MITOLOGIA EGIZIA

7 LUGLIO 2010

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  1. gheagabry
     
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    L'antichità dell'antico Egitto


    L'Egitto è sempre stato visto dagli antichi greci come una terra depositaria di grandi e antiche conoscenze. Infatti molti sapienti greci, tra i quali Pitagora, Solone e Platone, si recavano in Egitto per ricevere delle notizie ulteriori su tutte quelle discipline, che non conosceva nessun altro popolo tranne quello egiziano. Prima del regno di Psammetico, l'Egitto è stato un paese molto chiuso e ciò ha comportato sia la sua durata millenaria e sia la fedele trasmissione di una cultura che si perde nella notte dei tempi.





    L'Egitto era considerato già molto antico dagli stessi egiziani che possedevano documenti sul regno terrestre degli Dei, semidei, e degli spiriti dei morti. Purtroppo questi documenti sono andati in parte perduti e sarà difficile ( ma non impossibile!) ricostruire la storia dell'Egitto pre-dinastico. Infatti gli Egittologi ritengono che la civiltà sia iniziata in Egitto circa 5000 anni fa con l'ascesa al trono del primo faraone Menes, che avrebbe fondato la prima dinastia e, cosa più importante, unificato basso e alto Egitto. Ma gli Egittologi ignorano totalmente i documenti superstiti che parlano della civiltà egizia più antica di Menes, classificandoli come miti e leggende. L'Egittologia moderna esclude a priori che possa essere esistita una civiltà avanzata ( figuriamoci tecnologica!) in tempi precedenti alla prima dinastia. e classifica il periodo predinastico come un periodo molto primitivo, in cui si utilizzavano a mala pena dei rudimentali strumenti di rame. Ma io, preso dalla curiosità, ho cercato parte dei documenti che parlano dell'Egitto " antichissimo" e ho potuto notare con molta sorpresa che nell'antichità moltissimi dichiaravano che l'Egitto fosse antico almeno alcune decine di migliaia di anni. Ed ecco le fonti: Erodoto di Alicarnasso ( V secolo a.C.) affermava nelle sue " Storie " che " per gli Egiziani Eracle è una divinità antica; a quanto essi stessi dico no, sono, fino al regno di Amasi (569-526 a.c.), 17000 anni da quando gli dei divennero da otto a dodici, e di questi uno ritengo sia Eracle." [...] " ( Gli Egiziani) affermavano che in 11340 anni non ci fu nessun dio in forma umana e che mai era avvenuto fra gli altri Egiziani che divennero re niente di simile. Dicevano che in questo periodo di tempo per quattro volte il sole si spostò dalla sua sede, che da dove ora tramonta sorse due volte, e due volte viceversa." [...] " Quanti anni poi gli Egiziani stessi dicono esserci da Eracle ad Amasi, l'ho già spiegato prima; da Pan si dice che ce ne siano ancor di più, da Dioniso (Osiride) invece meno e precisamente calcolano che ci siano 15000 anni dal lui fino al re Amasi" Diodoro Siculo afferma nella sua " Biblioteca storica" che "dal regno di Elio ( Ra ) fino alla traversata dell'Asia compiuta da Alessandro, dicono che siano passati circa ventritremila anni". In seguito Diodoro specifica che " secondo alcuni racconti leggendari, all'inizio regnarono sull'Egitto dei ed eroi, per poco meno di diciottomila anni, e l'ultimo dio a regnare fu Horus, figlio di Iside; dicono che i mortali hanno regnato su questa terra per poco meno di cinquemila anni fino alla centottantesima Olimpiade, (comprende gli anni dal 60-59 al 57-56 a.c.) durante la quale noi ( Diodoro) visitammo l'Egitto..." Manetone, sacerdote egiziano vissuto in epoca ellenistica ( IV-III secolo a.C.), scrisse una " Storia d'Egitto" in greco che è andata perduta presumibilmente nel IX secolo d.C., che si basava su documenti egiziani originali. Esistono molte testimonianze e frammenti del testo di Manetone, ( Eusebio di Cesarea, Giuseppe Flavio ecc...) ma quelli più importanti si trovano nella "Chronica" di Giorgio Sincello (cronografo bizantino (m. 810 o 811) ) che racconta tutta la storia del mondo fino al IX-X secolo d.C. Giorgio Sincello riporta infatti un epitome dell'opera di Manetone, in cui si parlava anche del regno degli dei, semidei, spiriti dei morti nell'antico Egitto. Inoltre esisteva un opera storica di uno scrittore cristiano, Giulio Africano (III secolo d.C.), che trattava anche l'argomento Egitto, e che parlava delle dinastie divine. Purtroppo l'opera è andata perduta e si possono solo ritrovare dei frammenti nei testi dei Padri della Chiesa. E' importante citare anche la Chronica di Eusebio di Cesarea, che cita frammenti molto importanti di Manetone, che riportano anche numericamente i periodi di tempo in cui governarono gli "dei". Esistono