocato Melissa Evangelista, 40 anni, ti porge quella madeleine da mangianastri con la copertina ingrigita dalle stagioni. "Il primo concerto lo vidi il 3 luglio del '91, al Flaminio, fu un evento perché segnò il suo ritorno sulle scene dopo anni, e lì ci fu la scoperta del divo: un'emozione così grande credo di non averla mai più provata. Gioia allo stato puro". E da allora quanti spettacoli ha visto? Melissa a bruciapelo: "Più di centocinquanta!".
L'avvocato Melissa Evangelista, 40 anni, racconta la sua incredibile dedizione per il re del pop italiano iniziata nel lontano 1985: "Lo seguo in tutta Italia. Vederlo cantare sul palco è gioia allo stato puro. È più che passione, è amore. Le sue canzoni hanno riempito la mia vita di senso"
Con la troupe di Repubblica tv attraversiamo la campagna romana per raccontare questa incredibile storia: la groupie di Claudio Baglioni che da trent'anni non si perde quasi un concerto, un evento, un'apparizione televisiva, una festa con i fan. Quando a dicembre Baglioni è stato ospite in redazione lei lo seppe all'ultimo, mollò tutti i suoi impegni in tribunale, saltò sul motorino e si fece 50 minuti nel traffico più caotico pur di salutarlo. È stata sei volte anche a Lampedusa, al festival Oscia, modulando le sue vacanze sugli impegni del divo. Una passione? "Di più" dice. "La passione è quella per una squadra di calcio. Il mio è amore".
Davanti alla casa di Lanuvio ci viene incontro Pierpaolo, il marito. Hanno due gemelli belli come putti. "Quando conobbi Melissa le chiesi: 'Ma io a questi concerti ti dovrò accompagnare?'. 'No, ci vado da sola'. 'Benissimo così', dissi. E sorride indulgente. Lui ascolta rocker e metallari, la moglie solo Baglioni. Quando scoprì che il film del loro matrimonio era stato corredato da musiche di Eros Ramazzotti mandò indietro il dvd e pretese la sostituzione delle canzoni. L'ultima tournée, Convoitour, è iniziata a fine febbraio. Melissa ha già visto cinque concerti. Si piazza sempre in prima fila, nei posti da 80 euro. "Da lì capisco le emozioni che prova, lui sa che ci sono". Sabato sarà a Livorno, con due amiche. "Quando ero ragazzina i miei mi dicevano che prima o poi mi sarebbe passata, invece è successo esattamente il contrario".
Per anni e anni Baglioni è stato quello della maglietta fina, il cantore dell'Italia spensierata e intimista, lo ascoltavano i milioni di giovani da oratorio che poi votavano Dc, mentre giganteggiavano i cantautori dell'impegno o i poeti come Guccini e De André. Poi La vita è adesso rappresenta una cesura, i testi si affinano, volgono nell'ermetismo, anche la musica si fa più pop. La vita è adesso rimase primo in classifica per 26 settimane: un record ineguagliato. Oltre nel novembre 1990 vendette 200mila copie il primo giorno, 350mila nella prima settimana: fatto sta che Baglioni calca le scene da primattore da più di quattro decenni. Melissa si infervora: "La verità è che Claudio è stato sottovalutato, liquidato come il cantante dei buoni sentimenti, ma a 50 anni non si scrivono le canzoni come a venti. I suoi valori sono sempre stati anche i miei".
Melissa, 150 volte sotto il palco di Baglioni e non averne mai abbastanza
Ecco Melissa Evangelista, superfan di Claudio Baglioni. Avvocato, madre di due gemelli, la groupie di Lanuvio nutre una'utentica venerazione per il cantautore. "Il primo concerto lo vidi il 3 luglio del '91, al Flaminio, fu un evento perché segnò il suo ritorno sulle scene dopo anni, e lì ci fu la scoperta del divo: un'emozione così grande credo di non averla mai più provata. Gioia allo stato puro". Da allora lo ha seguito in più di centocinquanta concerti! In questa fotogalleria, la devotissima fan durante l'intervista di Concetto Vecchio e, a seguire, alcune immagini del cantante scattate durante la recente data romana del "ConVoiTour", il 18 marzo scorso al Palalottomatica
Si conobbero il 17 gennaio 1993, dopo un concerto a Milano: "Quelli della band mi dissero che lui era già a Linate, con una mia amica spagnola salimmo su un taxi, e una volta giunti all'aeroporto me lo trovai davanti, ma ero così felice che nemmeno lo riconobbi. 'È un sogno! È un sogno!' gridavo. 'È tutto vero', mi diceva Claudio, e cominciò a darmi dei pizzicotti". Sfoglia l'album di questo primo incontro, tutte foto 10 per 15. "Mio fratello è morto a 44 anni per una malattia, quando rividi Claudio scoppiai a piangere tra le sue braccia, lui fu dolcissimo nel dolore".
