MITOLOGIA EGIZIA

7 LUGLIO 2010

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    GRAZIE GABRY
     
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    Guarda negli occhi la dea gatta,
    la sensuale Bastet e
    lasciati incantare da lei,
    lascia che risvegli lei in te.



    BASTET




    Bastet era la dea che per gli Egizi rappresentava e incarnava la femminilità, la luna e la fecondità. È rappresentata con una testa di gatto, animale sacro in tutto l'antico Egitto al quale venivano dedicati templi, cortei funebri pubblici, poesie e invocazioni, e i cui resti mortali erano degni di essere mummificati. Accanto alle mummie dei piccoli felini venivano posti dei topi perché avessero cibo per l’eternità.
    In origine Bastet era una divinità del culto solare ma con l’avvento dell’influenza greca sulla società egiziana, Bastet divenne una dea lunare, in quanto i Greci la identificarono con Artemide.
    A partire dalla II Dinastia, venne raffigurata come un gatto selvatico del deserto oppure come una leonessa. Venne rappresentata come un felino domestico solo intorno al 1000 a.C.
    Bastet era chiamata "Figlia di Ra" ed era anche uno degli "Occhi di Ra". Suo era quindi il compito di annientare i nemici dell’Egitto e dei suoi Dei.
    In alcune leggende egizie, Bastet e Sekhmet sono sorelle. In altre Bastet diveniva Sekhmet quando la sua furia devastatrice era chiamata in causa da un accadimento contingente.
    Bastet veniva onorata con dei riti che avevano come essenza e cuore la purificazione e la profumazione.
    Gli egizi divennero talmente devoti alla dea Bastet e ai gatti che promulgarono leggi per impedirne l’esportazione ma i mercanti fenici riuscirono a contrabbandarne alcuni nei paesi del Mediterraneo. Era altresì severamente punito chi attentava alla vita di un gatto.
    Si credeva che un giorno Bastet avrebbe cavalcato nel cielo insieme a suo padre Ra, il dio del sole, proteggendolo dai suoi nemici. Sempre vigile, fu anche conosciuta come « l’occhio sacro che sempre guarda », o « utchat » da cui deriva probabilmente la parola gatto. Di notte si trasformava in gatto, e con la sua vista prodigiosa proteggeva il padre dal suo peggior nemico, Apep, il serpente. Si credeva che Bastet avesse ucciso il serpente malvagio, e benedicesse il Nilo e i fertili terreni assicurando raccolti abbondanti –in seguito divenne anche la dea della fertilità.



    A Bubastis costruirono un tempio a lei dedicato che ospitava diverse statue in bronzo a forma di gatto, e tanti gatti in carne ed ossa. Quando i gatti morivano venivano mummificati e sepolti nel tempio. Lungo le sponde del Nilo sono stati scoperti molti cimiteri di gatti.

    Quando il gatto divenne domestico, tutte le famiglie egiziane avevano un gatto in casa e se ne prendevano cura con ogni attenzione. Erodoto ci ha riportato un’usanza egiziana particolarmente significativa: quando il loro gatto moriva, gli Egiziani si radevano le sopracciglia. Racconta lo storico greco che lo facevano: “… perché la bellezza se n’era andata con lui.”. Erodoto racconta anche che quando una casa egiziana bruciava, la prima cosa a cui pensavano i proprietari era salvare i gatti. Soltanto dopo si occupavano di spegnere l’incendio.




    Bastet seduce e incanta, in lei vi sono il maschile solare e il femminile lunare, la forza luminosa a tutti palese e la potenza indipendente e misteriosa, segreta, femminina, lunare.
    Bastet era la Signora dell'amore, della gioia, del piacere, della danza e del canto e sotto la sua protezione erano posti gli animali a lei sacri, i gatti, ma anche chi incarnava questi aspetti di indipendenza e di fascino misterioso, di fragilità e di bellezza, quindi i bambini e le donne.
    Ella era venerata e invocata dalle donne per avere in dono la fertilità e per proteggere poi la gravidanza.
    Bastet incarna ciò che di più intimo e femminile è rinchiuso dentro di noi e attende, a volte, unicamente di emergere: la sensualità e la dolcezza, il fascino e la generosità, l’amore e la passione, il desiderio e il piacere, la vita che rifulge in tutta la sua pienezza.





    ....una leggenda...



    Bastet era, in realtà, una versione “addolcita” delle dee leonesse (avevano vari nomi: Hathor, Tefnut, Sakhmet…). Bastet discende più direttamente da Sakhmet. Trattandosi di dee leonesse, non ci si può aspettare che avessero una natura docile e pietosa. Anzi, possedevano tutta la violenza e l’imprevedibilità del fuoco: erano infatti divinità solari. E i devoti dovevano placarle con riti, danze, canti, musiche, sacrifici, offerte.
    La leggenda narra che, però, un giorno Sakhmet sparì, proprio perché nessuno riusciva a placare la sua furia.. Ma il dio Thot la ritrovò e la convinse a ritornare in Egitto. Ed ecco che lei tornò, ma solo dopo aver subito una stupenda metamorfosi: da leonessa sputafuoco e distruttrice era diventata una magnifica e dolce gatta.



    “Non si accarezza la gatta Bastet prima di aver affrontato la leonessa Sekhmet”



    Vuole il mito che nell’Antico Egitto, fosse Ra, il sole, il padre di tutti gli dei. Dalle sue lacrime nacquero i primi uomini, ramephteph. A quei tempi gli dei camminavano sulla terra, dividendo l’esistente con la razza umana.
    Ra, da millenni sovrano-dio dell'Egitto, viveva a Heliopolis in uno splendido palazzo. Ogni giorno, a bordo della sua sontuosa barca, portava la sua luce e i suoi raggi benefici in tutto il paese. La notte si recava a illuminare il Duat, il regno delle tenebre.
    Ma col passare degli anni, il padre di tutti gli dei invecchiò, le sue ossa divennero d'argento, le sue carni d'oro, i capelli, lapislazzuli. Reputandolo troppo vecchio per governare, alcuni uomini si ribellarono contro il suo dominio e tentarono di detronizzarlo.
    Ra, in collera con loro, chiamo a sé Sekhmet, la piú bella fra tutte le dee, la dea leonessa, signora della guerra. Sekhmet, la potente. E fu lei, l’occhio adirato di Ra, a portare fra gli uomini la vendetta del padre di tutti gli dei e a far strage dei suoi nemici.
    Sekhmet si inebrió del sapore del sangue e continuò ad uccidere gli uomini, fin quasi ad arrivare alla distruzione del genere umano. In quei giorni, il Nilo scorreva rosso del sangue delle vittime della dea.
    Anche Ra inizió ad avere pietà degli uomini. Ma neanche lui riusciva a frenare l’ira e la sete di vendetta di Sekhmet. Il padre degli dei decise allora di mandare Onuris sull’isola di Elefantina con l'ordine di raccogliere quanti più "didi", bacche di mangragola, possibile. Alle sue ancelle, chiese di preparare settemila brocche di birra, il cui colore rosso, somigliava a quello del sangue. Mescolatovi il succo delle bacche, Ra ne inondó i campi di Heliopolis.
    Sekhmet, credendola sangue dei suoi nemici ormai vinti, ne bevve a sazietà, si ubriacò. L’umanità fu salva...Al risveglio dal suo torpore alcolico, la dea, sentendosi umiliata e derisa, fuggí in Nubia. Ma la sua assenza ruppe l’armonia divina. E Ra, preoccupato, mandò Thot, patrono degli scribi e dei sapienti, a cercarla. L’astuzia di Thot, mutatosi in scimmia, vinse l’orgoglio ferito di Sekhmet. La dea, bagnatasi nelle acque del Nilo, assunse le sembianze di Bastet, la dea gatta, simbolo del caldo sole che batte sulla terra d’Egitto e fa crescere le messi. Sekhmet si riconcilió con gli uomini e gli uomini si riconciliarono con Sekhmet, cui impararono a riservare amore e devozione per evitare lo scatenarsi della sua temibile ira. Lei, la sanguinaria dea della guerra e della vendetta, signora dei deserti, dei leoni e dei serpenti, era, nell’egitto dei Faraoni, temuta e rispettata. Secondo il mito, Sekhmet giocava un ruolo chiave tanto sulla terra, come nel regno delle ombre.
    Membro di diritto del Tribunale divino che giudicava i morti, la cui anima veniva pesata sulla bilancia di Maat, era la dea leonessa a fare da guida e a proteggere i giusti dai pericoli del Mondo delle ombre. Ma la stessa dea, regnava anche sulla Camera delle fiamme e spettava a lei bruciare i condannati sull’eterno rogo che li bruciava. Sulla terra, l’ira di Sekhmet era sinonimo di epidemie e carestie. Ma, allo stesso tempo, era lei l’unica in grado di arrestarle. Conosciuta anche come dea dell’amore, la dea leonessa era considerata capace di provocare passioni incontrollabili.
    Lo stesso Faraone invocava la potenza di Sekhmet sul campo di battaglia, e la dea lo accompagnava proteggendolo e uccidendo i suoi nemici, come all’inizio dei tempi aveva fatto con quelli di suo padre, Ra. E il Faraone riuniva in sé Sekhmet e Bastet. "Egli, il re, è Bastet che protegge i due paesi. Chi lo loda sarà protetto dal suo braccio. Egli è Sekhmet contro quelli che trascurano i suoi ordini. Chi lo contraria sarà oppresso dagli affanni".(Insegnamento di Amenemhat III della XII Dinastia).




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    ...31 ottobre....



