ORSI E PANDA

......animali simpatici...

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  1. gheagabry
     
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    ORSO BRUNO MARSICANO (Ursus arctos marsicanus )



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    L’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) è una sottospecie di orso bruno che vive nell’Appennino centrale, in un’area compresa tra Umbria e Molise. Simbolo del Parco Nazionale d'Abruzzo, è il più grosso carnivoro della regione; si differenzia dagli altri orsi italiani per le dimensioni, per il colore della pelliccia, per il comportamento piuttosto tranquillo e pacifico, per alcune caratteristiche del cranio (nei maschi risulta essere più grande rispetto a quello delle femmine) e per le caratteristiche del muso che non è allungato come nell'orso bruno del Trentino Alto Adige ma piuttosto schiacciato. La pelliccia risulta essere di colore bruno marrone, con zone più chiare sulla testa, sul collo e sul dorso, mentre gli arti sono decisamente più scuri. In genere il maschio di orso bruno marsicano non supera i 150kg e la femmina i 100kg.

    Presente sino al XIX secolo in tutte le regioni appenniniche, dalle Marche alla Puglia, l'orso bruno marsicano oggi è presente solamente nella zona del Parco Nazionale Abruzzo, Umbria e Molise. Un tempo molto cacciato, come i suoi cugini alpini, oggi è protetto, ma nonostante questo dal 1980 al 2004 sono stati 55 gli esemplari ritrovati senza viva, gran parte a causa del bracconaggio. Pratica che, purtroppo, continua ancora oggi. La popolazione è composta da circa 50-60 esemplari, una stima precisa non esiste. Quella dell'orso bruno marsicano è una specie dal basso tasso riproduttivo: le femmine partoriscono in media 2 piccoli ogni 2-3 anni. Questi sono però dati medi ed ottimistici: in realtà è un fatto comune che i parti si verifichino anche ogni 4 anni, ed oltre, e la sopravvivenza dei piccoli spesso non supera il 50%. Inoltre, sebbene le femmine raggiungano la maturità sessuale a circa 3 anni, l’età del primo parto può anche essere molto ritardata. L’orso bruno marsicano ha una dieta costituita essenzialmente (anche l’80-90%) da vegetali e frutta, ma poiché l’apparato digerente è poco efficiente per la digestione dei vegetali, ha necessità di assumere grandi quantità di cibo e muoversi su ampi territori per far fronte alle esigenze nutrizionali. Anche gli orsi d'Abruzzo spesso compiono lunghi spostamenti (specialmente i maschi) attraversando aree protette o meno. Per questi motivi l’orso bruno marsicano è una delle specie più sensibili alle influenze ambientali negative, i cui effetti demografici sono però mascherati dalla lunga vita degli esemplari (anche oltre 20 anni). Quindi, anche se l’orso bruno marsicano è presente in un’ampia area o fa la sua comparsa in territori che non abitava da decenni o secoli non è detto che la popolazione goda di buona salute! Per le caratteristiche bio-ecologiche sopra descritte, l’orso bruno marsicano, come popolazione, ha bisogno per sopravvivere di cibo abbondante, di spazi ampi, gestiti secondo criteri lungimiranti, di corridoi che permettano gli spostamenti tra aree diverse, anche molto lontane, di una corretta gestione delle attività umane nell’habitat naturale.



    L'ORSO BRUNO NELLE ALPI (Ursus arctos arctos)



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    Un tempo presente su tutto l'arco alpino, a causa della caccia nel 1950 erano rimasti pochi esemplari di orso bruno sulle Alpi, concentrati nella zona del Brenta, massiccio del Trentino occidentale. Quattro orsi probabilmente vecchiotti, da anni senza cuccioli, destinati perciò all’estinzione. Ultimi rappresentanti di una popolazione un tempo florida, falcidiata nel Novecento dalla graduale riduzione dell’habitat ma soprattutto da cacciatori, contadini e pastori, stufi di razzie di bestiame e alveari. Questa la situazione al 1998, quando è entrato in azione l’ente Parco Adamello - Brenta: con la Provincia autonoma di Trento e l’Istituto nazionale della fauna selvatica ha avviato il progetto Life Ursus. Obiettivo, far tornare il plantigrado sulle Alpi Centrali. Per conservare della orso bruno specie sono stati liberati sulle montagne del Brenta , tra il 1999 e il 2002, dieci orsi prelevati in Slovenia, sette femmine e tre maschi. Ad oggi i risultati sono eccellenti, a fronte di numerose nascite la popolazione conta oggi circa 25 esemplari. Un’operazione naturalistica di pregio, osservata con interesse alla XVI Conferenza internazionale sull’orso bruno, che si è tenuta non a caso a Riva del Garda (Trentino) dal 27 settembre al 2 ottobre 2006. Ma vista anche con sospetto dalla popolazione: il grande mammifero suscita diffidenze e paure; sono ancora in molti a non vedere di buon occhio la presenza del plantigrado sul territorio.

    In Slovenia (nazione che vanta una popolazione di 500 orsi), ai confini con l'Italia, c'è il Parco Nazionale di Triglav dal quale, sempre più spesso, alcuni esemplari di orso bruno solitari passano il confine e si stabiliscono nella zone montuose del Friuli V. G. ancora poco popolate e ricche di foreste. In questa zona si stima una popolazione di circa 20 esemplari. Favorire gli spostamenti di esemplari da una zona all'altra avrebbe come risultato la creazione di un collegamento tra gruppi di orsi attualmente separati, che sarebbero pertanto in grado di migrare tra Slovenia, Austria e Italia e in futuro anche Svizzera. Ciò favorirebbe un notevole “rinforzo” dei nuclei e il ritorno, forse definitivo, della specie su un’ampia area dell’Europa meridionale. Per saperne di più: clicca qui.




    La conservazione dell'orso bruno in Italia, più di quanto si è portati a pensare, costituisce un obbiettivo primario nell'ambito delle strategie di conservazione della fauna del nostro paese, sia per motivi biologici, sia ecologici e culturali. Esso rappresenta un'entità zoologica di estremo valore, specie sull'Appennino dove è presente una sottospecie unica. L'orso bruno rappresenta un indicatore assai utile sullo stato di salute degli ecosistemi e la sua conservazione implica anche quella degli ambienti in cui vive; gli stessi ambienti che fornisco all'uomo risorse energetiche naturali, l'aria che respira, acqua potabile e splendidi luoghi dove trascorrere le proprie vacanze.
     