Il suo racconto è tutto intessuto di date precise, il calendario della vita punteggiato dai momenti trascorsi con la rockstar. Il salotto è drappeggiato di foto con dediche, vecchi dischi in vinile, una montagna di cimeli, a casa della mamma c'è una montagna di vhs, e poi un Everest di riviste, ritagli, fanzine. Squilla la suoneria del cellulare di Melissa: sono le note di Con voi. "È stata sempre una magia/ tirare tardi per non fermare un'allegria/ farsi di sguardi fino sballarsi di poesia". Adesso passa in rassegna la collezione di biglietti. "Qua nella piana di Castelluccio di Norcia, nel '95, con Red Ronnie, qui a Madrid."
Come si concilia una cosa così divorante con la professione, la famiglia? "Ho un marito collaborativo". I due si scambiano uno sguardo complice. Allora le chiedo se la sua vita sarebbe stata diversa, senza Baglioni. "Più povera", risponde sicura. Anche più povera di senso? "Certamente".
Fonte:
© www.repubblica.it/spettacoli/musica...lioni-83131104/. -
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Italia a pezzi, Claudio Baglioni:
"Siamo tutti operai di questa ricostruzione"
Foto Ufficio Stampa, ALESSANDRO DOBICI, Ansa
Parte il 18 ottobre da Bruxelles la seconda parte del progetto ConVoi live
10 giugno 2014 10:27 - Il cantiere simbolo della ricostruzione ideale si rimette in viaggio, per una nuova straordinaria stagione di appuntamenti dal vivo. Il 18 ottobre riparte da Bruxelles il "ConVoi ReTour", la seconda parte del progetto live di Claudio Baglioni che ha già entusiasmato 200 mila persone in tutta Italia. "Il futuro è una città che si disegna e si costruisce insieme - spiega Baglioni - Ognuno di noi operaio di questa opera".
"La ricostruzione è un processo collettivo. Tutti sono chiamati a fare la propria parte - continua il cantautore - Bisogna mettere in gioco idee, valori, volontà, in una parola: se stessi".
Baglioni, il suo super-gruppo di 13 polistrumentisti, e l'intera squadra di 90 carovanieri ritornano sulla strada, con il pensiero guida di un tour che va incontro alla gente. Un secondo viaggio, dopo aver percorso già 6 mila chilometri per 31 concerti e 90 ore di musica, in un eccezionale repertorio con tutti i più grandi successi e gli inediti dell'album "ConVoi".
"Tutta un'altra musica” si legge, a mo' di graffito su una delle pareti in costruzione del 'cantiere'. L'originale spazio scenico (un multiforme mondo in continua evoluzione) nel quale Baglioni ha voluto ambientare il ConVoiTour 2014, per sottolineare l'idea portante del suo show: l'arte della ricostruzione.
Fonte:
http://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/...-_2050197.shtml. -
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Lampedusa, è scontro tra il
Comune e la Fondazione di Claudio Baglioni
Silvio Schembri 12 agosto 2014
"O'Scià" non si farà per lasciare spazio al nuovo festival "Sabir", organizzato a Lampedusa dall'Arci. Ma oltre alla Fondazione del cantautore, insorgono anche consiglieri comunali e cittadini“
E' scontro "a viso aperto" tra l'Amministrazione comunale di Lampedusa e Linosa, guidata dal sindaco Giusi Nicolini, e i sostenitori di "O’Scià", la manifestazione organizzata per anni sull'isola dal cantante Claudio Baglioni.
"L'Amministrazione comunale di Lampedusa e Linosa – scrive in un comunicato la fondazione "O’Scià" - non ha coinvolto Claudio Baglioni, né ufficialmente né informalmente, in alcuna iniziativa per l'estate 2014". La precisazione degli organizzatori è arrivata dopo l'ufficializzazione del festival "Sabir", l'evento organizzato sull'isola dall'Arci.
E a "condannare" il mancato coinvolgimento di Baglioni nelle iniziative dell'estate 2014, ci ha pensato anche il gruppo di opposizione al Consiglio comunale di Lampedusa e Linosa: "Il sindaco, con decisione unilaterale e monocratica, senza interpellare il Consiglio comunale, organo deputato ad esprimere indirizzi politico-amministrativi e pareri in ordine a problematiche che investono l’interesse di tutta la collettività sia lampedusana che linosana, - spiegano i consiglieri Vincenzo Billeci, Domenico Maraventano e Andrea Montana - ha assunto la decisione di escludere dalle manifestazioni estive il maestro Baglioni, che, pertanto, non ripeterà la splendida e ormai rinomata kermesse".
Per i consiglieri di opposizione, "l'obiettivo, fissato e preparato da tempo, è, così, raggiunto: l'estromissione della manifestazione di Baglioni, portata in scena da anni sulla splendida spiaggia della Guitgia che ha dato notorietà e pubblicità alle nostre isole portando ricchezza alle popolazioni locali, in favore di 'Sabir', festival importato da Parma. La strategia, nella sua esteriore correttezza e presunta schiettezza, dimostra le doti del politico navigato, che non ha il coraggio di dire apertamente 'vattene' ed usa tutti i mezzi per sostituire una manifestazione, diventata internazionale e fortemente amata dagli abitanti delle Pelagie, con un’altra dall’esito incerto. Il sindaco continua, quindi, a non tenere assolutamente conto delle opinioni altrui, siano esse quelli della maggioranza dei consiglieri o dei cittadini".
