QUANTO SEI BELLA ROMA QUANN’E’ SERA..VEDO LA MAESTA’ DEL COLOSSEO..VEDO LA SANTITA’ DER CUPPOLONE..

Domenica 14 Marzo 2010

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  1. ringo47
     
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    CITAZIONE (Lussy60 @ 14/3/2010, 11:13)
    UN CARO ...AMICO CHE..HO..AMATO TANTO..PER ME...IL SIMBOLO DI QUESTA CITTA'.....CIAO CARO...DOLCE..KAROL ..VEGLIA SU DI NOI....image

    Daccordissimo con te Lussy, anche se polacco, è sempre stato nel cuore dei romani considerandolo uno di loro e poi, bhè ho avuto il privilegio di aver organizzato il servizio per il venerdì santo per la Via Crucis al Colosseo per oltre 25 anni. L'ho amato tanto
     
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    Territorio

    Il colle Vaticano, che non fa parte dei tradizionali sette colli di Roma, venne inserito nei confini della città sotto il pontificato di Leone IV, fautore dell'ingrandimento delle mura cittadine (848-852), allo scopo di proteggere la basilica di San Pietro. Fino alla formazione dello Stato della Città del Vaticano (istituito con i Patti Lateranensi nel 1929), il Colle Vaticano era incluso all'interno del rione Borgo.

    Storia

    Lo Stato della Chiesa, che per circa un millennio si era esteso su buona parte dell'Italia centrale, costituendo la base territoriale del potere temporale dei Papi, fu definitivamente occupato nel 1870 (il 20 settembre), quando i bersaglieri del regno d'Italia penetrarono in Roma attraverso la breccia di Porta Pia.
    L'annessione di Roma al Regno e la proclamazione a sua capitale, significarono la fine del potere temporale. L'allora Papa Pio IX non dette né adesione né consenso all'atto unilaterale dell'Italia, e quindi, nonostante la legge delle Guarentigie intendesse mantenere e garantire la sua indipendenza spirituale e la prosecuzione della sua missione religiosa, egli si considerò prigioniero in Vaticano: nacque così la Questione Romana, che tormentò i rapporti tra Regno d'Italia e Chiesa cattolica per 59 anni. Dopo lunghe trattative diplomatiche, la Questione fu risolta l'11 febbraio 1929, quando i due Alti Contraenti firmarono i Patti Lateranensi, con i quali si riconobbero reciprocamente il carattere di indipendenza e di sovranità.

    I Patti consistono in:

    * un concordato sui reciproci rapporti.
    * un trattato, con allegata una convenzione finanziaria.

    Per l'appunto il trattato lateranense è l'atto istitutivo dello Stato della Città del Vaticano, con il quale l'Italia riconosce al Papa la piena sovranità e indipendenza sulla sola ed esclusiva parte del territorio della città di Roma compreso nella cerchia delle Mura Leonine, oltre che sulla Piazza San Pietro. Questo territorio, pur estremamente ridotto, è riconosciuto a livello internazionale e assicura così l'indipendenza politico-economica della Santa Sede.

    « L'Italia riconosce alla S. Sede la piena proprietà e la esclusiva potestà e giurisdizione sovrana sul Vaticano, come è attualmente costituito, con tutte le sue pertinenze e dotazioni, creando per tal modo la Città del Vaticano, per gli speciali fini e con le modalità di cui al presente trattato [...] »

    (Patti lateranensi, 11 febbraio 1929)

     
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  3. malimalu
     
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    BUON GIORNO ISOLA...A..TUTTI..GLI ISOLANI.......B.DOMENICA ..SONO DI FRETTA HO FATTO TARDI......CI SENTIAMO NEL POMERIGGIO.......KISSSSS..B.PRANZO CIAO RINGO LOVE GABRY LUSSY :wub:
     
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  4. zara67
     
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    CITAZIONE (ringo47 @ 14/3/2010, 11:20)
    CITAZIONE (Lussy60 @ 14/3/2010, 11:13)
    UN CARO ...AMICO CHE..HO..AMATO TANTO..PER ME...IL SIMBOLO DI QUESTA CITTA'.....CIAO CARO...DOLCE..KAROL ..VEGLIA SU DI NOI....image