    Il giorno dedicato alla dea Bastet, giorno di festa dove la gioia giungeva all’estasi, era il 31 Ottobre. Si beveva e si ballava a dismisura, e i bambini non potevano partecipare. Sul Nilo galleggiavano chiatte piene di donne, fiori e vino. Si dice che si trattasse di riti sensuali, pieni di musica e danze.
    Erodoto così racconta “Arrivano in barca, uomini e donne assieme, in gran numero su ogni imbarcazione; mentre camminano molte donne fanno musica con dei sonagli, degli uomini suonano il flauto, mentre altri cantano e battono le mani. Quando incontrano una città lungo il fiume portano la barca a riva, ed alcune donne continuano a suonare, come ho detto prima, mentre altre lanciano insulti alle donne del luogo ed iniziano a ballare agitando i loro abiti in tutti i sensi.
    All’arrivo celebrano la festa con dei sacrifici, e si consuma in questa occasione più vino che in tutto il resto dell’anno”...Lo stesso Erodoto afferma che il tempio di Bastet, costruito in granito rosso, era il più bello del paese e che vantava il maggior numero di fedeli, parlando di almeno 700000 persone, “bambini esclusi”. L’importanza di queste feste sembrava poco realistica agli egittologi del tardo ‘800, ma nel 1887 un archeologo di nome Henri Édouard Naville, scoprì il sito e dimostrò la veridicità dei resoconti di Erodoto.



    "Ogni egiziano riceveva due nomi conosciuti rispettivamente come il vero nome e il nome buono, o come il nome grande e il nome piccolo: e mentre il nome buono o piccolo era pubblico, il nome vero e grande si teneva nascosto con ogni cura. Il bambino bramino riceveva due nomi, uno per l'uso comune, l'altro segreto, conosciuto soltanto dal padre e dalla madre. Questo secondo nome non si usa che nei riti, come nel matrimonio. Quest'uso è destinato a proteggere la persona dalla magia, poiché un incantesimo diventa efficace soltanto in combinazione col nome vero. "





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  3. gheagabry
     
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    L'antichità dell'antico Egitto


    L'Egitto è sempre stato visto dagli antichi greci come una terra depositaria di grandi e antiche conoscenze. Infatti molti sapienti greci, tra i quali Pitagora, Solone e Platone, si recavano in Egitto per ricevere delle notizie ulteriori su tutte quelle discipline, che non conosceva nessun altro popolo tranne quello egiziano. Prima del regno di Psammetico, l'Egitto è stato un paese molto chiuso e ciò ha comportato sia la sua durata millenaria e sia la fedele trasmissione di una cultura che si perde nella notte dei tempi.





    L'Egitto era considerato già molto antico dagli stessi egiziani che possedevano documenti sul regno terrestre degli Dei, semidei, e degli spiriti dei morti. Purtroppo questi documenti sono andati in parte perduti e sarà difficile ( ma non impossibile!) ricostruire la storia dell'Egitto pre-dinastico. Infatti gli Egittologi ritengono che la civiltà sia iniziata in Egitto circa 5000 anni fa con l'ascesa al trono del primo faraone Menes, che avrebbe fondato la prima dinastia e, cosa più importante, unificato basso e alto Egitto. Ma gli Egittologi ignorano totalmente i documenti superstiti che parlano della civiltà egizia più antica di Menes, classificandoli come miti e leggende. L'Egittologia moderna esclude a priori che possa essere esistita una civiltà avanzata ( figuriamoci tecnologica!) in tempi precedenti alla prima dinastia. e classifica il periodo predinastico come un periodo molto primitivo, in cui si utilizzavano a mala pena dei rudimentali strumenti di rame. Ma io, preso dalla curiosità, ho cercato parte dei documenti che parlano dell'Egitto " antichissimo" e ho potuto notare con molta sorpresa che nell'antichità moltissimi dichiaravano che l'Egitto fosse antico almeno alcune decine di migliaia di anni. Ed ecco le fonti: Erodoto di Alicarnasso ( V secolo a.C.) affermava nelle sue " Storie " che " per gli Egiziani Eracle è una divinità antica; a quanto essi stessi dico no, sono, fino al regno di Amasi (569-526 a.c.), 17000 anni da quando gli dei divennero da otto a dodici, e di questi uno ritengo sia Eracle." [...] " ( Gli Egiziani) affermavano che in 11340 anni non ci fu nessun dio in forma umana e che mai era avvenuto fra gli altri Egiziani che divennero re niente di simile. Dicevano che in questo periodo di tempo per quattro volte il sole si spostò dalla sua sede, che da dove ora tramonta sorse due volte, e due volte viceversa." [...] " Quanti anni poi gli Egiziani stessi dicono esserci da Eracle ad Amasi, l'ho già spiegato prima; da Pan si dice che ce ne siano ancor di più, da Dioniso (Osiride) invece meno e precisamente calcolano che ci siano 15000 anni dal lui fino al re Amasi" Diodoro Siculo afferma nella sua " Biblioteca storica" che "dal regno di Elio ( Ra ) fino alla traversata dell'Asia compiuta da Alessandro, dicono che siano passati circa ventritremila anni". In seguito Diodoro specifica che " secondo alcuni racconti leggendari, all'inizio regnarono sull'Egitto dei ed eroi, per poco meno di diciottomila anni, e l'ultimo dio a regnare fu Horus, figlio di Iside; dicono che i mortali hanno regnato su questa terra per poco meno di cinquemila anni fino alla centottantesima Olimpiade, (comprende gli anni dal 60-59 al 57-56 a.c.) durante la quale noi ( Diodoro) visitammo l'Egitto..." Manetone, sacerdote egiziano vissuto in epoca ellenistica ( IV-III secolo a.C.), scrisse una " Storia d'Egitto" in greco che è andata perduta presumibilmente nel IX secolo d.C., che si basava su documenti egiziani originali. Esistono molte testimonianze e frammenti del testo di Manetone, ( Eusebio di Cesarea, Giuseppe Flavio ecc...) ma quelli più importanti si trovano nella "Chronica" di Giorgio Sincello (cronografo bizantino (m. 810 o 811) ) che racconta tutta la storia del mondo fino al IX-X secolo d.C. Giorgio Sincello riporta infatti un epitome dell'opera di Manetone, in cui si parlava anche del regno degli dei, semidei, spiriti dei morti nell'antico Egitto. Inoltre esisteva un opera storica di uno scrittore cristiano, Giulio Africano (III secolo d.C.), che trattava anche l'argomento Egitto, e che parlava delle dinastie divine. Purtroppo l'opera è andata perduta e si possono solo ritrovare dei frammenti nei testi dei Padri della Chiesa. E' importante citare anche la Chronica di Eusebio di Cesarea, che cita frammenti molto importanti di Manetone, che riportano anche numericamente i periodi di tempo in cui governarono gli "dei". Esistono tantissime altre fonti che parlano dell'antichità dell'Egitto e ciò dimostra che gli Egiziani, che parlavano con gli scrittori greci che visitavano l'Egitto, ritenevano senza alcun dubbio che l'Egitto avesse alcune decine di migliaia di anni. Nei testi greci si fa riferimento spesso a periodi di più di 10.000. anni e si dice che in questi periodi abbiano regnato gli dei. Esistono documenti esclusivamente egizi, che provano la fondatezza degli scritti dei greci (confutando coloro che pensavano che gli ellenici si fossero inventati tutto), come ad esempio il Papiro di Torino e la Pietra di Palermo. Anche le piramidi di Giza venivano considerate nell'antichità da alcuni molto antiche e costruite non per seppellire il faraone, ma per mantenere vive alcune conoscenze dell'umanità. Ad esempio uno scrittore latino del IV secolo d.C., Ammiano Marcellino afferma che nelle piramidi " vi sono anche alcune gallerie sotterranee e cavità tortuose, che, a quanto si dice, gli esperti degli antichi riti, presaghi del futuro diluvio e per timore che si cancellasse il ricordo delle antiche cerimonie, costruirono faticosamente in diversi luoghi scavando profondi sotterranei. E sulle pareti così scavate scolpirono molti tipi di fiere e di uccelli e di fiere e quelle innumerevoli forme di animali che chiamarono lettere geroglifiche". In questo passo di Ammiano si capisce quale fosse lo scopo della costruzione delle piramidi di Giza, cioè di mantenere vive " le antiche cerimonie" ( le conoscenze astronomiche ) e ci illustra che le conoscenze astronomiche che avevano gli "antichissimi" egizi erano state scritte nei " Testi delle piramidi ". Un riferimento ai testi delle piramidi in Ammiano Marcellino ci sembra strano in quanto i contenuti di questi testi sembravano dimenticati e mutati sin dai tempi delle piramidi. Inoltre i testi delle piramidi sarebbero secondo Ammiano le antiche cerimonie dei sacerdoti egizi, che non dovevano essere dimenticate. Allora se accettiamo la nuova interpretazione astronomica di Bauval dei testi delle piramidi ( che sembra a mio avviso la più corretta), le cerimonie erano in realtà indicazioni astronomiche molto importanti che venivano conservate nelle piramidi affinché non andassero perdute. Infatti Giza è un grande orologio astronomico e non ci si dovrebbe meravigliare se nell'antica cultura " degli dei nello Zep Tepi " si fa ampio riferimento all'astronomia. E' possibile che siano state riportate per iscritto nel periodo dell'antico regno le antiche conoscenze astronomiche criptate nelle piramidi di Giza poiché forse l'antica casta dei sacerdoti che custodiva queste conoscenze astronomiche stava per scomparire ( forse questi sacerdoti si possono identificare con i seguaci di Horus). Come ho scritto nel mio articolo " I miti nell'antichità" che alcuni miti potrebbero raccontare reali eventi storici, le leggende sull'epoca degli dei che governavano l'Egitto ( lo Zep Tepi) potrebbero riferirsi a quel periodo in cui vennero divulgate le antiche conoscenze astronomiche espresse simbolicamente nei " Testi delle Piramidi", in quanto gli allineamenti astronomici di Giza di riferiscono a quel periodo di anni in cui ci fu il regno divino, e specialmente quello di Osiride, Iside e Horus, sulle cui figure sono incentrati i testi delle piramidi. Quindi nel periodo indicato come Zep Tepi, a cui fanno riferimento i greci quando parlano degli dei Egizi, si forma quella cultura astronomica che verrà trasmessa nella figura geometrica della piramide e poi, con la scomparsa dei " Seguaci di Horus" nei testi delle piramidi. Nell'articolo "I miti nell'antichità " scrissi che in tutto il mondo c'erano miti su un'epoca in cui gli dei regnarono sulla terra, e quindi si può supporre che ci fu un periodo in cui dominò una civiltà potente e avanzata ( " gli dei") che a seguito del diluvio fu distrutta e i cui sopravvissuti incontrandosi con le popolazioni imbarbarite dalla catastrofe furono scambiati per divinità. E' ormai chiaro che la civiltà umana nacque molto prima di 5000 anni fa e che la precedente civiltà ci volle lasciare testimonianze di se stessa utilizzando l'astronomia e indicandoci il periodo in cui prosperò: circa il 10.450 a.C. Questa civiltà può essere identificata con l'Atlantide di Platone, ma bisogna specificare che questa non si limitò a svilupparsi in un arcipelago nell'Atlantico, ma fu una civiltà mondiale. E con ciò termino qui la mia esposizione sull'antichità dell'antico Egitto.