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    L'ORSO BIANCO
    Il re dei ghiacci



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    "NON mi vedete, vero? È facile capirlo perché guardate dritto verso la cresta di ghiaccio su cui mi trovo senza manifestare alcun segno di paura. Siete totalmente assorti nel paesaggio e non fate nessun movimento per fuggire come fareste se sapeste che sono qui. Dato che posso raggiungere in un attimo la velocità di ben 40 chilometri orari, potrei essere in pochi secondi nel punto in cui vi trovate!
    Forse se spostassi la zampa con cui mi sto coprendo il naso nero mi vedreste, ma non voglio spaventarvi. E poi ho appena pranzato, quindi preferisco rilassarmi come facciamo spesso noi orsi dopo aver mangiato.
    Intanto, perché non dirvi qualcosa di me? Vi farete un’idea migliore di questa parte del pianeta. Rappresento così bene questa zona glaciale che mi chiamano “il simbolo stesso dell’Artide”.
    La mia famiglia
    Dato che ho già detto “noi orsi”, probabilmente avrete indovinato che sono un orso polare. Saprete che al sud ho dei cugini più scuri, sebbene alcuni rappresentanti della mia famiglia — i grizzly e i baribal — si possano trovare anche al di sopra del Circolo Polare Artico.
    Ci sono notevoli differenze fra noi e gli altri orsi. Per esempio paragonate il nostro collo e la nostra testa con quelli degli altri. Abbiamo il collo più lungo e la testa più piccola. Di rado, inoltre, ci troverete sulla terraferma come avviene per altri rappresentanti della famiglia. Il mare è il nostro elemento. (Questa è forse la ragione per cui gli scienziati ci chiamano Thalarctos maritimus). Un’altra differenza è che, per necessità, la nostra dieta è quasi interamente carnivora.
    La nostra pelliccia, come sapete, è di colore bianco sfumato di giallo. Per questo vi era difficile vedermi. Peso circa 550 chili, il peso medio di un adulto. Ma alcuni rappresentanti della mia famiglia hanno raggiunto i 725 chili di peso e superato i tre metri di lunghezza! In media noi maschi siamo lunghi circa 2 metri e mezzo. Le femmine sono più piccole.
    Noi grandi orsi polari ci troviamo proprio nel nostro ambiente nelle regioni polari dell’emisfero settentrionale. Non viviamo nell’Antartide, è vero, ma del resto neanche i pinguini vengono quassù fino al Circolo Polare Artico. Come molti altri animali che si spostano da una nazione all’altra, noi vagabondiamo nell’Artide senza tenere minimamente conto dei confini nazionali. Alcuni di noi possono essere nati in territorio russo, come nella Novaja Zemlja, ma forse ci spostiamo in isole norvegesi come le Svalbard. Alcuni rappresentanti della mia famiglia che vive qui nel Canada sono stati visti d’inverno in zone così meridionali come il Golfo del San Lorenzo e la penisola di Gaspé. D’estate, però, ce ne stiamo molto più a nord.
    Cosa ci induce a condurre una vita così nomade? La ricerca del cibo. I nostri viaggi pertanto non sono vagabondaggi privi di senso. Seguiamo i cicli stagionali del Mar Glaciale Artico. Il limite dei ghiacci varia da stagione a stagione.
    Forse voi uomini ammirate la bravura dei vostri nuotatori su lunghe distanze, ma sono stati individuati alcuni rappresentanti della nostra famiglia di orsi polari a oltre 60 chilometri dalla terraferma. Come riusciamo ad arrivarci? Con le nostre robuste zampe anteriori ci spingiamo da un banco di ghiaccio galleggiante all’altro in questi freddissimi mari. Questo stile di nuoto con le zampe anteriori è una caratteristica degli orsi polari.
    Osservate bene le mie zampe. Quel cuscinetto di peli di cui ciascuna di esse è munito fornisce una salda presa che è l’ideale per un orso polare. Un’altra cosa che ci aiuta a procurarci da mangiare è il nostro eccellente senso dell’odorato. Noi orsi polari sentiamo l’odore del grasso di balena che viene bruciato dagli uomini a oltre tre chilometri di distanza. Fra tutti gli orsi siamo quelli che hanno la vista migliore. Queste due cose messe insieme ci compensano di qualsiasi scarsità di udito. E sapevate che abbiamo una membrana oculare che ci protegge gli occhi dalle raffiche di neve e dagli effetti accecanti del sole in quest’area con tanto candore? Non abbiamo bisogno di occhiali da sole!
    Noi orsi polari viviamo in un posto bellissimo: fra sculture di neve e di ghiaccio, in un mare sconfinato e su coste frastagliate. Spesso esprimiamo la nostra gioia con un forte ringhio di soddisfazione. In questo ambiente viviamo fino a 30 anni e più, ma ho sentito che alcuni di noi sono vissuti fino a 40 anni nei vostri giardini zoologici."



    L’orso polare (Ursus maritimus) e’ un buon candidato per entrare nella lista degli animali bisognosi di protezione per diminuzione dell’habitat. Mentre altri animali possono migrare, per ritrovare le condizioni adatte a loro, per gli orsi polari ciò non sarà possibile: piu a nord e più al fresco più di tanto non possono andare.



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    Per gli "Inuit"... l'orso è...



    Simbolo dell'introspezione, l'orso si ritira ogni inverno in una grotta, quasi a voler rianalizzare e digerire tutti gli eventi accadutigli durante l'annata.
    Sembra chiudersi in un lungo silenzio, in un gran vuoto, nel quale cercare le risposte a tutte le sue domande.
    Anche molti uomini scelgono la via del silenzio e della solitudine per cercare di avvicinarsi a se stessi: un ottimo modo per trovare risposte che alla fine sono sempre entro noi stessi.
    L'introspezione è necessaria per imparare a capire i nostri desideri ed è una forma d’energia ricettiva tipicamente femminile. L'orso si ritira dunque in inverno per poi rinascere in primavera.
    La lezione dell'orso ci mostra come sia importante sapersi sottrarre, di tanto in tanto, dalla concitazione del nostro mondo così come dalla furia dei nostri pensieri.
    Solo nella calma, infatti, possiamo riuscire ad ascoltare la voce del nostro essere più intimo, che ci può dare la risposta a tutte le nostre domande e la soluzione a tutti i nostri problemi.
    Fate uso della forza dell'orso, quando volete raggiungere gli scopi che vi siete prefissi.



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    ...una favola...