    Daccordissimo con te Lussy, anche se polacco, è sempre stato nel cuore dei romani considerandolo uno di loro e poi, bhè ho avuto il privilegio di aver organizzato il servizio per il venerdì santo per la Via Crucis al Colosseo per oltre 25 anni. L'ho amato tanto

    IO CREDO CHE QUESTO PAPA SIA STAT NEL CUORE DI TUTTI GLI ITALIANI NON SOLO ROMANI CON IL SUO AMORE HA SAPUTO FARE GRANDI COSE NE CONSERVO UN RICORDO DOLCISSIOMO E STATO MOLTO AMATO
     
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  5. ringo47
     
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    De Gregori - per le strade di Roma

    C'è adrenalina nell'aria
    Carne fresca che gira
    Polvere sulla strada
    E gente che se la tira
    E a tocchi a tocchi una campana suona
    Per i gabbiani che calano sulla Magliana
    E spunta il sole sui terrazzi della Tiburtina
    E tutto si arroventa e tutto fuma
    Per le strade di Roma

    Ci sono facce nuove
    E lingue da imparare
    Vino da bere subito
    E pane da non buttare
    E musica che arriva da chissà dove
    E donne da guardare
    Posti dove nascondersi e case da occupare
    Che sono arrivati i Turchi all'Argentina
    E c'è chi arriva presto e chi è arrivato prima
    Per le strade di Roma

    E c'è un tempo per vendere
    E un tempo per amare
    E c'è uno stile di vita
    E un certo modo di non sembrare
    Quando la notte scende
    E il buio diventa brina
    E uomini ed animali cambiano zona
    Lucciole sulla Salaria e zoccole in via Frattina
    E tutto si consuma e tutto si combina
    Per le strade di Roma

    E a tocchi a tocchi una campana suona
    Per i ragazzi che escono dalla scuola
    E sognano di fare il politico o l'attore
    E guardano il presente senza stupore
    Ed il futuro intanto passa e non perdona
    E gira come un ladro
    Per le strade di Roma



    Edited by loveoverall - 24/1/2011, 10:53
     
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    CITAZIONE (malimalu @ 14/3/2010, 11:28)
    BUON GIORNO ISOLA...A..TUTTI..GLI ISOLANI.......B.DOMENICA ..SONO DI FRETTA HO FATTO TARDI......CI SENTIAMO NEL POMERIGGIO.......KISSSSS..B.PRANZO CIAO RINGO LOVE GABRY LUSSY :wub:

    Ciao Mali ... Buongiorno e Buona Domenica amica mia ... TI ABBRACCIO FORTISSIMOOOOOOOOOOOOOOOO!!!

     
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    CLAUDIO ..... E A TUTTI GLI AMICI ISOLANI.......
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    A TUTTI VOI .....DA FABRY E GIULY...... :wub: :wub: :wub:
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    Ciao Mali, buona domanica

     
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    image buona domenica sorellone mio e a tutti isolani..ave roma..
     
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  10. ringo47
     
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    Buona domanica Giuly e Fabry smak
     
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    CITAZIONE (zara67 @ 14/3/2010, 11:29)
    CITAZIONE (ringo47 @ 14/3/2010, 11:20)
    Daccordissimo con te Lussy, anche se polacco, è sempre stato nel cuore dei romani considerandolo uno di loro e poi, bhè ho avuto il privilegio di aver organizzato il servizio per il venerdì santo per la Via Crucis al Colosseo per oltre 25 anni. L'ho amato tanto

    IO CREDO CHE QUESTO PAPA SIA STAT NEL CUORE DI TUTTI GLI ITALIANI NON SOLO ROMANI CON IL SUO AMORE HA SAPUTO FARE GRANDI COSE NE CONSERVO UN RICORDO DOLCISSIOMO E STATO MOLTO AMATO


    Certo Zara ... è stato un uomo che ha fatto riportare nel cuore della gente l'amore verso la religione ... parlavo della città, Roma, che si è letteralmente paralizzata di fronte a questa perdita e, credimi, il fatto è assolutamente eccezionale ... come non ricordare quella volta che, in un'udienza, disse delle parole in romanesco ... era il suo modo di dire sono uno di voi ...