    Axel Famiglini
     
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  4. gheagabry
     
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    "E' vero senza menzogna, certo, assolutamente veritiero. Ciò che sta in basso è come ciò che sta in alto, e ciò che sta in alto è come ciò che sta in basso, per fare il miracolo di una cosa unica. E come tutte le cose sono state prodotte e sono venute da uno per la mediazione di uno, così tutte queste cose sono provenute da questa cosa unica per adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il vento l'ha portato nel suo grembo; la terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il telesma di tutte le cose è qui. La sua forza o potenza è intera se è convertita in terra."



    THOTH





    Thoth era il misterioso dio egizio della scienza...è una delle figure piu' rilevanti della mitologia egiziana, il cui aspetto non era conosciuto in passato e non e' conosciuto tuttora. Thot si mostrava o come essere umano dalla testa di ibis, con un disco lunare, o come una scimmia bianca. Una leggenda narra che sia sceso dal cielo su un fiore di loto e che abbia trasmesso la sua scienza alle vecchie caste di sacerdoti....era un messaggero di una vita virtuosa, di un'esistenza gratificante, era colui che insegnava agli uomini la lettura, la scrittura e l'oratoria.... era l'inventore della lingua,della matematica, dell'astronomia e della tecnica. Era considerato "il timoniere nella barca del dio Sole"...Nei testi ritrovati all'interno delle piramidi, Thot viene designato soprattutto come il dio "delle parole divine" e "dio dei segni sacri", cioe' dei geroglifici, la cui invenzione gli viene attribuita....La vera origine di Thot e' sconosciuta. Alcuni testi mitici lo definiscono "interprete di dio","signore della verità", "custode delle leggi" e "conoscitore di tutti i rituali".....Secondo le tradizioni,Thot era in grado di operare miracoli nel campo della medicina, grazie alle sue conoscenze e ricorrendo all'uso di insoliti strumenti magici....Alcuni cronisti lo associano alll' architetto Imhotep, il costruttore della piramide di Saqqara.




    Il ruolo degli scribi, in Egitto, è stato così importante da avere un nume tutelare: il dio Thot, l'inventore e protettore della scrittura.
    Avere per dio Thot (o Dyehuty in egiziano) ha permesso agli scribi di avere un’ottima posizione sociale, infatti, erano molto vicini ai faraoni.
    Thot era anche dio della musica, medicina, geometria, astronomia, magia e simbolo della luna...Thot era un messaggero degli dei e garantiva la conformità degli eventi con i loro desideri. E' stato identificato dai greci con il dio Ermes, e per questo motivo la città principale per il suo culto è stata battezzata come Ermopoli. Egli governò la "Casa della Vita" e si diceva che aveva codificato le cerimonie che trasformano i morti in spiriti, in un rito modo che solo i sacerdoti sapevano. Alcuni dicono che egli era il figlio di Ra, e altri che nacque dalla testa di Seth, come la dea greca Atena nacque dalla testa di Zeus.
    Thot era un dio così antico che ha partecipato ai miti della creazione ed alla nascita di Osiride, quando la dea Nut ha richiesto la sua assistenza per avere bambini.
    Durante gli scontri tra Seth e Horus per il regno d'Egitto, Thot era alleato con Iside e Horus per difenderli da Ra. Quando la dea Tefnut, figlia del sole, fuggì nel deserto della Nubia lasciando libero corso alla sua ferocia, Ra incaricò Thot di andarla a riprendere. Questi, camuffato da babbuino, fece si che Tefnut, ritrovato il suo aspetto benefico, tornasse in Egitto.



    Thot, come signore dei tempi, ha osservato i faraoni ed è stato anche presente al processo dei morti, ove si decideva se il defunto era degno di vita dopo la morte. All'atto del giudizio sul piatto della bilancia veniva posto da un lato il cuore del defunto e dall'altro la piuma della verità (il pennacchio di ibis); se il cuore era più pesante della penna, non poteva passare nel mondo di Osiride; passava soltanto se era di eguale peso e nulla poteva pesare meno la penna di Thot.





    .....Preghiera degli scribi.....



    O Thot, preservami da parole vane.
    Stai dietro di me (per guidarmi) al mattino.
    Vieni, tu che sei la parola divina.
    Tu sei una dolce fonte per il viaggiatore assetato nel deserto.
    Essa è inaccessibile per il chiacchierone, prodiga per il silenzioso
    Papiro Sellier 1,8, 2-6




    .....in un mosaico.....



    In un mosaico sul pavimento del Duomo di Siena è rappresentato un vecchio. I simboli dell’antica arte che lo accompagnano ci dicono che siamo i presenza di un vecchio: un Mago. È il primo Grande Iniziato della storia del pensiero esoterico del nostro mondo.

    Intermediario per eccellenza tra uomo e divino, fu egli stesso Dio ed uomo.
    Gli antichi egizi lo chiamavano Thoth e lo rappresentavano come ravicapo – di volta in volta – di ibis o di babbuino. Era la divinità centrale dell’enneade della scuola cosmogonica Hermopolitana.
    La leggenda adombrava in Thoth un personaggio vissuto nel misterioso periodo pre–tinita nella preistoria di un Egitto predinastico ed antidiluviano.
    L’umanità di quei tempi era costituita da bruti, incapaci di servirsi di suoi articolati, di descrivere il proprio pensiero mediante la scrittura. A Thoth toccò avviarla sulla strada della civiltà e così insegnò all’uomo l'uso della parola; per lui inventò la scrittura come sistema integrato di figure, lettere e numeri capaci di riprodurre la catena di eventi tipici della filosofia mistica egiziana.
    I “testi delle piramidi” dicevano di lui:

    "Thoth ... il più antico ... il sovrano dio creatore del bene, cuore di Râ, lingua di Atum, bocca del dio il cui nome è nascosto (AMMON), signore del tempo ... Scriba degli annali dell'Ennèade, rivelazione del dio della luce (Râ) ..."





    ... mistero e leggende sulle tavolette di Thoth....



    I Libri di Thot sono dei mitici libri, 42 in tutto, redatti dal dio egizio Thot e lasciati sulla terra, nei quali si troverebbero i misteri dei cieli e predizioni di eventi planetari futuri. Questi libri profetici sarebbero stati nascosti in biblioteche egiziane segrete ed ora risulterebbero dispersi.

    La storia delle tavolette di Thoth, è al di là del credo dei moderni scienziati, e non potrebbe essere diverso perchè la scienza data la costruzione delle piramidi al massimo 4000 anni A.C. mentre le tavole di Thoth fanno risalire la civiltà egiziana a 52.000 mila anni A.C. La scienza non può riconoscere le tavole di Thot, perchè se lo facesse dovrebbe rivedere tutte le sue teorie, gli studi e le conclusioni, sostenute fino a questo momento.
    L’autore è Thoth, un Sacerdote-Re Atlantideo, che fondò una colonia nell'antico Egitto circa 52.000 anni fa A.C. dopo che Atlantide fu distrutta …. almeno secondo la leggenda. Egli è stato il costruttore della Grande Piramide di Giza, erroneamente attribuita a Cheope..... In esse Thoth, ha nascosto la conoscenza dell'antica saggezza e conoscenza di Atlantide. Per circa 16.000 anni, egli ha governato l'antica razza d'Egitto, dal 52.000 A.C al 36.000 A.C. Thoth era un immortale, cioè, aveva vinto la morte. La sua vasta saggezza fece di lui il capo di varie colonie di Atlantide, tra cui quelle emigrate nell'America Centrale e del Sud.
    Quando giunse il tempo per lui di lasciare l'Egitto, egli eresse la Grande Piramide di Cheope, e oltre l'entrata della Grande Sala di Amenti, mise guardie affinchè proteggessero i segreti affidati alla piramide. In tempi successivi, i discendenti di queste guardie divennero sacerdoti della piramide, in cui Thoth fu venerato come Dio della Saggezza e della conoscenza. Durante le ere successive, l'ego di Thoth passava nei corpi degli uomini nella maniera descritta nelle tavolette. Come tale egli si incarnò tre volte. Nella sua ultima fu conosciuto come Hermes, il tre volte nato. In questa incarnazione, ha lasciato i suoi scritti conosciuti ai moderni occultisti come le Tavolette di Smeraldo. Le tavolette tradotte sono dieci e, sono state lasciate nella Grande Piramide in custodia ai sacerdoti. Le dieci sono state divise in tredici parti per convenienza.
    Le tavolette, secondo Thoth, dovrebbero essere lette non una volta, ma centinaia di volte perchè solo così possono rivelare il vero significato. Una lettura casuale darà lampi di bellezza, ma un più intenso studio aprirà canali di saggezza e conoscenza mai conosciuti dalla mente umana.
    Le tavolette, furono tradotte nel 1925 e solo da poco è stata permessa la pubblicazione.
    "...Tuttavia il vero iniziato leggerà e guadagnerà la saggezza e la conoscenza.
    Se la luce è in te, la luce che è incisa in queste tavolette ti risponderà."

    Le tavole, comparvero la prima volta nel Medio Evo, ma la fonte del ritrovamento è ignota. Nessuno sa effettivamente dove furono rinvenute. Alcuni ricercatori ipotizzano che sono state trovate in una stanza della piramide di Cheope, ma sono solo supposizioni, resta il fatto che thoth raffigurato come un Dio nelle pitture ornamentali dell'antico egitto.