    Una mattina, al Polo Nord, l'orso bianco fiutò nell'aria un odore insolito e lo fece notare all'orsa maggiore (la minore era sua figlia):
    - Che sia arrivata qualche spedizione?
    Furono invece gli orsacchiotti a trovare la viola. Era una piccola violetta mammola e tremava. di freddo, ma continuava coraggiosamente a profumare l'aria perché quello era il suo dovere.
    - Mamma, papà - gridarono gli orsacchiotti.
    - Io l'avevo detto subito che c'era qualcosa di strano - fece osservare per prima cosa l'orso bianco alla famiglia. - E secondo me non è un pesce.
    - No di sicuro - disse l'orsa maggiore -, ma non è nemmeno un uccello.
    - Hai ragione anche tu - disse l'orso, dopo averci pensato su un bel pezzo.
    Prima di sera si sparse per tutto il Polo la notizia: un piccolo, strano essere profumato, di colore violetto, era apparso nel deserto di ghiaccio, si reggeva su una sola zampa e non si muoveva. A vedere la viola vennero foche e trichechi, vennero dalla Siberia le renne, dall'America i buoi muschiati, e più di lontano ancora volpi bianche, lupi e gazze marine. Tutti ammiravano il fiore sconosciuto, il suo stelo tremante, tutti aspiravano il suo profumo, ma ne restava sempre abbastanza per quelli che arrivavano ultimi ad annusare, ne restava sempre come prima.
    - Per mandare tanto profumo - disse una foca - deve avere una riserva sotto il ghiaccio.
    - Io l'avevo detto subito - esclamò l'orso bianco - che c'era sotto qualcosa.
    Non aveva detto proprio così, ma nessuno se ne ricordava. Un gabbiano, spedito al Sud per raccogliere informazioni, tornò con la notizia che il piccolo essere profumato si chiamava viola e che in certi paesi, laggiù, ce n'erano milioni.
    - Ne sappiamo quanto prima - osservò la foca. - Com'è che proprio questa viola è arrivata proprio qui! Vi dirò tutto il mio pensiero: mi sento alquanto perplessa.
    - Come ha detto che si sente? - domandò l'orso bianco a sua moglie.
    - Perplessa. Cioè, non sa che pesci pigliare.
    - Ecco - esclamò l'orso bianco - proprio quello che penso anch'io.
    Quella notte corse per tutto il Polo un pauroso scricchiolio. I ghiacci eterni tremavano come vetri e in più punti si spaccarono. La violetta mandò un profumo più intenso, come se avesse deciso di sciogliere in una sola volta l'immenso deserto gelato, per trasformarlo in un mare azzurro e caldo, o in un prato di velluto verde. Lo sforzo la esaurì. All'alba fu vista appassire, piegarsi sul suo stelo, perdere il colore e la vita.
    Tradotto nelle nostre parole e nella nostra lingua il suo ultimo pensiero dev'essere stato pressappoco questo:
    - Ecco, io muoio... Ma bisognava pure che qualcuno cominciasse... Un giorno le viole giungeranno qui a milioni. I ghiacci si scioglieranno, e qui ci saranno isole case e bambini.
    G.Rodari



    Edited by gheagabry1 - 3/9/2021, 22:02
     
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    Il Wombat (ursinus) di Vombatus


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    Questi sono diffusi e un animale del favorito a meno che naturalmente sembriate colpire uno in vostro automobile alla notte su una strada campestre. Sono il formato di un maiale e molto solidamente sviluppato.


    Le vite comuni del wombat dentro burrows nelle regioni del bushland e della foresta dell'Australia in Tasmania, Victoria orientale e lungo le gamme orientali in NSW nel Queensland. Ha gli artigli molto forti e piedini spessi muscolari da aiutare nella relativa scavatura. Non ha nemici naturali e può persino sopravvivere più piccoli fuochi del cespuglio in relativo underground burrow. Ci è tre varietà principali, il wombat comune, il wombat fiutato peloso del sud ed il wombat fiutato peloso nordico. Il posteriore è quasi completamente estinto.


    Nell'inverno nelle zone più fredde si muovono più lentamente ed in neve hanno riguardato le zone cercheranno l'erba che è trovata alla base delle gomme della neve. waddle lentamente attraverso neve profonda fino a che non ottengano all'albero e possano mangiare un'alimentazione di erba.


    La loro dieta è herbivorous e consiste delle radici, spara e va. Emergono nella sera per lavaggio nella sera e durante la notte. Durante il giorno che restituiscono al loro burrows e vanno dormire a volte trovandosi sulle loro parti posteriori con i loro quattro piedi che attaccano in su nell'aria !


    Fatto Animale Stupefacente: Wombats può dormire spesso con i loro quattro piedi che attaccano in su nell'aria!


    Realmente fanno gli animali domestici piccoli piacevoli che possono vivere sotto la casa, anche se non sono compatibili con i giardini Questi animali selvaggi non sono inoltre impauriti degli esseri umani e spesso sono stati trovati in motivi d'accampamento del parco nazionale viventi nei cespugli vicino ai luoghi di accampamento.


    Nel loro ambiente naturale non hanno predatori. Latta tuttavia nelle zone più calde trasportano i battiti molto.


    Il wombat diffuso peloso (latifrons di Lasiorhinus) è adattato a vivere nelle pianure dell'Australia del sud e nel angolo ad ovest del sud dell'Australia occidentale. È simile nell'apparenza agli altri wombats ma inoltre ha una coda corta che il wombat comune non ha. Può sopravvivere senza acqua che ottiene dalla materia vegetale. Il singolo giovane è cms 2 alla nascita, che allora va al sacchetto a rovescio dei rivestimenti delle madri per i venti seguenti circa alle settimane. Dopo che questo che comincia rischiare l'alimento del campione ed esterno dell'adulto mentre ancora prende il latte dalla relativa madre. Sarà guidato dalle relative madri burrow circa due anni dopo questa.


    Il Wombat fiutato peloso nordico è limitato ad un parco nazionale di circa 3300 ettari vicino a Epping nel Queensland.
     
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  8. gheagabry
     
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    Potremmo vivere in un mondo in cui gli elefanti non vaghino più nella savana e senza i panda e il bambù.....Si potremmo! Ma non sarebbe la stessa cosa..........alcune specie animali potrebbero essere visibili solo in immagini d'archivio? I nostri nipoti potrebbero non vedere più un elefante, un panda...una tigre se non in una figura illustrata. I cambiamenti climatici e il riscaldamento globale, la distruzione degli habitat e il bracconaggio minacciano la sopravvivenza di moltissime specie di animali.
    Decine di specie a rischio di estinzione e la colpa è dell'uomo..



    IL PANDA


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    Il panda gigante (Ailuropoda melanoleuca) è una specie scoperta solo di recente.
    Anche se noto da sempre ai cinesi, il panda gigante fu fatto conoscere agli occidentali solo nel 1869 dal gesuita naturalista francese padre Armand David (si chiama infatti anche "orso di Padre David").
    Il primo panda gigante vivo arrivò in Occidente (Stati Uniti) solo nel 1937,
    suscitando grande curiosità e simpatia.
    Prima assegnato alla famiglia degli orsi (Ursidi), poi per lungo tempo associato con il panda minore e il procione in quella dei Procionidi, da qualche anno il panda gigante è nuovamente considerato appartenente alla famiglia degli Ursidi.
    La maggior parte del torace e del muso è bianca; sono invece nere la schiena, le orecchie e le zampe e il suo mantello....Quando è in pericolo si arrampica sugli alberi,
    così le parti nere della pelliccia si confondono con i tronchi scuri dell’albero....
    Non ha una buona vista, mentre le mascelle sono talmente potenti da triturare il metallo.
    La zampa del panda è costituita da cinque dita più il pollice, un sesto dito che è in realtà un osso del polso modificato: questo osso con l’evoluzione si è allungato e ingrandito, ed è dotato di muscolatura propria.