    CITAZIONE (giufab62 @ 14/3/2010, 11:34)
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    CLAUDIO ..... E A TUTTI GLI AMICI ISOLANI.......
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    A TUTTI VOI .....DA FABRY E GIULY...... :wub: :wub: :wub:
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    CIAOOOOOOOOOOOO ... FABRY, GIULY ... BUONGIORNO E BUONA DOMENICAAAAAAAAAAAAAAA!!! UN ABBRACCIO FORTISSIMO E UN BACIONE ENORMEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE AMICI MIEIIIIIIIIIIII!!!



    ... mi riferivo a questo ...




    Edited by loveoverall - 24/1/2011, 10:55
     
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    CITAZIONE (Lussy60 @ 14/3/2010, 11:13)
    UN CARO ...AMICO CHE..HO..AMATO TANTO..PER ME...IL SIMBOLO DI QUESTA CITTA'.....CIAO CARO...DOLCE..KAROL ..VEGLIA SU DI NOI....image

    Un uomo con la grande carisma..che ha toccato l'anima di tutti popoli e le religioni..grazie!
     
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    Le origini del nome

    Il termine Vaticano deriva, secondo alcune fonti – tra cui l'autore latino Aulo Gellio – dal nome di un'antica divinità romana, Vaticanus; altri sostengono una sua derivazione dal verbo latino vaticinor, in italiano "predire", supponendo che nella zona vi fossero diversi oracoli (luoghi di preghiera e predizioni del futuro). Sesto Pompeo Festo, infatti, affermò che si trattava di un luogo di riunione per alcuni indovini etruschi. Plinio il Vecchio raccontò dell'esistenza sul colle di un leccio, creduto il più antico della città di Roma, al quale si attribuivano poteri magici e sul cui tronco era affisso un cartello bronzeo, sul quale erano impresse alcune lettere etrusche.

    Basilica di San Pietro

    è una basilica cattolica della Città del Vaticano, posta a coronamento della monumentale Piazza San Pietro.
    È la maggiore delle basiliche papali, spesso descritta come la più grande chiesa del mondo e centro del cattolicesimo. Non è tuttavia la chiesa cattedrale della diocesi di Roma poiché tale titolo spetta alla basilica di San Giovanni in Laterano. La basilica di San Pietro è la sede delle principali manifestazioni del culto cattolico ed è perciò in solenne funzione in occasione delle celebrazioni per il Natale, la Pasqua ed i riti della Settimana Santa, la proclamazione dei nuovi papi e le esequie di quelli defunti, l'apertura e la chiusura dei giubilei. Sotto il pontificato di Pio IX ospitò le sedute del Concilio Vaticano I e sotto papa Giovanni XXIII e Paolo VI quelle del Concilio Vaticano II.

    Storia

    La costruzione dell'attuale basilica di San Pietro fu iniziata il 18 aprile 1506 sotto papa Giulio II e si concluse nel 1626, durante il pontificato di papa Urbano VIII, mentre la sistemazione della piazza antistante si concluse solo nel 1667. Si tratta tuttavia di una ricostruzione, dato che nello stesso sito, prima dell'odierna basilica, ne sorgeva un'altra risalente al IV secolo, fatta costruire dall'imperatore romano Costantino I nel luogo in cui si apriva il circo di Nerone e dove la tradizione vuole che san Pietro, uno degli apostoli di Gesù, fosse stato sepolto dopo la sua crocifissione. Oggi possiamo solo immaginare l'imponenza di questo edificio, immortalata solo in alcune raffigurazioni artistiche: l'impianto, arricchito nel corso dei secoli con preziose opere d'arte, era suddiviso in cinque navate e presentava analogie con quello della basilica di San Paolo fuori le mura, aveva 120 altari di cui 27 dedicati alla Madonna.

