Posts written by loveoverall

  1. .






    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 017 (25 Aprile – 01 Maggio 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 25 Aprile 2016
    S. MARCO EVANGELISTA

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 17
    Giorni dall'inizio dell'anno: 116/250
    -------------------------------------------------
    A Roma il sole sorge alle 05:14 e tramonta alle 19:02 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 05:19 e tramonta alle 19:22 (ora solare)
    Luna: 7.24 (tram.) 22.02 (lev.)
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    San Marco evangelista, maggio alla vista.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Immagina di abbracciare l'immensità del tempo e l'universo,
    e poi paragona all'infinito quella che chiamiamo vita umana:
    vedrei come è poca cosa questa vita che desideriamo e cerchiamo di prolungare.
    (Seneca)









    RIFLESSIONI



    ... IL LEMBO DI STOFFA …
    ...Soffia il vento, a raffiche forti ed è una gioia stare lì a lasciarsi carezare e scuotere da esso. Chiuso in una tasca tira fuori un brandello di stoffa, si sdraia sul prato e si lascia cullare dalle folate generose e sferzanti allo stesso tempo del vento. Mano nella tasca e tira fuori quel brandello di stoffa. Lo apre e pian piano lo porta sulla sua guancia. Delicato gesto, emozione forte; lentamente le folate del vento spostano il lembo di stoffa avvicinandolo al suo orecchio. Lui con gli occhi socchiusi non si accorge di quel leggero spostamento. Mescolato al suono delle raffiche di vento un sibilo, poi una voce flebile. “Grazie per avermi regalato questa gioia”; sorpreso riapre gli occhi cercando intorno qualcuno che avesse proferito quelle parole. Socchiuse di nuovo gli occhi sperando in cuor suo di ascoltare di nuovo quella voce nel vento e capire chi fosse. Un’altra folata di vento, il cuore batte forte. “Non temere sono io il lembo di stoffa che hai poggiato sul tuo viso”. Incredulo apre di nuovo gli occhi e carezza con un gesto istintivo quel lembo di stoffa; “il vento ha rappresentato nel mio passato la ragione mia di vita”; “sono una parte, quella sopravvissuta al tempo ed all’uomo, di una bandiera”. La sua mente cercava di razionalizzare quanto stava accadendo ma per quanto si sforzasse non comprendeva se stesse sognando oppure stava impazzendo. “ognuno di noi ha un destino, un percorso personale da compiere. Il mio è stato quello di rappresentare con la mia presenza, col mio affrontare il vento, un concetto che riuniva e nel quale si identificavano le persone.” Una bandiera, pensò, questa voce racconta cose giuste voglio ascoltarla ancora. “ Ascolto il tuo cuore, sento che si è aperto all’ascolto. Sono una parte di una bandiera, di un simbolo che univa le persone”. Lui parlò nella sua mente, “Dimmi come mai ti trovi da sola, che fine ha fatto l’altra parte della bandiera?” ti ascolto amico mio, “sono sopravvissuta al tempo, al crollo degli ideali di molti uomini, ma il mio esistere e resistere rappresenta la certezza che niente potrà mai cancellare ciò che sono stata e soprattutto che gli uomini alla fine sanno ascoltare.” Lui restò colpito ulteriormente dalle ultime parole di quel lembo di stoffa; “Dimmi cosa vuoi dire? Il cuore degli uomini che si apre?” Una raffica ancora più forte fece agiare il lembo di stoffa sul suo orecchio, “Tu hai aperto il tuo cuore e mi stai ascoltando. All’inizio eri incredulo, il tuo cuore era chiuso anche all’evidenza. Poi hai iniziato ad ascoltarmi e ora a dialogare.” Un sorriso illuminò il suo viso, “Hai ragione, dimmi cosa posso fare per renderti felice ed ascoltare la tua voce.” “Non devi far altro che lasciare che il vento mi carezzi e la mia voce si diffonderà con esso, perché il cuore dell’uomo non ha mai smesso di attendere di ascoltare le parole che riuscissero a carezzarlo facendolo aprire all’ascolto”.Lui tornò a casa facendo una promessa “Ti porterò sempre nel mio cuore e ogni volta che sentirò il vento soffiare lascerò che esso ti carezzi rendendo felice te e tutti coloro che apriranno il cuore alla tua voce.” Si racconta di un uomo disteso su un prato che sfidava il vento con un lembo di stoffa sul suo viso e del suo sorriso splendente e di quel prato che nel tempo si riempì di uomini distesi in terra che sorridevano.” Se vuoi credere a questo racconto apri il tuo cuore vedrai che tutto sembrerà immediatamente più bello … Buon Aprile amici miei … (Claudio)






    Vento e bandiere

    La folata che alzò l'amaro aroma
    del mare alle spirali delle valli,
    e t'investì, ti scompigliò la chioma,
    groviglio breve contro il cielo pallido;

    la raffica che t'incollò la veste
    e ti modulò rapida a sua imagine,
    com'è tornata, te lontana, a queste
    pietre che sporge il monte alla voragine;

    e come spenta la furia briaca
    ritrova ora il giardino il sommesso alito
    che ti cullò, riversa sull'amaca,
    tra gli alberi, ne' tuoi voli senz'ali.

    Ahimé, non mai due volte configura
    il tempo in egual modo i grani! E scampo
    n'è: ché, se accada, insieme alla natura
    la nostra fiaba brucerà in un lampo.

    Sgorgo che non s'addoppia, - ed or fa vivo
    un gruppo di abitati che distesi
    allo sguardo sul fianco d'un declivo
    si parano di gale e di palvesi.

    Il mondo esiste... Uno stupore arresta
    il cuore che ai vaganti incubi cede,
    messaggeri del vespero: e non crede
    che gli uomini affamati hanno una festa.
    (Eugenio Montale)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Primavera …

    La violetta

    La violetta,
    che in sull'erbetta
    s'apre al mattin novella,
    tutta odorosa,
    dì, non è cosa
    tutta leggiadra e bella?
    Si certamente,
    ché dolcemente
    ella ne spira odori;
    e n'empie il petto
    di bel diletto
    col bel de' suoi colori.
    Vaga rosseggia,
    vaga biancheggia
    tra l'aure mattutine,
    pregio d'aprile
    via piu gentile;
    ma che diviene al fine'
    Alli, che in brev'ora,
    come l'aurora,
    lunge da noi sen vola,
    ecco languir,
    ecco perire
    la misera viola.
    Tu, cui bellezza
    .e giovinezza
    oggi fan si superba;
    soave pena,
    dolce catena
    di mia prigione acerba;
    deh, con quel fiore,
    consiglia il core
    sulla tua fresca etate;
    ché tanto dura
    l'alta ventura
    di questa tua beltate.
    (G. Chiabrera)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    La principessa Matilde e la corona d'oro

    C'era una volta una principessa di nome Matilde, questa principessa aveva una corona d'oro magica con tre perle blu, rosse e rosa.
    Un giorno nella camera della principessa entrò un mago malvagio che rubò la splendida corona magica della principessa Matilde.
    La principessa pianse per tutto il giorno, arrivò una fata che le disse:"Cara Matilde per riavere la tua splendida corona devi superare le tre porte della morte in cima alla montagna".
    La principessa Matilde arrivò in cima alla montagna e per superare la prima porta doveva saltare sulla pancia dei coccodrilli che vivevano in un freddo e gelido lago.
    Matilde ci riuscì e vide la seconda porta, ma per superarla doveva mettere dentro le sue scarpette venti piccoli sassi e salire mille scalini.
    Finalmente Matilde arrivò all'ultima porta e vide la sua corona, ma purtroppo doveva dare da mangiare all'orso feroce.
    Matilde arrivò al suo traguardo e vide la sua luccicante corona su un cuscino azzurro.
    A un certo punto il mago la allontanò dalla sua bellissima corona, ma la principessa vide un libro magico che conteneva incantesimi per sconfiggere i più egoisti e cattivi, la principessa pronunciò la formula e una abbagliante luce di mille colori avvolse il mago che scomparve dicendo alla principessa :" Un giorno mi riprenderò la corona".
    Così la principessa tornò al castello accolta dagli applausi del suo popolo e regnò con la sua splendida corona per sempre con un bellissimo principe al suo fianco.

    (Francesca 9 anni)



    ATTUALITA’


    Scoperta una luna' di carbone' intorno a un pianeta nano.

    Orbita intorno a Makemake, ai confini del Sistema Solare. Scoperta una luna 'di carbone' attorno a Makemake, uno dei cinque pianeti nani del Sistema Solare. Le immagini scattate dal telescopio spaziale Hubble indicano che la piccola luna, chiamata Mk2, ha un diametro di 160 chilometri e appare scura come il carbone. L'ha scoperta Alex Parker, del Southwest Research Institute di Boulder in Colorado, e l'ha descritta sulla rivista Minor Planet Electronic Circular, pubblicata dall'Unione Astronomica Internazionale (Iau).

    Scoperto nel 2005, Makemake è un piccolo mondo ghiacciato che si trova nell'estrema periferia del Sistema Solare, in un'orbita ancora più lontana di quella di Plutone. Makemake, che deve il suo nome a quella che secondo la mitologia dell'Isola di Pasqua fu la divinità che creò l'umanità, è il terzo più grande dei pianeti nani. E' poco più piccolo di Plutone e Eris.

    Le recenti foto scattate da Hubble hanno permesso di vedere per la prima volta la presenza di un piccolo oggetto, finora sfuggito a tutte le osservazioni, in orbita attorno al mini pianeta. Secondo i primi dati, la luna avrebbe un diametro di 160 chilometri e un'orbita di 12 giorni e alla distanza di 21.000 chilometri da Makemake.

    La debole luminosità della luna, ben 1.300 volte più scura di Makemake, sarebbe dovuta alla sua scarsa forza di gravità, che non le permetterebbe di trattenere le particelle di ghiaccio. Di conseguenza queste ultime sublimano, passando dallo stato solido al gassoso, quando la luce solare è più intensa. Secondo gli astronomi Mk2 avrebbe quindi un aspetto molto simile alle comete scure che orbitano nelle cosiddetta fascia di Kuiper.
    (Ansa)





    Ha un volto l'Uomo di Altamura, presentata ricostruzione.

    Paleo-artisti olandesi svelano faccia dell'uomo di Neanderthal. Un corpo tarchiato, il bacino largo, una statura non elevata - circa 1 metro e 65 cm - la fronte sporgente, il cranio allungato posteriormente, il naso molto grande, anch'esso forse dovuto ad un adattamento alla penultima glaciazione: è l'Uomo di Altamura che da oggi ha un volto.

    Lo scheletro dell'antico Neanderthal ritrovato nella grotta di Lamalunga è stato infatti ricostruito a grandezza naturale dai paleo-artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis, fra i più qualificati al mondo in ricostruzioni paleoantropologiche. La ricostruzione iperrealistica, con tanto di capelli lunghi, baffi e barba incolta, è stata presentata in un incontro con i giornalisti, ad Altamura.

    "La ricostruzione è totalmente ispirata alle informazioni raccolte finora dagli scienziati. Siamo solo all'inizio di un percorso", ha detto il paleoantropologo Giorgio Manzi della Sapienza Università Roma, che con il prof.David Caramelli Università di Firenze, coordina le ricerche sul mistero dello scheletro fossile scoperto da speleologi nel 1993 e ancora incastrato nella roccia.

    Il progetto della ricostruzione voluto dal Comune di Altamura e gestito in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Puglia - ha detto il sindaco, Giacinto Forte - rappresenta una "anteprima della Rete museale Uomo di Altamura, di prossima inaugurazione". L'operazione di ricostruzione iperrealistica dell'Uomo di Altamura, che si è avvalsa di tutti i dati raccolti dai ricercatori in 5-6 anni di lavoro e dalla Soprintendenza Archeologica della Puglia, è costata circa 80-90mila euro ed ha impegnato i due esperti paleo-artisti olandesi per diversi mesi. Quello di Altamura è forse il più antico Neanderthal del mondo scoperto finora, vissuto circa 150mila anni fa.

    "Gli artisti - sottolinea il prof.Manzi - lo hanno rappresentato così, con una espressione che rivela quasi un ghigno, quasi voglia dirci 'sto aspettando che mi venite a liberare dalla mia prigione di calcare'". "E' una ricostruzione - aggiunge Manzi - straordinaria, molto suggestiva. Ma non significa che questo Neanderthal lo abbiamo capito totalmente. Lo scheletro, questo reperto di straordinaria importanza, deve ancora dirci tante cose".

    Nel corso dell'incontro è stata anche mostrata la ricostruzione 3D del cranio dell'Uomo di Altamura, estratto virtualmente dal suo scrigno carsico nell'ambito dello stesso progetto di ricostruzione. Un primo e unico frammento dello scheletro, estratto fisicamente nel 2009 da una scapola, ha consentito di raccogliere dati sul Dna, quantificare alcuni aspetti sulla morfologia e risalire ad una data: è stato così possibile collocare cronologicamente l'Uomo di Altamura in un intervallo finale del Pleistocene Medio compreso tra i 172 e i 130mila anni. ‬
    (Ansa)





    Il clima sconvolto 53 milioni di anni fa.

    Impennata di CO2 e temperature 14 gradi sopra la media. Le alte concentrazioni di anidride carbonica sono state all'origine del drammatico cambiamento climatico avvenuto fra i 53 e 34 milioni di anni fa, nell'epoca dell'Eocene, con una temperatura di 14 gradi superiore a quella attuale. Lo hanno scoperto i ricercatori dell'università di Southampton grazie alle testimonianze conservate nei resti fossili dei microrganismi che allora popolavano gli oceani.

    Pubblicata sulla rivista Nature e coordinata da Eleni Anagnostou, la ricerca è importante sia per comprendere il clima del passato sia per prevedere quello futuro. Analizzando gli antichi sedimenti oceanici e i livelli di CO2 tuttora presenti, i ricercatori hanno confermato l'ipotesi che l'anidride carbonica ha causato l'estremo riscaldamento in quell'epoca remota. Quando i livelli si sono ridotti è avvenuto un raffreddamento che ha portato alla formazione delle attuali calotte polari.

    ''Non possiamo misurare direttamente le concentrazioni di CO2 di un tempo così lontano, ma dobbiamo affidarci in via indiretta a ciò che rimane negli attuali resti geologici", precisa Anagnostou. "In questo caso - prosegue - abbiamo usato la composizione chimica dei fossili di plancton rimasti nei sedimenti per ricostruire gli antichi livelli di anidride carbonica''.

    I fossili, chiamati foraminiferi, erano minuscole creature marine che vivevano vicino la superficie dell'oceano nel'Eoceno. Le loro conchiglie hanno 'catturato' la composizione chimica dell'acqua marina in cui vivevano. ''La sensibilità del clima alla CO2, che ha portato al riscaldamento nell'Eocene - aggiunge Gavin Foster, coautore dello studio - è simile a quella prevista dall'Ipcc (Intergovernamental Panel on climate change) per il nostro futuro''.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Sole alto




    locandina


    Un film di Dalibor Matanic. Con Tihana Lazovic, Goran Markovic, Nives Ivankovic, Mira Banjac, Slavko Sobin.


    Un lavoro sincero, che guarda oltre la guerra dei Balcani e si iscrive nel ristretto gruppo di opere che hanno colto nel profondo lo specifico del conflitto.
    Giancarlo Zappoli


    1991. Jelena e Ivan si amano stanno per lasciare i paesi in cui vivono per trasferirsi a Zagabria. Ma lei è serba e lui croato e i primi segnali dell'esplodere dell'odio etnico non aiutano questo loro progetto. 2001. Dopo il conflitto la giovane serba Nataša torna con la madre nella casa in cui avevano vissuto e in cui la guerra ha lasciato profonde ferite che segnano anche gli animi. Ante, croato, accetta di lavorare nell'edificio per riattarlo ma la ragazza non sopporta la sua presenza. 2011. Luka, croato, torna al paese in occasione di una festa dopo una lunga assenza. Va a trovare i genitori che non vede da tempo ma, soprattutto, decide di recarsi a casa di Marija, serba con la quale ha avuto molto di più di una relazione.
    Sembra appartenere ad un lontano passato il conflitto che ha insanguinato i Balcani tanto che le generazioni più giovani spesso ne sanno poco se non addirittura nulla. È a loro in particolare che si rivolge Dalibor Matanic con questo film che si inscrive, senza ombra di dubbio, nel ristretto gruppo di opere che hanno saputo cogliere nel profondo lo specifico del conflitto che tra il 1991 e il 1995 insanguinò in maniera orribile l'ex Jugoslavia ma anche, e questo è il suo straordinario pregio, le dinamiche che sono proprie di ogni guerra civile. Lo fa attraverso tre storie in cui il rapporto amoroso diviene cartina al tornasole per evidenziare la sofferenza ma anche la possibilità di una speranza che tragga origine dall'accettazione dell'altro visto come persona e non come appartenente a questa o quella etnia o a questo o quello schieramento politico.
    Si potrebbe lecitamente pensare ad un archetipo narrativo classico, a un Romeo e Giulietta rivisitati nella contemporaneità ma non è così. Perche Matanic ha conosciuto sulla sua pelle la realtà che porta sullo schermo ed era pienamente consapevole del fatto che, nei Balcani, il film avrebbe potuto avere un'accoglienza contrastata perché i lutti non sono stati dimenticati e non tutte le ferite si sono rimarginate. Ma proprio perché questo film guarda oltre ha il coraggio di ricordarci, in un periodo in cui l'intolleranza sembra tornare a dominare le dinamiche mondiali, che si può guardare alla realtà in modo diverso. Lo fa con una scelta anche cinematograficamente non facile. Perché sceglie gli stessi due straordinari giovani interpreti per tutte e tre le storie costringendo lo spettatore a pensarli come diversi (con un diverso passato, con differenti modi di guardare al presente e al futuro in periodi cronologicamente ben distinti). Al contempo però ci chiede anche di pensarli 'uguali', uguali a milioni di ragazzi e ragazze che vivono o hanno vissuto in situazioni di conflitto in cui chi preferisce odiare pensa di semplificare la vita appiccicando ad ognuno un etichetta che lo renda immediatamente riconoscibile come amico o nemico e su questa base (e solo su questa) decidere se eliminarlo o affiancarglisi.
    Matanic non ci propone un embrassons nous retorico o quantomeno utopico. Conosce il prezzo che tutti debbono pagare prima, durante e dopo un conflitto ma pensa anche che sia possibile andare oltre pur non dimenticando il passato. Per fare questo è necessario che la luce sia allo zenit, che il sole sia alto, nonostante tutte le nubi che lo possono nascondere alla vista della società e dei singoli.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    «Sorella cara, so che è un vecchio luogo comune,
    ma è vero..
    La prima vittima della guerra è sempre la verità. […]»


    Il caso Jane Eyre

    di Jasper Fforde



    C’è un 1985 diverso: i libri sono il bene più prezioso, il tempo tende a flettersi all’improvviso e i confini tra realtà e fantasia sono molto morbidi.
    È il mondo di Thursday Next, trentaseienne dolce e coraggiosa, di professione Detective Letteraria.
    Thursday ha le sue ombre: non riesce a dimenticare il fratello Anton, caduto in Crimea (dove la guerra non è mai finita) e rimpiange un amore perduto. Ma è una donna piena di risorse. Fa bene il suo lavoro; la rallegrano gli incontri fortuiti con il padre, disertore della CronoGuardia, e le visite al laboratorio del vecchio e stravagante zio Mycroft.
    Zio Mycroft è un inventore, affascinato dall’elasticità del tempo, dello spazio, della realtà. Dopo lunghi esperimenti, ha trovato la chiave per entrare e uscire (fisicamente!) da un’opera letteraria. Ma l’invenzione cade nelle mani sbagliate.
    Acheron Hades, criminale diabolico, il terzo uomo più ricercato del pianeta, se ne appropria. Sottrae il manoscritto di Jane Eyre dalla casa natale di Charlotte Brontë, piomba nel romanzo sul più bello e rapisce la povera Jane Eyre in camicia da notte. Poi chiede un riscatto insostenibile… Milioni di fan di Charlotte Brontë sono disperati. Scende in campo Thursday Next. Le indagini la riportano a Swindon, dove vive il suo antico amore. Tra dilemmi sentimentali, pressioni della potentissima Goliath Corporation, sfide all’ultimo sangue con Acheron Hades… riuscirà a portare in salvo Jane Eyre e a rimettere in sesto la sua vita?
    (www.marcosymarcos.com/)

    "Scorrendo l’elenco telefonico di Londra si trovavano circa quattromila John Milton, duemila William Blake, un migliaio di Samuel Coleridge, cinquecento Percy Shelley, altrettanti Wordsworth e Keats, e una manciata di Dryden. Questi cambiamenti di nome di massa poetavano creare problemi ai tutori dell’ordine. Dopo un fattaccio in un pub in cui l’aggressore, la vittima, il testimone, il proprietario, l’agente che aveva eseguito l’arresto e il giudice si chiamavano tutti Alfred Tennyson, fu promulgata la legge che imponeva a ogni omonimo di farsi tatuare un numero di registrazione dietro l’orecchio. La legge non era stata accolta bene – i provvedimenti legislativi più sensati non lo sono mai."


    ...recensione...




    Lucas de Alcântara
    Sin dalle prime pagine il lettore viene catapultato in quella che è un’ucronia (ovvero un mondo in cui la storia ha seguito un corso alternativo rispetto al nostro) condita con invenzioni incredibili sempre a metà tra la scienza vera e propria e la fantasia più sfrenata. Come potrete immaginare, questo porta a sviluppi socio-politici ben diversi da quelli del nostro mondo: Fforde è bravissimo nell’introdurre i vari elementi in modo naturale, senza fare la parte del “maestrino” e senza risultare eccessivo.
    Un ottimo stratagemma che gli permette di delineare meglio il suo mondo, evitando l’infame infodump (ovvero la sensazione di leggere gli sproloqui di un autore sul mondo da lui creato), è l’inserimento di citazioni tratte da pseudobiblia all’inizio di ogni capitolo: interviste ai personaggi, biografie, manuali e saggi danno una sensazione di profondità e di credibilità, risultando spesso anche molto divertenti.
    Un concetto-cardine dell’universo di Fforde è quella che, leggendo, ho ribattezzato “follia letteraria”: in questa versione alternativa del nostro mondo, infatti, le questioni letterarie sono molto più che semplici dibattiti culturali – fanno parte della vita sociale quasi al livello di questioni di etica e morale, talvolta persino con delle sfumature religiose.[..]
    C’è da dire, tuttavia, che questo mondo può essere apprezzato totalmente solo se si ha almeno un’infarinatura di letteratura inglese, direi quella che si può ottenere con un buon professore al liceo. In questo modo si riescono ad apprezzare alcuni dei discorso e varie allusioni. E’ ovvio, inoltre, che chi ha letto Jane Eyre parte “avvantaggiato” e sicuramente si divertirà di più nel vedere certe modifiche che Fforde ha apportato…
    Tuttavia, le avventure di Thursday non sarebbe così piacevoli da leggere se lei non fosse una protagonista che vale la pena seguire: la nostra Detective Letteraria, infatti, è una donna molto sicura di sé, decisa e indipendente, simpatica sin dalle prime pagine. La storia è narrata principalmente dal suo punto di vista e questo ci permette di conoscerla meglio, di capire le sue reazioni e di iniziare a scavare nel suo passato; ho trovato l’approfondimento psicologico buono, anche se non eccellente. Thursday è sicuramente tridimensionale, ma in un certo senso mi è sembrato che l’autore abbia volutamente evitato di addentrarsi troppo in certi lati della nostra detective. Tuttavia, ho fiducia nel fatto che questo ottimo lavoro si approfondirà nei prossimi capitoli della saga.

    jake weidmann
    Inoltre, credo che questa mia impressione si sia creata anche a causa dello stile dell’autore, che è medio, piano: è perfetto, per la sua scorrevolezza e la semplicità, per descrivere, per le scene d’azione, per l’umorismo, mentre si presta meno a rendere le scene più drammatiche, o comunque riflessive.
    Altro personaggio che impedisce di staccarsi dalle pagine è Acheron Hades che, con un nome così, non può che essere il cattivo della storia. Assolutamente senza scrupoli, malvagio per il puro gusto di esserlo, le sue battute sono semplicemente mitiche e il compiacimento con cui porta a termine le proprie nefandezze è tale da risultare quasi comico. Si vede che l’autore spinge sull’acceleratore quando questo personaggi entra in scena: la sua caratterizzazione richiama fortemente quella dei cattivi dei cartoni animati della nostra infanzia, ovvero quegli antagonisti che non possono fare a meno di strapparci delle risate, pur ostacolando i buoni. Allo stesso tempo, però, alcune delle azioni di Hades sono tali da ridimensionare questa dimensione più comica, dandogli sfumature particolarmente inquietanti. Anche i suoi scagnozzi sono caratterizzati da questa duplicità: tra l’altro, la scena in cui li presenta mi è rimasta impressa per la sua ironia e mi ha fatto ridacchiare apertamente!
    I comprimari (il fratello di Thursday, suo padre, i colleghi, i già citati scagnozzi, eccetera) sono tutti molto interessanti, tratteggiati quel che basta per dargli personalità e renderli simpatici al lettore...aggiungeteci pure una trama non esente da colpi di scena e momenti di pathos (anche se è chiaro come il sole che si punta al classico “e vissero felici e contenti”), resa ancora più piacevole dalla natura quasi “episodica” del romanzo – ogni capitolo, come gli episodi di una serie tv, danno inizio e fine a certe avventure che portano, man mano, ad un avanzamento complessivo della trama principale.
    (http://bibliomaniarecensioni.blogspot.it/)


    Jasper Fforde


    Figlio di John Standish Fforde, ventiquattresimo cassiere capo della Banca d’Inghilterra (la cui firma appariva sulla cartamoneta britannica) e cugino dell’autrice Katie Fforde. Ha studiato presso la Dartington Hall School.
    Ha trascorso i primi anni della sua carriera come assistente operatore per l’industria cinematografica, dove ha lavorato per una serie di film, tra i quali Agente 007 – GoldenEye ed Entrapment.
    I romanzi di Fforde sono caratterizzati da allusioni letterarie, giochi di parole, una trama serrata e aderenza al genere tradizionale. I suoi lavori contengono di solito elementi di metanarrazione, parodia e fantasy.

    (Gabry)





    spring-music-psd-free

    La musica del cuore


    musica-e-libri


    I Grandi Cantautori Italiani



    image
    foto: ilgiorno.it


    Alice


    Alice, nome d'arte di Carla Bissi (Forlì, 26 settembre 1954), è una cantautrice italiana.

    Alice inizia la carriera giovanissima, con il suo vero nome, partecipando a vari concorsi per nuovi talenti: il primo di cui si ha notizia è il V Festival Internazionale dei Ragazzi, che si tiene a Sanremo il 17 e 18 luglio del 1965.

    È poi da ricordare Fuori la voce, tenutosi a Cesenatico nell'agosto 1967, in cui la non ancora tredicenne Bissi riesce a farsi notare e ad ottenere il primo trafiletto su uno dei più prestigiosi settimanali italiani, specializzato in musica beat e pop, Giovani.

    In questi anni è allieva di pianoforte e musica di Rosa Nisi, madre di Checco Marsella dei Giganti, nonché nota pianista e compositrice.

    Nel 1971 vince il Festival di Castrocaro con una personale interpretazione di Tanta voglia di lei, classico dei Pooh; la stampa le attribuisce, grazie ai suoi grandi occhi scuri, il soprannome la cerbiatta di Forlì.

    L'anno successivo partecipa di diritto al Festival della Canzone Italiana di Sanremo con la canzone Il mio cuore se ne va, ma non arriva in finale. La cantante affermerà più volte che il pezzo non la entusiasmava. Sempre nel 1972, con il brano La festa mia (scritto da Franco Califano), viene premiata con la "Gondola d'Argento" alla Mostra internazionale di musica leggera di Venezia.

    Nel 1973 incide la canzone "Il giorno dopo", versione italiana di "The Morning After", che l'anno precedente aveva vinto il premio Oscar come colonna sonora del film "L'avventura del Poseidon". Ritorna a cantare nel 1975 pubblicando per la CBS il suo primo album, La mia poca grande età, col nome di Alice Visconti. Seguono due singoli quali Io voglio vivere e Piccola anima, di Carla Vistarini e Luigi Lopez, che entrano in classifica. In quel periodo Alice si cimenta anche in veste di co-conduttrice radiofonica del programma L'uomo della notte, trasmesso dalle stazioni del Secondo Canale di Radio Rai.

    Nel 1978 viene pubblicato il secondo LP Cosa resta... un fiore, dal quale vengono estratti altri due singoli (…E respiro e Un'isola). Un'isola è scritta da Carla Vistarini e Luigi Lopez, come molti dei brani dell'album, la voce presenta un timbro particolare con i caratteristici toni bassi.

    Nel 1980 Alice abbandona il cognome Visconti, firma per la EMI e si affianca ad un nuovo team di lavoro, col produttore Angelo Carrara, lo stesso di Franco Battiato: dall'incontro con quest'ultimo, la giovane cantante inizia a perfezionarsi nella composizione delle sue canzoni; ed è assieme a Giusto Pio ed a Francesco Messina, che firma "Il vento caldo dell'estate", suo primo vero successo, che la spinge nelle zone alte dell'hit-parade. Esce anche un album dal titolo Capo Nord: chiaramente riconoscibile il tocco di Franco Battiato, presente come autore e negli arrangiamenti, particolarmente all'avanguardia.

    Nel 1981, Alice scrive assieme a Battiato e a Giusto Pio il pezzo "Per Elisa". Battiato suggerisce ad Alice di presentarlo al Festival di Sanremo e, come da pronostico, la canzone si classifica al primo posto, arrivando anche al vertice dell'hit-parade. Parte il suo primo tour europeo; Per Elisa e l'album Alice (uscito alcuni mesi dopo il Festival, frutto ancora una volta della collaborazione con Battiato), vengono pubblicati con successo anche in Germania, dove l'artista raggiunge subito una notevole popolarità: si può dire che Alice abbia venduto più dischi in Germania che in Italia. Nell'estate del 1981, infatti, la cantante ottiene un'altra importante affermazione con un altro brano, Una notte speciale, che rimane nelle classifiche tedesche per ben due anni.

    Nell'estate 1982 esce il singolo Messaggio, che raggiunge il quarto posto in hit-parade: autori, ancora una volta, Alice, Giusto Pio e Franco Battiato, che stavolta si cela sotto lo pseudonimo di Albert Kui. In autunno, Alice e Battiato duettano nel brano Chan-son egocentrique, ennesimo singolo di successo tratto dall'album Azimut. Nel 1983 vince, in coppia con Nada, la manifestazione televisiva Azzurro. In autunno esce l'album Falsi allarmi, nel quale spicca Notte a Roma, mentre il primo singolo estratto è Il profumo del silenzio.

    Nel 1984 Alice vende oltre un milione di copie, duettando col cantautore tedesco Stefan Waggershausen nel brano Zu nah am Feuer, e partecipa all'Eurofestival a Lussemburgo in coppia con Franco Battiato, presentando I treni di Tozeur, che si classifica al quinto posto nella rassegna. Il singolo raggiunge il terzo posto della hit-parade italiana, rimanendo ad oggi il più venduto di Alice nel suo Paese.

    Nel 1985 pubblica l'album Gioielli rubati, registrato tra Milano e il Power Station di New York, per l'ultima volta con la produzione di Angelo Carrara. Si tratta di un tributo a Franco Battiato, arrangiato con la collaborazione di Roberto Cacciapaglia: tra le riletture spicca la sua personale interpretazione di Prospettiva Nevski, il singolo estratto. L'album riscuote un buon successo: entra in classifica anche in Austria e Germania ed Alice ottiene il Premio Tenco quale migliore interprete dell'anno.

    Nel 1986 la svolta è rappresentata dall'album Park Hotel, primo frutto del sodalizio artistico e personale con Francesco Messina, che in questo periodo si occuperà della produzione di molti dei lavori di Alice. Uno dei singoli è Nomadi, brano di Juri Camisasca originariamente scritto per Giuni Russo. Nell'album hanno suonato musicisti di fama internazionale come Jerry Marotta, Phil Manzanera, Tony Levin e Lory Pallot, ex bassista dei Fenomenals. L'interesse del pubblico nei suoi confronti sembra ora essere maggiore all'estero, più che in Italia: infatti Park Hotel riesce a piazzarsi nelle top 20 degli LP più venduti in molti paesi europei, come Austria, Germania e Svezia.

    Nel 1987 la cantante realizza Elisir (Premio della critica, sempre in Germania): l'album raccoglie alcuni brani tratti dai precedenti lavori, rivisitati attraverso nuovi arrangiamenti, e due inediti. Vince in Germania il Goldene Europa per i successi ottenuti in terra tedesca e altri Paesi, mentre in Giappone esce un'altra raccolta, Kusamakura, che attinge proprio dagli ultimi due LP.

    Nello stesso anno l'artista si avvicina ad un repertorio ancora più colto attraverso alcuni concerti (come quello tenuto alla Sala Verdi del Conservatorio di Milano) con l'accompagnamento al pianoforte di Michele Fedrigotti, nei quali Alice esegue composizioni di Satie, Fauré e Ravel: l'album Mélodie passagère (1988) è il risultato di quest'esperienza.

    Nel 1989 esce Il sole nella pioggia, album che apre le porte ad una dimensione maggiormente spirituale grazia anche all'apporto autorale di Juri Camisasca. Spiccano Tempo senza tempo, L'era del mito e Anìn à gris (da una poesia di Maria Grazia Di Gleria), uno stupendo omaggio al Friuli, dove l'artista vive tuttora. Visioni è il primo singolo estratto: l'album staziona in classifica per diverse settimane. Partecipano, tra gli altri, anche Paolo Fresu, Steve Jansen e Richard Barbieri (ex Japan), Dave Gregory degli XTC, John Hassell, Kudsi Erguner. Inoltre Alice duetta con Peter Hammill in Now and Forever, a conclusione dell'album. Seguirà il tour europeo, nel 1990.

    Nel 1992 esce Mezzogiorno sulle Alpi, album più ermetico, nel quale l'artista raggiunge il punto più alto, fino a quel momento, della propria maturazione artistica, e nel quale interpreta anche La recessione, un testo di Pier Paolo Pasolini musicato da Mino Di Martino. Segue una lunga tournée europea, che accresce la schiera di collaboratori internazionali: musicisti quali Danny Thompson, Gavin Harrison, Jakko Jakszyk dei Level 42. Il singolo di lancio dell'album è In viaggio sul tuo viso col quale Alice partecipa al Festivalbar.

    A maggio del 1994 è protagonista di alcuni concerti con l'orchestra sinfonica di Arturo Toscanini per il progetto Art & Decoration, che comprende musiche di Fauré, Ravel, Ives, Montsalvage e altri: il progetto non è mai stato pubblicato su disco.

    Dopo aver lasciato la EMI (che aveva pubblicato un remix di Chan-son egocentrique senza la sua approvazione), Alice approda alla WEA con l'album Charade (1995), mantenendosi sulla scia dei lavori precedenti: testi introspettivi (i singoli Non ero mai sola e Dammi la mano amore portano la firma dell'artista), melodie essenziali, suoni curatissimi[senza fonte] e parecchi musicisti di fama internazionale: (Trey Gunn, Steward Gordon, ancora Paolo Fresu, e il California Guitar Trio).

    Nel 1996 nuova tournée europea, accompagnata da Robby Aceto, Ben Coleman, Mick Karn e Steve Jansen. Nello stesso anno partecipa come interprete e coautrice all'album di Trey Gunn The third star, per quanto concerne il brano omonimo. Il 1997 è un altro anno di collaborazioni, con Francesco Messina e altri, nel progetto Devogue e nell'album Metallo non metallo dei Bluvertigo (Troppe emozioni).

    Nel 1998 esce Exit, album nel quale viene dato ampio spazio all'elettronica. Open Your Eyes, cantata in duetto con Skye dei Morcheeba, è il fortunato singolo di lancio. Il videoclip del brano viene registrato a Londra con la regia di Nick Small.

    Subito dopo nasce il progetto God Is My DJ, un percorso attraverso il quale l'artista intende ricondursi al sacro tramite la musica; all'album appartengono anche canzoni scritte da Battiato; molti concerti in questo periodo sono stati tenuti direttamente nelle chiese. Nel 1999 God Is My DJ diventa un album.
    Nel 2000 Alice partecipa al Festival di Sanremo con un brano di Juri Camisasca dal titolo Il giorno dell'indipendenza, classificandosi nona. Viene pubblicato l'album Personal Juke Box che, oltre alla canzone sanremese e ad altri due inediti, comprende i successi di Alice, alcuni dei quali riarrangiati (spicca la nuova versione di Chanson Egocentrique in duetto coi Bluvertigo).

    Nel 2002 nasce il progetto live Le parole del giorno prima: il programma, che spazia da Shakespeare a Pasolini (passando per Léo Ferré e molti cantautori italiani), è incentrato sull'importanza della parola e della poesia nell'attività musicale, e getta le basi per la realizzazione del successivo album.

    Nell'autunno del 2003 infatti viene pubblicato per l'etichetta indipendente Nun Entertainment Viaggio in Italia, un omaggio a cantautori quali Franco Battiato, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Giorgio Gaber, Ivano Fossati; Alice interpreta anche due brani di Lucio Battisti con testi di Pasquale Panella (Cosa succederà alla ragazza ed Ecco i negozi, quest'ultima in duetto con Morgan). Al disco collaborano anche Paolo Fresu, Jakko Jakszyk e Tim Bowness dei No-Man.

    Nel 2004 partecipa al progetto degli Zerouno (con la produzione artistica di Luca Urbani) cantando nel brano Sospesa. Tra il 2006 e il 2008 tiene alcuni concerti con il nuovo progetto Lungo la strada, nel quale Alice pone l'attenzione su alcuni temi quali l'amore, la guerra, la poesia, la ricerca di sé stessi, la fede, costantemente al centro dell'esistenza. Si esibisce con Steve Jansen, Marco Pancaldi e Alberto Tafuri.

    Nel marzo 2009, Alice pubblica il suo primo disco dal vivo, intitolato appunto Lungo la strada live. L'album è distribuito dalla EMI, storica etichetta dell'artista. Il 21 giugno 2009 partecipa ad Amiche per l'Abruzzo, concerto benefico svoltosi allo Stadio San Siro di Milano e finalizzato alla raccolta di fondi per la popolazione dell'Abruzzo, a seguito del terremoto del 6 aprile 2009; all'evento hanno partecipato sul palco 43 artiste italiane; Alice si è esibita con Il contatto e Per Elisa. Sempre nel 2009, riceve il "Premio Mia Martini", in riconoscimento di una carriera portata avanti con straordinaria coerenza e con scelte artistiche coraggiose, spesso lontane da logiche commerciali. Partecipa, inoltre, al disco di Claudio Baglioni Q.P.G.A., nella canzone Una storia finita.

    Nel 2010, Alice torna a collaborare con Stefan Waggershausen nel brano Was soll ich dir sagen, contenuta nell'ultimo disco del cantautore tedesco, come autrice e interprete della parte italiana del testo.
    Nel settembre 2012 esce, dopo 14 anni dall'ultimo disco di inediti, l'album Samsara, il quale viene anticipato dal singolo Nata ieri, scritto da Tiziano Ferro. Il cd, pubblicato anche in Germania, contiene dodici canzoni e debutta alla decima posizione nella classifica FIMI dei dischi più venduti. Per l'occasione, Tiziano Ferro dichiara: "Alice è un emblema di stile e di integrità. È un esempio di come ci si dovrebbe comportare quando si fa musica: seguendo l'istinto e la passione, assecondando i propri tempi e le proprie sensibilità. Scrivere per lei è stata una delle sfide più stimolanti dei miei ultimi dieci anni da autore."

    Nell'estate 2013, Alice partecipa in veste di special guest ai concerti di Franco Battiato e Antony con la Filarmonica Arturo Toscanini: duetta con Battiato nella cover di Claudio Rocchi La realtà non esiste e in I treni di Tozeur, per poi eseguire da sola Il vento caldo dell'estate. La registrazione del concerto all'Arena di Verona si concretizza nell'album Antony / Battiato - Del suo veloce volo - featuring Alice, pubblicato a novembre 2013. Sempre nell'autunno del 2013, Luca Carboni celebra i 30 anni di carriera con l'album Fisico & politico; il disco racchiude le hit del cantautore, riproposte in duetto con diversi artisti: Alice partecipa nella canzone Farfallina.

    Il 19 e il 20 gennaio 2014, al Teatro Comunale di Bologna va in scena lo spettacolo di Marco Goldin su musiche di Franco Battiato La ragazza con l'orecchino di perla. La protagonista, rappresentata in due età differenti, è interpretata da Alice e Francesca Michielin, le quali duettano nel brano che dà titolo alla rappresentazione. Sabato 31 maggio 2014 partecipa a Sardegna chi_ama, concerto organizzato da Paolo Fresu all'Arena Grandi Eventi del Sant'Elia di Cagliari, i cui ricavati sono destinati alle scuole danneggiate dall'alluvione in Sardegna dell'autunno precedente. Il concerto viene trasmesso in diretta da Rai 3: Alice si esibisce cantando Madre Notte e Prospettiva Nevski. Il 23 settembre 2014 esce il nuovo album di Mario Venuti dal titolo ”Il tramonto dell'Occidente” che vede la partecipazione di Alice nel brano "Tutto appare".

    A novembre viene pubblicato l'album Weekend, che vede la collaborazione di Franco Battiato, Luca Carboni e Paolo Fresu. L'album contiene alcune cover (fra cui La realtà non esiste di Claudio Rocchi, in duetto con Battiato), alcuni inediti (come Veleni, brano scritto da Battiato e Manlio Sgalambro e scartato alle selezioni del Festival di Sanremo 2014) e alcune nuove versioni di brani propri (fra cui Da lontano, qui proposta in duetto con Luca Carboni).

    Durante l'estate 2015, Alice partecipa allo spettacolo ideato da Caterina Caselli La Dolce Vita, la musica del cinema italiano dove insieme a Morgan, Raphael Gualazzi, Tosca e alla filarmonica Arturo Toscanini esegue le arie più celebri del cinema italiano e internazionale, accompagnata da immagini suggestive e scene dei film. La regia è di Giampiero Solari.

    Da febbraio ad aprile 2016 Alice è impegnata con Franco Battiato in un tour italiano di trentadue date (quasi tutte sold out), accompagnati dalla Ensemble Symphony Orchestra. Lo spettacolo alterna momenti in cui i due artisti si esibiscono singolarmente a numerosi duetti (fra cui E ti vengo a cercare, Tutto l'universo obbedisce all'amore, I treni di Tozeur).


    fonte: wikipedia.org



    Per Elisa

    Vuoi vedere che perderai anche me per
    Elisa!
    Non sai più distinguere che giorno è...
    e poi non è nemmeno beella.
    Per Elisa
    paghi sempre e non ti lamenti.
    Per lei ti metti in coda per le spese
    e il guaio è che non te ne accoorgi.
    Con Elisa
    guardi le vetrine e non ti stanchi,
    leiii!!!
    Ti lascia e ti riprende come e quando vuole;
    lei riesce solo a farti maale.
    Vivere, vivere, vivere,
    non è più vivere!
    Lei ti ha plagiato
    ti ha preso anche la dignità !
    Fingere, fingere, fingere,
    non sai più fingere!
    Senza di lei, senza di lei ti manca anche l'aria!
    Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh!
    Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh!
    Senza Elisa,
    non esci neanche a prendere il giornale;
    con me riesci solo a dire due parole,
    ma noi un tempo ci amavamo!
    Con Elisa,
    guardi le vetrine e non ti stanchi,
    leiiii!!!!
    Ti lascia e ti riprende come e quando vuole,
    lei riesce solo a farti maale!
    Vivere, vivere, vivere
    non è più vivere!
    Lei ti ha plagiato ti ha preso anche la dignità !
    Fingere, fingere, fingere
    non sai più fingere!
    Senza di lei senza di lei ti manca anche l'aria!
    Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh!
    Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh! Uh!
    Vivere!
    Non è più vivereee!
    Non è più vivereee!


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Giochi Olimpici 2016: Pellegrini portabandiera. Malagò: "Scelta a furor di popolo".

    Lo ha comunicato il presidente del Coni, Giovanni Malagò. "È stata una scelta a furor di popolo e mi scuso se ci siamo attardati fino all'ultimo per questa decisione ma volevo essere all'infinito sicuro che non poteva essere che lei ad avere l'onore di essere portabandiera". Così il presidente del Coni, Giovanni Malagò, sulla decisione di affidare a Federica Pellegrini il ruolo di portabandiera azzurro ai Giochi olimpici di Rio. "Sono molto felice perché anche se ci sono quasi 30 anni di differenza, Federica ha l'età delle mie figlie, siamo cresciuti insieme - ha aggiunto Malagò parlando al salone d'onore del Coni con al fianco la nuotatrice azzurra -. Io spero da buon dirigente sportivo, lei come atleta, come una campionessa sempre più affermata".

    Essere stata scelta come portabandiera azzurra ai Giochi olimpia di Rio "è il coronamento di anni e anni di carriera fatti di grandi sconfitte e grandissime vittorie, momenti dove mi sono persa e momenti dove mi sono ritrovata o altri...dove ho perso qualcuno di importante!". Lo scrive Federica Pellegrini sul proprio profilo Instagram postando una sua foto con in mano la bandiera dell'Italia. La nuotatrice azzurra conclude il messaggio postato sui social sottolineando come "nonostante tutto ogni volta che vado a letto la sera mi dico che ne è valsa la pena perché ho saputo combattere sempre, senza mai mollare, pronta per ricominciare tutto la mattina successiva!".
    (Ansa)




    Scherma, Vezzali si ritira: "E' tempo per nuove sfide".
    Ai Mondiali di Rio l' ultima gara della campionessa. "Nella scherma oltre il senso della misura e' fondamentale una buona scelta di tempo. C'e' un tempo per tutto e credo che questo sia il giusto tempo per togliere la maschera, appendere il fioretto al chiodo ed avviare un nuovo inizio". Cosi' Valentina Vezzali, l'azzurra piu' vincente della storia dello sport italiano, annuncia, in una intervista a sportface.it il suo ritiro da Rio de Janeiro, dove domani gareggerà nell'ultima gara a squadre nel corso dei Mondiali.

    "La scherma e' stata la mia vita, il fioretto mi accompagna da quando avevo poco piu' di sei anni ed insieme abbiamo condiviso emozioni, delusioni, medaglie, infortuni, lacrime di gioia e lacrime di rabbia'' le parole della Vezzali in un video che sara' diffuso nelle prossime ore''. ''Lascio la pedana con la consapevolezza di aver dato tutto quello che potevo dare a questo affascinante sport - prosegue Vezzali - e la certezza di aver ricevuto almeno altrettanto. Ho due splendidi figli e una famiglia meravigliosa e da tempo ho cominciato a misurarmi nella vita anche al di fuori della pedana, ma lasciare questo grande amore comunque non e' facile. Ma di una cosa sono certa: la scherma mi ha insegnato a battermi e a non mollare mai. Ha formato il mio dna e nella vita dopo ogni fine c'e' sempre un inizio - conclude - ed io non vedo il tramonto, ma l'alba di nuove sfide da affrontare e da vincere".
    (Ansa)




    Ranieri, ecco i segreti del Leicester.
    Il tecnico, la chimica tra me e la squadra e l'ambiente sereno. "Le chiavi di lettura di quello che sta succedendo sono tante: ad esempio, avere un'ottima società, buoni giocatori e anche un campionato particolare perché le grandi non hanno fatto della continuità la loro forza, cosa che invece abbiamo fatto noi. E poi il feeling, la chimica che si è instaurata tra me e i giocatori". Claudio Ranieri, a Radio 105, spiega così la favola del Leicester. "È stata un'annata particolare: ora siamo in Champions League e manca poco al grande sogno - precisa il tecnico - Ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra e vedere cosa riusciamo a fare".

    E la serenità un altro elemento chiave del calcio inglese. "In Italia l'unico momento di tranquillità sono i 90 minuti della partita; qui, invece, c'è serenità, è tutto un altro modo di vivere, di concepire lo sport, di essere tifosi della propria squadra. Qui anche se retrocedono, lo stadio è pieno: loro vogliono vedere che tu dai tutto per la maglia e allora accettano qualunque risultato: non ci stanno quando vedono che non ti impegni".
    (Ansa)

    (Gina)



    GOSSIPPANDO!!!




    Belen cancella il tatuaggio dedicato a Stefano De Martino: «Non mi piace più»







    «Non voglio dimenticare, ma nulla è indelebile». Così Belen, rispondendo a una fan su Instagram, ha (finalmente) spiegato la rimozione del tatuaggio dedicato a Stefano De Martino, che sta gradualmente scomparendo fino a non vedersi quasi più. Una scelta criticata da alcuni follower, ai quali Belen ha deciso di rispondere per spiegare le sue ragioni.

    «Non voglio nascondere i sentimenti sotto il letto, io non mi sono mai nascosta, è nella mia indole non farlo, affronto tutto a furia di spaccarmi la testa contro il muro, anche perché dopo avrò imparato - ha spiegato - Un tatoo è un disegno sulla pelle, come può esserlo su un foglio di carta. Non si tratta di cercare di rimuovere il dolore della perdita di un essere umano, non cerco di cancellare passione, amore, sguardi, ricordi, questo non si può fare, è impossibile. Non esiste un laser per rimuovere il dolore o la felicità. Ma esiste per rimuove un disegno che non ti piace più. L’importante è saper pesare le cose, l’importanza è importante. Nulla d’irremovibile è indelebile. Il resto si!». Le sue parole allontanano però la tanto chiacchierata ipotesi di un riavvicinamento con l'ex compagno, infrangendo le speranze di molti.


    fonte:http://www.msn.com/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    Punto d’ombra.
    Fotografie di Teju Cole

    dal 27 aprile al 19 giugno 2016



    Il 27 aprile alla galleria Forma Meravigli di Milano sarà inaugurata la mostra “Punto d’ombra. Fotografie di Teju Cole“, una raccolta di 70 immagini accompagnate da parole che raccontano i viaggi di Cole in diverse parti del mondo. Punto d’ombra è un progetto iniziato nel 2011 e sviluppato dopo una parziale e temporanea cecità di Cole: a causa di una piccola perforazione della retina, Cole passò un periodo senza vederci da un occhio e la sua percezione dello spazio circostante cambiò. La mostra è curata da Alessandra Mauro ed è accompagnata dal libro Punto d’ombra, pubblicato dalla casa editrice Contrasto per la collana “In parole”.

    Teju Cole è uno scrittore, fotografo e critico del New York Times. Nato nel 1975 nel Michigan, è cresciuto in Nigeria, paese natale dei suoi genitori, che ha lasciato a 17 anni per tornare negli Stati Uniti, dove vive.
    In Italia il suo esordio letterario è Città aperta, romanzo che lo fa apprezzare dalla critica internazionale. Nel 2007 Cole aveva pubblicato "Ogni giorno è per il ladro, ma solo in Nigeria".
    La scrittura di Cole è fatta di immagini, scattate mentalmente o con una macchina fotografica durante i suoi viaggi.
    Immagini e parole che, come le pagine di un diario visivo, seguono e testimoniano i suoi diversi viaggi e peregrinazioni per il mondo. Punto d’ombra è il primo libro fotografico di Teju Cole. Nel libro replica la sua straordinaria capacità di meditare sulla memoria, l’amore, l’amicizia, affidando il suo racconto alle sue immagini. Un lavoro originale e coraggioso che combina la poetica fotografia di paesaggio dell’autore con la sua prosa, lirica, allusiva e impegnata.
    “Una strada non è solo la superficie asfaltata, i palazzi ai lati, le macchine veloci o lente, la gente intorno a te. È anche il modo in cui tutte quelle cose sono in relazione, come si compongono e ricompongono.”
    Il libro è introdotto da un testo della scrittrice Siri Hustvedt.




    FESTE e SAGRE





    "Ti ricordi quando dicevamo del mondo che gira attorno a noi?
    E' come quando si è bambini; la prima volta che ti dicono che il mondo gira,
    tu non riesci a crederci,perché sembra che tutto rimanga fermo.
    Io posso sentirlo. Il mondo che gira...
    Il terreno sotto ai nostri piedi sta girando a duemila chilometri all'ora;
    l'intero pianeta sta ruotando attorno al sole a 110mila chilometri all'ora...
    e io posso sentirlo..."


    DOCTOR WHO, serie televisiva



    Doctor Who è una serie culto di fantascienza, della televisione britannica, prodotta dalla BBC a partire dal 1963. Ha per protagonista un Signore del Tempo (Time Lord), un alieno viaggiatore del tempo, che si fa chiamare semplicemente Il Dottore. Il Dottore esplora l'universo a bordo del TARDIS, una macchina senziente capace di viaggiare nello spazio e nel tempo attraverso il cosiddetto vortice temporale. Il Dottore è quasi sempre accompagnato da dei compagni di viaggio terrestri, insieme ai quali affronta nemici, salva intere civiltà e aiuta chi è in difficoltà.
    Nel 1989 il programma venne chiuso e nel 1996 ci fu un tentativo, infruttuoso, di far ripartire la serie tramite un episodio pilota sotto forma di film per la televisione. Nel 2005, lo sceneggiatore Russell T Davies ripropose la serie con successo, producendola a Cardiff tramite la BBC Wales.
    La serie, con i suoi 52 anni di programmazione e più di 800 episodi, detiene il record di serie televisiva di fantascienza più longeva al mondo e di maggior successo in termini di ascolti televisivi, vendite di libri e DVD e traffico su iTunes. Per questi motivi è citata nel Guinness World Records.
    La serie ha ricevuto moltissimi riconoscimenti: ha vinto nel 2006 il premio BAFTA per la miglior serie drammatica e per cinque volte consecutive (2005-2010) il National Television Award sotto la produzione esecutiva di Russell T. Davies. Nel 2011, Matt Smith è stato il primo attore della serie a essere nominato per il BAFTA come miglior attore protagonista.
    Tredici attori hanno finora interpretato il ruolo del Dottore. Il passaggio, da un attore a un altro, viene descritto nella trama come una "rigenerazione", un processo vitale dei Signori del Tempo attraverso il quale il Dottore continua a vivere in un nuovo corpo, diverso dal precedente, ma che comporta anche un cambiamento nella personalità

    Doctor Who fece la sua prima comparsa sullo schermo il 23 novembre 1963, dopo un anno di discussioni e progetti. Il programma prevedeva una trasmissione settimanale, di una durata di circa 25 minuti. Il direttore, responsabile degli sceneggiati BBC,il canadese Sydney Newman, era il principale responsabile dello sviluppo della serie, assieme al capo sceneggiatore Donald Wilson e a C. E. Webber. Lo sceneggiatore Anthony Coburn, il redattore David Whitaker e la produttrice Verity Lambert contribuirono in maniera rilevante nello sviluppo della serie. La serie era originariamente pensata per un pubblico di famiglie, come un programma educativo con l'obiettivo di esplorare fenomeni scientifici e momenti importanti della storia tramite l'espediente del viaggio nel tempo. Il tema musicale dei titoli fu composto da Ron Grainer e realizzato da Delia Derbyshire della BBC Radiophonic Workshop; è una delle sigle musicali più ricordate, tanto da finire come estratto nella celeberrima canzone dei Pink Floyd One of These Days.
    Il 31 luglio 1963 Whitaker commissionò a Terry Nation una storia con il titolo The Mutants. Nella sceneggiatura originale, i Dalek e i Thal erano le vittime di un attacco alieno tramite una bomba a neutroni ma poi Nation eliminò gli alieni e diede ai Dalek il ruolo degli aggressori. Quando lo script fu presentato a Newman e Wilson fu immediatamente rifiutato in quanto non si voleva che il programma contenesse mostri dagli occhi di insetto. Il primo episodio era stato completato e la BBC riteneva che fosse fondamentale il successo del successivo, ma l'unica sceneggiatura pronta era quella di The Mutants e quindi fu usata. I Dalek divennero poi gli antagonisti più importanti e popolari della serie, e portarono al primo grande sviluppo del merchandising della BBC.
    Una volta cessata la serie televisiva, la produzione di romanzi e racconti registrati, inizialmente su cassette e successiva-
    mente su CD, portò avanti le storie del Dottore e dei suoi compagni. Nello speciale mini episodio The Night Of The Doctor del 2013, l'Ottavo Dottore menziona alcuni compagni appartenenti a queste opere, confermandone quindi la canonicità. Il programma televisivo fu abbandonato fino al 2003: nel settembre di quell'anno la BBC annunciò la produzione interna di una nuova serie. La paternità della nuova versione della serie è del produttore e sceneggiatore Russell T. Davies assieme a Julie Gardner, supervisore della valutazione delle serie TV di BBC Wales. La prima stagione della nuova serie ha debuttato con l'episodio Rose sulla BBC il 26 marzo 2005 ed è stata seguita da altre nove stagioni.
    Doctor Who ha un gran numero di fan, anche tra le celebrità, tra gli altri, la Regina Elisabetta, Tom Hanks, Johnny Depp, Robert Downey Jr., il padre dei Simpsons, Matt Groening, che lo ha omaggiato svariate volte, Patrick Stewart, Craig Ferguson, i registi Steven Spielberg, George Lucas e Peter Jackson, il quale ha ammesso che non gli dispiacerebbe dirigerlo, e il professor Stephen Hawking.

    TRAMA



    La serie narra delle avventure di un viaggiatore del tempo e dello spazio noto come Il Dottore. Egli è un Signore del Tempo, razza aliena proveniente dal pianeta Gallifrey. Come ogni Signore del Tempo, si muove su un TARDIS, un veicolo in grado di mantenere insieme diversi piani di realtà (l'interno è estremamente grande, mentre l'esterno può assumere diverse fattezze ed essere più piccolo dell'interno, grazie alla sovrapposizione di due differenti piani dimensionali interno/esterno) e di viaggiare nello spazio e nel tempo, grazie alla capacità del TARDIS, di nutrirsi di radiazioni temporali scorrendo lungo il flusso del tempo, e si sposta nello spazio squarciando il tessuto spazio-tempo in un punto, probabilmente in ossequio alla teoria M, e congiungendolo ad un altro, nel quale riappare. Il Dottore si muove su un vecchio TARDIS, Modello 40. I Signori del Tempo, in origine, erano simili alla razza umana.
    La loro evoluzione morale e scientifica li ha portati a compren-
    dere alcuni dei processi intrinseci dei meccani-
    smi del tempo e dello spazio. La presenza sul loro pianeta d'origine Gallifrey di un vortice temporale che è un punto di tangibilità del tempo, come uno squarcio su una dimensione parallela formata da eventi passati, presenti e futuri di energia, fisicamente visibili come un flusso energetico continuo. I Signori del Tempo, creature sapienti, ingannano la morte poiché conoscono la vera natura delle cose ed in particolare del tempo. Sono una specie leggendaria nell'Universo, la loro straordinaria tecnologia e comprensione della natura dell'universo li pone nella condizione di essere individui ai limiti dell'inverosimile, anche per le avanzatissime civiltà che si trovano nell'Universo conosciuto.
    La rigenerazione, o ciclo rigenerativo, è un processo attraverso il quale, in caso di un infortunio o di una malattia che sarebbe fatale, possono riscrivere la propria struttura cellulare attraverso l'impiego di una ingente fonte di energia interna al loro sistema immunitario, chiamata appunto energia rigeneratrice, ottenendo un corpo nuovo, mutando le loro sembianze fisiche e, in minima parte, la loro personalità.
    Il ciclo rigenerativo di un Signore del Tempo prevede un massimo di 12 rigenerazioni. Un Signore del Tempo non è immortale e può anche essere ucciso prima della sua fine naturale, poiché se viene ferito una seconda volta durante il processo rigenerativo, può morire come un qualsiasi essere umano. Il protagonista della serie televisiva, il Dottore è l'unico signore del tempo a essersi rigenerato più di dodici volte, grazie all'intervento dei suoi simili, che per gratitudine gli donarono dell'energia rigenerativa.
    Il suo vero nome non è mai stato rivelato, Dottore è un nome fittizio legato a una promessa fatta; spesso agli umani si presenta come ''John Smith''. Pur avendo sembianze umane, ha due cuori e facoltà mentali sovrumane, come tutti i Signori del Tempo. Non porta con sé armi, soltanto un cacciavite sonico, da cui non si separa se non è costretto, che utilizza per varie funzioni, tra cui aprire porte, analizzare dati o l'ambiente.
    All'inizio della nuova serie pare essere l'ultimo superstite del suo pianeta in seguito all'Ultima Grande Guerra del Tempo, ma dopo lo speciale per il 50º anno della serie si scopre che quest'ultimo, Gallifrey, non è stato bruciato come credeva, ma è stato rinchiuso in un Universo tasca, congelato in un singolo momento nel tempo; i Signori del Tempo riescono però a liberare il pianeta, come si scopre nell'ultima puntata della nona stagione, nascondendolo alla fine del tempo, non rivelando però al Dottore come fossero riusciti nell'impresa.
    Il Dottore è solito viaggiare con uno o più compagni per lo più terrestri e di sesso femminile. Con loro affronta molti generi di nemici, generalmente alieni o robot.


    ...il TARDIS...


    Il TARDIS (Time And Relative Dimension In Space, ovvero "Tempo e Relativa Dimensione nello Spazio") è il veicolo 'senziente' del Dottore; dall'esterno ha le sembianze di una cabina telefonica della polizia degli anni '60, perché il Dottore non ha mai riparato il Circuito Camaleonte, il meccanismo che può modificare la sua apparenza. È costruito per essere pilotato da 6 persone, ma il Dottore lo guida da solo. Il tipico rumore, quando il TARDIS atterra o appare, è dovuto al freno a mano che il Dottore lascia sempre attivato, perché crede che il suono porti speranza nei cuori di chi lo sente.
    Nella traduzione italiana il TARDIS viene indicato come di sesso maschile ma nella traduzione originale inglese TARDIS è esplicitamente una figura femminile, come in genere navi e derivati quindi anche le astronavi.
    Il TARDIS però non è una semplice macchina: il Dottore infatti afferma che i TARDIS venivano "allevati".

    Il TARDIS ha una speciale caratte-
    ristica, quella di essere più grande all'interno. Questo permette al Dottore di portare un'intera macchina del tempo dentro una comune cabina telefonica blu. Internamente il TARDIS non ha solo una stanza (la sala della console) ma anche una biblioteca, una piscina, un ampio guardaroba e numerose sale da letto. Nella decima puntata della settima stagione, si viene a conoscenza della capacità del TARDIS di poter modificare a piacimento stanze già presenti, oppure di poterne creare un numero pressoché infinito. Oltre a questa grande qualità ha la possibilità di: tradurre tutte le lingue conosciute nell'universo (tranne il Gallifreyano, la lingua dei Signori del Tempo), diventare invisibile, trasportare con sé persone se a contatto con la superficie esterna e di possedere una sua gravità interna.
    Nella parte finale della prima stagione della nuova serie si parla del fatto che il TARDIS abbia una "propria volontà" e nel quarto episodio della sesta stagione della nuova serie (La moglie del Dottore) si apprende che il TARDIS ha un'anima senziente e che ha scelto il Dottore come "mezzo" per esplorare l'Universo.

    (Gabry)





    BALLIAMO!!!




    La Danza nel Medioevo


    iconografia-danzabig


    Nel linguaggio comune adoperiamo indifferentemente le parole ballo e danza. Infatti, siamo soliti esprimerci dicendo: “andiamo a ballare”; oppure “ieri ho danzato una serie di balli alla moda”.

    La formazione di codesta terminologia risale al Medioevo.

    Velocemente ricordiamo che per i Greci la danza era orchèsis, donde orchestra era la porzione semicircolare del teatro dinanzi alla scena in cui agiva il coro e, di qui, l’altro termine coreutico per indicare, ancora sotto diversa forma, la danza in quanto proprio il coro eseguiva gli stasimi della tragedia cantando e danzando.

    Nel mondo romano, all’arcaica Béllicrepa istituita da Romolo come esercizio preparatorio alla guerra (Bellicrepus = Bellum-Crepitare cioè “grido feroce misto a rumore delle armi”), si affermò e si diffuse la Pantomima, denominata più propriamente Fabula Saltica perché derivata da un’altra arcaica danza: la Saltatio, di tipo rurale che, da saltus = luogo selvoso, indicava un rituale legato alla crescita delle piante.

    Il Medioevo assiste al declino della Pantomima, sotto l’incalzare dei popoli barbarici che premono ai confini dell’Impero e che riportano in auge danze ancestrali, dal forte sapore pagano contro cui la Chiesa dell’Alto Medioevo invano si opporrà.

    Ricompaiono così le “Danze della fertilità”, con il loro corredo di motivi erotici e di significati magici, ed al loro seguito, nel volgere dei secoli, via via si diffondono le “Danze mascherate”, le “Danze demoniache”, le “Danze del fuoco”, le “Danze delle spade”.

    Eventi apocalittici quale il flagello della peste nera (anno 1348), sulla scia di precedenti e sfrenate “baladoires” (letteralmente “baldorie”), daranno l’occasione allo svilupparsi di balli turbolenti, con ritmi ossessivi che conducono all’estasi collettiva (“Danza Macabra”; “Ballo di San Vito”, e i corali deliri delle “Tarantole” o “Taratolate”).

    Si torna a prediligere il nudo con danzatrici vergini e con la finzione del sesso, mentre tutte le feste vengono mano a mano a collocarsi ed a concentrarsi in determinati periodi dell’anno: calendimaggio; solstizio d’estate; San Giovanni; vendemmia; carnevale.

    Il passaggio dal mondo classico a quello medio viene contrassegnato da una mutazione lessicale: il classico saltare viene sostituito dal nuovo ballare che fa la sua prima apparizione in Sant’Agostino. Quindi la denominazione ballo per indicare l’evento orchestico, dal francese antico baler.

    Comunque la tradizione “saltatoria” non scompare del tutto, essa diviene appannaggio dei joculatores, i giullari, che la eseguono nelle piazze e sul sagrato delle chiese e, al tempo stesso, essa viene favorita e praticata dentro la chiesa, in onore di Dio (Lodate Iddio nel suo santuario…lodatelo con timpani e con la danza. Salmo 150)

    Numerose descrizioni di balli liturgici ci sono pervenute: a Sens, in Francia, la notte di Pasqua, l’arcivescovo onorava il suo appellativo di “presule” (etimologicamente prae silit = colui che inizia il ballo o che balla davanti) conducendo una danza rituale nel chiostro e poi nel coro, innanzi all’altare (choròs, il “coro orchestico” di greca memoria).

    Successivamente, sempre all’interno della cattedrale, al ballo si associava il gioco. I canonici, a passo di danza e cantando la sequenza Victimae paschali laudes, si lanciavano l’un l’altro una grossa palla, seguendo un percorso a forma di labirinto disegnato sul pavimento della navata centrale.

    Gli stessi Padri della Chiesa, Tertulliano, San Gregorio Nazianzeno, San Basilio, non condannavano il ballo. Gregorio Magno consigliava al vescovo inglese Meletius di permettere di ballare ai catecumeni del suo paese dentro o intorno alla chiesa, mentre San Basilio esaltava il ballo come occupazione prediletta degli angeli in cielo.

    La stagione “saltatoria”, a causa di inevitabili degenerazioni, contaminazioni tra sacro e profano (orge del popolo sulle tombe, le “feste dei folli”, le “feste dell’asino” ecc.), fu troncata da proibizioni stabilite dai concili di Laodicea, di Agde, di Toledo fino al rigore dell’anatema e della scomunica contro i canti diabolici sulle tombe dei morti e joca et saltationes ispirate dal demonio o inventate dai pagani.

    Dopo l’anno mille, a cavallo dei secoli XII e XIII, nel periodo storico legato ai Trovatori, alle Crociate, alla nascita dei Comuni, assistiamo al rifiorire, con nuova ricchezza di forme e di ritmi, dell’arte coreutica che assume ancora un altro nome: danza (dal germanico danezzan, antico francese dencier, spagnolo danzar, tedesco tanzen, antico slavo tanec) che, nei linguaggi romanici, viene a collocarsi accanto alla vecchia dizione ballo ed a distinguersi ed a contrapporsi ad altre voci germogliate in ambito europeo:

    carola (da corolla; francese carole)
    ronda (francese ronde; latino rotundus)
    brando (germanico brand; francese brande)
    ridda (alto tedesco ridan)
    tresca (germanico threskan)

    Sin qui abbiamo seguito l’evolversi di un processo semantico, abbiamo cioè visto come, sotto l’effetto di vari eventi, cambiava la nomenclatura di una medesima manifestazione artistica: la danza nella lunga stagione del Medioevo europeo.

    danza2

    Cerchiamo ora di scoprire cosa ci resta della danza medievale.

    Se diamo uno sguardo alla trattatistica sul tema ci accorgiamo che essa non può soccorrerci in quanto quella conservataci è molto tarda; siamo quasi alle soglie del Rinascimento. Intendiamo riferirci ai famosi trattati De arte saltandi et choreas ducendi (ca. 1420) di Domenico da Piacenza (o Domenichino da Ferrara), De praticha seu arte tripudii vulgare opusculum (conservato in sei redazioni diverse variamente datate tra il 1460 e il 1475) di Guglielmo Ebreo e Libro dell’arte del danzare (1465) di Antonio Cornazano, gli ultimi due discepoli del primo.



    Indirettamente ci viene incontro Johannes de Grocheo, teorico musicale francese della seconda metà del sec. XIII, con il suo singolarissimo trattato De musica nel quale, delle tre specie di musica (mundana, humana e instrumentalis) codificate da Boezio, rifiutò le prime due e circoscrisse il suo studio solo all’instrumentalis. Buon per noi in quanto, parlando della musica profana strumentale, ci riporta nomi di danze e, sia pure sommariamente, ce ne descrive le forme.

    Pertanto, la ricerca delle informazioni dobbiamo orientarla su altre fonti e non sempre pertinenti alla materia oggetto della nostra indagine. Tali fonti sono rappresentate dai preziosi codici miniati della letteratura cortese, e da quelli altrettanto importanti della musica profana.



    Utili segnalazioni le ricaviamo inoltre dagli apparati iconografici: affreschi, dipinti, miniature, che riproducono scene di ballo, al chiuso o en plein air, che, talvolta in maniera elementare, altre volte con dovizia di particolari, ci mostrano la composizione cavalieri-dame, il loro atteggiamento e le loro movenze, nonché la formazione strumentale che esegue le musiche del ballo.


    fonte:http://www.jongleurs.it/danza.html


    (Lussy)





    salute-benessere


    Salute e Benessere



    Bad_Ischl2
    foto:saunamecum.it


    Terme di Bad Ischl

    Bad Ischl di trova a 50 chilometri da Salisburgo, immersa in un meraviglioso paesaggio di laghi e montagne e ospita le terme più antiche dell’Austria.


    eurothermenresort-bad-ischl-bad-ischl-oberoesterreich-thermen
    foto:cusoon.at/photos

    La fama di questa località termale aumentò vertiginosamente dopo che la principessa Sofia si sottopose qui a una cura contro la sterilità nel 1828.

    Nel giro di due anni diede alla luce Francesco Giuseppe, seguito a breve termine da altri due figli.
    Francesco Giuseppe ogni anno vi tornava e infine la scelse come residenza estiva portando con sé molta dell'aristocrazia europea.
    La Kaiservilla era la residenza estiva dell’imperatore Francesco Giuseppe, nel parco della villa si trova anche il Marmorschlößl che oggi ospita un museo di fotografia.

    Da oltre 175 anni Bad Ischl è un apprezzato centro termale a livello internazionale: le sue acque vantano, fra l'altro, un considerevole successo nel trattamento delle patologie delle vie respiratorie, dell'apparato motorio e del sistema cardio-circolatorio.
    La località mette a disposizione dei più sportivi maneggio, campo da tennis coperto, campo da golf, piscina termale riscaldata all'interno del parco, eliobalneoterapia con sauna.

    Da alcuni anni, accanto alle cura tradizionali, anche i trattamenti di bellezza e antistress hanno conquistato fama internazionale.

    Per i più golosi da non dimenticare la pasticceria Zauner, una delle più famose d'Austria, inaugurata nel 1832.


    Cose interessanti da vedere:


    bad-ischl2
    foto:viaggio-in-austria.it
    la Kaiservilla e il parco che la circonda,
    Il Marmorschlössl (castelletto di marmo), uno dei rifugi dell'imperatrice Sissi, oggi ospita un museo della fotografia,
    la villa di Franz Lehár, oggi un museo dedicato al celebre musicista,
    la piazza centrale Auböckplatz con la Trinkhalle, il padiglione delle terme e il monumentale Postamt che fu il primo albergo della città,
    la chiesa St. Nikolaus, in stile classicista (1771), il campanile gotico è del 1490

    dkaiser_bad_ischl_kurhaus_29728
    foto:austria-forum.org
    la Kurhaus, lo stabilmento termale che sfrutta le acque saline,
    l'Esplanade (vedi la foto), il famoso lungofiume che segue il fiume Traun
    la torre sul monte Siriuskogl, da lì si ha una bellissima vista panoramica sulla città



    da-saunamecum.it

    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...



    "Il cinema deve essere spettacolo,
    è questo che il pubblico vuole.
    E per me lo spettacolo più bello è quello del mito.
    Il cinema è mito."


    SERGIO LEONE



    Leone nacque a Roma il 3 gennaio del 1929, figlio di Roberto Roberti (nome d'arte di Vincenzo Leone), un regista e attore originario di Torella dei Lombardi, considerato uno dei pionieri del cinema muto italiano, e di Bice Waleran (nome d'arte di Edvige Valcarenghi), un'attrice romana nata da una famiglia milanese di remote origini austriache. Leone iniziò a lavorare nell'ambiente cinematografico già a diciotto anni. Ebbe infatti una piccola parte, come comparsa, in Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. Successivamente Leone inizierà ad interessarsi del genere peplum basato su azioni eroiche ed epiche di soldati e imperatori sia greci che romani.
    I primi lavori di un certo rilievo lo videro come assistente regista o direttore della seconda unità in alcune produzioni hollywoodiane di grande importanza, girate agli studi di Cinecittà a Roma, nel periodo della cosiddetta Hollywood sul Tevere: quelli degni di nota sono Quo vadis? (1951) e soprattutto il colossal Ben-Hur (1959). Nel 1959 subentra a Mario Bonnard, colpito da una malattia che lo costrinse ad abbandonare il set, alla regia di Gli ultimi giorni di Pompei, al quale aveva collaborato alla sceneggiatura.Tuttavia i titoli di apertura del film non riportano il suo nome ma solo quello di Bonnard. Quando finalmente ebbe la possibilità di debuttare da solo come regista con Il colosso di Rodi (1961), grazie alla lunga esperienza, Leone riuscì a produrre il film con un basso budget che sembrasse tanto spettacolare quanto un vero e proprio kolossal di Hollywood. La vicenda, ambientata nell'isola di Cipro, aveva come protagonisti due amanti: un viaggiatore e la figlia del re di Rodi, finanziere della costruzione di un enorme gigante di bronzo in grado di versare braci ardenti sui viaggiatori nemici che osavano avvicinarsi troppo all'isola.
    Nei primi anni sessanta, la richiesta di peplum si esaurì, e Leone fu fortunato a essere tra i primi pionieri del genere che prese il loro posto nelle preferenze del largo pubblico: il western, dando vita al genere spaghetti-western. Il primo fu "Per un pugno di dollari" del 1964, uno dei più famosi della storia del genere. Con questo film Leone fa rivivere l'epoca di questo genere che aveva successo soprattutto in America negli anni trenta e quaranta con i film di John Ford e John Wayne. Sergio Leone ha lanciato nel firmamento delle star Clint Eastwood, che fino ad allora era rimasto un modesto attore televisivo statunitense con pochi ruoli al suo attivo. Per la regia Leone si firmò Bob Robertson, un'anglofonizzazione del nome d'arte usato dal padre Vincenzo, Roberto Roberti.
    I due film seguenti, Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966), completano quella che è conosciuta come la "trilogia del dollaro". Tutti e tre i film si avvalsero delle notevoli colonne sonore di Ennio Morricone, compositore reso noto proprio grazie a queste opere, che accompagnerà Leone nella realizzazione di tutti i successivi film fino a C'era una volta in America (1984). Nel 1967 Leone dirige quello che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere il suo ultimo western: C'era una volta il West. Girato negli scenari della Monument Valley, in Italia e in Spagna, il film risultò come una lunga, violenta e quasi "onirica" meditazione sulla mitologia del West. Al soggetto collaborarono anche due altri grandi registi, Bernardo Bertolucci e Dario Argento. La sceneggiatura fu scritta da Sergio Donati, insieme a Leone.
    Prima dell'uscita nelle sale, tuttavia, il film fu ritoccato e modificato dai responsabili dello studio; infatti di esso esiste una versione più accorciata di circa 165 minuti. La pellicola è stata riscoperta e rivalutata solo anni dopo, con il montaggio del regista che dura complessivamente circa 175 minuti. Oggi la pellicola è considerata, insieme a Il buono, il brutto, il cattivo e C'era una volta in America, tra le migliori del regista, ed è uno dei capisaldi del genere western.

    Successivamente, Leone diresse "Giù la testa" nel 1971, un progetto messo su in poco tempo con un budget medio, interpretato da James Coburn e Rod Steiger. La pellicola è quella dove forse Leone manifesta maggiormente le sue riflessioni sull'umanità e la politica. Secondo alcuni si tratterebbe di un film scomodo, bombarolo, visto il messaggio politico prima dei titoli di apertura tratto dai pensieri di Mao Tse-tung ed anche il titolo statunitense: A Fistful of Dynamite, ovvero "un pugno di dinamite". Leone scrisse varie sceneggiature e soprattutto diresse varie sequenze del film di Tonino Valeri "Il mio nome è Nessuno" con Terence Hill e Henry Fonda ma, si fece accreditare solo come produttore esecutivo e soggettista. Sergio Leone collaborò, nello stesso periodo, con il regista Damiano Damiani nella pellicola "Un genio, due compari, un pollo", girandone le scene iniziali e diventandone assieme a Claudio Mancini il produttore esecutivo. Anche durante la lavorazione di questo film, il nome di Sergio Leone non fu accreditato nei titoli di apertura. Successivamente con la sua casa di produzione Rafran produsse anche Il gatto del (1977) di Luigi Comencini e Il giocattolo del (1979) di Giuliano Montaldo.

    Dopo aver rifiutato un'offerta per dirigere Il padrino, Leone produsse due film di Carlo Verdone: Un sacco bello (1980) e Bianco, rosso e Verdone (1981). Il regista era molto amico del padre di Carlo: Mario Verdone, noto critico romano di cinema, e come un padre Leone aiutò Carlo nella realizzazione dei suoi primi due film, consigliandolo nelle scelte di regista. Dalla seconda metà degli anni sessanta fino agli anni ottanta Sergio Leone lavorò per circa dieci anni a un proprio progetto epico, questa volta incentrato sull'amicizia di due gangster ebrei a New York: C'era una volta in America (1984): era un'idea nata prima ancora di C'era una volta il West. Il film ebbe grande successo di pubblico e critica in tutto il mondo, tranne che negli USA in cui fu proposta dalla produzione una versione ridotta nella durata (140 minuti anziché 220) e sconvolta nella struttura temporale. Il rimontaggio dell'opera causò dunque un flop sul mercato americano, anche se la versione originale proposta anni dopo sia in VHS che in DVD riscosse grande apprezzamento.
    Il film è considerato l'ultimo capolavoro del regista. Nel 2011 i figli di Sergio Leone hanno acquistato i diritti del film per l'Italia e hanno annunciato un'opera di restauro della pellicola. L'operazione ha previsto anche l'aggiunta di 25 minuti di scene eliminate, presenti nel primo montaggio realizzato dal regista, e il ripristino del doppiaggio originale. La pellicola, restaurata dalla Cineteca di Bologna, è stata proiettata il 18 maggio 2012 al 65º Festival di Cannes, con la presenza in sala di Robert De Niro, James Woods, Jennifer Connelly, Elizabeth McGovern ed Ennio Morricone. Il film in versione restaurata è stato proiettato al cinema dal 18 al 21 ottobre 2012 e dall'8 all'11 novembre 2012. È uscito in DVD e Blu-Ray il 4 dicembre 2012.
    Nel 1986 Sergio Leone si ritrova di nuovo a lavorare con l'amico Carlo Verdone, questa volta nella realizzazione del film Troppo forte con Verdone, Mario Brega e Alberto Sordi protagonisti. Leone ne scrisse il soggetto e la sceneggiatura assieme a Verdone e a Rodolfo Sonego.
    Quando morì il 30 aprile 1989 per un attacco di cuore, il regista era al lavoro su un progetto che avrebbe dovuto riguardare l'Assedio di Leningrado durante la Seconda guerra mondiale. Il film avrebbe dovuto raccontare oltre che le pagine più drammatiche della guerra in Russia, una storia d'amore tra un giornalista americano e una ragazza russa, in un ideale messaggio di pace fra le due superpotenze. L'URSS di Gorbaciov, in piena perestrojka, aveva già concesso alla casa di produzione del regista un'autorizzazione di massima per le riprese sul suolo sovietico ma la morte di Leone fece sfumare tutto.


    Protagonista indiscusso della cinematografia italiana e della sua storia. Un uomo, un regista, un narratore. Sergio Leone è stato, a suo tempo, ingiustamente accusato di aver troppo elogiato la violenza nella sua messa in scena. Tutto sbagliato. Il vero intento di Leone era quello di comprendere e far comprendere allo spettatore la vera cognizione del dolore, l'agonia che separa l'attesa dell'uomo da questo stato d'animo e l'accettazione di un destino non sempre intelligibile, ma conosciuto. Le sue storie erano fatte di campi lunghissimi, primissimi piani, di accelerazioni e rallentamenti, di dialoghi scarni e di quel rapporto contraddittorio fra suono e immagine del quale solo lui riusciva a carpirne i segreti. Un uso preordinato della musica e della fotografia, coadiuvavano la sua tecnica in grado di creare un universo autonomo e personale, all'interno del quale anche i silenzi colpiscono (e questa fu una delle prime lezioni che imparò un giovane Dario Argento dal grande maestro), all'interno del quale nulla si svela. Solo certi flashback gradualmente rendono accessibili allo spettatore quei fatali segreti che, sul piano narrativo, mescoleranno il genere nel quale Leone lavorava con le caratteristiche di altri generi, il tutto con una verosimiglianza necessaria. La verosimiglianza. Sergio Leone ne era ossessionato: «...sia pure inserita in una cornice fiabesca. [...]
    Molti mi hanno definito un autore barocco: ecco, se per barocco si intende una pienezza dei ritmi, di composizione, di emozioni, allora posso anche accettare la definizione». Una composizione, un ritmo e un'emozione che guardava costantemente verso il West, verso l'America, mostrandoci luoghi riconoscibili, ma simbolici. Brulle praterie popolate da eroi immaginari, ma che allo stesso tempo riuscivano a essere più veri del vero. Amati e conosciuti da tutti noi, proprio perché ammantati di quella misteriosa oscurità che Leone aveva infuso nelle loro vite inventate, consapevole del fatto che il cinema era solo una visione. Anzi, era una visione di una sua visione. Un racconto. Una storia che inizia con un antichissimo "C'era una volta...", ma riflette su un senso che fino ad allora era appartenuto solo alle grandi opere letterarie epiche. Colossali mezzi, colossali ambizioni, colossali brutalità, ma anche tutte le suggestioni estetiche di chi vuol fare "solo grande cinema". Da ammirare per la preparazione, la fatica, l'impegno profuso nel rendere la più cruda e realistica possibile la cronaca di stupefacenti viaggi nella memoria, con una vaga seduzione per il mondo onirico. Leone era proprio come i suoi personaggi, come quel Clint Eastwood con poncho e pistola sempre in mano, stretto in un'espressione di abbronzata rigidità facciale, che cavalcavano irruenti non tanto alla ricerca dei dollari, ma indagando sul senso del tempo che tutto "determina, smussa e muta". Dai pistoleri spietati ai gangster che vogliono il guadagno facile e illecito, è un passo brevissimo. Entrambi, del resto, rincorrono la mitologia della loro triste e sanguinaria, ma incredibile, vita. La filmografia di Leone è così: è poesia non facile da comprendere, una lirica sconsolata, amara, bollente che decanta la solitudine al posto di una salda e sincera amicizia, vero punto fermo di un altro grande regista del western: John Ford. Più duttile, più sognatore del collega americano, Leone affronta il mondo con durezza, avidità, concretezza, forgiando sub eroi e anti eroi da venerare. Personaggi che si muovono in un'America insolita e datata, fatta di scorci e colori di qualità, accompagnati dalle colonne sonore di Ennio Morricone. Ed è così che Sergio Leone è entrato nella Storia. In nome di quella sua nostalgia, in nome della memoria tenera e blandita dal rimpianto, fra Proust e lo sguardo di Charles Bronson.
    (Fabio Secchi Frau, www.mymovies.it/)

    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    Con te, nel Deserto -
    Con te nell'arsura -
    Con te nel bosco di Tamarindo -
    Il leopardo respira - finalmente!
    (Emily Dickinson)


    IL TAMARINDO


    Il Tamarindo (Tamarindus indica L.) appartiene alla Famiglia delle Papilionaceae. Questo gruppo botanico comprende specie tipiche delle zone tropicali, con fusti poco sviluppati, mentre i rami raggiungono anche i 25 metri di altezza.
    Il Tamarindus indica è una pianta originaria dell'India, a crescita lenta e longevo, può vivere fino a 15 anni; alto fino a 30 metri, con diametro alla base che raggiunge gli 80 cm. Ha una chioma folta con numerose branche. Il legno ha un cuore duro, rosso scuro, intorno è più tenero e giallastro. Le foglie, lunghe circa 2 cm, sono opposte, in numero di 10-12 paia, di colore verde-chiaro. Come accade in altre specie di Leguminose, le foglie si richiudono durante la notte. Le foglie sono caduche durante la stagione asciutta solo nei luoghi che hanno una stagione secca particolarmente prolungata.L'albero rimane invece un sempreverde nelle regioni dove i periodi siccitosi sono assenti. I fiori sono grandi e gradevolmente odorosi, giallo-verdastri, irregolari, riuniti in infiorescenze a racemo. L'albero produce un frutto che è un legume di colore nocciola, indeiscente, quasi cilindrico, lungo 10-15 cm, largo 2 cm; ha forma ricurva e contiene polpa e semi duri.
    Il tamarindo ha molteplici utilizzi, è usato sia per l'alimenta-
    zione e per scopi ornamentali che per le sue proprietà medicinali. I frutti del tamarindo sono commestibili e viene impiegata la polpa del frutto. Viene purificata mediante dissoluzione in acqua bollente, quindi setacciata; il liquido ottenuto si concentra a bagnomaria e viene essiccato al sole; contiene saccarosio, acido tartarico, acido citrico, acido malico, tartrato di potassio, sostanze gommose e resinose, amido, ecc. I frutti del tamarindo sono molto amati anche dalle scimmie.
    La polpa di tamarindo può essere utilizzata per uso medico e per la prepara-
    zione di bevande e sciroppi (o come frutta essiccata). Nei frutti acerbi è molto aspra ed è quindi adatta a piatti di portata, mentre i frutti maturi sono più dolci e possono essere usati per dessert, bevande o spuntini. E' anche usata come spezia sia nella cucina asiatica che in quella latino-americana, ed è un importante ingrediente delle salse Worcester e HP. Il tamarindo è un componente fondamentale della dieta dell'India Meridionale, dove è usato per preparare il Sambhar, zuppa di lenticchie speziata con molte verdure, e il riso Pulihora. In Messico è consumato come dolce. È usato come ingrediente nel cocktail Poko Loko.

    In Italia è conosciuto soprattutto come sciroppo.Il Tamarindo Erba è stato un prodotto di grande diffusione e successo sin dal suo esordio nel 1898, quando in estate il consumatore voleva offrire agli ospiti un dissetante raffinato e squisito, che si prepara allungando lo sciroppo con acqua ghiacciata. Altrettanto famosa è la sua confezione: un’elegante bottiglia quadrata, con una etichetta che racconta, in rossi caratteri “d’altri tempi”, la storia e le virtù del prodotto, autografati con firma originale dell’autore: l’Ingegner Carlo Erba.

    I frutti hanno proprietà mediche e in Asia, le foglie sono utilizzate per contrastare le febbri malariche. In India è usato nella medicina Ayurvedica per problemi gastrici o digestivi e contro il mal di denti. In Italia le sue proprietà erano già note ai tempi della Scuola medica salernitana, Pietro Andrea Mattioli (1500) lo definiva utile "per far muovere il corpo". A basse dosi regola la funzione intestinale, mentre a dosi più alte ha un effetto lassativo. Recentemente sono state scoperte all'interno della sua polpa alcune sostanze ad azione antiossidante come l'acido ellagico, il clorogenico, il caffeico ed alcuni diversi flavoni.

    Grazie alla sua densità e durabilità, il cuore del legno del tamarindo può essere usato per fare mobili e soffitti. Le foglie vengono usate in India e in Africa per nutrire bachi da seta dei generi Anaphe o Hypsoides, che producono una seta considerata di qualità superiore. Foglie e fiori trovano applicazione anche come mordenti per stoffe e cappelli di paglia. L'estratto acquoso delle foglie viene utilizzato per combattere il parassita Schistosoma.


    ... storia, miti e leggende ...



    La parola "tamarindo" è derivata dal Arabo "tamar hindi" che significa "la data dell'India" - un riferimento al fatto che l'albero è stato coltivato per i suoi frutti, o per i gusci, fin dai periodi preistorici. Di là fu trasportato nella vicina Persia, nell'Arabia, nelle Isole di Java, Bima, Timor,
    Nella mitologia Hindu il tamarindo è associato con il matrimonio di Krishna che viene celebrato con una festa a novembre. Ai tempi della regina Vittoria, gli inglesi che vivevano a Goa in India, tenevano un baccello di tamarindo nell’orecchio quando si recavano nei quartieri dei nativi per tenerli lontano. Infatti essi pensavano che i baccelli fossero abitati da demoni. Da allora i coloni furono chiamati “ teste di tamarindo”.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    APRILE

    Stornelli di Aprile

    Fiorin d'aprile,
    fra l'erba nuova, la violetta ride
    con la corolla timida e gentile.
    Fiore di spina,
    accanto le fiorisce, tutta trine
    bianche e rosate, la margheritina.
    Fior di giaggiolo,
    le rondini s'inseguono nel cielo
    i passeri cinguettano nel volo.
    Fior fioretto,
    salta nel prato, candido l'agnello
    accanto alla sua mamma ed il capretto.
    Fiore di rosa,
    fiorisce la finestra d'ogni casa..
    aprile rende la vita festosa. ....


    (Dal Web)








    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)





    scatto dal web


    "Serenamente contemplava la corrente del fiume; mai un’acqua gli era tanto piaciuta come questa, mai aveva sentito così forti e così belli la voce e il significato dell’acqua che passa. Gli pareva che il fiume avesse qualcosa di speciale da dirgli, qualcosa ch’egli non sapeva ancora, qualcosa che aspettava proprio lui."
    (Hermann Hesse)

  2. .

  3. .