    Questo strano orso ha il sistema digestivo tipico dei carnivori, ma molto tempo fa si adattò a una dieta vegetariana e nella forma attuale si nutre quasi esclusivamente di steli e foglie di bambù.
    Legato alle foreste miste di bambù della Cina sud-occidentale, nelle province del Sichuan, Shan-si e Gansu, zone di vegetazione montana comprese tra i 1.800 e i 3.500 metri di altitudine e caratterizzate proprio dalla presenza di diverse specie di bambù, il panda è sempre stato considerato un animale raro, molto localizzato e in pericolo perché la sua alimentazione dipende strettamente dal bambù, di cui è molto ghiotto.
    Nascosto fra il fitto fogliame della foresta, il panda gigante mangia quasi tutto il tempo,
    fino a 14 ore al giorno, consumando da 12 a 14 kg di bambù dalle scarsissime proprietà nutritive.
    l bambù sono piante che muoiono dopo la fioritura: nell' habitat del panda, ne esistono numerose specie e ciò impedisce che esse fioriscano e muoiano simultaneamente; invece, nelle zone contaminate dall'intervento umano rimangono spesso pochi tipi di bambù (a volte addirittura uno solo). Nel 1975, essendosi sfortunatamente verificata una fioritura contemporanea di tutte le specie di bambù rimaste, i panda restarono privi di cibo e furono decimati. Nel corso della sua evoluzione il panda aveva sviluppato la capacità di far fronte alle periodiche morie di piante percorrendo lunghe distanze in cerca di nuove foreste - migrazioni che servivano anche a evitare che esemplari di uno stesso gruppo si accoppiassero fra loro. Tuttavia, da quando l'habitat del panda è stato sottoposto a processi di degrado e deforestazione, questa possibilità di rifugiarsi in altre foreste in cui trovare nuovo cibo e accoppiarsi è venuta a mancare.



    Contrariamente a quasi tutti gli altri orsi, il panda gigante non va in letargo d'inverno. L'animale vive un'esistenza solitaria, incontrando i suoi simili solo occasionalmente. Durante la breve stagione degli accoppiamenti, in tarda primavera o all'inizio dell'estate, diversi maschi possono riunirsi e affrontarsi per la conquista di una femmina.
    La stagione dura circa sei settimane, ma ciascuna femmina va in calore per soli due o tre giorni.
    La riproduzione e l'allevamento in cattività dei panda sono risultati molto difficili. Sono nati 20-30 piccoli panda negli zoo cinesi, che ne ospitano circa un centinaio (spesso è stata usata l'inseminazione artificiale), ma pochissimi negli zoo fuori dalla Cina. Attualmente ci sono circa 15 panda giganti
    solo negli zoo di Washington, Berlino, Madrid, Città del Messico, Parigi e Tokyo.
    I cuccioli di panda gigante pesano alla nascita da 90 a 130 grammi, ma un adulto può pesare oltre 100 kg. I cuccioli neonati hanno poco pelo e sono assai delicati: la mortalità infantile è elevatissima. Lo svezzamento ha luogo dopo sei mesi e la maturità viene raggiunta molto lentamente.
    La durata della vita è di 10-15 anni (anche oltre 20 in cattività, il record è 32 anni).
    Il panda gigante è un animale che non attacca nè l'uomo nè altri animali, anche se cerca sempre di tenere lontani i suoi cuccioli sia dagli uni che dagli altri.



    I panda sono veramente in pericolo, la popolazione conta solo poco più di 1000 individui molto isolati. La minaccia più grande per i panda è la deforestazione del suo habitat e il bracconaggio. Sono creature legate al territorio che conoscono bene; sanno dove crescono i germogli di bambù più teneri, dove trovare l'acqua e dove è più opportuno situare la tana. Questo bisogno di mantenere uno stretto legame con il luogo in cui vivono ha creato una serie di problemi a chi ha cercato di contribuire alla conservazione della specie liberando panda nati in cattività



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    Ai genitori del panda piaceva la carne, è questa la conclusione dell’equipe di ricercatori cinesi del Bejing Genomics Institute al termine del lavoro
    che ha permesso di sequenziare l’intero genoma di una femmina di panda.
    Dalla lettura del suo codice genetico si è scoperto che questo animale ha un repertorio genetico tipico di un carnivoro, dal momento che presenta nel suo Dna molte sequenze che codificano per enzimi digestivi capaci di scindere le proteine animali, e non ne ha invece per degradare la cellulosa dei vegetali.
    Il panda di oggi è invece vegetariano, e si nutre esclusivamente di bambù grazie al fatto che nel suo stomaco si è sviluppata una flora microbica specifica per la digestione di questa pianta.i suoi progenitori erano individui molto diversi, ma in grado di trasmettere caratteristiche genetiche talmente variegate da aver permesso al panda di fronteggiare radicali cambiamenti ambientali nell’arco della sua storia, e un punto decisivo di questo procedimento è stato proprio il cambio di alimentazione!



    ........WWF........



    Il panda gigante fu scelto quale emblema del WWF, alla sua fondazione nel 1961, da Sir Peter Scott, che lo disegnò personalmente nel vecchio logo.
    Da allora è diventato l'animale simbolo della conservazione della Natura.
    Il WWF cominciò a lavorare per la conservazione del panda in Cina nel 1980. L'attività iniziale, in collaborazione con il Ministero delle Foreste cinese, era focalizzata sulle ricerche sulla specie,
    fino allora poco studiata in natura, e sulle sue abitudini.
    Il WWF contribuì anche alla costruzione di un laboratorio di ricerca e di un centro di riproduzione a Wolong, nella più grande riserva in Cina per il panda. Il laboratorio e il centro operano dal 1984 e sono ora gestite da scienziati cinesi (il centro ospita attualmente 23 panda, e ve ne sono nati una decina).



    ......nel cinema......