    L'interno

    L’atrio (corrispondente all’antico portico delle basiliche paleocristiane) è considerato uno dei lavori più pregevoli di Carlo Maderno e fu realizzato fra il 1608 e il 1612. Il portale centrale, opera dello scultore fiorentino Antonio Averulino detto il Filarete, è datato 1455 e fu ricollocato qui dall’antica chiesa costantiniana: vi sono rappresentati, tra gli altri, San Pietro e San Paolo, e in basso, i loro martiri.
    A destra è la Porta Santa, realizzata in bronzo dallo scultore Vico Consorti nel 1950: essa si apre e si chiude alla presenza del Papa durante ogni Giubileo. Sul fondo nel vestibolo sinistro si trova il monumento equestre di Carlo Magno, opera di Agostino Cornacchini (1725), nel vestibolo destro si trova invece la statua dell’imperatore Costantino a cavallo, eseguita dal Bernini nel 1670. La struttura a croce latina dell’interno si deve all’intervento del Maderno che a partire dagli inizi del 1600 portò a termine la costruzione della Basilica e realizzò le tre campate della navata centrale e le due navate laterali, formando un insieme unitario con il nucleo michelangiolesco dell’ottagono centrale. È uno spazio grandioso, immenso, decorato con una grande quantità di stucchi, mosaici e statue dall’impronta prettamente barocca, nel quale il visitatore prova quasi un senso di smarrimento; occorre forse fermarsi qualche momento per abituarsi alla sua dimensione che si può focalizzare confrontando l’altezza delle persone con quella delle "acquasantiere" e dei putti che le sostengono. La chiesa è lunga 187 metri, larga a livello delle navate laterali 58 metri e 140 metri a livello del transetto; l’altezza massima della volta nella navata centrale è di 46 metri (come un palazzo di 15 piani!).
    Per la visita si consiglia di percorrere lo spazio centrale fino al punto in cui sul pavimento sono segnate le lunghezze delle più grandi chiese del mondo; poi di tornare alla navata laterale vicino alla porta d’ingresso.
    La navata centrale è scandita da poderosi pilastri con alte lesene scanalate e rudentate (=la parte inferiore delle scanalature è piena), entro le quali si aprono nicchie contenenti 39 figure di Santi fondatori degli Ordini e Congregazioni religiose; il soffitto è decorato con stucchi dorati eseguiti nel 1780 sotto Pio VI. Nella navata di destra, guardando l’altare, numerose sono le opere di grande valore artistico e religioso insieme. Nella prima cappella, protetta da uno spesso cristallo, è la Pietà, capolavoro giovanile di Michelangelo, eseguita nel 1499 quando l’artista aveva appena 24 anni: la Madonna con il volto giovanile e dolcissimo, quasi rassegnata di fronte al destino, tiene in grembo il Cristo morto, dal corpo mollemente abbandonato; l’articolato panneggio della veste e del velo lasciano tuttavia trasparire una straordinaria forza, che è fisica e morale insieme, cui si contrappongono i raffinati lineamenti del volto ancora tutto quattrocentesco; l’opera è l’unica firmata dall’artista sulla cintura.



    CITAZIONE (ginakarlo @ 14/3/2010, 11:34)
    image buona domenica sorellone mio e a tutti isolani..ave roma..

    Ciao Gina ... sorellona mia BUONGIORNO E BUONA DOMENICA ... TI ABBRACCIO FORTISSIMOOOOOOOOOOOOO!!!



    Interno della basilica di San Pietro

    Il portico

    Varcato il cancello centrale, si accede ad un portico che si estende per tutta la larghezza della facciata e sul quale si aprono i cinque accessi alla basilica. L'atrio è fiancheggiato da due statue equestri: Carlo Magno, a sinistra, di Agostino Cornacchini (1725, n. 2) e, sul lato opposto, Costantino, creata dal Bernini nel 1670 e che sottolinea l'ingresso ai Palazzi Vaticani attraverso la Scala Regia (n. 8). Alcuni stucchi arricchiscono tutta la volta sovrastante, ideati da Martino Ferrabosco ma realizzati da Ambrogio Buonvicino, a cui appartengono anche le trentadue statue di papi collocate ai lati delle lunette. Sulla parete sopra l'accesso principale alla basilica è riportato un importante frammento del mosaico della Navicella degli Apostoli, eseguito da Giotto per la primitiva basilica e collocato nell'attuale sede solo nel 1674 (n. 1).

    Statua equestre di Carlo Magno, Agostino Cornacchini (1725)