    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 016 (18 Aprile - 24 Aprile 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 18 Aprile 2016
    S. GALDINO VESCOVO

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 16
    Giorni dall'inizio dell'anno: 109/257
    -------------------------------------------------
    A Roma il sole sorge alle 05:24 e tramonta alle 18:54 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 05:31 e tramonta alle 19:13 (ora solare)
    Luna: 3.43 (tram.) 15.30 (lev.)
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    Aprile, esce la vecchia dal covile; e la giovane non vuole uscire.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    La perfetta ragione rifugge gli estremi e vuole
    che uno sia saggio con sobrietà.
    (Molière)









    RIFLESSIONI



    ...DI PIU’ DI UN MIRAGGIO…
    ...Il sole alto come una grande lampada accesa, i raggi colpiscono come lame sulla pelle mentre tutto ciò che toccano sembra scintillare di luce che acceca. Sabbia a Perdita d’occhio mentre il caldo che la arroventa fa sembrare che escano da essa fumi che formano figure che l’attimo dopo spariscono. Ogni passo il piede sprofonda sempre di più; il cammino si fa arduo e la mente viaggio. “Ciao,come stai?”; incredulo sgrana gli occhi per delineare sempre di più quella figura. “Cosa ci fai qui? E’ bello vederti, amico mio”. “Socchiudi gli occhi e stringi la mia mano”. Il suo amico più grande era venuto in quel posto per lui. Gioia infinita, cuore che batte forte. In mezzo a quel mare di sabbia aveva trovato un’isola, un approdo sicuro. “Sto socchiudendo gli occhi, sento la tua mano amico mio!”. Un folata di vento fresco sul viso; un brivido freddo su tutta la pelle ed un sorriso naturale come il sole che sorge ogni mattina; questo aveva scatenato quel contatto quella mano forte da stringere. “ Ora apri gli occhi, e tutto sarà diverso. Quando ti sembrerà di non farcela più sentirai di nuovo la mia voce e ti porgerò la mia mano da stringere forte. Su questo non devi avere dubbi; devi essere certo”. Rimase un attimo ancora con gli occhi chiusi; voleva memorizzare bene quelle parole e quella sensazione di sicurezza che quella stretta di mano del suo amico gli aveva dato. Era partito per quel viaggio molto tempo fa, tutto era filato liscio. Nella sua vita aveva un amico vero che non aveva potuto seguirlo. Lui, nel salutarlo gli aveva detto:”Sarò sempre con te, quando ne avrai bisogno vedrai che io ci sarò e ti riporterò a casa.” Durante il viaggio in quel luogo di sabbia e sole, la macchina sulla quale viaggiavano aveva avuto un guasto; subito dopo una tempesta e si era trovato solo ad affrontare quel deserto. Camminò per giorni e poi…quella voce. Prima di riaprire gli occhi e riprendere il cammino lui disse:”Dimmi la verità sei un miraggio, un gioco della mia mente che sta impazzendo per il caldo e la fatica”. Lui sorrise e: “Amico mio, l’amicizia non è un miraggio; un amico c’è sempre anche quando non lo vedi come le stelle nel cielo. L’amicizia è oltre ogni miraggio, oltre ogni immaginazione, essa è tanto più forte quanto è più vicina all’illusione. Basta poco, chiudere gli occhi e distendere una mano, chi ti è davvero amico ti raggiungerà donandoti quelle emozioni che neppure un miraggio potrebbe darti”. L’umo sorrise, aprì gli occhi e affronto quel mare di sabbia. Questa volta nel suo cuore aveva una sola certezza; non era solo, non lo sarebbe mai stato, e il suo amico lo avrebbe riportato a casa. … Buon Aprile amici miei … (Claudio)






    Un uomo, il suo cavallo ed il suo cane

    Un uomo, il suo cavallo ed il suo cane camminavano lungo una strada.
    Mentre passavano vicino ad un albero gigantesco, un fulmine li colpì, uccidendoli all'istante.
    Ma il viandante non si accorse di aver lasciato questo mondo e continuò a camminare, accompagnato dai suoi animali. A volte, i morti impiegano qualche tempo per rendersi conto della loro nuova condizione...
    Il cammino era molto lungo; dovevano salire una collina, il sole picchiava forte ed erano sudati e assetati. A una curva della strada, videro un portone magnifico, di marmo, che conduceva a una piazza pavimentata con blocchi d'oro, al centro della quale s'innalzava una fontana da cui sgorgava dell'acqua cristallina.
    Il viandante si rivolse all'uomo che sorvegliava l'entrata.
    "Buongiorno"
    "Buongiorno" rispose il guardiano.
    "Che luogo è mai questo, tanto bello? "
    "È il cielo"
    "Che bello essere arrivati in cielo, abbiamo tanta sete! "
    "Puoi entrare e bere a volontà".
    Il guardiano indicò la fontana.
    "Anche il mio cavallo ed il mio cane hanno sete"
    "Mi dispiace molto", disse il guardiano, "ma qui non è permesso l'entrata agli animali".
    L'uomo fu molto deluso: la sua sete era grande, ma non avrebbe mai bevuto da solo.
    Ringraziò il guardiano e proseguì.
    Dopo avere camminato a lungo su per la collina, il viandante e gli animali giunsero in un luogo il cui ingresso era costituito da una vecchia porta, che si apriva su un sentiero di terra battuta, fiancheggiato da alberi.
    All'ombra di uno di essi era sdraiato un uomo che portava un cappello; probabilmente era addormentato.
    "Buongiorno" disse il viandante.
    L'uomo fece un cenno con il capo.
    "Io, il mio cavallo ed il mio cane abbiamo molta sete".
    "C'è una fonte fra quei massi", disse l'uomo, indicando il luogo, e aggiunse: "Potete bere a volontà". L'uomo, il cavallo ed il cane si avvicinarono alla fonte e si dissetarono.
    Il viandante andò a ringraziare.
    "Tornate quando volete", rispose l'uomo.
    "A proposito, come si chiama questo posto? "
    "Cielo"
    "Cielo? Ma il guardiano del portone di marmo ha detto che il cielo era quello là! "
    "Quello non è il cielo, è l'inferno".
    Il viandante rimase perplesso.
    "Dovreste proibire loro di utilizzare il vostro nome! Di certo, questa falsa informazione causa grandi confusioni! "
    "Assolutamente no. In realtà, ci fanno un grande favore. Perché là si fermano tutti quelli che non esitano ad abbandonare i loro migliori amici...
    (Paulo Coelho)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Primavera …

    Il fiore

    Ferma sopra la zolla
    guardava con stupore
    una bambina un fiore
    dalla strana corolla.
    Oh corolla stupenda
    che tremi in mezzo al prato,
    per lo stelo dorato
    aspetta che ti prenda!
    E corsero i piedini
    sul prato di rugiada
    trapunta di rubini.
    Tese la mano, e la gialla
    corolla stese al vento
    l’ala di un volo lento.
    Era un gran farfalla.
    (Giuseppe Porto)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Polvere di stelle

    Tanto tempo fa ci fu una piccola farfalla che la sera, dopo il calar del sole,
    diventava molto triste perché tutti i suoi splendidi colori svanivano
    appena il buio accarezzava le sue ali.
    Per le sue amiche era lo stesso, anch'esse diventavano infelici: nessuna di loro,
    durante l'oscurità poteva rallegrare l'animo di chi le guardava. Una notte la farfallina,
    non potendo più veder soffrire le sue compagne,
    decise di volare verso il cielo per cercare di raggiungere le stelle.
    Voleva implorarle di svelarle il loro segreto, il mistero di così tanta lucentezza, nel buio...
    Volò tanto in alto che sfinita dalla stanchezza perse i sensi e cominciò a precipitare verso terra.
    La più luminosa delle stelle, vedendo tanta determinazione in un essere così piccolo e fragile,
    s'impietosì e decise di salvarla donandole il segreto della lucentezza,
    a lei ed alle sue compagne; solamente a quelle piccole farfalle che avevano tanto desiderato quel dono.
    Da quel giorno la farfallina lucente restò lassù a volare nel cielo e
    le sue notti non erano più accompagnate dalla tristezza.
    Sfrecciando da una stella all'altra sprigionava nella volta celeste un po' di polvere brillante
    che a volte poteva essere vista, anche se per poco, da terra.
    Fu così che da allora, chiunque ha la fortuna di vederla volare, ogni volta esclama:
    " Una stella cadente!"
    ed ogni volta esprime un desiderio nella speranza
    che la stella più lucente lo stia ad ascoltare.

    (Carmelo Trianni)



    ATTUALITA’


    Dai broccoli cinesi alle arance d'Egitto,black list dei cibi

    Decalogo di Coldiretti sulla base delle analisi condotte da Efsa. I broccoli cinesi, il prezzemolo del Vietnam e il basilico dell'India. Eccolo il podio dei cibi più contaminati contenuti nella black list presentata oggi da Coldiretti a Napoli. Il primato va ai broccoli cinesi con la quasi totalità dei campioni risultati irregolari (il 92%) per la presenza di residui chimici. A seguire, nella speciale classifica, c'è il prezzemolo del Vietnam con il 78% di irregolarità rilevate e il basilico dall'India, fuori norma in ben sei casi su dieci.

    La "Black list dei cibi piu' contaminati" è stata redatta sulla base delle analisi condotte dall'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) nel rapporto 2015 sui residui dei fitosanitari in Europa ed è stata presentata al Palabarbuto di Napoli in occasione della mobilitazione promossa da Coldiretti con migliaia di agricoltori italiani scesi in piazza con i propri trattori a difesa della dieta mediterranea e contro le speculazioni low cost.

    La conquista della vetta della classifica da parte della Cina non è un caso poiché il gigante asiatico anche nel 2015 ha conquistato il primato dell'Ue nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge. Su un totale di 2967 allarmi per irregolarità segnalate in Europa, ben 386 (il 15%) - precisa la Coldiretti - hanno riguardato il gigante asiatico che in Italia nello stesso anno ha praticamente quintuplicato (+379%) le esportazioni di concentrato di pomodoro che hanno raggiunto circa 67 milioni di chili nel 2015, pari a circa il 10% della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente.

    Se nella maggioranza dei broccoli cinesi è stata trovata la presenza in eccesso di Acetamiprid, Chlorfenapyr, Carbendazim, Flusilazole e Pyridaben, nel prezzemolo vietnamita - sottolinea la Coldiretti - i problemi derivano da sostanze come Chlorpyrifos, Profenofos, Hexaconazole, Phentoate, Flubendiamide mentre il basilico indiano contiene Carbendazim che è vietato in Italia perché ritenuto cancerogeno.

    Nella classifica dei prodotti piu' contaminati elaborata alla Coldiretti ci sono pero' anche le melagrane dall'Egitto che superano i limiti in un caso su tre (33%), ma fuori norma dal Paese africano sono anche l'11% delle fragole e il 5% delle arance che arrivano peraltro in Italia grazie alle agevolazioni sull'importazione concesse dall'Unione Europea. Con una presenza di residui chimici irregolari del 21% i pericoli - continua la Coldiretti - vengono anche dal peperoncino della Thailandia e dai piselli del Kenia contaminati in un caso su dieci. I problemi riguardano anche la frutta dal Sud America come i meloni e i cocomeri importati dalla Repubblica Dominicana che sono fuori norma nel 14% dei casi per l'impiego di Spinosad e Cypermethrin. E' risultato irregolare - sottolinea la Coldiretti - il 15% della menta del Marocco, un altro Paese a cui sono state concesse agevolazioni dall'Unione Europea per l'esportazione di arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, olio di oliva e pomodori da mensa che hanno messo in ginocchio le produzioni nazionali. L'accordo con il Marocco - precisa - è fortemente contestato dai produttori agricoli proprio perché nel Paese africano è permesso l'uso di pesticidi pericolosi per la salute che sono vietati in Europa.

    L'agricoltura italiana - conclude - è la piu' green d'Europa con 281 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all'utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%).
    (Ansa)





    Sos Grande barriera corallina, 93% colpita da sbiancamento.

    Biologo in volo per monitoraggio, spettacolo "straziante". La variopinta barriera corallina del pesce Nemo si sta trasformando in una distesa sbiadita inghiottita da un mare cristallino. Il 93% delle scogliere che compongono la Grande barriera corallina australiana, patrimonio Unesco, è colpita da sbiancamento. Il quadro emerge dal monitoraggio aereo effettuato sui 2.300 chilometri di barriera dalla task force di scienziati dell'ARC Centre della James Cook University guidata dal biologo Terry Hughes. Lo spettacolo, dice lo scienziato all'ANSA, è "straziante".

    Il fenomeno in atto "è il più grave che abbiamo mai documentato, peggiore perfino del primo evento nel 1998 e del secondo nel 2002", spiega il professor Hughes. "La metà settentrionale della Grande barriera risulta gravemente danneggiata, dalla Nuova Guinea verso Sud per circa mille chilometri". "È come se 10 cicloni l'avessero colpita simultaneamente". E in alcune scogliere si registra un tasso di mortalità dei coralli fino al 50%. Lo sbiancamento - che si verifica quando per effetto delle acque più calde i coralli espellono un'alga fondamentale per il loro nutrimento (che dà loro colore) - non è solo un danno ambientale. Le attività turistiche legate alla barriera, afferma Hughes, danno lavoro "a 70 mila persone soltanto nel Queensland". "La causa principale è il riscaldamento globale", spiega il biologo, connesso ai "mutamenti del clima di origine antropica". La presenza di El Nino, precisa Hughes, è solo un'aggravante. L'unica vera azione efficace "nel medio e lungo termine", sottolinea, è quella di "ridurre le emissioni di CO2". ‬
    (Ansa)





    Natale di Roma nel segno della street art.

    Il 21 aprile sarà inaugurato Triumphs e Laments, l'opera di Kentrige che ripercorre le tappe cruciali della storia della Città Eterna. Itinerari in gommone per l'evento. Natale di Roma nel segno della street art (VAI AL MAGAZINE) . Il 21 aprile durante il tramonto, ai piedi di San Pietro, verrà inaugurata sul tratto delle banchine del Tevere tra Ponte Mazzini e Ponte Sisto, Triumphs e Laments, una prodigiosa opera corale site-specific a mano dell’artista sudafricano William Kentrige.

    Attraverso l'idropulitura della patina biologica accumulatasi sui muraglioni di travertino, l'artista sudafricano ha realizzato più di 80 figure alte 10 metri per una lunghezza di 550metri con cui ha ricostruito le grandi tensioni che hanno animato la storia sociale della Città Eterna dalle origini ad oggi. Per realizzare le opere dunque nessun uso di vernici o di pittura, ma solo l’opera di rimozione selettiva della patina biologica accumulatasi sulle mura di pietra nel corso del tempo.

    L'opera di Kentrige potrà essere osservata da una visuale più insolita. In occasione del 2767° anniversario della fondazione di Roma le Associazioni Roma in Rafting e Sinopie hanno preparato infatti un’iniziativa speciale per poter assistere all’evento direttamente lungo il fiume, attraverso un viaggio in gommone alla scoperta delle origini della città e dei suoi luoghi storici, visti lungo il corso del Tevere.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Un bacio




    locandina


    Un film di Ivan Cotroneo. Con Rimau Grillo Ritzberger, Valentina Romani, Leonardo Pazzagli, Thomas Trabacchi.



    Un ritratto sensibile e coraggioso di tre adolescenti che escono dallo schermo per entrare nella memoria dello spettatore, nello spazio in cui stanno i film che non si dimenticano.
    Giancarlo Zappoli


    Lorenzo è un adolescente che arriva a Udine perché adottato da una famiglia dopo che aveva vissuto precedente esperienza negativa di adozione. Lorenzo è dichiaratamente gay. Blu è figlia del proprietario di un'azienda e di un'aspirante scrittrice. Ha un carattere reattivo anche perché a scuola, e sui muri, viene definita 'una troia'. Antonio è figlio di una guardia giurata e pesa su di lui la presenza del fratello maggiore morto in un incidente. E' un abile cestista ma i suoi compagni lo considerano un ritardato. Frequentano tutti e tre la III A del Liceo Newton.
    I film che hanno come soggetto l'adolescenza e le sue problematiche hanno saldamente incorporata la dicitura 'maneggiare con cura'. Perché il rischio della retorica e/o dello stereotipo sono presenti ad ogni singola riga della sceneggiatura e in ogni scelta di ripresa, recitazione, montaggio e soundtrack. Lo spettatore si trova spesso dinanzi a uno schema purtroppo ben definito. Ci si occupa di un ragazzo o di una ragazza emarginati e li si circonda di adulti che sono rappresentati o come dei minus habens o come totalmente incapaci di interessarsi a loro sia nel contesto familiare che al di fuori di esso.
    Ivan Cotroneo, che scrive la sceneggiatura con Monica Rametta rielaborando un proprio racconto, sa come tenersi a distanza dalle negatività di cui sopra per offrirci un ritratto ad altezza di adolescenza di grande sensibilità e coraggio. Coraggio perché le situazioni vengono affrontate frontalmente senza ammorbidimenti e anche perché, come già Vinterberg in Il sospetto, non ha il timore di mettersi contro gli animalisti utilizzando la caccia come rito iniziatico. Sensibilità perché questi Jules, Jim e Catherine dei nostri giorni e di ben altra età (l'omaggio a Truffaut viene esplicitato nella scena della corsa a tre) non si limitano ad essere personaggi, per quanto ben costruiti, ma sono da subito persone con le loro fragilità e con le loro prese di posizione. Blu che scrive alla se stessa del futuro 'per non dimenticare'. Lorenzo che ostenta sicurezza ma ha bisogno di rifugiarsi nell'immaginario per trovare quell'ammirazione che il mondo dei coetanei gli nega. Antonio, tanto abile nello sport quanto introverso e chiuso nel relazionarsi con gli altri. Di tutti e tre conosciamo l'ambito familiare in cui incontriamo sensibilità genitoriali diverse ma, ognuna a suo modo, capaci di amore e comprensione. Chi invece si compatta nel rifiuto sono i compagni tra i quali emergono leader in perfidia e bullismo (equamente suddivisi tra maschi e femmine) ma che finiscono comunque per essere tutti complici anche quando sono testimoni passivi dei soprusi. La dimensione della città di provincia, con la magia delle sue notti 'antiche' e con la brutalità dei mezzi di comunicazione oggi alla portata di ognuno, definisce il contesto della narrazione.
    "Non voglio che mio figlio sia 'tollerato'" dice il padre adottivo di Lorenzo dinanzi alla preside e ad un'insegnante particolarmente insensibile. Cotroneo fa propria questa affermazione senza però cedere alla tentazione del pamphlet riaffermando con forza il diritto di ognuno a vivere la propria vita e la propria dimensione affettiva secondo tempi che non siano dettati da un contesto sociale che si eriga a normativo in questo ambito. Lorenzo, Blu e Antonio escono così dallo schermo per entrare nella memoria dello spettatore nello spazio in cui stanno i film che non si dimenticano.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    "L'Agata Dendritica affascina per i disegni che lo pervadono,
    che come licheni arcaici e linee arborescenti, a
    ttraversano la sua natura quasi trasparente,
    stimolando i sogni e la fantasia."


    L'AGATA DENDRITICA



    L’Agata Dendritica, detta anche pietra di Mocha, è un Calcedonio bianco traslucido o trasparente con Dendrite.
    Ogni pietra è unica e irripetibile e il valore è dato dalla perfezione e completezza della dendrite, nonché dalla dimensione che variano da 10 mm. fino a 60 mm; pezzi più grandi e perfetti sono considerati rari. Vi sono quelle bicolore o tricolore: una base nera, che diventa rossa e gialla sulle punte come fossero alberi fioriti.
    L'Agata Dendritica è nota per essere considerata la “Pietra dell'Abbondanza”. I cabochon di agata dendritica sono molto utilizzati nella gioielleria indiana e le viene attribuito un forte potere sui chakra. Sono conosciute con il nome di Shazar dall’arabo sazar che significa albero. Si dice che fu proprio un arabo che per primo scoprì queste pietre. Lo strano che ancora oggi, mentre la maggior parte dei minatori è indù, la maggior parte degli artigiani lapidari è musulmana. In urdu vengono dette haqiq e in indiano sphatic, ma è ancora la parola araba ad essere maggiormente usata.
    I giacimenti di agate si trovano nei pressi di Banda nel sud dell’Uttar Pradesh, una cittadina di circa 130.000 abitanti che si adagia sulle rive del fiume Ken, un affluente meridionale del fiume Yamuna. Ce ne sono di due tipi di giacimenti, nel greto del fiume Ken e nelle colline circostanti Il giacimento collinare presenta uno strato, ad alcuni metri di profondita’, molto ricco di quarzo sia in forma cristallina compatta che in forma di calcedonio dove il manganese e il ferro hanno depositato in milioni di anni i suoi ossidi. I colori vanno dal nero al bruno e rosso, più raramente verde,giallo e bianco. Il villaggio Banda è il più vicino al giacimento e tutti nel paese si dedicano alla ricerca, al taglio e alla lucidatura di queste pietre. Ancor oggi questi tagliatori usano dei sistemi molto primitivi,ma che danno buoni risultati; per segare la roccia usano un arco di legno appesantito da un sasso su un estremità,teso con un cavo d’acciaio che viene cosparso di polvere di carborundum e olio. Lo scavo di agate nel letto del fiume ha luogo due volte all’anno. La prima in gennaiofebbraio, quando il letto del fiume è in secca. La seconda e più importante, ha luogo dopo le piene del monsone tra la fine di giugno e settembre-ottobre quando le acque si ritirano, dopo aver disgregato i blocchi di roccia, lasciando allo scoperto i noduli di agata. Le agate delle colline si scavano tutto l’anno. Gli scavi si sviluppano in piccoli pozzi che raggiungono una profondità di 10-25 m. Gli scavi sono difficili data l'ubicazione della dentrite che spesso è perpendicolare alla stratificazione e quindi inutilizzabile.

    ...storia, miti e leggende...


    Estratte al bordo settentrionale del plateau basaltico del Deccan, queste pietre si sono formate per un affascinante insieme di coincidenze geologiche; cominciando dalla roccia madre. Quando l’India era ancora un’isola, staccatasi dalla costa orientale dell’Africa, prima di entrare in collisione col continente asiatico circa 65 milioni di anni fa, venne interessata da una sequenza di eruzioni vulcaniche che formarono il Plateau del Deccan. Si tratta di un enorme volume di roccia, di 3 milioni di km cubi, composto completamente di basalto, con un diametro di oltre mille km e uno spessore esposto di quasi 2 km. In questi basalti si formarono le agate, che riempirono le grosse vescicole lasciate vuote dal magma. La formazione della dendrite è un fenomeno successivo alla formazione dell’agata. Gli ossidi neri di manganese e di ferro sono estremamente solubili in acqua e formano le dendriti. Le dendriti sono un fenomeno comune a molti altri minerali e a molti tipi di agate, ma quello che rende uniche al mondo le agate indiane, è che sono le uniche che si sono formate in agate di tipo Uruguay.
    Una leggenda narra che circa 300 anni fa in una regione dell’India, nell’Uttar Pradesh, nel greto di un torrente fu rinvenuto un sasso strano che presentava delle figure interessanti. L’autore del ritrovamento era un appassionato di scienze naturali e geologia. Con mezzi rudimentali, tutt’ora in uso, riuscì a segare e lucidare questa pietra rivelando una figura simile ad un albero. Volle farne dono al Raja’ della regione ed egli, compiaciuto ed esaltato dalla bellezza di questa rara pietra, gli regalo’ un grande appezzamento di terra dove iniziarono degli scavi lungo le sponde di questo fiume.
    La prima citazione documentata può essere fatta risalire al regno del re Chhatrasal (1649-1731 durante la dinastia Chandela), che fu famoso per aver stimolato lo sviluppo delle arti.

    Le Agate dendritiche erano già conosciute nell'antichità, sembra che già ne parlasse Plinio il Vecchio nella sua Storia Naturale col nome di dendragate, dal greco dendros che significa albero. Nel XVIII secolo facevano parte della gioielleria inglese con il nome di Mocha Stones che deriva dal porto di Mocha (in arabo Al-Mukha), un porto dello Yemen che si affaccia sul Mar Rosso e che ebbe il suo splendore grazie al commercio del caffè fino al secolo XIX, edanche le agate presero il nome di moca. Per molti secoli non si seppe la provenienza reale, gli arabi mantennero segreto il luogo d'origine. Le agate dendritiche erano così popolari in Inghilterra tra il ‘700 e l’800 che venne elaborata una tecnica per riprodurre dendriti sulla ceramica, detta Mochaware, cioè ceramica di Mocha. La tecnica, che risale al 1780, fu inventata nello Staffordshire.

    Negli anni ’90 del secolo scorso queste pietre cominciarono ad arrivare a Tucson portati da una coppia di importatori indiani di Mumbai. Mauro Pantò, commerciante di pietre italiano, ottenne l’esclusiva e cominciò a diffonderle in Italia; nel 2006, si reca a Tucson Tarun Adlakha, di Nuova Dehli, e specializzandosi nel commercio esclusivo delle dendriti, cominciò a farle conoscere alle maggiori fiere del settore in tutto il mondo.

    (Gabry)





    spring-music-psd-free


    La Musica del Cuore



    musica-e-libri


    I Grandi Cantautori Italiani




    ligabue-mondovisione-tour-2015-nuovi-concerti-660x457
    foto:outune.net



    Luciano Ligabue



    Luciano Riccardo Ligabue, conosciuto semplicemente come Ligabue o Il Liga (Correggio, 13 marzo 1960), è un cantautore, chitarrista, regista, scrittore, poeta e sceneggiatore italiano.
    È uno tra gli artisti italiani di maggior successo ed ha ricevuto due Targhe Tenco, un Premio Tenco e un Premio Le parole della musica. Detiene inoltre il record europeo di spettatori paganti per un concerto di un singolo artista.
    Ha vinto negli oltre 25 anni di carriera più di sessanta premi per ciò che concerne la sua attività musicale, cinque premi per quanto riguarda l'attività di scrittore e infine dieci onorificenze per la sua attività cinematografica.
    Nipote di Marcello Ligabue, eroe della Resistenza, emiliano, dopo aver conseguito il diploma di ragioneria svolge i lavori più disparati, tra cui quello del bracciante agricolo e dell'operaio metalmeccanico, quindi ragioniere, conduttore radiofonico, commerciante, promoter, calciatore (nelle serie inferiori) e consigliere comunale del PDS (come indipendente); nel 1986 fonda insieme ad alcuni amici il gruppo musicale amatoriale Orazero, che prende il nome da un suo brano e con il quale dal 1987 partecipa a diversi concorsi provinciali e nazionali con brani originali come Sogni di rock'n'roll, Anime in plexiglass, Sarà un bel souvenir, Bar Mario e Figlio d'un cane.
    La prima traccia "ufficiale" di Ligabue risale al 1988, anno di incisione, insieme agli Orazero, di Anime in plexiglass/Bar Mario. Il singolo vede la luce in seguito alla vittoria in un concorso musicale provinciale, per gruppi con base nella provincia di Reggio Emilia dal nome "Terremoto Rock". Uno dei primi singoli stampati porta il nome di Eroi di latta, che in fase di produzione del primo album, Ligabue, verrà trasformato in Balliamo sul mondo.
    Viene scoperto da Pierangelo Bertoli, che include il suo brano Sogni di rock'n'roll in un suo album, Tra me e me, nel 1988 e l'anno successivo Figlio d'un cane nell'album Sedia elettrica e, sempre nel 1989, lo propone al suo produttore Angelo Carrara per incidere un disco, Ligabue, che uscirà nel maggio 1990 e che originariamente era intitolato "...e non è obbligatorio essere eroi". Per realizzare il suo primo album Ligabue si avvale della collaborazione del suo nuovo gruppo, i Clan Destino, che cureranno insieme a lui gli arrangiamenti dei brani e che saranno al suo fianco nei concerti e nei successivi lavori in studio di registrazione. Nello stesso anno il cantante partecipa al Festivalbar 1990 col pezzo Balliamo sul mondo, ricevendo il Disco verde, premio destinato al migliore cantante emergente della kermesse.
    È del settembre 1991 l'uscita del secondo disco, Lambrusco coltelli rose & pop corn, che ripete il successo dell'album d'esordio, trainato da singoli come Libera nos a malo e Urlando contro il cielo. Il 1991 è anche l'anno del suo matrimonio con Donatella Messori, con la quale ha avuto anche un figlio, Lorenzo Lenny.
    Il 7 settembre 2013 si sposa con la sua ex fisioterapista Barbara Pozzo, con la quale ha avuto la seconda figlia, Linda.
    Nel luglio del 1992 si esibisce per la prima volta al Montreux Jazz Festival. Nello stesso anno comincia la sua collaborazione con il Club Tenco per il quale partecipa ad alcune pubblicazioni e incide il brano Variazioni su temi tzigani in omaggio al poeta e cantautore russo Vladimir Semënovič Vysockij. Allo stesso periodo risale anche la sua prima apparizione come produttore, più precisamente nella traccia "Male non farà" dell'album Storie per vivere degli emergenti Timoria; gli stessi Timoria seguiranno e apriranno i concerti di Luciano per tutto l'anno.
    Il terzo album, Sopravvissuti e sopravviventi, esce nel 1993 e viene registrato ancora assieme ai Clan Destino. Questo album vuole essere la firma all'ascesa definitiva dell'artista; lo si può comprendere dalla registrazione di qualità nettamente migliore e da una maggior cura per le canzoni dal punto di vista strumentale; il disco, però, non viene apprezzato come i precedenti, soprattutto dalle radio, le quali non trasmetteranno altro che il singolo Ho messo via. Viene considerato un lavoro più intimista e oscuro dei precedenti e le vendite ne risentono. Successivamente verrà molto rivalutato dai fan, ma sul momento causa all'autore un periodo critico, nel quale rompe col vecchio produttore e con la vecchia band.
    Nel 1994 pubblica A che ora è la fine del mondo?, il suo quarto album, che contiene 8 pezzi che Ligabue definisce "schegge sparse". La traccia d'apertura è una cover di It's the end of the world as we know it (and I feel fine) dei R.E.M., che diventa A che ora è la fine del mondo? con un testo che evoca il ruolo assunto dalla televisione nella vita delle persone prendendo spunto dalla vittoria elettorale dell'allora presidente della Fininvest, Silvio Berlusconi. Le altre canzoni sono vecchie B-sides, le due versioni di Gringo ('91 e '94), L'han detto anche gli Stones, cantata con gli allora semisconosciuti Negrita, e la ballata Male non farà scritta da lui ma già incisa dai Timoria; vi è poi Fuoritempo, anche questa scritta da lui stesso ma già incisa dai Rats, e una versione live di Urlando contro il cielo. In questo album è presente inoltre Cerca nel cuore, scritta a 4 mani con l'allora tastierista dei Clan Destino Gianfranco Fornaciari.
    Sempre nel 1994, insieme a Valerio Soave, fonda l'etichetta Mescal, che diverrà poi tra le più attive nel panorama rock italiano, producendo i primi brani di La Crus, Massimo Volume, Modena City Ramblers e Stefano Belluzzi.
    La svolta nella carriera di Luciano Ligabue arriva nel 1995, con la pubblicazione di Buon compleanno Elvis, il disco che renderà popolare il cantante emiliano nel panorama musicale italiano. Quasi tutti i pezzi di questo album, che presenta delle sonorità molto vicine ad un rock'n'roll di stampo americano, diventeranno, infatti, classici del suo repertorio e sfonderanno tra il pubblico giovanile, a partire da Vivo, morto o X e Hai un momento, Dio?, passando per Leggero fino ad arrivare a Certe notti, brano votato dai lettori della rivista musicale Tutto come la "miglior canzone italiana degli anni novanta", vincitore inoltre della Targa Tenco come miglior canzone dell'anno. Il disco, considerato dai più come il vertice compositivo dell'artista, venderà oltre 1.200.000 copie, ricevendo il Disco di platino europeo IFPI e vincendo tre premi all'allora "Premio Italiano della musica PIM".
    Nel 1996 si esibisce al Pavarotti & Friends con un'insolita versione di Certe notti, duettando con il "padrone di casa" Luciano Pavarotti.
    Sempre del 1996 è la sua seconda partecipazione al Montreux Jazz Festival, questa volta con l'ex Rolling Stones Mick Taylor come special guest, con cui esegue anche alcune cover.
    Il momento d'oro del cantante continua nel 1997 con la pubblicazione di Su e giù da un palco, doppio disco registrato dal vivo con l'aggiunta di tre inediti: Il giorno di dolore che uno ha, Tra palco e realtà e Ultimo tango a Memphis, quest'ultima cover di Suspicious Minds di Elvis Presley. Il pregio di non essere stato ritoccato in studio viene in parte compensato negativamente dal fatto di essere un collage di pezzi registrati in vari concerti. Anche questo album sfonda il muro del milione di copie vendute, ed è il primo live italiano a raggiungere questo risultato..
    Il 1998 pubblica la colonna sonora del suo primo film da regista Radiofreccia contenente tra le altre Ho perso le parole, Metti in circolo il tuo amore e Siamo in onda. Il secondo CD dell'opera è una raccolta di brani stranieri inseriti nel film; sono presenti artisti come David Bowie, Iggy Pop, Lou Reed, Lynyrd Skynyrd che rappresentano il retroterra musicale e la fonte di ispirazione del cantante, insieme a cantautori come Bob Dylan e Neil Young.
    Nel 1999, insieme a Jovanotti e Piero Pelù, che ha appena lasciato i Litfiba, incide Il mio nome è mai più, brano pacifista dal quale viene prodotto un singolo il cui ricavato va in beneficenza: i tre si firmano LigaJovaPelù. Pubblico e critica si dividono tra chi plaude l'iniziativa e chi invece sottolinea la retorica e il presunto antiamericanismo del pezzo e del video annesso, che comunque risulterà alla fine il più venduto dell'anno.
    Nello stesso anno esce il sesto disco Miss Mondo, a quattro anni di distanza da Buon compleanno Elvis.
    Nel 2000 scrive una canzone a quattro mani con Francesco Guccini (che, tra l'altro, ha recitato in Radiofreccia). Il pezzo, intitolato Ho ancora la forza finisce nell'album Stagioni di Guccini e riceve la Targa Tenco come miglior canzone dell'anno. Tale brano, inizialmente apparso solo in versione acustica su un CD per il fan club, verrà poi ripreso dallo stesso Ligabue, che ne modificherà alcune strofe e lo inciderà come brano inedito, per la raccolta Secondo Tempo nel 2008.
    Sempre nel 2000 viene premiato con il Telegatto come miglior interprete dell'anno al concorso "Vota la voce" e riceve, inoltre, il "Premio Lunezia" per la canzone L'odore del sesso.
    Il primo album del nuovo millennio, Fuori come va?, del 2002, torna a proporre un Ligabue classico che ricalca molti degli stereotipi musicali percorsi negli anni precedenti. Anche questo album ottiene un ottimo riscontro quanto a vendite. Grazie ai singoli Tutti vogliono viaggiare in prima, Questa è la mia vita ed Eri bellissima, il "Liga" vince il Festivalbar 2002 e fa incetta di premi (miglior artista maschile, miglior album e miglior tour) all'edizione degli Italian music awards che organizzava la FIMI.
    Nel 2003 esce il secondo live, Giro d'Italia, registrato durante il tour teatrale che Ligabue ha tenuto con i suoi musicisti insieme a Mauro Pagani e al compianto D.Rad degli Almamegretta. Il disco presenta un'apprezzabile rivisitazione semi-acustica di buona parte del repertorio dell'artista, molto apprezzata oltre che dal pubblico, anche dalla critica che, in controtendenza rispetto al precedente disco, ha riempito di elogi quest'uscita discografica. All'album, infatti, è stato attribuito il "Premio Ciampi" come miglior album dell'anno. Di Giro d'Italia fu pubblicata anche una versione a tiratura limitata (50.000 copie più ulteriori 10.000 stampate dopo un anno) con un terzo CD bonus, che contiene, oltre a varie canzoni, dei reading e un monologo.
    Il 2 luglio del 2005, Ligabue accoglie l'invito di Bob Geldof a partecipare al Live8, dove si esibisce davanti alle migliaia di spettatori presenti al Circo Massimo di Roma.
    Il 10 settembre 2005, per celebrare i 15 anni di attività e tornare sul palco dopo un'assenza durata circa 2 anni e mezzo si esibisce all'aeroporto "Campovolo" di Reggio Emilia di fronte a circa 180.000 persone (165.264 spettatori paganti, fonte SIAE, record europeo per un concerto a pagamento di un singolo artista.
    L'ottavo disco, Nome e cognome (2005), esce il 16 settembre dello stesso anno e propone un Ligabue che nei testi prosegue sulla scia "intimista" (e il titolo dell'album è, da questo punto di vista, una dichiarazione di intenti), mentre musicalmente presenta delle sonorità molto vicine ad un rock anglosassone. Alcuni brani del disco vengono presentati nel concerto di Campovolo, dove la grande affluenza di pubblico anticipa quello che diventerà un altro successo discografico. In questo album sono presenti brani che sono diventati dei successi come Il giorno dei giorni, L'amore conta, Le donne lo sanno, Cosa vuoi che sia e Happy hour (con il quale Liga vincerà anche il Festivalbar, e che verrà scelto da Vodafone per gli spot pubblicitari dell'estate successiva).
    Il 20 ottobre 2006 esce Gli ostacoli del cuore, brano scritto da Luciano espressamente per Elisa (con la quale duetta nella parte finale) e utilizzato come primo singolo estratto dal Greatest Hits della cantante. Lo stesso Ligabue dichiarerà che questa canzone aveva pensato di farla cantare ad Elisa proprio nel momento in cui l'ha scritta, senza aver ancora contattato la cantante[12]. Ligabue inoltre realizza il videoclip di questa canzone come regista e vi appare anche come protagonista insieme alla stessa Elisa.
    A novembre la SIAE e la critica gli attribuiscono, per la seconda volta, il "Premio Ciampi"
    Il 2007 vede la pubblicazione, il 16 novembre, della prima parte del best of Primo tempo. L'album, balzato direttamente al primo posto nelle classifiche contiene un CD con 16 successi del periodo 1990-1995 più due inediti: Niente paura (che rimane in vetta alla classifica airplay per tutto il suo periodo di programmazione) e Buonanotte all'Italia e un DVD che raccoglie tutti i videoclip del periodo.
    Il 30 maggio esce Secondo tempo, basato sulla produzione musicale dal 1997 al 2005. Il singolo di lancio della raccolta, Il centro del mondo, si somma ad altri due inediti: Ho ancora la forza, scritta con Francesco Guccini nel 2000, e Il mio pensiero. Anche in questo caso insieme al cd è presente un DVD con i videoclip realizzati nello stesso periodo temporale.
    A gennaio 2010 il cantante ha rivelato ai suoi fan di essere al lavoro per pubblicare un nuovo album di inediti entro l'estate, e di progettare un nuovo tour negli stadi. Il lancio ufficiale del disco, inizialmente previsto per il 7 maggio, è stato programmato per l'11 maggio 2010, stesso giorno in cui vent'anni prima uscì il primo album, Ligabue.
    In occasione del suo 50º compleanno, 13 marzo 2010, è stato pubblicato il testo di Nel tempo, anche questo brano presente nel nuovo album.
    A poche ore dalla sua uscita il primo singolo del nuovo album, Un colpo all'anima, è entrato direttamente al primo posto della classifica dei brani più venduti online su iTunes e ha debuttato alla prima posizione della classifica ufficiale singoli FIMI. Il nuovo album è arrivato immediatamente al vertice delle classifiche degli album nei negozi e in download digitale, ed è rimasto per molte settimane a cavallo tra il primo e il secondo posto.
    Il 21 novembre è uscito in tutte le radio Ora e Allora, singolo che ha anticipato l'uscita dell'album live Campovolo 2.011, pubblicato il 22 novembre sia nei negozi tradizionali (in versione 3 CD) e digital store e il 6 dicembre in versione 4 LP. Il CD debutta direttamente al primo posto della classifica FIMI e contiene tre inediti (M'abituerò, Sotto bombardamento e Ora e allora, che saranno tutti singoli), i primi due dei quali suonati anche a Campovolo.

    A giugno del 2012 Ligabue decide di aderire insieme a 16 artisti italiani al Concerto per l'Emilia, che si è tenuto a Bologna il 25 giugno allo Stadio Renato Dall'Ara per raccogliere fondi per aiutare le popolazioni colpite dal sisma.
    Inoltre sarà uno degli organizzatori del mega-concerto in favore delle popolazioni colpite dal sisma Italia Loves Emilia il 22 settembre 2012 a Campovolo, a cui aderiranno molti fra i più importanti artisti italiani.
    Il 5 marzo 2014 Ligabue annuncia il Mondovisione tour 2014, diviso in due fasi, il Mondovisione Tour - Piccole città 2014 e il Mondovisione tour - stadi 2014. Il 27 marzo la tournée parte da Correggio.
    Dopo un tour in vari club e teatri in America, Australia ed Estremo Oriente tra il 2014 ed il 2015, l'11 marzo 2015 Ligabue annuncia l'uscita di un nuovo album live intitolato Giro del mondo contenente quattro inediti (tra cui C'è sempre una canzone e A modo tuo, scritte dallo stesso e interpretate rispettivamente da Luca Carboni e Elisa, completamente riarrangiati). L'album è uscito il 14 aprile e contiene due cd e un DVD (o tre cd e due DVD in una versione speciale) a testimonianza del Mondovisione Tour.
    Il 22 agosto 2015, accogliendo l'invito del maestro concertatore Phil Manzanera, partecipa al concerto finale de La Notte della Taranta, a Melpignano (LE), dove esegue, davanti ad oltre 200.000 spettatori, due brani della tradizione salentina ("Ndo ndo ndo" e "Beddha ci dormi") e due brani del suo repertorio riarrangiati per l'occasione ("Il muro del suono" e "Certe notti"). L'esibizione è accompagnata dai musicisti dell'orchestra popolare e dagli altri ospiti internazionali: Paul Simonon (storico bassista dei Clash), Tony Allen, Raul Rodriguez e Anna Phoebe, oltre che dallo stesso Manzanera, nonché da Federico Poggipollini e Luciano Luisi.


    fonte: wikipedia.org





    Certe Notti

    Certe Notti la macchina è calda e dove ti porta lo decide lei.
    Certe notti la strada non conta e quello che conta è sentire che vai.
    Certe notti la radio che passa Neil Young sembra avere capito chi sei.
    Certe notti somigliano a un vizio che tu non vuoi smettere, smettere mai.
    Certe notti fai un po' di cagnara che sentano che non cambierai più.
    Quelle notti fra cosce e zanzare e nebbia e locali a cui dai del tu.
    Certe notti c'hai qualche ferita che qualche tua amica disinfetterà.
    Certe notti coi bar che son chiusi al primo autogrill c'è chi festeggerà.
    E si può restare soli, certe notti qui, che chi s'accontenta gode, così così.
    Certe notti o sei sveglio, o non sarai sveglio mai, ci vediamo da Mario prima o poi.
    Certe notti ti senti padrone di un posto che tanto di giorno non c'è.
    Certe notti se sei fortunato bussi alla porta di chi è come te.
    C'è la notte che ti tiene tra le sue tette un po' mamma un po' porca com'è.
    Quelle notti da farci l'amore fin quando fa male fin quando ce n'è.
    Non si può restare soli, certe notti qui, che se ti accontenti godi, così così.
    Certe notti son notti o le regaliamo a voi, tanto Mario riapre, prima o poi.
    Certe notti qui, certe notti qui, certe notti qui, certe notti....
    Certe notti sei solo più allegro, più ingordo, più ingenuo e coglione che puoi
    quelle notti son proprio quel vizio che non voglio smettere, smettere, mai.
    Non si può restare soli, certe notti qui, che chi s'accontenta gode, così, così.
    Certe notti sei sveglio o non sarai sveglio mai, ci vediamo da Mario prima o poi.
    Certe notti qui, certe notti qui, certe notti qui.


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Rio: domani accensione fiamma olimpica.

    Prova generale superata. Il ginnasta Petrounias primo tedoforo. Tutto è pronto a Olimpia per la cerimonia di accensione della fiamma olimpica per i Giochi di Rio 2016, in programma domani nella storica città della Grecia.
    Stamane si è svolta senza intoppi la prova generale e la fiamma è stata accesa come previsto dai raggi del sole, nelle mani della papessa Katerina Lehou, davanti a migliaia di visitatori, scolari e rappresentanti dei media provenienti da tutto il mondo.
    La cerimonia ufficiale si terrà domani alle 12 alla presenza del presidente greco, Prokopis Pavlopoulos, del n.1 del Cio, Thomas Bach, e di rappresentanti del governo ellenico e della delegazione brasiliana, guidata dal presidente del Comitato organizzatore di Rio 2016, Carlos Nuzman. Il primo tedoforo sarà il greco Lefteris Petrounias, campione del mondo di ginnastica, che poi passerà la torcia all'ex pallavolista brasiliano Giovane Gavio, bicampione olimpico.
    (Ansa)




    Moto: la gioia Ducati, per Lorenzo 'ci abbiamo lavorato molto'.
    Domenicali: 'Basi per Ducati che può far bene. E' altro mattoncino marca'. I dettagli sull'arrivo dalla Yamaha di Jorge Lorenzo arriveranno solo a stagione conclusa. Ma intanto l'ad Ducati, Claudio Domenicali, durante la presentazione dei festeggiamenti per i 90 anni dell'azienda nella sede del Comune di Bologna si è detto "contento" per l'arrivo il prossimo anno del campione del mondo. "Siamo contenti - ha detto durante la conferenza stampa - abbiamo lavorato molto a questa soluzione. La Ducati investe molto sul proprio futuro. Noi siamo il Rosso di Borgo Panigale, quindi siamo condannati ad aspettative di far bene o molto bene. Abbiamo avuto momenti di difficoltà, ci siamo ripresi. Con la moto del 2013 non avremmo potuto puntare a un top, e con top driver intendiamo chi ha già vinto un titolo".

    A margine l'ad aveva detto che con Lorenzo "siamo convinti di aver gettatole basi per una squadra che possa fare molto bene il prossimo anno. Però le corse sono sempre complicate e difficili. Abbiamo costruito un altro mattoncino per la crescita della marca".

    Domenicali, Stoner-Lorenzo? Escludo ritorno gare Casey - Una coppia da sogno alla guida della Rossa di Borgo Panigale nella prossima stagione con il neo-annunciato Jorge Lorenzo e l'attuale collaudatore, già campione del mondo con la Ducati Casey Stoner? "Il ducatista è pazzo. Casey ha cominciato come collaudatore. Lui sta attraversando una fase straordinariamente positiva della sua vita. Oggi si trova nella maturità. E quindi escludo che tornerà a correre gare di motoGP". L'ha detto, rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa di presentazione dei festeggiamenti per i 90 anni della Ducati a Bologna, l'ad, Claudio Domenicali. Domenicali ha spiegato che dal punto di vista tecnico "Abbiamo Lavorato molto sulla moto, chiuso il gap abbastanza. Ma come collaudatore "Casey ci sta guidando molto bene. Ci sta dicendo dove le cose non vanno. Lo sviluppo della parte tecnica non è esaurito".
    (Ansa)




    Tifosi Sparta Praga urinarono su una mendicante, denunciati per razzismo.
    Episodio a ponte S.Angelo a Roma, video su social. In arrivo Daspo. Sono stati identificati e denunciati per "atti di discriminazione razziale" e "atti osceni in luogo pubblico" i due tifosi dello Sparta Praga che, in occasione della gara di Europa League contro la Lazio del 17 marzo scorso, erano stati immortalati in un video postato all'estero da un turista mentre urinavano sopra una mendicante che chiedeva l'elemosina su Ponte Sant'Angelo a Roma.

    In quell'occasione nessuno aveva avvisato la polizia ma gli agenti della polizia di Stato e della Digos della Questura di Roma, dopo verifiche che hanno permesso di tracciare la loro presenza nella Capitale, hanno denunciato all'autorità giudiziaria un 30enne e un 24enne cechi. Per entrambi il Questore di Roma ha anche avviato l'istruttoria per l'adozione del provvedimento del Daspo.
    (Ansa)

    (Gina)



    GOSSIPPANDO!!!




    Belen cancella il tatuaggio dedicato a Stefano De Martino: «Non mi piace più»







    «Non voglio dimenticare, ma nulla è indelebile». Così Belen, rispondendo a una fan su Instagram, ha (finalmente) spiegato la rimozione del tatuaggio dedicato a Stefano De Martino, che sta gradualmente scomparendo fino a non vedersi quasi più. Una scelta criticata da alcuni follower, ai quali Belen ha deciso di rispondere per spiegare le sue ragioni.

    «Non voglio nascondere i sentimenti sotto il letto, io non mi sono mai nascosta, è nella mia indole non farlo, affronto tutto a furia di spaccarmi la testa contro il muro, anche perché dopo avrò imparato - ha spiegato - Un tatoo è un disegno sulla pelle, come può esserlo su un foglio di carta. Non si tratta di cercare di rimuovere il dolore della perdita di un essere umano, non cerco di cancellare passione, amore, sguardi, ricordi, questo non si può fare, è impossibile. Non esiste un laser per rimuovere il dolore o la felicità. Ma esiste per rimuove un disegno che non ti piace più. L’importante è saper pesare le cose, l’importanza è importante. Nulla d’irremovibile è indelebile. Il resto si!». Le sue parole allontanano però la tanto chiacchierata ipotesi di un riavvicinamento con l'ex compagno, infrangendo le speranze di molti.


    fonte:http://www.msn.com/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    “Triumphs and Laments,
    a project for Rome”


    dal 17 aprile al 2 ottobre 2016


    La storia, ormai, è nota. E William Kentridge non si stanca di ripeterla.

    «Il passaggio dalla gloria alla vergogna di Roma,
    simboleggiato ad esempio dalla costruzioni della meraviglia di San Pietro e,
    poi, sull’altro lato del Tevere, dal Ghetto»


    dove furono reclusi gli ebrei.
    L'opera lunga 550 metri è stata realizzata sul muraglione destro del Tevere tra Ponte Mazzini e Ponte Sisto: ottanta le figure alte oltre 10 metri, realizzate con una tecnica simile allo stencil ma messa in pratica con l'utilizzo dell'idropulitrice al posto della vernice, rimuovendo la patina lasciata sul travertino dagli agenti atmosferici. Sulle pareti scene che ricostruiscono la storia di Roma: la morte di Remo, Anita Ekberg nella Fontana di Trevi o i bombardamenti di San Lorenzo
    Il 21 aprile, il giorno dell’inaugurazione dell’opera a cui ha lavorato da marzo, con la sua équipe, sul fianco del muraglione del Lungotevere, nel tratto che va da ponte Sisto a ponte Mazzini. La “vernice” — come nel mondo dell’arte vengono chiamate le inaugurazioni — è per il Natale di Roma. Kentrindge ha messo in scena una Roma magniloquente e antiretorica al contempo. In un clima di tragedia fuori dal tempo contingente.

    ..la mostra..


    Bozzetti a carboncino, iconografia dell'arte antica romana fino all' installazione dedicata alla morte di Pier Paolo Pasolini. Arriva al Macro l’ esposizione di William Kentridge con oltre 80 opere e un allestimento ideato appositamente dall'artista. Curata da Federica Pirani e Claudio Crescentini, la mostra rimarrà aperta dal 17 aprile al 2 ottobre 2016 e occuperà interamente le due Project Room del museo. Verranno esposti inoltre una serie di disegni a inchiostro e a pastello inediti e un grande fregio su carta anche questo inedito, lungo oltre sei metri che riproduce la totalità della sequenza delle figure realizzate dall'artista sull’argine del Tevere
    Visitando le due sale del Macro dove, per la cura di Federica Pirani e Claudio Crescentini, sono stati esposti un’ottantina di lavori preparatori al ciclo “fluviale” promosso dall’associazione Tevereterno e realizzato dalla Sovrintendenza capitolina, si ha l’impressione che il 55enne artista di Johannesburg sia l’erede di Mario Sironi. Certamente nel segno, in qualche maniera anche nella visione tragica della Storia.

    “Muri ai pittori!” era lo slogan dell’inquieto protagonista del Novecento. E un omaggio al pittore fascista scelto da Mussolini per il suo impero di marmo e cartapesta si ritrova, sulla carta di un bozzetto, e sul travertino del muraglione ripulito, nella figura del Duce a cavallo. Nella Roma attuale che, attraverso il lavoro degli street artist, da San Basilio, a Tor Pignattara, sta riscoprendo la tradizione della pittura murale, Kentridge ha proposto una tecnica “per via di levare” che, mutuata da quella sperimentata nel 2009 da Kristin Jones con la Lupa, crea i bianchi pulendo con getti d’acqua le superfici sporche. Con l’arrivo dell’inverno e delle piene, l’opera di Kentrindge sul fiume è destinata a scomparire. E l’artista volutamente ha lavorato sul concetto del tempo che corrode i giorni e le cose.

    La straordinaria sequenza di trionfi e tragedie della storia dell’Urbe scomparirà, come gli affreschi classici nella villa scoperta in Roma di Fellini, col passare al galoppo dei giorni. Dell’opera rimarranno allora i disegni a carboncini eseguiti nell’atelier di Johannesburg, quindi le traduzioni a china, hennè, tempera. Al pennino e al pennello, si affianca spesso il taglierino. E inedito, nella mostra organizzata dalla Sovrintendenza con la galleria Lia Rumma, è il bozzetto (1:1) con il corpo di Pasolini all’Idroscalo. In una pozza di nero che è sangue e notte, il poeta giace su un fondo di fogli composti che, come spesso accade in Kentridge, e accadeva nei lavori di Carol Rama, sono pagine di ottocenteschi libri manoscritti di conti: come se l’artista avesse bisogno di un supporto vecchio, contaminato e burocratico, per vergare le sue figure, tra fiaba e dramma.

    Il corpo scempiato di Pasolini è l’immagine dominante della mostra (un grande disegno sarà tradotto in incisione dall’Accademia di belle arti di Roma). Ed è esposto accanto a quello di Remo. Il primo martire della storia di Roma. Scritta col sangue.
    (Carlo Alberto Bucci, www.repubblica.it)




    FESTE e SAGRE





    Le nuove...Arti

    AMY GODA



    Dalla fine di agosto l’intero paese del Giappone è coinvolto in una operazione essenziale per la sua cultura: quello la raccolta del riso. Un sacco di riso equivale ad un sacco di paglia di riso. Chiamata “Wara” in giapponese, la paglia di riso è ciò che resta sui campi dopo la raccolta. La prefettura di Niigata ha pensato di usare la paglia per la costruzione di sculture. Il festival di “Wara” o festival della paglia di riso, si tiene ogni 31 agosto ed è un momento in cui il mondo dell’arte incontra e si muove sulle tracce della cultura contadina. Gli artisti locali costruiscono decine di imponenti ed elaborate sculture, realizzate con la paglia di riso sopra delle strutture di legno.
    Amy Goda, un aspirante artista locale, si è guadagnato una certa fama per le sue spettacolari sculture di dinosauri fatte di paglia di riso. Le sue creature enormi hanno reso il Wara Art Festival famoso online. Le sculturerimangono nel Parco di Uwasekigata fino all’inizio di novembre.


    (Gabry)





    BALLIAMO!!!




    La Musica e gli Strumenti della Tarantella


    welcome_03a_gCos'è la musica fra la danza tradizionale si chiama "La Tarantella"? La musica usa gli strumenti che usano l'aria, le stringhe, e la precussione per creare la musica appropriata per una danza selvaggio e energetica. Il tempo della musica è rapida e nel tempo di 6/8 per la maggior parte della danza. Ovunque l'Italia ci sono gli strumenti regionali che sono ustati per suonare i diversi tipi della tarantella. Per esempio qualche strumenti si usa per suonare la tarantella napolitano includono: il putipu, lo scetavajesse, e la nacchere.

    un tipo di tamburo in qui c'è un bastone che si può muovere dentro e fuori per creare un suono molto particolare.
    Il scetavajasse è uno strumento a percussion in cui si muove il piccolo bastone attraverso il legno con i spigoli per creare un suono quasi come una rana.
    La nacchere è uno strumento ritmico che si suona con le mani. Ci sono due pezzi di lengo e la musicista chiuse le mani rapidamente e si sente qualcosa come un tipo di battimani.

    Tuttavia ci sono gli strumenti più o meno standard per la musica della tarantella, per esempio la fisarmonica.

    fisarmonica


    La fisarmonica è uno strumento che tante persone associa all'Italia perché la fisarmonica è utilizzato nelle danze e nelle canzoni tradizionali. Suonare questo strumento è un po' complicato perché ci sono tante cose di fare. La fisarmonica usa l'aria quindi la musicista deve comprimere e espandere la fisarmonica per creare i suoni attraverso le valvole e le canne dentro lo strumento. La musicista deve anche schiacciare le buttoni e le chiave per ultilizzare gli accordi belli.
    Un altro strumento standard è il tamburello. Il tamburello è uno strumento nella famiglia della percussione. Ci sono piccoli piatti intorno il tamburello e qualche volta c'è anche "la testa del tamburo" che funziona come un tamburo nel senso che si può sbatterlo. Il tamburello è uno strumente speciale perché è uno dei pochi strumenti che i ballerini possono suonare ballando!

    Adesso, ascolitiamo a tutti gli strumenti insieme! Questo è un piccolo video in cui si può vedere e sentire gli strumenti e la musica della tarantella! Nel video il tipo della tarantella è la "Pizzica" (dal verbo "pizzicare") e si suona la Pizzica normalmente nel Salento.


    fonte:http://letradizione.blogspot.it/


    (Lussy)






    salute-benessere


    Salute e Benessere


    terme01g


    Terme di Vals - Wellness e famosissima architettura


    Alle terme di Vals le acque termali hanno una temperatura di 30° e sono ricche di minerali benefici per la salute. Le terme sono caratterizzate da un modernissimo impianto e centro wellness: le pareti sono stratificate con lastre di pietra, su progetto dell'architetto Peter Zumthor. Inaugurate nel 1996, dopo appena due anni divennero monumento nazionale.

    Il benessere

    «Therapie» si legge sulla targa di ottone vicino al tornello di accesso alle Terme. A sinistra c'è una scala che conduce al reparto dedicato al benessere. Non sono terapie nel senso medico quelle che vi offriamo al piano inferiore, sono piuttosto peeling rilassanti per il vostro benessere, bagni, fanghi e massaggi.

    Qui la pietra di Vals (gneiss) è trattata in modo da renderla liscia e troverete pareti di cemento che sembrano velluto, porte di ottone pregiato sul lato a monte, mentre
    a valle ci sono le stanze dedicate ai trattamenti. Dietro le porte luminose in vetro blu di Murano si aprono i locali per i massaggi. Le pareti e i soffitti sono dipinti con colori metallici. Una piccola finestra quadrata sembra la cornice del paesaggio, un quadro dedicato personalmente ad ogni ospite.

    Dopo il trattamento potete prendere una tisana rilassante sulla sedia sdraio in pelle, davanti alla grande finestra con vista sul lato opposto della valle, con le piccole stalle sparse nei pendii.

    L'Idromassaggio
    in piscina termale di Vals esercizio è un'applicazione di medicina alternativa o di idroterapia. Il terapeuta è in piedi nell'acqua fino al torace e muove l'ospite in conformità con figure predeterminate, combinando le caratteristiche positive dell' acqua con i principi fondamentali dello shiatsu. Il trattamento si svolge in acqua a 35 ° C . Il corpo è rilasciato della gravità subisce uno stiramento passivo. La resistenza all'acqua è utilizzato a sostegno. Questo trattamento regala la sensazione di assoluta leggerezza che induce un profondo rilassamento. Inoltre permette di beneficiare delle proprietà curative delle calde acque termali di Vals, quali il miglioramento della circolazione periferica e un sollievo delle articolazioni. La liberazione dalla forza di gravità.

    Rilassamento agli aromi di Soglio

    Una combinazione fragrante di rilassamento e cura intensiva.
    Dopo un classico peeling agli aromi di Soglio, segue il rilassamento profondo nella vasca d'idromassaggio all'acqua termale di Vals, a scelta con olio di melissa (rilassante), lavanda (rinfrescante) o rosmarino (rivitalizzante). Questa cura intensa rende la pelle morbidissima e setosa.

    Valser Vitality

    Questo massaggio è stato creato appositamente per la rivitalizzazione di schiena e piedi, i quali subiscono ogni giorno delle cariche importanti. il benficio molto speciale di questo trattamento sta nell'utilizzo del Balsamo di Vals per il massaggio. Questo balsamo è prodotto a partire dal burro di latte di capre allevate nei pascoli di Vals. È un prodotto naturale e artigianale, sviluppato appositamente per le terme di Vals. L'utilizzo del burro di capra per la cura della pelle può sembrare un po' stravagante, ma è un ingrediente meraviglioso! Il suo alto tenore in vitamina A, B, C e D, così come l'alto contenuto di sali minerali, oligoelementi e agenti idratanti, fanno di lui un prodotto molto prezioso, predestinato per la protezione e la rigenerazione della pelle. Recenti ricerche confermano l'importanza del burro di capra e dei suoi ingredienti, quali la coenzima Q10 e la ricchezza in acidi grassi non saturi. A causa del suo basso punto di fusionen di 37°C (equivalente alla temperatura del corpo umano), il burro di capra penetra rapidamente e profondamente nella pelle e favorisce l'assorbimento delle sostanze attive. Un lubrificante naturale, il Balsamo di Vals è perfetto pere effettuare il massaggio di schiena e di riflessologio plantare.


    Terme con acqua al solfato di calcio e carbonato d'idrogeno
    Piscina interna 32°C
    - Piscina esterna d'inverno 36°C
    Piscina esterna d'estate 30°C
    - Piscina calda 42°C
    - Piscina fredda 14°C

    Acqua di fonte ferrosa temperatura della sorgente 29,8° c

    Piscina con petali di fiori 33°C
    - Grotta del suono
    - Sala della risonanza 35°C
    - Pietra calda
    - bagno vapore, umidità 85-100%

    Pietra sonora
    - Composizione di Fritz Hauser
    - Cabina massaggio
    - zone di riposo



    Il bagno notturno
    Il bagno notturno è un'esperienza particolare per nostre ospiti adulti che potrete assaporare ogni mercoledì, giovedì e domenica dalle ore 23.00 alle 0.30. Questa esperienza è riservata agli ospiti dell'Hotel Terme. Il bagno si fa in assoluto silenzio, nessuno parla, si sente solo il fruscìo dell'acqua. L'attenzione di ogni singola persona viene concentrata su se stessi, l'esperienza del bagno si intensifica. Scoprirete una nuova dimensione.




    Cosmesi e cura


    Il reparto bellezza si trova sul piano del ricevimento della spa, davanti alla passerella per la casa Selva. Le nostre estetiste sono molto preparate e vi coccolano con peeling, maschere, massaggi del viso, applicazioni talasso-terapiche, manicure e pedicure.

    I nostri prodotti di cura per Voi

    Ricerca e tecnologia al più alto livello con Cellcosmet/Cellmen
    Un prodotto genuino e natruale con Salin de Biosel
    Forza delle montagne dei Grigioni con Soglio
    Cellcosmet/Cellmen
    Ricerca e tecnologio al più alto livello.

    Sul mercato cosmetico ci sono mondialmente solamente i prodotti singolari svizzeri cellcosmet (per lei) e Cellmen (per lui) che contengono le cellule stabilizzanti bio attive integrale.Questi prodotti rivoluzionari del viso rivitalizzano la pelle in un modo senza precedenti e molto efficace.

    Le cellule della pelle sono stimolate dalle cellule attive simili alla pelle e l'equilibrio naturale della pelle viene ristabilito. Un cocktail efficace di anti-invecchiamento che si basa su un concetto medico scientifico di altissimo standard svizzero.

    Salin de Biosel

    Prodotto "genuino"*

    Questa linea cosmetica insolita è basata sui principi della medicina tradizionale cinese, lavora con formule biosequenziali basati su ingredienti vegetali:

    Radici, corteccia, foglio e fiori di piante diverse si combinano in ben definite quantità in un ordine specifico uno con l'altro. Questo crea la biosequenza. I prodotti a base di piante sono carichi di sostanze rivitalizzanti che agiscono direttamente sulle cinque funzioni della pelle. (immunitaria, vascolare, linfatica e la funzione di struttura di percezione).

    A seconda del tipo di pelle vengono aggiunti singoli oligoelementi per intensificare l'effetto delle creme e maschere.

    Una conoscenza approfondita degli effetti delle piante e la loro combinazione ottimale nei prodotti di cura della pelle sono i tratti distinitivi della linea cosmetica francese.

    *Prodotto senza sostanze che danneggiano la pelle, come in molti altri prodotti cosmetici: conservanti a base di parabeni (buthylparaben, ehtylparaben, methylparaben etc.), solventi a base di probylène glycol, sodio laureth solfato (SLES), oli minerali, paraffine, coloranti sintetici, ingredienti di origine animale, test su animali, organismi geneticamente modificati (OGM).

    Soglio

    Forza della natura dalle montagne dei Grigioni.


    Questa linea di prodotti è ottenuta dalla raffinazione di materie prime delle nostre montagne dei Grigioni. Questi includono erbe domestiche e selvatiche raccolte nel villaggio di Soglio. Altre erbe di Soglio sono fornite da contadini di montagna svizzeri che lavorano nelle aziende con cerfiticazione biologica.

    Un progetto molto speciale regola l'acquisto d'olio di burro di capra alpina nella valle di Vals. Il balsamo "Valser Balsam" che è stato progettato specialmente per le Terme ed è il risultato di questa collaborazione. La specialità di Soglio inizia con il rapporto con le materie prime. Natura e origine sono importanti in tutti i prodotti Soglio. Essi sono al 100% naturali, locali e biologici.


    da.therme-vals.ch/it


    2894884547_5cee93bd85


    Vals2
    da: therme-vals.ch/it/


    Architetti ed appassionati di architettura da tutto il mondo viaggiano fino ad un piccolo villaggio di una piccola valle grigionese. Il motivo è la costruzione di un centro termale da parte di un volitivo architetto che vi ha profuso la pura, pesantissima pietra dai riflessi verdastri. Inoltre le Terme di Vals sono anche un centro wellness.


    Rivestite completamente in pietra, rischiarate dal luminosissimo gioco della luce naturale, incastonate fra montagne e paesaggio: così appaiono le verdi Terme di Vals. Sono infatti state costruite con 60.000 pietre di quarzite locale. Tutti elementi che, assemblati, costituiscono un ambiente mistico, sensuale e di stupefacente levità, in cui si raccolgono le acque termali a 30° di temperatura che sgorgano nella Valle di Vals arricchite da minerali benefici per la salute.

    Bagni di petali di fiori, grotta del suono, piscina fredda e calda, bagni di vapore e sorgente di acqua ferruginosa si susseguono all'interno della struttura in pietra, il primo edificio della Svizzera posto sotto tutela monumentale poco dopo la sua apertura. Per il quale, peraltro, l'architetto progettista Peter Zumthor ha ricevuto il più importante premio mondiale per l'architettura.


    terme_2
    da. saunamecum.it


    Per descrivere efficacemente le Terme di Vals, il materiale roccioso con il quale sono costruite, le loro 14 piscine esterne e interne di diversa temperatura, alcune profumate addirittura con petali di rosa, il loro Bagno Turco a sei locali e a diversa temperatura e profumo, le loro stanze per la lettura e il riposo della mente, i loro locali per le abluzioni con acqua caduta da altezze vertiginose con straordinari suoni e architetture, le loro stanze dell’eco dove l’autorilassamento psicofisico è totale, è sufficiente ascoltare Peter Zumthor il loro geniale ideatore e realizzatore:

    "Montagna, pietra, acqua - una costruzione nella pietra, una costruzione con la pietra, in cui la montagna diventa edificio e sensualità. Nel collegamento e la fusione armonica di materia, suoni, luci, abbiamo interpretato la Natura e abbiamo trasferito il concetto nell’Architettura della costruzione."

    L’Hotel delle Terme, pur essendo una antica struttura degli anni Sessanta, riflette il carattere e la cultura delle Felsen Therme: con perfetti aggiustamenti, l’ideatore delle Terme è riuscito magistralmente a fonderlo con il paesaggio, così la capacità di sentire il modificarsi delle stagioni è straordinario e totale.


    di Letizia Pella
    da: archisquare.it


    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...



    “Sotto l'ombra di un pino Georgia
    Ed è a casa si sa
    il tè dolce, torta di pecan e vino fatto in casa
    dove le pesche crescono”


    LA "PECAN PIE"



    La pecan pie, o torta di noci pecan, è una torta a base di pasta frolla, glassa di sciroppo di mais o melassa e noci pecan, tipica della cucina del sud degli Stati Uniti d'America. La torta è strettamente associata con la cultura del sud degli Stati Uniti negli anni 1940 e 1950.

    È un dolce tipicamente autunnale, che viene servito nel periodo delle feste, come Natale e giorno del Ringraziamento. Alla torta possono essere aggiunto sale e vaniglia, cioccolato e bourbon come aromatizzanti. La pecan pie è spesso servita con panna montata o gelato.
    L'uso di sciroppo di mais in questa torta è una questione controversa. Alcune persone sostengono che questo dolce deve includere lo sciroppo di mais, e molte ricette specificano il marchio Karo in particolare. Altri usano varianti come sciroppo d'acero o zucchero di canna mescolato con acqua e un pizzico di melassa.
    La tradizione narra che la pecan pie sia stata inventata da cuochi francesi che, stabilitisi a New Orleans, vennero a conoscenza di queste noci tramite i nativi americani, che le raccoglievano dagli alberi sugli argini dei fiumi del Texas, macinandole per ricavarne un olio. I cuochi francesi stabilitisi nel sud degli Stati Uniti d'America, iniziarono a lavorare queste noci come un dessert che chiamavano torta trasparente, e che con gli anni sarebbe diventata la popolare pecan pie. Discordanti sono le informazioni sulle origini del dolce, anche se sembra che la torta di pecan sia stata già esistente agli inizi del 1800 in Alabama ma, non si sono trovate ricette antecedente al 1886. Le prima ricetta fu una crema bollita con le noci, che veniva cotta in una crosta.
    Noti libri di ricette, come Fannie Farmer e The Joy of Cooking, non comprendono la ricetta prima del 1940. I creatori dello sciroppo Karo sostengono che la ricetta sia stata inventata nel 1930, grazie ad un nuovo impiego dello sciroppo di mais dalla moglie di un dirigente aziendale. La torta di pecan è stata fatta prima dell'invenzione di sciroppo di mais e ricette vecchie usavano uno sciroppo più scuro a base di zucchero o melassa. Il 1929 del Congresso del club libro di cucina ha una ricetta per la torta con solo uova, latte, zucchero e noci pecan, senza lo sciroppo. Qualunque sia la sua origine, la torta di pecan è apparsa solo nei libri di cucina nei primi anni 1920.
    Le “Sugar Pie”, crostate di melassa erano presenti nell’Europa medievale, e furono adattate, in Nord America, per gli ingredienti a disposizione, come la torta Shoofly , torta di zucchero, la crostata di burro e torta di scacchi . La torta di pecan può essere considerata una variante della torta di scacchi.

    ..LO SCIROPPO..



    Lo sciroppo è un condimento denso, viscoso e liquido ed è costituito principalmente da una soluzione di zucchero e acqua. La sua consistenza è simile a quella di melassa. Alcune bevande chiedono un addolcimento per compensare l'acidità di alcuni succhi di frutta; lo zucchero semolato non si scioglie facilmente in bevande fredde o di alcol etilico e per questo motivo si usano gli sciroppi.
    Ci sono una serie di sciroppi utilizzati nella produzione di alimenti, tra cui:

    Sciroppo di glucosio
    Sciroppo di mais
    sciroppo d'acero
    Sciroppo di fruttosio , ampiamente utilizzato negli Stati Uniti
    Sciroppo d'oro, un sottoprodotto della raffinazione cristallizzato lo zucchero



    Lo sciroppo di mais è un alimento fatto da amido di e contiene quantità variabili di maltosio e superiore oligosaccaridi , a seconda del grado. Viene utilizzato in alimenti per ammorbidire la consistenza, aggiungere volume, evitare la cristallizzazione dello zucchero, e migliorare il sapore.
    Storicamente, sciroppo di mais è stato prodotto combinando amido di mais con diluito di acido cloridrico , e quindi riscaldando la miscela sotto pressione. Il processo è stato inventato da Gottlieb Kirchhoff nel 1812. La viscosità e la dolcezza dello sciroppo dipende dalla misura in cui la reazione di idrolisi è stata effettuata. Due prodotti commerciali comuni sciroppo di mais sono leggeri e sciroppo di mais scuro. Lo sciroppo leggero è composto anche con vaniglia e il sale; ha un sapore moderatamente dolce. Lo sciroppo scuro è una combinazione di sciroppo di mais e melassa; ha un sapore molto più forte di quello chiaro.

    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    IL PECAN


    Il pecan è un albero della famiglia delle Juglandaceae. Può raggiungere l’altezza di 50 metri con una circonferenza del tronco di 6 metri. Il nome scientifico è Carya illinoinensis, cugino del nostro noce è diffuso nel Nord America centro-meridionale dalle regioni messicane di Jalisco e Veracruz fino agli Stati Usa di Georgia, Alabama, Iowa, Illinois, Kansas, Missouri, Indiana, Tennessee, Kentucky, Mississippi, Louisiana, Texas, Oklahoma e Arkansas. . Le varietà coltivate in Italia sono: Kiowa, Wichita e Shoshoni.
    Le foglie sono lunghe da 35 a 60 cm ed i frutti sono drupe. La parola “pecan” proviene dalla lingua degli nativi americani algonchini, e indica una noce da rompere con una pietra. Simile a una grossa nocciola allungata, ma con la forma del gheriglio come le noci comuni, il frutto dal sapore dolce e delicato costituiva storicamente una delle basi della dieta degli indiani che vivevano lungo il Mississippi.
    Apporta molte calorie, circa 750 calorie ogni 100 gr. Contiene il 67% di grassi di cui il 60% insaturi, mentre solo il 7% saturi. Le Pecan sono anche ricche di fibra alimentare. Dal punto di vista salino, abbondano in ferro e potassio, mentre per quel che concerne le vitamine (oltre ai tocoferoli) hanno un'altissima concentrazione di vitamina A che protegge i denti, gli occhi e ossa, come beneficio di salute generale. Gli oli sono ad alto contenuto di antiossidanti ed è così concentrato che se ci fosse un fiammifero acceso nelle vicinanze, prenderebbe fuoco consumando i propri oli tenuti all'interno.
    L'impollinazione è un fattore importante e semplice per gli alberi di pecan nella maggior parte del sud e nelle zone dove gli alberi sono nativi. La ragione è che usano il vento e il polline può impollinare un albero a dieci miglia di distanza se le correnti sono favorevoli. Alcuni alberi usano l' autofecondazione, altre cultivar hanno polline che matura troppo presto o troppo tardi per avere un efficace impollinazione dei fiori femminili. Le cultivar sono composte essenzialmente da "cloni", per questo provengano da alberi diversi, poiché,a differenza di quelli nati da seme, raramente sono in grado di autoimpollinarsi, richiedono esemplari geneticamente estranei per la fecondazione.
    La "Lazy Magnolia Brewing Company in Kiln, Mississippi", ha prodotto una birra aromatizzata alle noci Pecan invece che al luppolo.

    ..storia, miti e leggende..



    Prima della colonizza-
    zione europea, le noci pecan sono state ampiamente consumate e scambiate dai nativi americani. Come fonte di cibo, possono fornire due a cinque volte più calorie di un capo di selvaggina, e non richiedono alcuna preparazione. Come foraggio selvatico, la noce della precedente stagione di crescita è di solito ancora commestibile quando si trova a terra. I cacciatori indiani sapevano che durante l'autunno e l'inverno, quando le noci pecan cadevano a terra, erano fonte di cibo e attiravano la fauna selvatica, come l'anatra, il cervo, scoiattoli, e una miriade di altri animali che potevano essere i cacciati. Inoltre i tronchi d’albero cavi offrivano uno spazio ideale di riserva sia agli esseri umani Gli scavi archeologici nella Grotta di Baker, vicino a Val Verde County, in Texas, hanno rivelato che le noci e le foglie pecan sono stati scoperti in associazione con le reliquie umane che risalgono ad almeno al 3000 a.C., e forse ancora più vecchie. Il conquistador spagnolo Álvar Núñez Cabeza de Vaca nel ‘500 riferì di una tribù che si nutriva esclusivamente di noci pecan per almeno due mesi all’anno; all’inizio del ‘700 un altro esploratore, Isidro Félix de Espinosa, testimoniò di grandi riserve piene di noci sotterrate, a volte usate come monete. Venne introdotta in Europa nel XIX secolo, ma ebbe una scarsa diffusione. In Italia meridionale è coltivata in piccoli appezzamenti specializzati in Sicilia e in alcune aree della Puglia.
    Nel 1792 William Bartram, nel suo libro botanico, registrò un albero di noce, ‘Juglans exalata’ che alcuni botanici sostengono fosse l'albero di pecan americane, ma altri sostengono fosse hickory,‘ Carya ovata; questo è uno di quegli argomenti che non sarà mai risolto.
    Gli alberi di noci pecan sono stati messi in vendita in un primo vivaio americano istituito a Flushing, New York, nel 1737, dal fondatore, Robert Prince; Ed è 'ben noto che il generale George Washington ha visitato questo vivaio.
    Thomas Jefferson piantò alberi di pecan, nel suo frutteto nella sua casa in Virginia, e George Washington ha riferito nel suo diario che Thomas Jefferson: ” Le noci pecan crebbero a Mount Vernon, e rimasero maestosi in altezza e si ammirano con orgoglio ancora oggi. Ho chiamato l’agricoltura “ la più nobile delle occupazioni.”
    Nel 1906, il Governatore del Texas, James Stephen Hogg, si interessò a questa pianta e nel 1919 il pecan venne dichiarato albero simbolo dello stato.

    Principale fonte di grasso vegetale degli indiani, la noce pecan rientrava nella ricetta del pemmican: una famosa preparazione a lunghissima conservazione, fino a sette anni, che gli indiani portavano con loro nei lunghi viaggi e che sarebbe stata ripresa dai pionieri del West e dagli esploratori polari, ispirando con molta probabilità, l’invenzione del dado da brodo e delle zuppe liofilizzate. Sintesi dei prodotti della caccia con quelli della raccolta, il pemmican si preparava tagliando a strisce la carne della selvaggina e mettendola a seccare. Nel frattempo il cacciatore frantumava le ossa della preda, ricavandone il midollo. E col midollo impastava la carne ulteriormente sbriciolata, assieme alle noci pecan, nocciole, semi di zucca e bacche. Le noci pecan cominciarono ad essere coltivate solo nel 1846.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    APRILE

    Stornelli di Aprile

    Fiorin d'aprile,
    fra l'erba nuova, la violetta ride
    con la corolla timida e gentile.
    Fiore di spina,
    accanto le fiorisce, tutta trine
    bianche e rosate, la margheritina.
    Fior di giaggiolo,
    le rondini s'inseguono nel cielo
    i passeri cinguettano nel volo.
    Fior fioretto,
    salta nel prato, candido l'agnello
    accanto alla sua mamma ed il capretto.
    Fiore di rosa,
    fiorisce la finestra d'ogni casa..
    aprile rende la vita festosa. ....


    (Dal Web)








    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)





    scatto di Radomir Jakubowski



    “Si resta sempre un po’ intrappolati
    nelle cose non vissute.”
    (Massimo Bisotti)

  4. .





    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 015 (11 Aprile - 17 Aprile 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 11 Aprile 2016
    S. STANISLAO VESCOVO

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 15
    Giorni dall'inizio dell'anno: 102/264
    -------------------------------------------------
    A Roma il sole sorge alle 05:35 e tramonta alle 18:47 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 05:43 e tramonta alle 19:04 (ora solare)
    Luna: 8.46 (lev.) 23.32 (tram.)
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    D'aprile piove per gli uomini e di maggio per le bestie.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Noi vegliamo quando dormiamo e
    dormiamo quando siamo svegli.
    (M. de Montaigne)









    RIFLESSIONI



    ...CONFINI…
    ...Scorsi le righe con lo sguardo cercando un confine un limite alla sua corsa. Percorsi miglia a perdifiato insenguendo la linea di quell confine che ogni volta ostinatamente si allontanava e mi chiamava per essere raggiunto. Calamita per i miei occhi, mille passi per le mie gambe, eppure la linea di quel confine era ogni volta distante. Ascoltai discorsi raglionamenti che lambivano ogni volta i confini del buon senso, dell’amore, della follia di ogni tipo di limite che potesse definire quelle parole in un modo oppure nell’altro. Vidi due ragazzi, un uomo ed una donna, che sfiorando col la mano la bocca dell’altro assaporavano il confine tra i sensi e l’abbandono ad essi. Ho visto amori ne ho sentito parlare, che hanno sfidato il tempo, lo spazio, le umane debolezze, gelosie divenendo più forti della passione, più pazzi della pozzia, più pazienti del vecchio che gira la grande ruota del tempo. Quegli amori che hanno sfidato confini, li hanno azzeati, cancellati facendoli divenire molle per rendere ancora più unico e bello quel sentimento. Infine ho sentito persone parlare, arringare la folla, descrivendo ogni volta confini ad un pensiero, ad una idea e su quei confini costruire altre traiettorie che a loro volta generavano confini di comprensione, di sensibilità, di emozione. Viviamo ogni attimo della nostra vita sfiorando confini, cercando di raggiungerli, creandoli quando non ci sono, oppure descrivendoli; ci sentiamo liberi in un mondo fatto di mille confini e, come le tessere di un puzzle, cerchiamo incastri ai nostri personali confini per far si che essi non sembrino tali ma si confondano col mondo intorno a noi. Viviamo una vita fatta di confini, non abbiamo bisogno di frontiere, di barriere, di mura che ci impediscono di vedere quanto lontano sia il nostro prossimo confine da raggiungere… Buon Aprile amici miei … (Claudio)






    Al CONFINI DEL TEMPO

    Non è solo illusione, utopistico sogno:
    forse esiste davvero quella bolla iridata
    dove tutto è sospeso in colori sereni,
    senza fine o principio in un soffice niente;
    forse in questo non luogo ai confini del tempo
    ti conobbi già prima d'imboccare la via
    dell'amara esistenza ora avviata al tramonto.
    Ma perché ho valicato la barriera del sogno
    rinnegando l'eterea realtà immateriale?
    Anche se tutto — quanto poteva essere eterno —
    m'è svanito alle spalle, so che mi riconosci:
    ed allora, ti prego, dammi ancora la mano
    e riportami indietro ai confini del tempo;
    poi — chissà! — troveremo il passaggio alla strada
    che si perde nel nulla e regala l’oblio!
    (Dal Web)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Primavera …

    Mandorlo in fiore

    Ohimè! che cosa è accaduto?
    Il mandorlo è fiorito,
    ed io nulla ho sentito,
    nulla ho veduto!
    S'è guernito e coronato
    d'un diadema di stelle d'argento:
    tutta la notte ha lavorato
    e sull'alba splendeva contento.
    Ed ora le sue stelle le dà al vento:
    ma ghirlandetta fragile e superba
    la sparpaglia sull'erba
    del fresco prato!

    Il miracolo è compiuto:
    ma io nulla ho veduto,
    nulla ho sentito!
    Dov'era questo povero cuore assorto,
    dov'era questo povero cuore muto,
    se il mandorlo è fiorito
    ed esso di nulla s'è accorto?
    (Angiolo Silvio Novaro)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Il gufo dottore, la lumaca e il lumacone

    C’era una volta un Gufo che viveva nel tronco di un albero con la sua famiglia. Gli animali del bosco ne avevano timore anche se ammiravano la sua cultura sconfinata. Era, infatti, il massimo esperto mondiale di gufologia applicata e nell’esercizio della professione medica aveva curato tantissimi animali delle specie più diverse.
    Quando si verificava un’emergenza medica gli abitanti del bosco si rivolgevano a lui che bofonchiava un po’ ma poi accorreva e riusciva a risolvere le situazioni più ingarbugliate.
    Il Gufo aveva una moglie, la Sig.ra Gufa e tre figli, i Gufotti, ma passava poco tempo a casa perché era sempre impegnato in convegni, visite mediche e attività di ricerca. Il suo studio era disseminato di libroni di gufologia e lui passava le giornate a studiare mentre la notte visitava i pazienti.
    Mai una vacanza…mai una distrazione e di questo la Gufa si lamentava anche perché la conduzione della casa era tutta sulle sue spalle e la sera il Gufo rientrava a casa così tardi che i gufotti erano già a letto con i loro pigiamini colorati. Ma del resto Lei aveva sposato un Luminare e questi erano gli svantaggi di avere un marito così stimato e ammirato.
    Per fortuna poteva sfogarsi con la lumaca Camilla che era stata la prima paziente del Gufo e era diventata un’amica di famiglia. Lei e il suo compagno, il Lumacone Luigi, quando avevano qualche malanno telefonavano al Gufo; lui si precipitava con qualsiasi condizione atmosferica e, dopo un’attenta visita, somministrava loro la medicina delle medicine: una notte di sonno.
    Poi si intratteneva a chiacchiera e, fra una birra e uno sformato di vermicelli, si sfogava dicendo che era stressato e voleva cambiare lavoro ma il Lumacone e la Lumaca sapevano che non diceva sul serio perché non sarebbe stato capace di vivere senza la medicina e sognava di tramandare i suoi segreti ai Gufotti ai quali per Natale aveva regalato il Piccolo Chirurgo.
    Le rare volte che stava a casa gongolava nel vederli giocare con il bisturi e indossare i suoi camici dismessi. In fondo era un padre affettuoso anche se un po’ assente e non faceva mancare niente alla sua famiglia. Per il 20°anniversario di matrimonio si era anche presentato a casa con un bellissimo anello di spini di riccio e la Gufa si era messa a piangere per la commozione. In tanti anni di sacrifici e fatiche per mandare avanti la famiglia non aveva mai ricevuto un regalo e solo il pensiero che il Gufo aveva dedicato qualche ora del suo preziosissimo tempo per andare dal Ghiro gioielliere le faceva venire le lacrime agli occhi.
    Di questo regalo la Gufa non disse niente alla Lumaca Camilla perché sapeva che il Lumacone si rifiutava di regalare alla sua amica un anello e per giustificare la sua avversione per i gioielli andava dicendo che gli spini di riccio non andavano più di moda e ormai li portavano solo le serpentesse che avevano un certo gusto del pacchiano.
    Sul punto il Gufo era sostanzialmente d’accordo ma fece presente al Lumacone che le femmine, per qualche recondito motivo,erano molto attratte dagli spini di riccio e , per il quieto vivere, conveniva assecondarle. Del resto il Gufo era un po’ maschilista e riconduceva tutte le manie delle femmine alla loro inferiorità intellettuale rispetto ai maschi.
    Questo, insieme al carattere burbero, era il suo più grande difetto ma gli animalini del bosco ci passavano sopra perché era un grande medico e si faceva in quattro per soccorrere chi aveva bisogno delle sue cure.

    (Barbara La Mastra)



    ATTUALITA’


    Vele solari verso Alpha centauri in cerca di E.T..

    Progetto del miliardario Milner, sostegno di Hawking e Zuckerberg. Un viaggio di 20 anni nello spazio interstellare alla ricerca di E.T. con una flotta di astronavi a vele solari spinte da laser diretta alla stella più vicina, Alpha Centauri. Vorrà dire percorrere 4,37 anni luce (circa 41.000 miliardi di chilometri) viaggiando al 20% della velocità della luce. E' la proposta finanziata con 100 milioni di dollari dal miliardario russo Yuri Milner, e presentata con il sostegno dell'astrofisico Stephen Hawking e del fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg.
    "Quello che ci rende umani è la capacità di superare i nostri limiti. E come possiamo superarli? Con la nostra mente e le nostre macchine", ha detto Hawking nella conferenza stampa organizzata da Milner a New York.

    Chiamato "Breakthrough Starshot", il programma si basa sull'idea della vela solare, nota da tempo e basata sulla possibilità di viaggiare nello spazio senza motori, ma utilizzando la luce come forma di propulsione. A guidarlo potrebbe essere Pete Worden, ex direttore del Centro di ricerca Ames della Nasa, andato in pensione nel 2015. L'idea del progetto è utilizzare un razzo convenzionale per lanciare in orbita una flotta di minuscole astronavi; una volta raggiunta la posizione voluta nell'orbita terrestre, le astronavi spiegherebbero le vele e a quel punto ognuna di esse, a turno, potrebbe ricevere una 'spinta' da un fascio di laser molto concentrato, sparato da Terra.

    Piccole come telefonini, le astronavi sono leggerissime ed equipaggiate con micro-dispositivi elettronici e una piccola vela. Questi singolari veicoli spaziali sarebbero in grado di raggiungere i confini del Sistema Solare in soli tre giorni, contro i nove anni impiegati dalla sonda New Horizons della Nasa per raggiungere il pianeta nano Plutone, ai confini del nostro sistema planetario.
    (Ansa)





    Antartide, si rompe una piattaforma di ghiaccio.

    Forma due grandi iceberg, è la terza volta in un secolo. Una gigantesca piattaforma di ghiaccio si è spaccata in Antartide, generando due grandi iceberg. E' la terza volta nell'ultimo secolo che accade un fenomeno simile dalla stessa piattaforma, chiamata Nansen. Con una superficie di circa 160 chilometri quadrati, poco più piccola della Tunisia, questa imponente massa di ghiaccio galleggiante si trova appena a Sud della base italiana per le ricerche in Antartide, la Stazione "Mario Zucchelli".

    La formazione dei due iceberg è stata il punto di arrivo di un processo cominciato da tempo. "Negli ultimi anni in questa piattaforma si era formata una grande frattura, che nel tempo si era allarga ed estesa fino al punto di far presagire un distacco massivo", ha osservato Vito Vitale, dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Isac-Cnr). Secondo il ricercatore "le piattaforme galleggianti che circondano le coste del continente Antartico sono soggette a un equilibrio molto più delicato e rispondono con maggiore sensibilità ai cambiamenti climatici rispetto al ghiaccio che si trova sulla terraferma".

    Che la rottura della piattaforma Nansen fosse imminente era stato annunciato nel marzo scorso dalle immagini riprese dai satelliti Sentinel del programma Copernicus dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), e dalla costellazione italiana dei satelliti radar Cosmo SkyMed, dell'Agenzia Spaziale Italiana (Asi). La frattura, che in marzo si era estesa e aveva cominciato ad aprirsi, il primo aprile ha raggiunto la lunghezza massima di 40 chilometri, prima che avvenisse il distacco. Ha osservato il distacco anche uno degli strumenti a bordo del satellite Terra della Nasa.
    Gli iceberg sono alla deriva in direzione Nord-Est e attualmente, secondo gli esperti, non costituirebbero una minaccia immediata per le attività delle basi ricerca che si affacciano sulla costa. ‬
    (Ansa)





    Asta record per Aston Martin di Stirling Moss, valutata 10 mln dollari.

    La DB3S del 1954 nacque come auto personale dell'allora patron della casa inglese. La casa d'aste Bonhams ha valutato fino a 10 milioni di dollari una rara Aston Martin DB3S del 1954 che verrà messa in vendita il 21 maggio. Cifra che la renderebbe una delle Aston Martin più care mai vendute all'asta superando la DB3S che nel 2014 Gooding & Company vendette per 5,5 milioni di dollari. Quinta di 31 esemplari costruiti, questa particolare DB3S fu in origine costruita per l'uso privato dell'allora proprietario dell'Aston Martin David Brown. Ma dopo che tre altri esemplari furono distrutti a Le Mans nel 1954 Brown consegnò la sua auto al reparto corse, dove la carrozzeria in fibra di vetro fu sostituita con una in alluminio, e la mise in gara. Piloti come Sir Stirling Moss, Peter Collins, e Roy Salvadori hanno guidato l'esemplare su circuiti come Nürburgring e alla Mille Miglia.