    L'aspetto materiale delle tavolette..consiste in dodici tavolette di smeraldo verde, formate da una sostanza creata tramite trasmutazione alchemica. Sono indistruttibili, resistenti a tutti gli elementi e sostanze conosciute. La struttura atomica e cellulare è fissa. Questo significa che non risentono l'usura del tempo, dato che non subiscono processi chimici. Sulle tavolette, di sono incisi caratteri nella antica lingua di Atlantide: caratteri che rispondono ad accordate onde pensiero. Le tavolette sono fissate insieme con cerchi dorati. La saggezza contenuta in esse è il fondamenta degli antichi “misteri”.
    "..E per colui che legge con occhi e mente aperti, la sua saggezza verrà ad essere incrementata notevolmente. Leggile, anche se non credi, ma leggile. E la ritrovata vibrazione risveglierà una risposta nella tua anima."
    (mistic.it)





    "Tu separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente, con grande industria.
    Esso sale dalla terra al cielo, e di nuovo ridiscende in terra, e così riceve la forza delle cose superiori e inferiori.
    Tu avrai per questo mezzo la gloria di tutto il mondo e per questo ogni oscurità fuggirà da te.
    E' la forza forte d'ogni forza perchè essa vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa spessa.
    Così il mondo è stato creato. Da questa (forza) nasceranno mirabili mutamenti, il mezzo dei quali è qui (rivelato).
    E' per questo che sono stato chiamato Hermes Trismegistos (tre volte grande), colui che possiede le tre parti della Filosofia del mondo intero.
    Ciò che ho detto dell'operazione del Sole è perfetto, è compiuto."



    ...il 27 luglio...



    In questa giornata, l'anno egizio aveva termine.
    C'erano, però, altri 6 giorni "fuori dal tempo", nati non per il solito
    cammino del sole nel cielo, ma per l'astuzia di Thot e l'amore di due
    fratelli...Accadde che Geb, dio della Terra, e Nut, dea del cielo, si innamorarono.

    Il loro amore era grande, ma Atum, il padre degli dei, non era
    d'accordo: se il cielo e la terra fossero rimasti così abbracciati, nulla sarebbe potuto crescere. I due dovevano essere separati, e così Shu, dio dell'aria e loro padre, pose Geb sotto i suoi piedi e sollevò Nut nell'aria. Oltre a questo, Atum lanciò una terribile maledizione: Nut non avrebbe potuto partorire i figli che crescevano nel suo grembo
    in nessun giorno dell'anno.
    Thot però fu mosso a compassione dal dolore della dea, e decise un piano.Sfidò la luna ad una partita di [i]senet, un gioco simile agli scacchi: la luna mise in palio ogni volta un po' della sua luce. Il dio babbuino giocò e vinse per sei volte, ed ebbe così abbastanza luce per creare cinque giorni non colpiti dalla maledizione di Atum.



    ...
    Quando Thot,
    con la testa da ibis
    color rosso vivo
    sarà pronto a registrare
    la sentenza allo sciacallo,
    allora sarò pronto per lui.
    - Epiclesi -





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  5. gheagabry
     
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    ..una delle leggende di Osiride.....e Iside....

    Lacrime in acqua salata, cera in metallo
    Iside, fai cessare le mie lacrime, trasforma il mio dolore.
    Guarisci il mio cuore perché possa amare ancora.




    Osiride era un mitico re dio degli abitatori del Nilo ; sovrano benefico indusse i suoi selvaggi sudditi a vivere in pace, a non sbranarsi a vicenda, ad abbandonare l'avventurosa vita nomade. A questo fine insegnò loro a lavorare la terra, a coltivare la vite e ad ottenere il vino, e l'orzo da cui trarre la birra. Mostrò loro come forgiare i metalli e le armi per difendersi dalle belve, li invogliò a vivere in comunità, a fondare città. Iside, la sorella sposa, per parte sua, guariva le loro malattie, scacciava gli spiriti maligni con arti magiche ; fondò la famiglia, insegnò agli uomini a fare il pane e alle donne tutte le arti muliebri, la tessitura, il ricamo. Insomma, inventarono la civiltà.

    L'Egitto si trovò così nell'Età dell'Oro. Compagno e amico di Osiride era Thot, dio delle scienze, cui spettò il compito di insegnare agli Egizi a leggere e scrivere. Non contento di ciò, Osiride volle portare la sua benefica missione anche nel resto del mondo e, durante la sua assenza, lasciò la reggenza del trono a Iside. Ma ecco il fratello Seth, escluso dal trono in quanto figlio cadetto, tramare subito per usurparglielo : la vigile Iside riesce a stroncare ogni manovra.

    Osiride torna dal viaggio, felicemente concluso, in compagnia di Thot e di Anubi ( dio dei morti ). Il perfido Seth, l'esatto opposto di Osiride, ordisce un orribile inganno : dà una grande festa in onore del fratello e durante il banchetto mostra agli invitati un magnifico scrigno finemente istoriato e tempestato di gemme e, scherzando, proclama che ne farà dono a chi, entrandovi, lo occuperà esattamente con il proprio corpo (l'aveva fatto costruire su misura per Osiride, che aveva una statura gigantesca). Ognuno dei commensali, ammirato per la preziosità dell'opera e desideroso di averla, ci si provò, ma risultava sempre troppo piccolo.
    Alla fine fu la volta del re, la cui statura si attagliò a pennello.

    Seth, fulmineo, con i suoi complici rinserra il coperchio, lo sigilla con piombo fuso e getta lo scrigno nel Nilo. Gli dei atterriti presero forme di animali per sfuggire a una simile sorte. Iside, disperata, si strappò le vesti e con l'aiuto di Thot riuscì a fuggire e partì alla ricerca della salma dello sposo per dargli almeno degna sepoltura.
    Era scortata da sette velenosissimi scorpioni, terribile guardia del corpo. Giunse esausta alla città di Pa-sin ; ma lacera e sfinita com'era, non trovò ospitalità ( forse a causa del poco raccomandabile seguito ). Una donna le chiuse ostentatamente la porta in faccia. I sette scorpioni si consultarono tra loro sul modo di vendicare l'affronto alla dea, e ad uno a uno, avvicinandosi al loro capo, Tefen, iniettarono nella sua coda tutto il proprio veleno.

    Tefen, introdottosi nella casa della poco cortese signora, trovato il suo bambino, lo punse. La potenza del veleno era tale che la casa prese fuoco.

    Frattanto una misericordiosa e umile contadina, Taha, impietosita da quel volto impietrito dal dolore, accolse Iside, spontaneamente ; l'altra, che si chiamava Usa, non trovò una sola goccia d'acqua per spegnere l'incendio e disperata, col bambino morente fra le braccia, vagava in cerca di aiuto, ma nessuno le rispondeva. Fu Iside che ebbe pietà di lei : impartì al veleno l'ordine di non agire e il bimbo guarì subito, mentre una pioggia miracolosa spegneva l'incendio.

    L'ira del cielo s'era placata ; Usa, pentita, capì di trovarsi di fronte ad un essere soprannaturale e offrì doni a Iside, implorandone il perdono. Iside riprese il vagabondare tra le infinite insidie che gli spiriti maligni, al servizio di Seth, cospargevano sulla sua via. Presso Tanis, da alcuni bimbi, seppe che la cassa, sul filo della corrente di quel ramo del Nilo, aveva raggiunto il mare aperto.
    Disperata, camminò e camminò e giunse a Biblo. Proprio qui era approdata la tragica bara, tempo prima, tra i rami di un cespuglio che, al contatto col corpo divino, s'era trasformato in una splendida acacia che rinserrò la scrigno nel proprio tronco. Un giorno il re di Biblo, vedendo lo stupendo albero, ordinò che lo si tagliasse per farne una colonna del suo palazzo. Iside, giunta in città, tutte le notti si trasformava in rondine e svolazzava intorno alla colonna, lanciando strida strazianti, ma nessuno le faceva caso.

    Alla fine decise di agire : si sedette presso la fonte, e quando le ancelle della regina vennero ad attingere acqua, prese a conversare, poi a pettinarle, a offrire divini profumi, con loro grande gioia. Anche la regina volle conoscere la straniera che, in brevissimo tempo, entrò nelle sue grazie e fu nominata governante del principino. Ogni notte, preso il suo aspetto di rondine, non cessava il suo pianto. La regina, una sera, volendo sincerarsi che il bambino dormisse, entrò nella sua camera e trovò uno spettacolo raccapricciante : la culla del figlioletto era circondata da alte fiamme e, a piè del letto, sette minacciosi scorpioni facevano la guardia. Atterrita, urlò, accorsero le guardie, accorse il re e la stessa Iside, al cui cenno le fiamme si spensero d'incanto. La dea svelò il proprio essere e rimproverò la regina ; riconoscente per l'ospitalità aveva deciso di rendere il principe immortale, e, per questa ragione, ogni notte lo immergeva nelle fiamme purificatrici. Ma purtroppo ora l'incanto era rotto.

    La regina ne fu profondamente rattristata e il re, onorato d'aver dato ricetto a una dea, le offrì tutto ciò che lei volesse. Iside, naturalmente, chiese la grande colonna e lei stessa ne trasse lo scrigno e riempì il tronco di profumi, lo avvolse in aulenti bende e lo lasciò al re e al suo popolo come suo ricordo e preziosa reliquia. Ripresa la via del ritorno scortata da due figli del re, non seppe resistere a lungo : ordinò alla carovana di fermarsi e aprì la cassa. All'apparire del volto del marito le sue urla di dolore riempirono l'aria di un tale spavento che uno dei figli del re uscì di senno. Peggiore sorte toccò all'altro : Iside s'era chinata lacrimando sul caro viso, e l'ignaro ragazzo l'osservava incuriosito ; la dea, accortasene, gli lanciò una tale occhiata che il poveretto cadde fulminato.