I consiglieri, che difendono a spada tratta Claudio Baglioni, sostengono che si sarebbe dovuta dare la precedenza all'evento "O’Scià", inserendo al suo interno il festival "Sabir". "Baglioni - spiegano ancora i consiglieri - vanta diritto di precedenza scaturente dalla ultradecennale rappresentazione a Lampedusa, e non viceversa. Aver cercato di incastonare, con apparente gesto di elargizione gratuita e generosità bonaria, una manifestazione da tutto il mondo ormai ritenuta lampedusana in un’altra che nei disegni dell’attuale Amministrazione si vuole fare diventare quella principale, è scorretto".
"Risulta davvero assurdo - continuano - abolire il consolidato 'O Scià', per sostituirlo con qualcosa di simile ma di importazione e che porta con sé tutte le incognite della novità. Si dice che 'squadra vincente non si cambia', ma forse il senso di questo detto sfugge all’attuale Amministrazione che va ad intaccare proprio un’istituzione culturale diventata, nel tempo, un prodotto squisitamente isolano".
Secondo i consiglieri comunali dell'opposizione, "tutte le categorie degli imprenditori di Lampedusa hanno sostenuto la necessità ed il desiderio, naturalmente inascoltati, di rappresentare la manifestazione canora del maestro Claudio Baglioni, a cui tutti noi rassegniamo tutta la nostra stima, il nostro sostegno e la nostra solidarietà".
E dopo le voci su una presunta unione dei due eventi, la Fondazione che fa capo al cantante romano ha fatto sapere che "né Claudio Baglioni, né la Fondazione 'O'Scià' hanno ricevuto dall'Arci alcuna comunicazione riguardo al progetto, né alcun invito – formale o informale - ad esserne parte. Abbiamo avuto notizie relative al programma, alle finalità e al nome stesso del festival – spiegano dalla Fondazione - soltanto dai media, a seguito della conferenza stampa di presentazione di questo festival. Infine siamo felici – concludono nel comunicato gli organizzatori di 'O'Scià' - di constatare che il Festival 'Sabir' abbia scelto di adottare lo stesso sottotitolo che Claudio Baglioni annunciò all'inizio di 'O'Scià', ovvero 'La vita è l'arte dell'incontro', e che lo ha connotato nei seguenti dieci anni d'incontri d'arte e di vita".
Fonte:
© www.agrigentonotizie.it/cronaca/sco...edusa-2014.html. -
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Claudio Baglioni, 50 anni di me & me:
i ricordi, le delusioni, i trionfi - Intervista
Claudio Baglioni a Bruxelles nel 2010
Credits: Alessandro Dobicidi Gianni Poglio
Cinque decenni di carriera raccontati senza censure: il diario di una vita
Una vita straordinaria tra musica, successi e tour. Claudio Baglioni li festeggia in questo 2014, cinquant'anni dopo la sua prima esibizione a Centocelle in Piazza San Felice da Cantalice. Da lì in poi la sua storia ha preso un'altra corso. Che oggi tutti conosciamo. Quella che segue, più che un'intervista, è il racconto di una vita intera. Che Claudio ci ha raccontato tappa per tappa, decennio per decennio, lo scorso novembre. Partendo proprio da Centocelle, dalla prima volta in pubblico con una canzone in italiano di Paul Anka...
"Per gli amici sono un TomTom vivente, quello a cui si telefona a qualsiasi ora per una dritta sul tragitto più breve o la strada meno trafficata. Chi mi conosce bene sa che distanze e percorsi non hanno più segreti per me. Ho battuto l’Italia palmo a palmo trasformando qualunque spazio in un palcoscenico: balconi, autobus, stazioni della metropolitana, camion, piazze, marciapiedi, teatri lirici, stadi e palasport. Una vita nomade, ma meravigliosa". Parola di Claudio Baglioni.
Una vita in tour.
"Gran bella parola. Nella mia testa evoca l’immagine di uno sconfinato parco divertimenti e tanti amici con cui giocare senza annoiarsi mai".
Le nuove date dei suoi concerti arrivano esattamente dopo 50 anni di palco. Che cosa ricorda della prima volta?
"Il luogo, Piazza San Felice da Cantalice a Centocelle, e il brano, Ogni volta di Paul Anka. Mi ero iscritto a un concorso canoro per emulare due amichetti di condominio. I miei non sapevano come gestire la cosa perché non avevano alcuna inclinazione musicale. Ho passato tre giorni a fare prove davanti allo specchio di mia madre. Il colpo di teatro era un movimento a scatto della gamba. In famiglia eravamo convinti che Anka si chiamasse così per il suo modo di ancheggiare. Ovviamente non era vero".
Les Images è invece il nome della sua prima band.
"Era un complessino beat amatoriale. Negli anni Sessanta, in ogni condominio di periferia c’era un gruppo beat. Il nostro aveva una formazione singolare: suonavamo tutti la chitarra. Sapevamo bene che chitarristi e batteristi erano i più gettonati tra le ragazze. Diciamolo pure: non eravamo spinti dal sacro fuoco dell’arte. Una volta ci affacciammo dal balcone di casa mia a Centocelle e suonammo tutti e sette la chitarra. Volevamo fermare il mondo con quell’esibizione, ma in realtà non fermammo proprio nessuno. Alcuni del gruppo si erano addirittura lisciati i capelli sull’asse con il ferro da stiro per apparire più affascinanti. Ma non servì a nulla. Sette o otto anni fa sono tornato su quel balcone per uno show improvvisato, un tuffo nella memoria. Quando si sono spalancate le finestre e sotto c’era una folla, ho avuto la percezione reale di quanto fosse cambiato tutto. Ripercorrere le strade che hanno segnato la vita ha un sapore agrodolce, è un viaggio nel participio passato, in quello che è stato e non tornerà più".