    La roadster - ricorda Autoblog - negli anni '60 ha fatto anche la comparsa nella commedia britannica degli anni Sessanta 'School for Scoundrels' con Ian Carmichael, Terry-Thomas e Janette Scott. La casa d'aste prevede che venderà il modello per 6.000.000-7.000.000 di sterline - equivalente a 8,5-10.000.000 di dollari al cambio attuale.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Veloce come il vento




    locandina


    Un film di Matteo Rovere. Con Stefano Accorsi, Matilda De Angelis, Roberta Mattei, Paolo Graziosi, Lorenzo Gioielli.


    Con intelligenza, sensibilità e gusto Rovere si butta a rotta di collo lungo un tracciato pieno di curve pericolose tenendo ben saldo il volante.
    Paola Casella


    Giulia De Martino vive in una cascina nella campagna dell'Emilia Romagna con il fratellino Nico. Sua madre se ne è andata (più volte) di casa, e suo fratello maggiore Loris, una leggenda dell'automobilismo da rally, è diventato un "tossico di merda" parcheggiato in una roulotte. Quando anche il padre di Giulia, che aveva scommesso su di lei come futura campionessa di Gran Turismo usando come collaterale la cascina, la lascia sola, Giulia si trova a gestire lo sfratto incipiente, il fratellino spaesato e il fratellone avido dell'eredità paterna. Ma la vera eredità dei De Martino è quella benzina che scorre loro nelle vene insieme al sangue e quel talento di famiglia, ostinato e rabbioso, per le quattro ruote.
    Dopo due regie da rampollo di buona famiglia - Un gioco da ragazze e Gli sfiorati - Matteo Rovere finalmente esce dai Parioli e riscopre le sue radici romagnole, con tanto di unghie sporche di terra e imprecazioni in quel dialetto sanguigno che domina il mondo del motor sport italiano. Con intelligenza, sensibilità e gusto Rovere si butta a rotta di collo lungo un tracciato pieno di curve pericolose tenendo ben saldo il volante, con il sostegno di una bella sceneggiatura scritta a sei mani, oltre che da lui, da Filippo Gravino e Francesca Manieri. Lo spunto è una storia vera raccontata al regista da un meccanico scomparso l'anno scorso, cui sul grande schermo dà il volto segnato e la recitazione misurata l'ottimo Paolo Graziosi. Lo stile è quello del film di genere, ma più che al motor movie stile Rush Rovere attinge all'underdog movie di matrice atletica alla Rocky o alla Flashdance, aggiungendo un pizzico della follia da race movie farsesco alla Quei temerari sulle macchine volanti.
    Volano davvero, le auto da corsa di Veloce come il vento, così come sono davvero matti e disperatissimi i loro piloti (il che ispira la battuta migliore del film), giovani o vecchi, maschi o femmine. Perché uno dei (tanti) pregi del film di Rovere è che racconta (senza mai sottolinearlo con facile retorica e ancor più facile piaggeria nei confronti del pubblico femminile) un mondo dove le pari opportunità sono reali: Giulia gareggia da sempre insieme ai piloti uomini, e tutto ciò che conta è l'asfalto che brucia e la grinta che sa dimostrare al volante.
    Matilda De Angelis, al suo esodio cinematografico, è perfetta nei panni di una 17enne che ha il motore nel dna ma anche responsabilità adulte e piedi ben piantati per terra. Il suo sguardo sotto il casco mescola terrore e adrenalina, il suo corpo acerbo comunica fragilità e determinazione. La sua recitazione sobria e autentica, che ben si sposa con quella di Grazioli e del piccolo Giulio Pugnaghi nei panni di Nico, fa da contraltare e da contenitore a quella sopra le righe di Stefano Accorsi, che sulle prime pare gigioneria e invece conquista gradualmente dignità e carisma, per diventare la brillante caratterizzazione di un uomo in equilibrio su un crinale scosceso, un perdente glorioso degno di quell'universo epico e spaccone che è il mondo delle corse, siano esse su circuito di Formula Uno o su strada sterrata. Passato il mezzo del cammin della sua vita Accorsi sciacqua saggiamente i panni nel Po e non solo rispolvera il suo accento (pre Maxibon) ma acquisisce anche una postura da contadino della Bassa, e attinge alla fame di vita del Vasco prima maniera e alla poesia anarchica del Liga (Antonio, più che Luciano). Le riprese di gara sono convincenti e si lasciano seguire anche da chi non le conosce né le apprezza, e non privilegiano mai l'abilità tecnologica rispetto alla dimensione umanistica del racconto. In questo senso Veloce come il vento è più analogico che digitale, e gli effetti speciali sono vintage come il codice d'onore di Loris De Martino.
    Il film di Rovere fa parte di quella rinascita del cinema italiano che affronta il genere per trascenderlo, e affonda le radici nei localismi dopo aver appreso a fondo la lezione (cinematografica) della globalizzazione. Soprattutto, fa qualcosa di grande: mostra alle giovanissime generazioni, per bocca di un quarantenne che si è bruciato e che ha distrutto l'automobile con cui correva vent'anni fa (una datazione non casuale), che si debba, e si possa, correre dei rischi, che si possa, e si debba, aggiustare ciò che abbiamo (o è stato) fatto a pezzi, che è lecito farsi (del) male ma anche (auto)ripararsi. Dimostra che aver paura di tagliarle il cordolo (o il cordone ombelicale) allontana dal traguardo, e che le ragazze non sono condannate ad essere colibrì dalle ali azzurre, ma possono diventare contendenti.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    IL MONASTERO DI TORBA



    Il monastero di Torba si trova a Gornate Olona, nella località di Torba, alle pendici di un’ altura su cui è situato il parco archeologico di Castelseprio. Comprende sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell'arte longobarda, è stato iscritto alla Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel giugno 2011.

    ...storia, miti e leggende...



    Il primo nucleo, il castrum fu costruito dai romani nel III secolo d.C. per difendere l'Impero romano dalle invasioni barbariche che provenivano dalle Alpi. La zona del fiume Olona dove sorge Torba, detta Sibrium, in età romana costituiva un luogo di importanza strategica sia per l'approvvigionamento delle acque, sia per la posizione lungo un asse fondamentale di comunicazione transalpino.
    Il castrum venne utilizzato nei secoli successivi anche da Goti, Bizantini e Longobardi. Fu proprio durante il lungo periodo della pax longobarda che il complesso di Torba, perdendo il suo scopo militare, acquisì una funzione civile e, in seguito, religiosa, grazie all'insediamento, nell'VIII secolo, di un gruppo di monache benedettine che fece costruire il monastero e che aggiunsero all'edificio originale i locali che ospitavano le celle, un refettorio e una sala di preghiera, oltre a un portico a tre arcate e, nell'XI secolo, una piccola chiesa intitolata alla Vergine. Durante l'epoca franca il Seprio divenne sede di un contado, acquisendo così anche una funzione agricolo-produttiva; nei secoli successivi il sito divenne terreno di scontro fra alcune delle più potenti famiglie milanesi, in particolare tra i Della Torre e i Visconti nel XIII secolo: nel 1287 Ottone Visconti, per eliminare ogni traccia dei rivali, ordinò l'abbattimento di tutto il castrum, ad eccezione degli edifici religiosi che all'interno dei quali era nel frattempo stata inglobata anche la torre romana.
    Le prime testimonianze scritte risalgono al 1049, dai documenti conservati è possibile ricostruire la storia del monastero. Ristabilito l'ordine, molte famiglie nobili si avvicendarono per dar incarico di badessa a una persona della propria stirpe, La famiglia Pusterla trasferì le monache a Tradate, nel 1482, lasciando la cura della terra a massari. Iniziò quindi il cosiddetto "periodo agricolo" del complesso, finché, in epoca napoleonica, nel 1799, con le soppressioni degli ordini religiosi Torba perse definitivamente lo status di monastero. L'intera costruzione venne riadattata alle mansioni agricole: il portico venne murato, l'entrata della chiesa ampliata e trasformata in magazzino per carri e attrezzi e tutti gli affreschi vennero coperti da un nuovo intonaco.
    I secoli successivi furono contrassegnati da numerosi passaggi di proprietà, fino al 1971. Dopo anni di incuria e abbandono, il complesso venne acquistato nel 1977 da Giulia Maria Mozzoni Crespi che lo donò al Fondo Ambiente Italiano, il quale ha provveduto a ristrutturarlo.

    La chiesa di Santa Maria venne costruita in diverse fasi tra l'VIII e il XIII secolo, utilizzando pietre di origine fluviale, raccolte dalla vicina Olona e legate tra loro da sabbia e calce. Al proprio interno ingloba parti di un precedente edificio ecclesiastico: all'interno della chiesa sono infatti ben visibili i resti di un campanile a pianta quadrata presente antecedentemente alla costruzione. La muratura esterna dell'abside, a ciottoloni, è scandita da quattro lesene che delimitano cinque campiture entro cui sono state ricavate monofore strombate. Il perimetro superiore è decorato con archetti pensili in cotto, che creano un interessante gioco cromatico, caro al romanico lombardo. All'interno della chiesa sono poi state rinvenute alcune tombe e una cripta ad ambulacro, riferibile all'VIII secolo, cui si accede da due scale di pietra poste sulle pareti laterali. Di originale forma rettangolare venne in seguito ampliata durante i secoli XII e XIII tramite l'inserimento della parte absidale, eretta con tufo e mattoni. Per restituire il volume originario degli interni, sopra la cripta è stato posizionato un soppalco removibile in legno. I restauri del FAI hanno riportato alla luce anche i grandi archi del portico del corpo del monastero, impostato sulla spina romana della muratura di Castelseprio, è ancora visibile, all'interno del refettorio, il grande camino originario.

    La torre, con funzione di avvista-
    mento all'interno del sistema difensivo romano, fu la punta avanzata verso il fiume Olona, e rappresenta una delle poche testimo-
    nianze rimaste nel nord Italia di architettura romana difensiva del V-VI secolo. Costruita con materiale tratto dalla demolizione di complessi cimiteriali romani, essa è caratterizzata da una struttura possente, ma slanciata. I muri perimetrali infatti si assottigliano progressivamenti dalla base, profondi circa 2 m fino alla copertura della torre, con lo spessore di circa 85 cm, creando una serie di gradini (detti "riseghe") visibili sia all'interno che all'esterno della struttura architettonica, alta più di 18 m. Gli angoli dei muri a valle sono inoltre rinforzati da contrafforti. Gli interni della torre rivelano in modo più evidente la complessa storia dell'edificio: al primo piano infatti, accanto alle finestre a feritoia di epoca militare, figura una finestra ogivale del XV secolo. Gli affreschi conservati sulle pareti e gli incavi ricavati nella muratura testimoniano come, in epoca longobarda, questa stanza fosse adibita a sepolcreto delle badesse della comunità. Sono ancora leggibili la figura di una monaca che riporta nell'iscrizione il nome tipicamente longobardo di Aliberga, e una croce con l'alfa e l'omega sui bracci orizzontali. Fra i materiali reimpiegati per la costruzione del piano spicca una lapide romana in marmo con il rilievo di un elmo crestato.
    Tra l'VIII e l'XI secolo il secondo piano fu adibito a oratorio dalle monache, come testimonia la presenza dell'altare, oggi perduto, e delle raffigurazioni a carattere religioso delle pareti. Sulla parete est vi è una rara testimonianza di velario.

    Pier Giuseppe Sironi, nel suo I Racconti di Torba (1994), riporta una leggenda per la quale, un tempo, un brigante si insediò a Torba, scacciando chi vi abitava e iniziando a depredare i paesi circostanti; a nulla valsero gli interventi di vari mercenari ingaggiati dalla popolazione, e lo stesso conte del Seprio perse la vita duellando contro l'invasore. Una giovane donna di nome Raffa escogitò allora uno stratagemma: si fece trovare dal brigante a fare il bagno nell'Olona e, quando questi la portò nel suo covo, lo accecò con del sale e prese a picchiarlo con un randello; l'uomo, tuttavia, resistette ai colpi e inseguì la ragazza fino in cima alla torre, ove lei lo avvinghiò e si buttò nel vuoto con lui. Il brigante perse la vita, mentre Raffa si salvò miracolosamente, e fece erigere presso la torre stessa una piccola cappella dedicata all'arcangelo Raffaele, ritenuto il proprio salvatore.
    Il Sironi, nella notazione alla fine del racconto, dice che una chiesa dedicata a san Raffaele è segnalata per Castelseprio nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolani (cioè alla fine del XIII secolo), della quale però non si è mai avuta altra notizia. Nella mappa del Catasto Teresiano (datata al 1722), tuttavia, una chiesa di San Raffaele è indicata esattamente nel luogo di Santa Maria di Torba, che nello stesso foglio è al contrario ignorata. Esiste dunque il dubbio che la vera dedica di quest'ultima sia stata in origine all'arcangelo, e che la stessa sia andata in quasi obsolescenza dietro l'uso corrente di denominare il luogo con il nome di Santa Maria, posseduto dal monastero cui la chiesetta finì per appartenere. In questo modo, dice sempre il Sironi, la leggenda di Raffa potrebbe essere in parte capita, con qualche incongruenza storica, dato che in quel periodo,forse le monache ancora non erano apparse a Torba.

    Le monache senza volto. Nella parete ovest della Torre vi è l'affresco più bello, significativo e misterioso, un gruppo di otto monache in processione con sopra le loro teste otto sante, che si è sempre pensato fossero le protettrici delle stesse monache, oppure che fossero direttamente le stesse monache riportate nella visione celeste. C'è però un particolare che balza immediatamente all'occhio e cioè che tre di loro sono senza volto. Sono state fatte diverse supposizioni a riguardo, tra le quali, la più plausibile è stata quella in cui si ritiene che la scomparsa sia dovuta alla forte umidità del luogo che ha contribuito alla perdita dei lineamenti. Ma gli altri volti non sono scomparsi totalmente, e si presentano come un ovale perfetto, privo di qualsiasi traccia di pigmento. Una leggenda racconta che mentre veniva realizzato l'affresco, tre monache si allontanarono dal monastero per fatti ignoti, lasciando così incompleti i ritratti, vuoti, nell'attesa di essere completati con l'eventuale arrivo di nuove monache, ma ciò non accadde, perchè il luogo fu abbandonato. Le tre monache "senza identità" morirono nel corso degli anni e dato che non era stato completato l'affresco con le loro corrispettive immagini, si dice che i loro spiriti stiano vagando per i campi di Torba nel tentativo di rientrare nel dipinto. Il giorno in cui ci riusciranno, avranno un'identità e potranno finalmente accedere al Paradiso.

    Nella torre campanaria, che un tempo si trovava all'esterno, resta una figura mefistofelica e un personaggio dal nome di Gioachino, per l'iscrizione Kim.
    Al centro della cripta vi è una pietra molto particolare, quadrata con un inserto rotondo, la sua funzione è ignota e non si sa se è semplicemente una base di una colonna o se fosse stata utilizzata quale pietra sacrificale.

    (Gabry)





    spring-music-psd-free


    La Musica del Cuore


    musica-e-libri


    I Grandi Cantautori Italiani



    Elisa-photo-w_guitar


    Elisa


    Elisa Toffoli, conosciuta semplicemente come Elisa (Trieste, 19 dicembre 1977), è una cantautrice, compositrice e musicista italiana. Nel corso della sua carriera ha avviato inoltre progetti in qualità di produttrice discografica, regista di videoclip, attrice teatrale, fotografa e scrittrice.

    Nata a Trieste ma originaria di Monfalcone e residente a Gradisca d'Isonzo (provincia di Gorizia), Elisa è una delle poche cantautrici italiane a scrivere la quasi totalità dei suoi testi in inglese; ha cantato anche in spagnolo (nei brani Háblame e Sentir sin embargo), francese (Pour que l'amour me quitte), sloveno (Lintver main theme) e curdo (il brano Kuminist), oltre che in italiano.

    Il successo in ambito discografico arrivò a 19 anni con l'album d'esordio Pipes & Flowers, ma la notorietà al grande pubblico giunse a 23 anni grazie alla vittoriosa partecipazione al Festival di Sanremo 2001 con la canzone Luce (tramonti a nord est).

    Ha due figli, avuti da Andrea Rigonat, suo marito e componente della sua band: Emma Cecile, nata il 22 ottobre 2009, e Sebastian, nato il 20 maggio 2013

    In 19 anni di carriera, dopo la realizzazione di 8 album in studio, 5 compilation, 2 album dal vivo, 5 album video, 51 singoli e altrettanti video musicali, ha venduto oltre 3,5 milioni di dischi certificati da M&D e FIMI, riscuotendo successo anche in Europa e in Nord America. Nelle classifiche di vendita italiana ed internazionali, ha raggiunto 9 volte la top-ten con i suoi album, conquistando 3 volte la prima posizione, mentre per quanto riguarda i singoli, ha raggiunto la top-ten 16 volte, con 6 numero uno, guadagnando complessivamente 1 disco di diamante, 1 disco multiplatino (come membro del gruppo Artisti Uniti per l'Abruzzo), 26 dischi di platino e 5 dischi d'oro.

    In Italia ha ottenuto tutti i principali premi e riconoscimenti in ambito musicale: dal Festival di Sanremo nel 2001 con il brano Luce (Tramonti a nord est), grazie al quale conquistò sei premi, incluso il primo posto nella categoria Big, alla Targa Tenco, da due Premi Lunezia a 14 Italian, Wind & Music Awards, dal Festivalbar al Nastro d'argento, ed un Premio Regia Televisiva. Tra gli altri numerosi riconoscimenti ha inoltre vinto un MTV Europe Music Award. Nel 2013 il brano Ancora qui, colonna sonora del film di Quentin Tarantino Django Unchained, scritta da Elisa e composta da Ennio Morricone, ha fatto parte delle settantacinque canzoni tra cui sono state scelte quelle candidate all'Oscar alla miglior canzone originale. L'album della colonna sonora ha inoltre ricevuto una nomination ai Grammy Awards 2014 nella categoria Best Compilation Soundtrack for Visual Media.

    Nonostante la sua musica sia principalmente descritta come pop e pop rock, nel suo repertorio ha anche attinto da generi quali alternative rock, trip hop e dance.

    A sedici anni Elisa incontra ad un provino Caterina Caselli, la quale, positivamente impressionata dalla sua voce e dai suoi testi, un anno dopo le dà la possibilità di firmare il suo primo contratto discografico con la Sugar Music, etichetta da lei stessa gestita. Nel 1996, a diciotto anni, parte per Berkeley (California) dove, insieme a Corrado Rustici (produttore di Zucchero, Francesco De Gregori, Claudio Baglioni e collaboratore, in passato, di Whitney Houston ed Aretha Franklin), lavora alle canzoni dell'album d'esordio.

    Vista dall'alto di Berkeley, città dove ha inciso Pipes & Flowers, il suo album d'esordio
    L'album viene anticipato di alcuni mesi dal singolo Sleeping in Your Hand, pubblicato alla fine di maggio del 1997. Pipes & Flowers viene infine pubblicato il 22 settembre 1997 e in poco tempo conquista il quadruplo disco di platino in Italia. Elisa è autrice o coautrice di tutti i testi, scritti in inglese, e anche delle musiche. Per questo suo debutto nel 1998 vince la Targa Tenco e il PIM (Premio Italiano della Musica). Elisa comincia poi a farsi conoscere anche attraverso alcune esibizioni dal vivo: alla prima edizione dell'Heineken Jammin' Festival di Imola e in seguito come special guest durante il tour europeo di Eros Ramazzotti, aprendo i suoi concerti.

    Dopo la pubblicazione dell'album in mezza Europa, comincia una serie di collaborazioni con produttori stranieri e italiani che porta alla realizzazione di varie canzoni. La prima ad essere pubblicata è Cure Me, prodotta da Darren Allison (Skunk Anansie, Spiritualized) e pubblicata come singolo alla fine del 1998. Per l'occasione Pipes & Flowers esce in una nuova edizione che comprende anche questa canzone. Le altre, dal sound prettamente elettronico paragonabile allo stile di Björk, verranno invece tenute in serbo per essere poi pubblicate nel secondo album.

    Il 1998 è l'anno in cui comincia una lunga e talvolta fruttuosa simbiosi tra le canzoni di Elisa e il mondo del cinema: le canzoni A Feast for Me e So Delicate So Pure vengono inserite nella colonna sonora del film per la TV Amiche davvero!! di Marcello Cesena, mentre l'anno dopo Cure Me viene inclusa nella colonna sonora del film La prima volta di Massimo Martella.

    Elisa ha dichiarato di aver chiamato il disco Pipes & Flowers data la sua passione per la Street Art e i graffiti, siccome era solita disegnare volti e fiori (flowers) che spuntavano da tubi (pipes) tridimensionali.

    A tre anni di distanza dall'album di debutto, il 5 maggio 2000 esce Asile's World, il secondo album dell'artista. Come anticipato dal singolo Gift, l'album segna una netta quanto inattesa inversione di rotta rispetto alle sonorità di Pipes & Flowers. Asile's World, prodotto da quattro diversi produttori tra cui Howie B e Roberto Vernetti, è infatti un prodotto caratterizzato da arrangiamenti elettronici, composto tanto da semplice synth-pop quanto da pure sperimentazioni elettroniche che si discostano fortemente dal genere pop rock, predominante invece nell'album precedente.

    Nonostante Elisa non apprezzi particolarmente le gare canore, nel 2001 Caterina Caselli le propone di partecipare alla 51ª edizione del Festival di Sanremo. La cantautrice si presenta sul palco del Teatro Ariston con la sua prima canzone in italiano, Luce (tramonti a nord est), brano non pensato per il Festival e scritto dalla stessa Elisa con la collaborazione di Zucchero e prodotto da Corrado Rustici. La cantautrice giuliana, accompagnata dagli archi del Solis String Quartet, arriva al primo posto della competizione e si aggiudica anche il premio della critica, mentre la giuria di qualità, presieduta da Gino Paoli, introduce un premio appositamente per lei, miglior interprete del Festival. Riguardo alla partecipazione al Festival, Elisa ha detto:

    « Sono venuta perché è l'evento musicale italiano più seguito. E io volevo proporre non me, ma la canzone. In questo modo, in cinque minuti, 15 milioni di persone l'hanno ascoltata. Non mi sento in gara. »
    A seguito della partecipazione al Festival esce una nuova edizione dell'album Asile's World contenente anche il brano sanremese. Elisa successivamente tornerà a Sanremo come ospite nel 2007 e successivamente nel 2010, nella serata del giovedì, dedicata a celebrare il sessantesimo anniversario della kermesse.

    Nello stesso anno, in occasione dell'apertura del Futurshow, Elisa canta a Bologna davanti a ventimila persone, inserita in un cast internazionale comprendente Manu Chao e Tricky; si esibirà inoltre al concerto di Natale in Vaticano.

    Anticipato dal singolo Heaven Out of Hell, il 9 novembre 2001 esce il terzo album di Elisa, Then Comes the Sun. L'album, prodotto da Corrado Rustici e caratterizzato da sonorità pop acustiche con alcune evasioni nel rock e nell'elettronica, musicalmente si rivela più semplice del precedente, ma dai testi più intimisti.

    In questo periodo la cantante riceve svariati premi e riconoscimenti: nello stesso giorno del lancio del suo terzo album Elisa viene eletta miglior artista italiana agli MTV Europe Music Awards di Francoforte (tuttora risulta essere l'unica artista femminile ad aver ricevuto questo premio), il 26 novembre 2001 si aggiudica tre premi agli Italian Music Awards, viene poi premiata al Premio Italiano della Musica come miglior artista femminile e miglior singolo Luce (tramonti a nord est) e a dicembre 2002 ottiene tre nomination agli Italian Music Awards.

    Nell'agosto 2002, mentre l'album Then Comes the Sun ottiene il triplo disco di platino in Italia, viene pubblicato un greatest hits della cantautrice per il mercato europeo, intitolato semplicemente Elisa, che contiene canzoni dai primi tre album, in prevalenza da Then Comes the Sun. L'album esce in più di venti nazioni fra cui Germania, Spagna e Paesi Bassi ed è anticipato dal singolo Come Speak to Me, versione inglese di Luce (tramonti a nord est).

    Nel 2003 Elisa torna a cantare in italiano: interpreta una nuova versione di Almeno tu nell'universo, una delle più famose canzoni di Mia Martini, scomparsa nel 1995. La canzone, scritta da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio, è il tema principale del film Ricordati di me di Gabriele Muccino. Il videoclip è firmato dal regista Richard Lowenstein, noto per aver diretto in passato anche gli U2. Almeno tu nell'universo esce il 14 febbraio 2003 in contemporanea con il film e conquista subito il primo posto della classifica italiana.

    Successivamente esce il singolo Nessuna certezza dei Tiromancino, dove Elisa canta con Federico Zampaglione e Meg dei 99 Posse. Sempre nel 2003 Elisa collabora al disco Poco mossi gli altri bacini degli Avion Travel.

    Alla fine del 2003 esce Lotus, il primo album interamente acustico della cantautrice goriziana, anticipato dal singolo Broken. Il nuovo lavoro contiene alcuni dei successi di Elisa in versione acustica, tre cover (Femme Fatale dei Velvet Underground, Hallelujah di Leonard Cohen ed Almeno tu nell'universo, che in quest'occasione viene registrata in una nuova versione acustica) e sei brani inediti. L'album è seguito da un lungo tour acustico che porta Elisa per diversi teatri italiani. All'inizio del 2004 esce un omonimo DVD contenente lo showcase di presentazione dell'album e un documentario sulla sua realizzazione.

    Pearl Days, il quinto album di Elisa uscito il 15 ottobre 2004, presenta sonorità rock più energiche rispetto ai suoi lavori precedenti e in netto contrasto col più intimista Lotus. Il CD, anticipato dal singolo Together il 17 settembre, è prodotto dall'americano Glen Ballard, già produttore di Alanis Morissette e Anastacia, che dà un sound molto internazionale all'album.

    L'anno seguente viene pubblicato il secondo lavoro di Elisa in italiano, Una poesia anche per te, adattamento della canzone Life Goes On, dedicata alla sua famiglia e già contenuta in Pearl Days. Il nuovo singolo viene aggiunto alla nuova edizione del disco uscita lo stesso giorno, il 15 aprile 2005. Il singolo durante la prima settimana raggiunge la posizione numero 7 della classifica italiana e, pur arrivando al massimo in seconda posizione, sarà record di vendite. È il quarto singolo più venduto del 2005.

    Nel 2005 esce l'album di Ron Ma quando dici amore, in cui il cantante dornese è accompagnato da Elisa nel brano da cui l'album prende il titolo. Collabora inoltre con il gruppo Jade incidendo il singolo Opera e con Simona Bencini, che presenta al 56º Festival di Sanremo il brano Tempesta, la cui musica fu scritta da Elisa.

    Verso la fine del 2005 Elisa realizza Swan, il tema portante della colonna sonora del film Melissa P di Luca Guadagnino. La canzone viene prodotta da Michele Centonze (produttore anche di Almeno tu nell'universo) e il singolo, uscito il 25 novembre, rimane per dieci settimane nella Top 10 dei dischi più venduti in Italia.
    Per festeggiare i primi dieci anni di carriera, il 17 novembre 2006 venne pubblicato il primo greatest hits italiano della cantautrice, intitolato Soundtrack '96-'06, contenente molti dei suoi successi dagli esordi di Sleeping in Your Hand alla recente Swan, e anche quattro brani inediti, tutti usciti in radio. L'album è anticipato dal brano Gli ostacoli del cuore, scritto da Luciano Ligabue, che sarà il brano più trasmesso dalle radio di tutta Italia per più di tre mesi consecutivi, secondo la classifica Music Control.
    Nell'estate del 2007 esce Caterpillar, seconda raccolta internazionale di Elisa, che contiene una tracklist molto simile a Soundtrack '96-'06. L'album, anticipato dal singolo Stay, viene pubblicato tra agosto e settembre ed esce anche in Italia in edizione limitata.

    Ai Wind Music Awards dell'anno viene premiata per le vendite del CD/DVD platino Soundtrack Live '96-'06, dove si esibisce live con Stay. Il 15 luglio 2008 viene pubblicato l'album Dancing, che il 25 agosto appare anche in Canada. L'uscita dell'album segue il successo della canzone Dancing, già in vendita su iTunes America sotto forma di EP, che aveva ottenuto un enorme riscontro per esser stata utilizzata in una coreografia del programma televisivo americano So You Think You Can Dance?. Secondo un sondaggio della rivista Billboard, l'album si è piazzato al 5º posto tra i migliori del 2008.

    Tra aprile e giugno del 2009 Elisa partecipa a due iniziative a favore della ricostruzione dell'Aquila a seguito del terremoto. Il 21 aprile 2009 partecipa alla registrazione del singolo Domani 21/04.2009 voluto da Jovanotti e da Giuliano Sangiorgi. Successivamente, il 21 giugno allo Stadio Giuseppe Meazza di Milano, è stata una delle madrine del concerto Amiche per l'Abruzzo insieme a Laura Pausini, Gianna Nannini, Fiorella Mannoia e Giorgia, progetto nato da un'idea della stessa Laura Pausini; al cast, composto da sole donne, hanno aderito centododici artiste italiane, di cui quarantasei si sono esibite sul palco.. Del mega concerto è stato anche realizzato un DVD uscito il 22 giugno 2010 a un anno di distanza dall'evento

    Il 13 novembre 2009 viene pubblicato Heart, sesto album di inediti di Elisa, anticipato dal singolo Ti vorrei sollevare cantato con Giuliano Sangiorgi, in radio dal 16 ottobre. L'album contiene quattordici tracce e unisce canzoni rock quali Your Manifesto e Lisert, a melodie più pop come il duetto con Antony Hegarty Forgiveness. Nell'album è presente anche una reinterpretazione di Mad World dei Tears for Fears, che Elisa aveva già eseguito live durante il Mechanical Dream Tour. L'album è prodotto da Elisa stessa e dal suo compagno Andrea Rigonat, chitarrista della band.

    Il 30 novembre 2010 è stato pubblicato un nuovo album di Elisa, Ivy. Come Lotus, il disco si compone di diverse rivisitazioni di lavori precedenti della cantautrice, cover e brani inediti arrangiati in chiave acustica. Ivy comprende anche un film-documentario girato in Trentino in cui Elisa illustra il senso del disco ripercorrendo la sua carriera e il lavoro compiuto per la realizzazione del progetto. La pubblicazione dell'album è stata anticipata dal singolo inedito Nostalgia, in lingua inglese. La cover del brano di Camille Pour Que l'Amour Me Quitte è cantata con Giorgia Todrani ed è una bellissima ninna nanna dedicata alla figlia, cover che era già stata eseguita dal vivo nel Heart Alive Tour alcuni mesi prima. A supporto dell'album è stato intrapreso un nuovo tour tra marzo e maggio 2011.

    A fine maggio 2011 Elisa è stata premiata nella nuova edizione dei Wind Music Awards per il disco di platino vinto da Ivy.

    Il 15 ottobre 2013 viene pubblicato L'anima vola, ottavo album d'inediti di Elisa. Figurano un incontro vocale con Tiziano Ferro in E scopro cos'è la felicità, il cui testo è stato scritto dallo stesso Ferro, e la partecipazione in veste di autori di Ligabue in A modo tuo, di Giuliano Sangiorgi in Ecco che e di Ennio Morricone, compositore di Ancora qui, brano facente parte della colonna sonora del film di Quentin Tarantino Django Unchained, del cui testo Elisa è autrice. Il 24 ottobre alla prima settimana di uscita, l'album si piazza in testa alla Classifica FIMI Album; l'anno 2013 si chiude con la certificazione di disco di platino per L'anima vola.
    Nel 2015 Elisa è il direttore artistico della squadra blu nel programma Amici di Maria De Filippi. Il 19 maggio dello stesso anno i The Kolors, band che fa parte della sua squadra e vincitrice della categoria canto(vincitori anche del premio della critica), pubblicano il loro nuovo album Out, contenente un duetto proprio con Elisa nel brano Realize. Inoltre la squadra di Elisa porta anche la vittoria della categoria ballo, vinto dalla ballerina Virginia Tomarchio. Il 7 ottobre dello stesso anno è stata ospite insieme ad Emma Marrone della seconda puntata dello show televisivo Capitani coraggiosi di Gianni Morandi e Claudio Baglioni esibendosi con questi ultimi nelle note finali di E tu e poi in Ma chi se ne importa e Si può dare di più.

    l 15 gennaio 2016 viene pubblicato il singolo inedito No Hero, che anticipa il suo prossimo album. Il 12 febbraio, superospite della quarta serata del Festival di Sanremo, conferma che il suo nuovo album si intitolerà On e che uscirà il 25 marzo. Nello stesso anno duetta in E la luna bussò con Loredana Bertè, nel suo album Amici non ne ho... ma amiche sì!.

    Fonte: wikipedia.org





    Labyrinth


    Just like a spy through smoke and lights
    I escaped through the back door of the world
    and I saw things getting smaller
    fear as well as temptation.
    Now everything is reflection as
    I make my way through this labyrinth
    and my sense of direction
    is lost like the sound of my steps
    is lost like the sound of my steps.
    Scent of dried flowers and
    I'm walking through the fog
    walking through the fog
    Scent of dried flowers and
    I'm walking through the fog
    walking through the fog
    I see my memories in black and white
    they are neglected by space and time
    I store all my days in boxes
    and left my whishes so far behind
    I find my only salvation in
    playing hide and seek in this labyrinth
    and my sense of connection
    is lost like the sound of my steps
    is lost like the sound of my steps.
    Scent of dried flowers and
    I'm walking through the fog
    walking through the fog
    Scent of dried flowers and
    I'm walking through the fog
    walking through the fog
    Words sounds music and I'm spinning in
    Words sounds music and I'm spinning out
    but I want to stay here
    'cause I am waiting for the rain
    and I want it to wash away
    everything, everything, everything.
    Scent of dried flowers and
    I'm walking through the fog
    walking through the fog
    Scent of dried flowers and
    I'm walking through the fog
    walking through the fog
    Scent of dried flowers and
    I'm walking through the fog
    walking through the fog
    Scent of dried flowers and
    I'm walking through the fog
    walking through the fog


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Champions League: Atletico Madrid Barcellona 2-0, Benfica Bayern Monaco 2-2.

    Blaugrana sconfitti, decide la doppietta di Griezmann. I bavaresi all'andata in casa si erano imposti 1-0. Champions con eliminazione choc per il Barcellona. In semifinale vola l'Atletico Madrid di Simeone. Nell'altra sfida al Bayern basta il 2-2 in casa del Benfica per assicurarsi il passaggio in semifinale.

    Atletico Madrid-Barcellona 2-0, al 36' Griezmann e ll'87 (CRONACA)
    Benfica-Bayern 2-2 al 27' Jiménez, al 38' Vidal, al 52' Muller, Talisca al 76' (CRONACA)

    L'impresa dell'Atletico, Barcellona ko. Passa anche il Bayern - Miracolo di Diego Simeone, il Barcellona esce dalla Champions, in semifinale vola l'Atletico Madrid. Al Vicente Calderon la squadra del Cholo fa l'impresa e batte 2-0 un Barcellona irriconoscibile (1-2 all'andata) con doppietta di Griezmann: passaggio di turno conquistato anche dal Bayern Monaco che pareggia 2-2 in casa del Benfica (battuto 1-0 in Germania). Meritatissima la qualificazione dell'Atletico, che domina nel primo tempo (chiuso sull'1-0) e contiene le sfuriate di un Barcellona rabbioso quanto disordinato nel secondo. Blaugrana leziosi ed evanescenti nei primi 45 minuti. Gli uomini di Luis Enrique fanno tanto possesso palla (oltre il 70%), ma poco redditizio. Mentre l'Atletico ottiene il massimo da quel che gli resta, sfruttando benissimo le corsie laterali con Gabi e Fernandez. Ter Stegen impegnato già al 4' dal tiro centrale di Carrasco ed all'8' dal colpo di testa di Griezmann. E proprio l'attaccante francese, al 36', porta l'Atletico in vantaggio: il bellissimo cross con l'esterno destro di Saul coglie libero in area Griezmann che di testa anticipa Piqué e batte ter Stegen. Oblak si vede solo al 42', parando l tiro da 30 metri di Neymar. Aggressività, pressing asfissiante e precisione del fraseggio sono le armi con cui l'Atletico ricomincia dopo l'intervallo. Mentre il Barcellona appare sempre in confusione. Al 6' Saul colpisce la traversa di testa. Ma i catalani non possono essere così brutti ed iniziano a rovesciarsi verso l'area avversaria. Lasciando il fianco scoperto alle ripartenze dei padroni di casa. Luis Enrique inserisce l'ex Arda Turan al posto di Rakitic. Il Barca spinge cercando il gol che lo porterebbe in semifinale, ma è un arrembaggio confuso, più di volontà che di testa. Messi e Neymar (molto nervoso ed ammonito da Rizzoli) si vedono pochissimo, Suarez combatte ma è solo contro tutti. I 20 minuti finali sono un arrembaggio del Barcellona. Pagato caro. Sull'ennesimo contropiede dell'Atletico, Iniesta intercetta la palla in area con la mano, dopo una discesa strepitosa di Felipe Luis e regala il calcio rigore all'Atletico Madrid. Griezmann realizza al 43' e sulla Champions del Barcellona cala il sipario. Nei minuti di recupero l'unica sbavatura dell'arbitraggio di Rizzoli, che giudica fuori area un mani di Gabi, che avrebbe meritato il rigore. Invece fischia solo una punizione dal limite, che lo spento Messi calcia alta.

    A Lisbona Guardiola esclude a sorpresa Robert Lewandowski. Il tecnico del Bayern non dà punti di riferimento al Benfica, schierando come punta centrale Thomas Mueller e rinforzando il centrocampo con l'ingresso di Xabi Alonso. E' però Jimenez a sbloccarla, facendo sognare i propri. Ci pensa Vidal (a segno anche all'andata) a ristabilire la parità. Nella ripresa Mueller porta il Bayern in vantaggio, ma il Benfica non si arrende e trova con Talisca il 2-2.
    (Ansa)




    Nba: l'addio di Kobe Bryant.
    In campo Lakers contro Utah Jazz. Fino 26 mila dollari per salutarlo. Quanto vale l'addio di Kobe Bryant al basket? Anche 26mila dollari. La cifra equivale infatti al prezzo più alto pagato per un biglietto al match di questa sera allo Staples Center di Los Angeles con in campo i padroni di casa dei Lakers contro gli Utah Jazz. Ma nella partita dell'Nba, il campionato di basket americano, l'attenzione sara' tutta per lo show della star Bryant, che a 37 anni ha deciso di appendere le sue sneaker al chiodo.

    Il match di addio ha fatto schizzare i prezzi dei biglietti alle stelle e la cifra media pagata e' stata di oltre duemila dollari, ossia il 500% in più rispetto al prezzo medio per una partita dei Lakers. Il biglietto più' economico, si fa per dire, e' stato venduto a quasi 900 dollari. Ma la Kobemania non si ferma alla corsa ai biglietti, e' gara anche ai gadget, con il negozio online ufficiale dei Lakers che ha capitalizzato sull'evento vendendo un cappellino commemorativo decorato con ricamo in oro 18k per 38mila dollari e una giacca per seimila dollari.
    (Ansa)




    Parigi-Roubaix: vittoria di Hayman.
    L'australiano batte in volata Boonen e Stannard. L'australiano Mathew Hayman (Orica-GreenEdge) ha vinto la 114/a edizione della Parigi-Roubaix, 'regina' delle classiche del ciclismo. Ha battuto in volata il belga Tom Boonen e il britannico Ian Stannard, suoi compagni nell'ultima e decisiva fuga a pochi chilometri dal traguardo insieme con Sep Vanmarcke e il norvegese Boasson-Hagen, I cinque sono entrati quasi insieme nel velodromo di Roubaix e Hayman, secondo australiano a vincere la corsa, è riuscito a precedere tutti chiudendo a braccia aperte.
    Quanto ai due favoriti della vigilia, Peter Sagan è arrivato col gruppo a oltre due minuti, mentre Fabian Cancellara è stato vittima di una caduta ed è arrivato a oltre 7' dal vincitore.

    Colpito da moto, Viviani in ospedale - A due settimane dalla tragedia del belga Demoitiè alla Gand-Wevelgem, un nuovo incidente ha visto protagonista una moto al seguito della corsa alla Parigi-Roubaix. Vittima questa volta, per fortuna senza gravi conseguenze, è l'italiano del Team Sky Elia Viviani. Coinvolto in una delle tante cadute di gruppo durante la corsa, Viviani è stato colpito dal mezzo che stava sopraggiungendo e che il conducente non è riuscito a fermare in tempo sul fondo viscido. Il Team Sky ha informato che Viviani ha subito alcune contusioni, in particolare una allo sterno, ed è stato condotto in ospedale a Valenciennes per accertamenti.
    (Ansa)

    (Gina)



    GOSSIPPANDO!!!




    Michelle al parco con Sole e Celeste







    WEEKEND DA MAMMA PER LA HUNZIKER
    Da poco smentita la notizia di una nuova gravidanza, Michelle Hunziker dedica tutta se stessa alle figlie Sole e Celeste. Complici le giornate quasi primaverili di Milano, la showgirl si perde nei giochi al parco con la secondogenita Sole, mentre Celeste (di appena 10 mesi) dorme beata nel passeggino. All'appello manca solo papà Tomaso, evidentemente preso da impegni lavorativi, ma mamma Michelle si "difende" benissimo da sola. Tra scivoli, giostre e giochi con la palla la Hunziker sa come farsi adorare dalle sue splendide bambine...

    fonte:http://www.msn.com/it-it


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    LA VITA MODERNA. GIANNI CROCE.
    FOTOGRAFIE 1920-1960


    Piacenza, Spazio Ex Enel
    dal 9 Aprile al 29 Maggio 2016



    Dal 9 aprile al 29 maggio 2016, lo spazio Ex Enel di Piacenza ospita l’antologica di Gianni Croce (1896-1981), un innovatore del linguaggio fotografico e un cantore del Novecento piacentino.
    L’esposizione, curata da Donatella Ferrari, Roberto Dassoni, Maurizio Cavalloni, promossa dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, col patrocinio del Comune di Piacenza, in collaborazione con il Museo per la Fotografia e la Comunicazione visiva di Piacenza, presenta 100 fotografie, lastre originali e un video documentario, realizzate da Gianni Croce in oltre quarant’anni di lavoro, dal 1921, anno in cui apre lo studio in corso Vittorio Emanuele a Piacenza, fino alla prima metà degli anni sessanta.
    Benché aderenti alla storia della sua città, le immagini di Gianni Croce guardano con attenzione alle sperimentazioni italiane ed europee del Novecento. Nei suoi scatti, Croce non restituisce la cronaca semplice e diretta del reale, ma usa gli sfondi urbani come la quinta dove rappresentare la realtà e le proprie storie, interpretate dai protagonisti della vita sociale, siano essi gli aristocratici che le persone umili, rendendo vive le piccole passioni, le storie, le memorie private e collettive.
    Il percorso espositivo è suddiviso in sette sezioni e abbraccia tematiche come l’architettura, non colta nel nudo dato costruttivo, ma come sperimentazione su richiami a impressioni, atmosfere, astrazione del reale. Le principali opere architettoniche sorte a Piacenza tra le due guerre come il Liceo Gioia di Mario Bacciocchi, il Liceo Scientifico di Luigi Moretti, la Galleria Ricci Oddi non sono mai riprese nella loro interezza; l’attenzione è piuttosto per i giochi architettonici o, in altri casi, come per la cripta del Duomo o per il refettorio del Collegio Alberoni, per la pulizia metafisica richiamata da una serie ordinata di colonne.
    E ancora i ritratti, databili tra gli anni venti e trenta del secolo scorso in cui, sullo sfondo creato dalla città, mette in posa e fa recitare personaggi veri, con il loro preciso ruolo sociale. Croce non cerca la realtà, quanto una sua personale interpretazione, quasi che i protagonisti delle sue fotografie fossero testimoni di un’epoca quasi idilliaca dove la bellezza rappresenta un grande valore. Non è un caso che Croce interveniva direttamente sulle lastre con la matita per nascondere le rughe sui visi e rendere i volti senza tempo e senza anima, lasciando ai soli abiti il compito di identificare l’epoca.
    Particolarmente interessanti e curiose sono le sezioni dedicate al Sabato fascista, ovvero le manifestazioni ginniche del Ventennio, dove le pose ‘olimpiche’ dei ragazzi servivano al regime a rendere memorabile l’evento politico, o ancora quella della Città invisibile, con scorci privi di figure umane e con forti contrasti di luci e ombre, o dei Minimi sguardi, in cui si racconta la ripresa civile ed economica degli anni ‘50 e ‘60.
    La mostra è accompagnata da installazioni video e da un documentario sulla figura umana e professionale di Croce realizzato dal regista Roberto Dassoni con interviste a Daniele Panciroli, Angela Madesani, Paolo Barbaro, Maurizio Cavalloni, William Xerra, Paolo Dalla Noce, Rossella Villani, e altri. Il catalogo, pubblicato dall’Archivio Fotografico Croce di Maurizio Cavalloni, presenta testi di Donatella Ferrari e Daniele Panciroli.

    Nato a Lodi nel 1896, dopo studi tecnici, entra come collaboratore nello studio di Giuseppe Marchi noto esponente della fotografia liberty. Nel 1921, si trasferisce a Piacenza dove apre il proprio studio fotografico e si specializza in ritratti. Inizia in questo periodo anche la sua attività di pittore conoscendo e frequentando altri artisti piacentini e legandosi in particolare a Bot, Ricchetti, Arrigoni, Cavaglieri. L’attività del suo studio continua fino al 1976 ma egli proseguirà fino al 1980 a collaborare coi sui successori Maurizio Cavalloni, oggi curatore dell’Archivio Croce, e Franco Pantaleoni.
    (www.arte.it)




    FESTE e SAGRE





    Senti, io non voglio più parlare di ciò che è vero
    e di ciò che illusione:
    la vita è breve, non sprechiamo tempo
    per pensare alla vita, viviamola e basta.
    (Tom)


    LA ROSA PURPUREA DEL CAIRO


    Titolo originale The Purple Rose of Cairo
    Paese di produzione Stati Uniti d'America
    Anno 1985
    Durata 82 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 1,85:1
    Genere commedia, fantastico
    Regia Woody Allen
    Soggetto Woody Allen
    Sceneggiatura Woody Allen
    Produttore Robert Greenhut
    Fotografia Gordon Willis
    Montaggio Susan E. Morse
    Musiche Dick Hyman

    Interpreti e personaggi

    Mia Farrow: Cecilia
    Jeff Daniels: Tom Baxter / Gil Shepherd
    Danny Aiello: Monk
    Dianne Wiest: Emma
    Irving Metzman: Hirsch, il produttore

    Premi

    1986 - Golden Globe
    Migliore sceneggiatura a Woody Allen
    1986 - Premio BAFTA
    Miglior film
    Migliore sceneggiatura originale a Woody Allen
    1986 - Premio César
    Miglior film straniero a Woody Allen
    1985 - New York Film Critics Circle Awards
    Migliore sceneggiatura originale a Woody Allen


    Trama



    Cecilia, giovane tuttofare in una bettola popolare della periferia di New Jersey, deve sottoporsi a un pesante doppio lavoro di lavanderia a domicilio per far quadrare misera/
    mente il bilancio familiare nei difficili anni della depressione economica americana del 1930, anche a causa del marito, disoccupato, bighellone e manesco, che la sfrutta, dissipando nel gioco i pochi soldi da lei tanto faticosamente guadagnati. Umiliata e frustrata dalla dura routine presso il locale e più ancora dal trattamento bestiale del marito, che non le risparmia scenate e percosse, Cecilia diviene frequentatrice di un modesto cinema a New Jersey, dove si rifugia nell'immaginario di un mondo diverso, di bellezza e tenerezza, champagne e poesia, con tale incantata assiduità da dimenticare la realtà fino a vivere una fantasiosa avventura col più affascinante dei personaggi del film "La rosa purpurea del Cairo", che, attirato dalla sua patetica fedeltà, lascia improvvisamente lo schermo, scende in sala, la prende per mano, tenero e cavalleresco, ed esce con lei nella notte romantica, scatenando le reazioni degli spettatori, del gestore del cinema, della produzione e dell'attore vero, preoccupato per la propria carriera. Rientrata fortunosamente nello squallido reale quotidiano, Cecilia continua a trovar rifugio nell'immaginario luminoso del cinema, che riesce a richiamarle sul volto dolente e intento un pallido sorriso.

    ..recensione..



    "La rosa purpurea del Cairo" è il tredicesimo film di Woody Allen, il secondo senza Allen attore; il primo fu "Interiors".
    Questo film, girato nel 1985, è ambientato negli anni '30 nella periferia del New Jersey. E' un'opera stilistica esemplare ed originale, una brillante formulazione per immagini del significato più segreto che anima il cinema in generale.
    La sceneggiatura è un vero e proprio gioiello letterario, frutto di un lavoro di scrematura delle parole e delle immagini-simbolo avvenuto lungo un profondo impegno di riflessione autobiografica.
    Il contenuto del film prende in considerazione sia i conflitti di identità che animano nel cinema la relazione tra il personaggio e l'attore che lo interpreta, sia il frequente desiderio del personaggio volto a conoscere lo spettatore che più lo ammira e in lui si identifica.
    Il film pur divertendo non è di facile apprendimento: si presta, da un punto di vista critico, ad essere interpretato e vissuto in diversi modi. Ciò è dovuto alla natura stessa del suo argomento, che riguarda essenzialmente il sogno, un oggetto di studio da sempre di non facile comprensione e definizione.
    In questo caso il sogno non può fare a meno di sfociare, per la complessità che prende l'analisi di Allen, in altri interessanti temi, tutti molto attuali; questi ruotano intorno al senso che il cinema può assumere rispetto a referenti quali lo spettatore, la critica, il produttore, la stampa e non ultime le scelte soggettive di programmazione che la sala cinematografica attua durante l'anno.
    Tra le diverse possibilità di intendere questo film una sembra imporsi per importanza e vastità di collegamenti tematici, ed è quella riguardante il congegno narrativo e l'originalità con cui vengono messe in campo situazioni e tecniche narrative. Queste ultime assumono nel film la capacità di formulare con efficacia importanti aspetti psicologici, in particolare quelli riguardanti ciò che spinge in generale lo spettatore ad andare al cinema.
    Con questo lavoro di indubbia qualità Woody Allen sembra volersi interrogare sul potere che il cinema ha, sulla sua forza di coinvolgere lo spettatore e di prolungare nella vita reale la suggestione di cui è portatore; il film ruota difatti intorno agli aspetti più introspettivi del cinema, quelli costituiti dai più gelosi segreti mediatici.
    Woody Allen ha l'ardire di volere svelare questi segreti, mettendo in campo ciò che lui stesso ha appreso nel cinema con la sua esperienza.
    Il regista americano prende di mira con stile e raffinata cautela il desiderio chiave che compone il cinema, quello che mette in moto nello spettatore e nell'attore i più semplici meccanismi di identificazione e proiezione.
    Il racconto si sofferma su Cecilia, una cinefila accanita, spettatrice assidua in un cinema di provincia; la donna vive da anni un matrimonio non proprio felice. Allen analizza il suo desiderio e cerca di farci conoscere il segreto che lo racchiude; lo scompone nelle sue contraddizioni, con delicatezza, lungo una immaginaria articolazione. Lo fa a volte un po' superficialmente, a volte con profonda intelligenza narrativa: ricca di chiavi psicologiche importanti e comprensibili, ma sempre con raffinato pudore.
    La genialità di questo film risiede nel fatto che, pur segnato da un'ambizione analitica, non rinuncia mai a divertire il pubblico, non viene meno agli obblighi di spettacolo che il cinema impone; il film non è mai appesantito dalla personale ricerca culturale che anima il regista.
    "La rosa purpurea del Cairo" cerca di gettare luce su alcune dinamiche del godimento e della soddisfazione filmica, quelle tipiche che si possono incontrare nelle teorie cinematografiche.
    Il regista americano si avvale di alcune chiavi di lettura di origine psicanalitica che tanto successo hanno avuto nell'interpretare la struttura del sogno, ma non disdice qua e là l'uso di tecniche letterarie: la narrazione ha una struttura a cerchio, nel senso che il finale tende a coincidere con l'inizio, seppur alla fine i personaggi e gli attori si ritrovino altri, modificati dalle nuove esperienze vissute.
    E' un sogno partico-
    lare quello che il regista fa vivere nel film. Esso ha delle logiche che non disde-
    gnano di mostrare aspetti importanti della realtà rappresen-
    tandola per quello che effettivamente è, non deformata, lontana perciò da come il sogno vero, quello notturno, la raffigura solitamente.
    Il sogno del film non rinuncia a mostrare i principali conflitti che turbano l'attività dell'attore famoso, amante di Cecilia insieme al personaggio che incarna.
    Egli è affetto da una crisi di identità, probabilmente dovuta alle difficoltà che incontra nel distaccarsi, nella vita reale, dal suo personaggio; sembra quasi che il sogno di Cecilia si intersechi con un sogno dell'attore.
    Il racconto si svolge in una forma di commedia briosa, pur colma dell'atmosfera grigia che la crisi economica degli anni '30 rilasciava nelle città americane. Domina lo spirito di evasione e ne è un esempio l'immaginario archeologico sull'Egitto misterioso e magico che fa da sfondo al film.
    Woody Allen con questa opera riesce a suscitare varie emozioni - passioni che coinvolgono attivamente lo spettatore. Quest'ultimo, inteso come soggetto ricercato e apprezzato dal cinema, in quanto oggetto di un investimento immaginifico, reagisce al film sentendosi anche lui protagonista, in azione dentro lo schermo, come accade a Cecilia in una fase del film.
    Il titolo "La rosa purpurea del Cairo" si ispira ad una leggenda legata a un famoso faraone. Essa racconta come a seguito di un dipinto di rose fatto eseguire dal faraone per la regina nella stanza della sua tomba, un folto gruppo di rose siano effettivamente fiorite, misteriosamente, nei pressi del sarcofago.
    Il film è anche un vero e proprio trattato sul fascino che il cinema esercita nei ceti più popolari; ceti nei confronti dei quali, sembra dire Woody Allen, lo schermo è portatore, grazie all'impressione di realtà che lo caratterizza, di un immaginario-sogno.
    Il film con i suoi efficaci strumenti espressivi sembra in grado di cogliere i punti più sensibili dell'animo umano, quelli in relazione con la facoltà di fantasticare. Il cinema, secondo Woody Allen, ben si amalgama con le aspirazioni più remote dello spettatore perché è in grado, con il gioco della finzione e i primi piani degli sguardi, di potenziare le emozioni.
    Lo schermo, secondo Woody Allen, crea anche modelli desideranti, progetti e proposte di piaceri immaginifici, emozioni che aprono le porte a quella struttura psichica più tenuta da parte dello spettatore, preconscia, inquieta, in cui possono realizzarsi soddisfazioni solo a lungo accarezzate. Il film perciò non può non richiamare per via associativa altri aspetti storici della memoria dello spettatore, portandolo a un sapere di sé di cui non sospettava la presenza.
    Woody Allen sembra muoversi lungo un registro psichico più vicino all'ignoto che alla coscienza; ciò è testimoniato dal tempo paradossale che mette in gioco in questo film, un tempo che sembra dominare il racconto e che è caratterizzato da un sovvertimento delle attese; una dimensione da cui giungono numerosi doni sorpresa: scene spesso mai previste perché l'argomento del film, essendo insolito, impedisce di indovinarne le sequenze successive.
    E' un film questo di Woody Allen che si propone per un dialogo più vero con lo spettatore. Il regista americano lascia, infatti, diverse situazioni sceniche e numerosi dialoghi opportunamente irrisolti adombrandoli di rebus: un appello all'intelligenza di chi osserva, contro la pigrizia mentale
    Il meccanismo creato dal film sembra voler dare spazio al pensiero del pubblico che appare in grado di aggiungere o togliere significato alla sceneggiatura mettendo in campo, lungo un gioco di proiezioni personali, proprie raffigurazioni psichiche: frutto di un'attività dell'inconscio apertosi durante la proiezione del film.
    Con questo film Allen dà la sensazione di voler mostrare, grazie all'efficacia dell'impressione di realtà che il cinema ha in generale, l'articolazione di un sogno frequente, creato dal cinema stesso. Un sogno visto come risorsa di vita, una sorta di forza progettuale che spinge al cinema lo spettatore. Quest'ultimo, finito il film, al risveglio del reale sente, nonostante la delusione che la realtà impone per essere altra, la sensazione che qualcosa di già accaduto può essere rivissuto in modo nuovo. In un presente, in un qui e ora magicamente sempre in vita.
    Questo effetto è in realtà il prolungamento della suggestione filmica nella vita vera. Il fascino che il cinema esercita verso i ceti popolari ma anche verso gli artisti e i poeti.
    La pellicola ha per oggetto quello che da sempre si suppone stia alla base di ogni influenza mediatica, e precisamente qualcosa che riguarda il desiderio impossibile, il suo oggetto causa. Un desiderio che si annida timido, impregnato di pudori, nella vita stessa dei protagonisti del film.
    Con quest'opera il geniale regista americano è riuscito con lode ad attraversare alcune realtà importanti della struttura desiderante cinematografica. L'ha fatto con una concezione della settima arte ancora molto ingenua e sfuocata, quasi avvolta in un mistero impenetrabile.
    Un senso del mistero che anziché deprimere la ricerca ha agevolato la creazione di formule interpretative nuove, aperte. Woody Allen ritiene il cinema un oggetto di studio di impossibile decifrazione, ma del quale si vuole e si può dire qualcosa di preciso, di provvisorio, di utile.
    Il mistero in questo film è qualcosa che gioca con gli enigmi più difficili della conoscenza senza mai giungere a soluzioni certe, perpetuando però miracolosamente un interesse costante alla teoria cinematografica.
    ( Giordano Biagio - aggiornata al 31/07/2007, www.filmscoop.it/)

    (Gabry)





    SALVIAMO LE FORME!!!!




    Attività fisica e salute


    sport-girls


    Praticare regolarmente attività fisica fa bene a ogni età. Fare sport, ginnastica, ma anche solamente svolgere attività quotidiane come giocare, camminare, andare in bicicletta, aiuta a sentirsi meglio, riducendo lo stress, tonificando i muscoli e aiutando il sonno notturno.



    Perché muoversi?
    Molti e indiscutibili sono i benefici che può dare una vita fisicamente attiva. Muoversi è una delle chiavi per prendersi cura di sé, un modo per migliorare, sin da subito, la qualità della propria vita. L’esercizio è anche uno degli strumenti migliori per prevenire e curare molte patologie:
    potenzia il funzionamento di cuore e polmoni
    migliora l’agilità e l’equilibrio aiutando a sviluppare (nel caso dei bambini) o a rafforzare (nel caso di adulti e anziani) l’apparato osteoarticolare e muscolare
    concorre al benessere psicologico, riducendo ansia, depressione e senso di solitudine
    aiuta a prevenire e a trattare il sovrappeso perché regola l’appetito e aumenta il numero di calorie bruciate ogni giorno
    contribuisce a prevenire malattie cardiovascolari, abbassando i valori della pressione arteriosa e quelli dell’ipercolesterolemia
    riduce il rischio di malattie croniche come il diabete e osteoporosi
    diminuisce il rischio di alcuni tipi di cancro, come per esempio quello al seno o al colon.
    Quanto muoversi?
    Nel 2010 l’Oms ha pubblicato un documento, le “Global recommendations on Physical activity for Health” (leggi l’approfondimento sul sito del progetto Azioni), in cui definisce i livelli raccomandati di attività fisica per tre gruppi di età:
    bambini e ragazzi (5 – 17 anni): almeno 60 minuti al giorno di attività moderata–vigorosa, includendo almeno 3 volte alla settimana esercizi per la forza che possono consistere in giochi di movimento o attività prettamente sportive
    adulti (18 – 64 anni): almeno 150 minuti alla settimana di attività moderata o 75 di attività vigorosa (o combinazioni equivalenti delle due), in sessioni di almeno 10 minuti per volta, con rafforzamento dei maggiori gruppi muscolari da svolgere almeno 2 volte alla settimana
    anziani (dai 65 anni in poi): le indicazioni sono le stesse degli adulti, con l’avvertenza di svolgere anche attività orientate all’equilibrio per prevenire le cadute. Chi fosse impossibilitato a seguire in pieno le raccomandazioni, dovrebbe fare attività fisica almeno 3 volte alla settimana e adottare uno stile di vita attivo adeguato alle proprie condizioni.
    I livelli raccomandati vanno intesi come un limite minimo; chi riesce a superarli ottiene ulteriori benefici per la propria salute.

    Qualche esempio pratico
    Anche se l’intensità degli esercizi fisici è definita in modo scientifico in base alla velocità con cui l’attività è eseguita o all’entità dello sforzo richiesto per svolgerla rispetto a uno stato di riposo (vedi per esempio la descrizione fatta dal Dors-Centro regionale di documentazione per la promozione della salute), è utile qualche esempio pratico per tradurre le raccomandazioni in qualche cosa di concreto nella pratica quotidiana.

    Intensità Esempio di attività
    bassa
    camminare lentamente
    lavare i piatti, stirare, fare la polvere
    fare bricolage, fare la spesa, dedicarsi ai lavori manuali
    innaffiare il giardino
    giocare a bocce, biliardo, bowling, ping pong, ballare
    moderata
    camminare rapidamente (a passo svelto)
    lavare la macchina o i vetri
    passare l’aspirapolvere
    fare giardinaggio, ramazzare le foglie
    fare aerobica
    andare in bicicletta o nuotare, fare acquagym, sciare, giocare a frisbee, andare in barca a vela, giocare a badminton, giocare a golf
    intensa
    camminare, fare una passeggiata in montagna
    vangare, spostare i mobili
    fare jogging, nuotare velocemente, saltare alla corda, giocare a calcio, giocare a pallavolo (e la maggior parte dei giochi di squadra con la palla), fare sport di combattimento, giocare a tennis, squash, fare scalate

    Fonte: www.mangerbouger.fr

    Un po’ di attenzione

    Se non si è sicuri su come aumentare il proprio livello di attività fisica, per esempio perché si ha paura di farsi male, l’indicazione importante è di cominciare con cautela, considerando che un’attività aerobica di moderata intensità, come fare una passeggiata, è generalmente sicura per la maggior parte delle persone. Se comunque si ha intenzione di aumentare seriamente l’intensità o la quantità di esercizio o si hanno patologie, è utile consultare il proprio medico di famiglia, per avere indicazioni e un parere esperto.


    (Lussy)





    salute-benessere


    Salute e Benessere



    terme-rogaska_2
    foto:sloveniaterme.com


    Terme di Rogaška



    Fonte di buon magnesio di fama mondiale

    L’acqua minerale Donat Mg in un solo litro contiene oltre 1000 mg di magnesio, primato mondiale tra le acque di questo tipo. Il potere miracoloso dell’acqua minerale di Rogaška fu analizzato dagli alchimisti ormai nel 1572, ma rimane oggetto di interesse ancora oggi, in quanto contiene una serie di altri elementi che migliorano il funzionamento del corpo umano.

    La leggenda dice che alle fonti di Rogaška, su ordine di Apollo, re del sole e dell’arte medica,
    avrebbe bevuto il cavallo alato Pegaso. Cosi dice la mitologia poetica del XVII secolo. La vera fioritura di questo centro di cura avenne due secoli piu tardi, nella seconda meta del XIX secolo,
    quando Rogaška visse i tempi d’oro sotto il conte Ferdinand Attems, quando qui si susseguirono
    visite di dinastie regnanti e dell’alta nobilta. Il pubblico scelto venne intrattenuto da artisti di spicco, tra cui anche Franz Liszt.

    Una bella localita per belle esperienze
    Gli edifici con lo sfarzo della tradizione asburgica, la moderna riviera termale e il complesso di
    piscine con acqua termominerale, i centri con programmi di benessere e bellezza, il Medical center di spicco sono la ragione piu importante, ma non unica per visitare Rogaška. La localita vanta una ricca storia di cure e propone una vasta gamma di attivita sportive e varie opportunita per il divertimento. Lasciatevi incantare dalla locale tradizione vetraria e dalla piacevole natura delle colline del Kozjansko.


    terme-rogaska-spa-benes-09
    foto:sloveniabenessere.it

    Punto d'eccellenza

    La scelta giusta per chi punta all’eccellenza conosciuta nel mondo intero
    - donat mg
    - tradizione splendida
    - medical center eccellente
    Godete l’acqua minerale di fama internazionale, ad altissimo contenuto di magnesio. Fidatevi delle convinzioni alchimistiche di quasi 500 anni fa, che le riconoscevano un potere speciale. Affidatevi alle conoscenze degli esperti e agli oltre cento servizi balneari e fisioterapici.

    Fonti naturali, indicazioni, servizi :

    Trattamenti sanitari

    Fattori curativi
    Acqua minerale salubre Donat Mg: altissimo contenuto di magnesio e di altri minerali, l’acqua ha un potere tale da essere usata nella medicina per alleviare numerosi problemi di salute. Donat Mg aiuta nel trattamento dei seguenti problemi:
    - malattie dell’apparato digerente, del fegato, della colecisti, del pancreas, del sistema nervoso, malattie cardiovascolari
    - ha effetti benefici nel caso di diabete, colesterolo, ipertensione
    - e indispensabile per la cura di: stipsi, pirosi gastrica, eccessiva acidita di stomaco
    - reintegra la carenza di magnesio dovuta a stress, sforzi mentali e fisici, eccessivo consumo di alcool o diete monoalimentari


    Le-acque-termali-di-Rogaska
    foto:rogaska.com

    L’acqua termominerale benefica: viene soprattutto raccomandata nei seguenti casi:
    - problemi dell’apparato locomotore, spina dorsale e reumatismi
    - muscoli, legamenti e articolazioni dolenti e stanchi
    - problemi della circolazione sanguigna



    terme-rogaska
    foto:sloveniabenessere.it

    Benessere

    Massaggi ayurvedici, aromaterapia per il corpo, impacchi vari per il corpo, programmi anticellulite, cura del viso, del collo e del decollete, cura benessere per i piedi e le mani, bagno benessere royal, tecniche di rilassamento: scuola di meditazione e di relax psichico, auricoloterapia, programmi di benessere di piu giorni ...

    Centro di tradizionali massaggi thailandesi sawan
    complesso di piscine con acqua termominerale:
    - whirlpool, percorso di Kneipp
    - sauna finlandese, bagno turco e tepidarium


    pictures%5Cprogram%5C1%5C2006%5CZdravilisce-Rogaska_125183
    foto:slovenia.info


    Medicina & Medical Wellness

    Professionalita medica e programmi concepiti su misura: cure idropiniche con la salubre acqua minerale Donat Mg, bagni minerali, impacchi di fango e alle erbe medicinali, massaggi classici e speciali, programmi di ringiovanimento, visite specialistiche e diagnostica: gastroenterologia, cardiologia, ultrasuono, radioscopia, urologia, internistica, fisiatria, dermatologia, centro
    per il proseguimento dei trattamenti e della riabilitazione di malattie gastroenterologiche e metaboliche, visite mediche preventive manageriali: gastroenterologia e cardiologia.

    Indicazioni
    malattie reumatiche, malattie del sistema digestivo, malattie della cavita orale e dei denti, malattie degli occhi, malattie cardiovascolari, malattie del metabolismo, lesioni del sistema locomotore, malattie della pelle, malattie renali e delle vie urinarie

    PRODOTTO1
    foto:expopage.net

    Tempo libero e svago :

    - esercizi giornalieri di gruppo in albergo: yoga, pilates,ginnastica, aquagym
    - centro fitness con attrezzatura all’avanguardia
    - campi per vari sport: calcio, pallacanestro, tennis, squash, golf (a Olimje, distante 15 km, e a Slovenske Konjice – 30 km)
    - attivita della natura: sentieri forestali ordinati, escursionismo, camminata nordica, ciclismo
    - ricco programma di manifestazioni culturali, CONCERTI ALL’APERTO, nel cuore del parco delle terme (nei mesi estivi due volte al giorno)
    - casino
    - serate danzanti al Ristorante Kaiser e al Caffe Imperial



    Segnavia per escursionisti : visitare la fabbrica di vetro Rogaška con possibilita di acquisti agevolati passeggiate lungo la strada del vino (degustazione di vino e sputino in una cantina vinicola) Olimje (visita dell'antica farmacia e della chiesa barocca) museo all'aperto (Skansen)[/color] a Rogatec Ptuj


    pictures%5CTB_other_tourist_offer%5C1%5C2005%5C107_04_ptujska_gora_64050
    foto:slovenia.info
    Santuario di Ptujska gora Maribor


    olimje2
    foto:webalice.it
    Monastero di Olimje, Chiesa ad Olimje.






    fonte: blogspot.com

    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...



    UN LIBRO.....UN AUTORE


    Tutte le cose finite in mare da quando è cominciato il mondo, da quando c'erano i dinosauri fino a stamattina, nate nell'acqua o cadute dalle barche o strappate alla terra dai fiumi in piena, stanno sul fondo a ballare di qua e di là, ma una volta ogni tanto qualcuna prende una corrente, si aggrappa all'onda giusta ed ecco che arriva qui sulla sabbia, pronta a stupirmi.


    CHI MANDA LE ONDE


    di Fabio Genovesi

    Ci sono onde che arrivano e travolgono per sempre la superficie calma della vita. Succede a Luna, bimba albina dagli occhi così chiari che per vedere ha bisogno dell'immaginazione, eppure ogni giorno sfida il sole della Versilia cercando le mille cose straordinarie che il mare porta a riva per lei. Succede a suo fratello Luca, che solca le onde con il surf rubando il cuore alle ragazze del paese. Succede a Serena, la loro mamma stupenda ma vestita come un soldato, che li ha cresciuti da sola perché la vita le ha insegnato che non è fatta per l'amore. E quando questo tsunami del destino li manda alla deriva, intorno a loro si raccolgono altri naufraghi, strambi e spersi e insieme pieni di vita: ecco Sandro, che ha quarant'anni ma vive ancora con i suoi, e insieme a Marino e Rambo vive di espedienti improvvisandosi supplente al liceo, cercando tesori in spiaggia col metal detector, raccogliendo funghi e pinoli da vendere ai ristoranti del centro. E poi c'è Zot, bimbo misterioso arrivato da Chernobyl con la sua fisarmonica stonata, che parla come un anziano e passa il tempo con Ferro, astioso bagnino in pensione sempre di guardia per respingere l'attacco dei miliardari russi che vogliono comprarsi la Versilia. Luna, Luca, Serena, Sandro, Ferro e Zot, da un lato il mare a perdita d'occhio, dall'altro li profilo aguzzo e boscoso delle Alpi Apuane.

    ...recensione...



    Chi Manda le Onde di Fabio Genovesi non rispetta i canoni classici della scrittura. Li trasforma, partendo da un concetto spicciolo: i pensieri.
    Il romanzo, vincitore del Premio Strega Giovani 2015, permette al lettore di entrare integralmente nelle menti dei protagonisti, non uscendone mai, per 389 pagine, in un susseguirsi di riflessioni, descrizioni pratiche ed emozioni viste con gli occhi di una bambina albina, una donna collezionista di disgrazie, un uomo decisamente sfigato e i suoi amici decisamente cazzoni.
    È un flusso continuo, perché i pensieri non si arrestano mai nella vita, figuriamoci in un romanzo. È simile alle onde e non per la danza timida che l’acqua compie ogni volta che raggiunge la riva, ma per la capacità dell’autore di rendere il lettore complice di ognuno dei personaggi, per poi portarlo fuori dalla sua testa e farlo rientrare nella testa di un altro, magari totalmente avverso a quella del precedente.
    Immaginate di guardare il mondo attraverso lo sguardo di una bambina albina, Luna, che il sole non può guardarlo, altrimenti si acceca – molto più di chiunque altro – e che non può manco stare troppo al contatto coi raggi solari altrimenti la sua pelle brucia come quella di un vampiro vecchio stampo. Però voi il sole lo amate e, ancor di più, amate il mare, la spiaggia, i regali che portano le onde sulla sabbia. Poi, immaginate di chiamarvi Serena e di essere la madre di questa bambina e di essere disillusi dalla vita, ma in un modo tanto profondo che è difficile da spiegare. Stringete le sopracciglia e sperate che quella bambina cresca bene, non si scotti al sole, vada a scuola e a catechismo. Poi a un certo punto, smettete di sperarlo. Ve ne dimenticate. Intanto, a scuola c’è Sandro, il nuovo supplente, che vive ancora con la mamma e ha una cotta stratosferica per la madre della bambina albina, che neanche lo sa. E neanche i suoi amici lo sanno, perché hanno problemi ben più grossi: Marino è il catechista della parrocchia, deve mantenere un certo decoro, e Rambo, beh, lui è un militare mancato.
    Però non vi dimenticate di Zot, il bambino con l’infanzia più infelice del mondo e che parla e si veste come se stesse vivendo alla fine della Seconda guerra mondiale e di suo nonno Ferro, che poi nonno non è, che ha un problema con la Morte Secca e con i fucili, ma soprattutto con i russi, che non imbracciano i fucili e hanno una passione per le case al mare. E di Luca, il ragazzo più splendido che voi abbiate mai avuto l’onore di conoscere, che fa surf in Francia e ama il mare più di tutti gli altri messi insieme.
    Queste sono le onde di Fabio Genovesi, che mandano il lettore, uno a uno, dentro gli abissi di queste vite disgregate, a cui sembra mancare un pezzo, frammentate dalle stesse possibilità che la vita ha offerto loro (o, in alcuni casi, dalla loro incapacità di coglierla, quella stessa vita). C’è il respiro della morte che aleggia su Forte dei Marmi, luogo in cui la storia si svolge e in cui lo scrittore è nato. C’è un linguaggio che scardina l’idea ordinaria di romanzo e ci sono tanti sentimenti che si mescolano insieme, contrastanti per età, sesso, spaccati di vita, generazioni a confronto.
    Badate bene che se siete un bambino di dieci anni, credete a un sacco di storie che invece un adulto non crederà mai vere. Per voi il mondo serberà in sé delle meravigliose fantasie, delle possibilità sconosciute di cui ha deciso di regalarvi un pezzo, che per un adulto saranno solo un rifiuto di plastica e alghe. Pensate a essere entrambi, non è per niente facile e questo, alla penna di Fabio Genovesi, va riconosciuto, perché lui, uomo del ’74, c’è riuscito appieno.
    C’è un finale che in alcuni punti è frettoloso, ha voglia di arrivare a tirare le somme di quelle vite frammentate, e c’è il mare, che ad ogni pagina raggiunge le vostre narici e, d’istinto, voi potrete soltanto chiudere gli occhi e ascoltare il rumore delle onde che s’infrangono sulla riva, scacciando la moltitudine di impronte solcate da tutte le vite che sono passate di lì. Ci sono così tante emozioni, poi, che a pensarci mi si stringe un po’ il petto.
    Però ci sono anche i racconti di vita lasciati a metà, sospesi, senza soluzione. I pensieri che all’inizio sono ben definiti, perché ognuno non potrebbe essere associato se non a quel personaggio specifico, ma che, man mano che la storia prosegue, si fondono l’uno all’altro, fino a quando il linguaggio di Rambo non diventa simile a quello di Luna.
    Chi Manda le Onde è un libro ambivalente, puoi restarne toccato e affascinato o deluso e rammaricato o anche tutte e due insieme. Da un lato, ti connette istantaneamente alle menti dei protagonisti, correndo come un treno lungo i dispiaceri delle loro quotidianità e le bizzarrie a cui la vita ha deciso di sottoporli. Sciorina realtà importanti con semplicità, che ti fanno fermare un attimo, durante la lettura, per sussurrare: “Wooow” e poi ricominciare a fiondarti nelle pagine. Ma, dall’altro, a un certo punto si perde, qualcosa si rompe nella struttura stessa della storia. Sembrava avesse ben chiaro il suo traguardo, poi sbanda un po’, come se per un secondo fosse rimasta accecata dalla luce, proprio come succede a Luna quando guarda il sole, e allora potresti addirittura dispiacerti per quelle vite, così belle, che non hanno continuato a mantenere il loro respiro regolare e faticano a ritrovarlo come dovrebbero.
    (Alessandra Farro, http://fuoriposto.com/)

    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    Se ci si fermasse ad ascoltare il lavoro delle radici,
    chi riuscirebbe a dormire?
    (Fabrizio Caramagna)


    LA CHINA


    China è un termine generico botanico che indica le diverse specie di piante del genere Cinchona, appartenente alla famiglia delle Rubiacee. Si tratta generalmente di alberi che raggiungono un’altezza di circa 30 m; crescono tra i 1.000 e i 3.500 metri sul livello del mare. La china è diffusa soprattutto nelle zone dell’Ecuador e della Colombia e in alcune zone dell’Asia (Giava) e dell’Africa. Ha corteccia bruna, e le foglie opposte, ovato-lanceolate, verdi lucenti, più chiare sotto. I fiori rosa, disposti in infiorescenza a corimbo, hanno calice e corolla divisi in 5 lobi e muniti di 5 piccoli denti. Vive tra i 1400 e i 3000 m di altitudine, lungo il versante amazzonico delle Ande, dal Perù alla Bolivia, dove le piogge sono distribuite uniformemente nell'arco dell'anno.

    La parte dell’albero di china che viene maggiormente sfruttata è la corteccia, in particolar modo quella dei rami più piccoli. Appena raccolta la corteccia dell’albero di china ha un colore biancastro, ma dopo un breve contatto con l’aria tende ad assumere un colore rosso-brunastro o giallo-bruno. Viene essiccata negli appositi essiccatoi dove viene esposta a temperature variabili fra i 70 e gli 80 °C.
    La china e la droga, rappresentata dalla corteccia, è di grosso interesse dal punto di vista liquoristico ed erboristico. La sua importanza sta nel fatto che il fitocomplesso e i princìpi attivi che lo caratterizzano, hanno un sapore estremamente amaro. Essa è annoverabile tra le droghe “AD AMARI”, che vantano proprietà spiccatamente eupepticheche; la droga ha proprietà benefiche, salutistiche e digestive. La corteccia contiene i principi attivi: alcaloidi chininici (dai quali sono stati estratti chinina ed acido chinico), olio essenziale e resine.
    I princìpi attivi chinina o chinidina hanno una loro attività in ambito farmaceutico e con un dosaggio adeguato, ha proprietà antimalariche e febbrifughe, mentre la seconda ha proprietà; entrambe agiscono in tal senso a concentrazioni molto elevate, si parla infatti di ambiti farmaceutici. In erboristeria è utilizzato per contrastare gli effetti negativi della pressione bassa.
    In cosmetica si impiegano gli estratti per frizioni contro i capelli grassi.

    .. China gialla, china rossa e china grigia ..



    In commercio sono disponibili tre qualità di china, la china gialla, la china rossa e la china grigia.
    A causa di una ridotta produzione da piante spontanee, la china è stata introdotta a suo tempo in Camerun e in vari Paesi dell’Asia meridionale dove le condizioni climatiche sono ottimali per lo sviluppo di questo tipo di piante. Una varietà di china molto apprezzata, la Cinchona calisaya, fu introdotta massicciamente nel continente asiatico, ma in seguito la sua coltivazione è stata abbandonata in quanto era piuttosto povera di alcaloidi. Migliori risultati sono stati invece ottenuti con la Cinchona ledgeriana, la Cinchona succirubra e la Cinchona officinalis.

    La Cinchona ledgeriana e la Cinchona calisaya forniscono la china gialla, particolarmente ricca di alcaloidi (circa il 12%), in particolar modo di chinina ed è infatti questa varietà che viene utilizzata soprattutto per l’estrazione di questo importante alcaloide.
    La Cinchona succirubra fornisce la china rossa, povera di chinina, ma ricca di alcaloidi di altro tipo. È quella più utilizzata per i preparati galenici.
    La Cinchona officinalis, infine, fornisce la china grigia; è ricca di chinina (anche se in misura minore della Cinchona ledgeriana e della Cinchona calisaya), ma piuttosto povera di altri alcaloidi. Viene utilizzata soprattutto per la preparazione di liquori, generalmente aperitivi o digestivi.
    Grande estimatore della china fu anche il padre nobile della gastronomia italiana, Pellegrino Artusi, che nel suo classico La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene del 1891, quasi al termine del capitolo dedicato ai liquori, incluse l’elisir di china commentandolo con queste parole: “Non tutte le ricette che io provo le espongo al pubblico: molte ne scarto perocché non mi sembrano meritevoli; ma questo elisir che mi ha soddisfatto molto, ve lo descrivo.” Ed ecco, subito dopo, un elenco di ingredienti divenuto ormai tradizionale: china peruviana, corteccia secca di arancio amaro, spirito di vino, acqua, zucchero bianco. Mentre Artusi componeva il suo capolavoro, i mercanti olandesi provvidero a diffondere la coltivazione della china in molte regioni del mondo, come le Indie, Ceylon e Giava, fino ad estenderla anche all’Africa Centrale e al Caucaso. Con il crescere della sua diffusione, la corteccia aromatica e medicamentosa della china venne sempre più impiegata nella preparazione di un’innumerevole quantità di liquori e aperitivi. In Francia, ad esempio, si affermarono marche molto note come Ambassadeur, Byrrh, Dubonnet, Saint – Raphaël. Nel nostro Paese, oltre alla già ricordata China Martini, si imposero la China Massagli, il Ferrochina Bisleri e un gran numero di infusi a distribuzione regionale, in particolare in Emilia, in Toscana e in Campania. Per non parlare del vermouth chinato, eccellente aperitivo, e del barolo chinato, recentemente tornato alla ribalta come accompagnamento ideale per il cioccolato.

    ….storia….



    La storia affascinante della China inizia con la conquista spagnola, alla metà del 1500, del regno di Quito in Ecuador, mentre infuriava la guerra tra Atahualpa e Huàscar, due fratellastri Inca.
    Il primo scritto che si riferisce all’uso della china appare in un libro pubblicato in Spagna nel 1639, dove, in un articolo del 1633,si parlava di un religioso, un frate agostiniano di Lima nel Perù, il quale scriveva:

    “nei pressi di Loxa cresce un albero, che chiamano albero della
    febbre, la cui corteccia, del colore rosso del cinnamomo, viene fatta in
    polvere, somministrandola nel peso di due piccole monete di argento,
    data come bevanda, cura le febbri e la terzana; essa ha prodotto risultati
    miracolosi a Lima.”


    L’uso della China a scopo terapeutico era praticato già prima della venuta dei Conquistadores spagnoli nel 1526.
    Il nome del genere deriva da Ana de Osorio, contessa di Chincon e moglie del viceré del Perù, che secondo la leggenda scoprì su se stessa le virtù della corteccia di china, guarendo da febbri malariche e decidendo l'importazione in Europa nel 1639. I primi ad introdurre la China in Spagna furono i Gesuiti,ricorda Francesco nel 1686 in “Esperienze intorno a diverse cose naturali”, e fu conosciuta come: “Polvere dei Gesuiti”. Il primo scritto medico sulla china è del 1642:“Vera praxis ad curationem tertianae” ad opera di Pietro Barba, medico curante del cardinale Ferdinando, governatore del Belgio e fratello del Re di spagna Filippo IV. Il cardinale Juan De Lugo, a Roma, ne aveva introdotto l’uso e la distribuiva gratuitamente ai poveri e, a carissimo prezzo, ai ricchi.

    “Questa corteccia si porta dal regno del Perù e si chiama China, ovvero china della Febre, la quale si adopera per la febre quartana e terzana, che venga con freddo: si adopera in questo modo, cioè se ne piglia dramme due e si pista fina, con passarla per setaccio; e tre ore prima in circa che debba venir la febre, si mette in infusione in un bicchiero di vino bianco gagliardissimo e quando il freddo comincia a venire, o si sente qualche minimo principio, si prende tutta la presa preparata e si mette il patiente in letto. Avertasi, si potrà dare detta corteccia nel modo su deto nella febbre terzana, quando quella sia fermata in stato di molti giorni. L’esperienza continua, ha liberata quasi tutti quelli che l’hanno presa, purgato prima bene il corpo, e per quattro giorni doppo non pigliar niuna sorte di medicamento, ma auvertasi di non darla se non con licenza delli signori medici, acciò giudicano se sia tempo a propositodi pigliarla”


    Il nuovo farmaco, che guariva senza produrre nessuna evacuazione, quindi contro tutte le tradizionali teorie terapeutiche, fu al centro di una accanita polemica, mettendo a soqquadro tutto il mondo scientifico del ‘600.
    La sostanziale ignoranza circa le caratteristiche merceologichee farmacologiche della china contribuì tra il 1660 e il 1680 al nascere di molti rimedi segreti per curare le febbri, spacciati per miracolosi, ed in cui erano presenti le più svariate droghe esotiche, comprese talvolta anche piccole quantità di Polvere della Contessa. Si trattava, nella maggioranza dei casi, di classiche misture di ciarlatani, ma ad una di esse: “Il rimedio di Talbor” si deve il merito di aver convinto la medicina ufficiale a riconoscere le proprietà terapeutiche della china. Colpito dagli indubbi successi che il Talbor otteneva con il suo rimedio edal suo fascino personale, lo stesso Re Sole trattò l’acquisto del suo segreto che gli fu ceduto dal medico inglese per l’enorme cifra di 2000 Luigi d’oro, una pensione a vita di 2000 lire annue, e con la condizione di non pubblicarlo fino alla sua morte. La pubblicazione del “Segreto di Talbor” avvenne nel 1682

    “Le remède anglois pour la guérison des fièvres, publié par ordre du Roy,
    avec les observations de monsieur le priemier mèdicin de sa Majesté,
    sur la composition, les vertus et l’usage de ce remède”


    Era una infusione vinosa di : generose dosi di corteccia di china polverizzata, petali di rosa, succo di limone, radici di finocchio.
    La pubblicazione dell’opuscolo consentì l’iscrizione della corteccia di china nella farmacopea e nella lista dei farmaci obbligatori. Seguì, così, l’ingresso ufficiale della China in terapia.

    ..la malaria…



    E’ stato calcolato che, solamente negli ultimi 100 anni, la malaria nel mondo abbia ucciso almeno 300 milioni di individui. E’ stata responsabile della morte anche di illustri personaggi, quali Alessandro il Grande, nel 323 a.C.- l’Imperatore Tito, nell’81 d.C. - Sant’Agostino, nel 430 d.C.- Dante Alighieri, nel 1321 - Papa Gregorio V, nel 999 - Papa Damaso II, nel 1048 - Papa Leone X, nel1521 - Sisto v, nel 1590 -Urbano VII, nel 1590 - Oliver Cromwell, nel 1658 - Fausto Coppi, nel 1960.
    Francesco I, terzo Granduca di Toscana, fu principe di scarsa intelligenza, ma ebbe la fortuna di potersi servire dell’opera di abili ministri, ai quali si deve il consolidamento del principato mediceo, l’ingrandimento della città di Livorno e l’incremento del commercio.
    Francesco I fu sovrano poco costumato e l’unica cosa buona per cui operò fu che Livorno diventasse città fortificata; vedovo nel 1578 di Giovanna d’Austria, sorella di Massimiliano II, sposò l’avventuriera Bianca Capello. I due sposi morirono contemporaneamente di malaria e la loro morte originò la leggenda che fossero stati avvelenati dal fratello di Francesco, divenuto successore con il nome di Ferdinando I.
    Negli anni che vanno dal 1690 al 1720 un grande merito agli studi sull’uso razionale della terapia della china va a due medici italiani :
    Giovanni Maria Lancisi (1654-1720) e Francesco Torti (1658-1741). Il Lancisi fu un grande anatomista, medico personale dei Papi, ma anche intelligente fisiologo, patologo e botanico. Si occupò tra l’altro di malattie sociali determinate dall’ambiente, tra cui la malaria e ad essa dedicò uno studio:
    “sui nocivi effluvi delle paludi e sui relativi rimedi” dove intelligentemente addita nelle zanzare la probabile causa del male, determinato, forse, dall’inoculo di un siero patogeno attraverso la puntura. Per quanto concerne i rimedi, il Lancisi fu decisamente proiettato verso la modernità, proponendo prosciugamento delle paludi, bonifica del terreno e, ove sia possibile, costituire una ricca vegetazione di piante ad alto fusto, validissime nella purificazione dell’aria.
    Torti, nato e vissuto a Modena, fu famoso in tutta Europa per le sue ricerche sulla terapia della malaria. Nella sua opera sono esposte chiaramente e precisamente le modalità di somministrazione:

    “Le dosi devono essere;
    Il farmaco va somministrato, non durante l’accesso febbrile,
    ma nel momento di assenza di febbre;
    continuare la terapia anche dopo la guarigione
    per prevenire complicanze al fegato ed alla milza”


    L’”albero delle febbri” con il quale Francesco Torti Illustra i diversi tipi di febbri in relazione alla possibilità di curarle con la “china-china”. Nel 1820, due chimici francesi, Pierre Joseph Pellettier e Joseph Benjamine Caventou, isolarono dalla corteccia della china il principio attivo in forma pura, un alcaloide che fu denominato: CHININO
    “ E per secoli, nonostante i suoi effetti collaterali, il chinino è rimasto l’unico farmaco antimalarico “
    Per circa 200 anni tutta la china che giungeva sul mercato era ricavata dalle piante che crescevano spontaneamente sui versanti orientali delle Ande. Gli Spagnoli avevano il monopolio di questo commercio ed il reddito che ne ricavava la Spagna era elevatissimo, superiore a quello ottenuto da tutte le miniere d’argento presenti nei suoi territori americani.
    Due fatti importanti portarono all’indebolirsi, prima, e poi al crollo del monopolio spagnolo:
    La scoperta, nel 1761, nelle foreste andine dell’Ecuador, Colombia e Venezuela di abbondanti piante della china e successivamente la lotta per l’indipendenza, che determinò la cacciata degli Spagnoli da tutta la costa del Pacifico.
    Dalle foreste andine, la corteccia veniva inviata lungo il Rio Magdalena, sino a giungere ai porti di Cartagena e Santa Marta sul Mar dei Caraibi.
    Il monopolio spagnolo crollò e molti imprenditori inglesi, americani, olandesi e francesi si interessarono direttamente alla raccolta ed al commercio della china.

    I francesi furono i primi, nel1848, a tentare di coltivare da seme la Cinchona.
    Le piantine nate furono inviate al Giardino Botanico di Buinterzorg di Giava, nelle allora Indie Olandesi. Gli Olandesi sfruttarono la scoperta del principio attivo puro del chinino, coltivando la Chinchona ledgeriana in grandi piantagioni nelle loro colonie in Indonesia. Questa specie era immensamente superiore a tutte le altre dal punto di vista commerciale, contenendo un eccezionale contenuto in alcaloidi : dall’8% al 15% di chinina rispetto al 2%-5% delle altre specie. 5% delle altre specie.
    Il nome di G.B. Grassi è legato in modo particolare alla lotta antimalarica. Egli per primo individuò il parassita che, penetrando nel sangue, provoca la malattia, e la zanzara che ne è portatrice. La cartolina scritta da G.B. grassi alla figlia Ella, il 18 agosto 1898, da Bellano; con essa lo scienziato annuncia alla figlia di avere individuato la zanzara apportatrice della malaria. La sua scoperta, però, gli fu contrastata specialmente dall’inglese Ross, che venne ritenuto il vero scopritore dell’agente trasmettitore della malaria, e per questo ricevette anche il premio Nobel. Vennero tuttavia tributati a G.B.Grassi altri riconoscimenti, tra cui la laurea ad honorem da parte dell’Università di Lipsia.