    Le porte

    Per entrare nella basilica, oltrepassata la facciata principale, vi sono cinque porte. La porta all'estrema sinistra è stata realizzata da Giacomo Manzù nel 1964, ed è nota come Porta della Morte (n. 3): venne commissionata da Giovanni XXIII e prende questo nome poiché da questa porta escono i cortei funebri dei Pontefici.[20] È strutturata in quattro riquadri; nel principale vi è la raffigurazione della deposizione di Cristo e della assunzione al cielo di Maria. Nel secondo sono rappresentati i simboli della Eucarestia: pane e vino, richiamati simbolicamente da tralci di vite e da spighe tagliate. Nel terzo riquadro viene richiamato il tema della morte. Sono raffigurati l'uccisione di Abele, la morte di Giuseppe, il martirio di san Pietro, la morte dello stesso Giovanni XXIII che non visse abbastanza per vederla (in un angolo è richiamata l'enciclica "Pacem in Terris"), la morte in esilio di Gregorio VII e sei animali nell'atto della morte. Dal lato interno alla basilica vi è l'impronta della mano dello scultore e un momento del Concilio Vaticano II, quello in cui il cardinale Rugambwa, primo cardinale africano, rende omaggio al papa. Segue la Porta del Bene e del Male (n. 4), opera di Luciano Minguzzi che vi ha lavorato dal 1970 al 1977. La Porta Centrale, o Porta del Filarete (n. 5), fu ordinata da papa Eugenio IV ad Antonio Averulino detto appunto il Filarete e venne eseguita tra il 1439 e il 1445 per l'accesso alla basilica costantiniana. È realizzata in due battenti di bronzo e ogni battente è diviso in tre riquadri sovrapposti. Nei riquadri in alto sono rappresentati a sinistra Cristo in trono a destra Madonna in trono; nei riquadri centrali sono rappresentati san Pietro e san Paolo, il primo mentre consegna le chiavi a papa Eugenio IV, il secondo rappresentato con la spada e un vaso di fiori. I riquadri inferiori rappresentano il martirio dei due santi. A sinistra la decapitazione di san Paolo, a destra la crocifissione capovolta di san Pietro. I riquadri sono incorniciati da girali animati con profili di imperatori e nell'intercapedine fra questi vi sono fregi con episodi del pontificato di Eugenio IV. Dal lato interno vi è la insolita firma dell'artista. Questo ha rappresentato i suoi allievi al seguito di un mulo che lui stesso cavalca. A destra rispetto alla precedente si trova la Porta dei Sacramenti (n. 6). È stata realizzata da Venanzo Crocetti ed inaugurata da papa Paolo VI il 12 settembre 1965. Sulla porta è rappresentato un angelo che annuncia i sette sacramenti.
    La porta più a destra è la Porta Santa (n. 7) realizzata in bronzo da Vico Consorti nel 1950 e donata a papa Pio XII. Nelle sedici formelle che la costituiscono si può vedere lo stesso Pio XII e la bolla di Bonifacio VIII che indisse il primo Giubileo nel 1300. Al di sopra sono presenti alcune iscrizioni: PAVLVS V PONT MAX ANNO XIII, mentre quella appena sopra la porta recita GREGORIVS XIII PONT MAX. In mezzo a queste due scritte sono presenti alcune lastre che commemorano le recenti aperture.

    L'atrio con la Porta del Filarete

    La Porta Santa

     
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    La navata principale

    L'immenso spazio interno è articolato in tre navate per mezzo di robusti pilastri sui quali si aprono grandi archi a tutto sesto. La navata centrale, lunga 187 metri (la scritta all'ingresso riporta 837 P.R. che sta per palmi romani) ed alta circa 45 metri, è coperta da una un'ampia volta a botte e culmina, dietro al colossale Baldacchino di San Pietro, nella monumentale Cattedra. Particolarmente ricercato è il disegno del pavimento marmoreo, in cui sono presenti elementi provenienti dalla precedente basilica, come il disco in porfido rosso egiziano sul quale si inginocchiò Carlo Magno il giorno della sua incoronazione. Diecimila metri quadrati di mosaici rivestono poi le superfici interne e si devono all'opera di numerosi artisti che operarono soprattutto tra il Seicento e il Settecento, come Pietro da Cortona, Giovanni De Vecchi, Cavalier d'Arpino e Francesco Trevisani. Fino all'intersezione col transetto, nelle nicchie ricavate nei pilastri posti sulla destra dell'ingresso, si trovano le statue di: Santa Teresa di Gesù (1754), Santa Maddalena Sofia Barat (1934), San Vincenzo de' Paoli (di Pietro Bracci, 1754), San Giovanni Eudes (1932), San Filippo Neri (1737), San Giovanni Battista de La Salle (1904), l'antica statua bronzea di San Pietro (Arnolfo di Cambio) e San Giovanni Bosco (1936). Sui pilastri di sinistra: San Pietro d'Alcántara (1713), Santa Lucia Filippini (1949), San Camillo de Lellis (1753), San Luigi Maria Grignion de Montfort (1948), Sant'Ignazio di Loyola (1733, di Camillo Rusconi), Sant'Antonio Maria Zaccaria (1909), San Francesco di Paola (1732) e San Pietro Fourier (1899).