La sua è una storia di canzoni d’amore, di buoni sentimenti e testi popolari. Tutto questo, negli anni successivi al 1968, veniva bollato come qualunquista e reazionario. Se l’è mai vista brutta?
Un po’ di ostracismo c’è stato. A quei tempi era un handicap non ragionare per estremi. Non sono mai stato uno che cercava lo scontro con la polizia, anche perché mio padre era un carabiniere e io in ogni divisa vedevo qualcosa di familiare. Avere posizioni moderate e non omologate mi portava a fare il mediatore nelle assemblee studentesche o durante le occupazioni e gli scioperi. Risultato: mi odiavano praticamente tutti. Una volta, venni assalito due volte nel giro di pochi minuti. Prima mi bloccarono i maoisti, poi i missini. Spintoni, minacce e altre galanterie. Come artista, ho subito volantinaggi: «Stasera ti daremo un centinaio di legnate, veniamo a riprenderci la musica che è nostra». Ecco, il tenore dei messaggi era questo.
Prima del successo di Questo piccolo grande amore nel 1972 c’è una parentesi polacca fatta di concerti sold out e ragazze in delirio davanti ai camerini.
"In Italia ero un perfetto sconosciuto, in Polonia e Cecoslovacchia un idolo delle folle con le groupie al seguito. Fu un trionfo inaspettato e un’esperienza surreale al tempo stesso. Ogni pomeriggio, durante le prove nei teatri, c’erano cinque funzionari di partito con tanto di impermeabile seduti in platea. Dovevano valutare se i testi delle mie canzoni avevano contenuti ostili alla rivoluzione. Capirai... Sembrava la scena di un film sulla Guerra Fredda. A Varsavia ho anche rimediato una figuraccia epocale. Salgo sul palco senza guardare attentamente il pubblico. Dopo un paio di brani, dico: «Questa canzone è dedicata alle bellissime ragazze polacche». Nessuna reazione. Penso a un problema di pronuncia e ripeto la ruffianata due o tre volte. Niente. A un certo punto qualcuno mi fa cenno di piantarla. E, finalmente, intuisco il senso di quel silenzio: in sala c’erano solo i soldati di una guarnigione che erano stati invitati allo show".
A metà anni Settanta, in piena Baglioni-mania, lei e Francesco De Gregori, vi date appuntamento in Piazza del Pantheon, a Roma, per uno show improvvisato. Un flop. Corretto?
"Sì. Eravamo convinti di fermare il mondo in quanto volti noti. E, invece, della nostra presenza non si accorse nessuno. Un gruppetto di turisti giapponesi lanciò quattrocento lire nella custodia della chitarra. Quella fu l’unica reazione. Ci eravamo fatti il film di essere sottratti all’abbraccio dei fan dalla polizia. Al contrario, la gente ci passava di fianco nella più completa indifferenza. Nemmeno uno che dicesse «Ma io questi due credo di averli già visti»".
Su quel che successe in Piazza del Pantheon la sua versione e quella di Gregori divergono.
"Lui racconta che io ci sono rimasto malissimo perché ero quello più sensibile e romantico. Io invece sostengo che a rimanere sconvolto da quell’episodio fu lui perché da sempre molto più vanitoso di me".
Camion, autobus, balconi e concerti di strada: la sua carriera è costellata da esibizioni informali e a sorpresa. Perché lo fa?
"Queste sfide, che mi sono sempre procurato da solo, sono salutari. Il senso è quello di ridimensionarsi, di tornare con i piedi sulla terra. Sa, in questo mestiere, quando si iniziano a benedire le folle significa che nella testa si è rotto qualcosa. Ed è ora di intervenire".
Negli anni Ottanta gli stadi italiani si riempiono per i suoi show. Milioni di fan e una sfida impossibile: suonare tutti gli strumenti da solo.
"Le folle del tour denominato Alè-oo furono impressionanti. Avevo le vertigini, a un certo punto fu come andare fuori strada. Quattro anni più tardi, nel 1986, feci una pazzia: suonare negl stadi da solo. Manovravo una serie di strumenti collegati tra loro come un’orchestra virtuale. Uno stress pazzesco: del concerto di San Siro con centomila persone ricordo solo l’inizio e la fine. Nulla di quel che è successo in mezzo. Ero in trance".
A turbare il periodo d’oro arriva nel 1988 la contestazione allo stadio di Torino durante lo show organizzato da Amnesty International.
"Venti minuti di fischi e insulti. Venivano dalla fazione rock, molti erano fan di Bruce Springsteen. Il bello è che mi era stato chiesto di partecipare per spingere un po’ le vendite dei biglietti che non erano esaltanti. Accettai e finì così. Al momento reagii bene, ma nei tre mesi successivi fu durissima. Ricordo che un giorno dissi tra me e me «Oddio, è finita». Non era così".