    .. miti e leggende…


    Esistono varie versioni, leggende, storielle popolari sulle proprietà della china.
    Una prima si riferisce alla scoperta per caso da parte di un indio, affetto da febbri ricorrenti e tormentato dalla sete : bevve l’acqua di una palude dove maceravano alcuni alberi di china e guarì…
    Gli Americani, secondo una antica leggenda, attribuivano la scoperta di questo rimedio ai Leoni, colpiti da una specie di febbre intermittente. Si dice che le genti del Paese, osservarono che quelle fiere mangiavano la corteccia della china-china, e se ne servirono nelle febbri di accesso, assai comuni in quelle contrade e ,da ciò, riconobbero la sua salutare virtù.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    APRILE

    Stornelli di Aprile

    Fiorin d'aprile,
    fra l'erba nuova, la violetta ride
    con la corolla timida e gentile.
    Fiore di spina,
    accanto le fiorisce, tutta trine
    bianche e rosate, la margheritina.
    Fior di giaggiolo,
    le rondini s'inseguono nel cielo
    i passeri cinguettano nel volo.
    Fior fioretto,
    salta nel prato, candido l'agnello
    accanto alla sua mamma ed il capretto.
    Fiore di rosa,
    fiorisce la finestra d'ogni casa..
    aprile rende la vita festosa. ....


    (Dal Web)








    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)





    "Kings in the Dark" by Stanley Leroux

    Il mare è pieno di segreti, pieno di domande senza risposte,
    pieno di risposte per le quali nessuno ha posto domande,
    colmo di risate non ascoltate e lacrime non viste,
    pieno di tesori che nessuno recupererà mai.
    (Alessia S. Lorenzi)

  5. .





    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 014 (04 Aprile - 10 Aprile 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 4 Aprile 2016
    S. ISIDORO VESCOVO

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 14
    Giorni dall'inizio dell'anno: 95/271
    -------------------------------------------------
    A Roma il sole sorge alle 05:47 e tramonta alle 18:39 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 05:56 e tramonta alle 18:55 (ora solare)
    Luna: 3.55 (lev.) 15.11 (tram.)
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    Chi fila grosso, si vuol maritar tosto; chi fila sottile, si vuol maritar d'aprile.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Bisogna sempre andare avanti e mai indietreggiare nella vita spirituale;
    sennò succede come alla barca, la quale se invece di avanzare si ferma,
    il vento la rimanda indietro.
    (S. Pio da Pietrelcina)









    RIFLESSIONI



    ...“Ascoltami e sorridi per favore”…
    ... “Ascoltami e sorridi per favore”. Il soffio leggero del bambino lo carezzò e fece sentire di nuovo vivo. In quel grande libro chiuso da un tempo senza fine aveva iniziato a disperare di vedere di nuovo la luce. Una mattina una dolce manina sollevò quel grande libro e…fu luce forte, aria pura. Lontano da quel cassetto sentiva di nuovo quella sensazione oramai perduta nel tempo, quel sentirsi utile ammirato, in attesa di uno sguardo e di una carezza. Ricordava di essere stato creato per quello, di trovare soddisfazione e realizzazione negli sguardi ammirati di chi lo sceglieva, lo guardava. Era il solo mezzo che permettesse alle persone di ricevere messaggi da lontano. Da persone che legavano alla sua presenza un pensiero da trasmettere a chi lontano sentiva la mancanza. Sentiva un senso di nobiltò nel suo esistere e i tanti anni trascorsi in quel libro al buio lo avevano fatto riflettere sulla sua esistenza. Ricordi, leggende erano legati ai tanti compagni che aveva incrociato nella sua vita. Ammirati non solo per la bellezza delicata, ma soprattuto perché erano il lasciapassare verso il sogno, quello di mandare a distanza pensieri a persono che non aspettavano altro. “Ascoltami e sorridi per favore”, il bimbo sgranò gli occhi, “sai chi sono?”. Il bambino lo carezzò ancora una volta ed un'altra ancora. “Non so chi sei, ma vedo sei bellissimo”. “Hai mai scritto una lettera?”. Il bambino arriciò il naso e disse “Cosa è una lettera?”, “intendi quelle dell’alfabeto?”. Lui sorrise nel sentire quella bellissima e genuina ammissione di non sapere. “La lettera è quel foglio sul quale gli umani scrivono pensieri; poi dopo aver terminato di scrivere si mette il foglio in una busta e poi ci sono io…” Noi scriviamo sul computer, i tablet” rispose il bambino incuriosito. “E poi cosa vuol dire e poi ci sono io ?” Teneramente lui ascoltò il bambino e rispose: Amico mio dolce, io ero il via che permetteva alla lettera di viaggiarre. Cosa fai dopo aver finito di scrivere sul pc o sul tablet per inviare la lettera con quegli strumenti?”. Il bambino divertito: “Spigno il pulsante invio e spedisco.” “Tutto qui? Spingi un pulsante e hai finito. Io appartengo ad un’epoca in cui era poesia, in cui ogni cosa necessitava di tempo di attesa di ansia e di felicità nascosti in piccoli gesti, in delicati oggetti. Ai miei tempi gli umani scrivevano su un fogli bianco, che veniva poi chiuso in una busta. Poi prendevano uno dei miei simili e lo incollavano sulla busta. Immagina per incollarlo leccavano la parte posteriore. Gesti semplici, intrisi di umiltà e di poesia. Poi dovevano recarsi presso un ufficio postale o una buca della posta e lasciare lì la busta chiusa e con un mio simile in bella evidenza. Il postino avrebbe preso cura di quella busta e l’avrebbe portata a destinazione.” Era così tanto concentrato in quella spiegazione che non si accorse che il bambino lo aveva poggiato sul cuore. “ Come ti chiami?” disse il piccolo; “sono un francobollo, mi chiamo francobollo”. Senti inumidito il suo lato disegnato, aprì gli occhi e vide le labbra del piccolo allontanarso dopo averlo baciato. “la storia che mi hai raccontato è bellissima, me ne racconti ancora?”. “Quella non è una storia, è la verità, ciò che accadeva nel passato.” Il bimbo aprì un libro che aveva sul comodino vicino al suo letto e poggiò il francobollo al suo interno. “Ti tengo qui vicino a me, ogni sera prima di addormentarmi mi racconti delle storie?””Giovane amico mio, ti aspetterò ogni sera pronta a portarti nel mio mondo fatto di cose semplici, di gesti belli intrisi di umanità; un tempo in cui il tempo era un alleato un compagno di vita e non un nemico da battere o superare.” Buon Aprile amici miei … (Claudio)






    Invenzione dei francobolli.

    Non capisco perchè
    la colla dei francobolli
    la fanno sciapa,
    sapor di rapa.
    Avanti, chi inventa
    i francobolli al ribes
    e quelli alla menta?
    Oh, che passione
    i francobolli al limone…
    Che delizia, che rarità
    i francobolli al ratafià.
    (Gianni Rodari)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Primavera …

    Nel giardino

    Nel bel giardino, sotto il sole d’oro,
    un ragno tesse la sua tela fina
    fra stelo e stelo; alla sua casettina
    porta un chicco di grano la formica.
    Un’ape succhia il nettare di un fiore
    e, con voli felici, il suo nidietto,
    fa un passero canoro sotto il tetto.
    Una gallina insegna ai suoi pulcini
    come si becca… Ognuno ha il suo lavoro
    nel bel giardino, sotto il sole d’oro..
    (Cesare Bettelloni)







    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Tutti a cena alla tana della talpina

    C’era una volta una piccola trattoria che si chiamava “La Tana della Talpina” ed era frequentata da strani personaggi. Fra gli avventori si annoverava il famoso Topolino che si dava un sacco di arie perché era l’idolo indiscusso dei più piccoli. Topolino, che era sempre circondato da bambini adoranti che gli chiedevano l’autografo, si presentava alla Tana della Talpina tutte le sere alle 20 con una puntualità che spaccava il secondo e ordinava un piatto di formaggi con confetture miste. Più tardi lo raggiungeva Eta Beta, il suo amico proveniente dal futuro, che essendo perennemente squattrinato, si faceva offrire la cena. La spesa per Topolino, che non era certo famoso per la sua generosità, era comunque contenuta perché la cena di Eta Beta era piuttosto frugale, consistendo in cinque palline di naftalina accompagnate con acqua distillata d’annata.
    Dopo circa mezz’ora si presentava Carletto, il camaleonte verde divoratore di sofficini, che si muoveva tutto traballante, essendo sempre in overdose da crema al formaggio. In realtà lui non era interessato a mangiare perché quando arrivava si era già rimpinzato del suo cibo preferito ma, essendo decisamente logorroico, aveva bisogno di una platea di strani personaggi cui raccontare le sue storie senza capo né coda. Raccontava di aver viaggiato per tutta l’Europa con lo zaino in spalla e di essere pieno di spasimanti e di amici ma, in realtà, il suo vizio di parlare troppo senza ascoltare mai gli aveva alienato tutte le amicizie e solo gli avventori della Tana della Talpina riuscivano a sopportarlo facendo finta di essere interessati ai suoi sproloqui sulla politica, sulle camaleontesse e su presunti detrattori del sofficino al formaggio. La categoria di individui che odiava di più e su cui si concentravano gran parte delle sue invettive era quella dei salutisti che propugnavano insalate e semini come panacea di tutti i mali.
    Certe sere al tavolo di Carletto si univa Filippo, un orsetto della nanna con il pelo marrone che era molto stressato perché l’avevano affidato ad una dormigliona tremenda che lo costringeva a ritmi di lavoro stressantissimi. In genere ordinava una camomilla e sorseggiandola pensava all’orsetta della sua vita, Margherita, che sognava di sposare quando si fosse liberato dalla sua padrona sempre in pigiama.
    Filippo, contrariamente a Topolino, odiava i bambini perché una volta era stato preso dal nipotino della sua padrona che gli aveva ciucciato il medaglione rosso che teneva sempre al collo come pegno del suo amore per Margherita.
    Il gruppo degli sciroccati era composto anche da Chopper, una renna parlante con velleità da pirata, che litigava puntualmente con tutti e aveva sempre da lamentarsi sul livello del locale che, a suo dire, proponeva ogni sera i soliti piatti.
    Di fronte alle lamentele di Chopper la cuoca, che era un donnone sulla sessantina con un bel paio di baffi neri sui quali spalmava un rossetto rosso fuoco, cominciava a dare in escandescenza e sparava invettive su tutti invitandoli a cambiare ristorante se non erano soddisfatti della sua cucina. Ma in realtà Teresa, così si chiamava la cuoca, sapeva che la sera successiva si sarebbero ripresentati tutti perché la Tana della Talpina, più che una trattoria, era una famiglia dove chiunque era accettato con i suoi pregi e le sue stranezze.
    Topolino, Eta Beta, Carletto, Filippo e Chopper si sarebbero sentiti persi senza Teresa e la sua Trattoria che oramai era diventata la loro seconda casa.

    (Barbara La Mastra)



    ATTUALITA’


    L'Istat: Italia un Paese di vecchi, non ci sposa e non si fanno figli. Pil al Sud è la metà che al Nord.

    Lo rivela un rapporto Istat. Non studiano e non lavorano 2,3 milioni di giovani. Povertà relativa il 10% delle famiglie. Scendono i consumi elettrici. Pochi matrimoni, ancor meno figli e tanti, tanti anziani. L'Italia è un Paese di vecchi, almeno a guardare le statistiche. Al 1 gennaio 2015 - secondo il rapporto Istat diffuso oggi - si registra un deciso sorpasso: ci sono 157,7 anziani ogni 100 giovani. E 55,1 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa; valori in continua ascesa negli ultimi anni. A fronte di ciò, secondo le prime stime relative al 2015, per la prima volta negli ultimi 10 anni, la speranza di vita alla nascita arretra, con un decremento di 0,2 punti per gli uomini (80,1) e 0,3 per le donne (84,7). Nel Mezzogiorno i valori della speranza di vita si confermano al di sotto della media nazionale. Nel Belpaese hanno poi perso appeal i fiori d'arancio. Con 3,2 matrimoni ogni mille abitanti, l'Italia rimane uno dei paesi dell'Ue28 in cui si va meno a nozze. Nel corso del 2014 in tutte le regioni si é verificata una stasi o un calo, fatta eccezione per il Trentino-Alto Adige. Resiste la tradizione del Mezzogiorno con la nuzialità più alta mentre il Nord-ovest è l'area con meno matrimoni rispetto alla popolazione. Se si pronunciano pochi "sì" è pure vero che ci si dice addio meno che altrove. L'incidenza di divorzi è bassa: 8,6 ogni 10mila abitanti nel 2014; a livello europeo solo Irlanda e Malta registrano valori inferiori (anno 2013). Per le separazioni si sta verificando una convergenza tra le varie aree del Paese (14,8 e 14,6 ogni 10mila abitanti nel Centro-Nord e nel Mezzogiorno) mentre il divario Nord-Sud per i divorzi resta ancora evidente (rispettivamente 9,8 e 6,6). La fotografia scattata dall'Istat mostra, infine, una scarsa propensione ad allagare la famiglia. Continua, infatti, a diminuire il numero medio di figli per donna: nel 2014 si attesta a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale. Se si considera l'età della madre, le regioni del Mezzogiorno si confermano, mediamente, quelle con le mamme più giovani.

    Il Pil pro capite nel Mezzogiorno (16.761 euro) è quasi la metà di quello del Nord Ovest (30.821) e poco cambia se si guarda al Nord Est (29.734 euro). E' quanto emerge dalle tavole Istat, nel rapporto 'Noi Italia'. I dati sono del 2014, con una media nazionale che a 25.256 euro, la più bassa, stando alle serie riportate, almeno da 10 anni, ovvero dal 2004. I numeri sullo spaccato territoriale non vanno oltre il 2014, lasciando fuori il 2015, anno in cui, almeno a livello nazionale, il Pil è salito dello 0,8%. Facendo invece un passo indietro, l'Istat ricorda che "nel 2013, le famiglie residenti in Italia hanno percepito un reddito disponibile netto (esclusi i fitti imputati) pari, in media, a 29.473 euro, circa 2.456 euro al mese. Tuttavia, poiché la distribuzione dei redditi è asimmetrica (il valore medio è decisamente superiore a quello mediano), il 50% delle famiglie ha percepito un reddito non superiore a 24.310 euro, corrispondente a 2.026 euro al mese".

    Secondo il rapporto, sono oltre 2,3 milioni (il 25,7% del totale) i giovani 15-29enni che nel 2015 non sono inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e non sono impegnati in un'attività lavorativa. L'incidenza è più elevata tra le donne (27,1%) e nel Mezzogiorno (in Sicilia e Calabria sfiora il 40%). Tuttavia la quota è in calo rispetto all'anno prima: nel 2014 i giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti Neet, erano il 26,5%. Il primo ribasso dall'inizio della crisi.
    Tra chi ha da poco varcato la soglia dei trenta anni risulta laureato uno su quattro. Nel 2015, rileva, "il 25,3% dei 30-34enni ha conseguito un titolo di studio universitario, un livello di poco inferiore al 26% stabilito come obiettivo per l'Italia ma lontano dal 40% fissato per la media europea".
    Quindi la quota di chi ha un titolo accademico sale, nel 2014 era al 23,9%, ma il target Ue, fissato nella Strategia Europa 2020, è distante.

    Sale al 14% l'incidenza del lavoro a termine nel 2015, più alta nelle regioni meridionali (18,4%) rispetto al Centro-Nord (12,5%). Si tratta del livello più alto dal 2004, guardando alle tabelle che fanno parte del dossier (nel dettaglio nel 2014 l'incidenza era pari al 13,6%). L'Istituto spiega come la quota dei dipendenti a termine si ottiene dal rapporto percentuale tra i dipendenti a tempo e il totale dei dipendenti. A scendere invece è il "Il tasso di mancata partecipazione:rallenta per la prima volta dal 2006. Sul fronte occupazione "Nel 2015 risultano occupate oltre 6 persone in età 20-64 anni su 10, ma è forte lo squilibrio di genere a sfavore delle donne (70,6% gli uomini occupati, 50,6% le donne) come il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno". "Nella graduatoria europea relativa al 2014, solamente Grecia, Croazia e Spagna presentano tassi di occupazione inferiori a quello italiano mentre la Svezia registra il valore più elevato (74%).

    Tra il 2013 e il 2014 l'incidenza della povertà, relativa e assoluta, è risultata sostanzialmente stabile. La povertà relativa coinvolge circa un decimo delle famiglie residenti, quella assoluta il 5,7%.
    Nel 2014 l'indicatore di grave deprivazione materiale, spia delle difficoltà economiche, segna una riduzione ma il problema riguarda ancora 4 milioni di persone. La quota delle persone colpite scende infatti all'11,6% (era del 12,3% nel 2013). Nel dettaglio, spiega l'Istituto, il valore del Mezzogiorno, 19,9%, equivalente ad oltre 4 milioni di individui, "per quanto in forte diminuzione, è più elevato di quello rilevato in tutto il Centro-Nord (7,2%, quasi 3 milioni di individui).

    Il tasso di motorizzazione, in flessione nel 2012 e 2013, segna un lieve aumento, con quasi 610 autovetture per mille abitanti. Nel confronto europeo l'Italia è di gran lunga uno dei paesi più motorizzati, preceduta solo da Lussemburgo e Lituania. Non a caso, viene evidenziato nel Rapporto, nel 2015 l'87,3% degli occupati e il 74,1% degli studenti utilizzano un mezzo di trasporto per recarsi al luogo di lavoro o studio, privilegiando l'automobile.
    (Ansa)





    Huawei P9, parte la sfida a Apple e Samsung.

    Smartphone con superfotocamera Leica. Un tempo era conosciuta come "la cinese dei telefonini economici", ma quell'epoca è ormai finita: Huawei punta in alto e, forte del terzo posto nella classifica mondiale delle vendite di smartphone, vuole accreditarsi come brand di fascia alta, sfidando a viso aperto Samsung e Apple che occupano i primi due posti della top five.

    Lo fa con un evento mondiale in grande stile al Battersea Evolution Londinese, portando sul palco il nuovo Superman, l'attore Henry Cavell, e ingaggiando come testimonial Scarlett Johansson per presentare i suoi nuovi smartphone con cui conquistare i mercati occidentali. Il P9 e il P9 Plus, questi i nomi dei dispositivi da 5,2 e 5,5 pollici, sono in aperta competizione con l'iPhone 6S e il Galaxy S7, di cui si dichiarano superiori per durata della batteria, spessore più sottile o soprattutto per qualità foto e video.

    Punto di forza degli smartphone sono infatti le due fotocamere posteriori frutto della collaborazione con l'azienda tedesca Leica, nome storico della fotografia. Una 'Rgb' che cattura il colore e l'altra monocromatica per catturare la luce. Risultato: 270% di luce in più rispetto all'iPhone 6S e il 96% in più rispetto al Galaxy S7, assicura Huawei. Insieme alla messa a fuoco selettiva e ai controlli manuali dei parametri per scattare, che "fissano il nuovo standard della fotografia su smartphone".

    Il P9 sarà prenotabile dal 7 aprile in Italia, che per Huawei è il secondo mercato mondiale dopo la Cina con oltre 2 milioni di smartphone venduti nel 2015.

    Obiettivo per l'anno in corso - spiega Daniele De Grandis, direttore esecutivo di Huawei Italia per la divisione consumer - è raddoppiare le vendite portandole a 4 milioni di unità nel 2016, e per questo ci sarà un investimento in pubblicità "significativamente superiore" ai 10 milioni di euro vociferati, intorno ai 15 milioni.

    Le risorse non mancano. Huawei ha chiuso il 2015 con oltre 100 milioni di smartphone venduti al mondo, quarto brand a riuscire storicamente nell'impresa dopo Nokia, Samsung e Apple. Il fatturato della compagnia è cresciuto del 37% a 60,8 miliardi di dollari, per un utile netto di 5,7 miliardi (+33%). ‬
    (Ansa)





    Scoperto un buco nero da record, a 200 milioni di anni luce dalla Terra.

    Scoperto da Università California, ha la massa di 17 miliardi di Soli. Scoperto un super buco nero da record a 200 milioni di anni luce dalla Terra: la sua massa supera di 17 miliardi di volte quella del Sole e la sua presenza è considerata un segno di come simili mostri cosmici potrebbero essere molto più comuni di quanto si possa immaginare. Pubblicato sulla rivista Nature, il risultato si deve al gruppo guidato dall'Università della California a Berkeley.

    Il record attuale è detenuto dal buco nero della massa di 21 miliardi di Soli scoperto nel 2011 nell'Ammasso della Chioma, che si è guadagnato un posto d'onore nel Libro dei Guinnes. Finora si riteneva che buchi neri di queste dimensioni fossero 'insediati' nel cuore delle grandi galassie in zone dell'universo molto 'affollate', ma il nuovo buco nero contraddice questa ipotesi. Si trova infatti nella galassia NGC 1600, che si trova nella parte di cielo opposta rispetto all'Ammasso della Chioma e in una zona relativamente deserta, ha osservato il coordinatore della ricerca, Chung-Pei Ma. E' stata individuata nell'ambito del progetto di ricerca Massive, il cui obiettivo è studiare grandi galassie e buchi neri per ricostruire il loro processo di crescita.

    La domanda che viene spontanea ai ricercatori è se l'aver trovato un buco nero in una zona dell'universo scarsamente popolata non possa essere la punta di un iceberg. Chung-Pei Ma non esclude che i 'mostri cosmici' possano essere molto più numerosi del previsto e disseminati anche nelle zone meno popolate dell'universo.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Heidi




    locandina


    Un film di Alain Gsponer. Con Anuk Steffen, Bruno Ganz, Isabelle Ottmann, Quirin Agrippi, Katharina Schüttler.


    Un adattamento curato e riuscito, che guarda al romanzo ottocentesco e all'esempio di Belle e Sebastien.

    Marianna Cappi


    La piccola Heidi, rimasta orfana, è stata cresciuta dalla sorella della madre, ma viene il giorno in cui la zia Dete trova lavoro a Francoforte e Heidi viene perciò affidata all'unico parente che possa occuparsi di lei, il padre di suo padre, un uomo solitario che vive in una baita di alta montagna. Nonostante un primo rifiuto, il vecchio si affeziona alla bambina e llei mostra di amare moltissimo la vita dura dei monti e il pascolo delle capre con l'unico amico, Peter. Il nonno, però, si rifiuta di mandarla a scuola e così Dete torna a prenderla e la porta a Francoforte perché faccia compagnia a Klara, la rampolla di casa Seseman costretta in sedia a rotelle, e venga istruita dal suo stesso precettore.
    La storia di Heidi, pubblicata nel 1880 e nata dalla penna della scrittrice svizzera Johanna Spyri, appartiene a quell'età del mondo, durata millenni, durante la quale i bambini non nascevano per vivere al centro della vita dei loro genitori, ma dovevano sperare di sedurre gli adulti per non finire troppo male. La Spyri, che aveva a cuore la loro condizione svantaggiata e quella delle giovani donne, crea con Heidi il personaggio di una bambina irresistibile, grata e coraggiosa, capace di sciogliere il cuore indurito del vecchio nonno, di arrivare a capire da sola l'importanza dell'alfabetizzazione, ma anche di non lasciarsi abbindolare dalle seduzioni della vita borghese e cittadina, dove il lusso e il calore rimano in realtà, rispetto ai bisogno di un bambino, con oscurità e prigionia.
    Il film di Gsponer, fedelissimo al romanzo, lavora su questa collocazione storica: sul peso delle dicerie (rispetto al vecchio dell'Alpe) e delle superstizioni (il sovrannaturale) che animano un mondo agli albori della rivoluzione industriale, così come sulla formalità delle relazioni umane e sull'esistenza, fortunatamente, di piccole sacche di resistenza, dentro la società classista (la nonna di Clara, che capisce la malattia dell'anima di Heidi) o fuori di essa (il nonno di Heidi, che ha scelto l'isolamento dal volgo). Sono note di contorno, che non distraggono rispetto al cuore del racconto, sulla carta più prettamente pedagogico e sullo schermo più indirizzato a valorizzare il rapporto con la natura.
    Alain Gsponer, già regista di Un fantasma per amico, guarda chiaramente al recente successo di Belle & Sebastien e, come in quel caso, indovina la scelta della giovane protagonista, mentre Bruno Ganz interpreta il nonno, in un riuscito incontro tra icone svizzere.




    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    Ho dei gusti semplicissimi;
    mi accontento sempre del meglio.
    (Oscar Wilde)


    LO ZABAJONE



    Lo zabajone (zabaione o zabaglione) è una crema dolce e spumosa a base di tuorli d'uova , zucchero e vino o vino liquoroso. Diede origine, in Italia, a noti liquori come il Vov e lo Zabov, due marchi registrati: il primo prodotto, Vov, è del 1845, lo Zabov è del secondo dopoguerra.
    Lo zabaione ha parecchi secoli di storia. La provenienza delle sue origini ed del suo nome sono incerte. Qualunque sia l'origine dello zabaione la ricetta si è diffusa ovunque, legata ai diversi vini liquorosi tradizionali Porto, Marsala, Xeres, Rivesaltes. La parola Zabaione potrebbe provenire, in assenza di altre etimologie, dal termine dell’antica Illiria sabaja, o zabaja, derivante da sabaium, che era una bevanda molto diffusa.

    Gli ateniesi la conobbero come zhytos e fu importata specialmente da Pelusio, in Egitto. Era la birra, molto simile alla bevanda sumera, che sia i greci che i popoli mesopotamici, trovandola torbida, la sbiancarono aggiungendo farina o latte. Era una bevanda a metà tra bere e mangiare,con l'aggiunta di farina, o latte, o uova, o tutto assieme, e fermentata fino a raggiungere un certo tenore alcolico.
    Era amata anche dagli Illiri e dai Romani, che la chiamavano sabaja. Il nome deriva da un Dio chiamato Sabatius, o Sabazius, un antico popolo dell’Anatolia, adorato dai Frigi . I Greci cominciarono pian piano a presiedere alcuni culti misterici legati all’ebbrezza di questo dio, che col tempo diverrà un aspetto di Dioniso, poi Bacco per i Romani.
    Il sabatium arrivò in Italia molti secoli prima al seguito delle Legioni di uno dei tanti imperatori illirici.

    La più antica attestazione di una preparazione dello Zabaglione viene da Napoli: “Per fare quatro taze de Zabaglone, piglia .xii. rossi de ova frasca, tre onze de zucaro he meza onza de canella bona he uno bucale de vino bono dolce, he fallo cocere tanto che sia preso como uno brodeto. Et poi levalo fora he ponello in uno grando piatello davante alli Compagnone. Et se vorai, gli potrai ponelre uno pezo de butiro fresco.” Questa ricetta compare in un manoscritto risalente alla metà del XV secolo ed è oggi conservata nel Ms. Bühler, 19, ff 1-76, presso la Pierpont Morgan Library di NY.(1450 ca.).
    Grazie alla reperibilità degli ingredienti una bevanda simile allo zabaione sembra fosse già nota nel 1533, quando era servito in forma ghiacciata alla corte di Caterina de' Medici. Sul finire del XV secolo, la ricetta venne riproposta in un famoso ricettario di Maestro Martino da Blenio, per diventare successivamente patrimonio dei principali testi gastronomici italiani.
    Nel celeberrimo “Opera di Bartolomeo Scappi”, in sei libri, pubblicato a Venezia nel 1570. DaI libro di Bartolomeo Scappi “(…) Per fare brodetto detto zambaglione. Piglinosi sei rossi d’ova senza chiare crude, e fresche, e oncie sei di malvagia amabile, oncie tre di zuccaro, un quarto di cannella pista, oncie quattro d’acqua chiara, mescolisi ogni cosa insieme, e passili per lo colatoro o foratoro, facciali cuocere nella caldarina con acqua bollente (…)”. Specifica persino i vini da usare: Malvasia o Trebbiano di Pistoia.
    La precisione dello Scappi fu tale che a distanza di oltre 500 anni si può seguire la ricetta passo passo. La ricetta dello zambaglione è nel sesto libro, quello dedicato alle preparazioni più adatte agli infermi e ai conva-
    lescenti; Scappi era molto ferrato sull’ argomento, essendo il cuoco personale di un Papa e avendo ristorato molti anziani prelati. In verità, si pensa che lo zabaione sia nato proprio come cibo ricostituente, forse nelle campagne e derivi dal semplice uovo sbattuto, proprio come la maggior parte delle creme. In contraddizione, il fatto che nella sua preparazione ci sia lo zucchero, lo pone su tavole molto ricche, specie fino ad inizio ‘600, quando lo zucchero era solo di canna e di importazione. Ma lo zucchero nella ricetta originale non era indispensabile: la ricetta di Scandiano parla di farina, e ancora oggi a Reggio Emilia si usa sbriciolare nello zabaione pane secco.
    La sensazione è che si sia partiti da un miscuglio di farina o pane di vario genere, uova e vino, più o meno dolce, forse nemmeno cotto; poi si sia raffinata la ricetta. Così, lo zabaione ha preso due strade diverse: ricostituente casereccio, e dolce raffinato; in un libro del 1622 si trovano le due diverse vocazioni, ben distinte.
    Bartolomeo Stefani, cuoco di corte dei Gonzaga di Mantova, pubblica nel 1662 “L’Arte di ben cucinare” dedicato ad Ottavio Gonzaga, nel quale si legge:
    «Per far un zambalione: Si pigliarà ova fresche sei, zuccaro fino in polvere libra una e meza, vino bianco oncie sei, il tutto si sbatterà insieme, e poi si pigliarà un tegame di pietra vitriato a portione della detta composizione, si mettarà due once di butiro a disfar nel tegame, quando sarà disfato si butterà la composizione dandogli fuoco sotto e sopra. Se si vorrà mettere nella composizione cannella pista se ne mettarà un quarto, se si vorrà ammuschiar conforme il gusto, avertendo però alla cottura che non si intostisca troppo. Puoi fare ancora il zambalione in questa maniera: pigliarai oncie due di pistacchi mondi, pellati e poi pistati nel mortaio e stemprali con il vino, che va fatto il zambalione, e questo zambalione serve assai per i cacciatori, perché alla mattina, avanti vadino alla caccia, pigliano questo; se per sorte perdessero il bagaglio possano star così sino alla sera; se può fare con il latte di pignoli, come di sopra, e per convalescenti, che non possono pigliar forza, si fa col seme di melone.»

    Nel libro di Giorgio Maioli, “I racconti della tavola a Reggio Emilia (GES, 1980)”, si racconta di Paolo Panciroli secondo il quale lo Zabajone sarebbe stato inventato a Reggio Emilia, per la precisione nei dintorni di Scandiano. Il termine Zabaione, secondo Panciroli, sarebbe di estrazione francese: da buillon (brodo), uno dei lasciti delle tante occupazioni militari delle nostre terre. La stessa versione è ripresa anche da Athos Nobili e Numa Ciripiglia, al secolo Luigi Camparini. Pare che nel 1471 un capitano di ventura, Giovanni Buglione, si accampò vicino Scandiano e sguinzagliati i vivandieri per procurare il cibo per le truppe ebbe la sorpresa di vederli tornare solo con poche uova, farina e vino bianco data la povertà che regnava nelle campagne dell’epoca, dovute al saccheggio degli eserciti. Buglione fece mescolare gli ingredienti in un calderone e ottenne così una crema calda semiliquida, che da quel giorno fu chiamata Brodo di Giovanni; poi, di lì a Jean Bouillon, Zvàn Bujon, zambujon e zabaione il passo venne naturale, man mano che il nome veniva assorbito dal dialetto del reggiano.

    Un'altra traccia si ha a Torino, dove nel 1722, la Pia Associazione di Cuochi Privati e Famigli d’ambo i Sessi creò lo squisito dolce, battezzandolo Crema di San Baylon, poi Sanbayon; ancora oggi, in Piemonte lo si chiama sanbajon, e un ricettario del 1923 di Giuseppe Ciocca cita: “(…)Vuolsi eziandio che questo delizioso camangiare fosse stato servito, per la prima volta, alla mensa del prefato duca di Savoia, sullo scorcio del XVI secolo, e che al duca fosse tornato assai gradito (…)”, credendo potesse essere una derivazione della “rossumada lombarda. Fra’ Pasquale de Baylon (1540-1592), del Terzo Ordine dei Francescani, approdato a Torino per il suo apostolato presso la Parrocchia di San Tommaso, consigliava alle sue penitenti che si lamentavano delle prestazioni del consorte, una sua ricetta che, sintetizzata in 1+2+2+1, avrebbe restituito vigore al soggetto.
    Santificato nel 1680 da Papa Alessandro VIII entrò rapidamente nella leggenda, probabilmente più per la crema portentosa che per la sua virtù, tanto che le donne torinesi si scambiavano la sua ricetta per beneficiare del miracolo del Santo il cui nome, in dialetto torinese, fu subito abbreviato in San Bajon (o=u).

    (Gabry)





    8103634128_bc480a9bf9_z


    La Musica del Cuore



    musica-e-libri



    I Grandi Cantautori Italiani





    cut1316195073785.jpg--
    foto: liberoquotidiano.it



    Umberto Balsamo


    Umberto Balsamo (Catania, 10 marzo 1942) è un cantautore italiano



    Nasce a Catania nel 1942, ultimogenito di una famiglia numerosa, la passione per la musica si manifesta molto presto in Balsamo il quale, dopo essersi comprato la prima chitarra, a sedici anni comincia a prendere lezioni di musica da Vito Falcone. Nel 1963 si stabilisce a Milano, dove muove i suoi primi passi nell'ambiente musicale collaborando per un paio d'anni con l'affermato paroliere Luciano Beretta. Due dei più noti brani nati da questa collaborazione sono La prima lettera d'amore scritto nel 1966 per Orietta Berti, e Vita (incisa nel 1977 da Iva Zanicchi).

    Nel 1968 Umberto tenta una prima volta anche la carriera di cantante incidendo per la Ri-Fi, con lo pseudonimo di Bob Nero, il 45 giri contenente i brani Il mio cuore riposa e Tutte, che passa praticamente inosservato. Nello stesso anno il suo brano Primo amore viene selezionato da Gianni Sanjust, direttore artistico presso Ricordi, per la manifestazione Un disco per l'estate. Primo amore, che verrà interpretato da Milva l'anno successivo, frutta a Balsamo il suo primo contratto importante in qualità di compositore proprio con la Ricordi.

    Nel 1969 Umberto compone la musica di Occhi neri, occhi neri, testo di Alberto Testa, la canzone, presentata da Mal a "Canzonissima", diviene una delle maggiori hit dell'artista inglese. Nel 1971, con Amare di meno, sigla di Rischiatutto, firma il rilancio discografico di Peppino di Capri. Del 1972 è invece Domani si incomincia un'altra volta, brano che Umberto scrive per Domenico Modugno, suo mito di sempre. Scaduto il contratto con Ricordi, quello stesso anno Umberto firma un contratto con la Las Vegas non solo come autore ma anche come cantante e si presenta a Un disco per l'estate: la sua Se fossi diversa ottiene un buon successo di critica e di pubblico.

    Al Festival di Sanremo 1973 Umberto è presente in qualità di autore con ben 3 canzoni: Amore mio (interpretata dallo stesso Balsamo), Dolce Frutto (Ricchi e Poveri) e Tu, nella mia vita (Wess e Dori Ghezzi). Passato alla Polydor, al successivo Un Disco per l'estate presenta Bugiardi Noi che diverrà una delle sue hit più conosciute. Sempre nel 1974 Balsamo vince il Telegatto come rivelazione dell'anno. Nel 1975 il cantautore catanese scrive e incide Natalì, in gara a Un disco per l'estate, canzone che per la tematica affrontata (il triangolo amoroso), subisce una censura da parte della Rai.

    Mentre in Italia il brano passa inosservato, all'estero ne vengono realizzate più versioni, eseguite, in lingue differenti, da diversi artisti. Nel 1976 Balsamo propone a Mina la canzone L'angelo azzurro, da lui scritta insieme a Cristiano Malgioglio. Rifiutato dalla cantante cremonese, il brano diviene uno dei maggiori successi dello stesso Balsamo che l'include nel suo album Malgrado tutto...l'angelo azzurro (1977). Nel 1978 pubblica il suo quarto album Crepuscolo d'amore, cui venne estratto il 45 Crepuscolo - Amore.

    Il 1979 è l'anno di Balla, il brano più noto dell'artista catanese, che, a dispetto dei dubbi della Phonogram, con il suo ritmo da tarantella conquista il pubblico e vende più di un milione di copie. Negli anni ottanta Balsamo pubblica Pianeti e Mai più per poi prendersi una pausa di una decina d'anni durante i quali si rifugia in un paesino della Brianza (Usmate Velate). L'inattività viene però interrotta per scrivere qualche canzone fra cui: Nun chiagnere, Nascerà Gesù e Italia presentate al Festival di Sanremo 1988 rispettivamente da Peppino di Capri, i Ricchi e Poveri e Mino Reitano. Ha scritto un grande successo di Orietta Berti "Futuro" presentato da lei al Festival di Sanremo 1986.

    Ha scritto insieme a Malgioglio Chi mi darà portata da Iva Zanicchi al Festival di Sanremo 1984. La canzone Italia presentata da Mino Reitano a Sanremo 88 doveva essere cantata da Pavarotti. Negli anni ottanta diventa produttore e autore di canzoni per Orietta Berti, la quale inciderà 3 dischi: nel 1984 Le mie nuove canzoni, nel 1986 Futuro (album), nel 1989 Io come donna. Negli anni novanta Balsamo realizza Respirando la notte luna e propone una nuova versione di Balla. Dopo quasi un altro decennio di silenzio, nel 2003 pubblica Vorrei aprire il cielo sabato sera a spina di rosa. Poco dopo, tuttavia, quest'ultimo lavoro viene ritirato dal mercato dallo stesso Balsamo che, stando al sito ufficiale, "essendo perfezionista, non è soddisfatto appieno del prodotto definitivo"


    fonte: wikipedia.org




    Balla

    Vorrei sembrare per te
    un bambino
    e camminare
    con te per mano
    vorrei sedere
    dietro quel banco
    e tu maestra mi parlerai
    insegna pure come si deve
    come si deve una donna amare
    regina tu comanda pure
    c'è già la musica
    per sognare
    sciolgo le trecce e i cavalli
    corrono
    e le tue gambe eleganti
    ballano
    balla per me
    balla balla
    tutta la notte sei bella
    non ti fermare ma balla,
    fina a che
    non finiranno le stelle
    l'alba dissolva il tramonto
    io non completi il mio canto
    e canto te
    intono musica canti e poemi
    mentre tu balli ti sciogli
    di più
    l'acqua si beve per dissetare
    mentre ti guardo muoio per te
    nella tua pelle migliaia
    di stelle
    lo spazio cosmico e ancor
    di più
    dammi la vita dammi l'amore
    riprova ancora e non ti fermare
    sciolgo le trecce e i cavalli
    corrono
    e le tue gambe eleganti
    ballano
    balla per me
    balla balla
    tutta la notte sei bella
    non ti fermare ma balla,
    fina a che
    non finiranno le stelle
    l'alba dissolva il tramonto
    io non completi il mio canto
    e canto te
    sciolgo le trecce e i cavalli
    corrono
    e le tue gambe eleganti
    ballano
    balla per me
    balla balla
    tutta la notte sei bella
    non ti fermare ma balla,
    fino a che
    non finiranno le stelle
    l'alba dissolva il tramonto
    io non completi il mio canto
    e canto te
    dammi la vita dammi l'amore
    riprova ancora e non ti fermare


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Montezemolo: "Schumacher ha grande forza, sono certo del recupero".

    Ritiro Vettel? come Schumacher poi vincemmo. "Meglio che si rompa un motore prima di partire in seconda fila che non subire nessuna rottura partendo sempre in ottava. Ricordo che Schumacher nel '96 appena arrivato alla Ferrari ruppe il motore a Magny Cours nel giro di ricognizione, una grande delusione, ma poi noi vincemmo a Spa e a Monza. Mi auguro che quello di domenica sia un segnale che ci riporta a quegli anni lì, sia di buon auspicio. C'e' molto, molto da lavorare, come sempre in Formula 1". Lo ha detto l'ex presidente della Ferrari, Luca di Montezemolo, in un forum all'Ansa, sul ritiro di Vettel prima della partenza del Gp del Bahrain.

    "Sono molto fiducioso nel recupero di Michael. Lo dico con forza e convinzione". Luca di Montezemolo, presidente del Comitato promotore per Roma 2024, parla in un forum all'Ansa di Michael Schumacher, da tre anni in una fase di lenta ripresa.
    "Michael - aggiunge l'ex presidente della Ferrari - è ancora oggi per me un compagno di vita: per 11 anni abbiamo vinto tanto e avuto "figli" con le nostre vittorie. La sua forza è la grande capacità di reagire e sono molto fiducioso, lo voglio dire con forza perché in passato alcune mie parole sono state male interpretate. Sono convinto che abbia dentro di sé la forza di reagire e stare a casa circondato dagli affetti della famiglia sarà fondamentale per il suo recupero".
    (Ansa)




    Malagò, Schwazer? Ora deve meritarsi Rio.
    N.1 Coni 'la giustizia ha fatto il suo corso'. "Mi farebbe piacere vedere Alex Schwazer in gara perché non gli è stato regalato niente, anzi". Il presidente del Coni Giovanni Malagò commenta il prossimo rientro alle gare di Alex Schwazer, ai prossimi campionati del mondo di marcia a Roma il 7 e 8 maggio. Dopo che il marciatore altoatesino ha scontato la lunga squalifica per doping "la giustizia sportiva ha fatto il suo corso - dice ancora - ora è un atleta che deve dimostrare di meritarsi la qualificazione per Rio".
    (Ansa)




    Motogp: per Lorenzo alla Ducati annuncio imminente.
    Marca, ufficialità potrebbe arrivare già nel Gp delle Americhe. L'annuncio del matrimonio tra Jorge Lorenzo e la Ducati è imminente. Lo scrive 'Marca', aggiungendo che l'ufficialità potrebbe arrivare già nel fine settimana, al termine del Gp delle Americhe, in Texas. Confermando una notizia che circola da tempo, il quotidiano spagnolo scrive che decisiva sarebbe stata l'offerta di 12 milioni di euro a stagione (per due anni) avanzata dal marchio italo-tedesco. Cifra superiore di quella offertagli dalla Yamaha per il rinnovo. Ma a convincere lo spagnolo, campione del mondo MotoGp in carica, è stato anche il prolungamento di due stagioni appena firmato da Valentino Rossi, compagno di squadra mai amato, ma con il quale i rapporti sono ormai ai minimi storici. Un segnale che la casa di Iwata punta ancora molto sul 37enne pilota pesarese. E che Lorenzo non ha gradito. Sempre secondo 'Marca', la Yamaha lasciata libera andrà quasi certamente a Maverick Vinales.
    (Ansa)

    (Gina)



    GOSSIPPANDO!!!




    Giorgia Meloni aspetta una bambina




    Meloni_Parisi_Milano_01


    Roma - Giorgia Meloni diventerà mamma di una bambina. Lo ha detto la stessa candidata sindaco a Roma in una intervista a “Visto”. Meloni, a quanto dice al giornale, avrebbe forse preferito un maschio, ma alla notizia di una femmina l’ha avvertito come un “segno” dell’impronta matriarcale: una famiglia “rosa”.

    Meloni non è sposata e il padre della bimba è il suo compagno Andrea Giambruno, autore di programmi Mediaset come Quinta Colonna e Mattino Cinque. A “Chi” aveva detto: «Sono felice e innamorata – racconta – Io non credo a quelle storie con un sacco di premesse tipo ‘Ci dobbiamo frequentare, conoscere, esplorare’. Ma quando? Se uno ti piace lo senti di pancia, di stomaco, di tutto. Io sogno e vivo di emozioni».


    fonte:http://www.ilsecoloxix.it/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    Street Art – Banksy & Co.
    L’arte allo stato urbano


    Palazzo Pepoli, dal 18 marzo al 26 giugno 2016



    La mostra Street Art – Banksy & Co. è un modo originale e unico per scoprire la storia dell’arte di strada nella New York degli anni ’70 e ’80, per capire che le città vivono e comunicano anche attraverso un sovrapporsi non regolato di parole e per apprezzare una selezione di opere che offrono un ampio campionario della street art degli anni 2000.
    Le oltre 250 opere e i documenti, riuniti negli spazi espositivi di Palazzo Pepoli, raccontano una tappa importante della storia di Bologna e invitano i visitatori a scoprire un nuovo modo di guardare e di relazionarsi allo spazio urbano. L’evento porterà inoltre per la prima volta in Italia la collezione donata nel 1994 dal pittore statunitense Martin Wong al Museo della Città di New York.
    Ma la mostra pone anche altri interrogativi: quali tracce di queste culture stiamo trasmettendo al futuro? Quali modalità e quali approcci sono da prediligere per salvaguardare questo fenomeno? Che ruolo avrà il museo in questa prospettiva? Emerge evidente l’esigenza di una ridefinizione delle politiche culturali nello spazio urbano, perché queste esperienze artistiche – oggi più di ieri – influenzano il mondo della grafica, il gusto delle persone, l’Arte intera di questo secolo.
    (www.genusbononiae.it/)

    Sul finire degli anni Sessanta nuove pratiche artistiche urbane sono apparse in diverse città del mondo occidentale che, eredi delle Avanguardie storiche, hanno lentamente ridefinito la nozione di arte pubblica. Nasce così la street art, che discende direttamente dalla pop art e dal graffitismo, ponendosi in un panorama a cavallo tra comunità sociale e mondo dell’arte, utilizzando la strada come luogo di ribalta e vettore comunicativo.
    A decenni dalla comparsa, il fenomeno socio-culturale del graffitismo urbano ha guadagnato una rilevanza unica nel panorama della creatività contemporanea e ha portato la città di Bologna, dagli anni ottanta a oggi, ad affermarsi come punto di riferimento a livello europeo: molti artisti – da Blu, a Cuoghi Corsello – hanno scelto proprio la città Felsina per lasciare il loro segno sui muri.[...]La mostra, prodotta e organizzata da fondazione cassa di risparmio in bologna, genus bononiae. musei nella città e arthemisia group, curata da luca ciancabilla, christian omodeo e sean corcoran (curatore del museo della città di new york), intende spiegare il valore culturale e l’interesse artistico della street art.
    Il progetto nasce dalla volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art, con l’obiettivo di recuperare e conservare i murales per salvarli dalla demolizione e preservarli dall’ingiuria del tempo.
    Il progetto nasce dalla volontà del Professor Fabio Roversi-Monaco, Presidente di Genus Bononiae, e di un gruppo di esperti nel campo della street art, con l’obiettivo di recuperare e conservare i murales per salvarli dalla demolizione e preservarli dall’ingiuria del tempo.
    (www.mostrastreetart.it/)




    FESTE e SAGRE





    CURIOSITA' STORICHE


    AMORE E POTERE
    ALLA CORTE DI ELISABETTA I



    Nell’estate del 1592 il capitano delle guardie di Elisabetta I, Walter Ralegh, e la damigella d’onore Bess Throckmorton vennero rinchiusi nella Torre di Londra dopo che la regina ebbe scoperto il loro matrimonio clandestino e la nascita di un figlio. Non fu né la prima né l’ultima volta che Elisabetta punì membri della sua corte per essersi sposati in segreto, ma in quel caso fu particolarmente severa. Ralegh venne rilasciato dopo alcuni mesi, ma perse l’incarico, fu allontanato dalla corte e dovette attendere 5 anni prima che la regina acconsentisse a dargli di nuovo udienza. Bess rimase in carcere fino alla fine dell’anno e venne bandita a vita dalla corte. Nell’ottobre del 1599 Roberti Devereux, secondo conte di Essex e anche lui persona molto vicina a Elisabetta finì agli arresti domiciliari per essere entrato precipitosamente nelle stanze della regina sorprendendola in abiti da notte, senza parrucca e senza trucco. Il conte era arrivato di fretta perché voleva giustificarsi per aver fallito nel soffocare una rivolta in Irlanda, ma Elisabetta non lo ascoltò neppure: ordinò subito di arrestarlo e si rifiutò di dargli udienza per almeno un anno, nonostante le sue reiterate suppliche. Disperato, privato delle sue cariche e delle remunerative patenti reali, nel febbraio del 1601 Essex tentò una sollevazione nelle strade di Londra, con l’intenzione di costringere la regina ad ascoltarlo o forse addirittura con l’idea di invadere il palazzo reale. Ad aiutarlo nell’impresa c’era il suo amico Henry Wriothesley, terzo duca di Southampton, un altro ex favorito di Elisabetta caduto in disgrazia per aver sposato una damigella. Alla fine furono accusati entrambi di tradimento: il duca venne poi graziato, ma Essex finì al patibolo.
    In genere si tende a giudicare molto ingiusto il trattamento che Elisabetta riservò a queste persone. Nel caso specifico di Ralegh e il duca di Southampton, di solito si accusa Elisabetta di meschina vendicatività verso due uomini che mancarono di offrirle quella venerazione assoluta che tanto desiderava, e di pura e semplice gelosia sessuale verso le giovani e graziose damigelle che le avevano “rubato” l’attenzione dei suoi favoriti. Chi lo fa, in genere dipinge Essex come una figura tragica: costretto per anni a danzare ai balli di corte quando avrebbe preferito combattere le guerre dell’Inghilterra, e convinto che i suoi rapporti stretti con la regina gli dessero il permesso di entrare nelle stanze reali senza invito: un errore fatale. Se si vogliono vedere le cose in quest’ottica, Elisabetta ne esce piuttosto male. Storici che simpatizzavano con Essex hanno ritenuto irragionevole che gli fossero state tolte a quel modo le sue cariche e persino la libertà, ma pure i suoi detrattori non hanno mancato di criticare l’assurda infatuazione della regina per un uomo che come età, avrebbe potuto essere suo nipote. Secondo questi fu colpa della stessa Elisabetta, che in passato aveva mancato di tenere il conte a briglia corta, se questo si sentì libero di ignorare i suoi ordini in Irlanda e di rompere il protocollo di corte al proprio ritorno.[…] Nonostante le dicerie in merito, è assai poco credibile che Elisabetta abbai avuto relazioni sessuali con i suoi favoriti: era una persona troppo cauta e accorta per voler correre il rischio di venir scoperta o rimanere incinta. Tuttavia, sebbene sia innegabile che a volte Elisabetta abbia manifestato davvero emozioni intense, è probabile che in realtà la regina non avesse una vera vita privata. Qualunque cosa dicesse o facesse era materiale di pubblico dominio, e di ciò lei stessa era acutamente consapevole: proprio per questo ogni suo gesto o parola era guidato da intenti politici e si doveva conformare alle norme della politica stessa. Elisabetta deviò di rado a questa regola, e il caso più eclatante fu quando si innamorò di Robert Dudley, verso la fine del suo regno, Ma i suoi rapporti con i parenti, i consiglieri e i membri della corte si attenne abitualmente a un contegno politico, persino in quelle circostanze che a noi possono sembrare personali. Di fatto non solo per lei ma per tutti i regnanti del XVI secolo , la sfera personale coincideva sempre con quella politica.
    (Storica)

    (Gabry)





    SALVIAMO LE FORME!!!!




    ESERCIZI PER IL MAL DI SCHIENA: COMBATTERE IL DOLORE A PASSO DI DANZA






    Sapevi che la danza è in grado di alleviare i dolori alla schiena migliorando anche la postura? Ecco alcuni modi alternativi per combattere il mal di schiena!


    La danza – oltre ad essere un rimedio antistress efficace e una disciplina perfetta per divertirsi e tornare in forma smagliante – è anche un’ottima terapia per combattere il mal di schiena. Secondo gli esperti infatti, alcuni tipi di danza aiutano a rinforzare i muscoli della schiena alleviando così alcuni tipi di dolori che si manifestano solitamente quando la zona lombare risulta essere piuttosto debole.

    Una di queste discipline è la danza del ventre, che – con i suoi movimenti sinuosi – riesce a rafforzare la muscolatura dorsale e a dare sollievo a chi soffre di disturbi lombo-sacrali, cervicali e dorsali. Gli esercizi della danza del ventre che combattono il dolore alla schiena sono molto simili a quelli dello stretching. 
Altri balli molto efficaci – oltre che estremamente divertenti – per rafforzare la muscolatura della colonna ed alleviare così i dolori alla schiena sono le danze latino americane che insegnano a tenere il busto eretto, la testa alta e tesa, le spalle in fuori.

    Tra questi troviamo il tango, la salsa e la bachata, ma anche lo swing, il boogie-woogie e la samba.

In generale, gli esercizi adatti a contrastare il mal di schiena sono quelli che coinvolgono i muscoli della colonna, del collo e del braccia. Questi muscoli – una volta in tensione – tendono a rafforzarsi e a coinvolgere a loro volta i muscoli del pavimento pelvico, che saranno fondamentali per eseguire gli esercizi di bacino molto diffusi sia nella danza del ventre, sia nei balli latino americani.

    Ma non è tutto, perché uno dei segreti dell’efficacia della danza nel combattere i dolori alla schiena è nella capacità di concentrarsi sui passi, sul movimento giusto da compiere e sulla corretta postura da assumere. La concentrazione sull’esercizio aiuterà ad allentare le tensioni della mente e del corpo, a distrarsi dalle problematiche e dalle ansie di tutti i giorni, a divertirsi in compagnia e tutto questo, inevitabilmente, avrà degli effetti benefici sia sulla schiena che su tutto il corpo.

    fonte:http://www.donnad.it/


    (Lussy)





    salute-benessere



    Salute e Benessere




    terme_dobrna


    Terme Dobrna



    Le Terme Dobrna sono le terme attive piu antiche della Slovenia. Le sue sorgenti, gia note ai
    tempi dei Romani, vengono riportate nei documenti scritti del 1403. Lo Zdraviliški dom (in fase di ristrutturazione), fu costruito nel 1624. Sono famosi i suoi bagni di marmo che si sono conservati fino ad oggi! Nel suo glorioso passato incontriamo persone come Maria Teresa, il conte Hoyosh, il fratello di Napoleone e tanti altri personaggi illustri.


    L’ideale punto naturale che concentra le energie
    Il parco che circonda le Terme, e stato creato rispettando gli antichi principi della scienza cinese feng shui che insegna come l’ordine dell’ambiente aiuta a ripristinare l’equilibrio energetico del corpo. Gli specialisti dicono che il parco delle Terme Dobrna e uno dei piu ideali punti naturali del mondo! Le Terme vantano una disposizione ideale (Trono imperiale) e un’ottima combinazione dei cinque elementi importanti (legno, fuoco, terra, metallo, acqua).


    Ispirazioni feconde di bella vita
    L’efficace acqua termale, il salubre clima, adatto ai trattamenti bioclimatici e i peloidi naturali sono i fattori che aiutano a risolvere vari problemi. Dobrna e particolarmente nota e da un mezzo secolo riconosciuta come luogo dove trattare i disturbi delle donne. Programmi speciali sono destinati alla fertilita.


    Dobrna-300x246



    Punto d'eccellenza

    La scelta giusta per chi e alla ricerca di particolari luoghi del mondo
    - partner della donna di ogni fascia d’eta
    - piu di 600 anni di benessere
    - sentite le energie del parco, che secondo i maestri del feng shui, ha una disposizione ideale, chiamata trono imperiale


    17354_Velika_Terme-Dobrna-4riw6



    Trattamenti sanitari

    Fattori curativi
    - acqua termale con temperatura da 35 a 36,5° C alla sorgente
    - peloidi organici e inorganici
    - trattamenti bioclimatici


    pictures%5Cprogram%5C1%5C2006%5Cterme-Dobrna_125225


    Indicazioni
    malattie ginecologiche, malattie urologiche (dei reni e delle vie urinarie), reumatismi, lesioni degli organi locomotori, malattie neurologiche, reumatismo degenerativo extraarticolare, disturbi di microcircolazione, lesioni, stress, sovrappeso, lesioni sportive


    terme-dobrna-slovenia-1



    Terapie

    - servizi ambulatoriali: visite mediche, laboratorio di base, cure sanitarie 24 ore su 24, inalazioni, diagnostica con ultrasuono
    - fisioterapia: idrocinesiterapia, cinesiterapia, elettroterapia, meccanoterapia
    - terapia occupazionale
    - agopuntura o agopuntura con laser
    - massaggi
    - impacchi e bagni


    Programmi
    - programmi per migliorare la fertilita
    - programmi preventivi
    - programmi ginecologici (stati postoperatori, endometriosi, infiammazioni ginecologiche, disturbi del ciclo mestruale, post cancro)
    - agopuntura in gravidanza
    - programmi preventivi per manager
    - incontinenza


    Benessere

    Centro di massaggi e di bellezza “hiša na travniku”
    - massaggi manuali benefici: al cioccolato, al miele, tibetano, thailandese, mediterraneo, tui–na; nove tipi di massaggi ayurvedici, massaggi per le future mamme, massaggi per i piu piccoli etc.)
    - linfodrenaggio del viso
    - aromaterapia clinica secondo »Eve Taylor«
    - cura del viso e del corpo
    - pedicure e manicure
    - lifting non chirurgico “caci”, radiofrequenza
    - capsula Oxy
    - apparecchiature slim up di prim’ordine
    - programmi di relax, dimagrimento, modellazione del
    corpo, eliminazione della cellulite
    - salone per il trattamento dei capelli


    “Dežela savn”
    sette differenti saune sia a vapore che finlandesi; programmi Kneipp (percorso, vaschette, docce, piscine fredde-calde), stanza ghiacciata per il raffreddamento, bar vitaminico, grande terrazza, adatta anche per naturisti




    Indicazioni
    malattie reumatiche, malattie neurologiche, disturbi neurotici, lesioni del sistema locomotore, malattie ginecologiche, malattie renali e delle vie urinarie




    Dobrna2


    Tempo libero e svago :



    - piscine termali coperta e all’aperto, whirpool, piscina per bambini, terrazza, solarium, terrazza per naturisti
    - aquagym, ginnastica mattutina sotto la guida professionale
    - vari bagni (romantico, Cleopatra, azzurro, etc.)
    - campo da tennis, nordic walking, percorso »Vita«, escursionismo, ciclismo, passeggiate e gite organizzate nei dintorni


    pictures%5CTB_attractions%5C1%5C2010%5CTERME_DOBRNA_zdraviliski_park_Dobrna_263828



    Segnavia per escursionisti : Resti del castello Dobrna o del Kačji grad (Castello dei serpenti), Novi grad con maniero di Dobrnica
    Hudičev Graben e Paški Kozjak, agriturismo,


    pictures%5CTB_attractions%5C1%5C2005%5C083_01_zicka_kartuzija_64778
    resti della certosa di Žiče, curiosita storiche di Celje,


    foto01

    Velenje con il castello del sec. XII.




    pictures%5Ctown%5C1%5C2005%5CCELJSKI_DOM_01_51405_59391
    Celje


    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...



    UN LIBRO ....UN AUTORE

    "Ci mette così tanto tempo, il tempo, a rispondere.
    Che gli uomini potrebbero superarlo in velocità."

    L'UOMO DEI TULIPANI

    di Lorenzo Marini


    Una storia d'amore vissuta quattrocento anni fa che potrebbe rivivere domani... La bussola del sentimento varia dalla malinconia struggente al grottesco divertito, ricordando certi personaggi di Calvino o di Flaubert, passando per gli ossimori di Baricco. Queste storie incrociate rappresentano le nostre vite, immaginate e mai vissute. Nell'Olanda del Seicento, una serie di storie che incrociano i propri destini. Il protagonista è un pittore di tulipani, il maestro Napilut, che dipinge solamente tulipani e lo fa copiando una modella, Assentia. I suoi quadri sono adorati da tutti, forse grazie a uno strano fenomeno: profumano. La gente pensa che profumino di tulipano e invece profumano d'amore, poiché Napilut ama Assentia. La quale non può ricambiare, avendo promesso a un marinaio partito per la Compagnia delle Indie Orientali che lo avrebbe aspettato. Nello stesso momento il dottor Claudius sta scrivendo un libro di catalogazione delle nuvole ma, pur avendolo iniziato sette anni prima, non riesce a terminarlo per colpa di una costante modificazione del soggetto: le nuvole cambiano forma continuamente. A metà libro arriva l'antagonista, il veneziano Mario De Ros, pittore specializzato in rose. Con uno stile spettacolare e lontano dalla cultura calvinista del tempo ucciderà a colpi di moda e bugie la mania dei tulipani sostituendoli con le rose. Napilut ricordando Assentia, raccoglie un tulipano selvatico e lo copia, dipingendo così il più bel ritratto di donna del seicento olandese.

    ...recensione...


    Ogni pagina, un petalo, ogni petalo un personaggio; il tutto sintetizzato in una sorta di book, quale è il nuovo romanzo di Lorenzo Marini, con un unico protagonista indiscusso: il tulipano, molto più di un fiore, quasi fosse il simbolo dell’unicità. Insolito il romanzo, come insolita la scelta di impaginazione: in una sorta di duetto stilistico trovano il loro spazio sia l’espressione visiva che la descrittiva del romanzo.
    Alla sua sinistra, il libro lascia che siano i tulipani a raccontarsi, concedendosi agli scatti fotografici di Riccardo Rietti, che con delicata passione sa cogliere la loro essenza e renderla evidente in immagini. Giochi di luce ed inquadrature suggestive rendono piacevole anche solo sfogliare questo libro. Non delude, però, le aspettative passare alla fase successiva e posare lo sguardo sul lato destro del libro e lasciare a Marini lo spazio del suo racconto: la sua penna narra di Amsterdam nel 1600, di vite che non possono non sovrapporsi in un intrigo di fili e incroci; perché Amsterdam è questo: vicoli e canali, ma soprattutto un disegno unico come la tela del ragno. Con un stile maturo e consapevole, Marini ci introduce così in un caleidoscopico mondo i cui personaggi sembrano incastrarsi perfettamente in un gioco fatto di colori, profumi e suoni, il cui filo comune sia lo scandire del tempo ed il tentativo di mantenere fede alle promesse.
    Ogni personaggio ha un nome che racconta la sua storia, intrisa di grottesca follia, attesa, assenza, silenzi e disperazione.
    Incontriamo così il maestro Napilut: come il suo nome lascia intuire è il pittore di tulipani, i cui quadri sembrano parlare per effetto del “tocco Napilut” che instilla ai quadri una sorta di soffio vitale. Un segreto, il tocco Napilut, fatto di fusioni di colori e sostante rare, miscelate con cura da Blu, la sua assistente cieca, che vede oltre il nero dei suoi occhi. A questo si vanno ad aggiungere le tonalità passionali che la sua modella genera in lui: Assenzia, la donna che ama e da cui è riamato, in una sorta di impossibile amore a causa di una promessa d’attesa, una promessa che Assenzia ha regalato al suo marinaio.
    Una promessa è diventata anche la ragione di vita dell’orologiaio Van der Clock: ha promesso alla sua principessa che ci sarà e da quel giorno la sua vita è scadenzata da attimi ed attese. Così come il dottor Claudius, catalogatore di nuvole ha fatto delle stesse il senso del proprio esistere, nella ricerca costante della loro essenza.
    Allo stesso modo il dottor Van Der Calm ha una promessa, quella di fermare il tempo, in una sorta di donchisciottesca ed altrettanto rocambolesca lotta con i suoi Mulini Controvento. Molti altri i personaggi, molte altre le promesse che arricchiscono questa Amsterdam i cui tulipani resteranno unici, almeno fino a che la loro malattia non sarà curata, che poi, in fondo, è il destino di ogni folle.
    (Monica Pintozzi il Nov 25, 2010, www.recensionilibri.org/)


    "Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
    Ma lui non sentiva.
    La nave era già troppo lontana e loro due potevano solo vedersi.
    Due figure precise in mezzo a tante ombre.
    "Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
    Le erano fermentate nel cuore tutta la notte, erano rimaste in gola tutto il tempo della partenza, salite alla lingua durante l'ultimo abbraccio. Come sempre, anche questa volta le parole erano rimaste impigliate nella bocca. Assentia sapeva sempre cosa voleva, sapeva benissimo cosa dire, sapeva perfettamente come dirlo, ma si bloccava un attimo prima di parlare. Zitta. Così.
    Parlava poco, Assentia, ma quando lo faceva erano perle.
    "Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
    Gridato, con tutto il fiato, con tutto il cuore, con tutto il destino avverso, con tutta la disperazione che un'attesa può portare.
    [...]
    Parlava poco con le parole. Molto con gli occhi.
    Le sue frasi d'amore più belle erano lacrime.
    [...]
    "Stai alla mia vita come il sale sta all'oceano".
    Era diventato un urlo contro il cielo, ritornato sul mare, avvolto dalle onde, mangiato dalle acque, conservato negli abissi.
    Era la dichiarazione d'amore più tenace che il porto di Amsterdam avesse mai ascoltato.
    Era la dichiarazione incontrovertibile della loro unità. Erano fatti l'uno per l'altra.
    E niente li avrebbe separati.
    Era un arrivederci. Certi anni passano come gli attimi.
    Era un addio. Certi attimi non passano mai.


    " Per Napilut dipingere e vedere era la stessa identica cosa. Per lui, credere e amare non faceva alcuna differenza. Dipingeva con accanimento, paura, rabbia, acuta precisione, fuorviante rapimento, eccessiva sensibilità, fatale capacità, libera irrequietezza. I suoi quadri, criticati e amati, erano comunque un punto di riferimento. E i suoi ammiratori la vedevano questa bellezza eterna, godevano della poesia interiore che i suoi tulipani, e solo i suoi, riuscivano a trasmettere. Li aveva dipinti sovrapponendo l’immagine della donna amata ai fiori stessi, le curve del suo corpo alla dolcezza dei petali, le lacrime alla goccia di rugiada. Ora, per la prima volta, copiava dal vero, trasportando la bellezza agrodolce del corpo di Assentia sui suoi quadri. Ora, per la prima volta, doveva superare se stesso."


    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    Ho bisogno di conoscere la storia di un alimento.
    Devo sapere da dove viene.
    Devo immaginarmi le mani che hanno coltivato,
    lavorato e cotto ciò che mangio.
    (Carlo Petrini)


    LA MELANZANA


    La pianta della melanzana appartiene alla famiglia delle Solanaceae, questa specie di pianta infatti comprende al suo interno almeno 85 generi e 2200 specie di piante diverse. Ha fusto eretto, rigido e ramificato, leggermente spinoso, che può raggiungere gli 80 cm di altezza. Ha radici fittonanti, ed ha bisogno di un terreno piuttosto profondo. Le foglie sono grandi, lobate e di colore verde brillante, colore dato dalla clorofilla, un elemento che aumenta di quantità man mano che la foglia si accresce, facendola diventare di conseguenza anche di un colore più scuro. I fiori sono piccoli e spinosi, e possono essere di colore violetto oppure bianchi; presentano corolle a forma di campane con 5 stami, dalle antere di colore giallo che sbocciano tra giugno e settembre. Nelle varietà di melanzana più tradizionali i fiori sono solitamente ermafroditi e solitari, e possono avere fecondazione autogama o fecondazione incrociata, che avviene per mezzo di insetti.
    La melanzana, il cui nome scientifico è Solanum Melongena, è collegato alla pianta da un lungo peduncolo, legnoso a volte, e ricoperto di spine, terminante con il calice che avvolge la parte superiore della melanzana; può assumere, a seconda della varietà di melanzana coltivata, diversi tipi di forme e colore. Le melanzane possono infatti essere di forma tonda, oblunga od ovoidale, ed essere di colore bruno violaceo , rosato o bianco. E' una bacca carnosa con polpa biancastra e spugnosa. La buccia della melanzana può essere liscia, lucida o a coste.spesso dal sapore amarognolo e piccantino; all’interno della polpa vi sono più o meno numerosi semi schiacciati dal colore bianco, ambrato o giallo.
    E' un ortaggio tipicamente mediterraneo; La buccia della melanzana si presenta liscia e tesa; la polpa, al tatto deve presentarsi soda. La presenza di una piccola protuberanza alla base della melanzana indica generalmente che la polpa è compatta e con pochi semi.

    E' un prodotto orto-
    frutticolo che viene consumato solo previa cottura poichè se cruda, contiene la solanina, una sostanza tossica, presente anche nelle patate e nei pomodori ancora verdi.
    Ha un valore nutritivo piuttosto basso, ha poche calorie e un basso contenuto di grassi, proteine, glucidi e pochi zuccheri;
    è inoltre ricchissima di acqua, di potassio, di vitamina A e C, di fosforo, di calcio e tannino.
    La buccia della melanzana contiene sostanze benefiche per fegato, pancreas e intestino; non contiene glutine.
    La polpaviene utilizzata anche in cosmesi, nella preparazione di creme e maschere per il viso.
    Tra i produttori mondiali di melanzane nel mondo, il maggiore produttore di melanzane presente sul mercato ortofrutticolo mondiale è la Cina, che produce annualmente oltre 16 milioni di tonnellate di questo prodotto ortofrutticolo fresco, circa il 60% della coltivazione mondiale di questo ortaggio, seguita dall'India, con circa il 30% della produzione di melanzane a livello mondiale, e dalla Turchia, con una produzione annua che si aggira attorno al 5%­Sono molte le varietà di melanzana, si distinguono generalmente per forma, oltre che per il sapore, che può essere molto delicato oppure più deciso e piccante.

    Le più conosciute sono:
    Di forma rotonda
    • SABELLE RZ F1: melanzana Violetta, precoce e dalla forma tondeggiante, produce frutti uniformi che hanno il calice di medie dimensioni e pochissime spine. Il colore di questo tipo di melanzana è di un viola brillante.
    • BLACK BEAUTY (O BELLEZZA NERA): melanzana medio-tardiva di forma tonda-ovoidale e dalla buccia lucida di colore viola molto scuro. Ha polpa compatta, con pochi semi e poco amara al gusto.
    • TONDA COMUNE DI FIRENZE (o "Melanzana violetta pallida"): melanzana dalla forma rotondeggiante; ha polpa tenera, compatta e poco acida, che si presenta con pochissimi semi. La buccia è di colore viola chiaro.
    • MELANZANA TONDA NERA: melanzana a pianta piuttosto produttiva; di grosse dimensioni (dai 300 ai 600 gr. circa), di forma tonda o leggermente ovale con buccia di colore viola scuro.
    • MELANZANA TONDA BIANCA: melanzana a pianta piuttosto produttiva, dalla forma rotonda e dimensioni piuttosto grosse. Ha la buccia di colore bianco e polpa dal sapore delicato con pochi semi.
    • MELANZANA TONDA BIANCA SFUMATA DI ROSA: melanzana dalla forma rotonda e dimensioni piuttosto grosse. Ha la buccia liscia ma lievemente costoluta, di colore bianco leggermente sfumato di rosa, e la polpa è soda, di colore bianco e con pochi semi.
    • MELANZANA TONDA LILLA: melanzana a pianta mediamente produttiva, di forma tonda con superficie leggermente a coste e buccia di colore lilla. Ha la polpa dal sapore delicato e pochi semi.
    • PROSPEROSA: melanzana a frutto tondo ma leggermente ovoidale e di medie dimensioni. La superficie è leggermente costoluta, con calice di colore nero che forma un "colletto bianco", il resto ha la buccia di un intenso color viola chiaro. La polpa è di colore bianco, morbida e di lenta ossidazione.
    • MELANZANA DI MURCIA: melanzana dalla forma rotonda, con superficie leggermente a coste e buccia di colore viola chiaro. Questa varietà di melanzana nasce da una pianta piuttosto resistente con foglie e fusto spinosi.
    • BAFFA: melanzana a pianta vigorosa e dal portamento eretto. L'ortaggio ha una superficie a coste e buccia è di colore nero brillante.
    • PALERMITANA (o tunisina): melanzana a pianta di media vigorosità. Produce melanzane dalla forma tonda con superficie liscia, e calice di colore nero che forma un "colletto bianco", il resto ha buccia di un lucente colore viola intenso.

    Alcune varietà di melanzana dalla forma ovale:
    • BIANCA OVALE: melanzana che nasce da una pianta vigorosa; ha forma ovoidale di piccole dimensioni con buccia liscia e lucente di colore bianco avorio, priva di pigmenti vegetali. La polpa è molto soda e con pochissimi semi.
    • JERSEY KING: melanzana che produce frutti di forma ovale e di notevoli dimensioni. La superficie è liscia e la buccia di colore viola scuro.
    • MELANZANA GIOTTO: melanzana prodotta da una pianta piuttosto robusta e con una buona resistenza alle malattie; si presenta con forma ovale e buccia di colore viola scuro.
    • MOSTRUOSA DI NEW YORK (detta anche "Gigante bianca di New York"): melanzana il cui nome deriva dalla dimensione dell’ortaggio stesso, oltre che dalla sua origine americana; questa varietà di melanzana infatti è tipica di New York. Ha la caratteristica forma a borsetta, il colore della buccia può variare dal bianco, al bianco sfumato di violetto.
    • LARGA MORADA: melanzana di origine spagnola, dalla forma ovale ma abbastanza allungata, ha la buccia liscia di colore rosato striata di viola ed un gusto delicato.
    • DURONA CALICE NERO: (detta anche "a peduncolo nero"): melanzana dalla forma ovale, leggermente allungata e con calice bronzato. La superficie è liscia, leggermente costoluta, con buccia di colore nero.
    • SETA VIOLETTA LUNGA: melanzana a pianta molto vigorosa, produce dei frutti dalla forma ovale allungata, con superficie liscia e calice di colore nero che forma un "colletto bianco" per il resto ha la buccia di un intenso color viola.
    Di forma allungata:
    • VIOLETTA DI NAPOLI: melanzana dalla forma allungata, ha la polpa di sapore forte e piccante
    • VIOLETTA LUNGA PALERMITANA: varietà di melanzana di dimensioni piuttosto grandi e forma allungata e claviforme con buccia di colore viola scuro.
    • VIOLETTA NANA PRECOCE: melanzana molto precoce e dalla forma tonda e assai più piccola rispetto alla Violetta lunga palermitana e alla Violetta di napoli. La superficie di questa melanzana non è liscia ma si presenta a coste, schiacciata alle estremità, e con la buccia di un brillante colore viola chiaro.
    • MELANZANA MORELLA: melanzana a pianta vigorosa che può arrivare ad una altezza di 70/80 cm. I frutti che produce hanno forma allungata, cilindrica, circa 22/24 cm di lunghezza per 5/6 cm di larghezza, e leggermente claviforme. Il calice di questa varietà è di colore verde, mentre la buccia è di colore violetto scuro.
    • PERLINA: varietà di melanzana a pianta di taglia medio-bassa, ha la forma allungata ed è di piccole dimensioni, in media pesa solo 35gr.
    Da segnalare anche un'altra specie di melanzana, del tutto diversa dalle altre:
    • MELANZANA ROSSA DOP di ROTONDA: questa varietà di melanzana è un prodotto ortofrutticolo proveniente dall'Africa e dall'Asia e completamente diverso da tutte le altre varietà di melanzane.
    Questo particolare ortaggio si presenta con la forma molto simile a quella di un pomodoro, e con la buccia di colore rosso-arancione. Melanzana dalla polpa fruttata che non annerisce nemmeno dopo ore dal taglio. Il profumo è piuttosto intenso e ricorda quello del fico d'India, mentre il sapore è leggermente piccante.


    ...storia, miti e leggende...


    Sembra che questo tipo di ortaggio si sia diffuso inizialmente nelle zone calde dell'Asia meridionale e più precisamente in India, oltre che in Cina, dove è probabile che questo prodotto ortofrutticolo fosse coltivato già in epoca preistorica.
    Non si fa menzione della melanzana per lungo tempo e non si conoscono nomi greci o romani che indichino l’etimologia di questo prodotto ortofrutticolo: per questo è più probabile che la melanzana non fosse ancora conosciuta in Europa in epoca Greco-Romana, ma si ha invece menzione di questo ortaggio fresco nel XIII secolo, quando la melanzana inizia ad essere coltivata nel nord Africa. E’ solo attorno al 1400 che la melanzana venne introdotta, dagli arabi, nelle regioni occidentali e in Europa.
    In Italia arrivò alla fine del Quattrocento, ed è anche per questo che la melanzana non deve il suo nome ai latini o ai greci, ma all’unione del termine arabo badingian. In alcune zone italiane la parola araba "badingian" venne invece preceduta dal prefisso "Petro", e, per questo motivo, fino ai primi anni del 1800 in alcuni testi ove era menzionata la melanzana, questo ortaggio veniva identificato col nome di petronciano. Per evitare fraintendimenti sulle sue proprietà, la prima parte del nome venne mutata in mela dando così origine al termine melangiana e poi melanzana. Il nome melanzana, in particolare, veniva popolarmente interpretato anche come mela non sana, proprio perché non è commestibile da cruda. Dalla forma araba con l'articolo (al-badingian) derivano invece la forma catalana (albergínia) e francese (aubergine).
    Tempo fa si credeva che il nome derivasse da malum insanum, cioè frutto non sano, dovuto al fatto che non è commestibile se non viene cotto o trattato in modo adeguato (contiene solanina, un alcaloide glicosidico tossico, presente anche nelle parti verdi delle patate e dei pomodori e che queste piante producono per difendersi dagli insetti.
    Nel medioevo si riteneva che il consumo di questo ortaggio potesse provocare la pazzia. Si fa menzione dell’uso della melanzana in un testo del 1550 (trattato della coltura degli orti e giardini) ad opera del naturalista italiano Soderini.

    Nell'antichità la Melanzana veniva conservata e consumata in salamoia, arricchita di spezie aromatiche e piccanti; più recentemente, durante la seconda guerra mondiale, le foglie di melanzana venivano essiccate al sole ed usate dai contadini in sostituzione del tabacco, allora introvabile, per la confezione di sigarette e di sigari.
    Un piatto turco di melanzane viene chiamato Imam Bayeldi, che significa "l'Imam trapassato". L'Imam in questione fu così sopraffatto dal sapore glorioso di questo piatto servitogli dalle concubine, che trapassò immantinente.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    APRILE

    Stornelli di Aprile

    Fiorin d'aprile,
    fra l'erba nuova, la violetta ride
    con la corolla timida e gentile.
    Fiore di spina,
    accanto le fiorisce, tutta trine
    bianche e rosate, la margheritina.
    Fior di giaggiolo,
    le rondini s'inseguono nel cielo
    i passeri cinguettano nel volo.
    Fior fioretto,
    salta nel prato, candido l'agnello
    accanto alla sua mamma ed il capretto.
    Fiore di rosa,
    fiorisce la finestra d'ogni casa..
    aprile rende la vita festosa. ....


    (Dal Web)








    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)




    scatto di Izabela Urbaniak

    “L’allegria è la miglior cura,
    ridere aiuta a sentirsi meglio ...”

    (Pach Adams)

  6. .


    TANTI TANTI AUGURI
    BUON COMPLEANNO MIKE

    Oggi è il tuo giorno speciale … L’Isola Felice è in festa oggi per te …



    Ti auguro una giornata speciale che duri tutta la vita tra brindisi



    Torte di ogni tipo



    Fuochi di artificio



    Ma soprattuto tanti amici felicità ed amore …



    (Cludio)

  7. .





    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 012 (21 Marzo - 27 Marzo 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 21 Marzo 2016
    S. BENEDETTO

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 12
    Giorni dall'inizio dell'anno: 81/285
    -------------------------------------------------
    A Roma il sole sorge alle 06:10 e tramonta alle 18:23 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 06:22 e tramonta alle 18:37 (ora solare)
    Luna: 5.09 (tram.) 16.38 (lev.)
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    Per san Benedetto la rondine sotto il tetto.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Beltà e follia vanno spesso in compagnia.
    (Proverbio)









    RIFLESSIONI



    ... LA GRANDE TELA …
    ... “Che bello è un periodo fantastico nella mia vita”; piccoli scossoni della strada disconnessa interrompono per un attimo i pensieri. “Sto studiando molto e questo viaggio è la riprova”; arriva un messaggio sul telefono. Mamma, sempre presente, manda un saluto. “Mi sento felice; ancora pochi giorni ed è Pasqua”. Se i pensieri potessero esserre disegno e fotografare quell’attimo, creerebbero un quadro bellissimo dai colori caldi e forti come l’amore, profondi e decisi come i pensieri; sfumati ma con un senso di calma come i saogni di ognuno. Paesaggi sfrecciano veloci, qualcuno indossa le cuffie e ascolta musica per evadere lasciandosi cullare dalle note e dalle traiettorie imprevedibili delle emozioni che esse scatenano. “Siete arrivati?” un altro messaggia da un papà preoccupato dalla distanza e dal viaggio del figlio. Telefoni squilllano, telefoni accarezzati da dita veloci che compongono pensieri rapidi come la vita che sta scorrendo in quel momento. Un libro aperto per studiare e ripassare quei concetti che in aula non erano riusciti a suscitare quella giusta reazione di soddisfazione come accade per le altre nozioni.. Il sole è alto nel cielo, “domani è primavera. Voglio comprare un vestito tutto colori per festeggiare la nuova stagione che sta per iniziare”. Ancora uno scossone, il quadro per un attimo svanisce e gli occhi mettono a fuoco il luogo, il contesto dove sono. Gallerie, tante gallerie, una canzone si diffonde come a voler dire a tutti che possono tornare a dare colore a quel quadro che i pensieri e le emozioni stanno magicamente componendo. Di nuovo un telefono che squilla; “ciao sorellina, va bene ti porto tante foto da dove sono ora; si, tranquilla ti ho già preso un regalino per quando sarò a casa a Pasqua. Dai un bacio a mamma e papà. Di loro che li chiamo più tardi.” Pennellate ancora più chiare, più colorate, più belle a quel quadro fantastico che tutti stanno realizzando con le loro emozioni e pensieri. Un scossone ancora più forte, fortissimo. Cadono i pennelli, la tela si dissolve, un telefono squilla, squilla, squilla, squilla nel buio e nel silenzio improvvisamente arrivati. Francesca Bonello; Elisa Valent; Valentina Gallo; Elena Maestrini; Lucrezia Borghi; Serena Saracino; Elisa Scarascia Mugnozza ecco i nomi delle sette ragazze italiane morte ieri in Spagna insieme a altre 6 ragazze vittime di un incidente stradale mentre erano in viaggio su un autobus con a bordo 57 studenti Erasmus assegnati a Barcellona, di 22 nazionalità diverse. Continueremo a dipingere con più forza la nostra tela fatta di sogni e di emozioni, oggi con ancora più forza e amore. Buon Marzo amici miei … (Claudio)






    Si schianta un pullman Erasmus in Catalogna: morte 13 studentesse, 7 italiane.

    Il mezzo era di ritorno da un festival di fuochi pirotecnici a Valencia. Sono italiane 7 delle 13 vittime del tragico incidente stradale avvenuto ieri in Catalogna, che ha coinvolto un autobus con a bordo 57 studenti Erasmus assegnati a Barcellona, di 22 nazionalità diverse.

    Le vittime - Le autorità spagnole hanno confermato che le vittime italiane dello schianto del bus in Catalogna sono sette. Ecco i nomi: Francesca Bonello; Elisa Valent; Valentina Gallo; Elena Maestrini; Lucrezia Borghi; Serena Saracino; Elisa Scarascia Mugnozza. Le famiglie, si apprende, sono informate ma non hanno ancora fatto il riconoscimento, tranne per Valentina Gallo.

    Oltre alle sette italiane morte, sono decedute anche due tedesche, una romena, una uzbeka, una francese e una austriaca.

    L'autista dell'autobus è indagato per omicidi plurimi per 'imprudenza', secondo il codice spagnolo, riferisce il quotidiano catalano La Vanguardia. L'uomo, 63 anni, è stato ricoverato in terapia intensiva per una contusione polmonare e non potrà quindi presentarsi oggi davanti al giudice come era previsto.

    Nella notte all'ospedale di Tarragona (Spagna), per le gravi ferite riportate nell'incidente del pullman di ieri, è morta la studentessa toscana Elena Maestrini. Lo si apprende dal sindaco di Gavorrano (Grosseto), Elisabetta Iacomelli, che lo ha saputo dalla famiglia. Sono così due le ragazze toscane morte.

    Serena Saracino, una delle studentesse torinesi coinvolte nell'incidente di Tarragona, e' morta. Lo conferma il padre, Alessandro, contattato telefonicamente dall'ANSA. "E' morta... mia figlia è morta...", sono le parole pronunciate dall'uomo, che si trova da ieri sera in Spagna.

    "Quello che chiedo è che queste cose non accadano mai più: gli spostamenti dei giovani, che sono la nostra speranza e il nostro futuro, devono avvenire in sicurezza, con mezzi in buone condizioni, non alle 4 del mattino con autisti forse stanchi". Afferma Alessandro Saracino. "Non è colpa di nessuno - dice - ma non è possibile che giovani che vanno in un Paese amico come la Spagna per studiare perdano la vita in un modo così assurdo".

    Cordoglio di Renzi e del ministro Giannini. La Farnesina sta seguendo l'identificazione delle salme. In Catalogna due giorni di lutto, oggi e domani.
    (Ansa)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Primavera …

    Annuncio di primavera

    Gli alberi stecchiti ieri
    oggi fra gemme e rametti
    all'aria tutti i riflessi
    hanno fatti prigionieri.
    In ciascuno è impianata
    una nuvoletta rosa,
    nell'aria ancora brumosa
    una nuvoletta dorata.
    La strda c'hera compatta
    e torpida, si granchisce.
    La ghiaietta si pulisce,
    dietro i passi s'arrabatta.
    Nella gola degli uccelli,
    c'è qualche cosa di nuovo.
    Un poco di gioia ammodo
    un principio di stornelli.
    (M Dazzi)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Il bambino e l'airone

    C'era una volta un bell'airone che dedicava tutte le sue giornate alla cura dei suoi piccoli.
    Ogni giorno si svegliava di primo mattino, andava a prendere delle piccole larve per farli mangiare e dei rametti per coprirli e tenerli al caldo; dopo aver preso tutto il necessario tornava nel nido e portava tutti i vermetti e i rametti ai suoi piccoli. Un bambino di nome Cemal era solito giocare con i suoi amici al di fuori della sua capanna.
    Un giorno vide l'albero in cui vi era il nido dell'airone e disse: ”Bene ora lo colpirò in pieno con un sasso così gli uccellini cadranno e moriranno!”.
    Non appena Mamma Airone tornò dal suo solito viaggio vide Cemal pronto a lanciare il sasso, allora volò da lui in tutta fretta e cinguettò: ”Ti prego non lo fare! Farò tutto ciò che vuoi ma lascia stare i miei piccoli!”.
    Cemal sentendo quelle parole non ebbe nessuna esitazione e in un secondo lanciò il sasso colpendo il nido, facendolo cadere e uccidendo i piccoli aironi. Mentre Cemal festeggiava il risultato della sua azione con i suoi amici Mamma Airone volò via disperata, piangendo. Qualche giorno dopo arrivò nel villaggio di Cemal una tremenda pantera nera con zanne affilate che cominciò a depredare tutte le capanne e ad uccidere gli abitanti del villaggio.
    Quando la pantera arrivò alla capanna di Cemal, il bambino scoppiò a piangere dicendo: ”Ti prego pantera! Non far del male alla mia famiglia, prendi tutto ciò che vuoi ma non mangiare i miei fratelli!”.
    A quelle parole la pantera guardò Cemal e disse: ”Mi spiace ma non posso, questa è la mia natura, io sono una pantera, sono nata per correre e cacciare..”.
    Dopo aver detto questo la pantera uccise tutti i fratelli di Cemal mangiandoli in un sol boccone. Mentre la pantera era sul punto di mangiare anche Cemal, lui disse: ”Chiedo perdono per aver ucciso quei piccoli aironi! Sono davvero pentito e prometto che non farò più del male a nessuno!”.
    Nell'udir quelle parole la pantera richiuse le sue grandi fauci e se ne andò via tra i meandri della savana. Cemal era davvero pentito e aveva imparato la lezione: non fare del male alle creature della terra altrimenti il male che farai ti verrà restituito nello stesso modo in cui tu l'hai procurato.
    Così decise di recarsi da Mamma Airone, porgerle le scuse per la cattiva azione che aveva fatto e aiutò il volatile nella costruzione del nido che avrebbe ospitato i piccoli che Mamma Airone avrebbe dato alla luce da una nuova nidiata.

    (Ivan Maurici)



    ATTUALITA’


    Scoperti 9 mostri stellari, 100 volte più grandi del Sole.

    Sono riunite in un unico ammasso. Scoperte nove enigmatiche stelle supergiganti con una massa record di oltre 100 volte quella del nostro Sole: sono riunite in un unico ammasso stellare, chiamato R136. Le ha scoperte e descritte sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, Paul Crowther, dell'università britannica di Sheffield, basandosi sulle immagini del telescopio spaziale Hubble.

    Di stelle con una massa centinaia più grande di quella del Sole, come quelle appena scoperte, se ne conoscono pochissime, appena qualche decina, e i meccanismi che ne rendo possibile la formazione rappresentano ancora oggi un punto interrogativo. La loro incredibile massa le porta a produrre un'enorme quantità di energia e per questo sono particolarmente calde e luminose, milioni di volte il nostro Sole. Caratteristiche che le fanno avere una vita breve, appena pochi milioni di anni, e le rendono difficili da vedere, perché la maggior parte della luce che emettono è solo ultravioletta.

    I nuovi 9 giganti stellari sono stati individuati all'interno di un ammasso stellare, una sorta di 'condominio' di stelle riunite in uno spazio ristretto, all'interno della nebulosa della Tarantola a 170.000 anni luce da noi. Vederli è stato possibile solo grazie a un particolare strumento, lo Space Telescope Imaging Spectrograph (Stis), che si trova a bordo di Hubble, il telescopio spaziale nato dalla collaborazione di Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa).

    All'interno di questo ammasso stellare erano stati già trovati altri giganti simili, tra cui anche R136a1 la più 'pesante' e luminosa stella conosciuta. Ora, grazie alla nuova scoperta, sarà possibile analizzare meglio i possibili meccanismi proposti finora, che siano ad esempio il risultato della fusione di stelle binarie, per spiegare l'esistenza di questi giganti teoricamente 'impossibili'.
    (Ansa)





    Arriva nuovo iPhone a vigilia scontro Fbi.

    Evento Cupertino, martedì appuntamento in tribunale. Un nuovo iPhone alla vigilia della prima udienza in tribunale. Apple sfida l'Fbi e lancia il nuovo iPhone SE con schermo da 4 pollici a 24 ore dal primo faccia a faccia con le autorita' americane sullo sblocco dell'iPhone del killer di San Bernardino.

    L'evento Apple si tiene a Cupertino e potrebbe rappresentare una nuova occasione per l'amministratore delegato Tim Cook per attaccare il governo e la sua richiesta che mette a rischio milioni di persone. Martedi' invece l'appuntamento e' in tribunale, alla corte federale di Riverside in California alle 13.00 ore locali: Apple e l'Fbi si troveranno per la prima volta faccia a faccia dopo mesi di attacchi a distanza.

    Apple presentera' anche un nuovo iPad Pro da 9,7 pollici e nuovi cinturini per l'Apple Watch. Le novita' arrivano mentre i timori sulle vendite di iPhone rientrano. Gli analisti ritengono infatti che nel trimestre le vendite di iPhone siano superiori alle attese: una previsione che ha spinto al rialzo nelle ultime sedute il titolo Apple, dopo essere scesi del 19% fra novembre e la fine di febbraio. ‬
    (Ansa)





    Twitter ha 10 anni, luci e ombre del microblog.