    Baldacchino di San Pietro

    Il Baldacchino di San Pietro è un monumentale impianto architettonico barocco all'interno della basilica di San Pietro in Vaticano, ideato per segnare il luogo del sepolcro del santo, inserendosi sullo spazio semicircolare della confessione. Fu realizzato da Gian Lorenzo Bernini tra il luglio 1624 e il 1633. L'incarico di realizzarlo fu la prima grande commissione pubblica che l'artista ottenne in seguito all'elezione di papa Urbano VIII nel 1623; l'opera venne inaugurata il 28 giugno 1633 dallo stesso papa.

    Cattedra di San Pietro

    (in latino Cathedra Petri)

    è un trono ligneo del IX secolo, che la leggenda medievale identifica con la cattedra vescovile appartenuta a San Pietro in quanto primo vescovo di Roma e papa. Attualmente viene conservato come reliquia nella Basilica di San Pietro in Vaticano all'interno di una grandiosa composizione barocca, progettata da Gian Lorenzo Bernini e realizzata fra il 1656 e il 1665.
    Una copia della cattedra di legno si trova inoltre esposta nel Museo Storico Artistico – Tesoro di San Pietro, con ingresso dall'interno della basilica. Il nome "cattedra" deriva dal termine latino cathedra, che indica la cattedra vescovile (il seggio sul quale siede il vescovo).

    La colomba dello Spirito Santo nel finestrone che sormonta il trono



    La navata destra

    Nella prima cappella a destra (n. 9) è collocata la celebre Pietà di Michelangelo, opera degli anni giovanili del maestro (1499) e che colpisce per l'armonia e il candore delle superfici; la scultura è protetta da una teca di cristallo a seguito dei danneggiamenti subiti nel 1972, quando un folle vi si avventò contro, colpendola in più punti con un martello. Oltrepassati il monumento a Leone XII (1835-36) e il seicentesco monumento a Cristina di Svezia, rispettivamente di Giuseppe de Fabris e Carlo Fontana (n. 10, 11), segue quindi la Cappella di San Sebastiano (n. 13), ove è collocato il grande mosaico del Martirio di San Sebastiano, realizzato sulla base di un dipinto del Domenichino da Pier Paolo Cristofari; nella cappella, coperta da una volta decorata con mosaici di Pietro da Cortona, sono conservati anche i monumenti realizzati nel corso del Novecento per Pio XI e Pio XII (n. 12, 14). Procedendo oltre, si trovano i monumenti a Innocenzo XII (di Filippo della Valle, 1746, n. 15) e a Matilde di Canossa (di Gian Lorenzo Bernini, 1633-37, n. 16), che precedono l'ingresso alla Cappella del Santissimo Sacramento (n. 17), schermata da una cancellata ideata da Francesco Borromini. La cappella fu progettata da Carlo Maderno per raccordare la basilica michelangiolesca con il corpo longitudinale seicentesco. All'esterno, la cappella, caratterizzata da un soffitto più basso rispetto al corpo della basilica, è chiusa da un alto attico, così da celare, ad una vista dal basso, la differenza di quota della copertura. Due monumenti, rispettivamente a Gregorio XIII (Camillo Rusconi, 1723, n. 18) e a Gregorio XIV (n. 19), chiudono la navata destra prima dell'ambulacro che corre intorno alla cupola.

    La Pietà di Michelagelo

    nasce su un blocco di marmo scelto personalmente nelle cave di Carrara, dove l'artista rappresenta le figure isolate della Vergine Maria che tiene in grembo il corpo di Cristo appena deposto dalla croce. Alta 1.74cm, la Pietà di Michelangelo presenta forti particolari anatomici e nelle finiture dei panneggi, con effetti di traslucido accentuati dal modo in cui la luce sembra carezzare le superfici marmoree. Una delle cose che maggiormente sorprende nella scultura è l'aspetto estremamente giovanile che l'artista volle dare al volto della Vergine Maria; questa scelta, vivamente criticata dai contemporanei, trova giustificazione nel carattere astratto della composizione. Si racconta che Michelangelo, non solito a firmare le proprie opere, dopo aver casualmente sentito alcuni visitatori lombardi dire che la Pietà era opera di Gobbo di Milano, sia entrato la notte stessa nella Basilica di San Pietro, ed abbia inciso sull'opera la scritta: "Angelus Bonarotus Florentinus Faciebat".