Tutti gli artisti, anche i meno inclini alla trasgressione, descrivono i tour come un momento di sospensione della realtà, uno stacco totale dal mondo e dai suoi ritmi. Come si concilia questo con la vita familiare e quella di tutti i giorni?
"Non si rientra mai subito nella realtà. Io non ho un approccio bohemienne o spericolato, ma quando finisce un concerto è impossibile spegnersi. Se, come me, sei uno di quegli artisti che come unica droga si concede l’adrenalina, non vai a comunque a dormire prima delle 7 del mattino. Dopo uno show sei una bomba e, quando sei al massimo della luce, vorresti non spegnerti mai. In quei momenti sembra che il mondo sia un posto bellissimo dove stare. E così, quando rientri a casa c’è inevitabilmente il rincoglionimento, perché ti senti inutile come il soldato che torna dalla guerra che non ha più un mestiere, un’identità. Ecco, il problema è smettere".
Il titolo del suo ultimo album, Con voi, ha il sapore di un tributo a cinquant’anni di storia condivisa. Con quelli che hanno lavorato con lei ma anche con i fan che hanno reso tutto questo possibile.
Quando si inizia a intravedere un’idea di finale, dell’ultima parte di una storia, si fanno un po’ di conti. La mia è una storia inesorabilmente intrecciata a quelle di migliaia di vite che sono transitate nell’orbita Baglioni. E non parlo solo dei miei collaboratori, ma anche di quelle persone che a sessanta o settant’anni sono ancora lì a cantare e a saltare su una gradinata. Quando li osservo dal palco divento tutto cuore.
Qual è il momento della sua vita in the road che non dimenticherà mai, il ricordo più intenso ed emozionante?
Le due ore successive al concerto all’Arsenale di Venezia nel 1982. Tornai in camerino dopo un trionfo e senza dire nulla al mio staff me ne andai da solo per le calli. Sempre a Venezia, nel 1969, ero stato escluso malamente da un concorso. Mi ero piazzato ultimo. Uscii dall’albergo a pezzi e iniziai a camminare distrutto sotto la pioggia. Pensai pure di buttarmi nei canali. Tredici anni dopo, volevo godermi, da solo come allora, il dolce sapore della rivincita: è stato bellissimo.(19-08-2014 9:25)
Fonte:
© http://cultura.panorama.it/musica/Claudio-...anni-intervista. -
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Asti, “Collisioni” con Baglioni, Arisa
ed Enrico Ruggeri: incontri moderati da Ernesto Assante
29 agosto 2014 di Redazione
Buon cibo, buona musica e ottimo vino. E bella gente. Mix vincente, non c’è che dire. Abbiamo parlato più volte del Collisioni Festival, quest’anno impreziosito dalla presenza di artisti di elevato spessore, tanto artistico quanto umano: vengono in mente i concerti-evento di Neil Young ed Elisa, gli incontri con De Gregori, Guccini o Dario Fo. Adesso si passa dal Barolo delle Langhe al Barbera di Asti: il festival, infatti, si propone dal 15 al 19 settembre nell’ambito della tradizionale rassegna “Douja d’or” di Asti. Musica come sfondo, musici (e non solo) come protagonisti: ad allietare le serate saranno gli incontri con cinque personaggi dell’universo delle sette note: in primis Arisa (15 settembre), Enrico Ruggeri (18) e Claudio Baglioni (19). A questi si aggiungono Carlo Cracco (il 16) e Paolo Crepet (il 17). A far da cerimoniere o, se preferite, filtro tra l’artista e la platea, il noto giornalista e critico musicale Ernesto Assante. Più avanti il dettaglio di tutti gli incontri con gli orari. [...]
“Douja d’or”, gli incontri del “Collisioni”
Lunedì 15 Settembre – ore 21.30
Arisa
Martedì 16 Settembre – ore 20.30
Carlo Cracco
Mercoledì 17 Settembre – ore 21.30
Paolo Crepet
Giovedì 18 Settembre – ore 21.30
Enrico Ruggeri
Venerdì 19 Settembre – ore 21.30
Claudio Baglioni
(foto by facebook)
Fonte:
© http://velvetmusic.it/2014/08/29/asti-coll...enrico-ruggeri/. -
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Claudio Baglioni scalda il Mandela
(Foto Bettolini)
Il primo dicembre il 'cantiere' dell'artista farà tappa a Firenze
Firenze, 28 novembre 2014 - Il cantiere simbolo della ricostruzione ideale si rimette in viaggio, per una nuova straordinaria stagione di appuntamenti dal vivo. Il 18 ottobre da Bruxelles, con il ConvoiReTour, ha preso il via la seconda parte del progetto live di Claudio Baglioni che da febbraio a maggio, in uno strepitoso crescendo, ha già entusiasmato 200mila persone in tutta Italia.
Riparte un'avventura che, in un turbinio di emozioni, porterà il cantiere di Baglioni a fare tappa anche a Firenze, lunedì primo dicembre al Mandela Forum (ore 21 – biglietti da 35 a 70 euro – prevendite www.boxofficetoscana.it e www.ticketone.it).