    "E' fondamentale, ci sarà anche nel 2030", dice Jack Dorsey. Compleanno di riflessione per Twitter che soffia su 10 candeline. L'età di un bambino che si affaccia all'adolescenza e deve trovare la sua strada. "E' un servizio fondamentale, ci sarà nel 2020 e anche nel 2030", così Jack Dorsey, uno dei fondatori e attuale amministratore delegato della società, proprio oggi respinge le critiche sullo stallo dei conti e degli utenti. Sono 320 milioni quelli attivi ogni mese, ben lontani dai numeri di Facebook e Instagram e pure da quelli di WhatsApp e Snapchat che stanno conquistando sempre più giovani.

    Senza contare che il gruppo in dieci anni di vita non è ancora riuscito a chiudere un bilancio in attivo e dalla sua quotazione in Borsa, avvenuta nel novembre 2013, ha perso il 50% del valore delle azioni. Il primo tweet fu lanciato il 21 marzo 2006 proprio da Jack Dorsey, allora giovane sviluppatore.

    Il microblog nasce sulle ceneri di Odeo, un sistema per pubblicare sul web messaggi audio o video via telefono. L'inventore Noah Glass (che poi abbandona) fa salire sulla barca Evan Williams (ex Google), il web designer Jack Dorsey e l'ingegnere Blaine Cook. Ad accorgersi del social network fu il blog TechCrunch perché qualcuno a San Francisco lo usa per dare la notizia di un terremoto. Da li' Twitter vola. In un anno triplica la mole di cinguettii (da 20.000 ad oltre 60.000 al giorno). E da un utente, Chris Messina che ora lavora per Uber, arriva il suggerimento del simbolo del cancelletto per gli hashtag.

    Nel 2009 Twitter documenta la rivolta in Iran e poi la Primavera araba. Gli utenti fanno la cronaca della tragedia di Haiti e della cattura di Osama Bin Laden. E la piattaforma vista la velocità con cui circolano le informazioni diventa, suo malgrado, anche veicolo di propaganda del terrorismo: di recente ha rimosso 125mila account di persone legate all'Isis.

    Lontani i tempi solo dei messaggi da 140 caratteri, ora Twitter è un media completo: si possono postare link, foto, messaggi diretti, video e fare streaming con Periscope. Mentre è cresciuto il fenomeno della 'social tv' - guardare programmi e commentarli sul social in tempo reale - che ha portato alla nascita di una sorta di share parallelo calcolato da Nielsen.

    Per tutte queste caratteristiche Twitter è usato dai media e dai politici. Primo fra tutti Barack Obama che ha superato i 72 milioni di follower, ma anche dal Papa che con i suoi otto account nelle varie lingue arriva a 27 milioni di seguaci. Ma la reginetta è Katy Perry: la popstar è vicina agli 85 milioni di follower. In Italia invece il più seguito è Valentino Rossi (4 milioni).

    "Il compleanno ci offre l'opportunità di riflettere sulle tappe importanti della nostra piattaforma, ma soprattutto sui milioni di utenti che hanno fatto la storia di Twitter e che l'hanno reso ciò che è oggi", ha spiegato all'ANSA Salvatore Ippolito, Country Manager di Twitter Italia.

    Nonostante tutti questi traguardi positivi nel quartier generale della società a San Francisco le celebrazioni per il compleanno si mescolano ai dibattiti sul futuro, compreso l'abbandono del tratto distintivo dei 140 caratteri.

    "Per molte persone Twitter è troppo difficile da usare, fa paura e fa sentire soli", ha osservato qualche mese fa uno dei suoi investitori, Chris Sacca. E suggerimenti sono arrivati persino da Kim Kardashian che ha chiesto di inserire l'opzione di modifica dei tweet.

    Qualche settimana fa il sito Business Insider ha scritto che Jack Dorsey lavora 18 ore al giorno (è anche amministratore delegato di Square, società di pagamenti con smartphone) per affrontare la sfida di risollevare Twitter. Sfida difficile se persino un manager smaliziato come Mark Zuckeberg alla domanda rivoltagli di recente a Berlino "Cosa farebbe se fosse Ceo di Twitter?" ha risposto farfugliando "Non ne ho idea".
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Pedro - Galletto coraggioso




    locandina


    Un film di Gabriel Riva Palacio Alatriste. Con Bruno Bichir, Carlos Espejel, Angélica Vale, Omar Chaparro, Maite Perroni


    Film d'animazione messicano che cita e reinterpreta con ironia latina la cinematografia statunitense, con una buona dose di originalità e vitalità narrativa.
    Paola Casella


    Pedro è al suo debutto come galletto del cortile che condivide con un gruppetto di uova non ancora schiuse ma molto chiacchierone, il gallo Don Poncho e a sua figlia Di, passione segreta del nostro eroe. Quando la fattoria, gestita da un'anziana contadina, va in bancarotta Don Poncho, che ha un passato di gallo da combattimento, suggerisce di partecipare a una lotta fra galli: se Poncho vincerà salverà la fattoria, se perderà l'intero pollaio dovrà trovare un'altra casa. In realtà a combattere sarà Pedro, non prima di essersi sottoposto ad un allenamento estenuante, e cercherà non solo di salvare la fattoria ma anche di raggiungere l'agognata maturità e conquistare la simpatica Di.
    Pedro galletto coraggioso è un film di animazione realizzato al computer da un team di disegnatori messicani che avevano già raccolto grandi consensi in patria raccontando le avventure di una serie di uova animate. Questo terzo lungometraggio realizzato dalla Huevocartoon Producciones ha sbancato il botteghino in Messico, e bisogna riconoscergli un'originalità e una vitalità narrativa che non sfigurano all'interno del cinema messicano contemporaneo. È soprattutto nella regia che Pedro galletto coraggioso tira fuori gli artigli, cimentandosi in sequenze assai movimentate e privilegiando inquadrature rocambolesche. Dalla gara di rap all'allenamento di Pedro che fa il verso a Rocky (ma il tema della saga è rivisitato in chiave mariachi) alle scene sul ring in cui il galletto coraggioso deve fronteggiare il campione Sylvester Pollone, il film messicano osa parecchio e si diverte a citare la cinematografia dominante, ovvero quella statunitense, reinterpretandola con ironia e gestualità latine. Anche la confezione - è il caso di dirlo - "ruspante", più per penuria di mezzi che per mancanza di idee, ha un suo charme anti hollywoodiano (e anti nipponico).
    Certo, la grafica è ai limiti del kitch, i personaggi - soprattutto le uova - sembrano uscire da una pubblicità a basso costo (al confronto Calimero era un quadro di Picasso), e l'idea di raccontare un'attività equivoca (e in molti Paesi illegale) come i combattimenti fra galli trasformandola in una libera scelta fra quei pennuti che nella realtà ne sono semplicemente vittime, destano qualche perplessità. Ma la storia del galletto di gran cuore e di scarsa muscolatura che per difendere la sua casa e i suoi amici impara a volare come un'aquila è energizzante e fortemente motivante: piacerà soprattutto ai più piccoli, specie se appassionati di videogiochi.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    La Ciudadela de Jaca



    La Cittadella è l'icona principale di Jaca, un comune spagnolo situato nella comunità autonoma dell' Aragona. È il capoluogo della comarca della Jacetania, alla quale ha dato il nome, ed è situata lungo il Cammino aragonese di Santiago, a circa trenta km dalla frontiera ispano-francese. E' una cittadina pirenaica dal passato illustre e prima capitale del Regno d'Aragona. Fu Diocesi nell'XI secolo, e possiede un'imponente cattedrale romanica oltre alla cittadella che con la sua forma a stella pentagramma e la sua posizione, nel centro della città si è divenuta il segno distintivo della regione.

    Fu eretta tra il XVI e il XVII secolo su commissione del re Filippo II, per difendere la città contro l'esercito francese, ma non fu mai stata danneggiata o attaccata; solo nel 1809 fu conquistata dalla Francia dopo la sua capitolazione a causa del numero esiguo di persone che difendeva Jaca. Tuttavia la fortezza fu riconquistata cinque anni dopo, nel 1814.
    Restaurato nel 1968, l'ingegnere Spannocchi si rifece agli schemi dell'architettura militare dell'artiglieria e rappresenta l'unica fortezza, di questo tipo, al mondo che si conservi integra. Il complesso è formato da una fortificazione con una trincea confinante alle sue pareti esterne e un ponte mobile al suo ingresso. All'interno delle mura vi è una costruzione pentagonale, una chiesa e un cortile. Costruita su pianta pentagonale con un baluardo a forma di freccia su ogni angolo; il suo fossato è oggi luogo popolato da cervi. Il ponte levatoio dà accesso alla corte d'armi, intorno alla quale vi sono i diversi ambienti. Una sala ospita il Museo delle Miniature Militari, dove è rappresentata la storia del castello con l'aiuto di 32.000 soldatini di piombo.

    ...la storia delle cittadelle...


    La cittadella fu una fortezza connessa al circuito murario di un centro urbano e fu realizzata sia per migliorarne la capacità di resistenza ad un attacco nemico, sia per poter approntare una difesa adeguata in caso di sommosse e sollevazioni popolari della cittadina. Il termine, già in uso nella seconda metà del XV secolo, deriva dal diminuitivo della parola “città”, poichè rappresenta, come descritto da Pietro Cataneo nel suo "I quattro primi libri di architettura" del 1554, "una città in miniatura che riproduceva le mura, le strade, la piazza, la chiesa, le case". La costruzione poteva avvenire su di un preesistente castello tardomedievale che veniva racchiuso all’interno di una cinta muraria bastionata come il Castello Sforzesco di Milano, o più frequentemente con la demolizione di fortilizi medievali come a Pamplona. Era posta in posizione sopraelevata rispetto al nucleo urbano, la sua forma il più delle volte era pentagonale, con bastioni disposti ai vertici, la cittadella presentava al centro una piazza, che riprendeva la geometria dell’insediamento oppure di forma quadrata o rettangolare, utilizzata come piazza d’armi, lungo i cui fronti, talvolta continui e porticati, si disponevano gli edifici principali come la residenza del castellano, gli alloggi degli ufficiali, la chiesa. Dallo spazio centrale, partivano radialmente una serie di strade larghe e diritte che conducevano ai diversi bastioni. La porta d’accesso alla fortezza, spesso monumentale, si apriva lungo la cortina rivolta verso la città e interna alle mura, protetta da baluardi.
    La loro costruzione rappresentava i principali strumenti di potere della monarchia per il controllo dei grandi centri urbani. Per secoli fu prassi che le monarchie, soprattutto quella spagnola, costruissero le cittadelle, dopo rivolte e insurrezioni popolari, per garantire la restaurazione dell’ordine sociale e la fedeltà al potere sovrano delle città insorte. Furono strumenti di oppressione dei popoli e di repressione di ogni voce di dissenso rispetto alla politica delle monarchie assolute, per questo furono sovente oggetto di devastazioni o di sistematiche demolizioni, da parte di popolazioni inferocite e di governi rivoluzionari.

    (Gabry)





    8103634128_bc480a9bf9_z


    La Musica del Cuore



    musica-e-libri



    I Grandi Cantautori Italiani






    Claudio-Baglioni-2
    foto:tvzap.kataweb.it



    Claudio Baglioni



    Cinquantuno Montesacro e tutto cominciava.
    La miccia brucia lenta, il perché non è chiaro. C'è solo il sapore indistinto di un richiamo lontano.
    Qualcosa che si affaccia alla porta della coscienza, un desiderio che sale da dentro e che si lascia afferrare.
    Il meccanismo ormai è scattato. Qualcuno da qualche parte ha gridato "azione" e la camera comincia a girare; la pellicola scorre in un frusciare leggero e gli occhi scuri delle ottiche carrellano su cose e persone.

    Il bambino sale su una sedia. Intorno un silenzio divertito e curioso, papà - dice - annunciami che devo cantare.

    E' cominciato così, il bisogno di di capire cos'è che, passo dopo passo, ci rende quello che siamo.
    L'urgenza di raccontare prende alla gola, assieme al bisogno di mettere ordine tra le parole che salgono miste alle suggestioni portate da mani che perquisiscono corde e tasti alla ricerca di note da fissare sul nastro di un pentagramma che gira. Un unico
    lunghissimo piano sequenza che ci accompagna, senza che il regista smetta mai,
    neppure per un istante, di chiedersi se a poco a poco il gioco abbia ingoiato la realtà, e se guardando nel suo interno sia ancora in grado di capire "quale sia l'immagine e quale la persona, quale il volto, quale l'icona".

    Questo e molto altro è Claudio.

    Un unico orizzonte senza confini, nel quale note e parole si inseguono sul rigo musicale della coscienza, chiavi delle mille stanze di questo "vecchio albergo", metronomo del passo incerto con cui attraversiamo il tunnel del tempo.
    Il giardino nel suo ordine disordinato dei pensieri ospiterà nuovi colori, nuove forme, nuovi odori e mille altre domande, per capire che quei segni e quei suoni non ci hanno attraversato invano.


    1951
    Nasce a Roma, il 16 maggio.

    1965
    Partecipa ad un concorso di voci nuove del suo quartiere (Centocelle).

    1966
    Prima esibizione professionale, in un teatro periferico di varietà, per una paga di 1.000 lire.

    1967
    Scrive una suite musicale su una poesia di E. A. Poe, "Annabel Lee". Primo provino con la RCA.

    1968
    Compone le sue prime canzoni, tra cui "Signora Lia" e "Interludio".

    1969
    Primo contratto discografico con la RCA.

    1970
    Partecipa al "Disco per l'Estate" con "Una Favola Blu", il suo primo 45 giri. Realizza il primo album, "Claudio Baglioni", arrangiato da Ruggero Cini, prodotto da Antonio Coggio.

    1971
    Vince il "Premio della Critica" al Festival Internazionale di Sopot (Polonia). Secondo album, "Un Cantastorie Dei Giorni Nostri".

    1972
    Canta le canzoni della colonna sonora del film "Fratello Sole, Sorella Luna", di Franco Zeffirelli. Scrive "Bonjour La France", che interpretata da Rita Pavone raggiunge il primo posto nelle classifiche francesi. Tour in Polonia. Esce il terzo album, "Questo Piccolo Grande Amore", arrangiato da Tony Mimms, al primo posto in tutte le classifiche.

    1973
    Primo tour italiano. Pubblica il quarto album, "Gira Che Ti Rigira Amore Bello".

    1974
    Lavora a Parigi con Vangelis per l'album "E Tu...". Il disco, oltre che in Italia, raggiunge il primo posto anche nelle classifiche sudamericane. Vince il Festivalbar.

    1975
    Registra il sesto album, "Sabato Pomeriggio", arrangiato da Louis Enriquez Bacalov. L'album scala le classifiche spagnole e sudamericane. Suona e canta "Poster" con Astor Piazzolla. Tour in Argentina, Brasile, Perù, Venezuela, Messico.

    1977
    Esce l'album "Solo", realizzato con Toto Torquati. Tour negli Stati Uniti e Canada. Tour estivo negli stadi. Si conclude il contratto RCA.

    1978
    Firma un nuovo contratto con la CBS. Esce l'ottavo album, "E Tu Come Stai", realizzato in Francia (Chateau d'Herouville) con Ruggero Cini e Rodolfo Bianchi.

    1979
    Realizza e promuove a Parigi la versione in francese di "E Tu Come Stai". Segue un lungo tour nei teatri italiani.

    1980
    Presenta "E Tu Come Stai" in Spagna. Tour in Cecoslovacchia e Jugoslavia.

    1981
    Esce "Strada Facendo", nono album, registrato tra Oxford e Londra con Geoff Westley. Tour nei palazzi dello sport.

    1982
    Compone e registra il brano "Avrai" per la nascita del figlio. Parte il tour "Alé-oo", che totalizza un milione di spettatori: due concerti speciali all'Arsenale di Venezia, su una piattaforma galleggiante, e a Piazza di Siena (a Roma), con 150.000 persone.

    1983
    Il doppio album live "Alé-oo" vende oltre un milione di copie.

    1984
    Un concerto tutto acustico e per la prima volta da solo all'Arena di Verona.

    1985
    Cantando dal vivo durante il Festival della Canzone Italiana di Sanremo, ritira il premio per la "Canzone del Secolo", assegnato dal pubblico italiano a "Questo Piccolo Grande Amore". Esce "La Vita E' Adesso", undicesimo album, arrangiato da Celso Valli, un disco che rimane in classifica per 18 mesi, con 1.200.000 copie vendute. Il tour "Notte di Note" parte da Cagliari, per finire dopo 54 date a Roma, in un doppio concerto per 80.000 persone: è il primo concerto trasmesso in diretta dalla televisione. Esce "Notti di Note", il primo libro ufficiale dedicato a Claudio Baglioni. Primo videoclip con la regia di Gabriele Salvatores.

    1986
    Inizia da Lecce il tour "Assolo", con una singolare performance di tre ore in cui suona tastiere, chitarre e percussioni collegate in MIDI, missate da Pasquale Minieri. Esce il triplo album live "Assolo", che vende più di un milione di copie.

    1987
    Pubblica il libro "Assolo. Non Solo", lungo spartito musicale progettato al computer che riproduce le sue esecuzioni dal vivo. Canta e suona "Uomini Persi" con la "London Symphony Orchestra" diretta dal Maestro Lorin Maazel al Palasport di Bologna.

    1988
    Inizia la lavorazione del nuovo album negli studi Real World con Pasquale Minieri e Celso Valli. A Torino, durante l'unica tappa italiana del tour di Amnesty International "Human Rights Now", canta dieci sue canzoni, tra cui "Ninna Nanna Di Guerra" con Peter Gabriel, e poi "Chimes Of Freedom" di Bob Dylan, "Get Up Stand Up" di Bob Marley con Bruce Springsteen, Sting, Tracy Chapman, Peter Gabriel e Youssou N'Dour.

    1989
    Concerto a Londra con Tony Levin, Jerry Marotta, Paolo Gianolio, Walter Savelli. Rinnova il contratto con la CBS, diventata Sony.


    1990
    Dopo due anni di lavorazione, esce "Oltre", dodicesimo album, raccolta di 20 canzoni con ospiti: Pino Daniele, Paco De Lucia, Steve Ferrone, Richard Galliano, Paolo Gianolio, Mia Martini, Manu Katchè, Tony Levin, Oreste Lionello, Didier Lockwood, Youssou N'Dour, Phil Palmer, Danilo Rea, David Sancious.

    1991
    Suona a sorpresa in alcune discoteche. Poi un concerto itinerante su un camion, nella periferia romana. Al Teatro dell'Opera di Roma canta "Tamburi Lontani" con la Banda dei Carabinieri. Al Palaeur di Roma partecipa a "Insieme Contro La Droga" davanti a 15.000 ragazzi. Due grandi concerti allo Stadio Flaminio di Roma: uno viene trasmesso in diretta televisiva. A Barcellona suona e canta con Montserrat Caballé "Sabato Pomeriggio".

    1992
    A gennaio parte da Firenze "Oltre Il Concerto", il lungo tour che dopo 51 date e 400.000 spettatori si conclude sempre a Firenze 4 mesi dopo. "Oltre Il Concerto" è molto più di un semplice concerto: accompagnato da una mostra, incontri culturali e seminari, è caratterizzato dalle collaborazioni con giovani musicisti (palchi vengono messi a disposizione degli allievi delle scuole di musica popolare di tutta Italia, alcuni di loro suonano a sorpresa con Claudio Baglioni). A maggio ritorna al Palaeur di Roma di fronte a quindicimila ragazzi delle scuole per un altro concerto di solidarietà. L’annuale sondaggio tra i lettori di "Sorrisi e Canzoni" decreta "Oltre il concerto" miglior tour. Il 21 maggio parte la continuazione estiva della tournée che prende il nome di "Assieme, sotto un cielo mago" alla quale assistono oltre 200.000 spettatori; John Giblin sostituisce Tony Levin al basso, il palco offre una scena su tre fronti. Il 15 luglio esce "Assieme (oltre il concerto)", 14 canzoni registrate dal vivo durante la tournée e trattate con il nuovo sistema digitale olotonico Roland Space Sound. Il 28 Settembre prende il via "Ancorassieme", l'ultima parte del tour, che si sviluppa in un giro di dieci concerti organizzati da Franco Novelli, dopo il quale esce un album live dallo stesso titolo, che conclude trionfalmente un anno di concerti.

    1993
    Inizia la preparazione del nuovo album. A settembre "Concerto contro la mafia", "Giù la maschera" a Palermo dopo l'uccisione dei giudici Falcone e Borsellino e delle loro scorte. In ottobre, nell'ambito del progetto "Musica e Mondo giovanile", partecipa insieme ad Antonino Caponnetto, Salvatore Borsellino, Maria Falcone e Giuseppe Costanza all'assemblea organizzata dagli studenti dell'ITCC Pasini di Schio.

    1994
    Claudio Baglioni è ospite del "34° Festival Internacional de la Cancion de Viña del Mar" (Chile). Compone e canta "Acqua Nell'Acqua", la sigla dei VII Campionati del Mondo di Nuoto. Il secondo brano presentato è una struggente versione del brano "Nel blu dipinto nel blu" di Domenico Modugno.

    1995
    Il 23 settembre inizia il "Tour Giallo" a Castelluccio di Norcia. Per una settimana Claudio Baglioni gira con un gruppo di musicisti su un camion giallo ed esegue dei "concerti-blitz" a sorpresa nelle piazze e nelle strade dell'Italia Centrale presentando nelle due ore di spettacolo in anteprima assoluta il brano Hit del nuovo album "Io sono qui", che esce il 28 settembre totalizzando nel primo week-end di vendita 300.000 copie. Il 28 ottobre Claudio Baglioni vara CLAB, l’Associazione Artistico Culturale che nel giro di pochi anni raggiungerà un altissimo numero di iscritti (oltre 17.000) e con la quale nasceranno iniziative particolari ed assolutamente inedite, come raduni, videocassette e cd, solo ed esclusivamente per gli associati. Il 2 novembre il videoclip di "Io sono qui", un cortometraggio di oltre 7 minuti diretto da Carlo Sigon, viene presentato in anteprima nazionale su Canale 5: l'audience raggiunge un picco di oltre 7.000.000 di telespettatori.

    1996
    Il 23 gennaio parte da Verona il "Tour Rosso", ribattezzato dagli addetti ai lavori "il tour dei record", che dopo 49 concerti con tutto esaurito ed oltre 450.000 spettatori in 3 mesi si conclude a Firenze il 26 aprile; per la prima volta Baglioni si esibisce con la teatralità e la fantasia dell’immagine unendo ai musicisti una compagnia di performers danzanti. Nell'ambito di Antennacinema Media è ospite della manifestazione "Gli incontri di Bruno Voglino". Riceve il Premio Roma Europea. Claudio Baglioni - con un gruppo di musicisti composto da Paolo Costa, Paolo Gianolio, Gavin Harrison, Danilo Minotti, Danilo Rea, Elio Rivagli e Walter Savelli - riparte il 12 settembre ad Acquatica (Milano) sul camion debitamente dipinto per il "Tour Giallo elettrico", che si conclude dopo 14 concerti il 28 settembre a Nettuno (Roma). In qualità di ambasciatore artistico della FAO partecipa il 27 ottobre al World Food Day Concert tenutosi a Roma; la sigla "Koinè" è una sua composizione per l'avvenimento sociale. Il 22 novembre esce il live "Attori e Spettatori" seguito il 5 dicembre dall'home video "Baglioni nel rosso". Il viaggio televisivo durante il mese di dicembre comprende uno "Speciale Piper Club" di Roma per proporre la nuova versione di Q.P.G.A. nel luogo che aveva visto quasi trent’anni prima il debutto della versione del '72. Segue un secondo Speciale TV "RAI 2" dedicato all’attività artistica dell’anno trascorso curato dal regista C. Pierleoni, ed una serie di partecipazioni televisive: "Stelle di Natale", "Carramba che sorpresa", "Buona Domenica", "Il derby del cuore", "Regalo di Natale" e il "Concerto di Natale" eseguito nella sala Nervi del Vaticano. L'anno si conclude con il videoclip di "Noi no (noi mai più)", trasmesso su RAI 2 la sera del 31 dicembre.

    1997
    Da fine gennaio a fine febbraio co-concduce con Fabio Fazio il varietà "Anima Mia" di RAI 2. La trasmissione (una evocazione nostalgico-emotiva degli anni Settanta) riscuote un grandissimo successo e viene nominato "programma dell’anno". Il 15 Maggio asce il cd "Anime in Gioco", una entusiasmante e divertente rielaborazione dei brani cover eseguiti nel programma "Anima Mia".

    1998
    Il 26 gennaio tiene un concerto di beneficenza al Teatro Augusteo di Napoli a favore della comunità carceraria minorile "I ragazzi di Nisida". A maggio esce il volume "C’era un Cavaliere bianco e nero" (edito da Mondadori), un libro fotografico commentato da Claudio Baglioni, Guido Tognetti e Alessandro Dobici, che raccoglie immagini e momenti dei lunghi tour, insieme alle emozioni, agli appunti e le radici poetiche del suo linguaggio musicale. In seconda serata su RAI 2 viene trasmesso il cortometraggio di 45 minuti dal titolo suggerito dal libro appena pubblicato: una storia antologico-romantica, realizzato a Santa Severa. Dal 18 maggio al 18 luglio conduce su RAI–Radio 2 il programma "Mezzogiorno con". A giugno esce il cd "Da me a te" contenente la canzone composta in occasione del centenario della F.I.G.C. (Federazione Italiana Gioco Calcio), insieme ad undici armonizzazioni e ambientazioni musicali, ciascuna a sottolineare i diversi aspetti della particolare forma di osmosi e contaminazione reciproca che unisce calcio e quotidianità. Esce il videoclip" Da me a te", trasmesso su RAI 2 in assoluta anteprima. 6 giugno, Stadio Olimpico di Roma, per la prima volta concesso per la sua completezza: Baglioni presenta "Da me a te", uno spettacolo unico, irripetibile, geniale. Il "Tour degli stadi". Una replica a Roma (7 Giugno) e poi Milano, Palermo, e Napoli, per oltre 400.000 spettatori. Dalla città allo stadio, una serie di piccoli eventi, incontri, sorprese, manifestazioni, apparizioni, musica e parole, che rendono il tour uno dei più grandi avvenimenti dell’ultimo decennio. Due dirette televisive (Roma e Milano) con un pubblico di oltre 10.000.000 di ascoltatori. A seguito del clamoroso successo del "Tour degli stadi" esce il triplo album dal vivo "A-Live", un’antologia dal vivo contenente il nuovo brano scritto appositamente per l’ultima data dello spettacolo a Napoli "Arrivederci o addio". Il 6 Ottobre partecipa alla prima trasmissione del programma TA RA TA TA, in onda su RAI1 in diretta da Bologna, presentata da Enrico Silvestrin. Esegue con la band alcuni brani del suo repertorio e duetta insieme a Lucio Dalla sulle canzoni "Hanna" e "Domani mai".

    7 Giugno 1999
    Teatro dell’Opera a Roma. "Loro sono là". Claudio Baglioni in forma totalmente acustica "piano chitarre e voce" esegue un concerto di beneficenza a favore dei" bambini dei Balcani". Lo spettacolo si snoda attraverso un viaggio sonoro con un repertorio inconsueto. Brani meno conosciuti del suo repertorio riarrangiati per l’occasione, tra cui la canzone che da il titolo alla manifestazione.

    12 Giugno 1999
    Quinto Raduno Clab a Cinecittà. Sette ore e mezzo di spettacolo tra le scenografie della città del cinema. Claudio suona con gruppi romani dai diversi stili musicali: Overcrossing, Figli delle stelle, Travagnin/ Buffa, Cornetti caldi, Il tempio e i mercanti, Erredieffe, Chiodofisso (quest’ultima band capitanata dal figlio Giovanni) per poi proseguire con un gioco di nomination delle sue canzoni filologicamente paragonate a tematiche cinematografiche, per gli Associati a Clab. Circa quattromila persone accorse da tutta Italia.

    30 Ottobre 1999
    Il 30 Ottobre 1999 organizza un'iniziativa unica per presentare in assoluta anteprima il nuovo disco Viaggiatore sulla coda del tempo. Con un manipolo di entusiasti collaboratori e giornalisti si sposta con un aereo nella tratta Firenze - Milano - Napoli - Catania - presentando, parlando, raccontando e cantando le 12 canzoni presenti nel disco in quattro Hangar negli aereoporti delle quattro città. Il tutto nello stesso giorno, partendo alle ore 9.00 a Firenze per riatterrare a Roma nella notte del giorno stesso.

    31 Ottobre 1999
    Il 31 Ottobre 1999 al Palaghiaccio di Marino (Roma) presenta davanti a oltre 6000 iscritti all'Associazione artistico culturale Clab l'album " Viaggiatore sulla coda del tempo " aggiungendo una performance inedita di canzoni eseguite alla chitarra inerenti al tema del " Viaggio " scritte nel corso del suo percorso artistico. (In viaggio - w L'inghilterra - Io una ragazza e la gente - Cincinnato e Via)

    Novembre 1999
    Nel mese di Novembre 1999 partecipa in collaborazione con Fabio Fazio (Rai 2) al programma di 5 puntate " L'ultimo valzer ", trasmissione innovativa sugli oggetti e le emozioni da portare nel nuovo secolo. Presenta in anteprima con musicisti e danzatori il singolo " Cuore di aliante " dell'album ancora in lavorazione " Viaggiatore sulla coda del tempo ". In ogni puntata esegue con personaggi della storia musicale nazionale e internazionale duetti di grandissimo valore artistico ( Sting - Art Garfunkel - Al stewart - Antonello Venditti - I Pooh - Lucio Dalla - etc) e crea inoltre un contrappunto musicale con i giovani della canzone italiana (Carmen Consoli - Irene Grandi - Alex Baroni - Samuele Bersani - etc)

    12 Novembre 1999
    Esce il 12 Novembre 1999 l'album " Viaggiatore sulla coda del tempo " un disco dalle sonorità ricercate, e dalle atmosfere tinteggiate per ognuno dei 12 brani presenti nel disco, che narrano la storia del " Viaggiatore ". Il disco realizzato tra L'Italia e gli Stati Uniti (S. francisco) vede come arrangiatori dei brani lo stesso Baglioni, Corrado Rustici, Paolo Gianolio. Il disco viene prenotato da oltre trecentomila persone e nel giro di neppure un mese dall'uscita raggiunge le 600.000 copie, ottenendo un consenso di pubblico e critica clamoroso.

    17 Dicembre 1999
    Il 17 Dicembre, riarrangiando il brano hit " Cuore di aliante " aggiungendo un prologo e un finale di percussioni e ritmica, utilizzando un cast di oltre 22 persone (band + danzatrici + percussioniste) partecipa in qualità di super ospite alla trasmissione " Carramba che fortuna " ottenendo un odience di oltre 13 milioni di telespettatori.

    31 Dicembre 1999
    Roma 31 Dicembre 1999 a P.zza S. Pietro, davanti a circa 200.000 spettatori in diretta televisiva su Rai 1 (mondovisione) partecipa all'ultima notte dell'anno, presentando 6 brani del suo repertorio. - La vita è adesso - Strada Facendo - Ninnananna Nannaninna - Noi no - Fratello sole sorella luna (in coppia con Filippa Giordano) una versione delicatissima pianoforte e voce di " Ave Maria " sempre con la Giordano, - Oh happy day con il gruppo " Harlem Gospel Singers - una toccante interpretazione di - Avrai - eseguita davanti al Santo Padre e conclude con una riarrangiata " cuore di aliante " con band e gruppo di zampognari.

    15 Marzo 2000
    parte da Firenze la nuova tournee " Il viaggio tour 2000 " uno spettacolo tecnologico basato sull'effetto della luce e la tecnologia virtuale dei laser (proiezioni e disegni) con movimenti di grandi stanze in tela, palco essenziale al centro e otto danzatrici.Uno show di oltre tre ore e un quarto presentato in 47 città d'italia con oltre 370.000 spettatori. Repliche in ogni città e il tutto esurito in ogni luogo, meritandosi dalla critica l'appellativo de " il tour dei record " Si conclude a Zurigo il 22 Giugno 2000. Realizza 4 video clip - Cuore di aliante - Stai su - Hangar - Si io sarò - per la regia di Duccio forzano - Alberto Cutroneo e Cosimo Alemà e i soggetti scritti da Guido Tognetti.

    13 Agosto 2000
    parte con il nuovo tour - Sogno di una notte di note - nell'anfiteatro di Pompei, con uno spettacolo unplugged di circa tre ore di parole e musica. I brani riarrangiati completamente in versioni di grandissima e toccante emozione vengono presentati in un viaggio attraverso il sogno e il racconto della musica nei più importanti anfiteatri romani e greci d'Italia, per un totale di 29 date, ottenendo un ampissimo consenso da parte del pubblico e della critica. Il tour si conclude il 22 Settembre a Lucca dopo aver toccato luoghi come L'anfiteatro di Taormina, Verona, Paestum, La valle dei templi, Ostia antica, Ferento, etc.

    23 Settembre 2000
    partecipa alla trasmissione televisiva " Vota la voce " - canale 5 - Vincendo due telegatti, uno per il miglior disco dell'anno e uno come miglior tour. Presenta tre brani dal vivo davanti al pubblico gremito nella p.zza di Arezzo in diretta tivù. Cuore di Aliante - Stai su - e una particolarissima versione unplugged di - Strada Facendo -

    31 Dicembre 2000
    Capodanno in Piazza del Duomo a Milano. Oltre 200.000 partecipanti che affollano la piazza e le vie circostanti assistono all'esibizione dell'artista romano. Concerto con i fidi musicisti tra cui Danielo Rea, Paolo Gianolio e Gavin Harrison, dai ritmi serrati ed elettrici legati ai brani più vibranti ed energici dell'artista, per l'occasione riarrangiati in ritmi serrati da adrenalina pura. Cuore di aliante - via - quanto ti voglio - domani mai etc. Rai 1 trasmette alcuni collegamenti dalla piazza milanese toccando punte di ascolto superiori a 9 miloni di telespettatori.

    15 Gennaio 2001
    Firma in collaborazione con la Casale Bauer la chitarra Stratocaster posta in vendita in limited ediction, devolvendo parte del ricavato alla ANT (associazione nazionale tumori)

    5 Febbraio 2001
    Vince il premio " internet winner " offerto dalla F.I.M.I. nella trasmissione Italian Music Awards come Artista più votato e visitato del web. Il sito Baglioni.it raggiunge apici di contatti di oltre 17 milioni di navigatori virtuali al mese.

    2 Maggio 2001
    Parte il tour - Incanto " tra pianoforte e voce " nel teatro Ventidio Basso di Ascoli. Per la prima volta in tutta la sua carriera, Baglioni si esibisce da solo in un concerto di oltre 3 ore, accompagnato soltanto dal pianoforte a coda. Con una scena semplicissima dedicando spazio e attenzione soltanto alla musica, scaldata dagli oggenti illuminanti costruiti da Enzo Catellani, con la regia teatrale di Pepi Morgia, Baglioni presenta uno spettacolo antipico, cantando brani mai presentati nei nelle tournee precedenti, come - stelle di stelle - lacrime di marzo - il sole e la luna - ti amo ancora - ora che ho te, etc. con una versione " vocale " di Buona fortuna " eseguita senza nessuna assistenza elettronica, da scatenare ogni volta nel pubblico presente una standig ovation di oltre 3 minuti di applausi ininterrotti. La tournee partita in sordina, per volontà dello stesso artista, ha girato l'intero paese per un totale di 38 date, vistiando città e teatri di assoluto prestigio e mai concessi alla musica pop, come Il - Massimo - di Palermo, e - l' Opera - di Roma o il - Malibran - di Venezia. Un tour dal - tutto esaurito - con la vendita di biglietti terminata a ogni botteghino dei teatri nel giro di poche ore. Una tournee emozionante, forte, intensa, segnata da esecuzioni toccanti e di prestigio, raccordate da racconti a volte ironici a volte intimi del passato di Claudio e del suo rapporto tra pianoforti e voce.

    17 novembre 2001
    Per la prima volta in Italia, viene varata l'iniziativa di porre in vendita sul sito www.claudiobaglioni.it (nello store dedicato all'artista) 36 brani estratti dai concerti di - InCanto tra pianoforte e voce - scaricabili in Mp3. In allegato era possibile avere tutti i testi delle canzoni, le fotografie inedite e le copertine del disco realizzabile direttamente dalla propria postazione internet.

    dal 20/12/01 al 31/03/02
    "InCanto tra pianoforte e voce" eseguito al Teatro S.Carlo di Napoli, concesso per la prima volta a un concerto di musica leggera, viene trasmesso sull'emittente televisiva Tele+

    5 Gennaio 2002
    Teatro Petruzzelli di Bari.

    8 luglio 2002
    Dopo il grande successo avuto con l'operazione Mp3 relativa ai brani di InCanto, a grandissima richiesta viene pubblicato il cofanetto triplo contenente 36 canzoni, disponibile solo e unicamente sul sito - www.claudiobaglioni.it
    19 Febbraio 2003
    Annunciate a sorpresa 8 date nei principali stadi italiani, per uno spettacolo senza precedenti. Dopo cinque anni da "Da Me A Te" Claudio Baglioni torna a esibirsi in grandi spazi. Debutto il 14 di giugno ad Ancona nello stadio del Conero, e chiusura il 12 di Luglio a Catania nello Stadio Massimino.

    29 Aprile 2003
    Vincenzo Mollica, con un ampio servizio all'interno del TG1 presenta in assoluta anteprima "Sono Io", primo singolo del nuovo album ancora in lavorazione.

    10 Maggio 2003
    Rai Uno dà il via a tre speciali dell'artista "Baglioni Live Story". Venti minuti ogni puntata (Il Cammino - Il Cuore - Il Canto) per raccontare tutti i più grandi successi Live, dallo storico tour "Ale-òò" del 1982 con le riprese di Piazza di Siena per arrivare alla tournee "InCanto - Tra Pianoforte E Voce". Le puntate (10 - 17 - 24 Maggio) curate e realizzate da Guido Tognetti , raggiungono un grandissimo successo di pubblico e di audience televisivo.

    15 Maggio 2003
    Partecipa come ospite alla serata dei Telegatti, consegnando il premio a Ombretta Colli e Dalia Gaberscik rispettivamente moglie e figlia del noto cantautore Giorgio Gaber, da poco scomparso.

    16 Maggio 2003
    Viene collocato davanti al Campidoglio di Roma, il MotorHome ACI, con all'interno una grande mostra fotografica inedita dell'artista e l'ascolto in anteprima di tutte le canzoni del nuovo album prossimo all'uscita. Sul sito www.Baglioni.it è possibile ascoltare i brani ancora inediti dell'album, con un'operazione mai fatta in Italia, denominata - Trailer Songs -.

    22 Maggio 2003
    Partecipa alla prima puntata Speciale di Zelig in prima serata su Canale 5 condotta da Claudio Bisio e Micelle Hunziker. Esegue al pianoforte "Mille Giorni Di Me E Di Te", , gioca in un duello di chitarre con Claudio Bisio e suona per la prima volta dal vivo un estratto del brano "Sono Io". La trasmissione viene seguita da oltre 14 Milioni di telespettatori.

    23 Maggio 2003
    Esce "Sono Io - L'Uomo della Storia Accanto". Si pone immediatamente al primo posto nelle classifiche nazionali e dopo soli sette giorni dall'uscita è già disco di platino con oltre 150.000 copie vendute. La presentazione dell'album avviene alla libreria Feltrinelli di Milano a mezzanotte del giorno precedente all'uscita, davanti a circa migliaia di persone entusiaste accorse da tutta Italia.

    13 Maggio 2003
    Esce "A tempo di musica" - il secondo volume fotografico di Claudio Baglioni, curato da Guido Tognettii che segue dopo circa 6 anni il precedente libro - C'era un cavaliere bianco e nero -. Il libro contenente oltre 300 immagini inedite in 151 pagine, racconta tra scritti e fotografie, il viaggio dell'uomo e dell'artista attraverso gli scatti di Alessandro F. Dobici, tutti i percorsi musicali realizzati dal 1998 al 2003.

    14 giugno 2003
    Parte il grande spettacolo live, ideato da Claudio Baglioni, Pepi Morgia e Luca Tommassini. 14/06 Ancona Stadio del Conero 19/06 Milano Stadio San Siro 23/06 Padova Stadio Euganeo 27/06 Firenze Stadio Artemio Franchi 01/07 Roma Stadio Olimpico 05/07 Napoli Stadio San Paolo 08/07 Bari Stadio Arena Della Vittorio 12/07 Catania Stadio Massino Con un palco di oltre 1200 metri quadri denominato - Il Ponte - 300 performers, 34 ballerini 40 elementi d'orchestra e 6 tra i più grandi musicisti, lo spettacolo si sonda per una durata superiore alle 3 ore, sulle note di tutti i più grandi successi musicali, e la presentazione di 5 dei nuovi brani del disco appena uscito. Le coreografie di Luca Tommassini si miscelano alle note di Baglioni, che danno vita a una sorta di - grande Musical moderno - con costumi, danze, acrobati, sorprese, e la vitalità di un'immagine coreografica d'impatto, costituita da 300 performers (diversi di città in città) che si esibivano sull'intero perimetro dello spazio verde del campo da gioco e sull'immenso palco. Un'ulteriore grande novità, era l'ospite a sorpresa che dettava con Claudio in ogni città. Andrea Bocelli - Laura Pausini - Gianni Moranti - Biagio Antonacci - Renato Zero - Roberta Capua - Pino Insegno - Enrico Brignano -Leonardo Pieraccioni - Fabrizio Frizzi - Teo Mammuccari - Clarissa Burt - Neri per caso - Ron - Filippa Giordano.

    16 Luglio 2003
    Piazza di Spagna - Roma, partecipa alla trasmissione in diretta, presentata da Jerry Scotti - Donna sotto le stelle -. Esegue i brani - tutto in un abbraccio - e - Sono io - accompagnato coreograficamente da tutti i performers e i ballerini del megashow appena concluso. Lungo la scalinata con una chitarra, ricorda tutti i primi brani composti negli anni 70, tra cui W L'inghilterra, Porta Portese, Signora Lia, etc.

    20 Luglio 2003
    Riceve il Premio Lunezia 2003 al Valor Letterario ad Aulla (Ms), per i testi contenuti nell'ultimo album "Sono Io - L'Uomo della Storia Accanto", e un premio alla carriera come miglior autore. Si esibisce al pianoforte, davanti a una piazza stracolma di pubblico, suonando Avrai, Mille giorni di te e di me, Tutto In Un Abbraccio,e un lunghissimo e articolato Medley con tutti i suoi più grandi successi.

    23 Settembre 2003
    O' Scia' Sulla suggestiva scenografia naturale della spiaggia della Guitgia dell'isola di Lampedusa, Claudio Baglioni si è esibito davanti ad un pubblico di 5000 persone, eseguendo i brani più famosi del suo repertorio e concludendo la serata con una interpretazione al pianoforte di "Volare" di Domenico Modugno.

    16 settembre 2003
    "Tutti a Scuola" in diretta su Rai Uno dal Vittoriano a Roma, in occasione della riapertura dell'anno scolastico, con il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azelio Ciampi presentato da Fabrizio Frizzi, Claudio esegue alcuni brani con pianoforte e orchestra.

    19 settembre 2003
    "Tutto in un Abbraccio" in onda su canale 5 in prima serata il concerto registrato il 1 luglio allo Stadio Olimpico di Roma, regia televisiva di Roberto Cenci.

    29 settembre 2003
    "Facciamo Storie". Dagli studi di Rai Radio Uno conduce Vito Cioce, ospite Claudio Baglioni.

    7 ottobre 2003
    "Serata con...Claudio Baglioni" su Radio e Video Italia. Esibizione acustica (pianoforte e chitarre) tra parole e canzoni nel racconto di trentenni di storia musicale

    8 ottobre 2003
    "La Fabbrica del Sorriso". In onda su Canale 5 conduce Claudio Bisio. Tra gli ospiti Claudio Baglioni che gioca con il conduttore esibendosi in una simpatica gag ed esegue il brano - Mai più come te -

    9 ottobre 2003
    "Play It" Rete All Music. Intervista di 60' a Claudio, con accenni musicali e canzoni acustiche tra le quali - mai più come te .

    25 ottobre 2003
    "Torno Sabato e Tre" Giorgio Panariello Rai 1 presenta Baglioni che esegue oltre che a un brano tratto dall'ultimo album uscito - l'uomo della storia accanto - un duetto con Gianni Morandi - Poster e Un mondo d'amore -

    1 novembre 2003
    "Mono" Reta All Music. Monografia dedicata a Claudio Baglioni

    10 novembre 2003
    speciale puntata monografica dedicata a Claudio dal titolo "Strada Facendo" al Maurizio Costanzo Show

    11 novembre 2003
    concerto registrato dopo la puntata di "play it" su reta all music, durata 60'

    13 novembre 2003
    Palasport di Genzano. Presentazione del nuovo Tour Crescendo 2003/2004 e della nuova Band

    21 novembre 2003
    Torino, Mazda PalacePrende il via. La prima parte del tour " Crescendo ". Uno concerto di oltre tre ore e un quarto, con grandi innovazioni tecniche e spettacolari. Pedane mobili, 3 palchi in verticale suddivisi in tre temi : Cantina - Soggiorno - Terrazzo, con a seguire uno show vivacissimo dalle fortissime emozioni. Lo spettacolo scritto da Claudio Baglioni - Guido Tognetti - Pino Chido - Mario Zumpano e Claudia Pacchiotti, registra il tutto esaurito in ogni città, per un totale di 56 concerti e oltre 350 mila spettatori.

    22 novembre 2003
    ospite alla trasmissione "Che tempo che fa" in onda su Rai Tre condotta da Fabio Fazio

    20 dicembre 2003
    9° Raduno Clab al Palaghiaccio di Marino - momenti acustici con brani estratti da un repertorio inconsueto e canzoni elettriche eseguire con la band del tour.

    21 dicembre 2003
    "Concerto per Antea". Dall'Auditorium di Santa Cecilia in Roma, Claudio Baglioni si esibisce in un concerto di beneficenza per l'Associazione Antea, con pianoforte chitarra e tastiera.

    6 gennaio 2004
    "Torno Sabato e Tre" ultima puntata. Seconda partecipazione di Claudio Baglioni alla trasmissione di Rai Uno condotta da Giorgio Panariello

    28 gennaio 2004
    "Striscia la notizia" sketch con il mago Casanova registrato il 17 gennaio prima del concerto di Casalecchio Di Reno (BO).

    6 febbraio 2004
    al Maurizio Costanzo Show: Alessandro incontra Claudio

    16 febbraio 2004
    in diretta su RTL 102,5 dal Classico Village di Roma concerto di Claudio Baglioni che segue un repertorio inconsueto con solo voce e chitarre, al termine della registrazione del programma, Claudio si trattiene con il pubblico presente a cantare brani estratti da un repertorio a richiesta, eseguendo anche canzoni romane mai proposte dal vivo

    22 febbraio 2004
    "Speciale TG1". Dal palasport di Caserta Vincenzo Mollica intervista Claudio Baglioni per uno speciale di 1 ora ca. in onda su Rai Uno in seconda serata

    25 febbraio 2004
    In diretta su Rai Due dal Palalottomatica Claudio Baglioni è ospite della trasmissione "Grazie Alberto" in omaggio all'attore romano scomparso un anno fa Alberto Sordi

    01 marzo 2004
    breve intervento telefonico di CB alla trasmissione "Libero" di Rai Due condotta da Teo Mammuccari

    27 marzo 2004
    Sky News Tg 24 "Speciale Crescendo Tour" 60'

    25 aprile 2004
    "Livigno Ice Party" tra le nevi immacolate di Livigno, Claudio esegue un concerto dall'itinerario musicale intenso e molto boccheggiante davanti a un pubblico entusiasta e intervenuto da ogni parte d'Italia

    15 maggio 2004
    Rai 1 "Stasera Pago Io Revolution" Conduce Fiorello. Claudio gioca con il conduttore eseguendo una gag sul brano - Porta portese - canta " Adesso tu " di Eros Ramazzotti - una giocosa edizione de - Il clarinetto - di Renzo Arbore, un medely in strada con le sue migliori canzoni, e una splendida versione di Renato Zero del brano - i migliori anni della nostra vita.

    19 maggio 2004
    "Nel nome del Cuore". In occasione del 750mo anniversario della consacrazione della Basilica di San Francesco, ospiti Claudio Baglioni, Fiorella Mannoia e Ron. La serata trasmessa giovedì 27 maggio su Rai Due in seconda serata. Claudio esegue oltre a brani classici del suo repertorio come - Strada Facendo - Avrai - e - La vita è adesso, anche brani più ricercati come - fratello sole e sorella luna - con l'orchestra e il coro, una struggente versione di - buona fortuna - al pianoforte e la " mai cantata " - preghiera semplice - estratta dalla colonna sonora del film di Franco Zeffirelli del 1971 - fratello sole e sorella luna - dedicato alla storia di S.Francesco.

    28 Maggio 2004
    Partecipa alla - Partita del cuore – A Firenze in un incontro tra Musicisti Italiani contro i musicisti Inglesi con il risultato finale di 10 a 10. La partita in beneficenza è stata a favore dell’ Emergenza Bambini. Baglioni partecipa in qualità di allenatore della squadra cantanti italiani. Tra gli stranieri presente anche Rod Stewart

    01 giugno 2004
    Claudio Baglioni è stato ospite nella trasmissione – Fratelli D’Italia – condotta da Milly Carlucci, in occasione del Compleanno della Repubblica Italiana. Accompagnato dall’orchestra Rai ha eseguito un medley con tutti gli incisi dei suoi hit storici, da Questo piccolo grande amore a Sono io.

    25 giugno 2004
    Partecipa come ospite al Festival delle isole Tremiti organizzato e condotto da Lucio Dalla, con il quale esegue alcune canzoni in duetto

    23 – 24 – 25 Settembre 2004
    O’scià - Il secondo anno Claudio Baglioni, nella veste di ideatore, organizzatore e direttore artistico, ha invitato sul palco della spiaggia della Guitgia grandi nomi del mondo della musica e dello spettacolo che hanno aderito all’iniziativa con entusiasmo partecipando alle tre serate del 23, 24 e 25 settembre. Si è creato così un clima di festa senza dimenticare lo scopo principale della manifestazione: portare all’attenzione delle Istituzioni, dei media e dell’opinione pubblica un argomento delicato come quello dell’emergenza immigrazione, attraverso il linguaggio universale della musica.Nel 2004 hanno partecipato, insieme a Claudio Baglioni, Baraonna, Luca Barbarossa, Simona Bencini, Edoardo Bennato, Enrico Brignano, Massimo Bubola, Luca Carboni, Niccolò Fabi, Eugenio Finardi, Irene Grandi, Enzo Iacchetti, Pino Insegno, Rosa Martirano, Andrea Mirò, Nek, Max Pezzali, Ron, Enrico Ruggeri, e Mario Venuti.

    14 – Dicembre – 2004
    Concerto di beneficenza organizzato con il patrocinio di Roma dal titolo – ValeunPerù – per l’associazione “ Amici Operazione Mato Grosso “ che si impegna a mandare fondi alle missioni in America Latina, al Teatro Brancaccio di Roma. Baglioni partecipa in qualità di ospite insieme ad altri artisti, Pino Insegno, Roberta Lanfranchi, Paola Cortellesi, Rosa Martirano, creando uno spettacolo di canzoni dall’alto valore simbolico e coinvolgendo gli altri artisti in duetti ed intersecazioni di musica e parole.

    18 Dicembre 2004
    Piazza del duomo a Milano, grande concerto per celebrare le festività Natalizie con un megapalco posto al centro della piazza del capoluogo milanese. Baglioni presenta il meglio del suo repertorio estratto dai due recenti Tour – Crescendo e Cercando – dal titolo – E festa sia – con i cinque musicisti dell’artista un quartetto d’archi, i Baraonda ai cori e Rosa Martirano come voce solista. In piazza si radunano oltre 150.00 persone per assistere all’evento.

    30 Dicembre 2004
    Concerto acustico di beneficenza al Teatro Politeama di Palermo per un concerto di chitarra, pianoforte e voce

    31 Dicembre 2004
    E festa sia – la formula musicale mista con band – quartetto d’archi e cori approda sull’isola Siciliana per festeggia in piazza Politeama a Palermo l’arrivo del nuovo anno. Al Mega Show con palco tecnicissimo in una esplosione di luci e suoni, partecipano oltre 150mila persone

    29 Gennaio 2005
    Partecipa alla trasmissione di Fabio Fazio – Ma che tempo che fa –

    21 Marzo 2005
    Partecipa al forum di Assago (Milano) al grande spettacolo di – raccolta fondi – MUSIC FOR ASIA – per le popolazioni colpite dallo tsunami, con una diretta televisiva si Italia 1. Presenta una versione inedita di – Tieniamente – con orchestra e coro di 40 bambini e una versione intensissima ed emozionante de – La vita è adesso.
    31 Maggio 2005
    Partecipa in qualità di giocatore (nel secondo tempo) allo stadio Meazza (San Siro) di Milano, alla partita del cuore, dove la nazionale cantanti si scontra con il – golden team – la squadra capitanata da Anderiy Schevchenko con campioni di calcio di fama mondiale, come Rui Costa, Gennaro Gottuso, Jury Chechi etc.; anche in questa occasione l’incasso è devoluto tra la fondazione per il Tibet e la fondazione Schevchenko e l’associazione Anima di Milano.

    9 Giugno 2005
    In occasione dell’uscita del disco in spagnolo per il mercato Ispanico, Baglioni partecipa al programma televisivo TVE –

    16 Giugno 2005
    E’ stato ospite a Roma della manifestazione organizzata da RNA (Radio Nazionali Associate) in occasione dei trentenni delle emittenti private sul territorio italiano.

    2 Luglio 2005
    Partecipa alla grandissima manifestazione Musicale LIVE 8 organizzata da Bob Geldof a Roma al circo massimo davanti a quasi un milione di persone. In un grandissimo show con presenti tutti i più grandi artisti della musica italiana, esegue alcuni brani di grande valore simbolico come – Le mani e l’anima – e duetta per la prima volta con Renato Zero ne – il migliori anni della nostra vita – con Antonello Venditti e Alex Britti – Roma Capoccia – con Paola Cortellesi – Avrai – con Laura Pausini – Mille giorni di te e di me –

    11 Luglio 2005
    Alla grande arena completamente esaurita di Conde Duque, esegue un concerto voce – chitarra e pianoforte con canzoni cantante in lingua spagnola, estratte dall’album pubblicato qualche mese prima e già ai vertici della classifica spagnola

    23 – 24 – 25 Settembre 2005
    Terza rassegna di O’scià organizzata a Lampedusa, dove ben 33 artisti sfilano sul palco portando la loro testimonianza musicale, in tre giorni di musica e parole sull’isola di Lampedusa.lioni coinvolge e collabora con ogni artista in tre serate, 23-24-25 settembre, aperte a tutti, dal vivo sulla spiaggia della Guitcia a Lampedusa, per riflettere sul drammatico fenomeno dell'immigrazione clandestina, insieme ad alcuni tra gli artisti più rappresentativi del panorama italiano. E' "O’Scià!": Odori, Suoni, Colori d’ Isole d'Altomare, festival-laboratorio permanente, ideato e promosso da Claudio Baglioni, dove musicisti e attori si alternano gratuitamente sul palco, dando vita a duetti, performance inedite, appassionati e appassionanti assoli. Sul palco dell'edizione 2005, insieme a Baglioni hanno cantato : Biagio Antonacci, Luca Barbarossa, i Beati Paoli, Antonio Casanova, Gigi D'alessio, Dennis, Dolcenera, Alberto Fortis, Fabrizio Frizzi, Claudia Gerini, Gianluca Grignani, Heres, Pino Insegno, Roberta Lanfranchi, L'Aura, Luca Madonia, Marco Masini, Gianni Morandi, Morgan, Paola e Chiara, Stefano Picchi, Tiromancino, Povia, Marina Rei, Selim T, Anna Tatangelo, Gianni Togni, Paola Turci, Antonello Venditti.

    28 Ottobre 2005
    Esce per la casa editrice Einaudi il libro curato da Vincenzo Mollica – Claudio Baglioni – parole e canzoni – che contiene tutti i testi delel canzoni, un dvd intervista con filmati storici, e una serie di commenti scritti da Valter Veltroni, Ennio Morricone, Roberto Cotroneo, Giuseppe Tornatore e lo stesso Vincenzo Mollica

    29 Ottobre 2005
    Notte bianca di Napoli – piazza del plebiscito – concerto dalle 0,200 alle 0,500 con oltre un milione di presenze, battendo ogni record di partecipazione di pubblico.

    3 Novembre 2005
    Per la presentazione della nuova raccolta – Tutti qui – si presenta a sorpresa alle 23,00 sulle scalinate di piazza di Spagna imbracciando una chitarra acustica e cantando con i fans i suoi principali successi, poi si reca a piedi al megastore di messaggerie musicali dove trova una folla di pubblico ad attenderlo e firma autografi fino alle 6,10 di mattina.

    4 Novembre 2005
    esce la prima grande raccolta di canzoni – dal 1967 al 2005 – dal titolo “ Tutti qui – oltre ai più grandi successi di tutto il suo repertorio, nel triplo album Baglioni inserisce tre inediti, tra cui il primo brano scritto nel 1967 – Annabel Lee – estratto da una poesia di Edgar Allan Poe, la primissima versione di Questo piccolo grande amore dal titolo – Ci fosse lei – e la prima canzone scritta per un altro artista (Rita Pavone) – la suggestione – che esportata in Francia vende oltre un milione di copie.

    7 Novembre 2005
    Un grandissimo concerto all’auditorium di Santa Cecilia, in via della Conciliazione con la Royal Philharmonic Orchestra e la band dell’artista, per una esibizione mista tra il sinfonico e il pop, ottenendo un successo senza precedenti, e presentando brani riarrangiati e suggestivi come – Requiem – Per incanto e per amore – Tamburi lontani – Quei due – etc.

    13 Novembre 2005
    Partecipa al programma – Ieri Oggi Domani – di Domenica in condotto da Pippo Baudo, eseguendo una lunga intervista con il conduttore, eseguendo alcune canzoni storiche del suo repertorio al pianoforte e il nuovo brano – Tutti qui – Sul finale del programma insieme a Roberto Benigni interpreta con lui il brano – Quanto t’ho amato – il programma è visto da oltre 10 milioni di telespettatori.

    13 Novembre 2005
    Va in onda su Rai 1 alle 23,00, lo speciale di Vincenzo Mollica – i luoghi di Baglioni – una lunga intervista itinerante per le vie di Roma, che hanno avuto un significato personale e artistico del cantante. Il programma risulta essere un altro record d’ascolti per una – seconda serata - con oltre 2milioni e 500 mila persone che hanno assistito alla trasmissione.

    1 Dicembre 2005
    Partecipa a un incontro con Elisabetta Mondella, il rettore Renato Guarini e Alberto Asor Rosa, nell’aula magna dell’Università La Sapienza di Roma. Al termine esegue al pianoforte e alla chitarra alcuni brani del suo repertorio tra cui una emozionante versione acustica del brano – Patapan - raramente cantato dal vivo

    2 Dicembre 2005
    Protagonista del programma di Canale 5 condotto da Enrico Mentana – MATRIX – esegue per la prima volta al pianoforte la sua prima canzone scritta a 15 anni – Annabel lee –

    8 Dicembre 2005
    Baglioni diventa tedoforo in occasione della composizione dell’inno per i giochi Olimpici invernali Torino 2006 dal titolo – và – e trasporta la Fiaccola olimpica Da piazza Navona a Campo dei fiori a Roma.

    17 Dicembre 2005
    Firenze – XI raduno Clab – Baglioni presenta tutta la sua storia musicale nell’undicesimo raduno di Clab nel palasport di Firenze invitando amici musicisti, colleghi di lavoro e maestranze varie, per un concerto unico e inedito di oltre 5 ore e mezza. Per la prima volta si ritrovano sul palco tutte le vecchie band di Claudio di tutte le famose tournee del passato. Insieme a loro suonano Stefano Rosso, Renzo Zenobi, Marco Masini, Paolo Vallesi, Walter Savelli, Mariella Nava, Giovanni Baglioni, Susanna Parigi, I Baraonna, Rosa Martirano e molti altri.

    18 Dicembre 2005
    partecipa alla trasmissione di Fabio Fazio – che tempo che fa – su Rai 3

    20 Dicembre 2005
    Claudio Baglioni in un grande concerto con l’orchestra di Torino, 40 elementi di coro lirici e 40 cori di bambini, presenta per la prima volta l’inno scritto per i giochi olimpici invernali 2006, al PalaIsozaghi di Torino davanti a oltre 13,000 spettatori.

    10 Gennaio 2006 record di vendite con tre dischi di platino per il triplo box – tutti qui – la prima grande raccolta di successi dal 1967 al 2005

    10 Febbraio 2006 Torino – Claudio Baglioni dirige in mondovisione l’orchestra di 60 elementi e il coro lirico che esegue il brano di sua composizione – và – all’inaugurazione dei giochi Olimpici Invernali 2006 di Torino.

    8 Marzo 2006 Baglioni scrive e risponde ai lettori della rivista – Grazia – distribuita da Mondadori in una rubrica dal titolo – Storie accanto –

    24 Marzo 2006 esce la seconda collezione di successi dal titolo – Gli altri TUTTI QUI –; cofanetto triplo che raccoglie oltre 48 brani (di cui tre inediti e l’inno scritto per i giochi olimpici di Torino 2006 – Và) che si posiziona immediatamente ai vertici delle classifiche italiane

    25 Marzo 2006 partecipa alla prima puntata del nuovo programma di Raffaella Carrà – Amore – in onda su Rai uno. Canta insieme a Raffaella le sigle tivù dei programmi anni 70, presenta la nuova versione de – Il nostro concerto – di Umberto Bindi, e termina con una corale –Strada Facendo – Il programma è seguito da oltre 6 milioni di telespettatori

    8 Aprile 2006 partecipa al programma di Fabio Fazio – che tempo che fa – (Rai 3) in una puntata speciale dedicata alla sua storia dove presenta nuovi e vecchi brani del suo repertorio, interagendo con Fazio con risposte cantate. Il programma è visto da oltre 5 milioni di spettatori

    29 Aprile 2006 concerto di beneficenza nella città di Andria (Bari) , per la costruzione dell’oratorio S.Annibale di Francia.

    2 Maggio 2006 record assoluto ottenuto con i due cofanetti tripli – Tutti qui – e - Gli altri Tutti qui – che sono contemporaneamente in classifica nelle prime posizioni di vendita. E’ la prima volta nella storia della musica che un artista raggiunge con due cofanetti tripli un simile successo di vendita.

    4 Maggio 2006 partecipa alla trasmissione – La nostra Storia – trasmessa su rai uno, per festeggiare i 25 anni della Nazionale cantanti. Canta con Gianni Moranti – poster – , accompagnato dalla Big Band di Paolo Belli – Strada Facendo - ed esegue insieme a tutti gli artisti presenti una corale – Tutti qui –

    15 Maggio 2006 singolare partecipazione al programma - Le iene -

    18 Maggio 2006 protagonista della serata di video Italia – Serata con – dove esegue pianoforte, chitarra e voce, i brani estratti dal secondo cofanetto – Gli altri Tutti qui – con alcune esibizioni – rare – come l’esecuzione della canzone – il sogno è sempre – mai eseguita dal vivo dal 1986

    22 Maggio 2006 partecipa alla partita del cuore con la nazionale cantanti a Verona, dove gioca il primo tempo della partita, ed esegue insieme a tutti i cantanti, al termine della gara una corale – Strada Facendo -

    23 maggio 2006 esce in spagna il secondo album di Claudio Baglioni dal titolo – Siempre aqui – che contiene il meglio della produzione italiana degli anni 80 – 90 – 2000 – del cantautore italiano oltre al brano che da il titolo alla raccolta – Tutti qui –

    15 Giugno 2006 ritira il premio della musica – nella serata sull’isola di Capri, dove segue insieme a Claudio Mattone i brani – Luna Caprese – e – Ancora –

    23 Giugno 2006 partecipa alla rassegna – musicultura – (Premio Recanati) che si è svolto allo Sferisterio di Macerata. Esegue un omaggio agli autori delle canzoni degli anni 60, come Tenco, DeAndrè, Endrigo, esegue con il mago Antonio Casanova uno storico brano di Domenico Modugno, e nel finale a sorpresa, duetto con Dolcenera.

    6 Luglio 2006 L’Accademia Filarmonica Romana ha commissionato due sinfonie sulla squadra di Roma e sulla squadra della Lazio a Luis Bacalov e Marcello Panni, dove Claudio Baglioni ha eseguito due interventi cantati in un evento eccezionale denominato – Musica nel pallone –

    29 Luglio 2006 Ha partecipato alla manifestazione promossa dal comune di Viareggio e fondazione del Festival Pucciniano dal titolo – vorrei dir ma non oso – a Villa Borbone

    10 Settembre 2006 si è tenuto sull’isola di Ventotene il grande evento – For you for Europe – Claudio Baglioni, Luis Bacalov, Nicola Piovani e Danilo Rea hanno suonato nella piazza di Ventotene in uno spettacolo – unico – a quattro pianoforti, eseguendo brani insieme e intersecando melodie e immagini musicali di altissimo livello.

    13 Settembre 2006 su proposta del parlamento Europeo Claudio Baglioni si è esibito a Bruxell in un concerto esclusivo – chitarra, pianoforte e voce – nella sede del parlamento Europeo con la presentazione di Lilli Gruber, per sensibilizzare sul tema - O’scià – le istituzioni, il mondo politico e l’ opinione pubblica Lo spettacolo è stato trasmesso in diretta sul sito del Parlamento Europeo.

    23 – 26 – 28 – 29 – 30 Settembre 2006: O’scià "O’ scia’" è il tentativo di unire respiro a respiro, accostare fiato a fiato e dar vita a una corrente nuova capace di emozionare, appassionare, coinvolgere, ma anche interessare. Un movimento per riflettere e far riflettere sul ruolo che questi avamposti del Mediterraneo hanno, oggi, e avranno sempre di più in futuro, e su come la storia, la cultura, i valori che il nostro Paese esprime possano dare un contributo determinante all'avvio di una nuova stagione, alla definizione di una nuova prospettiva, nella consapevolezza che - oggi più che mai - nessun uomo è (né può più essere) un'isola, ma sicuramente ogni respiro è un uomo.

    Per l'importante valore sociale, "O’ Scia’" ha ottenuto l'Alto Patronato della Presidenza della Repubblica, il Patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Ministero della Giustizia, del Ministero dell’Ambiente, del Ministro delle Politiche Giovanili e Attività Sportive, della Regione Siciliana, del Comune di Lampedusa e Linosa. Inoltre O’Scià ha ottenuto il Patrocinio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – Ufficio per l’Italia e il Patrocinio di Franco Frattini Vice Presidente della Commissione Europea.

    Quest’anno le serate sono state sei: 2 eventi speciali in Piazza Commendatore Brignone e tre concerti nella spiaggia della Guitgia .

    23 settembre 2006 ore 21,00 “Buonasera, buonasera!” Musical-Varietà di Pino Insegno Piazza Commendatore Brignone

    26 settembre 2006 ore 21,00 Orchestra Casadei Piazza Commendatore Brignone

    28-29-30 settembre 2006 ore 21,00 Concerto dal vivo Spiaggia della Guitgia

    Cast 2006 Francesco Baccini, Loredana Bertè, Riccardo Cocciante, Cochi e Renato, Luisa Corna, Ilaria D’Amico, Grazia Di Michele, Fichi D’India, Gigi Finizio, Riccardo Fogli, Francesco, Khaled, Pino Insegno, Mango, Antoine Michel, Amedeo Minghi, Nada, Neffa, Neri MArcorè, Neri per Caso, Pablo e Pedro, Pago, Giorgio Panariello, Gatto Panceri, Raf, Massimo Ranieri, Francesco Renga, Aida Satta Flores, Alan Sorrenti, Anna Tatangelo, Paolo Vallesi, Michele Zarrillo.

    20 Ottobre 2006 esce il doppio album – quellideglialtri – tutti qui, il primo album di cover anni sessanta di Claudio Baglioni. Comprende canzoni storiche – sottolineate dal primo singolo di lancio – “ cinque minuti e poi “ come – lontano lontano – di Tenco, - io che amo solo te – di Endrigo – La canzone dell’amore perduto – di Fabrizio De Andrè e moltissimi altri brani realizzati con quattro orchestre alla studio Forum di Roma, per un totale di 30 canzoni che sono state – storia della musica – in quegli anni. Il disco si posiziona al secondo posto in classifica.

    29 Ottobre 2006 si svolge a Rieti il 12° Raduno Clab in un palazzotto dello sport gremitissimo, dove Baglioni racconta, canta e propone i brani che diverranno parte dello spettacolo – tutti qui – in partenza il 20 Ottobre che girerà per tutta Italia fino a primavera inoltrata.

    30 Ottobre 2006 Prima data del Tour – Tutti qui – per due date a Rieti completamente esaurite. L’artista propone un nuovo spettacolo inedito e particolare, con un palco al centro strutturato con svariate posizioni musicali con sottolineature di immagini trasmesse da trenta televisori ubicati su tutto il palco. Propone un repertorio intenso con il meglio della sua carriera artistica, inserendo brani assenti dagli show live da molto tempo e presentando cinque medley particolarissimi legati a elementi come – aria – acqua – terra e fuoco – e il cuore dei ricordi del passato. Il tour raddoppia, triplica le date nelle varie città italiane a grandissima richiesta di pubblico e termina la prima parte (32 date) a Roma con 4 serate al Palalottomatica completamente esaurite.
    Gennaio 2007 Partecipa in qualità di ospite musicale al programma presentato da Carlo Conti su Rai 1 – Fratelli di test – con il brano – Insieme a te non ci sto più – E’ ospite alla trasmissione di Fabio Fazio (rai 3) Ma che tempo che fa – interpretando il brano di Luigi Tenco – lontano lontano – e annuncia la ripresa della seconda parte del tour nei palasport italiani con il brano – Tutti qui -;

    Febbraio 2007 Ospite nel programma di Paolo Bonolis – il senso della vita – in una lunghissima intervista e intensa chiacchierata sulla sua vita. Propone in occasione dell’anniversario della morte di Luigi Tenco il brano – un giorno dopo l’altro – accompagna da Stefano Di Battista e la sua band, e la storica – Mille giorni di te e di me

    Aprile 2007 – Parte da FIRENZE il – GRAN FINALE – del tour tutti qui che raggiunge le oltre 400mila presenze di spettatori per il tour più visto del decennio. Con un ultimo giro nelle grandi città, Baglioni si inventa sorprese musicali in mezzo alla gente, brani con ospiti non annunciati e blitz tra le tribune, dando al pubblico presente un finale davvero straordinario.

    Novembre-dicembre 2008 Baglioni avvia un nuovo progetto con una conferenza stampa all’Hilton Hotel, annunciando un – quadrigetto – ovvero, quattro sviluppi di idee legate a un unico tema : QPGA.Questo piccolo grande amore e dal cui acronimo prendono il nome un film, una serie di concerti , un romanzo e un doppio album. Nasce così l’anteprima di tutti progetti a venire con il titolo – A prima vista – dove nello spettacolo si presenta l’intero album riarrangiato di QPGA più una selezione di super hit del musicista italiano presentati in tre città italiane : Milano, Roma Napoli, per un totale di 25 appuntamenti che registrano immediatamente il – sold out – in ogni data.

    11 febbraio 2009 esce il film in oltre 400 sale cinematografiche QUESTO PICCOLO GRANDE AMORE con la regia di Riccardo Donna, e come interpreti Mary Petruolo nella parte di Giulia e Emanuele Bosi nella parte di Andrea, con distribuzione Medusa Film. Baglioni ha contribuito alla stesura del soggetto e della sceneggiatura insieme a Ivan Cotroneo. La colonna sonora è un grande lavoro di sonorizzazione inedita e particolare che BAGLIONI stesso ha seguito in ogni sua fase di realizzazione

    13 febbraio 2009 Partecipa al programma – io canto – condotto da Gerry Scotti, presentando tre medley di successi cantanti insieme al gruppo di giovani – prodigi della musica italiana. Ottiene un indice d’ascolto altissimo.

    Marzo 2009 Per la società editrice Mondatori esce il primo romanzo di Claudio Baglioni. QPGA che rappresenta il terzo dei quattro progetti in corso (tour – film – libro e disco) e che ottiene un grandissimo successo di vendita arrivando fino alla sesta ristampa e raggiungendo il secondo posto in classifica dei libri più acquistati in Italia.

    21 aprile 2009 partecipa alla registrazione del singolo Domani 21/04.09 voluto da Jovanotti e dai Negramaro per sostenere la ricostruzione dell'Aquila a seguito del terremoto. Con altri artisti, il 20 giugno è sul palco dello stadio Olimpico di Roma nel concerto di beneficenza Corale per il popolo d'Abruzzo.

    12 giugno 2009 Parte da Roma a Villa Borghese (la stessa location del grande concerto finale di Alè oò del 1982) alla nuova tournée estiva, intitolata Gran Concerto, presentando il singolo In viaggio riproposto in una nuova versione e una serie di brani inediti in assoluta anteprima rispetto alla futura uscita del doppio cd.

    3 luglio 2009 suona a L'Aquila, nella piazza Duomo per la prima volta riaperta al pubblico dopo il sisma.

    18 luglio 2009 presenta il brano Un solo mondo, inno ufficiale della tredicesima edizione dei Campionati mondiali di nuoto 2009 di Roma; con questo nuovo inno Baglioni ripete l'esperienza del 1994 quando aveva presentato Acqua nell'acqua sempre ai mondiali di nuoto di Roma.

    14 novembre 2009 Esce il brano Niente più, che precede di due settimane il nuovo disco, a chiudere il ciclo-Quadrigetto QPGA assieme al nuovo tour dal vivo intitolato ConcertOpera che presenta per la prima volta in Italia uno spettacolo composito, composto da 152 minuti di musica estratta dal doppio album in uscita. Una vera opera moderna senza precedenti, dove le scene cinematografiche proiettate sul grande schermo narrano in ogni sua forma visiva e d’impatto, la storia di un amore che non dura tutta la vita, ma, la cambia per sempre. Un progetto inventato, pensato, scritto e realizzato con Guido Tognetti e con la regia di Duccio Forzano.

    27 novembre 2009 Esce il doppio album intitolato Q.P.G.A., che contiene 52 brani (tra vecchi pezzi riarrangiati, riarmonizzati, rimanipolati e tantissimi altri brani inediti) L’album che vende immediatamente oltre 350mila copie, vede nel suo interno la partecipazione di 69 artisti italiani, che mettono a disposizione la loro voce come – un graffito – di presenza e raccordo, in una storia dal grandissimo impatto storico. Mina, Laura Pausini, Fiorello, Ivano Fossati, Antonello Venditti, e tutti gli altri personaggi presenti nell’album, sono per la prima volta una – voce/strumento – in un album ch indubbiamente rappresenta una svolta nella composizione artistica e musicale.


    23 febbraio 2010 Partecipa al programma - Otto e mezzo - Claudio Baglioni, si racconta a Maria Latella a “Scusi, Lei è favorevole o contrario?”, in onda su (Sky 125) intervista esclusiva per Sky Uno, Baglioni si racconta in uno speciale su SKY. “Cavalco un pò tutti i tempi”. Claudio Baglioni ospite del programma BIG. La puntata andata in onda di notte a partire dall’1:10 su RAI TRE, grandissimo successo di pubblico

    25 febbraio 2010 Insegnami a sognare

    4 marzo 2010 Gigi D’Alessio Show partecipa al programma di Gigi, ottenendo oltre 7 milioni di ascolto.

    27 marzo 2010 Ti lascio una canzone Napoli – presentato da Antonella Clerici, regala al pubblico oltre a due grandi medley di successi il brano estratto dall’ultimo album – un po’ d’aiuto

    31 maggio 2010 - TG1 - Sky TG24 40 anni di “Sorrisi e Canzoni TV”

    Giugno 2010 Verona Premio Wind Music Award– all’arena di Verona registra la sua partecipazione al WMA eseguendo – Niente più – e ritirando due premi legati all’album QPGA e al dvd – filmopera – al termine della registrazione, suona per oltre un’ora e mezza nell’arena per il gruppo di Clabber invitati a partecipare tramite il sito di Clab on line

    Luglio 2010 Partecipa al Premio Rodolfo Valentino dove esegue tre brani dal vivo, voce e pianoforte Baglioni annuncia un nuovo tour, il cui titolo è tratto proprio dall'inno di Roma 2009, Un solo mondo, con l'aggiunta "One World 2010". Il tour si propone di toccare luoghi dei cinque contintenti. Da menzionare che, tra i luoghi scelti da Baglioni per il tour, ci sono l'Olympia di Parigi e la Royal Albert Hall di Londra che registrano in tutte le tappe, il massimo dei successi con il sold out in ogni teatro. Esce il doppio dvd – FilmOpera – documento sequenziale del grande lavoro – cinematografico – presentato sul grande schermo durante le esecuzioni dei concerti di – ConcertOpera – Per la prima volta nel mondo, viene presentato un dvd di immagini e racconto a testimonianza della storia di QPGA. Il secondo dvd – RetrOpera – contiene fotogallery, back stage, e soprattutto i racconti di Baglioni di due anni di lavoro per la realizzazione del Quadrigetto QPGA. Esce su SKY 1 uno speciale su FilmOpera della durata di un’ora che registra il massimo degli ascolti sul canale e un fortissimo successo di pubblico e critica.

    Dal 2 al 4 giugno 2011 organizza, tramite la Fondazione O' Scià ed assieme alla Nazionale italiana cantanti, la manifestazione Lampedusa Sùsiti, per manifestare sostegno agli abitanti dell'isola colpiti dalla recrudescenza del massiccio fenomeno migratorio clandestino.

    Il cantautore inoltre è l'ideatore della rassegna musicale O' Scià, che nell'isola di Lampedusa, sulla spiaggia della Guitgia, giunge nel 2012 alla sua decima edizione, che - in quanto probabilmente ultima a causa di una sensibile riduzione dei fondi a disposizione -, viene rinominata Ciao O' Scià. Molte, nell'estate del 2013, le voci critiche, in primis degli isolani, nei confronti del mancato sostegno di una riedizione del festival.


    fonte: baglioni.it



    Questo piccolo grande amore

    Quella sua maglietta fina
    tanto stretta al punto che mi immaginavo tutto
    e quell'aria da bambina
    che non glielo detto mai ma io ci andavo matto
    e chiare sere d'estate
    il mare i giochi e le fate
    e la paura e la voglia
    di essere nudi
    un bacio a labbra salate
    il fuoco quattro risate
    e far l' amore giù al faro...
    ti amo davvero ti amo lo giuro...ti amo ti amo
    davvero!
    E lei
    lei mi guardava con sospetto
    poi mi sorrideva e mi teneva stretto stretto
    ed io
    io non ho mai capito niente
    visto che ora mai non me lo levo dalla mente
    che lei lei era
    un piccolo grande amore
    solo un piccolo grande amore
    niente più di questo niente più!
    mi manca da morire
    quel suo piccolo grande amore
    adesso che saprei cosa dire
    adesso che saprei cosa fare
    adesso che voglio
    un piccolo grande amore
    Quella camminata strana
    pure in mezzo a chissacchè l'avrei riconosciuta
    mi diceva "sei una frana"
    ma io questa cosa qui mica l' ho mai creduta
    e lunghe corse affannate
    incontro a stelle cadute
    e mani sempre più ansiose
    di cose proibite
    e le canzoni stonate
    urlate al cielo lassù
    "chi arriva prima a quel muro..."
    non sono sicuro se ti amo davvero
    non sono...non sono sicuro...
    E lei
    tutto ad un tratto non parlava
    ma le si leggeva chiaro in faccia che soffriva
    ed io
    io non lo so quant'è che ha pianto
    solamente adesso me ne sto rendendo conto
    che lei lei era
    un piccolo grande amore
    solo un piccolo grande amore
    niente più di questo niente più
    mi manca da morire
    quel suo piccolo grande amore
    adesso che saprei cosa dire
    adesso che che saprei cosa fare
    adesso che voglio
    un piccolo grande amore...


    (Ivana)



    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Gianmarco Tamberi campione del mondo di salto in alto indoor.

    A Portland azzurro supera con 2,36 metri Grabarz e Kynard. Impresa di Gianmarco Tamberi: l'atleta azzurro classe 1992 si è laureato campione del mondo di salto in alto indoor vincendo con la misura di 2,36 metri la gara iridata a Portland, negli Stati Uniti.
    Costretto nelle retrovie da una serie di errori alle misure più basse, Tamberi ha ribaltato l'esito della prima superando i 2,33 alla terza prova a disposizione e poi volando oltre i 2,36 al primo tentativo.

    L'atleta delle Fiamme gialle originario di Civitanova Marche ha superato il britannico Robert Grabarz e lo statunitense Erik Kynard, entrambi fermi a 2,33.

    "E' una sensazione bellissima anche se non mi fermo per questo, anzi, continuerò a lavorare per quello che è il mio vero obiettivo stagionale, i Giochi olimpici di Rio''. Gianmarco Tamberi esprime tutta la sua gioia per l'oro conquistato ai Mondiali Indoor di Portland, ma allo stesso tempo guarda già alle Olimpiadi di Rio. Ad un certo punto in me, in pedana, è scattato qualcosa: non potevo più cercare solo di risolvere i problemi tecnici, dovevo semplicemente saltare, tirando fuori tutto quel che avevo''. ''Dopo il salto a 2,33 - ha aggiunto Tamberi - ho capito che avrei potuto fare di più'' Nottata indimenticabile per l'atletica italiana. Gianmarco Tamberi è il sesto azzurro a fregiarsi del titolo di campione del mondo indoor nella ultratrentennale storia della manifestazione, quindici anni dopo l'ultima volta (a Lisbona 2001 Paolo Camossi fu oro nel triplo). Il marchigiano vince il salto in alto con 2,36 (quota superata al primo tentativo), al termine di una gara tutta di rincorsa, condizionata in avvio dagli errori sulle misure più basse. L'argento va al britannico Grabarz (2,33), il bronzo allo statunitense Kynard (stessa misura). Marco Fassinotti è nono con 2,25.

    "E intanto facciamo i complimenti a Gianmarco Tamberi che ha fatto capolavoro stanotte a Portland #orgoglioItalia. Due e trentasei, oro!". È il messaggio con cui il presidente del consiglio Matteo Renzi festeggia su Twitter la vittoria del campionato del mondo di salto in alto indoor da parte dell'atleta italiano.
    (Ansa)




    Formula 1, in Australia vince Rosberg. Terribile incidente per Alonso, illeso.
    Hamilton secondo completa doppietta Mercedes. Terza la Ferrari di Vettel.

    Doppietta Mercedes nel Gran Premio d'Australia. Nico Rosberg vince la prima gara della stagione di Formula 1 2016 all'Albert Park di Melbourne precedendo il compagno e campione del mondo Lewis Hamilton. Terza posizione per la Ferrari di Sebastian Vettel.

    Quarta posizione nel Gran Premio d'Australia per l'idolo di casa Daniel Ricciardo su Red Bull che ha preceduto la Williams di Massa e la Haas di Grosjean. Settima la Force India di Hulkenberg davanti all'altra Williams di Bottas e alla Toro Rosso di Sainz Junior. Chiude la top ten l'altra Toro Rosso di Verstappen che ha preceduto la Renault di Palmer.

    Dopo 23 giri si è invece ritirato Kimi Raikkonen per probabili problemi al motore della sua Ferrari. Mentre tornava ai box con una nuvola di fumo dal posteriore, la Rossa del finlandese ha preso anche fuoco. I meccanici Ferrari, però, sono stati lesti a spegnere sul nascere il piccolo incendio sulla Sf16-h.

    Paura invece al diciottesimo giroo, quando la McLaren di Fernando Alonso ha speronato la Haas di Gutierrez, finendo fuori strada, cappottando e andando in pezzi. Il pilota spagnolo ne è uscito apparentemente illeso ma la sua vettura è andata completamente distrutta. Subito bandiera rossa e Gp interrotto con la Ferrari di Vettel che era al comando della gara. Il GP è ripartito dopo circa venti minuti.

    ''E' stato un impatto forte, è difficile dire chi ha sbagliato, forse ho frenato tardi, è stata una combinazione di cose''. Ai microfoni di Sky Fernando Alonso racconta le fasi del terribile incidente capitatogli nei primi giri del Gp d'Australia che lo ha visto uscirne incredibilmente illeso. ''La cosa più importante è che stiamo tutti e due bene e stiamo qui a parlare con voi. Ho avuto molta paura, vedi solo il cielo e la terra. Sapevo che mia madre vedeva la tv e sono uscito subito dall'abitacolo. Sono qui grazie alla McLaren che ha fatto una macchina molto robusta e alle regole della Fia sulla sicurezza. Qualche anno fa questo sarebbe stato un incidente con conseguenze molto più serie. Ho cercato di fare il massimo - conclude il pilota spagnolo della McLaren parlando della dinamica dell'incidente - forse ho frenato tardi''.
    (Ansa)




    MotoGp: in Qatar vince Lorenzo, quarto Valentino Rossi.
    Secondo Dovizioso, cade Iannone quando era in testa. Lo spagnolo Jorge Lorenzo, su Yamaha, ha vinto il Gp del Qatar, prima prova del motomondiale 2016 della classe MotoGp. Il campione del mondo in carica ha preceduto sul traguardo il pilota della Ducati Andrea Dovizioso e lo spagnolo della Honda Marc Marquez. Quarto posto per Valentino Rossi con la Yamaha.

    Alle spalle di Rossi, molto staccato, si è classificato al quinto posto Dani Pedrosa (Honda). Sesto Maverick Vinales con la Suzuki, che ha preceduto le Yamaha non ufficiali di Espargarò e Smith, Barbera con la Ducati e Redding con la Honda, che ha chiuso decimo.

    La gara sul circuito di Losail si è chiusa dopo pochi giri per Andrea Iannone, vittima di una scivolata alla sesta tornata quando era in lotta per le prime posizioni con Dovizioso e Lorenzo. La svolta per il podio è arrivata al nono giro, quando il maiorchino campione del mondo ha superato Dovizioso e da quel momento ha mantenuto il primato con un passo rapido e costante.
    (Ansa)

    (Gina)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    CHINESE PROPAGANDA POSTERS,
    SERVE THE PEOPLE, CHINA:
    REVOLUTION - EVOLUTION FROM 1949-1983

    Dal 19 Marzo al 17 Aprile 2016



    Conoscere la Cina di ieri, per capire la Cina di oggi, attraverso l'iconografia, l'arte e la propaganda maoista, in un percorso d’immagini originali d'epoca. Per la prima volta in Europa, dopo il grande successo al Centro Cultural Borges di Buenos Aires e nella sede espositiva del Municipio di Las Condes a Santiago del Cile, dal 19 marzo al 17 aprile 2016, arriva in Italia, a Forte dei Marmi, nella meravigliosa cornice di Villa Bertelli, la mostra Chinese Propaganda Posters, Serve the People, China: Revolution - Evolution from 1949-1983, a cura di Massimo Scaringella. Una selezione di Poster della propaganda cinese dell’epoca maoista appartenenti alla Hafnia Foundation di Xiamen (Cina) - una delle più grandi collezioni nel mondo su questa tematica – che ricrea in maniera attenta e ragionata un inedito viaggio nel passato prossimo del colosso orientale, per intenderne il presente e proiettarne il futuro. La mostra si compone di manifesti e dipinti originali utilizzati come modello per fogli stampati tra il 1949 e il 1983 corrispondente al periodo di Presidenza di Mao Tse Tung e alla sua storica “Rivoluzione Culturale”, ed è suddivisa in categorie (Società, Industria, Socialismo e Pittura) e sottocategorie per aiutare il visitatore a comprendere maggiormente la loro storia e creazione. I manifesti di propaganda cinese. Durante il forum di letteratura e arte di Yan'an realizzato nel maggio del 1942, il Partito Comunista Cinese guidato da Mao Tse Tung, tracciò le linee guida della "cultura rivoluzionaria" del partito. I discorsi di Mao, durante questo evento, delinearono il modello dell'arte che si sarebbe prodotta fino a dopo la Rivoluzione Culturale, negli anni '80. I suoi principali interessi erano che l’arte riflettesse la vita della classe operaia e la considerasse come la principale protagonista, e che fosse a servizio della politica e dello sviluppo del socialismo. Così, tutta la creazione artistica si trasformò in vera e propria propaganda, che principalmente, descriveva la vita dei contadini ed era a loro diretta. Una produzione artistica di grande bellezza che rappresenta ancora oggi, nel 2016, le speranze più alte dell'utopia Maoista, dove si distinguono immagini di purezza ideologica e di felicità familiare. In contrasto con la teoria tradizionale Marxista e a quella Marxista Leninista, il Maoismo, non è un’interpretazione materialistica dello sviluppo storico, ma piuttosto, una teoria idealista basata sulla convinzione di Mao che la coscienza e la volontà umana sono i principali fattori che guidano la storia. Da questo quadro ideologico, i propagandisti cinesi furono in grado di produrre opere che vennero valorizzate e apprezzate per la loro bellezza e il loro uso decorativo sia in ambienti pubblici che privati. Nei Manifesti della Propaganda Cinese si alternavano diversi stili artistici, incluso il realismo sociale e il tradizionale acquerello cinese. Alcune opere, come i dipinti rupestri sono bellissimi esempi di arte näif; lineari e pieni di colori, con un leggero e bizzarro senso della prospettiva. Senza dubbio, l'ndiscusso talento naturale dei pittori è inconfondibile. La mostra curata da Massimo Scaringella è accompagnata da un catalogo con la riproduzione di tutte le opere in mostra.
    www.arte.it





    FESTE e SAGRE





    « Maimone , Maimone
    chiede acqua il cereale
    chiede acqua il seccato
    maimone laudato »


    MAINONE


    Maimone è una divinità legata alle acque e alla pioggia della mitologia sarda. Le diverse tribù nuragiche, per ingraziarsi le divinità e poter progredire, praticavano probabilmente una religione che collegava la fertilità dei campi,la caccia, il ciclo delle stagioni, con la forza maschile del Toro-Sole e la fertilità femminile dell’Acqua-Luna.

    Si pensa che Maimone corrisponda all'antica divinità fenicia della pioggia di origine protosarda. La radice Maim'o, potrebbe derivare dal fenicio mem, ovvero acqua, mentre l'ebraico mishnaico 'ממון (mmôn) significa denaro o possessione, nonché la personificazione della brama di denaro, rappresentato come un demone, Mammona.
    Lo studioso Mario Ligia lo identifica con la divinità pluvia libico-berbera di Amon, con la differenza che la radice del vocabolo sardo Maimone, per la presenza della vocale i, risulterebbe più antica e provenga direttamente dall'Asia Minore e non dall'Africa. Il linguista Max Leopold Wagner nel suo Dizionario etimologico sardo, fa derivare il nome Maimone da "spauracchio", termine origini semitiche e che originariamente indicava una scimmia mentre successivamente una bestia immaginaria. Spesso identificato in Baku (Jaku, Jahw) e il Dioniso dei greci.
    Il padre dell'archeologia sarda Giovanni Lilliu, nella sua opera La civiltà dei Sardi, scrive che Maimone era un essere demoniaco invocato come facitore di pioggia a Cagliari ed a Ghilarza mentre ad Iglesias era lo spirito di un pozzo.
    Fino al secolo scorso, i contadini e i pastori sardi invocavano:

    « Maimone Maimone
    Cheret abba su laòre
    Cheret abba su siccau
    Maimone laudau! »

    « Maimone , Maimone
    chiede acqua il cereale (seminato)
    chiede acqua il seccato (campo)
    maimone laudato »


    Con l'avvento della Cristianità divenne un demone, se non addirittura il Demonio stesso.