    Interpretazioni

    Il fatto che la Madonna abbia un volto molto giovane ha suscitato non poco scalpore all'epoca e ha lasciato spazio a diverse interpretazioni, una delle quali è suggerita dalle parole dello stesso Michelangelo al suo biografo Ascanio Condivi: "La castità, la santità e l'incorruzione preservano la giovinezza". Michelangelo inoltre non vuole rappresentare la scena con lo scopo di narrare un episodio (la morte di Cristo) ma è principalmente interessato all'aspetto simbolico della totalità: Maria è rappresentata giovane come quando concepì Cristo, e con il gesto dimostrativo della mano sinistra pare dire al fedele che ciò che aveva previsto (la morte di suo figlio) si è avverato.

    L'assalto vandalico

    Il 21 maggio 1972 un geologo australiano di origini ungheresi di 34 anni, Laszlo Toth – eludendo la sorveglianza vaticana – riuscì a colpire con un martello l'opera Michelangelo per quindici volte in un tempo di quindici minuti, al grido di I Am Jesus Christ, risen from the dead! ("Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte!"), prima che fosse afferrato e reso inoffensivo. Riconosciuto infermo di mente, fu tenuto in un manicomio italiano per un anno e poi rispedito in Australia, dove se ne persero le tracce. La Pietà subì dei danni molto seri, ma per fortuna non irreparabili: i colpi di martello avevano danneggiato la Vergine, staccandone il braccio e frantumando il gomito, mentre sul volto il naso era stato quasi distrutto, come anche le palpebre. Il restauro – a base di colla e polvere di marmo – fu eseguito alla perfezione nei laboratori vaticani sotto la direzione di Deoclecio Redig de Campos e l'opera – protetta da una speciale parete di cristallo – continua ad essere esposta pubblicamente nella Basilica di San Pietro.



    La navata sinistra

    La navata si apre con la Cappella del Battesimo (n. 71), progetta da Carlo Fontana e decorata con mosaici del Baciccio completati poi da Francesco Trevisani; il mosaico che troneggia dietro l'altare fu composto ad imitazione di un dipinto di Carlo Maratta, ora collocato nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Subito oltre è situata la tomba di Maria Clementina Sobieski (Pietro Bracci, 1742, n. 70) e quindi il Monumento agli Stuart (Antonio Canova, 1829, n. 69). Nell'adiacente Cappella della Presentazione (n. 67) è conservato il corpo di Pio X, mentre lungo le pareti sono sistemati i monumenti a Giovanni XXIII e Benedetto XV, realizzati nel corso del XX secolo (rispettivamente n. 66 e 68). Nello spazio delimitato dal pilastro della navata si trovano quindi il monumento a Pio X (1923, n. 65) e la tomba di Innocenzo VIII (n. 64), eseguita da Antonio Pollaiolo (XV secolo). Un'altra cancellata del Borromini delimita la Cappella del Coro (n. 63), speculare proprio a quella del Santissimo Sacramento, di cui riprende anche la suddetta configurazione esterna. In corrispondenza dell'ultimo pilastro che precede l'ambulacro sono situati i monumenti a Leone XI (Alessandro Algardi, 1644, n. 61) e a papa Innocenzo XI (n. 60).

    Alessandro Algardi, tomba di Leone XI



    Planimetria



    Edited by loveoverall - 24/1/2011, 10:58
     
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  15. gheagabry
     
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    L'obelisco di Piazza San Pietro




    Intorno all’obelisco al centro di Piazza S.Pietro esiste un famoso aneddoto. Gli avvenimenti storici che ne fanno da contesto sono già di per sè straordinari, ma certamente non mancherà di affascinare il lettore l'aspetto leggendario che i cronisti hanno voluto tramandarci.



    Il grandioso obelisco che tutti oramai conoscono ornare il centro della famosa piazza ellittica proviene dall'antico Egitto ed ha più di 3200 anni. Fu fatto trasportare a Roma nel 37 d.C da una nave che, come ci racconta Plinio, fu fatta costruire appositamente, per poi posizionarlo nel circo di Caligola.