    KUNG-FU PANDA.... Nell'antica Cina vive Po, un grosso e impacciato panda che lavora come cameriere nel ristorante del padre ma che in segreto cova il sogno di diventare un maestro di Kung Fu. Un giorno Tai Lung, un potentissimo e crudele guerriero leopardo, evade da una roccaforte dove era stato fatto prigioniero dai maestri Oogway e Shifu. Il gran maestro Oogway, che aveva predetto il ritorno di Tai Lung, chiama a raccolta nel suo monastero tutti i più potenti guerrieri della Cina. Tra loro sarà scelto il Guerriero Dragone, colui che, secondo una profezia, una volta entrato in possesso della Sacra Pergamena dove sono racchiusi i più antichi segreti del Kung Fu, porterà la pace nel mondo. Po si reca ad assistere all'avvenimento e in seguito ad un incidente con dei fuochi d'artificio, viene indicato da Oogway come l'eletto. Nonostante la sua evidente goffaggine e l'incapacità nel Kung Fu, il maestro Shifu obbedisce alla profezia e accetta di allenare Po, il quale con l'aiuto di altri cinque guerrieri allievi di Shifu, Tigre, Gru, Vipera, Scimmia e Mantide, proverà a placare la fame di vendetta di Tai Lung determinato ad impossessarsi della pergamena e venire definitivamente riconosciuto come il guerriero più potente del mondo.



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    .... una favola ....



    Quella sera: una sera come tante altre. Lorenzo, pur avendo ormai compiuto da qualche mese i 4 anni, era poco che si era abituato a dormire nella sua stanzetta. Non era stato facile per i genitori convincerlo, ma alla fine ce l’avevano fatta.
    “Non ti preoccupare” gli dicevano, “lasciamo accesa la tua lucina a forma di rana sul comodino… e poi se hai paura puoi sempre venire a chiamarci: siamo nella stanza accanto alla tua…ora chiudi gli occhi e vedrai che farai che un bel sogno!”. Non era stato facile ma, già da qualche giorno, Lorenzo dormiva da solo. Ogni tanto si alzava, andava in punta di piedi nella stanza dei suoi genitori, si avvicinava all’orecchio della madre e gli sussurrava frasi del tipo: “vado a fare la pipì!” oppure “ volevo vedere se dormivi… ti voglio bene”. Quella sera, o meglio, quella notte Lorenzo si alzò dal suo lettino, in silenzio entrò nella camera dei suoi genitori, posta proprio accanto alla sua, avvicinò la sua bocca all’orecchio sinistro della mamma e sussurrò. “mamma, vado a fare la pipì”. “Mmmhh… va bene” fu la risposta.
    Velocemente i suoi piedini nudi si allontanarono dal lettone per dirigersi verso il bagno,
    si sentì il “click” dell’interruttore e poi….
    “Aaaah”. Un urlo svegliò di soprassalto i suoi genitori.
    Senza capire cosa stesse mai accadendo si lanciarono giù dal letto e corsero verso il bagno.
    Trovarono Lorenzo fermo, impietrito, davanti alla porta con gli occhi sbarrati e
    il dito indice della mano sinistra teso ad indicare il vaso…
    “Cosa c’è Lory…perché urli?” le parole della mamma suonavano come strozzate in gola,
    prese nella morsa dello spavento appena subito.
    “C’è un panda sul water!” esclamò stupito Lorenzo senza smettere di indicare il vaso.
    “Lory, ma cosa stai dicendo? Non c’è nessuno sul water!” la voce ferma del padre. “Stai ancora dormendo?”. Ma niente, Lorenzo non accennava ad abbassare l’indice della mano sinistra.
    “Vabbhè” lo assecondarono i genitori, “se il bagno è occupato, vai nell’altro!”.
    La fortuna di avere due bagni in casa!
    Il piccolo Lorenzo, sempre con lo sguardo rivolto al vaso, indietreggiò e
    andò a fare ciò che doveva nel secondo bagno.
    Il giorno seguente i genitori decisero di non accennare nulla dell’accaduto con Lorenzo… forse era ancora nel dormiveglia, oppure si stava inventando uno dei suoi personaggi fantastici,
    lasciando poi al padre l’incombenza di inventarne attorno una storia.
    Lorenzo però quella notte aveva visto bene: il panda esisteva ed era seduto sul water.
    Allora come mai papà e mamma non l’avevano visto?
    La notte seguente, facendo credere ai suoi genitori di essersi addormentato, sempre in punta dei piedi, scese dal suo lettino varcò la porta della sua stanza dipinta tutta di arancio e si diresse verso il bagno. Accese la luce guardandosi bene dal fare il minimo rumore… ed eccolo lì: il panda sul water.
    Stette qualche minuto in silenzio a fissarlo negli occhi (il panda altrettanto) poi, sottovoce, cominciò:”Perché sei sul mio water?”.
    Il panda cominciò la sua storia…
    “Sono qui perché non so dove andare… io ho sempre abitato in un altro paese molto molto diverso da questo e qui, non so come funzionano le cose, non conosco nessuno!”.
    Lorenzo a quelle parole, a quella velata richiesta di aiuto, non perse tempo e subito propose: “ Senti, cosa ne dici se ci incontriamo qui domani notte? Così potrò spiegarti un po’ di cose e magari posso farti conoscere qualcuno…”. Il panda non lo fece nemmeno finire di parlare: con un ampio gesto della testa fece subito segno di sì, la proposta gli piaceva. Così fu.
    Ogni sera, dopo aver fatto credere ai suoi genitori di essersi addormentato nel suo lettino, Lorenzo si dirigeva verso il bagno e ogni sera, pronto ad aspettarlo sul water, ecco il panda: ansioso di conoscere tutto, ma proprio tutto di quel mondo fino a poco tempo prima completamente sconosciuto.
    Lorenzo gli fece conoscere la pioggia ed il suono delle piccole gocce d’acqua quando toccano terra; gli parlò di quanto è bello il mare e del profumo strano che ha l’aria quando si sta sulla riva a respirare. Una sera gli fece vedere come si fa a giocare con il vento. Una volta poi gli fece assaggiare quanto è buona la frutta, ma soprattutto quanto è fresco il succo che dalla frutta esce.
    Una sera, Lorenzo, spiegò al panda che alle volte si può essere felici, altre volte tristi e altre volte ancora arrabbiati, ma che poi basta una coccola della mamma e tutto passa.
    Insomma, ogni sera Lorenzo insegnava qualcosa di nuovo al suo amico panda dalla faccia tanto buffa: tutta bianca con una macchiolina nera sull’occhio destro. I mesi passarono.
    Lorenzo con il tempo aveva cominciato ad andare a letto senza fare tante storie, anzi, talmente tanta era la voglia di incontrare il panda, che negli ultimi tempi era proprio lui a dire ai suoi genitori di voler andare a letto....Una sera, dopo aver fatto credere a mamma e papà di essersi addormentato, come sempre si alzò dal suo lettino, a piedi nudi si diresse verso il bagno, aprì la porta e… sul water il panda non c’era...Lorenzo meravigliato si avvicinò al vaso, “magari è caduto dentro…” pensò. Ma sul vaso al posto del panda trovò un biglietto con scritta solo una parola: GRAZIE!.
    Lorenzo, triste per non aver rivisto il suo amico panda, tornò a letto e pensando e ripensando si addormentò…“Lory, amore… svegliati Lory”… ah, la voce della mamma: dolce, amorevole, rassicurante come ogni mattina.
    “Lory, svegliati! Ti presento il tuo fratellino Tommaso!” continuò la mamma. Lorenzo aprì di scatto gli occhi: “Il fratellino?? Ma allora è nato!!! È nato!!” pensò immediatamente.
    Si drizzò sul letto guardando meglio il fagottino che la mamma teneva tra le braccia, poi, scorgendosi un po’ di più, lo guardò bene in faccia… Lorenzo fece un sorriso grande quanto il mondo e schioccò un bacino sulla guancia di Tommaso.
    Proprio sopra l’occhio destro, Tommaso, aveva una piccola macchiolina nera.
    Matteo Colombo