    Il culto del Maimone è ancora oggi presente in Ogliastra e in alcuni centri della Barbagia. Il nome variava e varia spesso: Mamuthone a Mamoiada, Maimone e hune a Orgosolo, Su Maimulu a Ulassai. Le maschere sarde tradizionali fanno riferimento a questa divinità della Natura (Su Maimulu). Era fatta di pelle ovina conciata oppure di stoffa, ricoperta di lana ovina ed era munita di corna di capra. Come maschera del carnevale tradizionale sardo, Su Maimoni simboleggiava la miseria, i vizi, la paura. Era rappresentato da un uomo vestito di scuro, ricoperto di pelli, con la schiena carica di campanacci tenuti insieme da una sorta di imbragatura di corda e con in mano uno spiedo. Si aggirava per le vie del paese scuotendo i campanacci, avventandosi su chiunque e rotolandosi per terra come un indemoniato. Era seguito da un corteo di Stramaionis, due dei quali lo tenevano legato con delle corde. Gli Stramaionis erano vestiti di stracci scuri, avevano la faccia tinta di nero con un impasto di fuliggine e olio oppure nascosta da una maschera. Spesso portavano a tracolla una fune con alcuni campanacci, e in mano avevano bastoni e maccioccas con le quali tentavano di domare il dio furente, anche percuotendolo.
    La maschera viene considerata di buon auspicio, tanto che un fantoccio così chiamato veniva esposto nei campi per scongiurare e augurare una buona annata per i pastori, che lo invocavano in caso di annata siccitosa.
    Ad Aidomaggiore, i ragazzi con in testa corone di pervinca, realizzavano una specie di barella fatta da due canne incrociate ed al centro veniva sistemata una corona di piante di pervinca. Questo simulacro, che doveva rappresentare la divinità della pioggia Maimone, veniva portato in processione per tutte le vie del paese. Al suono dei canti dei ragazzi, la gente veniva fuori dalle case e con dei catini buttavano l’acqua su Maimone, “isperamus chi Deus bos intendat!”.
    Alla fine della processione il Maimone era gettato nel ruscello per essere sommerso dall’acqua. L’ultimo “Maimone” fu realizzato nell’annata 1999/2000 particolarmente asciutta.
    La pervinca veniva usata per addobbare il Maimone, in quanto in sardo questa pianta viene chiamata “Proinca”, termine che si avvicina al verbo “Proere”, cioè Piovere, per cui si potrebbe interpretare come “pianta che fa piovere”.

    (Gabry)





    SALVIAMO LE FORME!!!!




    PELLE DISIDRATATA: TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE


    bellezza_viso_Fotor1-700x432

    Avere la pelle disidratata è un problema comune a tantissime persone. La pelle tende a tirare perchè si assottiglia. Per le donne il problema diventa ancora più fastidioso, perchè hanno difficoltà a truccarsi.

    Quali sono le caratteristiche di una pelle disidratata?

    Generalmente la pelle disidratata presenta determinate caratteristiche, ovvero:

    secca
    fragile
    spenta
    ruvida al tatto
    desquamata
    Forse non lo sai, ma tutte queste condizioni sono dovute alla mancanza di acqua dello strato corneo dell’epidermide. Quando l’acqua viene a mancare, le cause possono essere diverse:

    fattori ambientali
    fattori fisiologici
    alimentazione sbagliata
    creme o trucchi troppo aggressivi
    farmaci
    Ma la pelle tende a disidratarsi anche in seguito ad alcune malattie come quelle della tiroide, o in caso di psoriasi o dermatite seborroica. Con l’avanzare degli anni tuttavia, la situazione tende ad aggravarsi ancora di più. E allora cosa puoi fare al riguardo?

    Per prenderti cura della pelle disidratata del viso ed evitare al contempo stesso che i sintomi peggiorino con l’avanzare degli anni, è necessario che poni attenzione ad alcuni piccoli accorgimenti, che ora ti illustrerò:

    La prima cosa che devi fare è rimuovere ogni sera il make-up dal viso con un detergente estremamente delicato. Un buon detergente è Eucerin ph5, grazie alla sua ricca formulazione è particolarmente adatto alla pelle sensibile. La sua combinazione di tansioattivi ultra delicati aiuta a proteggere l’epidermide dalla secchezza. Non contiene coloranti e nè profumazioni. Modalità d’utilizzo: applicare una piccola quantità di prodotto sul viso e procedere con leggeri massaggi circolari. Risciacquare con acqua preferibilmente tiepida.

    Un’altra accortezza che devi tenere bene in mente è la seguente: applicare almeno 2 volte al giorno una crema idratante e super nutriente in modo tale da restituire all’epidermide una buona quantità di acqua e di olii. Toleriane Riche de La Roche Posay idrata e protegge la cute da agenti esterni. Grazie alla sua formula super concentrata attenua le sensazioni di stiramento, rossore, bruciore, tipiche della pelle disidratata. Non è un prodotto comedogeno, non unge, ma la sua texture è ultra leggera. Inoltre non contiene profumazioni e nè parabeni. Il formato disponibile è di 400 ml.

    In aggiunta, è necessario che segui un’alimentazione sana, perchè non devi dimenticare che il nutrimento più importante arriva dall’interno dell’organismo.Quindi uno dei rimedi migliori è seguire un’alimentazione che contenga alimenti ricchi di acqua, antiossidanti e vitamine, come ad esempio le zucchine, i cetrioli, i pomodori, e tutti i tipi di frutta e verdura.


    fonte:http://www.benessere-e-salute.it/


    (Lussy)





    ... PARLIAMO DI ...



    La storia della
    TORTA PASQUALINA



    La torta pasqualina è una torta salata, tipica della Liguria. La tradizionale torta pasqualina è tipica del periodo pasquale, cioè della primavera e dei suoi prodotti: uova, erbette, carciofi, piselli, cipolline nuove, maggiorana, un tempo presenti in ogni orto ligure.
    E' un piatto antichissimo, già in uso nel 1400, l'esistenza della torta è documentata dal XVI secolo, quando il letterato Ortensio Lando la cita nel "Catalogo delli inventori delle cose che si mangiano et si bevano". Allora era nota come gattafura, perché "le gatte volentieri le furano et vaghe ne sono", ma anche lo stesso scrittore ne era ghiotto tanto da scrivere: "A me piacquero più che all'orso il miele".

    La torta Pasqualina genovese è un vero e proprio concentrato di simbolismi che richiamano al cristianesimo e, prima ancora, ai riti pagani che celebravano il ritorno della primavera.
    Le sfoglie superiori dovevano essere 33, come gli anni di Gesù, e dovevano essere fatte di una pasta in cui vi era solo olio, farina acqua e sale, rigorosamente senza uova. Nel ripieno dovevano esserci solo le bietole, poiché in primavera erano in pieno germoglio e tutti potevano permettersi di acquistarne in quantità.
    Nel ripieno devono esserci le uova sode, poichè l'uovo ha un forte simbolismo cristiano legato alla rinascita, al ritorno della primavera e alla sconfitta della vita sulla morte. Ultimo ingrediente necessario era la prescinsêua, una specie di cagliata leggermente acida e molto leggera.
    Uova e formaggio erano alimenti che si consumavano solo nelle grandi ricorrenze.
    Sul bordo doveva essere inciso con un coltello l'anagramma di famiglia poichè pochi avevano in casa un forno e quindi le torte dovevano essere portate a cuocere da un fornaio, l'anagramma era indispensabile per il riconoscimento.

    Si prepara stendendo sfoglie sottilissime di pasta preparata con acqua, farina e olio di oliva, senza lievito che servirà per il fondo dove verrà riposto il ripieno, preparato con bietole, piselli freschi e carciofi spinosi violetto di Albenga, code di cipollina nuova, due uova sbattute, formaggio grattugiato, sale e maggiorana fresca tritata, il tutto verrà ricoperto con pezzetti di quagliata. Sulla sfoglia che ricopre ripieno si praticano alcuni incavi nei quali vengono fatte cadere alcune uova intere che diventeranno sode con la cottura della torta. Sopra a tutto, si adagiano le sfoglie di copertura.
    Nei secoli scorsi a Ventimiglia si usano nel ripieno erbe selvatiche (caccialepre, ortica, allattalepre, songino), al posto delle bietole e della borragine.

    La regione Liguria, a riconoscimento di questa lunga tradizione, ha chiesto ed ottenuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali l’inclusione della Torta Pasqualina nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), nella categoria “Prodotti della gastronomia”.


    .....una poesia.....


    LA TORTA PASQUALINA

    Un buon piatto genovese / (tanto gusto e poche spese)
    suggerisco a chi cucina / che si chiama “Pasqualina”.
    Di verdura è uno sformato che solletica il palato.
    Per la sfoglia: di farina / 2 etti e mezzo (quella fina)
    e di burro tanto uguale poi un pizzico di sale
    e di acqua quanto basta.
    Quindi forza, impasta, impasta!
    ....
    Al ripieno ora passiamo / e ogni fase descriviamo.
    Bietoline ben mondate / (un chiletto) van lessate,
    mentre in olio, in gran padella,
    friggi il trito di una bella cipollotta fina fina e di dolce carotina.
    Fai dorare piano piano,
    premi intanto con la mano
    la tua bieta raffreddata (così l'acqua è eliminata),
    la tagliuzzi ed al soffritto / la misceli zitto zitto
    giusto il tempo che insapori / poi dal fuoco levi fuori.
    Nella ciotola frattanto / sbatti uova 3 (ma tanto),
    metti sale e pepe (dai!), / quindi aggiungi 2 cucchiai
    colmi di buon parmigiano (sbatti sempre, ma fai piano).
    Sul tagliere avrai tritato (questo è un tocco raffinato)
    aglio insieme a maggiorana.
    Ma chi fa la torta strana / son 2 etti di quagliata
    (“prescinseua” viene chiamata ) .....
    Per concludere il composto
    tutto quanto insieme è posto
    e con cura mescolato: il ripieno è completato!

    Imburrare ora un tegame (a pensarci mi vien fame!)
    dove stendi (e sii gentile)
    la tua sfoglia ben sottile
    che avrai cura di “sbordare” per poterla rincalzare.
    Metti al centro ben disposto, uniforme, il tuo composto
    e nel suo spessore un fosso / scava e dentro (bianco e rosso)
    fa cadere un uovo e stendi / l'altra sfoglia (ed ora intendi),
    la sigilli torno torno, / gonfi, ungi e dentro il forno,
    caldo a 180 gradi, /per mezz'ora infili e badi
    che non bruci e ben s'indori.
    Poi dal forno tiri fuori e la lasci raffreddare
    per poterla appien gustare.
    (Elena Zucchini)


    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    La Solanum ovigerum, la pianta delle uova



    La Solanum ovigerum è conosciuta come la pianta delle uova. Ad un primo impatto sembra che dai suoi rami nascano realmente delle uova , in realtà, questa pianta appartiene alla famiglia delle S. melongena, la stessa delle comuni melanzane. E'una pianta erbacea annuale, appartenente alla famiglia delle Solanaceae, molto utilizzata non solo per la sua coltivazione orticola, ma anche come pianta ornamentale in giardino, per la loro estetica e per i fiori abbondanti. Le piante ben cespugliate raggiungono un’altezza media di circa un metro e sono adatte a tutti i climi temperati.
    Originaria delle zone dell'India e del Sud dell'Asia, la pianta delle uova è caratterizzata da frutti bianchi.
    Lo stelo, di colore verde, può essere debolmente venato di viola, e ha un paio di spine bianche. Le foglie sono ondulate ai bordi. I fiori lilla hanno stami giallo intenso e compaiono con il caldo di giugno e rimangono fino a fine agosto. Le drupe, piuttosto tondeggianti, inizialmente sono bianche e a maturazione compleata assumono un color giallo dorato.
    Hanno una polpa soda priva di sapore amaro ma simile a quello dei funghi. Per gustare appieno le qualità occorre raccogliere i frutti quando questi sono grossi come un uovo.

    La parola "melanzana" è stata registrata nel 1763, e deriva dalla somiglianza del frutto alle uova d'oca o di gallina.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    MARZO

    Marzo

    Ecco Marzo, il terzo mese,
    che, scrollando i folli ricci,
    un pò matto e un pò cortese
    fa le smorfie ed i capricci.
    Tutto nervi e argento vivo,
    muta umore ogni momento
    ed annunzia il proprio arrivo
    con la grandine e col vento.
    Fischia e morde, piange e ride,
    ed ingemma il colle e il prato
    mentre,ancora, il vento stride..
    Ma l'inverno è terminato,
    Quanta luce nel creato,
    dopo i tuoni e la bufera!
    marzo è il paggio scapigliato
    della dolce primavera.


    (P. Ruocco)








    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)





    scatto di Alberto Ghizzi Panizza

    Era solo un sorriso, niente di più. Le cose rimanevano quelle che erano. Solo un sorriso. Una piccola cosa. Una fogliolina in un bosco che trema al battito d’ali di un uccello spaventato.
    Ma io l’ho accolto. A braccia aperte. Perché la primavera scioglie la neve fiocco dopo fiocco e forse io ero stato testimone dello sciogliersi del primo fiocco.
    (Khaled Hosseini)

  8. .






    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 011 (14 Marzo - 20 Marzo 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Martedì, 15 Marzo 2016
    S. LONGINO , S. LUISA

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 11
    Giorni dall'inizio dell'anno: 75/291
    -------------------------------------------------
    A Roma il sole sorge alle 06:21 e tramonta alle 18:17 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 06:34 e tramonta alle 18:29 (ora solare)
    Luna: 0.43 (tram.) 10.54 (lev.)
    Luna: primo quarto alle ore 18.04.
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    Di marzo, chi non ha scarpe vada scalzo, e chi le ha, le porti un altro po' più in là.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Ve lo dico con molta fermezza, con molta libertà e con molto rispetto: quando si costruiscono le armi,
    necessariamente devono essere usate. Chi fabbrica le armi vuole che siano vendute e consumate.
    E le armi si consumano uccidendo.
    (Don Tonino Bello)









    RIFLESSIONI



    ... VITA RISPETTO VITA …
    ... Non ci sono fiabe o miei racconti fantastici che oggi possano addolcire lo smarrimento di vivere in questi tempi. Il valore della vita è sempre più banalizzato e a volte calpestato. Lo sapete non mi piace parlare in questo contesto di politica o di religione, di cose che possono suscitare fastidio a chi la pensa diversamente. Credo però che la VITA sia un valore su cui tutti dovremmo concordare; sulla sua sacralità, sulla sua unicità ed irripetibilità. Su tutti i media il commune denominatore è purtroppo la cronaca ed i fatti che raffigurano le condizioni di vita di molti, e la cronaca nera ci porta in evidenzia fatti in cui la vita e l’essere umano sono calpestati. Ciò che ha sollecitato questa mia riflessione è dettato dal fatto accaduto a Roma dove due ragazzi, che avevano assunto droghe in quantità, ha ucciso e seviziato un amico “per la curiosità di vedere cosa si prova ad uccidere una persona”. Non possono esistere commenti a questo, il mio animo di sognatore reagisce a questo pensando a tutte quelle cose che rendono bella la vita. Un sorriso, una pacca su una spalla, una carezza, l’amore dagli e verso gli altri. Vorrei essere un mago e tramutare tutto questo orrore che sta venendo fuori in questo periodo e trasformarlo totalmente in amore e desiderio positivo. Vorrei si tornasse a meravigliarsi di una goccia di acqua che scende su un vetro e seguire col dito la sua traccia su di esso. Vorrei si tornasse a stupirsi dei colori del cielo all’alba e al tramonto; si tornasse ad emozionarsi per un fiore che nasce o il vento che scompiglia i capelli. Mi piacerebbe infine pensare che la notte si torni a perdersi nella miriade delle stelle, ad immaginare le forme che compongono casualmente le nubi nel cielo. Sarebbe bello insomma che la noia che oramai avvolge le persone si tramuti in voglia di scopire ciò che ogni attimo dopo il presente può accadere. L’emozione per ciò che accadrà tra un attimo, l’emozione per ciò che il futuro ci riserverà e infine la gioia nel godere ciò che intorno il mondo, le persone, la natura ci offrono. Scendiamo dal treno che corre folle verso quell “domani” che è sempre di più una parola senza spessore e senza significato reale, e camminiamo assaporando il senso vero della vita, attimo dopo attimo, e di chi con noi o da un'altra parte del mondo la vive … Buon Marzo amici miei … (Claudio)






    La pozzanghera.

    Faresti una passeggiata con me?

    Lo so che piove ma mettiamo gli stivali da pioggia e prendiamo un ombrello.

    Dammi la mano e prendiamo quel sentiero che si apre nel bosco. Non piove poi molto. Si può distinguere il suono di ogni goccia sulle foglie. Guarda, s’apre uno squarcio di sereno.

    Vedi le pozzanghere? Adesso sono un problema da evitare ma ricordi da bambini? Avevano un fascino tutto particolare. A guardarle non ci si ricordava che lì c’era una buca, si immaginava che fossero mondi comparsi improvvisamente, regali della pioggia. Nessuno resisteva alla tentazione di infilarci un piede dentro, anche a costo di beccarsi una lavata di capo poi a casa. Mi piacerebbe recuperare la gioia e il senso di potere assoluto che vedo negli occhi dei bambini quando riescono ad approfittare di un attimo di distrazione delle mamme, e in uno splash di goduria saltano a piè pari in una pozzanghera.

    Te lo ricordi il piacere che dava pasticciarci con un rametto? Cosa poteva nascondersi sotto la superficie? Vermi? Mosche morte? Mostri? E le ore passate a guardare i cerchi che si spandevano sulla superficie tirandoci una pietra? Così perfetti, magici.

    Vieni, chinati con me, guarda questa pozzanghera, te la regalo. Qui puoi nasconderci il te stesso bambino. Guarda meglio, specchiatici. Lo vedi? È lì, non è mai andato via. Ogni volta che piove e si formano delle pozzanghere gli “io” bambini più fortunati riescono a tornare anche se è solo per il tempo di un arcobaleno.

    Quelli che ci provano o meglio, quelli che non riescono a far a meno di avere lo sguardo del bambino negli occhi sono svantaggiati a questo mondo. Sono persone che non sono riuscite a costruirsi la corazza difensiva come la maggior parte ha fatto. Sono persone che si lasciano permeare dalla vita, che assorbono ancora dolori e gioie senza il filtro della ragione adulta. Ecco perché ti “addolora”, provi dolore in modo intenso perché tutto ti penetra direttamente attraverso la pelle. Non sempre è uno svantaggio però, io non farei a cambio, non darei i miei occhi bambini per la corazza protettiva. Mi ferisco ogni giorno sulla pelle nuda, basta una parola detta con un velo di cattiveria, uno sguardo sprezzante ma quando sulla mia pelle si posa una carezza, l’avverto con un’intensità inarrivabile da chi porta la corazza e attraversa la vita senza ferirsi ma anche, penso, senza goderne.

    Gioisci del dolore che ti causano quegli sguardi crudeli, è la prova che puoi e sai godere del vento sulla faccia, di una corsa a perdifiato, del sapore di un frutto maturo, di un bacio, di una carezza, di una pacca sulla spalla da parte di un amico. È la prova che sei vivo, non uno che attraversa la vita limitando i danni e basta. Quelli come te non hanno paura di graffiarsi in un roseto, per questo riescono a godere del profumo delle rose.
    (Francesca Sommantico)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sulla Primavera …

    La prima rondine

    C'é un tremulare d'azzurro
    oggi nell'aria,
    un luccicare di verde
    oggi nel sole,
    un vago odore
    di viole appena nate.
    Entra giuliva
    dalle finestre spalancate
    la primavera in fiore.
    Io seguo con occhi sospesi lo stridulo voolo di un'ala
    che rade il tetto e scompare
    via nell'aria, nel sole!
    (A. Morozzo Della Rocca)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Il piccolo fiume

    C’era una volta, non tanto tempo fa, un piccolo fiume di nome Bèr che scorreva allegro dalla montagna di cristallo fino alla grande pianura. Bèr era un fiume svelto e luccicante, amico degli uomini e dei bambini che d’estate andavano a fare il bagno nelle sue acque fresche. Bèr era molto amico anche dei contadini ai quali dava volentieri un po’ della sua acqua per irrigare i campi e per innaffiare gli orti.
    Un giorno nella pianura arrivarono degli uomini cattivi e prepotenti che cominciarono a buttare nell’acqua del fiume ogni schifezza possibile e immaginabile: detersivi, plastica, acido, vernice, cemento, mobili, frigoriferi e biciclette.
    Bèr non riusciva più a respirare. I bambini non potevano più andare a giocare sulle rive, figuriamoci poi fare il bagno! I pesci che da tempo vivevano nelle sue acque cominciarono a morire. La frutta, la verdura e tutti i prodotti dei campi irrigati con quell’acqua sporca facevano venire il mal di pancia a chi li mangiava. Insomma per Bèr attraversare la pianura era diventato un vero incubo. Piangeva sempre ma nessuno poteva vedere le sue lacrime in mezzo all’acqua e nessuno poteva sentire i suoi lamenti perché tutti dovevano stare chiusi in casa dalla gran puzza che c’era.
    I contadini, preoccupati, si erano rivolti alle autorità, spiegando che se non si fossero presi subito dei provvedimenti in poco tempo non ci sarebbe stato più niente da mangiare e neanche da bere. “Per irrigare i campi stiamo usando l’acqua del rubinetto, quella che serve per bere e per lavarsi, ma non può durare per sempre, prima o poi finirà anche quella e allora come faremo? Mangeremo la plastica? Berremo la vernice?”. Ma quelli niente, non volevano proprio capire.
    Pian piano i contadini abbandonarono i campi e tutto intorno a Bèr gli uomini prepotenti costruirono dei palazzi altissimi con dei garage enormi per metterci le auto. Durante un autunno particolarmente piovoso le acque di Bèr si erano ingrossate a tal punto da rompere gli argini e inondare tutta la pianura. L’acqua puzzolente invadeva le strade, i negozi e le cantine dei palazzi. Le auto galleggiavano nelle strade e nei garage. La gente scivolava, cadeva in quella melma scura e non riusciva più a pulirsi. Ma ciò che più preoccupava le autorità era il crollo della strada che impediva ai camion che portavano il cibo di arrivare nella pianura. E intanto continuava a piovere.
    Dopo tanti giorni di pioggia Bèr cominciava a sentirsi meglio, più pulito. Quando finalmente un pallido sole era apparso in cielo, le sue acque riflettevano la luce facendolo brillare tutto. Appena le acque si ritirarono un po’, i bambini andarono subito vicino agli argini a giocare mentre i loro genitori stavano ancora cercando di pulire le strade dal fango. Quando gli uomini arrivarono con i camion per buttare nel fiume tutta la sporcizia che avevano raccolto nelle strade i bambini cominciarono a urlare: “Eh no! Adesso basta! Lasciatelo stare!”.
    Attirate dalle urla dei bambini, tutte le persone della pianura si avvicinarono al fiume per vedere cosa stesse succedendo. Bèr scorreva più lucente che mai, era uno spettacolo.
    Gli uomini restarono incantati a guardarlo per un po’, poi decisero che non lo avrebbero riempito di schifezze un’altra volta, anzi non l’avrebbero fatto mai più. “Lo ripuliremo per bene e chiunque oserà buttare ancora immondizia nell’acqua sarà arrestato!”- Disse il sindaco. Ora Bèr scorre felice nella pianura vicino alle case dei bambini e forse, con un po’ di pazienza, qualche pesce deciderà di fidarsi ancora degli uomini e tornerà a sguazzare nelle sue acque.

    (Medina Lariana e Gabriele Gesiotto)



    ATTUALITA’


    Clima: nuovo record a febbraio, è stato il più caldo di sempre.

    Termometro globale a 1,35 gradi sopra media. Esperto,è emergenza. Quello appena trascorso è stato il febbraio più caldo mai registrato sulla Terra dal 1880, cioè da quando si ha disponibilità di dati. Il febbraio 2016, stando ai dati della Nasa, ha stracciato nettamente i record precedenti di scostamento dalla temperatura media, segnando 1,35 gradi in più rispetto alla media del termometro tra il 1951 e il 1980. Il primato precedente era del gennaio scorso, con 1,14 gradi sopra la media.



    Si tratta del quinto mese in assoluto in cui la temperatura della superficie terrestre ha superato di più di un grado la media. Oltre a gennaio e febbraio 2016, era accaduto in ottobre (+1.06 gradi) novembre (+1.03) e dicembre (+1,10) 2015. "Siamo in una sorta di emergenza climatica", ha dichiarato Stefan Rahmstorf del Potsdam Institute alla stampa australiana commentando i dati della Nasa. "È davvero stupefacente e assolutamente senza precedenti".

    Stando a quanto comunicato nei giorni scorsi dalla Noaa, l'agenzia Usa per la meteorologia, a febbraio la concentrazione media di CO2 in atmosfera ha raggiunto le 402,54 parti per milione. "I livelli di anidride carbonica stanno crescendo più velocemente di quanto abbiano fatto in centinaia di migliaia di anni", ha detto Pieter Tans della Noaa. Per il National Snow and Ice Data Center statunitense, il mese scorso il ghiaccio marino artico si estendeva per 14,22 milioni di km quadrati, la più bassa estensione mai registrata in febbraio dai satelliti.
    (Ansa)





    Con il voto alle donne, 70 anni fa nasceva Miss Italia.

    Nel 1946 Enzo Biagi scriveva: "Una conquista della democrazia. Un altro segnale che la guerra e un’epoca erano finite". Insieme alla Repubblica e al voto alle donne nasce Miss Italia o meglio, per la precisione, il concorso di bellezza delle ragazze italiane prende il nome attuale.

    Nel 1946, esattamente 70 anni fa, nel mese di marzo, per cinque domeniche consecutive, le donne italiane, dopo grandi lotte, votano per la prima volta: è una grande conquista sociale e l’inizio di una nuova storia per il mondo femminile e per il nostro Paese che si realizza nella prima tornata amministrativa dell’Italia liberata.

    Il 2 giugno l’affluenza alle urne si ripete per la scelta tra monarchia e repubblica e la contestuale elezione dell’assemblea costituente. Finita la guerra, tutto ricomincia. L’11 maggio Arturo Toscanini dirige lo storico concerto per la riapertura del Teatro alla Scala. Per le strade si sente il rumore della prima Vespa e sulle spiagge appare il primo bikini. Gino Bartali vince il Giro d’Italia con 47 secondi di vantaggio su Fausto Coppi. Dopo due anni di sosta, torna il campionato e il grande Torino, con la formazione che i ragazzi sanno a memoria come le poesie (Bacigalupo, Ballarin, Maroso….), vince lo scudetto. Si gioca la prima schedina del Totocalcio, mentre “Roma città aperta” è il film del momento.

    In questo clima, in questo quadro, insieme alla Repubblica, nasce “Miss Italia” ed è - scrive Enzo Biagi - “una conquista della democrazia. Nel 1946 - aggiunge - quando dilagava la voglia di vivere, fu un altro segnale che la guerra e un’epoca erano finite”. Dino Villani cambia infatti nome al suo concorso che, da Cinquemila lire per un sorriso (tre anni di vita, quattro di pausa per la guerra), prende il nome di Bella italiana (poi abbandonato) e Miss Italia: un simbolo che entra nell’immaginario collettivo e farà sognare milioni di ragazze italiane.

    La dizione 'miss' osteggiata dal fascismo, come altre parole straniere, può ora essere usata. Il nome “Miss Italia”, quindi, compie 70 anni e mantiene inalterati – attraverso gli innumerevoli cambiamenti avvenuti in tanti anni - i significati che assunse in quel momento storico: la libertà delle donne di scegliere la loro strada, anche partecipando ad un concorso di bellezza; un modo per mettersi alla prova prima di tentare la carriera del Cinema e dello spettacolo.

    “Tutto è cominciato da qui”, hanno ripetuto nel tempo grandi attrici, a partire da Sofia Loren. In alcune selezioni, in tutte le regioni, la ricorrenza sarà celebrata con diversi eventi.

    E’ Stresa, in Piemonte, una delle poche città a disporre di impianti non danneggiati dalla guerra, la prima sede di Miss Italia. Il titolo, dopo essere stato aggiudicato come gara fotografica, viene finalmente assegnato alla presenza delle ragazze. L’arrivo delle 40 miss, rappresentanti di tutte le regioni, ognuna accompagnata dalla mamma o da un altro familiare, è preceduto dalle Feste del sorriso (120 in tutto con quattromila candidate, che pochi anni dopo saranno ventimila). Qualche genitore e non pochi fidanzati non nascondono il loro imbarazzo per questa spedizione di ragazze da tutta Italia verso il lago Maggiore. Le miss, con la carovana di organizzatori, giornalisti, fotografi e operatori cinematografici, vengono seguite nelle loro passeggiate sul lungolago e alle isole Borromee da curiosi e dongiovanni locali. Alloggiano per una settimana nell’ambiente esclusivo del Grand Hotel Borromées e del Regina Palace.

    La giuria è composta da nomi famosi, come il giornalista Arrigo Benedetti, i registi Vittorio De Sica e Luchino Visconti, il pittore Carra, e poi Macario, Isa Miranda, Cesare Zavattini, lo stesso Villani, 15 persone in tutto. Mobilitate le sarte per gli abiti delle ragazze; il fotografo ufficiale è Alfredo Paulon. Le favorite sono la toscana di Empoli Rossana Martini, dai dolci lineamenti, vaga rassomiglianza con la Gioconda; la prosperosa Silvana Pampanini di Roma, al primo posto in un referendum incautamente promosso dall’Azienda di Soggiorno per coinvolgere il pubblico; Lilia Giovannotti Landi, anche lei di Roma; e Noris Monterumici di Bologna.

    Qui la cronaca si confonde con la leggenda che vuole, per esempio, la Pampanini al pranzo di gala al fianco di un principe dell’Afghanistan. Più realistica è la scelta posta all’incerta giuria da Dino Villani quando in gara rimangono due miss: “Volete eleggere la ragazza da dare in sposa a vostro figlio (Rossana), o quella che vorreste come amica … (Silvana)?”. Fatto sta che, quando nel Salone delle feste del “Borromées” viene annunciato il nome della Martini, 20 anni, maestra, come prima Miss Italia della storia, si scatena il putiferio e il cavalier Maresca, direttore dell’albergo, non riesce ad evitare il lancio di alcune sedie da parte dei sostenitori della Pampanini, molti dei quali venuti da Roma, e che essi stessi proclamano “Miss Italia a furor di popolo”. Le miss, le “belle di Stresa”, rimarranno qui fino al 1949 e poi un anno ancora, il 1958.

    Nel 1947 arrivano Lucia Bosè, Gina Lollobrigida, Gianna Maria Canale e Eleonora Rossi Drago: è l’anno d’oro del concorso di Dino Villani, Enzo e Patrizia Mirigliani. Ma certamente non l’unico di una lunga storia andata avanti fino ai giorni nostri. ‬
    (Ansa)





    Nuovo nanofarmaco cura cancro metastatico in topi.

    Ferrari(Houston Institute),risultati sbalorditivi,test su uomo nel 2017. Messo a punto un farmaco composto da nanoparticelle in grado di penetrare direttamente nelle metastasi causate dal cancro al seno in organi come polmoni e fegato, distruggendole. Il nuovo nanofarmaco è stato sperimentato al momento su topi, con risultati definiti ''sbalorditivi'', tanto che si punta ad avviare i test sull'uomo il prossimo anno. La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature Biotechnology, è frutto del lavoro di un team di ricercatori dello Houston Methodist Research Institute, guidati da Mauro Ferrari, uno dei maggiori esperti di nanotecnologie in medicina a livello mondiale. Il nuovo nanofarmaco (iNPG-pDox), spiega Ferrari all'ANSA, ''si dimostra capace di curare completamente le metastasi polmonari ed al fegato in modelli animali, ovvero in topi con tumore al seno. Circa il 50% delle cavie raggiunge infatti la completa guarigione, con un equivalente umano di oltre vent'anni di vita senza evidenza di tumore residuo''. Un risultato ''importantissimo - sottolinea Ferrari, presidente del Methodist Institute e primo autore dello studio - alla luce del fatto che non ci sono terapie attualmente disponibili per i tumori metastatici, di origine mammaria o di qualsiasi altra origine''.

    L'obiettivo è dunque iniziare i test sull'uomo nel 2017: ''Non farei mai promesse eccessive alle migliaia di malati di cancro, ma i risultati sono sbalorditivi - rileva l'esperto -. Stiamo parlando infatti della possibilità di arrivare alla cura dei tumori metastatici''. La mortalità per cancro è spesso dovuta a metastasi difficilmente aggredibili dai farmaci: la nuova tecnologia messa a punto, spiega Ferrari, ''permette invece, grazie all'utilizzo di nanoparticelle, di trasportare il farmaco fino al cuore delle cellule cancerose delle metastasi. Il farmaco attivo viene dunque rilasciato solo all'interno del nucleo della cellula metastatica, superando i meccanismi di resistenza ai farmaci messi in atto dalle stesse cellule del cancro. Con questa strategia si riesce effettivamente ad uccidere il tumore''. Il risultato è che il 50% dei topi trattati non presentava più tracce di metastasi dopo 8 mesi: ''Ciò è l'equivalente nell'uomo di circa 24 anni di sopravvivenza a seguito di un tumore in stadio metastatico'', precisa lo specialista. Se i test sull'uomo ''confermeranno anche una frazione di questo tempo di sopravvivenza registrato sul modello animale - commenta Ferrari - ciò vorrebbe ancora dire poter estendere il tempo di vita di molti anni in una popolazione di pazienti per cui, al momento, non esistono cure davvero efficaci''. I ricercatori sono fiduciosi che il nuovo farmaco potrà rivelarsi efficace anche nella cura delle metastasi ai polmoni dovute ad altri tipi di tumore, oltre che nella cura dei tumori primari al polmone.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Pedro - Galletto coraggioso




    locandina


    Un film di Gabriel Riva Palacio Alatriste. Con Bruno Bichir, Carlos Espejel, Angélica Vale, Omar Chaparro, Maite Perroni


    Film d'animazione messicano che cita e reinterpreta con ironia latina la cinematografia statunitense, con una buona dose di originalità e vitalità narrativa.
    Paola Casella


    Pedro è al suo debutto come galletto del cortile che condivide con un gruppetto di uova non ancora schiuse ma molto chiacchierone, il gallo Don Poncho e a sua figlia Di, passione segreta del nostro eroe. Quando la fattoria, gestita da un'anziana contadina, va in bancarotta Don Poncho, che ha un passato di gallo da combattimento, suggerisce di partecipare a una lotta fra galli: se Poncho vincerà salverà la fattoria, se perderà l'intero pollaio dovrà trovare un'altra casa. In realtà a combattere sarà Pedro, non prima di essersi sottoposto ad un allenamento estenuante, e cercherà non solo di salvare la fattoria ma anche di raggiungere l'agognata maturità e conquistare la simpatica Di.
    Pedro galletto coraggioso è un film di animazione realizzato al computer da un team di disegnatori messicani che avevano già raccolto grandi consensi in patria raccontando le avventure di una serie di uova animate. Questo terzo lungometraggio realizzato dalla Huevocartoon Producciones ha sbancato il botteghino in Messico, e bisogna riconoscergli un'originalità e una vitalità narrativa che non sfigurano all'interno del cinema messicano contemporaneo. È soprattutto nella regia che Pedro galletto coraggioso tira fuori gli artigli, cimentandosi in sequenze assai movimentate e privilegiando inquadrature rocambolesche. Dalla gara di rap all'allenamento di Pedro che fa il verso a Rocky (ma il tema della saga è rivisitato in chiave mariachi) alle scene sul ring in cui il galletto coraggioso deve fronteggiare il campione Sylvester Pollone, il film messicano osa parecchio e si diverte a citare la cinematografia dominante, ovvero quella statunitense, reinterpretandola con ironia e gestualità latine. Anche la confezione - è il caso di dirlo - "ruspante", più per penuria di mezzi che per mancanza di idee, ha un suo charme anti hollywoodiano (e anti nipponico).
    Certo, la grafica è ai limiti del kitch, i personaggi - soprattutto le uova - sembrano uscire da una pubblicità a basso costo (al confronto Calimero era un quadro di Picasso), e l'idea di raccontare un'attività equivoca (e in molti Paesi illegale) come i combattimenti fra galli trasformandola in una libera scelta fra quei pennuti che nella realtà ne sono semplicemente vittime, destano qualche perplessità. Ma la storia del galletto di gran cuore e di scarsa muscolatura che per difendere la sua casa e i suoi amici impara a volare come un'aquila è energizzante e fortemente motivante: piacerà soprattutto ai più piccoli, specie se appassionati di videogiochi.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    Raggiungi il lago del puro piacere.
    dove i pesci dagli occhi dorati dell’acuta percezione si moltiplicano,
    dove gli uccellini apprendono a volare,
    e tutto è imperturbabile rilassamento, al di là di ogni limite.
    (Yeshe Tsogyel, poetessa tantrica)


    IL BHUTAN
    La terra del Drago Tonante


    Il Bhutan è un piccolo Stato montano dell'Asia, situato alle pendici meridionali della parte orientale della catena dell'Himalaya, senza sbocco al mare. Confina a nord con il Tibet e a sud con l'India. Il territorio si estende in altezza da 2000 a 3500 metri sul livello del mare. La lingua ufficiale è lo dzongkha, ma esistono ben 19 dialetti. L'inglese è la seconda lingua. In alcuni distretti meridionali si parla il nepalese. I simboli nazionali sono il corvo, che adorna anche la corona del re, il takin (un particolare e raro tipo di bovide), il papavero blu e il cipresso.
    Storicamente era conosciuto come Lho Mon (terra meridionale delle tenebre), Lho Tsendenjong (terra meridionale del cipresso), Lhomen Khazhi (terra meridionale delle quattro vie d'accesso), e molti altri nomi; il nome internazionale è “Bhutan”, che sembrerebbe derivare dal sanscrito Bhu-uttan (alte terre) o da Bhota-ant “la fine del Bhot “ (Bhot è uno dei vari nomi del Tibet). Gli abitanti chiamano se stessi Drukpa e chiamano la propria patria Druk Yul, "terra del drago" oppure Druk Tsendhen, "terra del drago del tuono", dal momento che la tradizione vuole che il tuono sia il ruggito di draghi cinesi.
    Il Bhutan è un paese agricolo che è autosufficiente per il genere alimentare. Solo il 5% della popolazione lavora nell'industria. L'artigianato è di ottima qualità e molto diffuso. Nel 1947 il Bhutan ha ottenuto l’indipendenza ed è stato riconosciuto dall’India come Stato monarchico.
    Thimphu è la capitale ed anche la città più popolata. È situata sulle colline occidentali della valle del fiume Wang Chhu. Per legge è previsto che tutte le case siano decorate nello stile tradizionale con dipinti e motivi di carattere religioso. I regolamenti per le costruzioni sono molto severi al punto che le costruzioni non autorizzate vengono demolite. Il Tashichoedzong, uno dzong, il tempio fortificato, del XVII secolo, situato a nord della città, è la sede del governo dal 1952. I monasteri di Dechenphu, Tango e Cheri e il palazzo di Dechenchoeling sono la residenza ufficiale del Re.
    Punakha è l'antica capitale del regno, si trova a 1381 m sul versante nord-orientale del sistema himalayano. È caratterizzata da un caldo quasi tropicale ed è diventata la sede invernale della famiglia reale. Fin dall'antichità è stato un grosso centro commerciale per i prodotti agricoli, del bestiame, della lana e delle pelli. Lo dzong di Punakha è ritenuto, dal punto di vista storico, è il più importante del paese. Fu costruito da Zhabdrung Ngawang Namgyal negli anni 1637-1638 alla confluenza di due fiumi, il Pho Chhu ed il Mo Chhu.
    La città di Paro Dzong si trova ad est del monte Jhomolhari, la montagna sacra per i bhutanesi. Vi si trovano i più grandi e spettacolari dzong del regno: il monastero di Taktsang, il Kyichu Lhakhang, costruito nel VII secolo e uno dei più antichi, il Drukgyel Dzong costruito per arginare gli invasori tibetani e il Rinpung Dzong, il principale dzong della città.
    La città di Trongsa si trova quasi al centro del Bhutan nell' omonima valle fu la sede della famiglia reale Wangchuck prima che Thimphu divenisse capitale. Il panorama della città è dominato dall' imponente Dzong Trongsa che appare come una fortezza inespugnabile. Fu costruito, a vari livelli, su una collina è può essere visto da ogni angolo della città.
    L'attuale dinastia monarchica ereditaria dei Wangchuck fu istituita nel 1907. Sua Maestà Ugyen Wangchuck divenne il primo sovrano ereditario del Bhutan il 17 dicembre 1907. L'attuale re, Jigme Khesar Namgyal Wangchuck è il quinto re nella successione dinastica. L'istituzione della monarchia ha costituito una pietra miliare nella storia dello Stato. La stirpe deriva da Pema Lingpa, figura quasi leggendaria che visse tra il 1450 e il 1521. Fu il figlio di Pema Lingpa, Kuenga Wang Po, nato nel 1505, a trasferirsi a Dungkhar dove un suo pronipote fondò l'omonima fortezza. Di qui trae origine il nome della famiglia reale Wangchuck. Per Jigme Khesar Namgyal Wangchuck, la Felicità Nazionale Lorda è ritenuta di gran lunga più importante del Prodotto Interno Lordo, in quanto "non si deve raggiungere la crescita economica a spese della qualità della vita". La sua incoronazione nel 1974 segnò anche la prima volta in cui i media internazionali furono ammessi nel Paese e dunque la fine dell’isolamento dello stesso dal panorama internazionale. Nel 2006 Jigme Singye Wangchuck ha abdicato a favore del figlio. Nel 2008 hanno avuto luogo le prime elezioni legislative, con la trasformazione del Paese in una monarchia parlamentale.
    La popolazione è composta da tre gruppi etnici principali. Il gruppo Sharchop che vive soprattutto nella parte orientale, il gruppo Ngalop nella parte occidentale che è composto da discendenti delle popolazioni tibetane che immigrarono nel V secolo e le popolazioni di origine nepalese, chiamate Lotshampa, che si stabilirono nella parte meridionale verso la fine del XIX secolo. Il Bhutan è l'unico paese a professare come religione ufficiale la forma del buddhismo detta Mahayana.
    Fino a pochi decenni fa, fu una religione monopolista , solo nei monasteri era possibile ricevere l'istruzione. Il Bhutan ospita oltre 525 monasteri del Dhratsang i "Lhakang" e 144 di Lama reincarnati, 800 Lhakang di villaggio e altri 500 templi privati.
    L'induismo è la fede dominante dei territori meridionali. In alcune parti limitate del Paese si professano il Buddhismo Bön, l'animismo e lo sciamanesimo
    Gli uomini vestono il gho, una veste lunga legata alla vita da una cintura di stoffa che si chiama kera. Le donne indossano un vestito lungo fino alle caviglie che si chiama kira ed è fatto di stoffe colorate e ornate con decorazioni tradizionali. Questo abbigliamento è obbligatorio per tutti coloro che svolgono lavori in pubblico o lavorano nello Stato, secondo quanto previsto dal Driglam namzha o Codice delle Buone maniere.
    L'istruzione occidentale moderna è stata introdotta solo nei primi anni cinquanta. Prima di allora era predominante l'educazione monastica trasmessa attraverso la tradizione orale. L'unica università pubblica del paese è l'Università Reale del Bhutan, strutturata in diversi college sparsi nel paese.
    La medicina occidentale fu introdotta nei primi anni cinquanta. La popolazione usava la medicina tradizionale, conosciuta come sowai rigpa che affronta gli aspetti di prevenzione e quelli di cura.
    In un discorso del 21 Giugno 2005 del primo ministro bhutanese, Jigmi Y. Thinley si legge:
    «La felicità può essere realizzata come un traguardo sociale, essa non può venire conseguita come obiettivo personale, come fosse una merce, parimenti non può essere perseguita come uno scopo della competizione individuale. La felicità non può venir distribuita agli individui come una merce o un servizio. Tuttavia essa è troppo importante perché venga lasciata al puro sforzo e alla ricerca individuale, senza un impegno collettivo o di governo. […] Nelle società comuni, a mezzo dell’apprendimento culturale, dell’educazione, dell’insegnamento psicologico, molti sforzi vengono profusi per far sì che le persone cerchino la libertà partendo da una attitudine che nega loro la felicità. Portare alla luce ciò che assilla l’uomo, scoprire ciò che inganna la sua vera natura e rivelare il suo Sé interiore, è un compito assai più elevato che domare la natura e conquistare il mondo esterno.»


    “Un viaggio dedicato al Bhutan, un paese fuori dall'ordinario dove è illegale comprare le sigarette, dove giganteschi falli dalle proprietà protettive sono dipinti sulle facciate di molte case, dove la felicità degli abitanti è più importante del prodotto interno lordo. Un regno medievale Buddhista che inevitabilmente deve confrontarsi con i tempi moderni..”


    …storia, miti e leggende…


    Nonostante si pensi che il Bhutan fosse abitato già nel 2000 a.C., la storia bhutanese inizia nel 600 con la venuta del re tibetano Sogsten Gampo. La diffusione del buddismo dovrebbe essere iniziata intorno al II sec., anche se tradizionalmente si fanno risalire le sue radici alla visita nell’VIII sec. del Guru Rinpoche, un mistico tantrico, considerato alla stregua di un secondo Buddha.
    La società, pur non avendo “caste” era tradizionalmente divisa in: - zhung, l’aristocrazia e la burocrazia; - dratshang, la comunità religiose; - misey , il popolo. Durante il periodo medioevale, chi lavorava per i re e per i signori nei diversi dzong era distinta secondo la professione esercitata. La divisione non era molto rigida al punto e ognuno poteva raggiungere le posizioni più elevate.
    Nell'anno 842 si rifugiarono in questo stato molti tibetani a causa di difficoltà interne al Tibet, e qui vi rimasero. Tale immigrazione cambiò radicalmente le tradizioni del Bhutan. Nel X secolo l'influsso buddista entrò a far parte della cultura del paese e nel XVI secolo, si unificò sotto Ngawang Namgyel (1594-1651). Fino al XVII secolo il Bhutan rimase relativamente chiuso; le guerre di Duar si conclusero nel novembre del 1865 con il trattato di Sinchula, nel quale il Bhutan cedette molto terreno al Raj britannico.
    Fino al XVI sec. numerosi clan e famiglie nobili vivevano nelle diverse valli del Paese, impegnati in continue lotte interne e con il Tibet. Il 1616 arrivò Shabdrung Ngawang Namgyal, un monaco tibetano della scuola buddhista Drupa Kagyu, che si auto-proclamò capo religioso del Paese, respinse i tibetani e trasformò le valli meridionali in uno Stato unificato chiamato Druk Yul. Alla morte di Shabdrung, nel 1705, seguirono duecento anni di alta instabilità politica, che terminò soltanto con l’avvento di Ugyen Wangchuck, eletto nel 1907 primo re del Bhutan.

    In Bhutan, nei pressi di una roccia che secondo la leggenda un mago tantrico, venuto dall’India, avrebbe spezzato a metà per estrarre dall’Inferno la propria madre, sorge un tempio dove risiede un alto "lama" che ha il dono del vaticinio. Il lama non riceve se non chi, secondo le sue stesse predizioni, è destinato ad incontrarlo. Nel tempio dove vive campeggiano le statue di Guru Rimpoche, il Maestro Prezioso Padmasambhava, e delle sue due compagne tantriche, di cui una è Yeshe Tsogyel, straordinaria figura del tantrismo hymalaiano.

    Il Bhutan è il solo luogo al mondo che ha per religione ufficiale il buddhismo tantrico Drupa Kagyu, la forma di tantrismo buddhista più vicina all’ antica religione primitiva, ai culti mitico-simbolici dello sciamanismo. Il Drupa Kagyu enfatizza la pratica della dello yoga e della meditazione solitaria, secondo l’insegnamento dei grandi asceti tantrici che da Naropa arrivò a Marpa e al famoso poeta mistico Milarepa. Secondo questa scuola è possibile raggiungere la liberazione dal ciclo delle rinascite in una sola vita, per mezzo della pratica dei Sei Yoga di Naropa: lo Yoga del Calore, lo Yoga del Corpo Illusorio, lo Yoga del Sogno, lo Yoga della Luce, lo Yoga della Trasferenza del Principio Cosciente e lo Yoga del Bardo.
    Per superare la visione comune e giungere alla libertà lo yogin tantrico passa attraverso l’esperienza estatica, che è puramente artistica e creativa: la poesia e l’immaginazione sono gli strumenti dell’estasi tantrica. È a mezzo della forza poetica che si può creare nella coscienza quello «stato ampliato» nel quale ciò che è immaginato acquista la forza di accadere nella realtà quotidiana. Il grande maestro Aurobindo sosteneva di essere divenuto uno yogin poiché era un poeta. La poesia è da sempre il segreto dell’estasi tantrica.

    (Gabry)






    8103634128_bc480a9bf9_z
    foto:c1.staticflickr.com

    La musica del cuore



    musica-e-libri
    foto:gliamantideilibri.it


    I Grandi Cantautori Italiani



    Ivan_Graziani
    foto:biografieonline.it


    Ivan Graziani


    « Signore è stata una svista
    abbi un occhio di riguardo
    per il tuo chitarrista. »

    (Ivan Graziani, Il chitarrista)

    Ivan Graziani (Teramo, 6 ottobre 1945 – Novafeltria, 1º gennaio 1997) è stato un cantautore e chitarrista italiano.

    Ivan Graziani nasce il 6 ottobre 1945 a Teramo, anche se si è diffusa una leggenda (smentita dal fratello Sergio) secondo la quale Ivan sarebbe nato sul traghetto Olbia-Civitavecchia (da cui l'origine del nome "Ivan", "navi" al contrario). Già da bambino le sue passioni erano la chitarra e il disegno e la sua indole artistica lo porta ad iscriversi all'istituto statale d'arte di Ascoli Piceno.

    Ancora diciottenne, Graziani è scelto da Nino Dale per suonare la chitarra nel suo complesso, molto rinomato in tutta la regione. Proprio con i Nino Dale and His Modernists Graziani debutta discograficamente anche come cantante (sua è la voce solista in E adesso te ne puoi andar, incisa sul lato B di un 45 giri del complesso). L'esperienza con il complesso di Nino Dale termina con l'ammissione di Ivan all'istituto di arte grafica di Urbino.

    Nel 1966 fonda il gruppo Ivan e i Saggi con Velio Gualazzi (padre di Raphael Gualazzi) e Walter Monacchi, partecipando anche al Torneo Davoli Italia Beat nell'aprile 1967, per poi cambiare nome in Anonima Sound. Nello stesso anno il gruppo partecipa al Festival di Bellaria e incide il suo primo 45 giri Fuori piove/Parla tu, pubblicato nel gennaio dell'anno successivo. Walter Monacchi ha affermato che Parla tu ottenne un discreto successo, nonostante i distributori avessero segnalato molte meno copie di quelle effettivamente vendute[8]. Nello stesso anno gli Anonima Sound incidono il loro secondo 45 giri, L'amore mio, l'amore tuo/I tetti, e partecipano al Cantagiro con Parla tu, classificandosi all'ultimo posto. Nel 1969 gli Anonima Sound incidono il terzo 45 giri Josephine/Mille ragioni e partecipano nuovamente al Cantagiro con Josephine. Nello stesso anno il gruppo lascia la CBS per firmare con la Numero Uno e si allarga con l'ingresso del tastierista Roberto "Hunka Munka" Carlotto. In quell'anno gli Anonima Sound incidono per la Numero Uno il loro ultimo 45 giri, Ombre vive/Girotondo impossibile.

    Ivan Graziani abbandona gli Anonima Sound alla fine del 1970 per svolgere il servizio di leva obbligatorio, al termine del quale, nel 1972, intraprende la carriera solista, pubblicando alcuni 45 giri con gli pseudonimi di Rockleberry Roll e Ivan & Transport, portando avanti anche, nello stesso periodo, l'attività di fumettista.

    L'album di debutto, La città che io vorrei, è del 1973 (ristampato poi nel 1980 dalla EMI con il titolo Ivan Graziani special), un album con idee che faranno presagire il suo stile, a cui fa seguito Desperation, pubblicato l'anno dopo e con testi in inglese, e l'album strumentale Tato Tomaso's Guitars (prodotto da Pippo De Rosa e pubblicato dalla Dig-It, MS 0006), in omaggio alla moglie Anna per la nascita del figlio Tommaso, distribuito in pochissime copie.

    Nello stesso periodo collabora, come turnista e autore, con vari artisti, tra cui Herbert Pagani (nell'album Megalopolis del 1973, benché non accreditato nella versione per il mercato italiano, e nel brano Arche de Noe dell'album Chez nous del 1975, oltre che in radio dal vivo all'inizio degli anni settanta), la Premiata Forneria Marconi (con cui collabora alla composizione di From Under, nell'album del 1975 Chocolate Kings), l'amico "Hunka Munka" Carlotto (nel 33 giri Dedicato a Giovanna G. del 1972), Marva Jan Marrow (per cui suona le chitarre nel 45 giri Our Dear Angel, versione in inglese di Il nostro caro angelo di Lucio Battisti), Gian Pieretti (per l'album Cianfrusaglie del 1975), Lucio Battisti (per il quale suona nell'album Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera), Bruno Lauzi, Francesco De Gregori (in Bufalo Bill) e Antonello Venditti (nell'album Ullalla, nel cui tour promozionale è Graziani ad aprire le serate); con Battisti collabora anche nel 1977 alla realizzazione dei provini dell'album Io tu noi tutti e Images. Inoltre, nel 1974, la Premiata Forneria Marconi, cercando un cantante di ruolo, pensa proprio a Graziani; tuttavia la sua voce particolare non verrà infine considerata adatta al loro tipo di musica. Nello stesso anno, Graziani si esibisce nella prima edizione del Premio Tenco.

    Dopo aver firmato un contratto con la Numero Uno (etichetta con cui aveva già lavorato ai tempi degli Anonima Sound), nel 1976 registra, allo studio Il Mulino di Milano, l'album Ballata per quattro stagioni[38], in cui tra l'altro viene ripresa Il campo della fiera, una canzone da La città che io vorrei. Contraddistinto da testi molto apprezzati dalla critica non riceve, però, un adeguato successo di pubblico.

    Segue nel 1977 I lupi che contiene il singolo Lugano addio con cui si fa conoscere al grande pubblico, sebbene il singolo mettesse questa canzone come facciata B della stessa title-track dell'album: in classifica per dieci settimane, arriva fino al diciannovesimo posto, mentre l'album resta in hit parade per trentotto settimane, raggiungendo la sedicesima posizione.

    Nel 1978 esce Pigro, album musicalmente più maturo, che contiene otto storie di vite spezzate dalla pigrizia mentale e dall'indolenza, tra cui graffianti brani come Pigro, Monna Lisa, Paolina, Gabriele D'Annunzio; l'album resta in classifica per trenta settimane, arrivando fino alla quindicesima posizione. Con l'uscita di Pigro, Graziani intraprende il primo, vero tour e nello stesso anno Paolina viene inserita nella raccolta Superpop '78 edito dalla RCA, affiancandosi ai brani dei cantanti di punta della casa discografica come Lucio Dalla, Rino Gaetano, Ivano Fossati e Anna Oxa.

    Nel 1979 è la volta di Agnese dolce Agnese contenente Agnese, la quale ottiene un buon successo insieme a Taglia la testa al gallo, Fuoco sulla collina, Dr. Jekyll & Mr. Hyde e Canzone per Susy: l'album raggiunge la decima posizione e resta in classifica per quindici settimane. Nello stesso anno collabora all'album Bandabertè componendo la musica del brano Colombo (affidandone il testo all'amico Attilio De Rosa) e alla raccolta a scopo benefico Cantautori s.r.l. (quinto disco più venduto dell'anno) in cui viene inserito il suo brano Lugano Addio.

    Nel 1980 un altro significativo riscontro di pubblico con l'album Viaggi e intemperie; il brano Firenze (canzone triste) da alcuni ritenuto il suo più famoso successo, pubblicato su 45 giri, raggiunge la quinta posizione, restando in hit parade per trentasette settimane. Spiccano anche Isabella sul treno, Dada, Radio Londra, Angelina e Tutto questo cosa c'entra con il Rock & Roll.

    Nello stesso anno Graziani è scelto con Ron e Goran Kuzminac per lavorare a Qconcert, un Qdisc edito dalla RCA per pubblicizzare questo nuovo formato da cui nascerà anche una tournée[43]. Per Q-Concert i tre compongono insieme il brano Canzone senza inganni.

    L'anno successivo Graziani pubblica un altro lavoro Seni e coseni, dove sono ben contrapposte le due personalità del cantautore abruzzese; canzoni delicate come Signorina, Cleo e Pasqua, lasciano il posto, sulla seconda facciata del disco, al rock tagliente di Tigre, Digos Boogie, Oh mamma mia. Il disco raggiunge la quattordicesima posizione in hit parade.

    Dopo il doppio disco live del 1982 Parla tu (in cui reincide in studio l'omonima canzone del repertorio Anonima Sound), nel 1983 viene pubblicato l'album Ivan Graziani, che non riscuote un buon successo (raggiunge solo la trentatreesima posizione in classifica): le canzoni Il chitarrista, Signora bionda dei ciliegi e Navi ottengono discreti ascolti in radio.

    Nel 1984 esce Nove con gli arrangiamenti curati da Celso Valli, considerato da Ivan Graziani uno dei suoi album più belli, che vende più del precedente arrivando sino alla quattordicesima posizione in classifica. I due brani che si evidenziano di più sono Limiti (Affari d'amore) e Minù Minù.

    Nel 1985 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo con Franca ti amo. L'esperienza sanremese non è positiva - anche se garantisce una certa visibilità - e il brano si classifica al 17º posto su 22 canzoni in gara; Franca ti amo ottiene un timido riscontro di pubblico.

    Nel 1986 viene pubblicato Piknic, album poco considerato sia dalla critica che dal pubblico (solo cinque settimane di presenza in hit parade, con la quarantanovesima posizione massima raggiunta). La registrazione di un nuovo album di inediti era obbligatoria per vincoli contrattuali con la casa discografica e ciò può aver inciso sull'esito infelice dell'album; Enrico Deregibus lo definisce "forse il punto più basso della carriera di Graziani".

    Dopo Piknic Graziani abbandona la Numero Uno.

    Nel 1987, stanco della situazione alla RCA a causa delle ingerenze nella produzione delle canzoni e dei cambiamenti avvenuti dopo l'addio del direttore generale Ennio Melis, Graziani decide di firmare per la Carosello e creare uno studio domestico (battezzato "Officine Pan Idler") per lavorare in tranquillità. Nello stesso anno Graziani, oltre alla consueta tournée italiana, suona anche in Unione Sovietica, Canada e Cina.

    Nel 1989 esce il primo album di Graziani con la nuova casa discografica, Ivangarage, e l'antologia Segni d'amore, sempre per Carosello. Mentre per Ivangarage è concessa libertà artistica, in Segni d'amore Graziani riarrangia alcuni dei suoi successi per renderli più attuali. All'interno di questa raccolta è inserito il brano inedito La sposa bambina. Nello stesso anno esce il 45 giri Tutto il coraggio che hai/Guaglio' guaglio', che tratta il tema delle stragi del sabato sera, frutto di un'iniziativa del "Sindacato italiano dei locali da ballo" e destinato ad essere distribuito gratuitamente nelle discoteche. Sia per i testi di Ivangarage che per quello di Tutto il coraggio che hai, Graziani si avvale della collaborazione di Attilio De Rosa.

    Nel 1991 esce l'album Cicli e tricicli, album in cui prevale il genere della ballata, in contraddizione con l'atmosfera rock che contraddistingue gli ultimi lavori di Graziani.

    Nel 1994 Graziani partecipa per la seconda volta al Festival di San Remo. Il brano Maledette Malelingue raggiunge il settimo posto nella competizione e l'esperienza si rivela positiva, così come il seguente album Malelingue, il quale registra buoni livelli di vendita. Sarà tuttavia la sua ultima collaborazione con la Carosello.

    Nel 1995 esce per la CGD il secondo disco dal vivo di Graziani, Fragili fiori ... livan, che include anche cinque brani inediti. Tra questi vi è La nutella di tua sorella, in cui Graziani duetta con l'amico Renato Zero. Nonostante sia in progetto un nuovo disco, Fragili fiori sarà l'ultimo lavoro di Graziani a causa della morte del cantautore.

    Malato da quasi due anni di tumore al colon, Ivan Graziani muore il 1º gennaio 1997, all'età di 51 anni, nella sua casa di Novafeltria, dove aveva chiesto di tornare dall'ospedale per le festività natalizie. Con lui vengono seppelliti, nel cimitero locale, una delle sue chitarre (una Gibson che chiamava "mamma chitarra") e il suo gilet di pelle cui aveva applicato un gancio affinché potesse sorreggere la chitarra. In omaggio alla sua scomparsa vengono ristampati tutti gli album incisi per la Numero Uno, mentre Antologia raccoglie i brani incisi per Carosello e CGD.

    Nel 1999 esce il commemorativo Per sempre Ivan, contenente materiale di studio inedito più canzoni dell'artista interpretate da Renato Zero, Antonello Venditti, Biagio Antonacci, Umberto Tozzi e Alex Baroni.

    La raccolta Firenze-Lugano no stop pubblicata nel 2004 contiene oltre ai brani più conosciuti del cantautore, anche gli inediti Giuliana e Il lupo e il bracconiere. Un altro brano inedito, Non credere, registrato con gli Anonima Sound nell'aprile del 1969, esce lo stesso anno in CD singolo.

    Nel 2012 è stato pubblicato l'album tributo Tributo a Ivan Graziani (edito da Sony Music), a cui hanno partecipato numerosi artisti italiani, tra cui Filippo Graziani (figlio di Ivan), i Marlene Kuntz e Simone Cristicchi.

    Nel 2015, in occasione del settantesimo anniversario della nascita di Graziani, è stato ristampato in CD il suo primo disco dal vivo, Parla tu.



    fonte: wikipedia.org



    Agnese

    Se la mia chitarra piange
    dolcemente stasera non è sera
    di vedere gente e i giochi nella strada
    che ho chiusi dentro al petto,
    mi voglio ricordare.
    lo penso ad un barcone
    rovesciato al sole
    in un giorno in pieno agosto
    le biciclette in riva al mare.
    Agnese mi parlava
    nella sabbia infuocata
    ed io non so perché
    non l'ho dimenticata.
    Lei mi raccontava
    di quello che la gente
    diceva del suo corpo
    con malizia ed allegria
    ed io che sto provando
    le cose che provavo ieri
    non ho capito ancora
    se è gelosia o se sono prigioniero
    di questo cielo nero
    e di un ricordo che fa male
    e se continuo a bere
    i miei liquori inquinati
    è vero che quei giorni
    non li ho dimenticati.
    È uscito un po' di sole
    da questo cielo nero
    l'inverno cittadino sembra quasi
    uno straniero Agnese,
    dolce Agnese color di cioccolata
    adesso che ci penso non ti ho mai baciata.


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Tavecchio: "Conte lascia la Nazionale dopo gli Europei".

    "Sente il richiamo del campo, la quotidianità dell'allenamento e questo è comprensibile". "Antonio Conte mi ha comunicato che al termine del campionato Europeo la sua esperienza finirà. Sente il richiamo del campo, la quotidianità dell'allenamento e questo è comprensibile". Lo ha detto il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, all'ingresso del consiglio federale che si terrà oggi a via Allegri.

    I media inglesi danno per certo l'arrivo del ct Azzurro sulla panchina del Chelsea e si aspetta un annuncio del club di Roman Abramovich.

    Dopo aver annunciato l'addio di Conte al termine dei prossimi campionati Europei, Carlo Tavecchio ha spiegato: "Abbiamo puntato sempre su Conte, mi ci sento quasi quotidianamente. Prenderemo le valutazioni con serenità, ora è il momento di prendere atto e avere a che fare con una persona che ha dato un recupero dell'immagine della Nazionale, l'impegno e il sacrificio. E io lo ringrazierò sempre per questo. I destini della vita cambiano". Antonio Conte "è un uomo del fare", ha quindi aggiunto Tavecchio, "è operativo. Gli manca la quotidianità, il profumo dell'erba, è la cosa più importante che mi ha detto. Non è questione di soldi, è questione di lavoro. Questo è quello che mi ha detto. La mattina si sveglia e gli manca il campo". Prematuro parlare di prossimo ct, ma Tavecchio specifica: "Passi indietro? I miei collaboratori sono bravissimi, mi dicono di non dire più niente. Quando dicevo che bisognava fare la cantera con un dominus, da portare avanti e creare la scuola come in passato, venivo criticato perché venivamo appiattiti in una scuola interna e ci voleva il grande leader. Ora che il grande leader lo abbiamo trovato, torna il problema della cantera. Credo che faremo tutti i passi seri, perché l'interesse superiore non è quello di Tavecchio, di Conte o di altri nomi che circolano. L'interesse principale è della Nazionale". Per questo, spiega Tavecchio, la partita con la Lega Serie A per gli stage "non è ancora finita. Tutti noi ci aspettavamo di più dalla Lega - ha concluso il presidente federale - stiamo lavorando per vedere di fare qualcosa che possa forse darci una mano per presentare la nostra squadra all'altezza di fare bella figura".
    (Ansa)




    "Fu la Camorra a far perdere il Giro a Pantani".
    Esclusiva di Davide Dezan per Premium Sport: ecco il testo dell'intercettazione incriminata. Un detenuto vicino alla Camorra e a Vallanzasca, una telefonata intercettata e l'indiscrezione esclusiva raccolta per Premium Sport dal nostro Davide Dezan. Sono i nuovi ingredienti del "caso Pantani" e di quanto, mano a mano, sta uscendo sul Giro perso dal Pirata nel '99, quando fu fermato per doping a Madonna di Campiglio. Riportiamo qui sotto il testo dell'intercettazione:

    L’uomo intercettato è lo stesso che, secondo Renato Vallanzasca, confidò in prigione al criminale milanese quale sarebbe stato l’esito del Giro d’Italia del ’99, ovvero che Pantani, che fino a quel momento era stato dominatore assoluto, non avrebbe finito la corsa.

    Dopo le dichiarazioni di Vallanzasca, e grazie al lavoro della Procura di Forlì e di quella di Napoli, l’uomo è stato identificato e interrogato e subito dopo ha telefonato a un parente. Telefonata che la Procura ha intercettato e che Premium Sport diffonde oggi per la prima volta, in esclusiva assoluta.

    Uomo: “Mi hanno interrogato sulla morte di Pantani.”
    Parente: “Noooo!!! Va buò, e che c’entri tu?.”
    U: “E che c’azzecca. Allora, Vallanzasca ha fatto delle dichiarazioni.”
    P: “Noooo.”
    U: “All’epoca dei fatti, nel ’99, loro (i Carabinieri, ndr) sono andati a prendere la lista di tutti i napoletani che erano...”
    P: “In galera.”
    U: “Insieme a Vallanzasca. E mi hanno trovato pure a me. Io gli davo a mangià. Nel senso che, non è che gli davo da mangiare: io gli preparavo da mangiare tutti i giorni perché è una persona che merita. È da tanti anni in galera, mangiavamo assieme, facevamo società insieme.”
    P: “E che c’entrava Vallanzasca con sto Pantani?.”
    U: “Vallanzasca poche sere fa ha fatto delle dichiarazioni.”
    P: “Una dichiarazione...”
    U: “Dicendo che un camorrista di grosso calibro gli avrebbe detto: ‘Guarda che il Giro d’Italia non lo vince Pantani, non arriva alla fine. Perché sbanca tutte ‘e cose perché si sono giocati tutti quanti a isso. E quindi praticamente la Camorra ha fatto perdere il Giro a Pantani. Cambiando le provette e facendolo risultare dopato. Questa cosa ci tiene a saperla anche la mamma.”
    P: “Ma è vera questa cosa?.”
    U: “Sì, sì, sì… sì, sì.”
    (sportmediaset.mediaset.it)




    Formula 1: assalto Ferrari al Mondiale, novità e qualifiche show.
    3 tipi gomme per gara, 21 Gp con Azeirbaigian, ecco Haas e Renault. Riuscirà la Ferrari a lottare ad armi pari con le super Mercedes o dovrà accontentarsi di poter salire solo sul podio come accaduto l'anno scorso per la maggior parte dei Gran Premi. Ad una settimana esatta dal via della stagione 2016 di Formula 1, con la prima gara all'Albert Park di Melbourne (domenica 20 marzo alle 6 del mattino in Italia), resta questa la domanda principale dopo quanto visto nel corso dei test invernali, dove la Stella d'Argento guidata dal Lewis Hamilton e Nico Rosberg ha dato in parte l'impressione di volersi nascondere dando prova di grande solidità con un numero 'monstre' di giri effettuati. La Rossa, invece, con Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen ha mostrato incoraggianti segnali di crescita con una Sf16-H quasi sempre in cima alla lista dei tempi sul circuito spagnolo di Montmelò. Una prova, questa, della bontà del progetto firmato dal direttore tecnico di Maranello James Allison e che può rassicurare sul fatto che mal che vada il Cavallino sarà almeno la seconda forza del campionato che sta per partire.

    Una stagione che si appresta a scattare col 'botto' per l'ultima novità tirata fuori dal cilindro, quella delle qualifiche ad eliminazione, che appare più il risultato di un braccio di ferro costante tra la Fia di Jean Todt e la Fom di Bernie Ecclestone che un reale passo in avanti per rendere il Circus più spettacolare agli occhi del mondo. ''Mi sembra questa delle qualifiche ad eliminazione - l'opinione dell'esperto di tecnica del Circus e firma della gazzetta dello Sport Paolo Filisetti - una roulette russa che non sconvolgerà più di tanto il panorama delle forze in campo a beneficio dello spettacolo tranne che nel caso di possibili inconveniente. Troveremo una situazione di pista sempre trafficata, sarà difficile fare un giro pulito e non so quanto questa scelta vada in direzione della sicurezza. E' una strategia che non mia piace molto, cambia veramente solo la fine delle qualifiche quando nella Q3 si sfideranno le ultime due macchine rimaste. Poi c'e' la questione dell'entrata della novità al momento sbagliato con gomme già decise da tempo. Forse la qualifica era una delle componenti da ritoccare di meno, hanno lasciato il venerdì tale e quale e che ormai è noiosissimo. Forse è stata scelta la soluzione meno peggio perche' era stata proposto l'inversione della griglia, frutto però di una guerra sotterraneo tra Ecclestone e Todt''.

    E Ferrari è davvero più vicina alla Mercedes? ''La Rossa - sostiene Filisetti - ha fatto una macchina che rompe con il passato, molto innovativa, hanno cercato di rischiare per fare una macchina prestazionale a partire dal cuore che è la power unit. Hanno guardato prima alla prestazione perche' l'affidabilità appare garantita. Vedendo i test della seconda settimana, molto positivi i long run della Ferrari con tempi in pista di tutto rispetto. La Mercedes ha impressionato per il gran numero di giri fatti, ha fatto l'equivalente di una 24Ore di Le Mans o come se avesse fatto 20 Gp. Nonostante non si conoscessero i carichi di benzina si è avuta l'impressione che non si stessero nascondendo troppo. La mia sensazione è quella di una Ferrari che si è avvicinata davvero molto e in alcune circostanze possa essere davanti e in Mercedes ne sono consapevoli''
    Tra le altre novità 2016, le tre mescole Pirelli a disposizione di ogni pilota rispetto alle due dell'anno scorso e la possibilità di scelta dei set da parte dei team (2 obbligatori e 11 'liberi', novità assoluta l'arrivo delle velocissime ultrasoft). Si correrà anche in Azerbaigian sul circuito semicittadino di Baku, gara che insieme al ritorno del Gran Premio di Germania, porterà i Gp totali al numero record di 21. Guardando ai team c'e' il ritorno della Renault che ha rilevato la Lotus e l'arrivo dell'americana Haas ma parecchio Made in Italy con il motore Ferrari ed il telaio Dallara. Tra i piloti incuriosisce l'arrivo di alcuni esordienti come il primo indonesiano nella storia del Circus, Rio Haryanto e il tedesco ma con passaporto anche delle Isole Mauritius Pascal Wehrlein. Entrambi debutteranno con la Manor, mentre l'ennesimo figlio d'arte risponde al nome di Jolyon Palmer (figlio dell'ex pilota di Formula 1 inglese Jonathan Palmer) alla guida della rientrante Renault.
    (Ansa)

    (Gina)



    FESTEGGIAMO SULL'ISOLA!!!




    A tutti i papà del mondo AUGURI!!!




    c2985

    IL PRINCIPE

    Arriva un Principe

    con un cavallo bianco:

    viene da lontano

    e sembra molto stanco.

    Al posto della spada

    c’è l’ombrello

    e c’è il cappotto

    al posto del mantello;

    però a guardarci bene

    il cavallo non ce l’ha,

    io gli corro incontro

    e gli dico:

    “Ciao papà!”

    fonte:http://www.filastrocche.it/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    EDWARD HOPPER


    Bologna, dal 25 marzo al 3 luglio 2016


    L’arte di Edward Hopper arriva a Bologna, ed è di certo un grande evento. Palazzo Fava ospiterà da marzo oltre 160 opere dell’icona dell’arte americana del XX secolo, offrendo dunque una panoramica su tutta la sua produzione. Hopper (1882-1967) è un pittore fra i più affascinanti e influenti, creature di luci, spazi, vuoti, geometrie che, oltre a contare nel suo campo centinaia di epigoni, ha realizzato un modello che ha ispirato l’arte in molti altri campi. Immergersi in un dipinto di Hopper può dare sensazioni non dissimili a quelle provocate dalle descrizioni essenziali e taglienti degli scritti di Raymond Carver; nella fotografia in tanti - fra gli ultimi Wim Wenders con la sua recente mostra America - non possono non pensare a Hopper quando immortalano le luci artificiali e le assenze, la forma di elementi artificiali persi in orizzonti naturali.
    E, più di tutti, è il cinema che ha espresso e continua a esprimere le figure e le sensazioni dell’artista. In maniera indiretta, con citazioni e ricostruzioni, e anche in forma immediata. Fra i nomi più celebri non si può non citare Hitchcock, che nel 1960, con Psyco, ha plasmato l’inquietante casa di Norman Bates sulla tela del 1925 “Casa vicino alla ferrovia”; Terrence Malick, dal canto suo, richiama le stesse architetture e inquadrature nel capolavoro del 1978 I Giorni del Cielo. Recentemente il lavoro di Hopper è stato trasposto anche in forma diretta nel film, bello e singolare, dell’austriaco Gustav Deutsch: Shirley - visions of reality. La pellicola attraversa quarant’anni di storia americana, dai ’30 ai ’60, attraverso la ricostruzione di tredici celebri dipinti; al centro della scena una donna, Shirley, che incarna diverse figure femminili - centrali nelle opere di Hopper - e, nella sua immutabilità pittorica, intreccia le proprie esistenze col racconto della guerra, del maccartismo, del suo rapporto con il teatro e con il tempo, della sua vita sentimentale. Nella trasposizione accurata dei quadri si ritrovano i colori pieni, le linee nette di luci e ombre, la ricerca di dettagli e le espressioni distaccate, come in perenne attesa, immerse nella fredda luce del sole.
    (Giuseppe Marino, www.bolognacult.it/)





    FESTE e SAGRE





    A PROPOSITO DEL 17 MARZO...



    Leprechaun, il folletto irlandese


    Leprechaun è un folletto irlandese, chiamato anche Leith Bhrogan o con il termine irlandese Leipreachán e fa parte del piccolo popolo della mitologia irlandese. E' una figura molto diffusa in Irlanda. In italiano viene chiamato leprecauno, leprecano, lepricauno o lepricano.
    Ci sono diverse teorie sull'etimologia del nome, tra le più accreditate è quella in si dice che derivi dal gaelico moderno, dove la parola leipreachán significa "piccolo spirito", a sua volta derivato da luchorpán, cioè "spiritello acquatico". Quest'ultima parola può significare anche "mezzo corpo" o "piccolo corpo" in quanto il folletto è per metà fisico e per l'altra metà spirituali. La Oxford English Dictionary, lo fa derivare da leath bhrógan, cioè "ciabattino", perché sono spesso considerati i "calzolai fatati" d'Irlanda. Un'altra provenienza del termine potrebbe essere da luch-chromain, "piccolo storpio Lugh", dove Lugh è il nome del capo del mitico popolo gaelico dei Túatha Dé Danann.
    La parola "Leprechaun" compare per la prima volta nella lingua inglese nel 1604 nell'opera di Thomas Middleton e Thomas Dekker The Honest Whore, come lubrican. Nell'opera stava a indicare un tipo di spiritello anche se non era strettamente legato alla mitologia irlandese.
    I folletti godono di un passato tra mito e superstizione, credenze pagane ed arti magiche. I leprechaun sono considerati appartenenti al "popolo delle fate" e la tradizione vuole che abitassero l'Irlanda prima dell'arrivo dei Celti, per questo sono spesso associati a luoghi chiamati "anelli magici", ruderi di costruzioni di epoca pre-celtica.
    Popolarmente vengono rappresentati come elfi anziani, alto meno di un metro piccoli, in abito del XVIII secolo con una giacca a falde color verde smeraldo o rossa, che indossa un cappello a tricorno o un cilindro, un grembiule da lavoro in pelle, un panciotto di lana, pantaloni alla zuava, calze al ginocchio, scarpe di pelle con fibbie d'argento e redingote. Ha la barba, fuma la pipa. Innocui e schivi, vivono in solitudine in località sperdute ma, anche se sono sostanzialmente solitari, hanno un ottima capacità di conversazione. Il loro passatempo è costruire scarpe per il popolo delle fate e per sé stessi.
    Sono dediti alle burle e agli scherzi soprattutto con i ladri e le persone avare. Si dice che non possano scappare se li si guarda fissi, ma se ci si distrae svaniscono immedia-
    tamente. Comune-
    mente, il Leprechaun appare come un un minuscolo calzolaio che porta sempre con sé due borse di cuoio. Nella prima c’è uno scellino d’argento, una moneta magica che il Leprechaun fa riapparrire nella borsa ogni volta che viene spesa. Nell’altra custodisce una una moneta d’oro, che utilizza per tentare di corrompere gli umani; questa moneta solitamente, quando viene liberato, si tramuta istantaneamente in una foglia o in cenere. Lo si incontra appena prima dell’alba o poco dopo il crepuscolo. Di solito vive sottoterra o in profonde caverne mentre alcuni vivono allegramente nelle cantine di antiche e nobili famiglie, finché le cantine sono rifornite di Vino.
    Si pensa, siano estremamente ricchi e che siano soliti occultare tesori in località nascoste, numerosi tesori seppelliti durante i periodi di guerra.
    Si dice che se catturati, spesso acconsentono a rivelare l'ubicazione delle loro ricchezze ma solo a coloro che riescono a catturare e interrogare il leprechaun con domande specifiche. Ma in seguito trovano il modo di confondere chi ha ottenuto questa informazione e salvare il proprio oro in extremis. All'occasione, infatti, sanno essere subdoli e scaltri, con una mente acuta: molti racconti presentano storie di eroi umani superati in arguzia da queste creature.Molti racconti narrano della sua abilità di imitare le voci delle persone care di chi lo cattura, per distrarlo e mettersi in salvo.
    In Irlanda dicono che, quando in cielo appare un arcobaleno, a una delle sue basi sia sepolto uno dei loro tesori, perciò questi tesori sono introvabili.
    La loro simpatia, ispira gli addii al celibato e tante altre matte idee durante le varie celebrazioni che ogni anno si tengono in Irlanda.

    Il leprechaun è accomunato al Clurichaun e un'altra creatura chiamata far darrig dall'abitudine di essere un solitario. Alcuni scrittori scambiano tra loro queste creature, per raggiungere un pubblico maggiore. Il clurichaun è considerato spesso semplicemente un leprechaun alticcio. Nella mitologia folklorica europea, il Leprechaun può essere accostato al Brownie dei territori inglesi, al Tomte scandinavo, al Mazzamurello marchigiano o salentino.

    ... storie raccontate ...



    Una nota leggenda sui Leprechaun racconta di un uomo che sorprende un Leprechaun mentre lavora ad una calzatura e lo cattura. Finché non svelerà dove si trova l’oro, il Leprechaun non verrà liberato. Il prigioniero accompagna pertanto l’uomo ad un antico fortino circolare dove vivono le Fate, gli mostra una grande erba di San Giacomo e gli dice: «Scava qui sotto domattina e troverai una miniera d’oro.» «Aspetta» poi aggiunge «meglio lasciarci un segno. Prendi la mia giarrettiera e annodala attorno all’erba (di San Giacomo), così domani saprai dove scavare.» L’uomo segue le sue istruzioni e lo lascia andare, ma quando torna la mattina dopo, trova una giarrettiera rossa annodata ad ogni erba di San Giacomo del campo, praticamente migliaia di giarrettiere della stessa misura e dello stesso colore.

    Un contadino (o un ragazzo) cattura un leprechaun e lo obbliga a rivelargli la posizione del tesoro nascosto. Il leprechaun gli assicura che il tesoro è seppellito in un campo dietro una particolare pianta. Il contadino lega un nastro rosso alla pianta e strappa alla creatura la promessa che non toglierà il nastro, poi va a prendere un badile. Al suo ritorno, vede che ogni albero nel campo ha un nastro identico, rendendo impossibile il recupero del tesoro.

    Una ragazza trova un leprechaun e ottiene di sapere dove si trova il tesoro. Lo prende in mano e si fa guidare sul posto, ma all'improvviso sente un rumore alle sue spalle. Il leprechaun le urla di scappare, perché è inseguita da un nugolo di vespe, ma appena la ragazza si volta, lo spiritello sparisce nel nulla.


    ...in letteratura...


    I Leprechaun appaiono raramente nelle fiabe, e in quasi tutti i casi queste storie si incentrano su un eroe umano. Le storie sui leprechaun sono solitamente corte e collegate a particolari nomi e zone geografiche. Sono state tramandate per mezzo orale, e si caratterizzano per essere solitamente legate a situazioni informali, nonostante permanga una certa ritualità in questo tipo di racconti.
    Il leprechaun in origine aveva diverse caratteristiche a seconda della zona di provenienza delle opere. Prima del XX secolo era solitamente vestito di rosso, non di verde. Altra caratteristica tipica dei leprechaun è la borsa che portano a tracolla, che contiene un unico scellino che ricompare subito dopo essere stato speso.
    Samuel Lover nel 1831 lo descriveva come:

    « ... piuttosto elegante nel suo vestito, nonostante tutto,
    perché indossa un cappotto rosso dal taglio squadrato,
    riccamente decorato con oro, un panciotto, e incredibilmente,
    un cappello a tricorno, e scarpe con fibbie »



    Yeats, nella sua opera del 1888 dal titolo Fairy and Folk Tales of the Irish Peasantry lo descrive così:

    « È in qualche modo un elegantone,
    vestito di una giacca rossa con sette file di bottoni,
    sette bottoni per fila, e porta un cappello a tricorno,
    e nelle regioni del nord-est, secondo McAnally,
    si dice che sia solito girare come una trottola sulla punta del cappello
    quando ne trova uno della misura adatta »



    In un poema intitolato The Lepracaun o Fairy Shoemaker ,"Il leprechaun, calzolaio delle fate", il poeta irlandese del XIX secolo William Allingham li descrive come:

    « ...un elfo barbuto, rugoso e raggrinzito
    Occhiali infilati sul naso a punta,
    Fibbie d'argento alle braghe,
    Grembiale di cuoio - Una scarpa sulle ginocchia »


    (Gabry)





    SALVIAMO LE FORME!!!!




    PELLE DISIDRATATA: TUTTO QUELLO CHE DEVI SAPERE


    bellezza_viso_Fotor1-700x432

    Avere la pelle disidratata è un problema comune a tantissime persone. La pelle tende a tirare perchè si assottiglia. Per le donne il problema diventa ancora più fastidioso, perchè hanno difficoltà a truccarsi.

    Quali sono le caratteristiche di una pelle disidratata?

    Generalmente la pelle disidratata presenta determinate caratteristiche, ovvero:

    secca
    fragile
    spenta
    ruvida al tatto
    desquamata
    Forse non lo sai, ma tutte queste condizioni sono dovute alla mancanza di acqua dello strato corneo dell’epidermide. Quando l’acqua viene a mancare, le cause possono essere diverse:

    fattori ambientali
    fattori fisiologici
    alimentazione sbagliata
    creme o trucchi troppo aggressivi
    farmaci
    Ma la pelle tende a disidratarsi anche in seguito ad alcune malattie come quelle della tiroide, o in caso di psoriasi o dermatite seborroica. Con l’avanzare degli anni tuttavia, la situazione tende ad aggravarsi ancora di più. E allora cosa puoi fare al riguardo?

    Per prenderti cura della pelle disidratata del viso ed evitare al contempo stesso che i sintomi peggiorino con l’avanzare degli anni, è necessario che poni attenzione ad alcuni piccoli accorgimenti, che ora ti illustrerò:

    La prima cosa che devi fare è rimuovere ogni sera il make-up dal viso con un detergente estremamente delicato. Un buon detergente è Eucerin ph5, grazie alla sua ricca formulazione è particolarmente adatto alla pelle sensibile. La sua combinazione di tansioattivi ultra delicati aiuta a proteggere l’epidermide dalla secchezza. Non contiene coloranti e nè profumazioni. Modalità d’utilizzo: applicare una piccola quantità di prodotto sul viso e procedere con leggeri massaggi circolari. Risciacquare con acqua preferibilmente tiepida.

    Un’altra accortezza che devi tenere bene in mente è la seguente: applicare almeno 2 volte al giorno una crema idratante e super nutriente in modo tale da restituire all’epidermide una buona quantità di acqua e di olii. Toleriane Riche de La Roche Posay idrata e protegge la cute da agenti esterni. Grazie alla sua formula super concentrata attenua le sensazioni di stiramento, rossore, bruciore, tipiche della pelle disidratata. Non è un prodotto comedogeno, non unge, ma la sua texture è ultra leggera. Inoltre non contiene profumazioni e nè parabeni. Il formato disponibile è di 400 ml.

    In aggiunta, è necessario che segui un’alimentazione sana, perchè non devi dimenticare che il nutrimento più importante arriva dall’interno dell’organismo.Quindi uno dei rimedi migliori è seguire un’alimentazione che contenga alimenti ricchi di acqua, antiossidanti e vitamine, come ad esempio le zucchine, i cetrioli, i pomodori, e tutti i tipi di frutta e verdura.


    fonte:http://www.benessere-e-salute.it/


    (Lussy)





    salute-benessere


    Salute e Benessere


    grotta%20del%20sale
    foto:re-pack.it


    Grotte del Sale e Haloterapia

    La Grotta di Sale è un ambiente completamente ricoperto di sale purissimo (pareti, pavimento, soffitto). Al suo interno viene riprodotto un microclima con temperatura e umidità costanti, dal forte potere antibatterico, in assenza pressoché totale di allergeni patogeni.

    Per Haloterapia si intende la respirazione in ambienti ricchi di sale, utile al trattamento di alcune tra le più comuni affezioni delle vie respiratorie e affini.

    E' UN TRATTAMENTO DEL TUTTO NATURALE, indicato per una lunga serie di patologie come la fibrosi cistica (per la produzione di muco molto denso), la bronchiolite, asma (riduzione dell’iper-reattività bronchiale), bronchiti croniche, laringiti, faringiti, rinosinusiti, dermatite atopica in età pediatrica. L’haloterapia favorisce il riequilibrio della flora cutanea superficiale.

    La grotta di sale è costituita da due elementi fondamentali:

    camera speleodinamica
    generatore di aerosol

    BENEFICI e PROPRIETA' CURATIVE


    Le particelle di sale inspirate e diffuse dal generatore sono costituite da cloruro di sodio, che inalato agisce migliorando la “clearance muco ciliare”, ovvero l’insieme di piccole ciglia di cui sono dotate le cellule che rivestono le vie respiratorie. Queste ultime veicolano verso il cavo orale, attraverso movimenti molto frequenti e regolari, lo strato di muco in cui risiedono virus e batteri. Il sale inalato ha un vero e proprio effetto battericida.

    Risulta dimostrato un miglioramento dell'apparato immunologico, nel trattamento delle alte e delle basse vie respiratorie per asma, sinusite, rinosinusite, infiammazione delle adenoidi, allergie e ulcere, mucose, bronchi, in caso di stress e affaticamento emotivo.

    I benefici delle grotte di sale erano noti già nel 1843. Il dottor Felix Boczkowski fu il primo ad effettuare alcuni studi per convalidare una teoria: la salute degli operai nelle miniere di sale risultava nettamente migliore rispetto a quella di loro colleghi operativi in altri tipologie di miniere.

    Possibili controindicazioni: è un trattamento non cosigliato a chi soffre di allergia allo iodio o per chi soffre di patologie alla tiroide. E' bene sottolineare che la grotta di sale e l'haloterapia non rappresentano un'alternativa alle terapie farmacologiche: sono rimedi naturali, comprovati ad uso non terapeutico, ma coadiuvanti al proprio benessere psicofisico.



    Sds_saronno_1
    foto:iwellness.it



    Grotta di sale marino di Sondrio




    Respirare i benefici del sale del Mar Nero, immergersi nei profumi del mare in un clima di relax e benessere restando nel cuore delle Alpi.

    Tutto questo lo trovate a Sondrio, nella Grotta di Sale - Centro di microclima marino A.s.d. e culturale dove, anche in montagna, potete assimilare le proprietà benefiche dello iodio comodamente seduti, ascoltando musica o leggendo un libro.
    Nella grotta di sale si entra con abbigliamento comodo, senza scarpe con calzini di cotone bianchi e puliti da indossare poco prima di entrare in grotta.

    Le sedute dei più piccoli sono animate da canzoni adatte e dalla possibilità di giocare sul pavimento di sale con paletta e secchiello, proprio come al mare.

    Lo spazio offre anche una sala giochi per bambini e organizza attività di aggregazione: letture animate per i più piccoli, tecniche di rilassamento e di respiro consapevole, incontri per donne in gravidanza e molte altre occasioni di socializzazione per adulti e bambini.

    La Grotta di sale e iodio Galos® è costruita con blocchi di sale marino del Mar Nero, che contiene un'altissima concentrazione di minerali molto importanti per il nostro benessere: iodio, potassio, calcio, magnesio, selenio, tutti elementi indispensabili per una corretta funzione del nostro organismo.
    Paragonando la concentrazione dello iodio gli esperti hanno misurato che 45 minuti di seduta corrispondono ad un soggiorno al mare di tre giorni.
    Una seduta nella grotta di sale e iodio Galos® permette di assimilare questi elementi sia attraverso l'apparato respiratorio, sia attraverso la pelle in modo naturale grazie al brevetto Galos®.
    Il metodo su cui si basa la costruzione delle grotte di sale permette la formazione di quello che viene definito "effetto THERMOS": un efficace sistema di ventilazione e climatizzazione che provoca il distacco delle microparticelle di sale e dei microelementi dalle pareti porose che di seguito vengono inalate dalle persone.
    Le sedute sono consigliate a tutti, fin dai primi mesi di vita, e risultano particolarmente indicate nella cura di allergie, infezioni alle vie respiratorie, dermatiti, nel combattere stress, nervosismi, affaticamento e in generale nel ritrovare il proprio stato di benessere.
    E' necessario il consulto medico nei casi di ipertiroidismo e malattie tumorali.