    Passarono circa 1500 anni e chiaramente lo scenario intorno all'obelisco mutò radicalmente, ma esso, considerata pure la sua enorme mole (25 metri di altezza per 350 tonnellate di peso!) rimase dove Caligola lo fece originariamente porre, anche se oramai semisepolto dall'incuria e dal corso dei secoli.



    Sin dal tempo del Papa Nicolò V (1450 circa) si voleva portare l’obelisco al centro della piazza, a circa 250 metri da dove era rimasto, ma le enormi difficoltà tecniche impedivano tale realizzazione. Solo dopo circa 150 anni, però, l’energico Papa Sisto V riuscì a portare a termine l’impresa. Tra i vari progetti presentati per lo spostamento del colosso, quello dell’architetto Domenico Fontana incontrò l’approvazione del Papa.

    Il Fontana realizzò con la massima precisione il suo progetto: eresse una vasta e robusta impalcatura intorno al monolite, lungo una sorta di strada pensile, ed infine un "castello" attorno a quella che sarebbe stata la finale collocazione (vedi figura). Il tutto con un ardito sistema di argani e carrucole. L'operazione si rivelò delicata e molto complessa, e andò avanti da aprile a settembre 1586, con l'impiego simultaneo di 44 argani, 900 operai e 140 cavalli. Per dirigere i lavori di questa enorme quantità di lavoratori, il famoso architetto si era fatto erigere un'impalcatura e da essa dava gli ordini ai suoi collaboratori, ordini che venivano trasmessi a suon di trombe e di tamburi e con segnalazioni di bandiere.

    Nella previsione delle difficoltà e dei pericoli dell’impresa, l’architetto aveva ottenuto che nel corso dei lavori piazza S.Pietro fosse completamente sbarrata, e che alla folla di curiosi fosse vietato di emettere qualsivoglia rumore e di pronunciare anche una sola parola. La pena di morte attendeva i contravventori. Racconta un cronista dell'epoca che per rendere più efficace lo strano editto fu innalzata nella piazza una forca, presidiata dal carnefice e dai suoi aiutanti.

    Qui il racconto, finora storico, si mescola con la leggenda.
    Si dice che il 10 settembre 1586 arrivò il momento finale, il più difficile, cioè il momento di issare l'obelisco sopra il basamento. Con un’azione divisa in 52 riprese si era riusciti a porlo verticalmente e a sollevarlo sulla base, quando ad un tratto gli operai si accorsero che, a causa dell’attrito, le corde minacciavano di rompersi. L’obelisco arrestò la sua ascesa. L’architetto, sgomento, non sapeva che fare. Fu allora che si levò l'urlo di un uomo tra folla, incurante dell'editto del papa: «Acqua alle corde!!!».
    Era l'urlo di un capitano di nave, di nome Bresca che, data la sua lunga pratica con l’uso delle corde, sapeva che esse sotto l’azione dell’acqua si restringono resistendo meglio al cedimento. Grazie al suo consiglio l’obelisco potè essere raddrizzato completamente e l'opera fu compiuta.

    Bresca, invece di essere ucciso, fu chiamato davanti a Sisto V ed invitato a chiedere una grazia. L'uomo, originario di Sanremo, domandò di avere il privilegio, per sè, per la sua famiglia e per i suoi discendenti, di fornire al Vaticano le palme per la cerimonia della domenica delle Palme. Il monopolio fu accordato.

    Sarà anche una leggenda quella del capitano sanremese, ma è un fatto ormai assodato che il Vaticano tiene tuttora fede all'antico patto, per cui, ancora oggi, i discendenti del capitan Bresca sono i fornitori ufficiali delle tradizionali palme intrecciate (i cosiddetti “Parmureli”, vedi figura) per il Vaticano, ed è grazie al coraggio del loro progenitore che oggi tali discendenti godono di un discreto benessere!





    Obelisco di piazza S. Pietro è posato sul dorso di 4 leoni di bronzo di P. Antichi, tra due grandiose fontane. Nel medioevo si credeva che in cima, il globo bronzeo (tolto da Sisto V), contenesse le ceneri di Cesare; oggi, in alto dov’è l’emblema bronzeo con i monti e la stella dei Chigi, è racchiusa una reliquia della S. Croce.



    Edited by loveoverall - 24/1/2011, 10:59
     
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