“La ricostruzione – spiega Baglioni - non è un fatto individuale, ma un processo collettivo. Tutti sono chiamati a fare la propria parte, a mettere in gioco idee, valori, volontà, in una parola: se stessi, perché il futuro è una città che si disegna e si costruisce insieme. Ognuno di noi operaio di questa opera”.
Baglioni, il suo super-gruppo di 13 polistrumentisti, l'intera squadra di 90 carovanieri, ritornano sulla strada, con il pensiero guida di un tour che va incontro alla gente, dopo aver percorso già 6 mila chilometri, per 31 concerti e 90 ore di musica, in un eccezionale repertorio con tutti i più grandi successi e gli inediti dell' album “ConVoi”.
Per un secondo giro altrettanto lungo e favoloso e una rappresentazione che è spettacolo, concerto, recital, musical, happening e racconto. “Tutta un'altra musica” si legge, a mo' di graffito, su una delle pareti in costruzione del “cantiere”: l'originale spazio-scenico - un multiforme mondo in continua, sorprendente evoluzione - nel quale Baglioni ha voluto ambientare il ConVoiTour 2014, per sottolineare l'idea portante del suo show: l'arte della ricostruzione.
Uno spettacolo di suoni, luci e scene, esaltante e coinvolgente, affidato alla bellezza di melodie immortali che non smettono di appassionare generazioni di fan, all'intensità dei testi, alla forza di nuovi, trascinanti arrangiamenti che rivelano un'anima decisamente rock, alla sensibilità verso ogni genere musicale e al sound ricco, solido e sapiente di una band che non si concede e non concede un solo attimo di tregua alla fabbrica delle emozioni. Un cantiere non-stop di energie e di meraviglie.
Fonte:
© http://www.lanazione.it/firenze/claudio-ba...andela-1.442463. -
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Claudio Baglioni pubblica "d'Amore":
il nuovo album 2015 è una raccolta di canzoni romantiche
(Facebook Claudio Baglioni)di Valentina Gianfermo - 20/01/2015
Il 20 gennaio Claudio Baglioni pubblica “d'Amore”, il suo nuovo album 2015 che è una raccolta dei suoi grandi successi che percorrono la storia della sua carriera sulle note delle ballate d'amore composte in 40 anni di musica. Un album tematico che raccoglie tra musica e parole quelle che sono le storie romantiche che Baglioni ha raccontato al suo pubblico fino ad oggi. L'ultimo album di Baglioni risaliva al 2013, quando ha pubblicato il disco d'inediti “ConVoialbum”.
In “d'Amore” Claudio Baglioni ha riunito trenta canzoni dagli anni '70 ai giorni nostri, creando un percorso emozionale che passa per istanti, scene, immagini e sensazioni che l'amore porta con sé. In questo viaggio nel territorio dei sentimenti, Baglioni ci porta anche attraverso un viaggio nella storia della musica italiana, dove molti dei suoi successi sono stati capisaldi di un'epoca. Tutti i brani del disco sono stati rimasterizzati dalle versioni originali, così da garantire un ascolto migliorato ma autentico.
Tra le canzoni di Claudio Baglioni contenute in “d'Amore” ci sono brani come “Questo piccolo grande amore”, “E tu”, “Chissà se mi pensi”, “Sabato pomeriggio”, “Io me ne andrei”, “Ora che ho te”, “Amori in corso”, “Via”, “Vivi”, “Io sono qui”, “Mille giorni di te e di me”, “Tienimi con te”, “Niente più”, “In un'altra vita” e molte altre. I fan di Baglioni resteranno entusiasti di questa raccolta di 30 brani che fanno rivivere un'intera carriera artistica e un intero mondo emotivo che vi è alle spalle, vissuto da Baglio e dai suoi fan in un lungo cammino che negli anni hanno percorso insieme.
Ecco la tracklist di “d'Amore” di Claudio Baglioni:
DISCO UNO
1 – MILLE GIORNI DI TE E DI ME
2 – SOLO
3 – UN PO' DI PIÙ
4 – E TU
5 – IO SONO QUI
6 – CON TUTTO L’AMORE CHE POSSO
7 – TIENIMI CON TE
8 – FOTOGRAFIE
9 – QUANTE VOLTE
10 – CHISSÀ SE MI PENSI
11 – VIVI
12 – ORA CHE HO TE
13 – E NOI DUE LÀ
14 – FAMMI ANDAR VIA
15 – AMORI IN CORSO
DISCO DUE
1 – QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE
2 – E TU COME STAI?
3 – DOREMIFASOL
4 – TUTTO IN UN ABBRACCIO
5 – NIENTE PIÙ
6 – AMORE BELLO
7 – STAI SU
8 – MAI PIÙ COME TE
9 – SABATO POMERIGGIO
10 – IO ME NE ANDREI
11 – DOMANI MAI
12 – IN UN'ALTRA VITA
13 – QUEI DUE
14 – TI AMO ANCORA
15 – VIA
Fonte.
© http://musica.excite.it/claudio-baglioni-p...he-N155980.html,
web,www.nuovecanzoni.com. -
tomiva57.