    Controindicazioni: allergia allo iodio.

    20111130-grotta-sale-2-g
    foto.senigallianotizie.it


    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...



    A PROPOSITO DEL 19 MARZO,
    FESTA DEL PAPA'


    "Napoli inventò le zeppole,
    tutta Italia se ne leccò le dita"
    (Epigrafe che Emmanuele Rocco avrebbe voluto su un monumento cittadino)


    LE ZEPPOLE DI SAN GIUSEPPE



    La zeppola è una ciambella o frittella dolce tipica di alcune regioni dell'Italia meridionale, è presente nel lessico della parlata napoletana dove indica oltre che una tipica ciambella o frittella dolce (zeppola di san Giuseppe), anche una frittella rustica " ‘a zeppulella", una sorta di balbuzie che impedisce di esprimersi correttamente e chiaramente (tené'a zeppula'mmocca= avere la zeppola in bocca, come chi parlasse masticando un pezzo di quella frittella(zeppola) dolce o rustica.

    La zeppola di San Giuseppe è fatta con la pasta choux , quella dei bignè, che però vengono cotti al forno ma, quella vera rimane quella fritta. Nel '600, il 19 marzo i friggitori, in omaggio a S.Giuseppe, loro santo patrono oltre che dei falegnami, allestivano dei banchetti davanti alle loro botteghe, per friggere e servire le zeppole direttamente in strada. Col tempo allo zucchero e alla cannella fu sostituita con la crema pasticcera e l’amarena come guarnizione.

    ...storia...



    Nell’antica Roma, il 17 marzo si celebravano le "Liberalia", feste in onore delle divinità del vino e del grano. Per omaggiare Bacco e Sileno, precettore e compagno di gozzoviglie del dio, il vino scorreva a fiumi e per ingraziarsi le divinità del grano si friggevano frittelle di frumento.
    A San Giuseppe, che si festeggia solo due giorni dopo, le protagoniste sono le discendenti di quelle storiche frittelle: le zeppole di S.Giuseppe. Nella versione attuale, nasce,secondo alcuni, nel convento di S.Gregorio Armeno, secondo altri in quello di Santa Patrizia. Ma c’è anche chi ne attribuisce “l’invenzione” alle monache della Croce di Lucca, o a quelle dello Splendore. Le vere zeppole erano di farina buttata nell’acqua bollente arricchita da un po’ di vino bianco, e poi fritte, passate nel miele e infine cosparse di confettini. Fu il pasticcere Pintauro a farcirle di crema. Lui, come tutti gli zeppolari, allestiva dei banchetti davanti alla bottega di Via Toledo, friggeva e serviva direttamente in strada. La ricetta originale la indica come una pasta bignè fritta dal gusto neutro che fa da “scatola” ad una crema dolcissima, su cui si poggia una nota aspra di una ciliegia sotto spirito o amarena, di quelle che un tempo venivano “cotte al sole”. Nacquero a forma di serpe avvitata su sè stessa, una serpula, da cui pare presero il nome. Si racconta che sarebbero state inventate da un cuoco dei Borbone cui sarebbe stato chiesto di preparare un dolce per la Quaresima privo di uova e di grassi animali, allora proibiti. Altri, invece, dicono che la maternità sia da attribuire alle monache dei decumani. Mangiarle era tra i “privilegi” del Vicerè di Napoli Juan II de Ribagorza nel 1400.
    La prima ricetta di zeppola di San Giuseppe che sia stata scritta, fu in lingua napoletana e risale al 1837, grazie al celebre gastronomo napoletano Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino.
    Il 19 marzo si è sempre festeggiato inoltre la fine dell’inverno (la primavera è ormai nell’aria): durante i cosiddetti “riti di purificazione agraria” vengono accesi in molti paesi del meridione dei grandi falò, e preparate grosse quantità di frittelle.
    Un tempo a S.Giuseppe, patrono dei falegnami, si festeggiava la loro festa e venivano messi in vendita tutti i tipi di giocattoli di legno. Tutti i bambini ne riceveva in dono dai genitori qualcuno.


    ... una leggenda ...




    La bottega era in fondo alla via, tutti quanti sapevano dove.
    Fa Giuseppe: “Adorata Maria, molto presto sarà il diciannove;
    vola il tempo, a gran passi s’appresta. Invitiamo qui a casa gli amici.
    E’ il mio nome, lo sai; la mia festa. Che ti pare, Marì? Che ne dici?”
    Alza gli occhi Maria dal ricamo, risplendenti di grazia divina.
    “Peppe mio, tu lo sai quanto t’amo, però sono un disastro, in cucina.
    Ti ricordi dell’ultima volta? Mi ci sono davvero impegnata,
    ma mi venne uno schifo, la torta, e alla fine l’abbiamo buttata.
    Ma stavolta andrà meglio, lo sento, lo vedrai: non ti dico di più.
    Voglio farti davvero contento, con il nostro figliolo Gesù!”
    E così ci provò. Poveretta, ben tre giorni passò a cucinare,
    ma non era una cuoca provetta.
    Questa volta riuscì! Nella stanza in cui stava la Sacra Famiglia
    si diffuse una dolce fragranza.
    Che languore! Che gran meraviglia!
    Su un vassoio fan mostra di sé zeppoloni di pasta bignè
    ben guarniti di crema e amarena.
    San Giuseppe però storce il naso. “Moglie mia, chi può averti aiutato?
    Non mi dire che è frutto del caso; tu lo sai, la menzogna è peccato.
    E non fare quel viso contrito! Dai, sorridi, mia cara Maria:
    l’aiutante, l’ho bell’e capito, si nasconde costì, in casa mia.
    Vieni qua, figlio mio, fatti avanti. I miracoli son limitati,
    vanno usati per cose importanti; se li impieghi così, son sprecati!”
    Ma Gesù, ch’era ancora un bambino lo guardò con grandissimo amore,
    e gli disse: “Mio caro papino, stai facendo – perdona – un errore:
    questa zeppola dolce, squisita da gustare in un giorno di festa
    rende un poco migliore la vita: la magia quotidiana è anche questa.
    E’ un miracolo lieve, leggero;
    una semplice, morbida cosa, che anche al giorno più cupo e nero
    dà una piccola mano di rosa”.
    Il papà sentì in gola un magone.
    “Caro figlio, non critico più. Su ‘sti zeppole hai proprio ragione:
    io so’ Santo, ma tu sì Gesù!”


    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    E Dio disse:
    "La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie". E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie.
    Dio vide che era cosa buona.
    (Genesi, Antico Testamento, VI-V sec a.e.c.)


    IL JACA



    L’Artocarpus heterophyllus è una pianta tropicale della famiglia delle Moraceae. Il suo frutto è il più grande al mondo a crescere su un'albero In italiano viene chiamato giaca, dal portoghese jaca, o catala, dall'hindi katahal, ma è comunemente chiamato jackfruit.
    L'albero è originario delle pendici meridionali dell'Himalaya orientale, ed è coltivato da migliaia di anni. E' diffuso anche alle basse latitudini in tutto il sudest asiatico, sulla costa settentrionale dell'Australia, sulla costa atlantica del Brasile e in altre regioni tropicali. In Brasile, il Jaca è diventata una pianta invasiva, soprattutto nella foresta secondaria del Tijuca, dove piccoli mammiferi come il coati, molto golosi, contribuiscono a diffondere a dismisura i suoi semi nel terreno, alimentando l’espansione della specie vegetale.
    Ha un fusto robusto con un diametro fino a 60 centimetri e foglie perenni. E’ una pianta cauliflora e monoica, e presenta fiori maschili e femminili separati in diverse infiorescenze sulla stessa pianta.
    Il frutto è un sincarpo di forma ovale che si origina dallo sviluppo dell'infiore-
    scenza femminile diretta-
    mente dal tronco e può superare i 40 cm di diametro e i 30 kg di peso. I singoli frutti derivano dall'ovario dei fiori e circondano ognuno un seme che è comme-
    stibile. Il colore della buccia matura è giallo scuro, la polpa è generalmente giallo carico o arancio. All’olfatto non risulta appetitoso, perché l’odore che emana quando è maturo è prepotente e ricorda un po’ quello aspro e pungente della cipolla.
    Il lavoro d’estrazione è abbastanza complicato; dopo un primo taglio netto che squarta la sfera ovoidale a metà, la scavatura deve essere eseguita da mani esperte. Il cuore carnoso del frutto, quando è maturo, si lavora con un coltello flessibile con cui si ricavano decine e decine di petali, simili a grosse fave, dal colore giallo tenue e lucente. Quando il frutto è ancora acerbo o giovane, la sua polpa viene utilizzata cotta: bollita, stufata, arrostita, lessata nel latte di cocco, speziata con aromi agrodolci e piccanti, accompagnata spesso da gamberi o carne di zebù.

    I frutti vengono consumati freschi o inscatolati per l'esportazione, disidratrati o fritti sotto forma di chips. In alcuni paesi il succo viene fermentato per ottenere una bevanda alcoolica. I frutti poco maturi si possono ridurre a farina per varie specialità esotiche. I grossi semi vengono utilizzati per essere cucinati in modo simile alle castagne.
    Il sapore è un misto di mela e ananas, con retrogusto di vaniglia; quando è fatto cuocere assume un gusto simile a quello della porchetta.

    Il Jaca e’ un frutto ricco di fibre e anche di calcio, fosforo e ferro e vitamina del complesso B, specialmente vitamina B2 (Riboflavina) e vitamina B5 (Niacina).
    Da esso si estrae il colorante giallo utilizzato per tingere le tonache sacre dei monaci buddhisti. Il legno dell’albero viene impiegato nella costruzione di strumenti musicali.

    …storia, miti e leggende…



    L’origine del Jaca è asiatica. Proveniente dalla Thailandia, l’albero è stato trapiantato in Brasile dai viaggiatori portoghesi del XVI secolo, alcune ricerche farebbero risalire la sua primissima coltivazione a seimila anni fa, in India. Il suo nome deriva dal portoghese “jaca”, inglesizzato nel 1563 dal naturalista Garcia de Orta nel suo libro “Colòquios dos simples e drogas da India”. Ai primi dell’800 William Jack, un ambizioso botanico scozzese, restò talmente affascinato da questa bizzarra pianta trovata in Malesia che millantò la paternità del nome con “Jack “.
    E’ uno dei tre frutti beneauguranti del Tamil Nadu, insieme alla banana e al mango ed è il frutto nazionale del Bangladesh. La sua lunga storia gli ha permesso di approdare molto lontano dalle terre d’origine.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    MARZO

    Marzo

    Ecco Marzo, il terzo mese,
    che, scrollando i folli ricci,
    un pò matto e un pò cortese
    fa le smorfie ed i capricci.
    Tutto nervi e argento vivo,
    muta umore ogni momento
    ed annunzia il proprio arrivo
    con la grandine e col vento.
    Fischia e morde, piange e ride,
    ed ingemma il colle e il prato
    mentre,ancora, il vento stride..
    Ma l'inverno è terminato,
    Quanta luce nel creato,
    dopo i tuoni e la bufera!
    marzo è il paggio scapigliato
    della dolce primavera.


    (P. Ruocco)








    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)





    'Phantoms of the Morning'
    scatto di Mateusz Piesiak


    "Il sole sorgeva lentamente,
    come se non fosse sicuro che ne valesse la pena.
    Un altro giorno iniziava, ma molto gradatamente, ed ecco perché.
    Quando la luce incontra un forte campo magico,
    perde ogni nozione di fretta e il suo ritmo rallenta."
    (Terry Pratchett)

  9. .
    Buongiorno Amici del nostro Diario di Bordo ... Buongiorno Barbara, Buongiorno Augusto ... Buongiorno e buona giornata a tutti ...
  10. .





    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 010 (07 Marzo - 13 Marzo 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Martedì, 8 Marzo 2016
    S. GIOVANNI DI DIO

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 10
    Giorni dall'inizio dell'anno: 68/298
    -------------------------------------------------
    A Roma il sole sorge alle 06:32 e tramonta alle 18:09 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 06:47 e tramonta alle 18:20 (ora solare)
    Luna: 6.04 (lev.) 17.38 (tram.)
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    La nebbia di marzo non fa male, ma quella d'aprile toglie il pane e il vino.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    In quanto alle prove spirituali, alle quali la paterna bontà del celeste Padre ti va assoggettando, ti prego di star rassegnata e possibilmente tranquilla alle assicurazioni di chi tiene il luogo di Dio, in cui ti ama e ti desidera ogni bene e nel cui nome di parla. Soffri, è vero, ma rassegnata; soffri, ma non temere, perché Dio è con te e tu non l'offendi, ma l'ami; soffri, ma credi pure che Gesù stesso soffre in te e per te e con te. Gesù non ti ha abbandonata quando fuggivi da lui, molto meno ti abbandonerà adesso, ed in seguito, che vuoi amarlo. Dio tutto può rigettare in una creatura, perché tutto sa di corruzione, ma non può giammai rigettare in essa il desiderio sincero di volerlo amare. Quindi se non vuoi convincerti ed essere sicura della celeste pietà per altri motivi, devi assicurarti almeno per questo e star tranquilla e lieta.
    (S. Pio da Pietrelcina)









    RIFLESSIONI



    ... LA STORIA DI UNA MIMOSA …
    ... Questa mattina c’è il sole; un vento lieve come il soffio agita le fronde come un gigantesco saluto. “Chissà se quella legenda è vera”, un brusio tra le fronde si diffonde e si mescola al suono del soffiare del vento. “A me non piace la legenda di quel giorno in cui ci strappano e portano via”; una voce da un altro ramo rispose “ma noi rappresentiamo qualcosa di grande, siamo il simbolo di emancipazione, di libertà e forza di una intero popolo”. Da quando era fiorita su quel ramo aveva sentito parlare della importanza simbolica che il suo esistere aveva. Inizialmente aveva accolto questo ruolo come un dono, come una missione nella vita. Poi però le voci che ascoltava da quel ramo provenienti dal basso, dagli uomini che passavano tutti i giorni sotto di lei, portavano a racconti su violenze maltrattamenti e assenza di rispetto verso coloro che sarebbero dovute.ricnoscersi ed essere rappresentate da lei. “Provo imbarazzo, non capisco perché dovrei essere raccolta da mani che poi sono le stesse che maltrattano le persone che io rappresento”. Viveva con fastidio, con dolore quella sua condizione. “Io con la mia purezza rappresento le persone vessate e maltrattate, spesso le mani che mi colgono e portano in regalo sono le stesse che maltrattano negli altri giorni dell’anno”. Un giorno dedicato al rispetto con lei come simbolo di quel giorno, e poi gli altri giorni dell’anno discriminazione e maltrattamento. Una notte stellata, di quelle che volano via tra silenzio e tiepide folate di vento, guardano le stelle disse “Vorrei tanto essere come voi, una stella che illumina la strada delle donne, un punto di riferimento costante per tutta la vita”; durante il giorno passò un donna sotto di lei, poi un'altra ed un'altra ancora; al loro passaggio arrivò a lei il loro profumo, la loro energia ed il loro pensiero positivo. Un pensiero “vorrei essere profumo, energia, pensiero nella mente; vorrei essere qualcosa di forte che resta e resterà sempre”. Un’altra notte udì un suono venire da lontano; il silenzio tutto intorno favoriva il viaggiare dei suoni. “Sono le onde del mare; loro sono meraviglia corrono fino alla riva e da essa si rigenerano all’infinito.” Le stava stretto quel destino da oggetto, quel vivere in attesa di quel giorno fatidico nel quale essere colta con la consapevolezza che quel gesto, la sua presenza sarebbero svaniti nelle violenze e nel mancato rispetto. Giunse la notte prima del giorno fatidico. Sotto di lei prima un flebile lamento, poi un pianto dirotto. Guardò in basso, era una donna. Sentì un dolore forte, un senso di impotenza e voglia di ribellarsi. Arrivò una folata di vento improvvisa fortissima, le fronde si agitarono più del solito. “Voglio essere stella per divenire punto di riferimento costante, vorrei essere onda del mare per dare a tutte le donne la forza di rigenerarsi ogni sempre; vorrei essere impercettibile e forte come un profumo; vorrei essere amore per far smettere tutte le donne di piangere”. Ci furono più folate di vento e alla fine si staccò dall’albero e cadde sulla guancia della donna bagnate dalle lacrime. Al contatto con esse svanì in un breve bagliore che si spostò in cielo divenendo stella. La donna alzò gli occhi al cielo e sorrise. Da quel momento sapeva che avrebbe avuto una stella a guidarla e darle forza … Buon Marzo amici miei … (Claudio)






    Oggi dovrebbe essere un giorno della memoria e non una festa. Si dovrebbero ricordare quelle donne che hanno dato la vita, che hanno sofferto e ne sono uscite fuori più forti ma, soprattutto, quelle che non ce l'hanno fatta. Piuttosto che ostentare l'orgoglio d'essere donna si dovrebbe essere fiere di esserlo. La diversità, tra orgoglio e fierezza, va ben oltre la semantica, è qualcosa riposto nell'onomatopea che disegna queste due parole. Orgoglio suona come un gorgoglio, un ribollire interno che, alle volte, non si riesce a contenere e deve essere fatto esplodere in qualche modo manifestandolo, ostentandolo, all'esterno. La fierezza suona invece come un vento caldo e calmo, una fiamma che risplende del proprio calore e si alimenta dei valori e della morale che rendono ognuno, e non solo le donne, degne del titolo di essere umano. Siate la fiamma e non ciò che bolle in pentola.
    Tutto questo non prendetelo come un giudizio ma semplicemente ricordate ciò che siete e da dove arrivate prima di festeggiare. Cosa intendo da dove arrivate? intendo proprio da quelle donne che hanno lottato per i propri diritti e che vi hanno consegnato non solo la libertà di essere ma anche una tradizione di valori e coraggio che nel tempo si è andata disperdendo, confondendosi con la necessità di una uguaglianza che non ci potrà essere da uomo e donna. La parità, non è uguaglianza, la parità è considerare l'altro, i propri valori, la propria esistenza, al pari della nostra prescindendo questo dal sesso, dalla cultura o dalla religione di appartenenza. Dico poi agli uomini di fare in modo che le donne non si sentano in dovere di l’ ottare, (scusate l'infelicità grammaticale che vuole fare un po' il verso a un motteggio che circola in questa ricorrenza e che, ulteriormente, né priva del senso storico e sociale convogliandolo verso quello individuale), ogni giorno per essere ascoltate, di dover redigere un muro difensivo per i vostri insulti e le vostre incomprensioni. Anche noi uomini viviamo male certi silenzi, certe incomprensioni come ogni essere umano, ma è nel dialogo che ognuno può incontrarsi e non è impossibile, anche se è vero che alle volte ci apriamo con le persone sbagliate, non bisogna demordere, occorre mantenere la propria sensibilità e il proprio essere senza tenerlo in gabbia, maturare attraverso le delusioni e non farle marcire nel ventre della propria anima. Questo vale per tutti, uomini e donne, e per ogni età.

    Non firmerò questo testo affinché non resti solo il pensiero di un singolo, l'opinione di un uomo che semplicemente vuol vedere una donna, un essere umano, splendere piuttosto che bruciare e bruciarsi.
    (Dal Web)
    [/color]



    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sull’Inverno…

    Marzo

    Poi, quando arriva marzo che daffare!
    Tutto vuole pulire e lucidare;
    con le scrosciate di pioggerellina
    lustra nei prati l’erba fina;
    pulisce l’aria, lava il rosso ai tetti,
    rinnova l’acqua dentro ai ruscelletti,
    con la corsa del vento spazza i cieli,
    per portar via i grigi ragnateli.
    Quando nell’orto del sole ridente
    tutto scintilla, nitido e lucente,
    marzo, allora, si volge indietro a dire:
    «Oh, primavera, adesso puoi venire.»
    (Piera Antico)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Elenir e la Polvere di Stelle

    La storia che sto per raccontare, accadde molto tempo fa, quando le foreste erano sparse ovunque e nessuno osava distruggerle.
    A quel tempo, le fate erano molto diffuse e per tutto il giorno vagavano tra fiori, alberi e animali indisturbate. Un giorno, mentre una nube di fatine luccicanti colorò tutte le cose (perché un tempo i colori svanivano con la notte ed il giorno dopo tutto era in bianco e nero), la Fata Blunessa, si imbatté in un fiore nuovo, appena germogliato, che conteneva una graziosa fatina, con grandissimi occhi color nocciola e morbidi capelli color genziana, la pelle color oro ed il naso all’insù. La piccola guardò stupita la sua mamma, poi ebbe un fremito e le ali d’argento si stesero incominciando a battere lievemente nell’aria. Mano nella mano, madre e figlia volarono nel cuore del bosco, dove il popolo delle fate era solito a riunirsi per fare colazione.
    La piccola fatina fu sballottata di mano in mano e questo non le piacque, così, non essendo ancora capace di parlare, per liberarsi da loro, emise un fascio di luce che accecò persino una famiglia di bruchi che passava di lì per caso. Quando smise di brillare come una stella, il Regina delle Fate si avvicinò a lei e le disse “Tu ti chiamerai Elenir, Fata della luce”.
    I giorni trascorsero lieti, Elenir giocava con fatine della sua età. La sua migliore amica si chiamava Milles e con loro due giocava sempre Tocili, un simpatico maschietto che non si tirava mai indietro di fronte alle avventure.
    Passato un altro anno, una delle fate più anziane radunò tutte le giovani fatine sotto l’Albero Saggio e le portò dalla Regina Mitribel, che donò loro una piccola bacchettina color argento, perché imparassero l’arte di colorare il Mondo. Non era facile apprendere le magie, ma Elenir si impegnava davvero molto per essere la prima della classe.
    Una giorno, la Regina chiamò a sè Elenir, Milles e Tocili per presentare loro lo gnomo Momozu, che era venuto a cercare aiuto perchè
    “So che voi avete uno spiccato gusto per l’avventura ed avete imparato in fretta ad usare i vostri poteri, perciò mi affido a voi per questo particolare incarico” disse la Regina “Momozu è il capo di una miniera di gnomi ed ha bisogno di qualcuno che ripristini i colori dei cristalli per poterli distinguere. Pensate di potercela fare?”
    La risposta fu piena di entusiasmo: Elenir ed i suoi amici avevano l’occasione di mettere a prova le loro capacità ed esplorare il mondo oltre i confini del loro bosco.
    Momozu li condusse al suo villaggio, i cui tutto era in bianco e nero. In effetti, quel posto sembrava un po’ tetro, ma Elenir si diede da fare e con i suoi amici colorò tutto l’ambiente. Persino gli gnomi tirarono un respiro di sollievo: l’aria sembrava più fresca e profumata e gli uccellini ebbero di nuovo voglia di cantare a squarcia gola.
    “Sulla montagna sopra di noi, c’è un ghiacciaio perenne e di sera le prime stelle fanno cadere dal cielo una polvere dorata che brilla per giorni e giorni, ma non si può trasportarne molta, perché è molto pesante. Per diversi anni ne abbiamo sparsa per la miniera e per i prati, che si illuminavano come piccoli cieli stellati. Purtroppo, da diverso tempo il ghiacciaio è abitato da uno stregone malvagio, che ci impedisce di prendere la nostra polvere dorata e nessuna fata vuole più vivere con noi, perché la Natura sta morendo” raccontò Momozu.
    “Andremo noi a recuperare la polvere!” scattò in piedi Elenir.
    “Che cosa?!” chiesero Milles e Tocili, stupiti per l’affermazione dell’amica.
    “Andremo su quel monte a sconfiggere l’ombra e riprenderemo la polvere di stelle, che è tanto preziosa per questo posto. Siamo o non siamo fate di primavera? La nostra luce e la nostra polvere riusciranno a sconfiggere le tenebre!”
    Si misero così in volo ed incominciarono la salita lungo il pendio della montagna. Nella giornata di sole, una brezza frizzantina anticipò l’annuvolamento del cielo e, quando i tre amici erano giunti a metà della strada, incominciò a nevicare. Una vera e propria tormenta si abbattè su di loro, che si rifugiarono nell’incavo di una roccia. Il vento presela forma di una faccia brutta e minacciosa.
    “Lasciate la montagna, oh voi servitori della luce, perché qui non c’è spazio alcuno per voi!”
    “No! Mai!” rispose Tocili gridando.
    “Chi sei?” domandò Elenir, un po’ spaventata.
    “Sono Komolus, Signore delle Tenebre! Non potete fare niente contro di me! Abbandonate la montagna se non volete perdere la vita!” e detto questo si dileguò.
    I tre amici non si fecero intimorire: arrivarono in punta alla montagna e si guardarono bene attorno. L’aria era pesante, avvolta dal fumo di nubi nere, ed i loro piedi affondavano nella neve che sembrava volesse arrestarli di passo in passo.
    Entrarono in una caverna fredda e buia che aveva stalattiti di ghiaccio che pendevano dal soffitto. Con molto coraggio i tre amici avanzarono nell’esplorazione giungendo in una sala che conteneva una poltrona imponente adornata da corna e pellicce. “Ma bene, vedo che gli avvisi non funzionano” cominciò a parlare Komolus, pacatamente.
    “Tu hai privato gli gnomi e le fate della Polvere di Stelle!” accusò Tocili puntando il dito contro di lui.
    “E non solo! Ho fatto morire i fiori e presto ne risentiranno anche le piante! Il mio dominio si estenderà poco alla volta finchè non dominerò il Mondo con la mia perfidia. Le fate e gli gnomi non contano nulla per me, sono soltanto un impiccio in più” spiegò il malvagio.
    “Non te lo permetteremo! La vita e la luce sono fondamentali per il nostro pianeta, e tu non ce le porterai via!” urlò Elenir, lanciandosi verso di lui. Due mostri nascosti nell’oscurità saltarono verso di lei, ma invano, così Komolus si prese un pugno in un occhio. La fatina virò e tornò indietro, evitando gli attacchi dei mostri ed uscendo dalla grotta. Lei ed i suoi amici sprangarono la porta facendovi crescere dei rampicanti, che si insinuarono fino a dove Komolus si stava lamentando per il suo occhio, imprigionando tutti i malvagi per semrpe. Elenir trasferì un po’ della sua luce a queste piante, così mille fiori sbocciarono dentro la caverna oscura, brillando intensamente di luce d’oro, lacerando gli occhi dei cattivi abituati all’oscurità. Komolus non resistette a tale splendore ed esplose, così come esplose la punta della montagna, riversando in aria la polvere dorata che le fatine stavano cercando.
    La polvere dorata si sparse in tutto il Mondo e da quel giorno i colori non svanirono più, ma sbiadirono solo un po’, facilitando così il lavoro del popolo delle fate, che dovevano solo più donare loro brillantezza. Elenir ed i suoi amici furono premiati per questo, la Regina Mitribel come ricompensa insegnò loro come si fabbricavano le bacchette magiche, cosa che non era mai stata concessa a nessuno.

    (Sara Quero)



    ATTUALITA’


    8 marzo, il cielo lo saluta con un asteroide.

    Anche Giove sarà luminoso come non mai. Un asteroide in passaggio ravvicinato alla Terra, ma in completa sicurezza e senza alcun rischio, e Giove in opposizione al Sole e ben visibile: questi i due 'eventi' che animeranno il cielo dell'8 marzo, 'celebrando' cosi' la giornata della donna. L'asteroide 2013 TX68, con un diametro stimato di circa 30 metri, dovrebbe 'sfiorare' la Terra all'1.06 di notte ad una distanza di 5 milioni di chilometri, dunque lontanissimo.
    ''Non e' escluso - precisa Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope - che possa passare più vicino, fino a 24.000 chilometri dalla superficie terrestre, ma si tratta comunque di una distanza di assoluta sicurezza per la Terra''. Sempre per la festa della donna, ''Giove torna in opposizione l'8 marzo a partire dalle 12, ora italiana - continua Masi - Significa cioe' che visto dalla Terra sara' in direzione opposta a quella del Sole. A mezzogiorno non potremo vederlo, ma il momento migliore per osservarlo sara' a mezzanotte, quando sara' a Sud, ben visibile e luminoso perche' sara' in alto nel cielo''.
    Giove raggiungerà quindi la minima distanza dalla Terra, la massima luminosità e il massimo diametro apparente per l'anno in corso. Dall'8 marzo in poi il pianeta anticipera' gradualmente la sua finestra di visibilita', assicura Masi, ''nella prima parte della serata. Quindi niente paura se non si riesce ad osservarlo domani, ci sara' tempo anche nei giorni successivi''. Ed e' probabile che Giove regali un altro spettacolo celebrando l'inizio della primavera, dal momento che il 21 marzo dovrebbe trovarsi in congiunzione con la Luna.
    (Ansa)





    Funziona il tatto bionico, con un polpastrello artificiale.

    Test su una persona amputata, ha percepito la superficie rugosa. Funziona il tatto bionico, sperimentato per la prima volta al mondo da una persona amputata, che grazie al polpastrello artificiale collegato agli elettrodi impiantati nel braccio, ha percepito la rugosità di una superficie, anche nei più piccoli avvallamenti. Descritto sulla rivista eLife, il risultato si deve alla collaborazione fra Italia e Svizzera, con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e il Politecnico di Losanna. Alla ricerca hanno partecipato anche università di Pisa, Istituto San Raffaele Pisana, Campus Biomedico e Università Cattolica di Roma.

    “Siamo riusciti a dare a una persona amputata la percezione della rugosità di un oggetto e stiamo andando verso una maggiore capacità di dare tutta la ricchezza che la sensazione normale del tatto riesce a dare”, ha detto all’ANSA il coordinatore della ricerca Silvestro Micera, che lavora fra Scuola Superiore Sant’Anna e Politecnico di Losanna. Il prossimo passo della ricerca, ha aggiunto, sarà sperimentare il polpastrello bionico su altre due o tre persone per un periodo compreso fra nove e 12 mesi.

    “E’ il primo risultato del genere al mondo e il prossimo obiettivo è sperimentare in più soggetti la percezione di superfici che si percepiscono normalmente nella vita quotidiana”, ha osservato il primo autore dell’articolo, Calogero Oddo, dell’Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna. “Abbiamo studiato gli impulsi naturali – ha aggiunto - e li abbiamo riprodotti nel tatto artificiale”

    Il primo a sperimentare il polpastrello bionico è stato il danese Dennis Aabo Sørensen, che nei test è riuscito a distinguere le superfici ruvide rispetto a quelle lisce nel 96% dei casi.“Percepivo la stimolazione - ha detto - quasi come quella che avrei potuto sentire con la mia mano. Con il dito artificiale ho sentito le sensazioni sulla punta del dito indice della mia mano fantasma”. Lo stesso test è stato fatto su persone non amputate, nelle quali l’informazione sensoriale era stata inviata agli stessi nervi del braccio con sottilissimi aghi, con il riconoscimento delle caratteristiche delle superfici nel 77% dei casi.

    L’elettroenecefalogramma ha poi dimostrato che sia nelle persona amputata sia nelle altre erano state attivate le stesse regioni del cervello. “È entusiasmante aver dimostrato che possiamo restituire la sensazione della rugosità stimolando i nervi del braccio, in sistemi nervosi sia lesionati che intatti,” ha osservato Stanisa Raspopovic, co-primo autore dello studio, del Politecnico di Losanna e della Scuola Sant’Anna. Raspopovic aggiunge che “la ricerca sta finalmente spostando l’attenzione principale dal solo interrogarsi su quali elettrodi impiegare verso il loro utilizzo in modo ottimale, per ottenere sensazioni naturali tramite le protesi”. ‬
    (Ansa)





    Ricostruita devastante eruzione Campi Flegrei 39.000 anni fa.

    La più catastrofica avvenuta in Europa in ultimi 200 mila anni. Trentanovemila anni fa il supervulcano dei Campi Flegrei generò un'eruzione catastrofica che devastò l'area dell'attuale Campania e parte del sud d'Italia. Quella eruzione, la più devastante in Europa negli ultimi 200 mila anni è stata adesso ricostruita dal gruppo di scienziati coordinato da Antonio Costa dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e pubblicata sulla rivista Scientific Reports. ''È stata l'eruzione più devastante degli ultimi 200.000 anni in Europa - ha detto all'ANSA Costa - e per fortuna eruzioni di questo tipo sono rarissime, ma studi come questo ci aiutano a prevedere che cosa potrebbe accadere nel caso di nuove eruzioni dei Campi Flegrei in futuro''.

    I ricercatori sono riusciti a ricostruire l'eruzione di 39.000 anni fa grazie a simulazioni e ad analisi di dati archeologici sui livelli di cenere trovati in tutta Europa. E' stato scoperto che l'eruzione ha generato una colonna di ceneri e gas alta 44 chilometri che è collassata e ha inondato con una nube infuocata tutto il territorio circostante. Subito dopo la prima colonna di ceneri se ne è alzata un'altra, alta 37 chilometri, e si sono formati fiumi di lava, ceneri e gas che sono arrivati fino a 70 chilometri di distanza, nell'Appennino a Nord di Napoli.

    L'eruzione ha devastato la Campania e parte del Sud Italia, ma l'impatto è stato globale: per esempio le ceneri in atmosfera hanno bloccato i raggi solari generando un 'inverno vulcanico' durato almeno due anni. Le temperature si sono abbassate di due gradi in tutto il mondo e in Europa di circa 6-9 gradi. Inoltre, in atmosfera, le ceneri ricche di cloro hanno generato piogge acide che hanno ulteriormente devastato l'ambiente. L'impatto è stato enorme. L'eruzione ha probabilmente spazzato i Neanderthal che vivevano in vivevano in Campania e c'è voluto forse un secolo perché l'ambiente recuperasse e l'area fosse ripopolata. ''Sono stati i Sapiens che hanno ripopolato le aree devastate e - ha detto Costa - forse si sono concentrati a colonizzare questi territori invece di avanzare verso ovest, garantendo così la sopravvivenza prolungata Neanderthal nella penisola Iberica''.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Room




    locandina


    Un film di Lenny Abrahamson. Con Brie Larson, Megan Park, William H. Macy, Jacob Tremblay, Joan Allen.


    Un dramma ad alto tasso di emozione. Merito della scelta del punto di vista, della regia ad immersione e della sceneggiatura.
    Marianna Cappi


    Jack vive nella stanza. La stanza è la sua casa. Il lavandino, il lucernario, la lampada sono i suoi amici. E Ma' è sempre con lui. La notte, quando irrompe Old Nick per infilarsi nel letto di suo madre, Jack sta nascosto nell'armadio, ma poi è di nuovo mattina e tutto va bene. Quando compie cinque anni, però, la mamma lo sorprende con una rivelazione sconcertante: c'è un mondo al di là della porta blindata di cui non conoscono il codice, fatto di cose e persone reali, e loro devono uscire da lì e devono ad ogni costo tornare a casa, quella vera.
    È un film potente, Room , di una potenza sfaccettata, che può rimare col disagio, anche estremo, che prende lo spettatore alla primissima sequenza, quando gli viene chiesto di credere con Jack che la prigione di pochi metri in cui un maniaco ha rinchiuso una ragazza di diciassette anni e poi suo figlio fin dalla nascita, sembri ampia e accogliente, una vera casa, che non manca di nulla. Oppure può rimare con tensione, speranza, paura, gioia immensa o immenso sollievo, come accade nella scena sul furgone, una delle più emozionanti del cinema recente, così forte da lasciare in apnea. Merito della scelta del punto di vista, quello di Jack, appunto, il più inconsapevole tanto del male quanto del bene, ma anche della regia ad immersione e della sceneggiatura ad opera della stessa scrittrice del romanzo di partenza, Emma Donoghue, che conosce quei personaggi meglio di chiunque altro.
    La stessa scena del furgone segna una cesura importante: da quel momento la stanza non è più il luogo fisico in cui si muovono (per così dire) Jack e Ma', ma diventa un luogo mentale e le sue dimensioni subiscono un'ulteriore distorsione. Una sorta d'istinto di autodifesa spinge a questo punto lo spettatore a sussurrare idealmente nelle orecchie di Abrahamson: "fermati qui, o rovinerai tutto", imboccando un'altra storia, un altro film. Invece il regista ci sorprende, rivelando un progetto più completo e complesso rispetto al thriller emotivo di partenza: un dramma psicologico che ritaglia, in realtà, con grande sapienza la porzione di racconto che pone sotto l'obiettivo, una porzione in cui la seconda metà è speculare alla prima, in una continuità perfetta di tono e di tocco, nonostante la radicale diversità del setting.
    Brie Larson e Jacob Tremblay si rimbalzano il testimone di una maratona attoriale ad alto tasso di emozione, optando sempre con grande giudizio per la soluzione in levare. Dal loro legame dipende l'intera impalcatura del film e loro sanno reggerla con grazia e solidità.



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    La CATTEDRALE di BURGOS


    La cattedrale di Burgos è una cattedrale gotica situata a Burgos, in Spagna. È dedicata alla Vergine Maria ed è famosa per la sua architettura unica e per le dimensioni. Il 31 ottobre 1984, l'UNESCO la inserì tra i Patrimoni dell'umanità, unica cattedrale spagnola ad averne l'onore.

    Nello stile, anche se predomina il gotico, la cattedrale fonde mirabilmente anche altri stili artistici, visto che la sua costruzione si prolungò dal 1221 fino al 1765. Nella facciata principale si apre la Porta del Perdón, impreziosita da un rosone a stella e da un gruppo di statue che rappresentano i re di Castiglia. Su entrambi i lati si elevano le torri, alte 84 metri, sormontate da guglie frastagliate del XV secolo. La facciata è su tre piani. Al piano superiore si trovano le finestre ogivali a doppio arco e le statue su piedistalli, coronate da una balaustra con le lettere scolpite nella pietra "PULCHRA ES ET DECORA", al centro della quale si trova una statua della Vergine Maria. Sulle torri si trovano molte balaustre e terrazze, con altre scritte incise.
    La parte occidentale in stile gotico francese, risalente al XV secolo, è costeggiata da torri a sezione quadrata sovrastate da guglie ottagonali coperte da opere in pietra. Il portone setten-
    trionale del transetto, noto come "portada de la Coronería", presenta le statue dei dodici apostoli. Sopra le statue alcune finestre ogivali e due guglie contornano il portone. il complesso scultoreo più bello è quello della Porta del Sarmental, con l’immagine di un Cristo Pantocratore circondato dagli apostoli e dagli evangelisti . La cattedrale ha una pianta cruciforme, con tre navate, un transetto e un deambulatorio. Misura 84 metri di lunghezza, 59 di larghezza e la navata centrale, che è più grande di quelle laterali, raggiunge gli 11 metri di altezza. La navata centrale e il transetto sono percorsi dal triforio, al di sopra del quale si trovano delle grandi finestre con vetrate e con un rosone superiore. Nella Capilla Mayor è collocata una pala d'altare rinascimentale, iniziata da Rodrigo de la Hague nel 1562 e alla sua morte terminata dal fratello Martin. Il coro ligneo, situato in mezzo alla navata centrale, presenta degli stalli di particolare valore, realizzati in noce nel 1505 da Philip Bigarny. Ha 103 stalli e si trova al centro della navata principale, è chiuso da una massiccia cancellata seicentesca e contiene la tomba del fondatore della chiesa, il vescovo Mauricio (1240), realizzata in legno ricoperto da rame sbalzato. Gli intagli degli stalli rappresentano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento ed altre scene cristiane.
    La grande cappella ottagonale del connestabile è costruita in stile gotico flamboyant, piena di cavalieri, angeli ed araldica. Era destinata ad ospitare le spoglie di Pietro Fernando III di Velasco, del connestabile di Castiglia e della sua famiglia. All’interno di notevole bellezza il tamburo della navata centrale, sormontato da una splendida volta mudéjar, sotto la quale giacciono i resti di Rodrigo Díaz de Vivar, El Cid Campeado, e di sua moglie Donna Jimena. Molto vicino si trova la Scala Dorata opera di Diego de Siloé, realizzata nel XVI secolo e ispirata al rinascimento italiano.
    L’altare maggiore è un capolavoro e vari artisti vi contribuirono, a dirigere i lavori furono i fratelli Rodrigo e Martín de la Haya. Lo stile è rinascimentale con tre corpi orizzontali, un quarto di coronamento, sette zone verticali decorate da statue di Santi ed Apostoli, il tutto inquadrato da colonne decoratissime, timpani spezzati e bassorilievi dettagliatissimi: la dedica è ovviamente a santa Maria Maggiore, la cui immagine centrale fu realizzata in argento da Cristóbal de Valladolid (1464).
    Altre particolarità presenti sono: l’orologio del Cinquecento che si incontra entrando sulla sinistra, con la figura popolare del Papamoscas che apre la bocca al battere di ogni ora; il ligneo Santo Cristo di Burgos di fine Seicento situato nella capilla del Santissimo Cristo; la capilla de la Visitación dove vi è la tomba di don Gonzalo di Lerma, opera cinquecentesca di Vigarny, e la pala della Sacra Famiglia opera di Sebastiano del Piombo.

    …storia, miti e leggende…



    Nel 1075 Burgos divenne, grazie al re Alfonso VI, sede episcopale.
    La costruzione della cattedrale fu ordinata da Ferdinando III di Castiglia e da Maurizio di Burgos, vescovo di Burgos, inglese per nascita. L'intenzione del re era quella di ampliare il tempio in cui si sarebbero celebrate le sue nozze con Beatrice di Svevia. Il re contava sulle sue buone relazioni con il vescovo che, con un viaggio in Francia, era andato a prendere ed accompagnare dal suo re la futura regina Beatrice. Il 20 luglio 1221, i lavori iniziarono sopra una precedente cattedrale romanica, partendo dall'abside che venne completata in nove anni. Alla morte del vescovo Maurice nel 1238, il suo corpo venne sepolto nel presbiterio. La cattedrale venne consacrata nel 1260. Nel 1277 morì Maestro Enrique e il suo posto fu preso dall'architetto Johan Pérez. Tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo vennero portate a termine le cappelle delle navate e venne costruito il chiostro. Da questo momento ci fu un vuoto di almeno due secoli prima che la costruzione riprendesse. La cattedrale venne completata nel 1567 con la costruzione della guglia posta all'incrocio ("crucero") del transetto e della navata principale. I principali architetti furono un francese del XIII secolo ed un tedesco del XV. Nel 1417 il vescovo di Burgos presenziò al concilio di Costanza tornando con il capo mastro Giovanni di Colonia (Juan de Colonia), il quale terminò le torri con guglie di pietra.
    Nel 1919 la cattedrale divenne il luogo di sepoltura di Rodrigo Díaz conte di Bivar ("El Cid"), e della moglie Doña Jimena. I loro corpi però sono stati traslati nel 1921 nel Monasterio de San Pedro de Cardeña

    All'interno della Cappella del Santissimo Cristo di Burgos vi è il crocifisso considerato miracoloso e molto venerato, costituito da un corpo in legno rivestito da pelle di vacca, con barba e capelli umani.


    “EL CID”



    Rodrigo Díaz conte di Bivar, o Vivar (1043 – 1099) fu signore di Valencia e condottiero spagnolo, figura leggendaria della Reconquista spagnola: fu soprannominato Campeador, vincitore, quando per risolvere una disputa sull’attribuzione di alcuni castelli di frontiera, vinse in duello, per conto di Sancho II di Castiglia, conJimeno Garcés che parteggiava invece per Ramiro I. Esiliato dal re di Castiglia Alfonso VI, dopo varie vicissitudini divenne appunto signore di Valencia nel 1093 e morì nel 1099, adorato da tutti gli amici, rispettato da tutti i nemici, chiamato el Cid per i primi, el-Sidi per i secondi: solo allora poté rientrare in patria.
    La moglie Jimena resistette per tre anni agli attacchi portati alla città di Valencia dal figlio dell’emiro Yūsuf ibn Tāshfīn, alla fine chiese aiuto ad Alfonso VI e nel 1102 abbandonarono la città, dopo averla data alle fiamme. Rodrigo fu quindi tumulato a Burgos, nella chiesa di San Pietro di Cardeña: dopo la Guerra d’Indipendenza Spagnola i resti furono traslati nella cappella della Casa Concistoriale della stessa Burgos.

    (Gabry)






    8103634128_bc480a9bf9_z
    foto:c1.staticflickr.com

    La musica del cuore



    musica-e-libri
    foto:gliamantideilibri.it


    I Grandi Cantautori Italiani


    canzone-naturale-pierangelo-bertoli
    foto:gastrodelirio.it



    Pierangelo Bertoli



    Pierangelo Bertoli nasce a Sassuolo (MO) il 5/11/1942 .
    Sposato con la moglie Bruna, ha avuto tre figli, Emiliano, Petra (alla cui nascita Bertoli aveva dedicato un album col suo nome ) e Alberto, anche lui cantante.
    Molto legato alla sua terra,era spesso impegnato in iniziative di solidarietà e beneficenza.

    1973/5
    Produce dei 33 giri e 45 giri con etichette locali tra cui ROCABLUES e ROSSO COLORE DELL'AMORE

    1976
    Esce il primo disco targato CGD dal titolo "Eppure soffia",il primo album della discografia ufficiale. L'album lo fa conoscere al grande pubblico, e con la canzone che da il titolo ,affronta il problema dell'inquinamento.
    Contiene dodici canzoni, tra le quali due in dialetto sassolese.

    1977
    Incide l'album dal titolo "IL CENTRO DEL FIUME". Sarà proprio quest'ultima canzone durante un concerto di Bertoli a far innamorare Pierangelo e Bruna la sua futura moglie.

    1978
    Esce l'album interamente in dialetto sassolese dal titolo "S'AT VEN IN MEINT"

    1979
    Esce "A MUSO DURO" che contiene otto canzoni. "A MUSO DURO" ,che sarà il riassunto della sua vita,è un
    successo, vende 60.000 copie, raddoppiando le vendite dell'anno prima. Aumentano le richieste: tiene 142 concerti.

    1981
    Pubblica il disco Certi Momenti primo vero successo di pubblico in cui oltre alla famosa "Pescatore", con la voce di Fiorella Mannoia, trova posto il pezzo che da il nome al disco "Certi momenti", canzone a sostegno delle libertà personali.
    Pescatore, fu un successo enorme, il disco vendette praticamente 200.000 copie.
    Questo è l'album che lo porta in classifica grazie anche al successo di quella canzone.

    1982
    Esce Album: riconferma con otto canzoni il talento di Angelo, che oramai è costantemente in classifica. Viene realizzato il videoclip della canzone "Caccia alla Volpe"

    1983
    E' il momento del disco "FRAMMENTI" che contiene dieci canzoni. (tra cui la piu famosa è Cosi che descrive benissimo il carattere di Bertoli)

    1984
    Esce l'album "DALLA FINESTRA"

    1985
    Esce l'album "PETRA" titolo dedicato alla figlia: contiene nove canzoni .

    1986
    Per festeggiare i dieci anni di carriera, Pierangelo Bertoli produce un doppio album antologico, " Bertoli Studio & Live".

    1987
    Con l'album "Canzone d'autore" rende omaggio ad alcuni colleghi (tra cui Conte e De Andrè) interpretandone dei brani.

    1988
    Nel disco "Tra me e me", Bertoli canterà anche una canzone dell'allora sconosciuto Luciano Ligabue, "Sogni di rock'n'roll".

    1989
    Esce l'album "Sedia elettrica".
    Vince un telegatto per lo spot televisivo della "Lega per l'emancipazione dell'handicappato".
    Nello stesso anno partecipa alla registrazione di un 45 giri " Per te Armenia" ideato da Charles Aznavour, i cui
    introiti verranno poi devoluti a favore della popolazione armena.

    1990
    Esce "Oracoli", in cui è presente anche Fabio Concato, con cui Bertoli interpreta il singolo "Chiama piano".Vende, con la prima pubblicazione, 100.000 copie. (disco d'oro)

    1991
    Bertoli decide di presentarsi a San Remo, manifestazione lontanissima dalla concezione musicale dell'artista, ma palcoscenico dove presentare un saggio di musica d'autore italiana: "Spunta la luna dal monte", cantata col gruppo sardo dei Tazenda, raccoglie consensi di critica, pubblico e vendite. .(ottiene il 5° posto)
    Uscirà anche l'album omonimo, una raccolta impreziosita dal brano portato all'Ariston.(250.000 copie fruttando a Bertoli il disco di platino).

    1992
    Bertoli è di nuovo al festival nazionale con "Italia d'oro", un'accusa pesante alle truffe politiche e sociali italiane che anticipa la tangentopoli che sarebbe scoppiata poco tempo dopo.(ottiene il 4° posto)
    "Italia d'oro" esce subito dopo Sanremo con nove canzoni tra cui nuovamente "Spunta la lune dal monte". Viene girata anche una VHS dal titolo "Italia d'oro",

    1993
    Sempre dalla Ricordi esce con tredici canzoni il disco "GLI ANNI MIEI" : sarà
    l'ultimo vero album con la storica casa discografica. Al suo interno presenze importanti come quella di Demo Morselli, Lele Melotti, Lucio Fabbri.Il brano di punta è “Bersagli mobili” di cui viene girato un video clip.

    1995
    Esce l'album "UNA VOCE TRA DUE FUOCHI" che è una raccolta di successi precedenti in cui compaiono due testi inediti. L'album raccoglie diciassette pezzi, molti dei quali riarrangiati per l'occasione. "Pescatore" viene così eseguita senza la voce femminile di Fiorella Mannoia e di conseguenza cambiano anche alcune parole, "Dille dille tu signore…", "la sua pelle bianca…", "una rosa lui le ha dato…", "una rosa rossa lì tra le sue dita…". Arrangiate nuovamente sono anche "Il centro del fiume" e "Non finirà".
    Rimangono invece invariate "Spunta la luna…" e "Chiama piano" le quali si appoggiano alle voci dei Tazenda nella prima e di Fabio Concato nella seconda.
    Arriva la rottura con la Ricordi

    1997
    Ancora dalla CGD viene fatta una raccolta "Frammenti di…" con 17 canzoni tra le più note, divenuta "Tracce
    di…" nel 2001

    1998
    Angelo è quindi senza contratto, quando gli si presenta l'occasione di una nuova incisione con Romolo Ferri.ANGOLI DI VITA" : viene girato un video del brano “Il potere”.
    Nello stesso anno esce anche “Juvecentus”, l’inno della Juventus. Nel frattempo, fa anche da produttore con l'album "BLEZ", ovvero Bonaffini Luca ed Ermanno Zanfi.Insieme ad altri artisti sassolesi (NEK, CASELLI..) dà alla luce un progetto comune che è "I GIARAUN D'LA LUNA", ovvero i sassi della Luna.I proventi sono destinati all'ospedale di Sassuolo. Bertoli ha poi anche partecipato ad una compilation che voleva essere un omaggio al club Tenco, con varie canzoni tradotte in italiano di un cantautore cubano, Pablo Milanes, molto famoso in sud America. ( Una verde mattina è il brano interpretato da Bertoli)

    2002
    A fine agosto, esce il suo ultimo album "301 guerre fa", con quattordici canzoni delle quali quattro inedite. Incide con il gruppo sardo degli Istentales 3 singoli che usciranno post-morte. Pippo Baudo aveva bocciato la canzone: «Viene per noi». Testo forte, firmato Bertoli-Sanna, contro la guerra in Afghanistan, contro qualsiasi guerra nel mondo per Sanremo 2002 (incredibile vista la sua bellezza!)
    Scrive con Andrea Rompianesi 10 brani che però non fa in tempo a cantare.
    Tra le sue ultime apparizioni quella in primavera per il programma di Rete 4 "La domenica del villaggio".Muore nella notte fra il 6 e il 7 ottobre al Policlinico di Modena a soli 59 anni.A novembre viene ricordato con la trasmissione "Buon Compleanno Pierangelo "su Video Italia.

    2003
    A Giugno c'è spazio per un dibattito su Sorrisi e Canzoni: perchè vi siete dimenticati di Pierangelo?In agosto viene mandato in onda su rai due il video "Madre Terra" fatto dalla sua ultima casa discografica.Il brano è scritto ed interpretato da Bertoli insieme a una giovane cantante Erica Tozzi.Purtroppo mentre altre idee sembravano poter nascere dalla FantasticFly di Andrea Rompianesi quest'ultimo muore a novembre.

    2004
    Nasce il sito www.bertolifansclub.org che viene riconosciuto a Gennaio 2005 come sito ufficiale dalla famiglia

    2005
    Esce il cd tributo ...A PIERANGELO BERTOLI dove la canzoni di Pierangelo sono ricantate da altri artisti come Nomadi,Nek Stadio e Fiorello . Tra le canzoni anche un brano scritt da Ligabue ed interpretato dal figlio di Pierangelo, Alberto.

    2006
    Esce il cofanetto PAROLE DI RABBIA,PENSIERI D'AMORE: 3 cd con un'inedito dal titolo Adesso, ritrovato casualmente tra le cose di Pierangelo.

    2007
    Escono varie raccolte ed antologie sulla musica di Bertoli. In occasione del Live Earth Ligabue incide una versione di Eppure Soffia.

    2008
    27 settembre: primo raduno ufficiale dei fans di Pierangelo Bertoli a Sassuolo (Mo)

    2009
    Luca Carboni ricorda Bertoli incidendo nel suo cd Musiche Ribelli la canzone Eppure Soffia

    2010
    Alberto Bertoli incide il suo primo lavoro discografico e realizza la cover di A muso duro e reincide la canzone le cose cambiano scritta da Ligabue per Pierangelo

    A luglio la canzone A muso duro viene premiata con il premio Lunezia per il testo: a ritirare il premio ed a reinterpretarla sul palco Alberto Bertoli



    fonte:bertolifansclub.org



    Eppur soffia


    E l'acqua si riempie di schiuma il cielo di fumi
    la chimica lebbra distrugge la vita nei fiumi
    uccelli che volano a stento malati di morte
    il freddo interesse alla vita ha sbarrato le porte
    un'isola intera ha trovato nel mare una tomba
    il falso progresso ha voluto provare una bomba
    poi pioggia che toglie la sete alla terra che è vita
    invece le porta la morte perché è radioattiva
    Eppure il vento soffia ancora
    spruzza l'acqua alle navi sulla prora
    e sussurra canzoni tra le foglie
    bacia i fiori li bacia e non li coglie
    Un giorno il denaro ha scoperto la guerra mondiale
    ha dato il suo putrido segno all'istinto bestiale
    ha ucciso, bruciato, distrutto in un triste rosario
    e tutta la terra si è avvolta di un nero sudario
    e presto la chiave nascosta di nuovi segreti
    così copriranno di fango persino i pianeti
    vorranno inquinare le stelle la guerra tra i soli
    i crimini contro la vita li chiamano errori
    Eppure il vento soffia ancora
    spruzza l'acqua alle navi sulla prora
    e sussurra canzoni tra le foglie
    bacia i fiori li bacia e non li coglie
    eppure sfiora le campagne
    accarezza sui fianchi le montagne
    e scompiglia le donne fra i capelli
    corre a gara in volo con gli uccelli
    Eppure il vento soffia ancora!!!


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Tennis: Sharapova positiva ad antidoping in Australia.

    La campionessa russa: "Ho assunto una sostanza, non sapevo fosse vietata. Non voglio chiudere così la carriera". Maria Sharapova positiva ad un controllo antidoping eseguito agli Australian Open dello scorso gennaio. E' stata la stessa tennista russa a darne annuncio nel corso di una conferenza stampa a Los Angeles, dove vive. "Ho commesso un grosso errore - ha detto la Sharapova, visibilmente provata - Non voglio chiudere così la mia carriera, spero che mi sia data un'ulteriore possibilità".

    Dopo l'annuncio, la Nike ha deciso di sospendere il proprio rapporto di sponsorizzazione con la tennista russa. "Siamo rattristati e sorpresi dalle notizie su Maria Sharapova - si legge in un breve comunicato del colosso Usa dell'abbigliamento sportivo, citato dai media americani -. Abbiamo deciso di sospendere il nostro rapporto con Maria durante le indagini. Continueremo a monitorare la situazione".
    (Ansa)




    All star game, lo show dell'NBA ha 65 anni.
    La prima gara, composta da una selezione dei migliori giocatori dell'Est e dell'Ovest, si tenne a Boston il 2 marzo del 1951. Equilibrismi, salti con la moto o indossando il costume di Superman: sono cosi le spettacolari schiacciate agli All Star Games NBA, uno degli eventi più importanti e affascinanti del basket mondiale. Un weekend di gare strepitose, come quella delle schiacciate o quella del tiro da tre punti. La domenica sera poi la grande sfida tra due squadre composte dalle selezioni dei migliori giocatori di Eastern e Western Conference. Il giocatore che ha accumulato il maggior numero di voti è stato Kobe Bryant, bandiera dei Los Angeles Lakers.

    Il primo All Star Game si tenne a Boston il 2 marzo 1951 ed ha poi cambiato sede ogni anno. La selezione avviene secondo due modalità: i giocatori che iniziano la partita vengono scelti tenendo conto dei ruoli, mediante il voto dei tifosi che avviene sul sito web della NBA per tutta la prima parte della stagione regolare.

    Le riserve, invece, vengono selezionate dagli allenatori delle squadre di ogni Conference tramite votazione, sempre con le limitazioni dei ruoli disponibili. Ogni coach non può votare per giocatori appartenenti alla propria squadra. Al termine della partita tra Eastern e Western Conference viene scelto il giocatore meritevole dell'NBA All Star Game Most Valuable Player Award. Allo All Star Game hanno preso parte tutti le più grandi star dell'NBA.
    (Ansa)




    Parigi-Nizza: Matthews vince prologo.
    E' stato più veloce di Dumoulin, Felline primo degli italiani. Michael Matthews è il primo leader della Parigi-Nizza di ciclismo. L'australiano della Orica GreenEdge ha vinto il prologo di Conflans Sainte Honorine, superando per meno di un secondo l'olandese Tom Dumoulin e per 2" il campione neozelandese della crono, Patrick Bevin. Tra gli uomini di classifica, il migliore è stato il britannico Geraint Thomas (Team Sky), che ha accusato un ritardo di 7". Miglior italiano Fabio Felline, che si è piazzato al 12/o posto, alle spalle di Richie Porte, e ha accusato un ritardo di 13" dal vincitore.
    (Ansa)

    (Gina)



    GLI STILISTI E LA MODA!!!




    Gianfranco Ferrè




    gianfranco-ferre


    Gianfranco Ferré (Legnano, 15 agosto 1944 – Milano, 17 giugno 2007) è stato uno stilista italiano, esponente tra i più conosciuti del made in Italy.


    Biografia
    gianfranco-ferr%C3%A8-pe-2011.2Dopo una laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1969, Ferré aveva fatto il suo ingresso nel settore della moda negli anni settanta, ottenendo un primo successo, in circostanze abbastanza casuali, come creatore di bigiotteria e accessori. Iniziò da allora a collaborare con nomi già affermati come Walter Albini e Christane Baily.
    Seguono presto la lezione fondamentale dell'India dove vive e lavora per diversi anni, con ricerche, ideazione e produzione della collezione "Ketch", la nascita del suo prêt-à-porter femminile e la fondazione della società che porta il suo nome, il lancio dell'abbigliamento maschile e la creazione di una gamma articolata di accessori e prodotti realizzati su licenza, l'esperienza dell'Alta Moda Ferré e la straordinaria avventura nel nome di Christian Dior, avvenuta nel 1989 per la linea femminile di Haute Couture, prêt-à-porter e Fourrure e la creazione della linea di conformato femminile "FORMA O BY GFF".
    Nel 1978 fonda la sua maison, la Gianfranco Ferré Spa e nel 1989 assume la direzione artistica della celebre maison francese Christian Dior. Nel 1982 crea la linea di abbigliamento e accessori uomo "Gianfranco Ferrè". Nel 1984 crea il primo profumo femminile. Nel 1986 la prima fragranza maschile e la prima collezione "Gianfranco Ferrè Couture". In questi anni viene creata la linea "Gianfranco Ferrè Jeans" e viene siglato con la Italiana Manifatture SpA di San Benedetto del Tronto un accordo di licenza per la produzione e distribuzione nel mondo delle linee Gianfranco Ferrè Jeans (uomo, donna), Gianfranco Ferrè Junior e successivamente le linee Gianfranco Ferrè Fans e Gianfranco Ferrè Rhinosaurex. Sempre con la Italiana Manifatture SpA sigla una delle prime co-branding nel settore moda con il marchio Oaks by Ferrè. Nel 1991 esce sul mercato il profumo "Ferrè by Ferrè". Nel 1998 c'è l'inaugurazione della nuova sede nell'ex palazzo Gondrand di Via Pontaccio 21, a Milano. Nel 2000 esce la linea per bambini alla quale segue un preliminare accordo tra Gianfranco Ferrè Spa con la IT Holding del cav. Tonino Perna, ora in amministrazione controllata, per l'acquisizione del 90% della società milanese da parte del gruppo molisano, concretizzata nel 2002. Attualmente la società Ferrè è in vendita.
    Il 15 giugno 2007, in seguito ad un'emorragia cerebrale, della quale viene data notizia solo il giorno successivo, viene ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell'Ospedale San Raffaele di Milano, dove muore il 17 giugno alle 21. I funerali si svolsero nella Basilica di San Magno a Legnano. In tale occasione cantò il coro Jubilate, i cui abiti erano di tale stilista. La salma venne tumulata nella tomba di famiglia nel Cimitero Monumentale di Legnano.

    Lo stile
    Oggi il nome di Gianfranco Ferré è riconosciuto a livello internazionale come uno dei migliori esempi di case di moda che uniscono qualità e stile. L'azienda Ferrè è in costante crescita: decine di collezioni presentate ogni anno, un gran numero di licenze, oltre quattrocento punti vendita nel mondo, un export che sfiora il 75%, un fatturato globale che nel 1998 ha raggiunto i 1.520 miliardi di lire.
    Il suo stile era caratterizzato da un'identità forte e trasversale. Culture ed esperienze differenti che si confrontano e si incontrano annullando d3341i71595h145529distanze e proiettando un'immagine sempre rivolta al futuro.
    Nel futuro era prevista una crescita dell'espansione già in atto della sua griffe verso nuovi mercati, operata attraverso una serie molto variegata di linee. Da GFF a Gianfranco Ferrè Jeans, da Gianfranco Ferré Studio a Gianfranco Ferrè Forma, a Gianfranco Ferré Sport.


    fonte:wikipedia


    (Lussy)












    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    Andy Warhol by the Book


    New York, fino al 15 maggio 2016



    Non solo ritratti, serigrafie e grandi tele, ma anche illustrazioni per libri e disegni per riviste. C’è un universo di Andy Warhol che non ha ancora vissuto i suoi “quindici minuti di celebrità”, nato prima dell’esordio come pubblicitario e che lo accompagnò per tutta la vita. “Warhol By The Book”, così si intitola la mostra dedicata all’altro volto del padre dell’arte Pop alla Morgan Library&Museum di New York fino al 15 maggio: un distillato del Warhol illustratore, centotrenta oggetti ripescati dall’infanzia all’età adulta, dagli anni delle autoproduzioni a New York fino ai libri pop dei 60, 70, 80ies, quando il settimanale newyorkese “The Village Voice” arrivò a chiedersi se il nuovo Hemingway non fosse proprio lui.

    La passione per il disegno, Warhol, la ereditò forse dalla madre. I primi lavori (presenti anch’essi nell’esposizione) risalgono all’infanzia, tra cui quello mai concluso realizzato insieme pittore Philip Pearlstein. Nel 1949, data dello sbarco nella Grande Mela, il promettente illustratore si dedicò a manifesti pubblicitari e illustrazioni di moda, background che gli servirà per cedere al rango d’artista, quando inizierà a riprodurre oggetti di consumo in serie, come le famose lattine di Campbell’s soup. Ma parliamo del poi, quel momento non è ancora arrivato. I disegni newyorkesi comprendono all’inizio un delizioso repertorio di angeli paffuti e fate, corredati da testi a mano che riproducono la scrittura eccentrica della madre. Giornali e fotografie diventano fonti per i propri collage e Warhol realizza copertine di libri su commissione.

    Dal 1953 al 1960 accanto al lavoro per altri editori, il futuro genio della Pop Art dà vita a diverse autopubblicazioni a tiratura limitata da regalare agli amici. Un centinaio di copie per libri difficilmente categorizzabili che suggellano i fruttuosi sodalizi artistici con scrittori minori, suoi amici intimi o persone che su di lui esercitavano un forte ascendente. In “A is An Alphabet” o “Love is A Pink Cake” la relazione tra parole e immagini è spesso oscura, come se i volumi fossero espressione di un linguaggio segreto tra gli autori. Anche qui alle scritte tipografiche Warhol preferiva la calligrafia, vissuta come estensione del proprio stile. Ma i tentativi di agganciare il mondo dell’arte mainstream attraverso l’esposizione in piccole gallerie, non diedero i frutti sperati.
    Negli anni Cinquanta è la volta dei libri colorati a mano, con frivolezza: “5 Cats Name Sam and One Blue Pussy”, “Wild Raspberries”, “In The Bottom Of My Garden” costellati da figure spiritose, talvolta anche erotiche, ispirate a opere dell’Ottocento come “Les fleurs animées” di J. J. Grandville o del Seicento come “Les jeux et Plaisirs de L’Enfance” di Jacques Stella.

    Dieci anni dopo, finalmente, Warhol sveste i panni dell’artista di successo ancora imbrigliato nelle logiche commerciali e viene eletto capofila della Pop Art. Gli anni Sessanta sono un periodo prolifico in cui si esprime al meglio tutta la sua versatilità: pittura, incisione, fotografia, film. Scrive anche un libro di filosofia, un saggio e un diario. L’era delle autopubblicazioni è finita, le maggiori case editrici si contendono la vulcanica celebrità in grado di concepire un libro come “Andy Warhol’s Index (Book), esperienza multisensoriale, 3D ante litteram: alle fotografie dei Velvet Underground si aggiungono elementi non convenzionali, come flexi disc (un supporto in vinile) o oggetti tridimensionali legati alle pagine da un nastrino. “Un’invenzione comparabile alla macchina da scrivere di Gutenberg’s”commentò il suo editore. Nell’ultima fase della sua carriera da illustratore, Warhol si dedicò a scrittura e fotografia: “The Philosophy of Andy Warhol”, “America” , “Andy Warhol’s Exposure”, in cui dice, bulimico di riconoscimento, “Andrò all’inaugurazione di qualunque cosa, anche di un gabinetto”. A chiudere il cerchio della mostra “Andy Warhol’s Children’s Book”. Eccolo qui, il fanciullino è tornato.
    (Silvia De Santis, L'Huffington Post
    Pubblicato: 13/02/2016 - www.huffingtonpost.it/)




    FESTE e SAGRE





    Ci dev'essere qualcosa di stranamente sacro nel sale.
    Lo ritroviamo nelle nostre lacrime e nel mare.
    (Kahlil Gibran)



    LA SALIERA



    Fino dai tempi antichi la saliera fu parte un importante del corredo della tavola, perché il sale rappresen-
    tava la vita, il sale era conser-
    vazione, ha stimolato scienziati e inventori, religiosi e pagani, e personaggi come Omero o Platone lo hanno perfino definito una sostanza divina. Dal sale sono nate nuove rotte del commercio, venne usato per preparare farmaci, per tingere tessuti o come semplice moneta di scambio. Perfino la Bibbia accenna al fatto che nel lontano passato serviva alla mummificazione dei defunti. Per questi motivi le saliere venivano realizzate in materia nobile dato il valore attribuito alla sostanza che avrebbe contenuto. I romani usavano una saliera rituale, il “salinum” che serviva per le offerte di sale, ai Penati, le divinità protettrici della casa.
    Nel Medioevo se ne hanno o se ne ricordano esempi artistici in metalli preziosi, special-
    mente in argento, non destinate all'uso quotidiano. Nell’uso quotidiano di usavano più comunemente quelle di piombo, di vetro e, nell'uso rustico, di legno. Nel '500, nell'Europa settentrionale si ebbe l'uso delle saliere in metallo e cristallo a forma cilindrica, a campana o quadrate, a coperchi sormontati da figure, che cederanno poi il passo a quelle più basse e semplici, circolari od ottagonali. In Italia sono citate, negli inventari quattrocenteschi, saliere d'argento come "una saliera coperchiata con 6 saliere dentro" come nell'inventario di Piero di Cosimo de' Medici, e ancora "una saliera di vetro di più colori" ibidem o di cristallo montate in argento talvolta dorato. Sebbene i Paesi orientali siano stati i primi a cimentarsi nel campo delle decorazione, l’Italia del Rinascimento poteva contare su abili artigiani, decoratori di maioliche che erano considerati veri pittori e che raggiunsero livelli estetici ed espressivi senza pari, influenzando il gusto di tutta l’Europa.
    Da Urbino a Faenza, da Gubbio ad Albissola o San Quirico d’Orcia, a quei tempi fu tutto un fiorire di smalti e arzigogoli, di putti, donzelle, trafori floreali, stemmi araldici, scene mitologiche, draghi: una vera gara creativa, attraverso la quale forme complesse e sempre più ornate entrarono a far parte del corredo da tavola di ogni famiglia agiata. Nel'500, si hanno molti esempi di saliere in maiolica, specie della fabbrica di Urbino che abbondò in forme plastiche ricche di motivi angolari, di coronamenti e su piedi. Famosa è la saliere di B. Palissy e quelle decorate a smalto dipinto di Limoges, o in avorio con montatura d'argento, nelle Fiandre.
    Le saliere erano monumentali ed erano di due tipi: montate in recipienti aperti come conchiglie o foglie in oro oppure chiuse a forma di navicella o cofanetto. Le saliere chiuse nacquero dall’esigenza di proteggere il prodotto e anche per la paura di eventuali avvelenamenti.
    Nel Rinascimento le saliere divennero più piccole ed assunsero una valenza simbolica poiché la loro preziosità era direttamente proporzionale all’agiatezza dell’anfitrione. La disposizione dei commensali intorno alla tavola seguiva un rigido protocollo, la saliera – posta al centro – segnava la demarcazione fra i convitati più o meno importanti. Nei secoli XVII e XVIII, le forme si fanno più variate (ovali, a navicella, ecc.) e sono frequenti, per l'uso comune, saliere piccole e semplici da mettersi presso il piatto di ogni convitato. Queste forme continueranno poi quasi costanti nello stile Impero e nel sec. XIX. Fu nel ‘600 che nacquero i contenitori con diversi scomparti, destinati a sale, pepe ed altre spezie.


    ..in Russia..


    La saliera che fu manufatto comune alle culture contadine di tutto il mondo, in Russia, verso la metà dell’Ottocento, si vestì d’argento e al valore intrinseco del materiale si aggiunge anche l’elaborata interpretazione dei maestri argentieri. Le classi sociali più elevate fecero a gara nel regalare questo piccolo capolavoro, simbolo di buon augurio e fertilità per i giovani sposi. Così per la prima volta nella storia dell’argenteria russa, l’arte e la vita del popolo diventano modelli artistici.
    La saliera d’argento a forma di trono divenne un manufatto tipico delle case di alto livello sociale, anche se il suo uso si limitò ad un arco temporale relativamente modesto: dalla metà circa del XIX sec. fino alla Rivoluzione del 1917. La spalliera del minuscolo trono evocava la classica isba russa con un evidente riferimento alla casa come simbolo degli affetti familiari, mentre i decori geometrici simboleggiavano la perfezione dell’unione matrimoniale. Spesso sullo schienale o incisi sotto la seduta erano decorati un gallo o una gallina a rappresentare la fertilità e l’amore. Però questo augurio non si ostentava all’esterno: appariva molto spesso, solo quando si apriva il sedile. Le saliere a volte vi erano incise o inserite a smalto, verità inconfutabili o detti popolari come: “Mangia pane e sale, però ascolta i consigli” oppure “Senza pane e sale il pranzo è a metà
    Questi pezzi misurano in genere dai tre ai venti centimetri di altezza e molti recano incise dediche o date commemorative, a ricordare momenti particolari. E' il caso della saliera proveniente dall’impresa di Aleksandr Ful’d, recante la scritta XX, l’incisione della dedica “A sua Serenità la principessa Marija Olimpievna Apakidze da parte di V.A. Tarantin” e la data 1.X.1897. La principessa Apakidze, moglie del consigliere di corte Ivan Davidovič Apakidze, possedeva un atelier di abiti per signora che gestiva insieme a sua figlia. Ed è probabilmente in occasione del ventesimo anniversario dall’inaugurazione dell’atelier che le venne regalata la saliera. Con la rivoluzione del 1917 si sono perse le tracce di molte persone ed anche di beni a loro appartenuti. La principessa Marija venne in Italia dove morì nel 1922, l’anno dopo morì anche sua figlia, sepolta insieme a lei a Roma. In Italia arrivò la saliera citata, acquistata da un antiquario di Londra nel 1995, quasi a volersi ricongiungere idealmente con la sua proprietaria.

    La saliera di Cellini


    La Saliera di Francesco I è un'opera scultorea in ebano, oro e smalto, realizzata da Benvenuto Cellini durante il suo soggiorno in Francia, tra il 1540 e il 1543. E’ di piccolo formato, alta 26 cm, è considerata universalmente il capolavoro d'oreficeria dell'artista. In Francia, Cellini trascorse uno dei momenti più prolifici e sereni della sua esistenza, grazie alla presenza colta e disponibile di re Francesco I di Francia.
    Il progetto iniziale della saliera fu di parecchi anni antecedente al soggiorno francese. Cellini ricevette una commissione simile dal cardinale Ippolito d'Este che aveva richiesto allo scultore una saliera «che avrebbe voluto uscir dall'ordinario di quei che avean fatto saliere». Per indirizzarlo sul tema, il cardinale avrebbe interpellato due colti letterati come Luigi Alamanni e Gabriele Cesano affinché potessero consigliargli l'iconografia più opportuna.
    Cellini, sebbene leggermente influenzato da alcuni suggerimenti del Cesano, finì col progettare l'opera interamente da solo, ribadendo il concetto di "fare", tipico degli artisti, contrapposto all'astratto "dire" dei letterati. L'artista eseguì quindi un modello in cera della saliera che avrebbe suscitato la meraviglia del cardinale e dei suoi consiglieri. Ma Ippolito, stupito dalla complessità dell'invenzione, rifiutò di mettere in pratica un simile progetto, giudicandolo troppo costoso e meritevole solo di un committente come Francesco I.
    Cellini, non dimenticò il consiglio del cardinale, e approfittò della sua nuova posizione presso la corte del re per realizzare la sua saliera.
    La saliera giunse alla casa d'Asburgo come dono da parte di Carlo IX di Francia all'arciduca Ferdinando del Tirolo, per ringraziarlo del suo ufficio di procuratore del matrimonio con Elisabetta d'Austria.
    Custodita all'interno del Kunsthistorisches Museum di Vienna, fu trafugata l'11 maggio del 2003, ma dopo una fallita richiesta di riscatto, di 10 milioni, l'opera fu recuperata il 22 gennaio 2006, all'interno di una scatoletta, in un bosco presso Zwettl, a circa 90 km dalla capitale austriaca.

    (Gabry)





    SALVIAMO LE FORME!!!!




    Cominciare a correre: i tuoi primi 10 passi





    E così hai deciso di cominciare a correre per mantenerti in forma. Benissimo, ma prima di allacciare le scarpe e scendere in strada a sgambettare, ci sono un po’ di cose che devi sapere. La prima è che all’inizio non sarà facile né divertente (ma la curva del miglioramento è velocissima, e devi solo resistere i primi giorni). Le altre 10 le trovi nel nostro decalogo della corsa per principianti.


    1.Alterna corsa e camminata veloce.Puoi farlo in modo sistematico (per esempio facendo 5′ di corsa e 2 di camminata), oppure fermandoti quando il fiatone è eccessivo e riprendendo non appena te la senti. Quando cominci a correre da zero, la cosa fondamentale è aumentare progressivamente il tempo in cui stai in giro.


    2. Riposa e corri a giorni alterni. Ogni metro è un piccolo trauma per muscoli, legamenti e articolazioni: quando cominci a correre dopo mesi o anni di inattività devi lasciare il tempo al tuo fisico di recuperare dallo sforzo e adattarsi alla nuova attività.

    3. Impara a riconoscere i dolorini. Inevitabile: dopo le prime corse saranno più i dolori delle gioie. Ma se passano nel giro di 24 ore è tutto normale: sono fisiologici dolori di adattamento per cui serve il giorno di recupero. Se invece i dolori non ti abbandonano per giorni e giorni, significa che stai tirando troppo la corda: cammina o corri in modo blando senza traumatizzare il tuo corpo.


    4. Rinforza le gambe. Certo, la corsa in sé rinforza i muscoli delle gambe, ma qualche esercizio semplice semplice come delle spinte sulle punte dei piedi, dei piegamenti in accosciata o degli affondi portando una gamba alla volta in avanti aiutano i tuoi muscoli a diventare più tonici. Non dimenticare che i muscoli delle gambe assorbono tutto il peso del tuo corpo, e per farlo devono almeno essere tonici.


    5. Sciogli le articolazioni. Più che lo stretching, prima di uscire a correre può essere utile fare qualche esercizio di mobilità articolare per le anche, la schiena, le caviglie e le ginocchia. Quando hai finito di correre fai stretching: ti aiuterà a recuperare più in fretta.


    6. Usa scarpe da running. La seconda causa più frequente di infortunio per un runner è dovuta all’uso di scarpe inadatte. Quindi se hai deciso di correre evita le sneaker e compra un paio di scarpe specifiche per il running.



    7. Sii onesto con te stesso. Se non hai mai corso, potrebbe essere già impegnativo fare il giro dell’isolato. Quindi fai programmi che sei sicuro di poter mantenere: voler fare 10 km la prima volta che allacci le scarpe è il modo migliore per farti passare la voglia di correre.

    8. Corri sul morbido. L’asfalto e i marciapiedi sono duri e altamente traumatizzanti: per le prime corsette cerca parchi, parchetti, giardini o, se vivi fuori città, anche sentieri e sterrati. Vuoi sapere quali sono i posti più belli dove andare a correre?


    9. Non mangiare prima di correre. Digerire e correre sono funzioni e attività che richiamano sangue: se va alle gambe non ne hai per digerire (e vomiti); se lo usi per la digestione non ne hai per far andare le gambe.


    10. Bevi, poco ma spesso. Il meccanismo della sete è sempre inevitabilmente in ritardo rispetto all’insorgere del bisogno. Quindi se hai programmato di andare a correre, bevi 2 se non 3 litri d’acqua nel corso della giornata. E poi reidrata ancora una volta tornato a casa.


    fonte:http://www.msn.com/it-


    (Lussy)





    it-contursi-terme-san-valentino-di-benessere-1f3ba
    foto:campania.evolutiontravel.it

    Contursi


    Conciliare il benessere del corpo con il nutrimento dello spirito: questo potrebbe essere l’obiettivo di chi si reca alle Terme di Contursi, trovandosi al centro di un ambiente naturale rimasto pressoché integro e a breve distanza da alcuni dei luoghi più rinomati d’Italia dal punto di vista storico, culturale e paesaggistico, da Paestum a Pompei fino alla costiera amalfitana.

    Un po’ di storia

    Le prime testimonianze delle sorgenti di Contursi Terme risalgono al I secolo a.c.; in particolare la sorgente di acqua ipertermale S. Antonio al Monte è citata negli scritti di Strabone, di Plinio il Vecchio (il quale annotò che le sue capacità erano quelle di “pietrificare rami e foglie”) e di Silio Italico. Le sue capacità terapeutiche, però, furono messe in luce per la prima volta nel 1231 da uno scritto, il “Balnea Contursi”, oggi conservato nella Sala diplomatica dell’Archivio della Badia della SS. Trinità di Cava dei Tirreni. Nella seconda metà del Settecento, quindi, vengono eseguiti accurati esami della sorgente da parte del Prof. Saverio Macrì dell'Università di Napoli, che concludeva i suoi studi segnalando lo scopo terapeutico dei bagni termali. Le successive analisi dell’acqua datano 1890 (Arnaldo Cantani) e 1909 (Eugenio Caloria) finché nel 1947 non fu possibile utilizzare criteri di analisi più moderni per aggiornare i dati fin lì acquisiti.


    contursi_acqua-sorgenti
    foto:turismoinsalerno.it

    L’acqua termale

    Le analisi più recenti effettuate sulla sorgente termale di Contursi hanno evidenziato che le acque contengono la più alta percentuale di anidride carbonica in tutta Europa, una caratteristica che la rende particolarmente utile per curare la forma cronica delle Vascolopatie.

    4dcc534e39635
    foto:cittadicava.it

    Le sorgenti termali che sgorgano dal fiume Sele sono quindici, distinte in tre gruppi in base alla composizione: salso-bromo-iodiche, solfuree e bicarbonato-alcaline. Ognuna delle sorgenti ha quindi una sua peculiarità terapeutica.
    Le acque delle Fonti di S. Antonio, ad esempio, le prime ad essere scoperte e descritte nell’epoca romana, sono ricche di sostanze sulfuree, bicarbonato, alcaline e radioattive. Esse sgorgano dalla terra ad una temperatura di 40° e sono indicate per la cura delle malattie delle mucose, dell’apparato genitale, nel recupero di fratture e lussazioni ma anche per l’anemia, l’asma bronchiale e il linfatismo; le acque della Fonte di Pruno Sottano, invece, sgorgano a 31° e sono ricche di sostanze carboniche, alcaline, calcaree e boriche, ciò che le rende indicate per la cura delle affezioni croniche dell’apparato respiratorio, delle malattie reumatiche, per l’artrosi e le artriti. La Fonte Radium, la cui acqua sgorga a 23° è utile per le malattie della pelle, per i reumatismi, la artrosi, l’obesità, le malattie respiratorie e la cura dell’apparato genitale femminile. L’acqua della fonte del Volpacchio, 12° di temperatura, è alcalina e ricca di sostanze oligominerali e bicarbonato, risultando utile per la cura di malattie epatiche, pancreatiche, gastrointestinali, uricosuriche, dell’apparato respiratorio e per le malattie dermatologiche. Quest’ultima acqua viene usata essenzialmente per le cure idropiche, per aerosol, inalazioni e per il recupero riabilitativo dei motulesi.
    I fanghi che vengono utilizzati a scopo terapeutico e cosmetico negli stabilimenti termali fuoriescono direttamente con le acque e vengono fatti decantare sul fondo di apposite vasche, prima di essere utilizzati. Essi si presentano di colore bianco, di matrice naturale, e dunque differenti dai fanghi argillosi di colore grigio che vengono normalmente usati negli altri stabilimenti termali.

    terme-rosapepe
    foto:.tripadvisor.com

    Gli stabilimenti termali

    Presenti dalla fine dell’800, gli stabilimenti termali di Contursi hanno conosciuto uno sviluppo incessante fino al 1980, quando il terremoto dell’Irpinia non distrusse buona parte degli impianti. Con la ricostruzione, le terme sono state potenziate e modernizzate: oggi sono attivi sul territorio cinque stabilimenti termali con annesse strutture ricettive confortevoli e ben organizzate: le Terme Capasso, le Terme Cappetta, le Terme Forlenza, le Terme Rosapepe e le Terme Vulpacchio.

    jpg
    foto:superdossier.com

    Turismo nei dintorni

    conturi-terme
    foto:turismoinsalerno.it

    Le origini del Paese di Contursi Terme risalgono al periodo eneolitico, come provato da una scultura rupestre che si trova ancora nella grotta del Rosario, nei pressi del fiume Tanagro. Il primo insediamento conosciuto aveva il nome di Saginara e si trovava a valle dell’attuale posizione del Paese; le invasioni barbariche del ‘400 spinsero la popolazione dell’insediamento a salire su una collina che dette origine ad un centro urbano dopo la caduta dell’impero romano. Fu il conte del Gastaldo di Conza Orso a costruire un castello per difendersi dai saraceni nell’839 e sembra che il nome del Paese abbia origine dal casato del nobile. Più volte rifatto, il Castello non conserva molte tracce del suo passato, a parte qualche anfratto e le grandi murature laterali che arrivano al primo piano. Il Paese, invece, conserva la sua cinta muraria e le sue tre porte d’accesso, nonché l’assetto urbanistico tipico dei borghi medievali, con le case costruite attorno al Castello. La presenza di antichi palazzi dai bellissimi portali e di diverse chiese di valore architettonico, rendono Contursi Terme meritevole di una visita.
    Va senz’altro visitata Paestum, fondata dai greci nella piana del Sele nel VII secolo a.c.: qui sono ottimamente conservati i resti dell’antica città come il Tempio di Nettuno, che alcuni studi fanno risalire al V secolo a.c., la cosiddetta Basilica che era in realtà un tempio dedicato a Hera e il tempo di Cerere, che nella tarda antichità fu trasformato in Chiesa cristiana, oltre a diverse abitazioni di epoca romana.

    certosa_padula
    foto:cilentonaturaltravel.com

    Da non perdere, quindi, la Certosa di San Lorenzo, nei pressi del paese di Padula, che è uno dei più grandi monasteri del mondo e il cui impianto originario risale al ‘300;

    grotte%20di%20pertosa%202
    foto:quasimezzogiorno.org


    le Grotte dell’Angelo, che si estendono tra i Comuni di Pertosa e Auletta; il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, uno dei più importanti complessi biogeografici d'Italia con circa 1.800 specie di piante, delle quali molte rare e centinaia di specie d'animali, tra i quali il Lupo Appenninico.
    Non molto distante dalla cittadina di Contursi Terme vi è la costiera amalfitana, una lingua di terra stretta tra mare e montagna dal quale si possono ammirare scenari mozzafiato; infine Pompei, il sito archeologico più famoso del mondo che offre una rappresentazione fedele e completa di un’antica città romana.


    CONTURSI_TERME_maggio_2003_P_1_.I._03
    foto:comune.contursiterme.sa.it



    fonte: benessere.com

    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...



    LE NUOVE ARTI....


    Malena Valcárcel



    Malena Valcarcel è artista delle Canarie, attualmente residente ad Alicante, che ha sviluppato autonomamente il suo lato creativo con vari materiali di carta. Ha riproposto vecchi libri, pezzi di carta e di altri materiali di recupero che diventano le principali materie prime utilizzate nelle sue sculture.Molti dei suoi pezzi includono materiali riciclati. Lei dice che questo non è solo una dichiarazione etica, ma perché aggiungere autenticità e fascino.
    Una delle sue principali fonti di ispirazione è la natura, soprattutto il mare. Il suo negozio Etsy dove si vendono molte delle sue opere, è chiamato Tesori del Mediterraneo.
    Le sue suggestive sculture sono spesso ispirati dalla vita di tutti i giorni. Alcune sono illuminate dall'interno. Da citare ci sono "Un libro", che riporta una poesia di Emily Dickinson, "Into the Unknown" e "Fairytale".
    "Fiori, alberi, farfalle, le case, le nuvole ... senza dimenticare il mare, davvero mi affascinano. Muto i libri in sculture, taglio e sagomo carta in forme diverse o forme astratte che non mi cessano di stupire e quando il lavoro è finito, basta contemplarlo mi porta un sorriso."

    Andy Yoder



    Andy Yoder è un artista scultore americano. Ha lavorato meticolosamente per 2 anni per creare un pezzo incredibile fatto di centinaia di migliaia di fiammiferi. Ogni fiammifero è stato dipinto a mano singolarmente ed incollato su un telaio di schiuma, cartone e compensato. Per precauzione, ha trattato l’intera scultura con ritardanti di fiamma.

    "ll mio lavoro è un esame delle diverse forme e il pensiero che sta dietro di esso. Io uso oggetti domestici come denominatori comuni del nostro ambiente personale. Alterarli è un modo di mettere in discussione gli atteggiamenti, le paure e le regole non scritte che hanno formato l'ambiente e il nostro comportamento all'interno di esso."

    Andy Yoder si è laureato presso l' Istituto d'Arte di Cleveland e Skowhegan Scuola di Pittura e Scultura nel Maine.


    Peter Gentenaar



    Peter Gentenaar è un artista della carta che vive nei Paesi Bassi. Egli esplora il potenziale scultoreo della carta fin a creare delle sculture galleggianti amorfe che richiamano, enormemente ingranditi, forme organiche che le strutture di petali e bozzoli. Utilizzando un processo che lo ha portato negli anni alla perfezione, Gentenaar utilizza pasta di carta e costole di bambù per creare le sue installazioni di carta.Un processo talmente raffinato al un punto di poter controllare con maggiore precisione la contrazione della pasta di carta e la sua traduzione in una scultura finale. Ha anche progettato e costruito il proprio battitore di carta, che non solo continua ad utilizzare nella propria arte, ma che è ora utilizzato da persone in tutto il mondo. Anni di ricerca e perfezionare hanno dato a Gentenaar una profonda comprensione del processo di fabbricazione della carta, e lui spiega, "alla base di tutte le mie forme rimane la natura della polpa. La fabbricazione della pasta è la mia vera arte ".

    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    Una delle cose più affascinanti nei fiori
    è il loro meraviglioso riserbo.
    (Henry David Thoreau)


    LA SCILLA MARITTIMA



    La scilla marittima, (Drimia maritima) è nota anche come cipolla marina. In inglese è detta squill, in francese è la scille marittime, i tedeschi la chiamano blaustern mentre in Spagna è la esquila. E’ una pianta che appartiene alle Liliaceae (o alle Asparagaceae secondo la classificazione APG), molto comune che vive allo stato selvatico lungo le coste sabbiose. Pianta erbacea perenne caratterizzata da un grosso bulbo tunicato, dal diametro compreso fra 10 e 20 cm, il cui peso può arrivare a diversi chili. In agosto, nella macchia mediterranea costiera, appaiono dei pennacchi di colore violaceo che terminano in un lungo grappolo di fiori bianchi, peduncolati e formati da sei tepali ovali bianchi, che ondeggiano nel vento: è l'infiorescenza del bulbo della scilla marittima, che cresce non lontano dal mare dove si interra nella sabbia o fra le rocce. Le foglie, molli e carnose, crescono dopo la fioritura nella rosetta basale, e durano fino all'estate seguente. Il frutto è una capsula membranacea, che contiene diversi semi di colore nero.

    Il genere comprende un centinaio di specie. Alcune sono rustiche altre sono solo da serra. E’ diffusa dall'Europa alla Cina, attraverso la Persia e l'Asia, con una punta in Algeria. In Italia diverse specie sono spontanee: l'italica, la bifolia, l'amoena, la campanulata, l'intermedia, la marittima, la hyacinthoides oltre alla natans o non-scripta, alla peruviana e alla autumnalis che sono molto interessanti per il giardino. Ne esistono due varietà: la scilla femmina o bianca, di dimensioni minori, e la scilla rossa il cui bulbo può arrivare a 3–4 kg e le dimensioni di un melone. La distinzione si riferisce al colore delle squame bulbari.