    Rimasta sola, Iside tentò di tutto, usò invano tutte le possibile formule magiche per richiamare in vita lo spose ; e, trasformatasi in falco, e agitando su di lui le ali per cercare di ridargli il soffio della vita, miracolosamente rimase fecondata. Giunta in Egitto, nascose la bara in un luogo romito presso Buto, tra le inestricabili paludi del Delta che la proteggevano dai pericoli. Ma per caso Seth, andando una notte a caccia al chiaro di luna, la trovò. Apertala e vista la salma del fratello, in preda al più scatenato furore la fece a brani, tagliandola in quattordici parti che sparpagliò per tutto l'Egitto. L'infelice Iside, al nuovo scempio, ricominciò la pietosa ricerca dei macabri resti e dopo immense fatiche riuscì a ricomporli ( tranne il membro virile divorato da un ossirinco, una specie di storione del Nilo ). Sui luoghi ove i resti furono trovati, sorsero cappelle e poi templi ai quali si compivano pellegrinaggi chiamati " della ricerca di Osiride ".

    Ricomposto il corpo, Iside chiamò a sé la diletta sorella Neftis ( incolpevole sposa del malvagio Seth ), Thot e Anubi. E con la scienza ereditata da Osiride, tutti insieme si prodigarono per rendere a Osiride la vita. Anubi imbalsamò il corpo e confezionò così la prima mummia, che fu fasciata e ricoperta di talismani. Sui muri del sepolcro, ad Abido, furono incise le formule magiche di rito. Accanto al sarcofago fu posta una statua del tutto somigliante al defunto.

    Osiride così resuscitò, ma no poté regnare più su questa terra e divenne Re del "Sito che è oltre l'Orizzonte occidentale", che trasformò da luogo cupo e triste in una landa ubertosa e ricca di messi. Compiuto il rito della sepoltura, Iside tornò a nascondersi nelle paludi per proteggere se stessa e soprattutto il nascituro dalle vendette di Seth. Quando Horo nacque, la madre lo protesse con tutto l'amore, invocò su de lui l'aiuto di tutti gli dei, poi gli insegnò la scienza, l'educò nel culto del padre. Horo crebbe " come il sole nascente, il suo occhio destro era il sole, quello sinistro la luna " ed egli stesso era un grande luminoso falco che solcava i cieli. E quando fu abbastanza grande, Osiride tornò una volta sulla terra per farne un soldato. Allora Horo, radunati tutti i fedeli del re tradito, partì alla ricerca di Seth per vendicare il padre.

    La tremenda battaglia durò tre giorni e tre notti ; Seth e i suoi si trasformarono nei più terribili e imprendibili animali per cercare di sfuggire alla sconfitta : Horo mutilò Seth, ma questi di trasformò in un enorme maiale nero e ingoiò l'occhio sinistro di Horo : la luna cessò così di splendere, l'umanità era attonita. Alla fine Seth stava per soccombere, quando Iside cominciò ad intromettersi, a supplicare il figlio perché il massacro avesse termine : dopo tutto, Seth era suo fratello e marito della diletta sorella Neftis. Horo, in uno scatto d'ira, taglio la testa alla madre. Thot la guarì subito ponendole, al posto della sua, una testa di mucca. La battaglia riprese e durò all'infinito senza vincitori né vinti. S'intromise allora autoritariamente Thot, che guarì Seth ma gli impose di restituire l'occhio a Horo. La luna tornò a risplendere. Intervennero allora anche gli altri dei e posero la questione al giudizio di Thot. Fu un processo fiume che durò ottant'anni. Seth accusò Horo di non essere figlio di Osiride, essendo nato troppo tempo dopo la morte del vantato padre. Horo controbatté tacciando Seth di malafede ; e alla fine il Divino Tribunale sentenziò che Horo avesse il regno del Basso Egitto e Seth quello dell'Alto Egitto.

    Tratto da L'Egitto dei Faraoni di F.A. Mella, Mursia Editore
     
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    ..........invocazioni a HORUS




    YOD – FUOCO – PROIEZIONE

    O tu, mistico Signore dalla testa di falco
    La cui parola è la Grande Ricompensa
    Sol figlio nato che io acclamo
    Dalla potente Iside e dal defunto Osiris.

    Tu, Vendicatore dagli innominabili orrori:
    Cacciatore di Typhon, Colui che io adoro!
    Tu, che hai innalzato il tuo sacro capo
    E il coccodrillo del Nilo è stato sconfitto
    Tu che copri con la Notte
    Questo immenso universo di luce stellare
    Tu che dimori al timone
    Della barca di Ra, nel reame infinito
    Tu che porti la magica doppia bacchetta
    E la rosa e la croce del vincolo mistico
    Te invoco dall’inscrutabile Altro Mondo
    Colpisci colpisci magnifica frusta / Sguainati sguainati spada fiammeggiante!
    Figlio incoronato e Signore conquistatore
    Horus Vendicatore!


    HEH – ACQUA – RICEZIONE

    Attraverso il tuo nome Ra, tu, falco del Sole /
    Te invoco. Tu, tra i gloriosi il più glorioso.
    Attraverso il tuo nome Harmachis, Gioventu dell’Alba, /
    A te chiedo di apparire ed innalzarti!
    Attraverso il tuo nome Mau, Tu leone del potere, /
    Te invoco nella calda ora di mezzogiorno!
    Attraverso il tuo nome Tum, Tu falco di Tutti, /
    Te invoco nel tramonto Cremisi!
    Attraverso il tuo nome Kheph-Ra, Tu, scarabeo della notte, /
    Te invoco, O sole di Mezzanotte!
    Attraverso gHeru-Pa-Kraat, Tu, signore della Difesa, /
    Te invoco dal grande silenzio!
    Attraverso il tuo nome HOORI, Tuo sacro nome segreto, /
    Te io invoco, e Te io acclamo, O Signore Guerriero dalla fiamma rosso rubino!
    Colpisci colpisci magnifica frusta / Sguainati sguainati spada fiammeggiante!
    Figlio incoronato e Signore conquistatore
    Horus Vendicatore



    VAV – ARIA – UNIFICAZIONE

    Mia è la testa dell’Uomo in questo rito /
    Tanto aguzzo ed elusivo come di Falco è la mia vista/
    Attraverso la mia testa ti invoco, O Signore della luce/
    Sono Io, il figlio unico, / del Sole e della Luna, di entrambi Giorno e Notte! /
    Attraverso il mio corpo io ti invoco, e prego Te!
    Per me sarà un segno dato a nessun altro / salvalo come parte di te, O figlio
    dalla testa di falco/
    Attraverso il simbolo io ti invoco, O Potente! /
    E mio è il trionfante simbolo di Apophis, / Il Distruttore e potente Signore
    dell’Oscurità! /
    Sono io a possedere la parola del Doppio Potere ed è l’antico Canto che sto
    cantando in questa ora!
    E nella mia mano è la tua Sacra Spada che avrà la Rivincita

    Colpisci colpisci magnifica frusta / Sguainati sguainati spada fiammeggiante!
    Figlio incoronato e Signore conquistatore
    Horus Vendicatore



    HEH FINAL – TERRA – MATERIALIZZAZIONE

    Mia è la testa del Falco di Fiamma: /
    Figlio di Iside ed Osiride è il mio nome!
    Sono io che ho protetto mio padre, /
    Ed io ho reso fertile mia madre con l’Amore
    Io sono il vendicatore del innominabile terrore, /
    Del Grande Typhon, Io sono il cacciatore potente /
    E sono io, colui che ha innalzato la sua Sacra testa/
    Ed il coccodrillo del Nilo è stato sconfitto!
    Sono io che nascondo il blu del cielo notturno /
    Con la mia grande Nemyss Io mi innalzo e volo!
    Sono io che dimoro al timone
    Della barca di Ra, nel reame infinito
    Io che porto la magica doppia bacchetta del potere
    E la croce dell’Oro e il Fiore di Rubino
    Perché sono Horus, colui che è invocato in questa ora !
    Colpisci colpisci magnifica frusta / Sguainati Sguainati spada fiammeggiante!
    Figlio incoronato e Signore conquistatore
    Horus Vendicatore!




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  8. gheagabry
     
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    Un caldo respiro, un lungo sospiro nelle acque primordiali del Caos...Quindi fu detto il Verbo, un soffio di vocali per dare nomi al divino: Atum o Om o Yod-He-Vav-He, tutti vocaboli che indicano l'Io... "Queste braccia si alzano dalle acque del nulla da Nun io innalzo me stesso, gli Dei".
    E ogni Dio fu.



    PTAH




    Ptah (scritto anche Peteh) è stata la deificazione del tumulo primordiale della cosmogonia Ennead, che è stato più letteralmente denominato Ta-tenen (scritto anche Tathenen, Tatjenen, etc), che significa risorto terra, o come Tanen, significato terra sommersa, anche se Tatenen era un dio nel suo pieno diritto, prima di essere assimilato con Ptah. Ptah è anche denominato Djed nobile.
    Dal momento che Ptah era la collina primordiale, e aveva chiamato la creazione in essere, era considerato il dio degli artigiani, e in pietra particolare a base di artigianato. Alla fine, grazie al collegamento di queste cose a tombe, e che a Tebe, gli artigiani considerato lui così fortemente come a dire che lui controllato il loro destino. Di conseguenza, prima tra gli artigiani, poi la popolazione nel suo complesso, Ptah è diventato anche un dio della reincarnazione. Poiché Seker era anche dio degli artigiani, e di reincarnazione, Seker è stato successivamente assimilata con Ptah diventando Ptah-Seker.

    Ptah lo scultore della terra, creava forme usando una ruota da vasaio e veniva rappresentato in forma umana avvolto in un sudario, solo le mani erano libere ed impugnavano lo scettro uas ed il pilastro djed.
    Sua sposa era Sekhmet e Nefertem (il dio-loto) suo figlio, insieme formavano la triade di Menfi.
    Il dio Ptah aveva anche una seconda moglie, Shesemetet dea della cintura reale, secondo altri studiosi altro non era che un’incarnazione provinciale di Sekhemet.
    Quando i sovrani della III Dinastia fecero di Menfi la capitale del Regno, il dio Ptah assunse un ruolo di primo piano, spodestando gli dei precedenti il dio falco Sokar e il dio-terra Tatenen.
    Secondo la teologia menfita Ptah era il padre di tutti gli dei, creatore della sua immagine e di tutti gli dei:
    ”Il dio creò l’universo con il suo cuore e con la sua lingua, modellando il mondo con il potere della parola”.
    Nonostante fosse un dio creatore era molto vicino al cuore degli uomini e molto amato, misericordioso, ma implacabile con chi trasgrediva.