User deleted
BAGLIONI E MORANDI INSIEME SUL PALCO E SUI SOCIAL: #CAPITANICORAGGIOSI
Claudio Baglioni e Gianni Morandi eccezionalmente insieme per dieci eventi a Il Centrale Live, la splendida arena stadio del Parco del Foro Italico di Roma, in calendario il prossimo settembre 2015.
Radio Italia sarà la Radio Ufficiale dell'evento
“CapitaniCoraggiosiOfficial” è l’account per Facebook e Instagram mentre "@baglionimorandi" è quello per Twitter e naturalmente l’hashtag è "#CapitaniCoraggiosi", per seguire sui social tutti gli aggiornamenti, i post e i commenti in attesa dei live show.
Le date:
dal 10 al 22 settembre Roma, Foro Italico - Centrale Live
fonte: radioitalia.it
foto:static.ritalia.nohup.it. -
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Claudio Baglioni, 30 anni fa il record di «La vita è adesso»
Foto: Claudio Baglioni sulla copertina del numero 23 del 1985
L'album restò al primo posto della classifica degli album più venduti per 27 settimane, più di sei mesi
08 Agosto 2015 | 13:40 di Antonio Mustara
Quello stabilito 30 anni fa da Claudio Baglioni con «La vita è adesso» è un record imbattibile: 27 settimane consecutive al primo posto della Superclassifica. L'album uscì all'inizio dell'estate del 1985, conquistò subito la vetta e vi restò fino al 29 dicembre, quando fu spodestato da «So Red The Rose» degli Arcadia, lo spin-off dei Duran Duran fondato da Simon Le Bon, Nick Rhodes e Roger Taylor.
Sei mesi al numero uno: non è mai più successo e probabilmente mai più succederà. Per ricordare l'estate dei record di «La vita è adesso», abbiamo deciso di fare un salto nei nostri archivi alla ricerca dell'intervista in cui Baglioni presentò il disco a Sorrisi. L'abbiamo trovata e ve la proponiamo. Buona lettura!INTERVISTA A CLAUDIO BAGLIONI PUBBLICATA SUL NUMERO 23 DEL 1985
di FABIO SANTINI
Pomeriggio romano. C'è afa lungo la Tiburtina. Il quartiere che prende il nome da questa strada è un ghetto della speculazione edilizia, di sera diventa teatro di un sottoproletariato urbano «pronto a tutto». Di giorno il traffico intenso stringe l'arteria che porta alla periferia di Roma in una morsa di auto e gas di scappamento. Uscendo dalla città, sulla destra c'è un cinema che ora hanno ristrutturato ed è diventato una grande sala prove da concerto. C'è il palco rettangolare con le tastiere, la batteria, gli angoli per le chitarre e i punti di ascolto delle spie degli amplificatori. E per tetto una miriade di riflettori: sono quasi 700, affittati da un'organizzazione che accompagna i Genesis in tournée. Dal fondo della grande sala entra una figura snella: pantaloni e maglia bianchi, occhiali neri di quelli che andavano di moda una ventina di anni fa, capelli corti. È Claudio Baglioni. È tornato in scena con un album nuovo, «La vita è adesso», un concerto e una band inediti per lui. Sorride: è rilassato e tranquillo.
Sono passati quattro anni dal suo ultimo lavoro discografico, «Strada facendo», cui seguì una tournée con la registrazione di un album, «Alè-oò», con la scaletta del concerto.
«Quando fai un album che ha avuto il successo di "Strada facendo" - afferma Claudio - ti viene subito la voglia di ripetere quella formula vincente. È inevitabile, non si corrono rischi. Ho scelto invece un'altra strada, forse la più difficile. Ho aspettato tanto: in un certo senso ho smitizzato il disco precedente. Così ho preferito ripartire da capo».
Nel frattempo la vita di Claudio è andata avanti ricca di novità. È diventato papà di Giovanni, un bimbo vispo e attento. «Con la faccia arrabbiata da chitarrista rock - dice papà -. Devi vedere le smorfie che fa quando ascolta i miei pezzi o come si incanta davanti alla batteria...». C'è stato un viaggio in Inghilterra, che una volta era la meta ideale del personaggio di una sua storia e che oggi rappresenta il massimo per chi fa musica. «Me ne sono andato a registrare l'album per stare lontano dai problemi che si hanno qui, per trovare la concentrazione necessaria quando si affronta un lavoro nuovo». C'è stato l'incontro con Celso Valli, l'arrangiatore di «La vita è adesso». Celso è giovane e agguerrito: un "music-maker" con i fiocchi. «Un incontro spontaneo e felice. Per lui lavorare con me era come ricominciare da capo e anch'io mi trovavo con lui al punto di partenza. Ci siamo accorti che le nostre strade potevano correre insieme. Come uomini abbiamo gusti simili, un umorismo che ha tanti punti in comune. In tre mesi di sala di registrazione, senza mai staccarci un attimo, siamo andati sempre d'accordo». Il risultato è che ne è nato un album molto rigoroso.
Ci sono dieci pezzi nel 33 giri. Si sente che è un lavoro ragionato, ma velato da una semplicità che talvolta disarma. La poesia in certi punti è poderosa. Claudio sorride.