    Edited by gheagabry1 - 10/10/2020, 11:58
     
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  9. gheagabry
     
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    La bontà umana, in tutta la sua purezza e libertà, può venir fuori solo quando è rivolta verso chi non ha nessun potere. La vera prova morale dell'umanità, quella fondamentale, è rappresentata dall'atteggiamento verso chi è sottoposto al suo dominio: gli animali. E sul rispetto nei confronti degli animali, l'umanità ha combinato una catastrofe, un disastro così grave che tutti gli altri ne scaturiscono. (Milan Kundera)



    IL PANDA ROSSO


    AP_Photo_Martin_Meissner



    Sebbene condividano il nome, il panda rosso (Ailurus fulgens), anche detto panda minore, e il panda gigante bianco e nero non hanno avuto in sorte la stessa popolarità. I panda rossi raggiungono generalmente le dimensioni di un gatto domestico, cui bisogna però aggiungere i 46 centimetri della coda, folta e voluminosa, che questi panda usano a mo’ di coperta in cui avvolgersi completamente nelle fredde cime montuose.
    Il panda rosso e quello gigante vivono entrambi in foreste pluviali di montagna, ma il primo occupa un habitat più vasto, che comprende le montagne del Nepal e della Birmania settentrionale e della Cina centrale. Questi animali passano la maggior parte della loro vita sui rami degli alberi, che usano anche come giacigli aerei. Quando foraggiano sono più attivi nelle ore notturne o alla luce pallida dell’alba e del crepuscolo. I panda rossi hanno un debole per il bambù ma, a differenza dei loro parenti “giganti”, seguono una dieta piuttosto varia che comprende anche frutti, ghiande, radici e uova.
    Come i panda giganti, hanno le ossa del polso allungate a formare una sorta di pollice che rende molto efficace la loro presa. Sono timidi e solitari, tranne che durante l’accoppiamento. Le femmine partoriscono tra la primavera e l’estate da uno a quattro cuccioli. Durante i loro primi 90 giorni di vita, i piccoli dipendono completamente dalla madre, che si occupa di loro, mentre i padri dimostrano scarso interesse per la prole.
    Il panda rosso ha sollevato tra gli scienziati qualche disputa tassonomica: alcuni lo ritengono parente del panda gigante, altri del procione, con cui condivide la coda inanellata. Attualmente è considerato l’unico rappresentante vivente della famiglia Ailuridae. I panda rossi sono una specie a rischio, vittima della deforestazione. Il loro habitat naturale si riduce sempre più, via via che gli alberi vengono abbattuti e rimpiazzati da coltivazioni.
    (National Geographic Italia)



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    In cinese è anche conosciuto col nome di hǔo hú che letteralmente significa volpe di fuoco.
    Da questo fatto ha origine un curioso equivoco: il Panda Rosso è infatti l'animale-simbolo visualizzato nel logo del browser web gratuito firefox, erroneamente confuso con una Volpe Rossa.



    "Nel parco dei panda a Chengdu tutta l'attenzione è rivolta ai pigri giganti bianco-neri, a nessuno importa del panda rosso, alias l'Ailurus fulgens, altrimenti noto come hǔo hú (火狐) la "volpe di fuoco".
    Lo chiamano "panda minore" a fronte del ben più noto lontanissimo parente gigante. E' più piccolo, certo, ma molto più sveglio, vivace e intelligente. Così va il mondo: tutti vedono i pachidermi, nessuno il topolino, eppure se il topo si mette d'impegno allora povero elefante!
    In copertina ci stanno in pochi e non necessariamente i migliori, ma dietro quelle poche "cicale" quante "formiche" hanno contribuito al loro successo? Dietro il principe c'è una corte: che sarebbe un principe senza corte? Un re, senza un regno? Un campione senza una squadra?
    Onore allora al panda rosso, a tutti i piccoli a cui nessuno bada, ma che permettono ai grandi di fare la storia!"
    (dal web)



    .........una favola.........




    Nella giungla misteriosa c'è un grande fermento: alcuni uomini malvagi vogliono abbattere gli alberi per costruire una fabbrica che inquina. Nella radura si incontrano un panda, un serpente ed una tigre, disperati per ciò che sta accadendo nella loro casa. Il panda si dispera: " Stiamo morendo di fame, perché non troviamo più il bambù!" Ed il serpente:"I miei amici sono diventati scarpe e borse da indossare!" La tigre: "Aiuto, Crudelia De mon vuole farsi una nuova pelliccia!" Tutti e tre: " Cosa possiamo fare per salvare la giungla, che è la nostra casa?" Bisbigliano per un po' tra di loro, poi corrono a chiamare tutti gli altri animali. Il giorno dopo, arrivano degli uomini armati di asce e motoseghe per abbattere gli alberi. Ma, dalla cima di essi, i panda rovesciano sulla loro testa cesti pieni di serpenti…gli uomini fuggono a gambe levate e sono inseguiti dalle tigri che li graffiano…finchè di loro non si vedono altro che le nuvolette di polvere alzate dai piedi.
    Morale: l'unione fa la forza.
    (dal web)



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    orso-polare-gioca-foto-02



    La straordinaria sequenza di immagini è stata realizzata dal fotografo Michael S. Confer il quale è riuscito, dopo diversi mesi di appostamenti, a immortalare, presso lo zoo di Filadelfia, un gigantesco orso polare di 29 anni davvero giocherellone. E’ incredibile osservare come l’enorme mammifero, incuriosito dall’obiettivo di Confer, ami mettersi in mostra producendosi in una serie di evoluzioni acquatiche giocando con la sua palla.