tantissime altre fonti che parlano dell'antichità dell'Egitto e ciò dimostra che gli Egiziani, che parlavano con gli scrittori greci che visitavano l'Egitto, ritenevano senza alcun dubbio che l'Egitto avesse alcune decine di migliaia di anni. Nei testi greci si fa riferimento spesso a periodi di più di 10.000. anni e si dice che in questi periodi abbiano regnato gli dei. Esistono documenti esclusivamente egizi, che provano la fondatezza degli scritti dei greci (confutando coloro che pensavano che gli ellenici si fossero inventati tutto), come ad esempio il Papiro di Torino e la Pietra di Palermo. Anche le piramidi di Giza venivano considerate nell'antichità da alcuni molto antiche e costruite non per seppellire il faraone, ma per mantenere vive alcune conoscenze dell'umanità. Ad esempio uno scrittore latino del IV secolo d.C., Ammiano Marcellino afferma che nelle piramidi " vi sono anche alcune gallerie sotterranee e cavità tortuose, che, a quanto si dice, gli esperti degli antichi riti, presaghi del futuro diluvio e per timore che si cancellasse il ricordo delle antiche cerimonie, costruirono faticosamente in diversi luoghi scavando profondi sotterranei. E sulle pareti così scavate scolpirono molti tipi di fiere e di uccelli e di fiere e quelle innumerevoli forme di animali che chiamarono lettere geroglifiche". In questo passo di Ammiano si capisce quale fosse lo scopo della costruzione delle piramidi di Giza, cioè di mantenere vive " le antiche cerimonie" ( le conoscenze astronomiche ) e ci illustra che le conoscenze astronomiche che avevano gli "antichissimi" egizi erano state scritte nei " Testi delle piramidi ". Un riferimento ai testi delle piramidi in Ammiano Marcellino ci sembra strano in quanto i contenuti di questi testi sembravano dimenticati e mutati sin dai tempi delle piramidi. Inoltre i testi delle piramidi sarebbero secondo Ammiano le antiche cerimonie dei sacerdoti egizi, che non dovevano essere dimenticate. Allora se accettiamo la nuova interpretazione astronomica di Bauval dei testi delle piramidi ( che sembra a mio avviso la più corretta), le cerimonie erano in realtà indicazioni astronomiche molto importanti che venivano conservate nelle piramidi affinché non andassero perdute. Infatti Giza è un grande orologio astronomico e non ci si dovrebbe meravigliare se nell'antica cultura " degli dei nello Zep Tepi " si fa ampio riferimento all'astronomia. E' possibile che siano state riportate per iscritto nel periodo dell'antico regno le antiche conoscenze astronomiche criptate nelle piramidi di Giza poiché forse l'antica casta dei sacerdoti che custodiva queste conoscenze astronomiche stava per scomparire ( forse questi sacerdoti si possono identificare con i seguaci di Horus). Come ho scritto nel mio articolo " I miti nell'antichità" che alcuni miti potrebbero raccontare reali eventi storici, le leggende sull'epoca degli dei che governavano l'Egitto ( lo Zep Tepi) potrebbero riferirsi a quel periodo in cui vennero divulgate le antiche conoscenze astronomiche espresse simbolicamente nei " Testi delle Piramidi", in quanto gli allineamenti astronomici di Giza di riferiscono a quel periodo di anni in cui ci fu il regno divino, e specialmente quello di Osiride, Iside e Horus, sulle cui figure sono incentrati i testi delle piramidi. Quindi nel periodo indicato come Zep Tepi, a cui fanno riferimento i greci quando parlano degli dei Egizi, si forma quella cultura astronomica che verrà trasmessa nella figura geometrica della piramide e poi, con la scomparsa dei " Seguaci di Horus" nei testi delle piramidi. Nell'articolo "I miti nell'antichità " scrissi che in tutto il mondo c'erano miti su un'epoca in cui gli dei regnarono sulla terra, e quindi si può supporre che ci fu un periodo in cui dominò una civiltà potente e avanzata ( " gli dei") che a seguito del diluvio fu distrutta e i cui sopravvissuti incontrandosi con le popolazioni imbarbarite dalla catastrofe furono scambiati per divinità. E' ormai chiaro che la civiltà umana nacque molto prima di 5000 anni fa e che la precedente civiltà ci volle lasciare testimonianze di se stessa utilizzando l'astronomia e indicandoci il periodo in cui prosperò: circa il 10.450 a.C. Questa civiltà può essere identificata con l'Atlantide di Platone, ma bisogna specificare che questa non si limitò a svilupparsi in un arcipelago nell'Atlantico, ma fu una civiltà mondiale. E con ciò termino qui la mia esposizione sull'antichità dell'antico Egitto.

    Axel Famiglini
     
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43 replies since 7/7/2010, 23:08   29049 views
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