    Secondo la dottrina di Menfi, la creazione del mondo sarebbe opera di Ptah, che con il cuore, sede del pensiero, e con la lingua, la parola datrice di vita, avrebbe generato otto emanazioni di sé....il mito racconta la creazione tramite il pensiero prima di creare ogni cosa pronunciandone il nome, letteralmente dandogli vita attraverso "la parola divina".

    Da alcune fonti viene considerato il solo creatore non creato dell’intero universo, ed è anche ritenuto, a volte, una personificazione della materia primordiale (Ta-tenen).
    L’importanza del ruolo di Ptah nella mitologia egiziana è testimoniata dalla etimologia del termine "Egitto", una corruzione greca della frase "Het-Ka-Ptah", o "Casa dello Spirito di Ptah".

    Generalmente Ptah era raffigurato nei dipinti e nelle sculture avvolto in un sudario e con la barba lunga grigia e liscia tipica degli artigiani e dei fabbri in quel tempo.
    Esso possiede due elementi particolari che lo contraddistinguono: lo scettro del potere, e una colonna. Egli veniva venerato perchè era stato scelto da Ra come signore della giustizia e dei Giubilei.
    Api era il suo oracolo.
    "Api vivente, araldo di Ptah, colui che fa salire la verità fino al dio dal bel volto".





    ...Inni a Path.....


    Preghiera a Ptah e a Sekmet (stele di Gliptoteca Carlsberg a Copenhagen)

    ”Quest’umile servitore adora la tua bellezza, Ptah il grande che è a sud del suo muro, Tatenen che risiede a Menfi, dio augusto della prima volta, colui che ha modellato gli uomini e fa nascere gli dei.
    Primordiale che ha creato la vita umana. Ciò che egli ha pensato nel suo cuore, si è visto realizzato; lui che annuncia ciò che non esiste ancora, che rinnova ciò che già esiste. Nulla esiste senza di lui.
    Le cose vengono ad esistenza quando egli è venuto ad esistenza, ogni giorno secondo ciò che egli ha stabilito. Tu hai determinato il paese per seguire le sue leggi, come tu l’hai creato.
    L’Egitto vive stabilmente sotto i tuoi ordini, come la prima volta.
    Lodi a non finire per il tuo bel viso, dea augusta della casa di Ptah, Sekhemet venerabile, signora del cielo, diadema di Ra, occhio divino in Per-ur( santuario arcaico dell’Alto Egitto), diadema di Ra, occhio divino nella casa venerabile sua.
    Uagit nel palazzo, suo diadema nella “barca della notte”. Sua compagna nella “barca del giorno”.
    Possa ella fare che il respinto (Apophis) sia imprigionato e che essa proceda contro di lui dopo aver afferrato il giavellotto; Sekhemet la Grande, amata da Ptah, signora del cielo, sovrana delle Due Terre.
    Accordami una durata di vita perfetta, che non comporti sofferenze, che il mio corpo sia esente da mali, il mio viso aperto e le mie orecchie sensibili, senza che la mia vita sia accorciata, che io sia glorificato come un imakhu (augusto glorificato) e lodato come giusto.Da parte di Merisekhmet.


    Preghiera a Ptah (stele del Museo de Il Cairo) dall’orafo Ramose.:

    ”Dare lodi a Ptah , signore di Maat, baciare la terra davanti al suo ka.
    Io ti do lodi fino all’altezza del cielo, io esalto la tua perfezione.
    Tu sei perfetto quando sei misericordioso.
    Sii misericordioso per me ogni giorno.”



    Preghiera a Ptah (stele n. 1466 British Museum):

    ”Dare lodi a Ptah, signore di Maat, re delle Due Terre, il benigno di volto, che crea le arti ed è appagato con la sua offerta, affinché egli rimuova la malattia che è in me.
    Possa tu concedere che io veda il peso della tua potenza.
    Sii tu, o bello di grazia, appagato da parte del guardiano nella Sede della Verità, Penbui ”.




    ......APIS......



    Apis era considerato "il ba" del dio Ptah, viveva all'interno del tempio ed era custodito dai sacerdoti.
    Fin dalla I Dinastia il culto del toro Apis (Hop nella lingua locale) vive nell'Antico Egitto come divinità rurale simbolo della generazione e della forza fecondatrice.
    Adorato a Menfi.... A Ra, Apis deve il disco solare piantato, con l'ureus tra le sue corna.
    I sacerdoti di Apis a Menfi, conosciuti durante l'Antico Regno come "Bastoni di Apis" battevano la campagna alla ricerca del toro recante il marchio divino, marchio che doveva essere presente su più parti del corpo dell'animale. Lo scopo era quello di fare di esso il successore dell'Apis regnante.
    Quando un Apis moriva, veniva sepolto secondo un rituale preciso, dopo essere stato sottoposto a mummificazione.
    Al termine del cerimoniale funebre, veniva calato nei sotterranei del Serapeum, dove andava a raggiungere le precedenti incarnazioni del dio. Veniva allora posto sul trono il nuovo Apis, fatto che costituiva un'occasione di festa.
    Dopo essere stato mostrato al popolo, il toro divino veniva condotto nel santuario, dove era destinato a vivere con il suo harem di giovenche, per non uscire più se non in occasioni di processioni che richiedessero la sua presenza. Oltre a ricevere offerte dai fedeli, nell'Apeion, il dio-toro rendeva anche responsi in qualità di oracolo.

    Intorno al 3000 a.C. i il dio Apis o Api, toro di Menfi, era la divinità consacrata alla Luna. Il toro nero con la macchia sulla fronte, una coda bianca e nera e uno stemma a forma di Luna crescente sul fianco destro. La festa sacra di Apis durava 29 giorni, il periodo di una lunazione, e la gente che accorreva per festeggiarlo gettava nel Nilo stoviglie d'oro e d'argento in segno di sacrificio; i coccodrilli diventavano mansueti, così che la gente poteva immergersi insieme a loro senza nulla temere.




    ..........lo scettro UAS.....il compasso di dio......



    Gli Antichi Egizi non possedevano strumenti simili, per dir così, al compasso moderno.
    Non si è ancora trovato il riscontro documentario. Questo è quanto sostengono gli egittologi. È vero. Non esiste. Meglio: non esiste il concetto di compasso come s’intende oggi. Trovato, questo sì. È sempre stato, anzi, sotto gli occhi di tutti. Si distingue in centinaia di raffigurazioni. Stele, papiri, statue, iscrizioni, geroglifici: pochi non riportano, in qualche maniera, il segno di questo strumento. La sua effigie è abbinata, di solito, ad una croce.
    Il simbolo cruciforme è l’"Ankh", la cosiddetta "croce della vita". Il "compasso di Dio" è invece lo "scettro Uas". (34) Il bastone "Uas" si compone di tre parti. Ha una forcella in basso. Il corpo centrale è l’asta vera e propria. Ha una parte terminale che è costituita da una barretta inclinata rispetto alla verticale del bastone. Le molteplici rappresentazioni iconografiche, non consentono di comprenderne immediatamente il funzionamento. La giustificazione è abbastanza semplice.





    ..............il pilastro DJED..................



    Lo Zed (o Djed), è il più importante dei simboli dell'antico Egitto. E' conosciuto anche come "la colonna vertebrale di Osiride" o "la Torre di Osiride". Anch'esso è un potente talismano ed è anche uno dei più sacri. Finora gli archeologi non sono mai riusciti del tutto a capire il vero significato dello Zed, ma su alcuni papiri ritrovati risalenti all'epoca del faraone Cheope è scritto che "se da un mondo fermo qualcuno avesse voluto comunicare con l'uomo terrestre avrebbe dovuto farlo attraverso lo Zed".
    Questo amuleto era di solito fatto d’oro talvolta creato anche con lapislazzuli o legno, era un oggetto magico che accompagnava il morto durante il viaggio nell’oltretomba.
    Spesso viene raffigurato in forma antropomorfa, munito di braccia, corona, scettro e flagello. Viene anche affiancato al nodo isiaco o Tiet.
    Forse rappresentava un albero a cui furono tolti i rami, forse un cedro della Siria o del Libano che i seguaci di Osiride portarono dalla loro patria e per il quale chiamarono la loro città Djedu (più tardi Busiris). Il djed era un simbolo della forza che deriva dal grano e faceva perciò parte dei riti agrari della fertilità, poi diventò sinonimo di stabilità.





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    Uroboro





    In Hieroglyphica di Orapollo nella traduzione in volgare di M. Pietro Vasolli da Fiuizano, riferendosi all'equivalente geroglifico egiziano si trova questa mirabile descrizione:

    Quando vogliono scrivere il Mondo, pingono un Serpente che divora la sua coda, figurato di varie squamme, per le quali figurano le Stelle del Mondo. Certamente questo animale è molto grave per la grandezza, si come la terra, è anchora sdruccioloso, perilche è simile all’acqua: e muta ogn’ anno insieme con la vecchiezza la pelle. Per la qual cosa il tempo faccendo ogn’ anno mutamento nel mondo, diviene giovane. Ma perché adopra il suo corpo per il cibo, questo significa tutte le cose, le quali per divina providenza son generate nel Mondo, dovere ritornare in quel medesimo.

    Pare che il simbolo si ispiri alla forma della Via Lattea, dal momento che in alcuni antichi testi era considerata un enorme serpente di luce che risiedeva nel cielo e circondava tutta la Terra.