«Paola, mia moglie, mi ha dato una mano per i testi. Abbiamo aggiustato degli spigoli, messo a punto suoni di parole. È stato un lavoro a incastro lungo ma preciso». C'è un motivo che potrebbe diventare un classico, si intitola «Uomini persi» ed è una stupenda ballata che parla di chi vende la morte tra i giovani, di chi vive passando da una stazione all'altra dimenticandosi una valigia carica di tritolo sul marciapiede. C'è l'amore, c'è la disgregazione dei miti giovanili in un'enfasi poetica che è molto curata.
«In un mondo in cui nulla più ti sconcerta, forse questo disco vuole dire qualcosa ai giovani. Nessun messaggio precostituito, ma solo la voglia di comunicare con quei ragazzi che secondo i mass-media vivono preoccupandosi soltanto di consumare mode e miti come scatole di noccioline. Il linguaggio è rivolto a un presente senza un passato o un futuro troppo lontani».
I titoli sono spesso giocati su uno sdoppiamento come «Notte di note, note di notte», «Un nuovo giorno o un giorno nuovo».
«Sono giochi di parole, non di contenuti. Un disco è un fatto importante anche se la musica forse non ha più bisogno di essere riprodotta su vinile. Ha bisogno dell'immagine, del cinema. C'è crisi, ma del disco, non della musica. Così ho pensato di realizzare un lavoro di spessore con testi che credo tu possa leggere anche senza ascoltare l'accompagnamento sonoro. Ma non mi chiedere di spiegare i testi, è maledettamente difficile farlo e poi credo di aver scritto canzoni, non saggi letterari».
La musica e la voce di Claudio suonano con intensità corale, con un trasporto emotivo che ti trascina. Celso ha scritto le partiture degli archi per i solisti della prestigiosa London Symphony Orchestra. «Ci hanno fatto i complimenti per la scrittura degli spartiti, per la stesura delle linee melodiche. È stata una grande soddisfazione. Ho fatto ascoltare dei provini a Carl Palmer degli Asia. Gli è piaciuta tantissimo la mia voce che per me è un lamento, un suono, non solo un'esibizione di doti vocali».
Claudio ci lascia, richiamato dai suoi musicisti sul palco. Provano «Strada facendo»: viaggiano come un treno. Il 22 giugno partono per la tournée: 60 date fino al 15 settembre. Leggo alcuni articoli firmati da Baglioni apparsi sul «Messaggero». È un'analisi talvolta ironica, talvolta spietata dell'ambiente della musica, i miti, gli ingranaggi, l'organizzazione, il carattere passeggero ed effimero delle mode. Rileggo i testi del disco. «C'è una religiosità nuova, più profonda in "La vita è adesso"» mi aveva detto per telefono Claudio qualche giorno prima dell'incontro. «Un modello espressivo senza tempo. Al centro del quale vive e si esalta la figura dell'uomo».
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Capitani coraggiosi - Claudio Baglioni e Gianni Morandi,
Noi siamo quelli che son cuccioli del mondo
che inseguono le nubi e cantano alla luna
che sotto la tempesta vanno fino in fondo
e puntano il domani contro la sfortuna
noi siamo quelli che son spiccioli di storia
piccoli grandi eroi di cui nessuno ha mai memoria
perché il ricordo siamo noi
Noi siamo quelli che son brividi di cielo
e quando si fa notte accendono le stelle
che sfidano la pioggia e fanno a pezzi il gelo
e per salvare un sogno rischiano la pelle
noi siamo quelli che son lacrime di fonte
e come un fiume poi raggiungeremo l'orizzonte
perché il destino siamo noi
Che abbiamo il vento di una vita sulla faccia
in questo nostro breve tempo senza età
e il sole e il sale dell'amore sulle braccia
noi che siamo stati qua
tra la testa e il cuore
capitani coraggiosi
Noi siamo quelli che son angeli di terra
e partono ogni giorno verso nuove onde
che piantano la pace nelle strade in guerra
e tirano su ponti per unire sponde
noi siamo quelli che son padri madri e figli
in cerca prima o poi di un'alba che ci meravigli
perché il futuro siamo noi
che abbiamo il vento di una vita sulla faccia
in questo nostro breve tempo senza età
e il sole e il sale dell'amore sulle braccia
noi che siamo ancora qua
tra il silenzio e il suono
tra il cammino e il volo
tra la testa e il cuore
capitani coraggiosi
Che abbiamo il vento di una vita sulla faccia
in questo nostro breve tempo senza età
e il sole e il sale dell'amore sulle braccia
noi saremo sempre qua
noi saremo sempre qua
tra il bagliore e il tuono
tra l'oceano e il molo
tra il silenzio e il suono
tra il cammino e il volo
tra la testa e il cuore
capitani coraggiosi noi.
CAPITANI CORAGGIOSI CLAUDIO BAGLIONI E GIANNI MORANDI
Posticipate per motivi organizzativi le date del 21 e del 22 settembre rispettivamente al 25 e al 26 settembre
Claudio Baglioni e Gianni Morandi a settembre saranno insieme eccezionalmente per dieci concerti evento in programma al Centrale Live.. -
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Claudio Baglioni, Gianni Morandi in tour "Capitani coraggiosi"
(Fonte: Gente).