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    Edited by gheagabry1 - 3/9/2021, 22:30
     
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    “L’orso è avventura, favola, leggenda, continuazione di una vita antichissima,
    scomparsa la quale ci sentiremo tutti un poco più poveri e più tristi.”
    (D. Buzzati)


    Il GRIZZLY



    L'orso grigio dell'America del nord o grizzly, nome che in inglese significa brizzolato, somiglia molto all'orso bruno per l'aspetto esteriore, ma risulta più tozzo e anche più pesante. Il colore della sua pelliccia è grigio con riflessi argentei al bruno-rossiccio piuttosto chiaro con riflessi dorati; i riflessi sono dovuti all'apice bianco o giallastro di ogni singolo pelo. La sua lunghezza si aggira intorno ai 2,50 metri, ma può raggiungere anche i 3 metri. Il suo peso invece si aggira fra i 400 e i 500 chilogrammi, ma può arrivare anche agli 800. Ha delle unghia che possono essere lunghe anche 15 centimetri. La gobba formata dal dorso all'altezza delle spalle permette di distinguerlo a prima vista dall'orso nero, che vive nelle stesse regioni. Abita sulle Montagne Rocciose, dall'Alasca sino al confine con la California, ma risulta diffuso soprattutto nel Canada e nell'Alasca. Come all'orso bruno, questo tipo di orso è soggetto al letargo invernale. Esso risulta molto goloso di miele. E' un eccellente nuotatore e un pescatore molto abile. La forza di cui è dotato gli consente di aggredire vittoriosamente tutti gli animali che vivono sul suo territorio, anche i più grossi come i bisonti.

    Questi giganti dall’aspetto minaccioso sono animali solitari – ad eccezione delle femmine e dei cuccioli – anche se a volte si radunano in gruppi. Incontri spettacolari tra grizzly possono osservarsi, in Alaska, nei principali luoghi di pesca durante l’estate, quando il salmone nuota controcorrente per andare a deporre le uova. In questa stagione, infatti, dozzine di orsi possono riunirsi per banchettare con i pesci, alla ricerca vorace dei grassi, necessari a sostenerli durante il lungo inverno che li aspetta.
    Gli orsi bruni scavano tane per l’ibernazione invernale. Durante la pausa invernale, le femmine partoriscono, e la loro prole è spesso costituita da gemelli. Gli orsi grizzly sono possenti predatori anche se molta parte della loro dieta è costituita da noci, bacche, frutta, foglie e radici. Gli orsi mangiano anche altri animali, dai roditori agli alci.
    In genere sono marroni, anche se la loro pelliccia può sfumare nel biancastro o essere brizzolata (in inglese “grizzled” da qui il nome “grizzly”). Nonostante le loro impressionanti dimensioni, i grizzly sono abbastanza veloci, e sono stati cronometrati ad una velocità di 48 km all’ora. Possono essere pericolosi per gli uomini, specie se vengono colti di sorpresa o se vengono avvertiti come una minaccia in presenza dei cuccioli.
    In passato i grizzly vivevano in gran parte dell’America nord-occidentale, spingendosi fin nelle Grandi Pianure. Gli insediamenti umani hanno eliminato gradualmente gli orsi da gran parte del loro habitat, e oggi rimangono solo un migliaio di esemplari negli Stati Uniti continentali, dove sono protetti per legge. Molti grizzly vagano ancora allo stato brado in Canada e Alaska, dove vengono ricercati come trofei di caccia grossa.
    (National geographic)



    "Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
    (J. O. Curwood)


    .....storia, miti e leggende.....


    Il nome dell'orso nelle lingue celtiche artos (arth gallico, art irlandese, arzt bretone) è facilmente identificabile con Artù (re Arthus, Arthur)..Presso i Celti, l'orso era il simbolo solare. perché scompare in inverno e ricompare in primavera, indicando così i suoi legami con i ritmi della Natura.
    Per gli Unni era uno degli animali sacri; se ne esaltava il senso della famiglia “perché protegge i suoi piccoli”.
    ...i guerrieri-orso di sarebbero lanciati contro i nemici.
    La battaglia si sarebbe svolta "... senza comparazione di forza tra coloro che cadevano feriti e gli eroi divini divenuti ormai orsi". (Behow. V,17-18). Nella trasformazione in animale era implicito il passaggio dallo stato umano a quello semi-divino. Sotto questo profilo, l'orso fu considerato elemento vivo di metamorfosi verso uno stato superiore d’identità.
    Un elemento magico-spirituale questo, che trovava similitudine nel concetto di licantropia, ovvero della metamorfosi dell'uomo in lupo, durante la quale l'essere umano prende la forma del "signore dei boschi".
    Ma, mentre in questo caso la trasformazione è fisico-esistenziale, i guerrieri Berserkr si tramutano, invece, soltanto sotto il profilo spirituale-dimensionale, diventando orsi senza assumerne la sembianza.
    La magia dell'orso nell'ambito delle tradizioni irlandesi e britanniche riveste valenze simboliche meno peculiari e più estese, tuttavia sempre connesse alla furia bellica -qui ritorna, per certi versi, la valenza psicologica ursina della irrazionalità e dell’emotività - e agli uomini d'arme......Nel racconto irlandese intitolato "Morte dei figli di Tuireann" del VI secolo, un orso uccide a morsi il cinghiale Chiaenn, sotto le cui sembianze si era nascosto il padre del dio Lug, semi-divinità considerato il capostipite della classe druidico-sacerdotale delle regioni nord-occidentali d'Irlanda (Ulster).
    Una dea ursina, chiamata Artio, è presente anche nella mitologia dell'Europa continentale, particolarmente dei territori fiamminghi.
    Artio è una dea guerriera, adorata dai clan matriarcali che, successivamente, diedero adito ai racconti sulle mitiche amazzoni nordeuropee.
    Una divinità dalle identiche attribuzioni, di nome Artemis, fu onorata dalle popolazioni stanziate nei pressi di Berna, altra città che etimologicamente si rapporta alla figura dell'orso.
    L'orso è presente anche nel mito di Atalanta, la vergine semi-divina che sfidava i giovani nella corsa. La fanciulla, secondo la leggenda, sarebbe stata nutrita e allevata da un'orsa in costante lotta con il cinghiale Calidone. L'orso simboleggia altresì l'aspetto mostruoso e crudele delle divinità femminili-ctonie.
    Anche nelle popolazioni siberiane l'orso è associato alla luna, o meglio alla divinità lunare chiamata Shianciuck, giacchè l'animale scompare in inverno e riappare il primavera: questo mostrerebbe i suoi legami con la riproduzione dei vegetali, a sua volta connessa intimamente ai cicli lunari.
    Tra le popolazioni siberiane arcaiche, l'orso fu considerato anche come l'antenato della specie umana: Infatti, secondo certe credenze, l'uomo avrebbe una vita simile a quella della luna. Poiché tale, egli non avrebbe potuto essere stato creato che dalla medesima sostanza lunare, o da uno stesso atto magico connesso all'astro.
    Nella cultura magico-religiosa italica, precisamente latino-sabellica, all'orso fu attribuita una valenza tellurica e sotterranea.
    Esso simboleggiava "il respiro della terra" che emanava e si manifestava nelle caverne.
    Fu altresì espressione dell'oscurità, delle tenebre, delle forze misteriose che provengono dal buio. In tal senso, un’antichissima filastrocca diffusa fino al Medioevo nei territori reatini, esortava il bambino dormiente a non temere le tenebre, giacché un orso avrebbe vegliato sul suo sonno e avrebbe cacciato ogni larva che avrebbe potuto possedere il suo corpo.
    Tale nenia s’inquadrava anche in quel complesso di credenze italiche, popolari e magiche, che considerava sostanzialmente l'orso un animale protettore degli esseri di tenera età - compreso il bestiame in genere - e "iniziatore" ai misteri della vita per ragazzi e ragazze in età adolescenziale.
    L'orso avrebbe avuto, però, anche una valenza negativa.
    In certe tradizioni magiche etrusche, infatti, l'animale avrebbe rivestito il ruolo infamante di violentatore di donne incinte: un’iscrizione parzialmente decifrata presente in una tomba di Cerveteri, riporta: "... non hai fatto attenzione, povera donna/ non hai fatto attenzione al tuo ventre/ non hai protetto il tuo frutto dall'orsa/ spuntata d'improvviso dall’oscurità della terra ...