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    Un mito è un’immagine in termini che stanno cercando di dare un senso al mondo.
    (Alan Watts)


    B E S



    Bes (scritto anche come Bisu) nella mitologia egizia era il dio del focolare, spesso considerato una divinità minore dell’antico Egitto, protettore delle famiglie ed in particolare delle madri, dei bambini e delle partorienti.
    Con il tempo sarebbe stato considerato come il difensore di tutto ciò che è bene e il nemico di tutto ciò che è male.
    Egli era venerato come un genio della casa e dio della fertilità. La sua aria minacciosa proteggeva dai morsi dei rettili velenosi e dagli insetti. Bes ha alcuni aspetti in comune con la dea Tawaret. Egli era anche associato con l'intrattenimento e fu patrono dei ballerini.
    In origine era la divinità protettrice della casa reale d'Egitto, ma è diventato un dio popolare il cui culto era largamente diffuso. La sua immagine, in forma di amuleto era presente in ogni casa in Egitto, spesso alla testa o ai piedi del letto. Bes è rappresentato come gnomo, benevolo e sapiente, dall’aspetto di nano barbuto robusto, con un volto leonino con la lingua di fuori, gambe arcuate, le orecchie e la coda di un leone e ornato di piume di struzzo. Nonostante ciò era un dio benevolo che usava la sua bruttezza per spaventare gli spiriti maligni aiutandosi con strumenti musicali, come i tamburi, per fare rumore e quindi meglio spaventare e allontanare il malevolo.
    Menzioni di Bes possono essere ricondotte alle terre del sud del Vecchio Regno, ma il suo culto non si è diffuso fino a buona parte del Nuovo Regno.
    Tatuaggi di Bes sono stati trovati sulle cosce delle ballerine, su musicisti e su donne di servizio. Come molte divinità egizie, il culto di Bes è stato esportato all'estero, è diventato molto popolare tra i fenici ed i ciprioti. Nel mondo romano si ritrovano sue immagini collegate al culto di Iside. Il culto di San Besso, nel nord Italia, può rappresentare la cristianizzazione del culto connessi con Bes; St. Besso è stato invocato anche per la fertilità; Besso e Bes sono entrambi associati nella loro iconografia con una piuma di struzzo .
    (Tanogabo)



    Bes è forse la più strana delle divinità dell'antico Egitto: un nano rappresentato in prospettiva frontale, con la faccia smisurata di un mascherone dai tratti ibridi scimmiesco-leonini e le gambe torte tra cui pende una lunga coda d' animale. Bes, è l'unica divinità rappresentata esclusivamente in prospettiva frontale, appartenne a una delle divinità minori più care alla fantasia popolare degli antichi egizi...Bes, alieno dalle caratteristiche demoniache è stranamente una divinità familiare...Il naturale ambito di azione del dio Bes ne diffuse l'immagine su un'ampia serie di oggetti della vita quotidiana degli antichi egizi: dai poggiatesta, da cui vegliava sul sonno degli inermi dormienti, agli oggetti da toilette.Assai stretti furono anche i rapporti di Bes con la danza e con la musica, con cui placava le dee infuriate. Le connessioni con il ciclo solare lo indicano come una forma popolare del dio solare..
    E' un dio, nonostante l’assoluta terrestrità del suo aspetto, fondamentalmente “psichico”, i cui influssi benigni hanno a che fare con la liberazione dagli affanni, con il procurare gioia e allegria e con le manifestazioni liete della vita in generale, il che in un certo senso, vista anche la profonda saggezza divinatoria, lo accomuna alla categoria dei buffoni di cui ho parlato prima...Il messaggio che ci comunica Bes, nonostante la sua deformità e bruttezza, è quindi, pensando anche al fatto che è spesso raffigurato su specchi, articoli cosmetici e di toilette, amuleti e talismani, paradossalmente, un messaggio di allegria, bellezza, bonomia, difesa dalle insidie, buona fortuna e, come accennavo prima, di rinnovamento e di fecondità, poiché proteggeva i matrimoni, le donne, le gravidanze, i bambini, la casa e la bellezza stessa.



    ....la famiglia in Egitto.....


    Fin dalla nascita l'antico Egizio veniva protetto dalla morte. Al momento della nascita le sette fate decidevano il destino del neonato che, essendo già scritto, era combattuto da scribi e sacerdoti che, per poterlo modificare, elaborarono la scienza degli oroscopi: l'anno era diviso in giorni fasti e nefasti a seconda delle ricorrenze di avvenimenti mitici. Veniva inoltre predetto, tramite appositi calendari, il tipo di morte del nascituro. I primi gesti e le prime voci erano considerate dei segni da cui trarne le sorti future. La massima aspirazione per un padre era quella di vedere il proprio figlio succedergli nella carica.

    La famiglia è un valore molto importante nell'Antico Egitto ed è comune per tutte le classi sociali. Qualsiasi famiglia egizia è infatti di tipo monogamico tranne quella del faraone che è l'unico a permettersi un harem che, comunque, non intacca i rapporti tra marito e moglie. Intorno al 2700-2500 a.C. la potestà paterna e il diritto di primogenitura vengono sostituiti dall'eguaglianza dei diritti. I valori che reggono la vita familiare più marcati sono il grande rispetto per il padre e l'affetto per la madre, vera e propria raffigurazione della dea Iside all'interno della casa.

    In tutte le rappresentazioni geroglifiche l'uomo viene sempre accompagnato nelle sue azioni dalla moglie e dai suoi figli in un clima di grande armonia come quando, alla fine della giornata, viene raffigurato a giocare con la moglie. Anche lo stesso faraone è protagonista di numerose scene simili. Le storie d'amore divenute famose, Ramesse II e Nefertari, Akhenaton e Nefertiti, Tutankhamon e Ankhsenama, sono evidenti esempi di come si svolgeva la vita familiare nell'Antico Egitto.
    In tutte le occasioni più o meno ufficiali, il faraone è sempre accompagnato nelle sue gesta dalla sua sposa e dai suoi figli. In molte occasioni la sposa partecipava addirittura ai combattimenti dell'esercito, famose furono le imprese di Nefertari contro gli Ittiti, tanto da venire considerata più influente e determinante del marito stesso.
    In un terzo momento, intorno al 1000-800 a.C., il valore spirituale della famiglia si affievolisce lasciando spazio ad interessi economici ed opportunistici. Il matrimonio diviene un comune contratto tra le parti, nel quale vengono anche precisate le condizioni per il divorzio. Il marito afferma:
    Ti ho presa in sposa, tu mi hai portato denaro d'argento, se io ti lascerò e ti odierò ti restituirò questo denaro più il terzo di quanto avrò guadagnato con te". Da parte sua la moglie dice:
    "Tu hai fatto di me la tua sposa, mi hai dato denaro; se io ti abbandonerò e amerò un altro uomo, ti restituirò quanto ho ricevuto e non pretenderò nulla di quanto avrò guadagnato insieme a te.

    L'amore per la famiglia è frutto dell'amore che legò Iside e Osiride dalla cui vita nacque la cultura egiziana. La loro storia fu il modello sul quale si basò la società dell'Antico Egitto.


    Ho gioito perche' mi è stato concesso di toccare il cielo.
    La mia testa ha trafitto il firmamento,
    Ho scalfito il ventre delle stelle,
    ho raggiunto l'allegria,
    Cosicche' brillavo come una stella,
    Danzavo come una costellazione.
    Tomba di Sarenput(Assuan)




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  11. giuvi43
     
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    affascinante, grazie Gabry....
     
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  12. arca1959
     
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    grazie Gabry
     
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  13. gheagabry
     
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    SEKHMET





    Secondo la mitologia egizia, Sekhmet era una divinità solare che aveva forma zoomorfa, infatti l'iconografia ce la mostra come una leonessa, o come una donna dalla testa di leonessa, e dalla XVIII dinastia le furono aggiunti anche i simboli del disco solare, l'ureo ed il bastone. Il suo nome significa "colei che è potente". Sekhmet era la figlia di Ra, e dal Nuovo Regno era anche la moglie di Ptah. La dea aveva un carattere pericoloso, rappresentava il potere distruttivo del sole, ma era anche benevola, se le venivano dedicati rituali specifici.

    Il suo centro principale di culto era la capitale di Memphi dell'Antico regno. Era in quel luogo che era adorata come membro della divina triade con suo marito Ptah ed il suo figlio Nefertum; era anche venerata a Luxor.
    Secondo un racconto conosciuto come "la distruzione dell'umanità" Sekhmet era "L'occhio di Ra",un aspetto vendicativo della dea, solitamente benevola,Hathor; il Re del Sole, Ra, inviò Sakhmet ad sterminare i mortali che stavano complottando contro di lui.
    Sekhmet divenne così entusiasta del suo compito che quasi sterminò tutta l' umanità. Ra glielo impedì ingannandola a bere una grande quantità di birra che aveva colorato per farla assomigliare al sangue. La dea, ebbra dovette abbandonare lo sterminio e l'Umanità si salvò.



    Per ricordare la terribile circostanza, nacque la Festa dell'Ebbrezza, celebrata nella stagione di Akhet ossia dell'inondazione del Nilo e nella quale venivano preparate grandi quantità di birra.
    Per pacificare Sekhmet, le feste erano celebrate alla fine della battaglia, in modo che la distruzione sarebbe giunta al termine. Durante un festival annuale che si tiene all'inizio dell'anno, il festival di ebbrezza, gli egiziani ballavano e suonavano musica per calmare il furore della Dea e bevevano grandi quantità di birra ritualmente ad imitare l'ubriachezza estrema che fermò l'ira della dea, quando quasi distrusse o l'umanità... Vale a dire evitare allagamenti eccessivi durante l'inondazione, all'inizio di ogni anno.
    Nel 2006, Betsy Bryan, un archeologo, con la Johns Hopkins University fece ricerche e scavò presso il tempio di Mut... Questi hanno portato alla scoperta di un "portico di ubriachezza" costruito nel tempio del faraone Hatshepsut , durante il culmine della sua venti anni di regno.