    Gli sciamani delle tribù Sioux, ad esempio, nei loro canti sostenevano che l'orso si sarebbe ricordato di tutto, sarebbe stato "l'orecchio (memoria) della Terra".
    Sotto tale aspetto, l'orso fu considerato uno dei tanti spiriti naturali aleggianti tra gli alberi delle foreste.
    Probabilmente per questa sua mitica caratteristica, essi non lo nominavano direttamente, ma lo indicavano con affettuosi soprannomi: "nonno", "zio" e "fratello maggiore", oppure "grande vecchio", "vecchio nero" e "comandante della foresta".
    Gli indiani Uroni, invece, consideravano l'orso un animale particolarmente influente nella magia naturale.Presso gli indiani Pueblos, era tradizione dedicare un focolare allo "spirito dell'orso", dove le donne dovevano spandere acqua a conclusione di riti magici propiziatori a favore della caccia o degli scontri armati con le tribù nemiche.
    Presso il popolo Navajo lo spirito dell'orso era invocato come testimone di giuramenti solenni. In più iscrizioni rupestri sono leggibili queste frasi: "che la tempesta magica dell'orso mi divori se non manterrò il patto", oppure: "che lo spirito dell'orso sia testimone che non sono colpevole". Il dato curioso è che simile attribuzione ursina era conosciuta anche presso i popoli tartari dell'Altai.
    Le popolazioni eschimesi, infine, considerano tutt'oggi di malaugurio calpestare le orme sulla neve degli orsi.
    Credono, infatti, che cancellarne le impronte costituisca una grandissima offesa per l'animale che, dal canto suo, reagirebbe magicamente apportando malattie non solo alla famiglia di chi le avesse calpestate, ma persino a tutti i componenti del clan di appartenenza.



    “Gli orsi sono tanto potenti e calmi. E nello stesso tempo sono gli animali più vicini agli umani: scherzano, educano i loro cuccioli e ricordano. Mangiano cose minuscole e abbattono un'alce con la stessa grazia. I loro artigli sono delicati e precisi: riescono a raccogliere una noce tenendola fra le punta degli artigli. Fanno l'amore per ore. Appena svegli sono di cattivo umore. Possono percorrere cento chilometri in una notte. Sembrano indistruttibili. Capiscono cosa succede, dove andare e come arrivarci”
    (Gary Snyder)




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    Una femmina di panda di dodici anni di nome Qi Zhe (sette punti) ha dato alla luce due gemelli al Panda Breeding Research Institute, un centro di ricerca a Chengdu, capitale della provincia di Sichuan dove i ricercatori hanno ricreato l'habitat naturale per questi animali a rischio estinzione.
    I cuccioli appena nati sono stati messi in un incubatrice, del tipo usato per i neonati prematuri. I medici del centro si sono presi cura di loro e ora stanno bene. Si tratta di una femmina che pesa 152 grammi e di un maschio di soli 122 grammi. Anche la madre ha potuto accudirli e tenerli in grembo per dargli calore e nutrimento.
    La fase riproduttiva per i panda e' molto difficoltosa. Gli animali raggiungono la maturità sessuale molto lentamente e il periodo fertile di una femmina dura solo due giorni all'anno e anche dopo l'accoppiamento solo una femmina su tre riesce a portare a termine la gravidanza. In ogni cucciolata possono nascere uno o due piccoli e nonostante concentri tutte le sue cure su un figlio solo, la mortalità infantile e' comunque elevatissima (Ansa)



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  15. gheagabry
     
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    L'ORSO MALESE


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    L’orso malese (Helarctos malayanus) è il membro più piccolo della famiglia degli orsi. Sua inconfondibile caratteristica: una macchia sul petto a forma di ferro di cavallo, di colore da bianco a giallo-arancione, da cui gli proviene l’appellativo “orso del sole“. Il suo basso peso e i suoi lunghi e robusti artigli gli permettono di arrampicarsi facilmente sugli alberi, sulle cui chiome può trovare una grande varietà di cibo: oltre alla frutta, il suo menu comprende insetti, uova di uccello e miele. Nella sua lingua lunga fino a 25 centimetri l’orso malese trova una valida alleata che gli permette di estrarre il miele anche da fessure e cavità piuttosto profonde.



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    L’orso malese trova un habitat ideale nelle foreste monsoniche e tropicali dei bassipiani dell’Asia sudorientale: dalla regione più orientale dell’India e dal Bangladesh a occidente fino a Sumatra e Borneo a oriente, passando per Myanmar, Thailandia, Vietnam, Laos e Malaysia. Non si sa molto circa le abitudini di vita e l’esatta diffusione di questo animale solitario, attivo soprattutto di notte. In merito a densità di popolazione e livello di minaccia si possono quindi fare solo delle illazioni. È comunque certo che negli ultimi anni il numero di individui è diminuito. Bracconaggio, commercio illegale di animali esotici e distruzione del suo habitat sono fattori determinanti che lasciano presagire tempi grigi per “l’orso del sole“.
    L’habitat dell’orso malese è seriamente minacciato dalla metodica distruzione della foresta tropicale. Industria del legno e cartaria hanno già eroso immense aree boschive, che vengono ridotte in cenere per insediarvi piantagioni per la produzione di olio di palma. La decimazione della popolazione esistente è da imputarsi anche alla caccia illegale dell’orso malese, motivata non solo dalla ricerca della sua carne. La Medicina Tradizionale Cinese (TCM) e altre scienze mediche asiatiche pretendono di ricavare dalla cistifellea dell’orso malese dei rimedi contro emicrania, ulcera gastrica e altri malanni. E per ottenere il loro succo biliare, questi orsi vengono spietatamente perseguitati.
    (dal web)


    Edited by gheagabry1 - 10/10/2020, 18:06
     
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