    Come dea della guerra Sekhmet si narrava che accompagnasse il Faraone in battaglia.
    Il re in guerra era descritto essere come Sekhmet nella sua furia e la dea lo aiutasse scoccando le frecce ai suoi nemici. Ella era anche "la signora della pestilenza " che poteva mandare la peste e la malattia. Era inoltre riverita come guaritrice di queste afflizioni, un ruolo che sembra paradossale in una tale divinità assetata di sangue.
    Era temuta persino nell'Aldilà dove il malvagio Seth ed il serpente Apopi venivano sconfitti dalla dea che abbracciava con le sue spire di fuoco Ra nel suo viaggio notturno.



    Rappresenta l'aspetto distruttivo di Hathor, l'esecutrice dell'operazione alchemica in cui il fuoco svolge un ruolo essenziale. Pero nulla e piu pericoloso del fuoco, e Sekhmet (come l'Atanor) puo esplodere distruggendo. La dea e un neter guaritore, capace di diffondere le epidemie nei cinque giorni epagomeni, lei puo porre fine ad esse e sconfiggere la malattia. I suoi sacerdoti sono terapeuti. Congiuntamente a Ptah e Nefertum, Sekhmet appartiene alla triade di Menfi. Le sono consacrati tutti i felini, gatti compresi. Infatti se ben accolta, la terribile Sekhmet puo trasformarsi nella dolce gatta Bastet. La vigile leonessa dal corpo di giovane donna aspettava gli adepti nel labirinto di Karnak. Ai pii ed agli attenti non sfuggiva il rumore dei suoi artigli che graffiavano i pavimenti di pietra inondati dal chiarore lunare. Occorreva coraggio e prudenza, poiche Sekhmet poteva sia sbranare il visitatore che fargli varcare la fatidica soglia. "Sekhmet la cui potenza e grande come l'infinito" (Iscrizione sulle statue della dea).
    Si è detto che il suo respiro ha creato il deserto





    + Inno a Sekhmet + .

    Brucio e fumo e lancio coltelli dai miei occhi e ruggisco
    (benche tiriate la mia coda),
    i miei aspetti sono taglienti ed ho graffiato in profondita,
    la mia energia e forte e feroce,
    ed il mio fastidio ha necessita di essere espresso,
    benché a volte delicata, io posso essere molto intensa.
    Una volta risvegliata sono difficile da escludere:
    sono sempre appropriata, sempre necessaria.
    Non provare ad eliminarmi, devo essere riconosciuta e sentita:
    sono leonessa.





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  14. gheagabry
     
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    Animali e divinità nell'Antico Egitto



    Il falco, che gli egiziani vedevano volare alto nel cielo e osservare tutte le cose sulla terra con vista aguzza divenne per queste caratteristiche un naturale simbolo del sole. Il falco rappresentava diverse forme del dio sole, quali Horus e Ra.
    A partire dalla IV dinastia il faraone cominciò a chiamarsi “Figlio di Ra” mentre viene assimilato direttamente al dio che per eccellenza è sentito come il protettore della monarchia faraonica, cioè Horus.
    Il falco, simbolo di queste due divinità (Horus e Ra) divenne quindi un modo di identificare la sovranità del faraone. Falconi e dischi di sole con ali di falcone decorano quasi tutti i templi in Egitto.



    Il serpente, e in particolare la femmina del cobra, è un serpente che, se minacciato, può dilatare la parte posteriore della testa e tendere la pelle del collo fino ad assumere una forma simile a una racchetta, posizione che gli consente di sputare il veleno contro l’aggressore.Secondo i racconti mitologici egizi, la femmina del cobra è il simbolo della dea Wadjet (Uadjet). In questa veste l’immagine del serpente femmina si trovava posta sulla fronte del faraone, colui che rappresentava il dio solare Ra sulla terra. Quindi il serpente sulla corona del sovrano simboleggia la forza distruttrice, al servizio del sovrano per sterminare i suoi nemici, che sono poi anche i nemici dell’Egitto, ella proteggeva il faraone (e il sole) sputando veleno contro i nemici di questi.
    Wadjet significa “La Verde”, “Quella del colore del papiro”, e divenne il simbolo della protettrice del Basso Egitto, colei che proteggeva l’inondazione necessaria alla sopravvivenza del paese. Wadjet era quindi una specie di “serpente buono”, che vegliava perché il mondo non precipitasse nel caos; in generale invece i serpenti erano per lo più visti come animali pericolosi, indipendentemente dal fatto che la specie cui appartenevano fosse velenosa o meno. Si credeva che l’aldilà fosse pieno di serpenti che rappresentavano il potere del caos, che minacciava il buon funzionamento del mondo.
    L’esempio principale di serpente “cattivo” era Apophis il grande serpente cosmico, avvolto intorno alla terra che minacciava continuamente di distruggerla. Il sole era in continua lotta con Apophis per cercare di sconfiggerlo per ripristinare l’ordine nel modo. In questa lotta, tutte le notti Apophis attaccava il sole mentre questo viaggiava sulla barca che lo portava nell’aldilà. Apophis tentava di inghiottire tutta l’acqua del mare in modo di poter poi circondare la barca e ogni notte le divinità che mantenevano l’ordine nel mondo riuscivano ad avere la meglio su di lui. Ma questa vittoria non si poteva dare per scontata.


    La mucca rappresentava la dea Hathor che era la principale divinità dell’amore e della fertilità, governava la bellezza e la musica. Veniva spesso rappresentata con una donna con corna di mucca o come una mucca che era uno dei molti simboli con cui venivano rappresentate le divinità materne. Il latte aveva per gli egizi un particolare significato rituale di resurrezione e purificazione.



    Il babbuino veniva associato con la divinità lunare Thot , che era anche il dio della saggezza. Molte statuette o amuleti del dio lo mostrano come un babbuino seduto, spesso con le mani alzate e con indosso un disco solare o una falce di luna in mano. Gli egiziani avevano creduto di notare che i babbuini avevano l’abitudine di sedersi con la testa rivolta verso est poco prima del sorgere del sole e agitavano le zampe quando vedevano il sole salire. Per questo motivo pensavano che i babbuini fossero in grado di predire il sorgere del sole e di festeggiare con devozione l’evento, il babbuino divenne così il simbolo della sapienza del mondo e come tale era ritenuto inventore della scrittura e patrono degli scribi.
    Per quanto riguarda invece le scimmie in generale, erano tenute come animali domestici e si riteneva che simboleggiassero l’amore e la fertilità.

    Il cavallo fece un ingresso tardivo nell'Antico Egitto e probabilmente per questo nessuna divinità egiziana si manifesta in forma di cavallo. Fu introdotto in Egitto durante il Medio Regno dagli invasori Hyksos che insegnarono agli egiziani a cavalcare e a guidare il carro. Da allora l’allevamento dei cavalli divenne una attività di grande prestigio, riservata ai grandi dignitari del regno.



    Sono stati ritrovati in Egitto arpioni e ami risalenti all’età della pietra, e questo ci fa capire che il pesce del Nilo è sempre stato un’importante risorsa di cibo per la popolazione. Non era però un cibo ritenuto molto pregiato, anzi piuttosto vile e comune, tanto che talvolta i sacerdoti o i dignitari si rifiutavano di mangiarlo.
    La pesca era anche un’azione simbolica, che manteneva l’ordine del mondo e eliminava il caos. Il caos era descritto come ‘le acque primitive e gli Egizi avevano una certa forma di timore per tutto quello che giaceva sotto il livello del mare.

    L’antica parola egizia per la parole ‘anatra’ è ‘Geb’ associato al dio della terra. Nella concezione Egizia del mondo, Geb era unito in matrimonio con la dea del cielo Nut. L’anatra era anche sacra a Amon-Ra, insieme al gatto e all’ariete.



    Animali della famiglia della pecora come l’ibex, la gazzella e l’antilope erano anche sacri alla dea del Nilo Anukis ed erano associati con la fertilità.

    Il gatto che per noi è un animale domestico in origine era un animale selvatico. Gli egizi iniziarono ad addomesticarlo fra l’altro per la sua abilità a tenere lontani i piccoli roditori delle abitazioni e dalle provviste di cibo. Una rappresentazione del dio del sole Ra fu “il grande gatto” protettore del corso solare dalle insidie del serpente Aphopis. I gatti, e in particolare le gatte, dal Medio Regno vennero considerati animali sacri alla dea Bastet, una divinità molto popolare, figlia di Ra, che regnava sull’amore, sulla fertilità e sui giorni di festa. Bastet veniva raffigurata come un gatto o con la testa di gatto e il corpo di donna. Uno dei suoi attributi era la cesta, un oggetto che ancora oggi associamo ai gattini. Gatti sacri vivevano nel tempio di Bastet e quando morivano venivano mummificati e rivestiti di bende di lino. Il loro capo veniva ricoperto da una maschera in bronzo con la loro effige e la sepoltura consisteva in un sarcofago a forma di gatto seduto, collocato poi nel cimitero del tempio.



    Lo scarabeo rappresentava una forma del dio sole Ra. In natura, lo scarabeo compone una palla di sterco fresco nella quale depone le uova e che poi fa rotolare in un luogo sicuro. Quando nascono i piccoli, questi dipendono dallo sterco come fonte di nutrimento. Gli egizi, vedendo lo scarabeo uscire dalla palla di sterco che poi spingeva, ritennero che l’insetto si creasse da sé e potesse essere paragonato al dio sole che spinge davanti a sé la palla del sole. Quindi lo scarabeo fu venerato da un lato come “Khepri”, colui che esce dalla terra, - un po’ come il sole che risorge ogni giorno- e dall’altro come Atum, dio demiurgo, autocreatosi, origine degli dei e dell’intero universo.
    Gli egizi pensavano infatti che sia la vita che l’ordine dell’universo avessero avuto origine da uno stato di caos.


    La pantera si riteneva avesse il potere di proteggere il sovrano.
    Era venerata perché connessa al dio sole e alla dea del cielo.

    L’ariete con le corna ricurve era uno degli animali sacri al dio sole Amon-Ra, ma anche a Khnum, divinità che gli Egizi credevano fosse stato, con la sua ruota da ceramista, il creatore di tutti dal fango del Nilo.



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43 replies since 7/7/2010, 23:08   29044 views
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