    La Scilla maritima è originaria del Sudeuropa e spontanea in Sicilia. E' una specie velenosa.
    La Scilla non-scripta è una pianta spontanea o inselvatichita in alcune regioni del centro-nord. Cresce generalmente nei boschi e a primavera forma bellissimi tappeti azzurri, molto estesi. Ha foglie verde pallido, lunghe e sottili, fiori penduli, a forma di campana, portati in gran numero su steli rigidi, alti fino a 40 cm, con sepali azzurri. Ne esistono anche con fiori bianchi o rosa, generalmente profumati.
    La Scilla peruviana cresce nei luoghi aridi e sassosi delle regioni mediter-
    ranee. Ha fiori in spiga color lilla o bianchi, a forma di stella, e foglie lanceolate, piuttosto carnose.
    La Scilla siberica è una specie originaria dell'Asia Minore, è coltivata fin dal Settecento. E’ chiamata Falso Giacinto per i suoi fiori con tonalità che vanno dall’azzurro scuro all’azzurro vivo fino al bianco puro.

    Nella cultura popolare, segna la fine dell'estate e le prime piogge autunnali. La parte interessante è il bulbo, che viene raccolto in agosto, prima della fioritura, tagliato a fette ed essiccato. Il bulbo è velenoso, specie fresco. La varietà rossa contiene lo scilliroside che era usata per la pesca di frodo nei torrenti. Il succo ottenuto dal bulbo veniva mischiato con formaggio o ricotta ed usato come topicida. Veniva impiegato anche per quagliare il colostro.

    La scilla presenta proprietà simili a quelle della digitale. Le proprietà diuretiche sono più potenti della digitale, ma il loro effetto è di breve durata. Gli scillareni presentano azione cardiotonica. La proscillaridina , la sostanza più attiva, esercita effetti diuretici che si sommano favorevolmente alle proprietà tonico-cardiache. L'utilizzo della scilla come cardio-tonico è tuttavia desueto in quanto la concentrazione dei principi attivi può variare fortemente a seconda della preparazione e della qualità della droga. Questa pianta fornisce una droga molto pregiata con cui si fanno dei preparati come lo Scillaren di Sandoz, assai stimato in terapia.

    ….storia, miti e leggende….


    Il nome Scilla è un'antica parola greca usata da Ippocrate e significa ferire, nuocere, con allusione alla velenosità dei bulbi di alcune specie. Linneo la classificò nel Genere Scilla, ma poi Baker la riposizionò nel Genere Urginea, ma ormai la sua popolarità con il nome scilla era ormai radicata e le rimase. Il nome Urginea detiva dal fatto che cresce in abbondanza nel territorio della tribù araba Beni Urgin, presso Bonav in Algeria, dove fu raccolta e studiata per la prima volta nel 1834.
    È una pianta molto velenosa, gli antichi greci lo capirono ben presto a proprie spese e le diedero il nome di skiullein: dilaniare, da cui poi schilla e infine scilla. I Greci piantavano la scilla sulle tombe e le attribuivano la proprietà di guarire la follia.
    Teofrasto (IV-III sec. a.C.) descrive che la pianta era impiegata in cerimonie espiatorie e per allontanare i sortilegi. Plinio (I sec. d.C.) narra che veniva appesa come amuleto universale sopra la soglia di casa per tenere lontano i malefici: "il bulbo della scilla , generalmente sporgente dal terreno e molto grosso (pesa in media 1-2 chili, ma può arrivare anche a 8) capace di sopravvivere alla siccità estiva e da cui spunta coi primi freddi autunnali, lo scapo alto circa un metro, terminante in un grappolo di fiori, simboleggia la forza vitale, che con la sua magia s'intende trasferire agli uomini e alle loro case".
    Della pianta erano conosciute anche le proprietà medicinali, presenti nel papiro Ebers la più importante testimonianza della scienza medica egizia(1550 a.C.).
    Il famoso tossicologo Orfila Matheo José Bonaventura (1787-1853), che si occupò in modo particolare degli effetti dei veleni inorganici e organici sull'uomo, segnalava di usare con prudenza la pianta, in quanto: "riesce... un veleno narcotico acre, potendo produrre, presa in troppa dose per bocca, la stranguria, il mitto sanguigno, delle nausee e vomiti, diarrea, coliche, sudori freddi, convulsioni e, in qualche caso, se non sempre, la morte."

    Nella tradizione sarda, nel giuramento fatto in forma di ordalia, che in Barbagia si praticava fino alla prima metà del '900, la si mescolava nell'acqua con cui il colpevole si bagnava gli occhi e che gli avrebbe procurato la cecità in caso di spergiuro. A Ghilarza, la scilla veniva impiegata in aggiunta o in alternativa alla pervica, al rito impetratorio della pioggia al Dio Maimone e che si svolgeva in periodo di siccità.
    Nel XX secolo le proprietà della scilla verranno meglio definite anche grazie agli studi farmacologici che ne individuaranno i principi attivi. La pianta si presenta in due varietà, che si differenziano sia morfologicamente che per i principi attivi: scilla bianca o femmina (var. alba), contenente scillareni, e scilla rossa o maschio (var. rubra). A Olmedo era usata a carnevale. Ogni anno si costruiva il pupazzo da bruciare in piazza, e la testa di questo Giosi Bullittadu, così lo chiamavano gli adulti, era il bulbo della bellissima urginea, sulla quale si praticavano due buchi e vi si inserivano gli occhi, in genere biglie vecchie o due sassi rotondi, e aveva la bocca e il naso. Lo si vestiva di vecchi stracci, e quando il fuoco divorava tutto, la testa, formata dal bulbo risultava appena bruciacchiata. Gli anziani sapevano della sua pericolosità e al ragazzo che andava a coglierla, raccomandavano vivamente di non toccarla con le mani, specie la bava, perché era velenosa. La scelta del bulbo come testa del Giosi Bullittadu, pare fosse legata al potere che la scilla avrebbe di allontanare le influenze maligne e liberare l'intera comunità dalla malasorte.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    MARZO

    Marzo

    Ecco Marzo, il terzo mese,
    che, scrollando i folli ricci,
    un pò matto e un pò cortese
    fa le smorfie ed i capricci.
    Tutto nervi e argento vivo,
    muta umore ogni momento
    ed annunzia il proprio arrivo
    con la grandine e col vento.
    Fischia e morde, piange e ride,
    ed ingemma il colle e il prato
    mentre,ancora, il vento stride..
    Ma l'inverno è terminato,
    Quanta luce nel creato,
    dopo i tuoni e la bufera!
    marzo è il paggio scapigliato
    della dolce primavera.


    (P. Ruocco)








    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)





    The Pillars of the Earth II by David Martín Castán

    La curiosità è il motore dell’intelligenza,
    è una robusta stampella con cui sorreggersi,
    è la porta aperta sulla vita.
    (Cesarina Vighy)

  11. .





    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 009 (29 Febbraio - 06 Marzo 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Mercoledì, 2 Marzo 2016
    S. BASILEO MARTIRE

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 09
    Giorni dall'inizio dell'anno: 62/304
    -------------------------------------------------
    A Roma il sole sorge alle 06:42 e tramonta alle 18:02 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 06:58 e tramonta alle 18:11 (ora solare)
    Luna: 1.21 (lev.) 11.29 (tram.)
    Luna: ultimo quarto alle ore 00.13.
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    La polvere di marzo vale oro e argento.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Il numero degli uomini che accettano la civiltà da ipocriti
    è infinitamente superiore a quello degli uomini veramente civili.
    (Sigmund Freud)









    RIFLESSIONI



    ... IL VESTITINO BIANCO …
    ... Nuoto da ore; l’acqua dopo un po’ è fredda le bracciate sembrano sempre più pesanti, la pelle diventa dura come il marmo come i muscoli che, stanchi, perdono forza e resistenza. Lo sguardo è sempre volto all’orizzonte a scrutare nel mare a cercare movimenti che facciano riaprire il cuore e far passare ogni stanchezza e freddo impellente. Ricordo tanti volti, tanti sguardi persi nella paura, ricordo le urla di paura di chi non sa nuotare ed i gesti disperati di chi si getta in acqua pur non sapendo tenersi a galla pur di salvare un caro caduto in mare per uno spintone di troppo. “Sono accalcati respirano a fatica”; mi sono svegliato con quelle parole sulle labbra. Mentre faccio ordine nelle idee e nei pensieri, un’altra immagine, un vestitino bianco, occhi scuri che illuminano il cielo buio su quella barca che arranca tra le onde del mare inquieto in quella notte. Nervosamente passeggio sulla battigia, sono le prime ore dell’alba e quelle parole, quella immagine mi ha scosso fortemente. Mi ripeto che dovrei essere abituato a queste tensioni, da mesi oramai innumerevoli vivo in questo limbo tra chiamate di intervento, tuffi in mare e abbracci di coloro che riportiamo a bordo di imbarcazioni più solide. Ancora una immagine, il vestitino bianco svolazza per le raffiche del vento, capelli neri come la pece legati con un elastico colorato mostrano il volto rotondo ed il sorriso bello di una bambina. Mi chiedo chi sia quella visione, a quale bambina si riferisce il mio sogno, mi agito perché quegli occhi chiedono aiuto ed io non so chi sia e dove si trovi quell’angelo ed il suo vestitino bianco. “Si respira a fatica, siamo accalcati in questa barca…dove è mia figlia?”. Ancora un sussulto, “sto impazzendo”, penso a voce alta. Ora sento le voci, e quella bambina che chiede aiuto. “Forse sarà la stanchezza, i centinaia di interventi fin qui fatti forse mi hanno stravolto nel profondo del cuore”. Mentre penso questo, il suono, quello che ci ha accompagnato da mesi ogni notte, ogni giorno, sempre; la sirena squarcia il silenzio di quell’alba insonne. Attrezziamo le barche, si parte di nuovo c’è un’allerta, l’ennesimo carico di vite sballottato dal mare. Salgo sulla barca, voliamo letteralmente sull’acqua; ogni istante è vitale, bisogna andare velocemente. Ancora quell’immagine, quella voce nella mia mente. “Dove è mia figlia?La gente sta cadendo in mare, non vedo dove è mia figlia. Sarah amore mio dove sei?”. Luna luminosa dipinge sulla superficie piatta del mare un cerchio perfetto un alone unico ed enigmatico nella sua bellezza. In piedi sulla prua della nave scruto l’orizzonte, sono stranamente in ansia, quelle voci, quelle immagini sono forti dentro di me, Sarah la bambina dal vestitino bianco mi ha stregato e voglio abbracciarla portarla in terra. La luna e i fari delle barche illuminano il mare alla ricerca di segni di vita di braccia che si agitano in cerca di aiuto. I sensi di tutti noi sono ai massimi livelli, il mio cuore batte forte, più forte di sempre. Lontano una sagoma e sempre più forti e chiare le voci che vengono dal buio, “help us!” ripetuto come una litania, urla pianti e suoni di braccia che schiaffeggiano l’acqua. Ci gettiamo in acqua, una due dieci infinite volte; ogni volta il risultato è ottenuto, tante persone sono riportate a bordo della nostra barca. La stanchezza diventa esultanza e l’esultanza diventa lacrime di gioia. Tra una pausa breve e l’altra scorgo tra le persone trainate in salvo, uno sguardo perso nel vuoto. Una donna incrocia il mio sguardo e … una luce nei suoi occhi un bagliore nel vuoto del suo sguardo. Non ho dubbi, lei è la mamma di Sarah. Mi avvicino a lei e le sue braccia mi stringono forte, come un soffio la sua parola “Sarah”. La stringo forte per un attimo, nell’abbraccio scruto disperatamente il mare tutto intorno. Una macchia bianca tra le onde, sparisce all’improvviso. Pensiero che si fa azione disperazione che diventa voglia di reagire; un tuffo che dura il lampo del pensiero, bracciate forti, respiro trattenuto. Mi immergo vado giù sempre più giù la mia mano è protesa verso il basso. Risalgo per prendere fiato e di nuovo giù ancora più giù sempre di più, la mia mano cerca nel vuoto, tra gli abissi. Sfioro per un attimo qualcosa, un ditino, una manina un braccio. Un abbraccio forte quanto la vita; risalgo velocemente in superfice e il silenzio si frantuma col mio urlo “Sarah è qui”, lo ripeto mille volte sempre più forte. La piccolo mi guarda e prima di darmi un bacio sulla guancia mi dice “Ciao, sono io, Sarah, la bambina dal vestitino bianco che ti parlava nei tuoi sogni”. Sono un uomo normale, non sono un eroe, sono una persona che ha il cuore così tanto aperto e leggero che riesce ad ascoltare il grido di aiuto anche di chi non ha voce. .… Buon Febbraio amici miei … (Claudio)






    I bagnini volontari che salvano i profughi in mare sono la miglior lezione di teologia
    La Befana tutte le feste le porta via, lo so, però questa volta facciamo un'eccezione. So di essere fuori tempo massimo per le raccolte fondi natalizie ma io voglio far volare la bontà del Natale fino a marzo e oltre, perché tramite un crowdfunding - raccolta di fondi on line - bisogna depositare una calza piena di denaro a Proactiva Open Arms che, coi soldi, arriva appunto solo fino a quel mese.

    Si tratta di 115 mila persone salvate in tre mesi di attività. Per un neonato - Proactiva Open Arms ha solo tre mesi - non è male, ammettiamolo. I socorristas - cioè quelli che aiutano - vengono dalla Spagna e arrivano in Grecia con i loro doni. Sono bagnini al di fuori della retorica del bagnino "stile Baywatch". Sono bagnini nel senso di essere uomini e donne competenti nel loro lavoro di salvare gente che rischia di affogare in mare. Hanno risposto all'appello del loro capo Oscar Camps, hanno interrotto le ferie e sono approdati a Lesbo.

    Dice Camps che l'idea gli è venuta semplicemente guardando il mare dalla spiaggia: "C'è molto da fare", ha pensato. Due settimane in compagnia di un collega sulle coste frastagliate dell'isola greca meta dei barconi dei profughi, bastano per capire. L'appello circola fra i reduci della stagione estiva fra le Canarie, Ibiza e la Costa Brava, e in pochi giorni i primi quattro bagnini volontari raggiungono l'isola. Prima sono arrivati con tavolette e mute, poi moto d'acqua, ora ci sono gommoni, motoscafi e qualche attrezzatura. Ai primi volontari si sono unite persone comuni da tutto il mondo che hanno portato quello che hanno: a volte poco. Però, per chi ha nulla poco è tutto. Si affiancano ai barconi e spiegano a gesti come fare per non rovesciarsi. E, se cadono in mare, si tuffano per salvarli.

    Forse la teologia non è mai stata spiegata meglio. Come si fa il bene? Guardando quello che c'è da fare, pensando a cosa si sa fare, chiamando gli amici, e iniziando a fare. Quando si fa il bene non ci si ferma pensando che a un certo punto i soldi saranno finiti. Si salva chi è vicino e poi si cerca di arrivare a chi è lontano. Sta a tutti vedere dove si arriva, non a chi inizia. Chi inizia a fare è uno che ha visto che "c'era molto da fare" e ha iniziato a fare. Sta a noi, poi, prenderci sulle spalle chi ha iniziato e spingerlo ad arrivare più su. È troppo facile non aiutare, crogiolandosi nell'idea che tanto non cambierà nulla. Non posso pensare di sconfiggere la fame nel mondo se non sfamo chi ho accanto adesso.

    "Con quello che abbiamo" dice Lanuza "riusciremo a essere presenti fino a marzo, poi si vedrà". Questi volontari di tutto il mondo riempiono il vuoto lasciato dalle autorità ma riusciranno a essere presenti fino a marzo. E dopo? Da marzo? A marzo ci siamo noi con quello che sappiamo e che possiamo.
    (huffingtonpost.it/mauro-leonardi)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sull’Inverno…

    Il temporale

    Nuvole spesse, leggere,
    a poco a poco hanno invaso,
    simili a draghi rampanti,
    il cerchio dell'orizzonte.
    Grigio su grigio:a fondale
    d'un palcoscenico immenso.
    Grigio su grigio anche in terra:
    le nebbie velano i monti
    che fumano come incensieri;
    sembra cinerea la valle
    divisa in quadri sbiaditi.
    Il palcoscenico è pronto:
    è pronto il vasto fondale:
    goccio le rade e sonore
    annunziano, come in sordina,
    l'orchestra del temporale.
    (Edvige Pesce Gorini)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    Il topolino bianco

    In una foresta abitava una famiglia di topolini. C’era la mamma Tipa, il padre Tipo, e sette fratellini. Era una famiglia di topini grigi, ma il più piccolo dei fratellini, che si chiamava Tipino, aveva il pelo bianco. Questo era una cosa veramente brutta per la famiglia dei topini. Quando andavano alla ricerca di semi nel prato, il colore bianco di Tipino si vedeva da molto lontano e la grande Aquila, scopriva subito i topini. La famiglia era riuscita a fuggire, ma Tipino non poteva più cercare il cibo insieme ai suoi fratellini e rimaneva chiuso nella tana. I fratellini lo prendevano in giro per questo e la mamma Tipa doveva consolare il povero Tipino che piangeva.
    Un giorno Tipino prese coraggio è uscì dalla tana di notte al buio, quando la grande Aquila dorme. Aprì la porta e piano piano uscì fuori senza far rumore. Nessuno si accorse di niente. Tipino corse nel prato felice. Finalmente non correva pericolo. C’era la luna piena e riusciva anche a trovare del cibo. Ma il povero Tipino non sapeva che la notte è il regno della terribile Civetta, che con i suoi grandi occhioni riusciva a scoprire anche i più piccoli topolini anche di notte. Figurarsi Tipino con il suo pelo bianco! La Civetta scese in picchiata verso Tipino che mangiava i semini. Il piccolo topino aveva imparato ad essere attento e sentì il rumore delle ali della Civetta in tempo e corse nella sua tana, chiudendo la porta. La famiglia si svegliò e chiese a Topino cosa fosse successo. Topino piangeva e raccontò della Civetta. La mamma lo rimproverò perché era uscito senza avvisarla, ma poi cercò di consolarlo per il grande spavento.
    I mesi passavano e per Tipino diventava sempre più noioso rimanere chiuso nella tana, con gli scherzi degli altri fratellini. Ma arrivò l’inverno e un bel giorno nevicò fitto fitto. Tutto il paesaggio era cambiato. Non c’era più il verde del prato, il rosso e il giallo dei fiori, il marrone della terra: c’era solo bianco. Ovunque! La famiglia uscì come al suo solito per cercare i semini, ma questa volta il grigio del loro pelo si vedeva benissimo sulla neve bianca. La grande Aquila attaccò la famiglia dei topini che incominciò a correre verso la tana gridando a più non posso. Tipino si affacciò alla finestra e vide la famiglia in pericolo. Senza pensarci due volte uscì dalla tana e corse incontro alla famiglia in fuga. Con sua grande sorpresa si accorse che il suo pelo era dello stesso colore della neve. Era finalmente diventato invisibile agli occhi della grande Aquila. Sua sorella Tipa era rimasta indietro e stava per essere raggiunta dalla Grande Aquila. Tipino corse a più non posso e nascose sua sorella sotto di sé. L’Aquila vide sparire il topolino senza capire cosa fosse successo e salì in alto per vedere meglio. A quel punto Tipino e Tipa corsero più in fretta che potevano fino alla tana dove li aspettava il resto della famiglia. La paura fa diventare anche i piedini più piccoli molto veloci!
    Tutti festeggiarono Tipino e i suoi fratelli smisero di prenderlo in giro e anzi lo elogiavano per il suo grande coraggio. Per quell’inverno e per tutti quelli a venire Tipino con il suo pelo bianco usciva a procurare il cibo e la famiglia rimaneva nella tana. L’estate Tipino rimaneva in casa e i fratellini cercavano i semini e così nessuno correva pericoli e vissero felici per tanti anni nella foresta.

    (Vito Foschi)



    ATTUALITA’


    Influenza:colpiti 2,6 mln italiani ma virus meno aggressivo.

    Cricelli (Simg), resistono malattie respiratorie. L'influenza 2016 finora ha fatto registrare 2 milioni e 613mila casi, ma il virus sta rallentando la sua corsa. Il numero degli italiani colpiti nell'ultima settimana di rilevazione è infatti in diminuzione: 342.000 rispetto ai 366.600 del precedente monitoraggio, con un'incidenza pari a 5,7 casi per mille abitanti (nella settimana precedente era di 6,04 per mille). Lo sottolinea la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG), rilevando che quest'anno il virus si è dimostrato ''meno aggressivo''. Anche altri indicatori correlati alla patologia sono in calo: le visite domiciliari stanno infatti diminuendo, così come ricoveri ospedalieri dovuti a patologie influenzali e i giorni di malattia prescritti. È invece in leggero aumento il numero delle persone con malattie respiratorie acute: sono 199.800, pari a 3,3 casi ogni mille abitanti.
    Questa stagione influenzale si caratterizza per ''la bassa intensità, inferiore a quella degli anni scorsi. E il picco è stato superato - afferma Claudio Cricelli, presidente SIMG -. Ogni anno l'influenza rappresenta una sfida per l'organizzazione del sistema sanitario, che ha retto molto bene. La campagna per la vaccinazione e il lavoro dei medici, oltre a una maggiore presa di coscienza da parte dei cittadini, stanno rendendo questa epidemia stagionale priva di particolari criticità". Nell'ultima rilevazione le Regioni a maggior incidenza sono state Marche, Trentino e Piemonte (rispettivamente con 15.76, 11.78 e 9.95 casi per 1000 abitanti), quelle che hanno fatto registrare il minor numero di diagnosi sono state invece Sicilia, Molise e Sardegna. "È fondamentale - spiega il dott. Aurelio Sessa, presidente regionale SIMG Lombardia e medico sentinella - non assumere antibiotici, innanzitutto perché sono inattivi sui virus, non solo influenzali ma anche respiratori. Inoltre un uso indiscriminato rende questi farmaci inefficaci, aumentando il rischio di resistenze nei loro confronti da parte dei batteri. È compito del medico giudicare se l'influenza può essersi complicata a tal punto da intraprendere una terapia antibiotica''.
    (Ansa)





    Un 'duomo' sottomarino emette gas nel Golfo di Napoli.

    E' un rigonfiamento del fondale, alto 15 metri. Sul fondo marino del Golfo di Napoli è stato scoperto un rigonfiamento, ossia un 'duomo', che emette gas. E' alto circa 15 metri e copre un'area di 25 chilometri quadrati. Pubblicata sulla rivista Scientific Reports, la scoperta si deve alla campagna oceanografica coordinata da Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e università di Firenze.

    ''La struttura si trova a metà strada tra i vulcani attivi dei Campi Flegrei e del Vesuvio, a profondità variabili tra 100 e i 170 metri'', spiega il primo autore della ricerca, Salvatore Passaro, dell'Istituto per l'Ambiente Marino Costiero del Cnr. Durante i rilievi sono state scoperte 35 emissioni di gas attive e oltre 650 piccoli crateri legati a emissioni di gas avvenute negli ultimi 12.000 anni.

    Secondo il coordinatore delle ricerche sulla vulcanologia, Guido Ventura dell'Ingv, i dati ''indicano che siamo in presenza di un'attività correlabile a un fenomeno vulcanico secondario non associato, per ora, a una risalita diretta di magma''.

    Il 'duomo' si trova alla distanza di circa 5 chilometri dal porto di Napoli e 2,5 chilometri da Posillipo. Secondo i ricercatori a provocare il rigonfiamento del fondale marino è la risalita di gas da una profondità compresa fra 10 e 20 chilometri e tuttora attiva. Costituiti quasi interamente da anidride carbonica, i gas risalgono lungo condotti del diametro compreso tra 50 e 200 metri che tagliano, piegano e fratturano i sedimenti marini attuali.

    La struttura del golfo di Napoli è perciò diversa dai cosiddetti 'duomi di lava', che si formano per la risalita del magma. Anche se il fenomeno non è per ora associato alla risalita di magma, secondo Ventura strutture di questo tipo potrebbero precedere la formazione di vulcani sottomarini. "Tuttavia - ha osservato Ventura - come ormai noto da precedenti esperienze in Giappone, Canarie e Mar Rosso, queste manifestazioni possono, in alcuni casi, precedere la formazione di vulcani sottomarini o esplosioni idrotermali".

    Il fenomeno, che secondo gli esperti potrebbe ricordare l'attività dei Campi Flegrei e ''rappresenta oggi - ha rilevato Ventura - un punto di partenza per la comprensione dei fenomeni vulcanici sottomarini nelle zone costiere''. La scoperta è avvenuta nell'ambito della campagna Safe 2014 (Seafloor Acoustic Detection of Fluid Emissions) a bordo della nave oceanografica Urania del Cnr. ‬
    (Ansa)





    Montalbano torna e fa boom, quasi 11 milioni.

    Oltre il 39% su Rai1, il 7 marzo l'altro nuovo episodio. Un eroe vecchio stampo, modi spicci e ironia ficcante, stazza mediterranea e gambe arcuate, che ha a malapena imparato a inviare le foto con lo smartphone. Una perfetta macchina macina-ascolti, complici la terrazza sull'infinito di Marinella, la pasta 'ncasciata di Adelina, i pizzini minuziosi di Fazio, l'inguaribile passione per le donne di Mimì Augello, l'irruenza pittoresca di Catarella. E il fascino aristocratico di Sonia Bergamasco nei panni dell'eterna fidanzata Livia.

    Montalbano torna e fa record: quasi 11 milioni di italiani (10 milioni 862 mila), pari al 39.06% di share, hanno ritrovato ieri su Rai1 il commissario ideato da Andrea Camilleri e interpretato da Luca Zingaretti nel primo dei due nuovi episodi, Una faccenda delicata. Un risultato che unisce l'Italia (si va dal 41% del Nord Ovest al 48% della Sicilia) e premia la fiction prodotta dalla Palomar di Carlo Degli Esposti con Rai Fiction in tutte le fasce di pubblico, con punte del 47% tra i laureati, del 34% tra gli abbonati alla pay tv e del 40% sui giovanissimi (4-7 anni) grazie al tam tam sui social network.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Lo chiamavano Jeeg Robot




    locandina


    Un film di Gabriele Mainetti. Con Claudio Santamaria, Luca Marinelli, Ilenia Pastorelli, Stefano Ambrogi, Maurizio Tesei.


    Un trionfo di puro cinema d'intrattenimento, il primo vero superhero movie italiano.
    Gabriele Niola


    Enzo Ceccotti non è nessuno, vive a Tor Bella Monaca e sbarca il lunario con piccoli furti sperando di non essere preso. Un giorno, proprio mentre scappa dalla polizia, si tuffa nel Tevere per nascondersi e cade per errore in un barile di materiale radioattivo. Ne uscirà completamente ricoperto di non si sa cosa, barcollante e mezzo morto. In compenso il giorno dopo però si risveglia dotato di forza e resistenza sovraumane. Mentre Enzo scopre cosa gli è successo e cerca di usare i poteri per fare soldi, a Roma c'è una vera lotta per il comando, alcuni clan provenienti da fuori stanno terrorizzando la città con attentati bombaroli e un piccolo pesce intenzionato a farsi strada minaccia la vicina di casa di Enzo, figlia di un suo amico morto da poco. La ragazza ora si è aggrappata a lui ed è così fissata con la serie animata Jeeg Robot da pensare che esista davvero. Tutto sta per esplodere, tutti hanno bisogno di un eroe.
    Quello tentato da Gabriele Mainetti è un superhero movie classico, con la struttura, le finalità e l'impianto dei più fulgidi esempi indipendenti statunitensi. Pensato come una "origin story" da fumetto americano degli anni '60, girato come un film d'azione moderno e contaminato da moltissima ironia che non intacca mai la serietà con cui il genere è preso di petto, Lo chiamavano Jeeg Robot si muove tra Tor Bella Monaca e lo stadio Olimpico, felice di riuscire a tradurre in italiano la mitologia dell'uomo qualunque che riceve i poteri in seguito a un incidente e che, attraverso un percorso di colpa e redenzione, matura la consapevolezza di un obbligo morale.
    Il risultato è riuscito oltre ogni più rosea aspettativa, somiglia a tutto ma non è uguale a niente, si fa bello con un cast in gran forma scelto con la cura che merita ma ha anche la forza di farlo lavorare per il film e non per se stesso. Claudio Santamaria è il protagonista, outsider da tutto, un po' rintronato e selvaggio, avido, alimentato a film porno, pieno di libido ma anche dotato della dirittura morale migliore; Luca Marinelli è la sua nemesi, piccolo boss eccentrico e sopra le righe, spaventoso e sanguinario con i suoi occhi piccoli e iniettati di follia ma anche malato di immagine (ha partecipato a Buona Domenica anni fa e sogna di diventare famoso e rispettato con il crimine), l'anello di congiunzione tra la borgata di Roma e il Joker. Intorno a loro un trionfo di comprimari tra i quali spicca (per adeguatezza alla parte e physique du role) Ilenia Pastorelli.
    Il duo creativo Mainetti/Guaglianone (regia e sceneggiatura) si era già fatto notare anni fa, prima mettendo in scena Lupin III con attori romani (tra cui Valerio Mastandrea nella parte principale) nel corto Basette e poi con Tiger boy (alla lontana ispirato a L'uomo tigre). I due, con la collaborazione alla sceneggiatura di Menotti, hanno così costruito un percorso creativo e tecnico originale centrato sulla forza dell'ispirazione. Ciò che nel loro primo lungometraggio emerge infatti è come le storie che assorbiamo influenzino la nostra vita, come siamo i primi a desiderare una narrazione di noi stessi. Alessia crede che Jeeg Robot esista, Enzo sa bene che non è così eppure lentamente comincia ad aderire alla sua visione senza senso per la quale è lui l'eroe, comincia a crederci e a ragionare in quella maniera. Da quando sostituisce i DVD porno con quelli della serie animata nella sua dieta mediatica inizia anche a maturare un'altra consapevolezza, dentro di lui germogliano altri concetti. Guardando un mito e assistendo alle sue storie egli stesso si "fa" personaggio.
    Ma anche a un livello più immediato quello di Lo chiamavano Jeeg Robot è un trionfo di puro cinema, di scrittura, recitazione, capacità di mettere in scena e ostinazione produttiva, un lungometraggio come non se ne fanno in Italia, realizzato senza essere troppo innamorati dei film stranieri ma sapendo importare con efficacia i loro tratti migliori. Soprattutto è un'opera che si fa portatrice di una visione di cinema d'intrattenimento priva di boria e snoberia intellettuale, una boccata d'aria fresca per come afferma che il meglio di quest'arte non sta nel contenuto o nel tema ma nella forma (da cui tutto il resto discende). Nonostante un budget evidentemente inadeguato al tipo di storia Lo chiamavano Jeeg Robot è un trionfo di movimenti interni alle inquadrature, di trovate ironiche e invenzioni visive, un tour de force di montaggio creativo e fotografia ispirata (per non dire di effetti digitali a costo contenuto), tutto ciò che serve per raccontare un mito senza crederci troppo e divertendosi molto.


    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    "E allora mi dico che, se nel mondo ci sono persone che suonano il violino, cambiano pannolini, girano video porno amatoriali, insegnano hip-hop, seminano e leggono Harry Potter, fra sette miliardi ce ne sarà almeno una che stava aspettando proprio me, nei dieci minuti in cui io la incontrerò."


    PER DIECI MINUTI


    di Chiara Gamberale


    Dieci minuti al giorno. Tutti i giorni. Per un mese. Dieci minuti per fare una cosa nuova, mai fatta prima. Dieci minuti fuori dai soliti schemi. Per smettere di avere paura. E tornare a vivere. Tutto quello con cui Chiara era abituata a identificare la sua vita non esiste più. Perché, a volte, capita. Capita che il tuo compagno di sempre ti abbandoni. Che tu debba lasciare la casa in cui sei cresciuto. Che il tuo lavoro venga affidato a un altro. Che cosa si fa, allora? Rudolf Steiner non ha dubbi: si gioca. Chiara non ha niente da perdere, e ci prova. Per un mese intero, ogni giorno, per almeno dieci minuti, decide di fare una cosa nuova, mai fatta prima. Lei che è incapace anche solo di avvicinarsi ai fornelli, cucina dei pancake, cammina di spalle per la città, balla l'hip-hop, ascolta i problemi di sua madre, consegna il cellulare a uno sconosciuto. Di dieci minuti in dieci minuti, arriva così ad accogliere realtà che non avrebbe mai immaginato e che la porteranno a scelte sorprendenti. Da cui ricominciare.

    ...recensione...



    Sessanta: i minuti in un'ora. Millequattrocentoquaranta: i minuti in una giornata. Moltiplicandoli per trentuno, ecco i minuti in un mese, se la matematica – come si dice - non è un'opinione. Molti. Tanti. Abbastanza. Be', quello è sicuro. Dieci minuti sono un momento, un abbaglio, un niente. Li spendiamo al bagno, in fila alla posta, per raggiungere a piedi il supermercato, aspettando sotto una pensilina in plexiglass che passi una circolare puntualmente in ritardo. Rubiamoli. Sottraiamoli alla schiuma da barba e al filo interdentale, alle bollette da pagare, alle buste della spesa, agli autobus urbani. Rubiamoli, e regaliamoli a noi stessi. Volersi bene è un attimo. Volersi bene è Per dieci minuti. [...]Ho scoperto che la Gamberale, con poco, sa farmi star bene. Rieccola. Questa volta senza carrelli, nomi fittizi, false identità. Semplicemente Chiara. Per dieci minuti è un autobiografia che non è la sua. Cosa strana. La Chiara del romanzo fa la scrittrice, ha vissuto a lungo a una melanzana e a una zucchina di distanza dai suoi genitori, ha amato per metà della sua vita un ragazzo conosciuto all'ultimo anno di liceo. Quando lui aveva gli occhi gialli di un gatto, lei le codine di un'adolescente bambina. Hanno fatto un errore insieme: crescere insieme. Il trentaseiesimo Natale di Chiara si prospetta solitario e nostalgico, all'insegna delle tradizioni e dei ricordi - lei, poi, che odia entrambe le cose.
    Suo Marito è andato a Dublino per lavoro; poi l'ha chiamata, per avvisare gentilmente che sarebbe rimasto lì, con un'irlandese che ama i pancakes e le tenerezze; poi l'ha chiamata ancora, ma per dire, questa volta, che sarebbe tornato. Da lei? Per sempre? Il Suo Capo l'ha licenziata; la rubrica che curava per una rivista le è stata portata via, e dalla vincitrice morale del Grande Fratello. Il Suo Romanzo – che parla di due donne diversissime che, al supermercato, si sbirciano la spesa: vi dice qualcosa? - non procede come dovrebbe procedere. La Sua Vita, come il Suo Cuore: in cocci dolorosi. Chiara è una giovane donna che fa abuso di pronomi possessivi, che ha pregiudizi infondati, che non vede ciò che le sta intorno. Come quella Roma, nella quale si è trasferita quando l'amore c'era, che non le piace, perché no. Indifferente, vuota, cinica, piena di piccioni, turisti, occasioni sprecate e marziani in incognito.[...]Resta la voglia di raccontare, ma soprattutto di raccontarsi, e di allestire una piccola Cappella Sistina di creature fluttuanti, fatate, ironiche, esilaranti con realismo. “Da quando la mia vita è vuota, non mi ero accorta che fosse così piena”, scrive Chiara, facendo un salto dal suo palazzone di timidezza e pacata indifferenza situato nei pressi dell'inospitale Egoland.[..]
    Nel suo salotto, ha l'arca di Noè: un amico con le pailettes nella voce, che nasconde boa di piume sotto i completi da bancario e che pronuncia tutto, ma proprio tutto, al femminile (La Tua Marita, Le Pancakes, Gianpietro che diventa Zia Piera...); il violinista degli Afterhours il cui motto solenne, nato da una triste constatazione, è “Nel frigo di Chiara c'è solo la luce”; il cinese dietro l'angolo, l'estetista, gli innumerevoli ospiti della sua vecchia rubrica, le piccole scrittrici in erba conosciute durante le presentazioni nei liceai, i coinquilini di gioventù; e poi c'è Ato. Un italiano stentato, la pelle diversa, una famiglia al di là del mare, della guerra, della povertà. Un figlio mancato, nato già diciottenne, dipendente da Harry Potter e The Vampire Diaries, con cui seguire lezioni di hip-hop e lasciare andare lanterne voltanti come in Rapunzel, il cartone che entrambi preferiscono. L'aiuto Babbo Natale di Chiara, in un ventiquattro dicembre passato con il berretto rosso e la barba finta, in una metropoli che si scopriva più accogliente e calorosa ad ogni scampanellio, ad ogni risata, ad ogni Jingle Bells - con Gianpietro che faceva la diva, Ato che si nascondeva e Chiara che sperimentava. Di quella follia restano le parole in questo libro e un'autentica foto in bianco e nero, riportata tra le pagine. Perché è accaduto davvero. Per dieci minuti è una commedia brillante per i romantici cronici: quelli che hanno una lunga storia d'amore con la loro vita e la loro felicità. Ma è anche il diario di una professione, di un impegno, di una passione. Ci sono le idiosincrasie del lettore medio, infatti, che, ogni tanto, fanno capolino e, dagli angoli di una libreria da cui la protagonista spia i loro acquisti, parlano in libertà. Una radicale sferzata al nostro sorriso. La rotazione di quella parentesi che, da triste a allegra, fa luccicare quei due punti fermi come fossero occhi d'uomo. Lasciamo entrare il sole. "E allora mi dico che, se nel mondo ci sono persone che suonano il violino, cambiano i pannolini, girano video porno amatoriali, insegnano hip-hop, seminano e leggono Harry Potter, fra sette miliardi ce ne sarà almeno una che stava aspettando proprio me, nei dieci minuti in cui io la incontrerò."(Mr. Ink, http://diariodiunadipendenza.blogspot.it/)


    Passa un minuto. Ne passano due. Tre. Non so più quanti ne passano, quando eccola. Ma sì, sì. Eccola. Mi appare: la vita. Che scorre, semplicemente. Lungo questa stradina di Delft. Scorre. Per le due donne, per i bambini. Per tutti. Implacabile. Sempre uguale. Implacabile perché sempre uguale. Perché sempre uguale, a tratti bellissima. E improvvisamente capisco, so. Che non sono i viaggi per il mondo, non sono i deserti immensi, le cattedrali, gli eserciti di terracotta, i panda, i canyon con Mio Marito che mi mancano: no. Non sono “i fatti salienti, le contraddizioni e le opere d’arte”. Ma è quella cosa lì che mi manca. La nostra vita sempre uguale. Bellissima. Implacabile.

    Siamo diversi, appunto.
    Molto diversi fra noi. Leggiamo per noia, per curiosità,
    per scappare dalla vita che facciamo, per guardarla in faccia,
    per sapere, per dimenticare,
    per addomesticare i mostri fra la testa e il cuore, per liberarli.


    In effetti, il meglio della vita sta in tutte quelle esperienze interessanti che ancora ci aspettano: con il gioco dei dieci minuti lo sto imparando. Dunque sta anche nei libri che tutti hanno letto, ma che per qualche imprecisato motivo noi ancora no. Non ho più un amore. Non ho più una casa che sento davvero mia, non ho più un lavoro che mi piaceva. Non ho un perno: ecco. Ma la vita che gira attorno a questo perno che non c'è, forse, non è poi così male. “Vede, Chiara, è proprio la vita l'unico perno possibile. È perno e ruota insieme, la vita.”

    Perché nelle infinite semplificazioni con cui crediamo di metterci in salvo e dentro cui invece ci perdiamo, c'è una cosa, una soltanto, che non può venirci dietro, che non possiamo ingannare. Questa cosa è il tempo. Che è qualcosa di pochissimo, se siamo felici. È qualcosa di tantissimo, se siamo disperati. Comunque sta lì. Con una lunga, estenuante, miracolosa serie di dieci minuti a disposizione. Abbiamo l'occasione di farci quello che ci pare, con la maggior parte di quei dieci minuti. Ma ci sono momenti in cui non riusciamo proprio a coglierla, l'occasione. Ci sono momenti in cui, anzi, ci pare una disdetta. Quei momenti sono bugie.


    Chiara Gamberale è una giovane scrittrice romana nata nel 1977, collabora con La Stampa, Il Riformista e Vanity Fair, è conduttrice radiofonica e televisiva. Nel 1996 vinse il premio di giovane critica Grinzane Cavour promosso da La Repubblica e nel 2008 ricevette il Premio Campiello per il libro La zona cieca.

    (Gabry)





    8103634128_bc480a9bf9_z


    La Musica del Cuore



    musica-e-libri



    I Grandi Cantautori Italiani



    Pronti-a-salpare-ecco-il-nuovo-album-di-Edoardo-Bennato
    foto:lorisedpmusica.altervista.org

    Edoardo Bennato

    « Eugenio dice che io sono un rinnegato,
    perché ho rotto tutti i ponti col passato:
    guardare avanti, sì, ma a una condizione,
    che tieni sempre conto della tradizione! »


    (Rinnegato di Edoardo Bennato, 1973)

    Edoardo Bennato (Napoli, 23 luglio 1946) è un cantautore, chitarrista e armonicista italiano.

    È ritenuto da molti critici e musicisti uno dei più grandi rocker italiani; è stato il primo cantante italiano a riempire lo stadio milanese di San Siro con più di sessantamila persone, il 19 luglio 1980; è stato inoltre il primo cantante italiano in assoluto a suonare l'armonica a bocca e il primo cantante italiano ad esibirsi, nel 1976, al Montreux Jazz Festival.

    Tra gli altri primati, Edoardo Bennato ha anche quello di essere stato il primo artista ad aver pubblicato due album a distanza di soli 15 giorni, nel marzo 1980, Uffà! Uffà! e Sono solo canzonette (dodici anni dopo Bruce Springsteen effettuerà la stessa operazione con i due album Human Touch e Lucky Town), e quello di essere stato, nel 1974, il primo cantante italiano ad essere etichettato dai giornalisti punk.

    Chitarrista, armonicista e cantante, dopo un'esperienza londinese cominciò a proporsi come uomo orchestra suonando contemporaneamente, oltre alla chitarra e all'armonica, anche dei tamburelli, il kazoo e altre percussioni. L'influenza di grandi del rock (Dylan su tutti) e della musica pop caratterizzò subito il suo personaggio e la sua musica, nella quale però non potevano mancare influenze mediterranee e partenopee. Tra gli altri autori che ne hanno ispirato l'opera vanno citati anche Jimmy "Hammond" Smith, Paul Anka e Neil Sedaka. I suoi testi — specie quelli degli anni settanta — sono spesso ironici e dissacranti e rivolti in modo graffiante contro il potere, a qualsiasi livello e in qualsiasi forma si manifesti.

    Figlio di Carlo Bennato, impiegato all'Italsider, e di Adele Zito, casalinga, fratello di Eugenio e di Giorgio, si accosta sin da piccolo alla musica, da un lato spinto dalla madre, che invoglia i figli a suonare e li manda a lezione da un maestro di fisarmonica, dall'altro dal rock'n'roll, che lo appassiona sin dal suo arrivo in Italia, anche grazie ai soldati americani di stanza a Napoli (in particolare il giovane Edoardo è colpito da Paul Anka, Chuck Berry e Neil Sedaka; altri influssi su Bennato provengono da cantanti napoletani come Renato Carosone, Aurelio Fierro e, soprattutto per il modo di cantare, Peppino di Capri).

    Con i fratelli forma nel 1958 il Trio Bennato, in cui Edoardo canta e suona la chitarra, Eugenio suona la fisarmonica e Giorgio le percussioni; i tre iniziano ad esibirsi in vari locali cittadini (il Circolo Canottieri, il dopolavoro dell'Italsider, il Teatro Mediterraneo ed altri), e nel 1959 vengono chiamati come ospiti nel programma televisivo Il nostro piccolo mondo, realizzato da Zietta Liù: è la prima apparizione televisiva per Bennato e i suoi fratelli.

    Nello stesso anno a luglio, grazie all'armatore Aldo Grimaldi, i tre fratelli eseguono una serie di spettacoli in una crociera verso il Sudamerica e poi in Venezuela, apparendo anche nel programma televisivo Lo show de las doces, trasmesso da Canal 7.

    Nel 1965 Bennato si diploma presso il liceo artistico di Napoli, e decide di trasferirsi a Milano per frequentare la facoltà di architettura, ma anche per mettersi in contatto con il mondo della discografia[24]: con questo obiettivo, su suggerimento della madre, contatta la Dischi Ricordi, di cui è direttore artistico Vincenzo Micocci, che è interessato all'artista. Vincenzo Micocci decide di ritornare a Roma e di fondare la Parade (insieme a Carlo Rossi e Ennio Morricone), per cui Bennato viene messo sotto contratto da questa etichetta, per cui incide il primo 45 giri, Era solo un sogno/Le ombre.

    Inizialmente Micocci cerca di proporre "Era solo un sogno" a Bobby Solo ma, fallendo l'operazione, decide di farla incidere allo stesso Bennato. Sul retro viene inserita la canzone "Le ombre", dove Edoardo suona l'armonica, diventando così il primo cantante italiano in assoluto a suonare questo strumento; entrambe le canzoni vengono scritte per quel che riguarda il testo insieme a Alessandro Portelli, professore di letteratura angloamericana all'Università la Sapienza di Roma e musicologo. Il disco, pubblicato nel 1966, non riscuote il successo sperato.

    Bennato riprende gli studi a Milano, e qui ritrova un giovane cantautore che ha già avuto modo di incontrare nei suoi soggiorni romani, Herbert Pagani, presentatogli da Mia Martini; Pagani si interessa alle sue musiche, scrivendogli dei testi da abbinare, ed è così che nascono i successi di Cin cin con gli occhiali (1968), Ahi le Hawai (1969) e Fuoco bianco (1970), cantati da Pagani. Nel frattempo si laurea in Architettura.

    Il buon esito commerciale di questi dischi fa sì che la Numero Uno, la nuova casa discografica fondata da Mogol e Lucio Battisti, lo metta sotto contratto, grazie soprattutto all'intuito di Alessandro Colombini, facendogli incidere un 45 giri, Marylou/La fine del mondo (Marylou è scritta insieme al fratello Eugenio, con testo di Mogol), con chiare influenze del rock'n'roll anni cinquanta, in particolare di Elvis Presley; la canzone sul retro, La fine del mondo, è scritta da Edoardo su un testo di Herbert Pagani.

    In questo periodo Bennato scrive molte canzoni per altri autori: nel 1970 Perché... perché ti amo (insieme al fratello Eugenio per la musica, su testo di Mogol) per i Formula 3, nel 1971 Lei non è qui... non è là per Bruno Lauzi, che scrive il testo (nel disco di Lauzi Edoardo suona l'armonica a bocca). Nello stesso anno esce un secondo 45 giri, contenente 1941, cover di una canzone dallo stesso titolo di Harry Nilsson, scritta da Mogol e Alessandro Colombini, autore del testo del brano sul retro, Vince sempre l'amore. L'anno dopo è la volta di Good Bye Copenaghen e Marjorie, che sono le prime due canzoni a essere scritte interamente, testo e musica, da Edoardo. L'esito commerciale di questi dischi è però scarso, e Bennato, spinto anche da Alessandro Colombini (il quale, a causa di alcuni attriti avuti con Mogol, ha abbandonato la Numero Uno in favore della Ricordi) che si propone come suo produttore, decide di cambiare casa discografica e di passare alla Ricordi ottenendo da questa fiducia per la realizzazione di un intero LP. Scrive poi Un uomo senza una stella per Michele e The village per Bobby Solo; nel 1972 Perché perché, presentata da Giovanna a Un disco per l'estate e, nel 1973, Apri gli occhi bambina, ancora per i Nuovi Angeli.

    Bennato, dopo aver trascorso qualche mese a Londra esibendosi suonando contemporaneamente oltre alla chitarra e all'armonica anche dei tamburelli, il kazoo e altre percussioni, torna a Milano dove incide il primo LP, Non farti cadere le braccia: si tratta di un lavoro sperimentale[senza fonte], dove tra canzoni ispirate (come il brano omonimo, Rinnegato e Campi Flegrei) vi sono alcune tracce che esulano dalla forma-canzone (Ma quando arrivi treno, MM o Tempo sprecato); oltre alla canzone scritta con Lauzi, Lei non è qui... non è là, eseguita in versione acustica. Dal sodalizio con Patrizio Trampetti, componente della Nuova Compagnia di Canto Popolare, nasce Un giorno credi, tra le sue canzoni più amate. Nello stesso disco si trova Una settimana... Un giorno..., brano che verrà ripreso più volte dallo stesso autore con diversi arrangiamenti nel corso della sua carriera.

    Il disco non riscuote un gran successo di vendita: l'edizione originale, apribile con un fiammifero in rilievo, ultimo di un'ipotetica scatola di Minerva, diventa una rarità di valore nel mondo dei collezionisti. Per Bennato arrivano i primi passaggi radiotelevisivi, a Per voi giovani e ad Alto gradimento, e i primi concerti.

    Le scarse vendite dell'album però spingono l'allora direttore artistico della Dischi Ricordi, Lucio Salvini, ad invitare il cantautore a smettere di cantare per dedicarsi alla professione di architetto.

    La Ricordi, spinta dalle buone recensioni del disco, nel 1974 pubblica il secondo lavoro: si tratta di un concept album intitolato I buoni e i cattivi, sulla difficoltà di distinguere il bene dal male, e su come i concetti di buono e cattivo siano spesso intrecciati, come ben rappresenta la copertina, in cui compaiono due carabinieri (lo stesso Bennato e Raffaele Cascone) ammanettati tra loro. Uno buono è dedicata al concittadino Giovanni Leone, presidente della Repubblica in carica. Anche la scuola è presa di mira come istituzione apportatrice di una cultura dominatrice (In fila per tre); non mancano le critiche alle amministrazioni pubbliche (Ma che bella città), alle autorità (Bravi ragazzi) e alle classi dirigenti del dopoguerra (Arrivano i buoni). Viene riproposta Un giorno credi, già pubblicata nell'album d'esordio. Il disco riscuote un buon successo di vendite, entrando anche nelle classifiche.

    Sempre nel 1974 esce un 45 giri contenente due nuove canzoni: Meno male che adesso non c'è Nerone e Parli di preghiere, di discreto successo; la prima sarà inserita nell'album successivo, Io che non sono l'imperatore, pubblicato dalla Ricordi agli inizi del 1975, mentre la seconda resterà inedita su LP (ma verrà inserita nella raccolta "Le Origini"). Anche Io che non sono l'imperatore vende discretamente: tra le canzoni più trasmesse dalle numerose trasmissioni radiofoniche ci sono Signor censore, Feste di piazza (con un testo scritto nuovamente da Patrizio Trampetti) e il "divertissement" di Io per te Margherita, dove Bennato si diverte a cantare ironicamente una triste storia d'amore. La canzone Affacciati affacciati è registrata dal vivo durante un concerto all'Università Bocconi di Milano, e prende di mira il Papa. La copertina raffigura sia all'esterno che all'interno la tesi di laurea di Bennato, e cioè un progetto per la realizzazione di una rete capillare della metropolitana di Napoli.

    La torre di Babele esce nel 1976 e prosegue sulla strada dell'impegno sociale dei testi, ma con venature musicali più vicine al rock e al blues, sempre in chiave acustica, grazie anche alla presenza del chitarrista Roberto Ciotti e di Dario Iori alla chitarra e banjo tenore. Il disco contiene tutti i temi cari a Bennato, che si schiera contro la guerra, l'arrivismo, l'arroganza e il divismo della sua categoria (in Cantautore).
    Nel 1977 esce Burattino senza fili, un disco che, sulla falsariga della storia del burattino di Collodi, analizza, critica e sentenzia su alcuni importanti aspetti sociali e filosofici che interessano la vita: il conflitto tra la sincerità dei piccoli e l'ipocrisia dei "grandi" (in Quando sarai grande); l'arroganza dei potenti e dei privilegiati (in In prigione, in prigione); la strumentalizzazione ipocrita della femminilità (in La fata); lo stato di isolamento in cui si trova chi cerca di dire qualcosa di semplice e sensato, senza secondi fini né interessi personali (in Tu grillo parlante). Questi temi torneranno anche nei dischi successivi e sono già abbozzati in quelli precedenti. Ma qui trovano una organicità notevolissima, grazie anche alle scelte musicali che spaziano dal rock alla musica da camera in un impasto variegato di stili che riesce a cogliere da ognuno di essi le caratteristiche e le espressioni che più si adattano al messaggio di ciascun brano.

    I tre anni di silenzio successivi (escluse le versioni in inglese de La torre di Babele e Cantautore) preludono al momento più fortunato della carriera di Edoardo Bennato, che produce un altro disco ispirato a una favola, quella di Peter Pan, che affianca Burattino senza fili. L'album è Sono solo canzonette, titolo che riassume il pensiero dell'autore.

    Ma, con qualche giorno di anticipo, senza aver comunicato la cosa né ai giornalisti né al pubblico, e tantomeno ai media, esce Uffà! Uffà!, disco irriverente anche per i contenuti folli e dissacratori di cui è ricco, nel quale sembra prevalere un'ispirata componente di divertimento e di distacco dal politicamente corretto che dà a Edoardo la possibilità di prendere e prendersi in giro con grande libertà e ironia. Non manca l'impegno sociale, almeno nel brano che dà il titolo al disco: una rabbiosa quanto magistrale incursione addirittura nel punk-rock, con testo a sfondo ecologico in cui 'Edo' tenta di spiegare quanto siano ridicole le ragioni delle guerre per il petrolio. È un album pensato sempre in chiave ironica e autoironica, senza mai eccedere nell'insulto, nello sberleffo, e tantomeno nella volgarità (eccetto lo sputo di protesta annunciato, proprio al termine dell'ultima canzone Uffà! Uffà).

    Pochi giorni dopo l'uscita di Uffà! Uffà, prendendo in contropiede il pubblico, critica, giornali e televisioni che in quel periodo lo tallonavano e che avevano ascoltato il disco non capendo come mai la canzone presentata precedentemente in televisione non vi comparisse, viene finalmente distribuito Sono solo canzonette. La favola di Peter Pan è il pretesto per sottolineare ancora una volta che il modo di pensare e di agire delle cosiddette persone serie, rispettate, consapevoli, equilibrate, colte, istruite, spesso sconfina nell'arroganza e nella presunzione e non riesce a soddisfare l'istinto di libertà e fantasia che è dentro ogni persona. Il brano L'isola che non c'è è quello maggiormente ispirato. Si sviluppa da una frase ricopiata testualmente dalla fiaba e accompagnata da un arpeggio di chitarra acustica che poco per volta viene affiancata da una chitarra a 12 corde, dal contrabbasso e da un leggero tappeto di tastiere, fino alla climax creata da un assolo di armonica a bocca: un piccolo manuale di rock popolare che sottolinea un testo di altissimo valore poetico ed evocativo. Altri brani si muovono tra il rock e la musica lirica, tra echi rinascimentali e swing, tra sintetizzatori e ciaramelle, fino a quello che forse può essere considerato il manifesto spirituale dell'autore[36]: "sono solo canzonette, non mettetemi alle strette"; in mezzo a tanti che coltivano la propria immagine di filosofi e di santoni, Edoardo Bennato confessa di non avere risposte da suggerire agli adepti. Il successo è notevole, i concerti dell'artista napoletano richiamano decine di migliaia di persone e Bennato riesce, il 19 luglio 1980, primo tra gli italiani, a riempire lo stadio milanese di San Siro con più di sessantamila persone, oltre ad avere il pienone negli stadi di tutta Italia, partendo con le sessantamila persone accorse al San Paolo di Napoli e con le 50.000 del Comunale di Torino, totalizzando in totale mezzo milione di persone in tredici date.

    Durante il tour viene registrato un programma televisivo in due puntate, ...e invece no...e invece sì - Pensieri, parole, musica e dubbi di Edoardo Bennato, curato da Gianni Minà, con alcune canzoni tratte da vari concerti (in particolare da quello di Milano) ed interviste al cantautore ed ai suoi collaboratori, trasmesso il 13 e il 21 maggio 1981 su Raidue; nel 2007 il programma è stato pubblicato su DVD con il titolo Invece no - Invece sì.

    Nel 1984 viene pubblicato il primo disco dal vivo, il cui titolo È goal è preso dall'inedito che ha fatto anche da sigla per quella stagione al rotocalco televisivo La domenica sportiva. Riprendono l'energia e le sonorità degli spettacoli dal vivo brani storici come La Torre di Babele, Cantautore (che già era nata live), Un giorno credi, oltre a portare su un album due brani dei recenti singoli, sia Nisida, sia Canta appress'a nuje, anch'essa incisa "sul palco".

    Nel 1985 esce il parzialmente deludente Kaiwanna, il disco di rottura con la propria tradizione musicale, ricco di suggestioni elettroniche, completamente privo dei suoni acustici che avevano caratterizzato gran parte delle produzioni precedenti e logica conseguenza delle considerazioni che lo Specchio delle mie brame aveva suggerito: il computer domina incontrastato, accanto a chitarre rigorosamente elettriche e a un uso molto esteso delle tastiere elettroniche. Tuttavia le vendite, in diminuzione rispetto al disco precedente, causano la rottura del contratto con la Dischi Ricordi, e Bennato passa alla Virgin Dischi.

    OK Italia esce nel 1987 e prosegue nella proposizione di un suono assolutamente slegato dalla genuinità elettro-acustica del passato; il lavoro gode di un buon successo commerciale, trainato dal brano che dà il nome all'album e dal relativo video, dove compaiono quali protagonista Miss Italia 1984 Susanna Huckstep e come comparsa una giovane Simona Tagli. Fa seguito nello stesso autunno un doppio disco dal vivo intitolato semplicemente Edoardo, cui segue un mini LP pubblicato nell'estate seguente, Il gioco continua, realizzato con l'amico Tony Esposito. Contiene due cover, due brani già editi, e la versione studio di Chissà chissà, registrata prima solo nel doppio dal vivo.

    Un buon successo commerciale è ottenuto anche nel 1989 da Abbi dubbi, che, grazie al brano Viva la mamma, può essere considerato l'ultimo successo discografico di Edoardo Bennato.

    Nel 1990 ha inciso in coppia con Gianna Nannini il brano Un'estate italiana, inno ufficiale in lingua italiana dei mondiali di calcio Italia '90, la cui versione in lingua inglese, To be number one è composta da Giorgio Moroder, di cui hanno scritto il testo e curato l'arrangiamento. Tra gennaio e settembre, con qualche intervallo, Notti magiche risulterà il singolo più venduto in Italia e, storicamente, l'ultimo 45 giri a ottenere un massiccio riscontro commerciale prima della sua sparizione dal mercato discografico.....

    Il 2015 si apre con una notizia tragica per la musica pop italiana e per Edoardo Bennato, la prematura scomparsa del cantautore e chitarrista blues Pino Daniele, colto da improvviso malore. Edoardo Bennato, intervistato da più televisioni nazionali per ricordare l'amico scomparso (sono entrambi napoletani), ha ricordato lo scambio di sms di qualche giorno prima con cui lui e Pino si sono scambiati gli auguri di Buon Natale e ha improvvisato, dedicandola all'amico, una strofa di "Pronti a salpare", un nuovo brano inedito che dovrebbe dare il titolo al nuovo album.

    Intanto, uno dei sogni dell'artista prende forma grazie alla decisione del comune di Napoli di destinare l'area ex-Nato di Bagnoli ad uno spazio culturale per i giovani musicisti: l'Accademia Bennato.

    Il 1º e l'8 aprile 2015 è special coach nel programma The Voice of Italy per la squadra di Piero Pelù.

    In un'intervista a Repubblica del 26 luglio 2015, Bennato ha annunciato l'uscita del nuovo disco "Pronti a salpare" a ottobre 2015 edito da Universal Music Italia, preceduto da un singolo che verrà pubblicato a settembre 2015.

    Il singolo che è stato pubblicato il 25 settembre 2015 si chiama Io vorrei che per te.

    Il 23 ottobre 2015 esce Pronti a salpare, nuovo album dalla decisa impronta rock-blues, prodotto da Orazio Grillo (Brando), edito da Universal Music Italia. Il disco, dedicato a Fabrizio De André (brano Pronti a salpare) a Enzo Tortora e Mia Martini (La calunnia è un venticello) contiene 14 brani di cui 11 di nuova produzione, 2 rieditati (Povero Amore, Zero in condotta) e uno uscito nel 2011 solo come singolo (La mia città). Il nuovo lavoro è stato accolto favorevolmente dalla critica, un ritorno alla grande dopo 5 anni dall'ultimo disco di inediti, anni in cui Bennato ha cercato con non poche difficoltà una casa discografica disposta alla pubblicazione del nuovo lavoro, di cui ha iniziato a parlare nel 2012. L'ultima canzone del disco (Non è bello ciò che è bello) è un brano rossiniano scritto in origine per Luciano Pavarotti ma mai cantato dal maestro.



    fonte: wikipedia.org



    Pronti a salpare

    Via da quei luoghi comuni verso luoghi eccezionali
    pronti a salpare
    Non c’è niente di scontato tutto è ancora da scontare
    pronti a salpare
    Contro il rischio di condanne condannati a rischiare
    pronti a salpare
    Senza falsi documenti come autentici emigranti
    pronti a salpare... pronti a salpare
    Niente rotte regolari solo porti alternativi
    pronti a salpare
    Niente orari per gli arrivi niente luci niente fari
    pronti a salpare...
    Non appena si alza il vento prima che si alzi il mare
    pronti a salpare
    Verso terre sempre verdi prima che sia troppo tardi
    pronti a salpare... pronti a salpare
    Raffaele predicava in tempi non sospetti
    che il rock è un sentimento che appartiene a tutti
    e appartiene certamente a chi sa navigare in alto mare.
    Mare bianco dei crociati mare nero dei pirati
    pronti a salpare
    Senza tanti complimenti pagamento in contanti
    pronti a salpare
    Senza farsi troppi conti sulla barca sono in tanti
    pronti a salpare
    Sulla via della speranza non ci si può disperare
    pronti a salpare...
    Raffaele lancia ancora le sue onde radio
    e inonda di rock il Mediterraneo
    e se ne va con chi è destinato a navigare in alto mare
    E se i tempi son cambiati resta il mondo da cambiare
    pronti a salpare
    E anche noi privilegiati del sistema occidentale
    pronti a salpare... pronti a salpare



    Estratto dal nuovissimo album omonimo uscito il 23 ottobre 2015, 'Pronti a salpare' è una ballad folk/rock nella quale Edoardo torna a parlare dell'odissea di chi senza più alcuna scelta è pronto a scappare e salpare dal proprio paese per una vita migliore; un monito che non riguarda solo il sud del mondo ma investirà sempre più il ricco Occidente se non daremo forma a cambiamenti sostanziali.


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    Formula 1: test Barcellona, chiusa prima giornata, stop Ferrari.

    Si blocca la Rossa di Raikkonen, Hamilton simula gran premio. Un problema tecnico alla Ferrari ha bloccato per circa due ore nel pomeriggio il lavoro Kimi Raikkonen sulla pista catalana del Montmelo', dove si è chiusa la prima giornata dell'ultima sessione di test pre-stagionali della Formula 1. Quasi al termine della prima delle quattro ore di prove pomeridiane, la sua SF16-H si è fermata all'uscita della pit lane - imponendo una nuova bandiera rossa dopo quella esposta in mattinata per lo stop di Fernando Alonso con la McLaren - ed è stata portata ai box dove è rimasta per circa due ore prima di essere ricondotta in pista dal finlandese. In tutto, Raikkonen ha completato una settantina di giri, con il quarto tempo complessivo (1'24''836 ottenuto in mattinata), il migliore con le gomme medie. Il più veloce finora è rimasto Nico Rosberg (1'23''022 della mattina), mentre nel pomeriggio il volante della Mercedes è stato preso da Lewis Hamilton che con le medie ha fatto segnare il sesto tempo assoluto (1'25''051). Il campione del mondo è stato impegnato in una simulazione di Gran Premio, mantenendo un ritmo molto costante su una settantina di giri. Alle spalle del tedesco, sempre con gomme soft, si sono classificati Valtteri Bottas con la Williams (1'23''229) calzata ultrasoft e Fernando Alonso con la McLaren (1'24''735, soft). Tra Raikkonen ed Hamilton si è piazzato il russo Kvyat su Red Bull (1'25''049).
    (Ansa)




    Manchester City vince Coppa di Lega.
    A Wembley Liverpool battuto ai rigori. Decisive parate Caballero. Wembley è ancora amaro per Jurgen Klopp, allenatore che nel 2013, alla guida del Borussia Dortmund, nello stadio londinese perse la finale tutta tedesca, contro il Bayern, della Champions League. Ora, con il Liverpool, Klopp ha perso la finale della Coppa di Lega inglese in cui il Manchester City ha battuto i Reds ai rigori. Eroe della partita è stato il 'portiere di Coppa' Willy Caballero, riserva in campionato ma titolare dei Citizens, al posto di Hart, in questa competizione, che ha parato tre tiri dal dischetto.

    Il penalty decisivo è stato trasformato da Yaya Tourè. La Coppa di oggi è il quinto trofeo vinto dal Man City da quando il proprietario della società è diventato lo Sceicco Mansour bin Zayed bin Sultan Al Nahyan, membro della famiglia reale di Abu Dhabi. Nei tempi regolamentari la partita era finita 1-1, con il City che era andato in vantaggio con Fernandinho, aveva poi sprecato una varie occasioni ed era stato raggiunto all'83', quando il Liverpool aveva segnato con Philippe Coutinho.
    (Ansa)




    Monterrey, subito fuori la Schiavone.
    Nella notte in campo Errani contro la slovacca Rybarikova. Esordio amaro per Francesca Schiavone nel torneo Wta International di Monterrey, in Messico. La 35enne milanese, numero 97 del ranking mondiale, rientrata tra le top 100 all'indomani del successo di Rio de Janeiro di dieci giorni fa, ha ceduto nella gara d'esordio per 6-3 7-6(5), in poco più di un'ora e mezza di partita, alla belga Kirsten Flipkens, numero 73 del ranking mondiale. La 30enne di Geel si è così aggiudicata il quinto confronto su sette con l'azzurra.
    Francesca può recriminare per un vantaggio non sfruttato di 4-1 nel secondo parziale e di 5-3 nel successivo tie-break.
    Nella notte italiana primo impegno per Sara Errani: la 28enne romagnola, numero 17 Wta e prima favorita del seeding, debutta contro la slovacca Magdalena Rybarikova, numero 88 del ranking mondiale (l'azzurra è avanti per 3-2 nei precedenti).
    (Ansa)

    (Gina)



    BALLANDO!!!




    FEMMINILE E TONICA CON LA DANZA DEL VENTRE







    Danzare per se stesse
    Vivere bene la propria femminilità è una questione di equilibri delicati, che coinvolgono la postura, l'autostima e la percezione del proprio corpo. Non in tutte le fasi della vita e non tutte le donne vivono bene il rapporto con il proprio corpo, ma la danza del ventre può rivelarsi un valido alleato per rimuovere alcuni blocchi e sciogliere alcuni "nodi", psicologici o muscolari che siano.

    Niente preconcetti
    Dimenticate l'immagine "occidentale" che avete della danza del ventre: niente è più lontano dallo spirito reale di questa disciplina di quelle esibizioni create appositamente ad uso e consumo di un pubblico maschile! Anzi la danza del ventre è una pratica che ha ben poco a che fare con la provocazione e la sensualità, e molto invece con la dimensione femminile vissuta in un gruppo di sole donne. Si tratta infatti di una danza che nacque secoli fa, per invocare la fertilità della terra o per celebrare una nascita. La dimensione di gruppo è perciò fondamentale in questa disciplina: la presenza di altre donne vi aiuterà.

    Addome e schiena ok!
    Quali sono le aree che traggono maggiore beneficio dalla danza del ventre? Ovviamente fianchi e pancia, ma anche le spalle. I muscoli del tronco vengono tutti sollecitati ma in particolare viene attivata la zona del perineo, ovvero i muscoli del pavimento e della cavità pelvica, che escono rafforzati da questa attività.
    Inoltre, come in tutte le danze, la posizione da tenere è quella eretta e il miglioramento della postura diventa così una positiva conseguenza. E qui l'integrazione tra l'aspetto fisico e quello psicologico è completo: una postura più eretta porta la donna ad un atteggiamento più sicuro di sé, più consapevole e aperto al mondo. Come effetti secondari non vanno sottovalutati il miglioramento della circolazione sanguigna nella zona pelvica, dalla quale viene favorito anche il transito intestinale.

    Relax...
    Se da un lato la danza del ventre è come abbiamo visto un'attività fisica impegnativa che sollecita una serie di muscoli, dall'altro non c'è dubbio che un effetto di profondo relax si impossessi di chi la pratica, per una serie di motivi ben precisi. Primo: la musica sulla quale si danza è solitamente suonata da un unico strumento e questa monostrumentalità, insolita nelle musiche occidentali, aiuta il rilassamento. Secondo: la disposizione del gruppo, in cerchio, sollecita la percezione di un movimento lento e continuo, senza fine, naturalmente rilassante.


    fonte:www.donnad.i


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    FASHION. MODA E STILE
    NEGLI SCATTI DI NATIONAL GEOGRAPHIC



    Dal 04 Febbraio 2016 al 02 Maggio 2016



    Il modo in cui ci vestiamo, il nostro aspetto, dicono molte cose, sussurrano o strillano. Raccontano la condizione economica, sociale, politica. Suscitano commenti eruditi di sociologi e antropologi, per non parlare della stampa specializzata, che si pronuncia ogni stagione a ogni cambio di orlo. I vestiti provocano, irritano, seducono. Parlano di effimero ed eterno. Bisbigliano formule magiche...
    Cathy Newman
    La galleria immagini della mostra a Palazzo Madama di Torino
    Palazzo Madama presenta, dal 4 febbraio al 2 maggio, FASHION, una nuova grande mostra fotografica ideata e prodotta da National Geographic Italia.
    62 immagini di grande formato, realizzate da 36 maghi dell’obiettivo tra cui Jodi Cobb, Alexander Graham Bell, Chris Johns, Stephanie Sinclair, Robin Hammond, Ed Kashi, Cary Wolinski, Reza, William Albert Allard, Eliza Scidmore, Steve Raymer, David Alan Harvey, Joseph Rock offrono un’affascinante prospettiva globale sul significato storico e culturale dell’abbigliamento e dell’ornamento e su ciò che ruota intorno al concetto di stile.

    Un concetto che in principio nacque da un istinto antico, di decorare il corpo, di apparire belli, o diversi, di dichiarare un senso di identità. Qualcuno dice che la moda da sempre esprime al tempo stesso l’effimero e l’eterno, e definisce un’appartenenza sociale, economica, politica, religiosa.
    In questa prospettiva il percorso in mostra, attraverso accostamenti sorprendenti e apparentemente stravaganti, illustra come le passerelle della moda di Milano e Parigi hanno molto più in comune di quanto si possa pensare con le praterie dell’Oregon, le foreste pluviali di Papua Nuova Guinea, i villaggi africani, i templi giavanesi.

    FASHION arricchisce con un nuovo capitolo il filone delle mostre fotografiche che ormai da qualche anno Palazzo Madama accoglie nella suggestiva Corte Medievale e costituisce la seconda tappa, dopo Women of Vision del 2014, della partnership tra la Fondazione Torino Musei e National Geographic Italia. Una collaborazione che affianca l’immagine dei musei a un marchio internazionale che da 128 anni è testimone autorevole dei grandi cambiamenti del mondo.

    Tra i fotografi in mostra: Clifton R. Adams, William Albert Allard, Stephen Alvarez, James L. Amos, Alexander Graham Bell, Horace Brodzky, John Chao, Jodi Cobb, Greg Dale, Mitch Feinberg, Georg Gerster, Robin Hammond, David Alan Harvey, Chris Johns, Beverly Joubert, Ed Kashi, Keenpress, Lehnert & Landrock, Mrs. Mary G. Lucas, Horst Luz, Luis Marden, Pete McBride, Charles O’Rear, Randy Olson, Steve Raymer, Roland W. Reed, Reza, J.Baylor Roberts, Joseph F. Rock, Eliza R. Scidmore, Stephanie Sinclair, Tino Soriano, Maggie Steber, Anthony B.Stewart, Amy Toensing, Maynard Owen Williams.
    (www.arte.it)




    FESTE e SAGRE





    CURIOSITA' STORICHE


    SEGRETI VATICANI SVELATI


    Gli 84 km di scaffali dell’Archivio segreto vaticano conservano trattati, documenti, lettere e progetti papali che coprono oltre 800 anni di Storia. L’aggettivo “segreto” risale al 1610. All’epoca voleva dire “personale, privato” cioè affidato al SECRETARIUS del re. L’archivio segreto fu aperto agli studiosi da Leone XIII nel 1881. Ma solo per i documenti datati fino al 1815.

    1246 L’ORDINE DEL GRAN KHAN


    Era il sovrano dell’Impero più vasto del mondo, quello mongolo. Era dunque naturale, dal suo punto di vista, rivolgersi al papa – sovrano del piccolo Stato della Chiesa – senza alcuna deferenza, chiedendo anzi di fare atto di sottomissione. Il mittente era il gran Khan Guyuk (1206-1248), il destinatario papa Innocenzo IV (1195-1254). La Missiva era la risposta all’ambasciata portata in Mongolia dal frate francescano Giovanni di pian del Carpine, nella quale il pontefice chiedeva all’imperatore mongolo di fermare le scorrerie contro i Paesi cristiani. Pian del Carpine era partito nel 1245 e dopo un viaggio interminabile (15 mesi, percorrendo circa 60 km al giorno a piedi e a cavallo) era giunto a Karakorum, capitale mongola. Ma la risposta ripartita con lui non era molto incoraggiante. Nel documento, scritto in lingua mongola (ma con un preambolo in turco) e in caratteri arabi, il gran Kahn (titolo imperiale traducibile con “signore oceanico”) dice tra l’altro: “ Questo è un ordine inviato al papa affinché lo conosca e lo comprenda [..] Tu in persona alla testa dei re, tutti insieme, senza eccezioni, venite a offrirci servigi e omaggi. In quel momento noi conosceremo la vostra sottomissione. E se voi non osserverete l’ordine di Dio e contravvenite ai nostri ordini, non vi saremo nemici [..]” Il papa ignorò “l’ordine”, ma la guerra non ci fu. Anzi, pochi decenni dopo, i cristiani si allearono con l’impero mongolo contro un nemico in comune: i sultani d’Egitto.

    1360 UNA DISPENSA PAPALE PER BOCCACCIO


    Essere un grande poeta qualche volta aiuta. Giovanni Boccaccio a un certo punto delle sua esistenza, dopo la metà del ‘300, decise di abbandonare la vita mondana che aveva condotto fino ad allora. I suoi incarichi diplomatici come ambasciatore del Comune di Firenze e la riflessione su tematiche politiche e spirituali, insieme alla frequentazione del devoto collega Francesco Petrarca e alle difficoltà economiche, lo avevano convinto agli Ordini minori. Ma c’era un problema: il diritto canonico escludeva che un figlio illegittimo potesse accedere alla vita ecclesiastica. E Bocaccio, pur essendo stato riconosciuto dal padre mercante, era appunto nato fuori dal matrimonio. Il problema poteva essere risolto solo con una dispensa pontificia. Che arrivò da Avignone il 2 novembre 1360. Nel documento, redatto in latino, si scopre che Boccaccio fu accontentato in pieno. Non solo vide rimosso l’impedimento (nel testo chiamato “defectus natalium”) ottenendo di poter accedere a tutti gli ordini religiosi, ma poté anche godere di un beneficio ecclesiastico (una rendita) proprio come aveva chiesto per sopperire ai problemi economici. Boccaccio prese così gli ordini minori entrando nel clero come chierico e trascorrendo gli ultimi anni della sua vita in una sorta di ritiro spirituale a Certaldo (Firenze), tra studi filologici e umanistici.


    1494 CARO PONTEFICE PADRE…


    A leggerla potrebbe sembrare una delle tante lettere scritte dalle nobildonne del Rinascimento ai loro capi padri. Ma se il babbo destinatario è un pontefice, le cose cambiano. Se poi il papa in questione è Alessandro VI (al secolo Rodrigo Borgia) e la figliola fa di nome Lucrezia, la missiva assume ancora più peso.Lucrezia Borgia scrisse al padre, uno degli uomini più potenti e corrotti del suo tempo, da Pesaro il 10 giugno 1494. La fanciulla che aveva 14 anni, era appena giunta nella cittadina con il marito Giovanni Sforza, sposato per opportunismo politico l’anno prima. Del resto, la sua era una famiglia di larghe vedute: ad accompagnare la coppia a Pesaro c’era anche Giulia farnese, una delle amanti di Alessandro VI. Nella lettera, dopo aver riferito al padre dell’ottima accoglienza ricevuta, Lucrezia esprime la sua preoccupazione per la situazione romana. Le famiglie Colonna e Sforza sembravano infatti a stringere un'alleanza con il re di Francia Carlo VIII. Preoccupazione eccessiva, visto che l'anno dopo papà Borgia avrebbe lasciato libero il passo alle armate francesi in marcia verso Napoli, dal momento che Carlo non aveva alcuna intenzione di deporlo.
    La lettera, inoltre, è un interessante documento linguistico. E' scritta in "volgare", l'italiano antico, e non in latino. E' una testimonianza della diffusione della nostra lingua nell'alta società rinascimentale.
    (tratto da Focus Storia, 2014)

    (Gabry)





    SAPEVI CHE!!!!




    Mangiare cioccolato fa bene al cervello: lo studio


    shutterstock_326094179-660x350


    DI JESSICA RIVADOSSI

    Le molteplici proprietà benefiche del cioccolato sono ormai note da tempo, ma secondo un nuovo studio condotto da dei ricercatori della University of South Australia l’alimento tanto amato dai più golosi sarebbe anche un toccasana per il proprio cervello.

    Pubblicato sulla rivista Appetite, secondo i risultati il cioccolato potrebbe essere in grado di potenziare le funzioni cognitive. Il segreto? Si troverebbe nei flavonoidi, noti antiossidanti che possiedono benefici anche per la salute cardiovascolare oltre che andare a migliorare il corretto funzionamento del fegato, del sistema immunitario e dell’apparato circolatorio.

    Per arrivare alle conclusioni i ricercatori sono partiti dal Maine-Syracuse Longitudinal Study (MSLS): questo ha coinvolto un totale di 968 persone di età compresa tra i 23 e 98 anni. Questi a loro volta sono stati seguiti per circa 30 con l’obiettivo di verificare se vi fossero degli effetti a lungo termine sulle funzioni cognitive legate al consumo di cioccolato. I partecipanti sono stati quindi monitorati (specie le condizioni a livello vascolare, stile di vita e alimentazione) e sottoposti a una serie di test (circa la memoria visiva, di lavoro e verbale): questo per andare ad analizzare come le facoltà cognitive varino a seconda del consumo di cioccolato.

    Dai risultati è emerso un miglioramento circa la memoria spazio-visuale e organizzativa e del ragionamento astratto e per questo motivo i ricercatori sono giunti alla conclusione che, un consumo regolare di cioccolato (ma sempre senza esagerare) potrebbe andare a migliorare le prestazioni cognitive andando a rallentarne il suo cognitivo (in genere dovuto anche all’età).

    Se bene non sia ancora chiaro cosa faccia scaturire questi benefici, gli effetti sarebbero stati registrati dopo il consumo settimanale di qualsiasi tipo di cioccolato.


    fonte;http://salute.leonardo.it/


    (Lussy)





    salute-benessere
    foto:aquariuscom.it

    Salute e Benessere



    Porretta-Terme
    foto:termediporretta.it


    Terme di Porretta


    Le Terme di Porretta, grazie alla ricchezza delle sostanze minerali disciolte nelle sue acque, vantano un fattore distintivo rispetto a molte stazioni termali.

    Utilizzano, infatti, le proprietà salutari di diverse fonti e i preziosi attributi di sorgenti benefiche: sulfuree, ricche di idrogeno solforato, e salsobromojodiche, copiose di oligoelementi, sale e iodio.

    La complessità del patrimonio idrominerale delle Terme di Porretta consente quindi un ventaglio di trattamenti e cure termali generosissimo, in grado di trattare le patologie più diverse. Inoltre, un comitato scientifico d’eccellenza, che annovera al suo interno illustri specialisti della medicina italiana, garantisce protocolli di cure termali seri, testati e realmente efficaci.

    Le Terme di Porretta sono classificate “1° livello Super” dalla regione Emilia Romagna e questo comporta l’impegno continuo degli operatori affinché ogni ospite, previo parere e prescrizione del proprio medico, possa usufruire di un benefico ciclo di terapie termali a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Inoltre, i medici e gli specialisti termali potranno offrire consulenze mirate e gratuite, individuando i protocolli di cura e i trattamenti più idonei rispetto alle esigenze di salute di ciascun ospite.


    Piscina_HE
    foto:whotels.it


    Dalle fonti delle Terme di Porretta sgorgano acque sia sulfuree che salsobromojodiche, con caratteristiche che le rendono eccezionali.
    Sono acque in cui la concentrazione di elementi, indispensabili per il corretto funzionamento del nostro organismo, è particolarmente elevata.
    Questo fa sì che le acque termali delle Terme di Porretta siano molto efficaci per la cura, la prevenzione e la riabilitazione dell'apparato respiratorio, di quello locomotore e del sistema vascolare periferico, per la cura della sordità rinogena, di affezioni gastroenteriche, delle affezioni dermatologiche e di alcuni disturbi ginecologici.

    Le acque salsobromojodiche

    Affiorano dal terreno nella parte alta del paese, sotto l'albergo Terme, nella stessa zona ove sono stati effettuati i ritrovamenti archeologici delle vecchie terme romane.
    Sono acque che nella loro composizione ricordano l'acqua di mare. I costituenti fondamentali sono il cloruro di sodio, il sodio, il bromo e lo iodio.
    Gli effetti sull' organismo sono molteplici. Tra i principali ricordiamo gli effetti sul sistema nervoso centrale che inducono calma e lieve sedazione, l' azione antinfiammatoria sui tessuti, l' azione antisettica su cute e mucose, la stimolazione della secrezione di numerosi ormoni oltre ad effetti specifici generali e sui vari organi dipendenti anche dai mezzi di applicazione delle acque.
    Importanti sono anche gli effetti legati alla temperatura di applicazione delle cure come l' aumento della soglia del dolore e l' aumento della circolazione a livello locale.

    Le acque sulfuree

    Il principio attivo di queste acque è un gas, l' idrogeno solforato, attraverso il quale lo zolfo esercita le sue azioni benefiche tra cui vanno ricordate quella sedativa ed antispastica, quella fluidificante sulle mucose, lo stimolo alla produzione di anticorpi di superficie con azione protettiva sia sulle riacutizzazioni delle malattie dell' apparato respiratorio sia contro le allergie.
    Non vanno poi dimenticati gli effetti sulla pelle: l' azione favorente la caduta degli strati superficiali di cellule vecchie o malate e di stimolo alla crescita degli strati cellulari più profondi.

    Storia delle Terme di Porretta

    Le Terme di Porretta hanno oltre 2000 anni e la leggenda narra che fu grazie ad un bue ammalato, ormai incapace di reggere l'aratro e lasciato libero dal suo padrone, che vennero scoperte le proprietà delle acque: il bue, in uno dei suoi peregrinaggi, si dissetò alla Fonte termale e ritrovò il suo vigore. Da allora il bue guarito, è l'emblema delle Terme di Porretta.
    Ubicata nell'Appennino Tosco-Emiliano a circa 400 metri sul livello del mare, Porretta, e' raggiungibile risalendo la valle del Reno. La storia della stazione termale di Porretta è ultramillenaria vastissima e molto articolata.
    Per quanto riguarda l'epoca antica la maggior parte delle informazioni si desume indirettamente da scritti e resoconti di studiosi che nei secoli precedenti se ne sono occupati: dai testi si possono estrapolare dati e notizie su vestigia di epoca classica scoperte nelle vicinanze delle sorgenti termali dei Bagni della Porretta che ci tramandano notizie sull'esistenza e l'antichità d'uso delle acque curative in questa zona.
    Abbiamo però anche una fonte diretta a testimonianza dell'esistenza di sorgenti termali almeno dall'età romana: si tratta del famoso mascherone raffigurante il volto di un leone, oggi simbolo delle Terme di Porretta. Questa effigie di marmo recuperata nel 1888 lungo il greto del Rio Maggiore viene fatta risalire al primo secolo della nostra era.
    I secoli dell'Alto Medioevo non ci hanno tramandato alcun documento storico, né archeologico, né scritto, che ci informi sulle terme porrettane.
    Solo a partire dal XII secolo, Porretta e le sue terme cominciano ad essere citate in numerosi documenti, e dalla seconda metà del Trecento si intensifica in maniera sempre maggiore l'interesse per i bagni, soprattutto da parte del potere politico bolognese. Allo stesso periodo risale la costruzione dei primi alberghi comunitari e comincia a prendere forma l'attuale centro abitato con il nome di Bagni della Porretta.

    Terme nel medioevo

    La fama di Porretta e delle sue terme nel campo della sterilità femminile era tale che il famoso mercante pratese Francesco di Marco Datini nel 1387 ne scrive in alcune lettere comprese nel suo epistolario commerciale.
    Perfino Niccolò Machiavelli le cita ne "La Mandragola" (Atto I - Scena II).
    I secoli XV e XVI videro accrescere l'interesse di Principi e Signori italiani del Rinascimento per le terme di Porretta. Basti ricordare Lorenzo il Magnifico, Bianca Cappello moglie di Francesco I de' Medici, il Cardinale Francesco Gonzaga che aveva al suo seguito il celebre pittore Andrea Mantegna, Giovanni Sforza Visconti primo marito di Lucrezia Borgia.

    Le terme nell'era moderna

    Dal XVI al XVIII secolo si sviluppa il metodo sperimentale che, con l'Illuminismo, invade tutti i campi del sapere e si rifletterà sulle conoscenze più o meno empiriche che allora si avevano sulle acque minerali e sul loro meccanismo d'azione.
    Questo periodo per le terme di Porretta coincide con il governo della contea dei Ranuzzi, durante il quale assistiamo ad un ulteriore sviluppo delle terme con la conseguente commercializzazione delle acque e dei sali da esse ricavati.
    Le cure termali sono ancora, in questo periodo, privilegio di pochi e l'accesso a Porretta è ostacolato dall'inaccessibilità dei luoghi e dall'insufficiente ricettività alberghiera.
    La Signoria dei Ranuzzi terminò con la Rivoluzione Francese, quando Porretta divenne parte dell'Impero Napoleonico, per passare poi sotto lo Stato Pontificio nel 1814 e nel Regno d'Italia nel 1859.
    La prima grande via di comunicazione della Vallata del Reno è stata la Ferrovia Transappenninica.
    Prima della sua realizzazione infatti lo sviluppo del territorio ed in particolare di Porretta è stato condizionato dalla mancanza di collegamenti adeguati e sicuri con le principali città dell'Emilia e della Toscana.
    La Statale 64 Porrettana fu terminata solo nel 1847 dopo trent'anni di lavori, non riuscendo però a soddisfare le necessità del viaggiatore dell'epoca a causa della scarsa sicurezza e dell'incertezza sulla durata del viaggio.
    Dopo una serie di controversie nel 1851 il Governo Austriaco, i Ducati di Parma e Modena, il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio sottoscrivevano una convenzione per la costruzione della Ferrovia, denominata "Strada ferrata dell Italia Centrale", che collegava Piacenza a Pistoia; il tratto Bologna - Bagni della Porretta - Pistoia venne iniziato nel 1856.

    Fino a quel momento non era mai stata realizzata in Italia un'opera di tale portata: basti pensare che nel tratto in questione la linea è caratterizzata dalla presenza di ben 47 gallerie su un percorso di 133 chilometri. I lavori vennero affrontati con grande velocità e nel 1863 la nuova linea ferroviaria veniva inaugurata a Bagni della Porretta da Vittorio Emanuele II e l'anno successivo veniva aperta al traffico regolare.
    La stazione di Porretta divenne così uno scalo di primo piano a livello nazionale, passaggio obbligato nel collegamento tra l'Italia Centrale e Settentrionale.
    La Ferrovia ha contribuito in modo determinante allo sviluppo economico e sociale delle popolazioni della Valle del Reno, rompendo il loro antico isolamento.
    Fra i progettisti a cui venne affidata la realizzazione della Ferrovia grande importanza ebbe l'ingegnere francese Jean Louis Protche a cui è dedicata l'attuale Piazza della Stazione di Porretta Terme.
    Il XIX secolo è il periodo del grande rinnovamento dell'idrologia, sia dal punto di vista dottrinario che pratico. In questo secolo le stazioni termali subirono una rivoluzione architettonica, con ricostruzioni maestose, spesso però senza rispettare le vestigia del passato. Si distrussero così importanti reperti, come successe anche a Porretta con la costruzione del nuovo stabilimento Leone-Bove, sorto sull'antico impianto termale.
    Le terme erano frequentate da un pubblico scelto, rappresentato dalla classe dirigente dell'epoca, la società borghese che vedeva nella cittadina termale, oltre a un'occasione di cura, anche un luogo di svago e villeggiatura. Per i Bagni della Porretta questo secolo rappresentò l'apice, con un afflusso di bagnanti mai realizzatosi nel passato.
    L'Ottocento coincise quindi con un periodo di grande sviluppo delle terme e di Porretta stessa, determinato, e a sua volta determinante per una serie di fenomeni: costruzione di nuove strade, ferrovie, nuovi stabilimenti, accresciuta collaborazione con la Facoltà di Medicina dell'Università di Bologna ...

    Il novecento

    Dopo l'Unità d'Italia l'afflusso dei curandi subì un netto e progressivo incremento. La fama delle proprietà terapeutiche delle acque termali porrettane si diffuse nella penisola e all'estero, a Porretta in quegli anni si tenevano numerosi convegni medici.
    I giornali dell'epoca nelle loro cronache parlavano spesso delle terme porrettane, cronache da cui uscivano spaccati di vita termale interessanti e particolari, ricchi sia di episodi curiosi come di avvenimenti importanti per la vita e lo sviluppo delle terme. Porretta era una stazione termale vivace e alla moda.
    Numerosi erano gli artisti lirici che vennero qui per ristorare e fortificare le loro preziose corde vocali con le cure inalatorie. Fra i tanti citiamo Adelina Patti, Gemma Bellincioni, Alessandro Bonci, Giuseppe Borgatti, Ezio Pinza, Toti Dal Monte, Gino Bechi.
    Nella seconda metà del Novecento il termalismo diventa un fenomeno di massa: oltre ai tanti letterati, pittori, artisti del canto che l'avevano deputata loro stazione termale ideale, insieme a tutta l'aristocrazia della cultura e dell'arte a Porretta cominciano a giungere migliaia di persone attratte dalla fama delle sue acque.

    Le origini del nome Porretta

    Una curiosità. Demetrio Lorenzini, farmacista, geologo e botanico, nato e vissuto a Porretta tra il 1834 e il 1910, autore della "Guida ai Bagni della Porretta", sosteneva che il nome Porretta deriva da "una misera parrocchia intitolata a Santi Nicolai di Poreda", nome anche di un antico castello già distrutto nella guerra fra i Bolognesi e quelli della Sambuca Pistoiese.


    Il Santuario della Madonna del Ponte

    MadP1-800x600-630x472
    foto:renonews.it

    Il culto legato alla devozione dell'immagine sacra della Madonna viene fatto risalire al 1249, epoca in cui venne sperimentata l'efficacia delle sorgenti termali della città.

    La prima costruzione era una Maestà la cui parete di fondo era costituita dalla roccia su cui era dipinta la Madonna.

    Presso il Santuario costruito tra 1578 ed il 1585 subito si verificarono molti eventi miracolosi documentati dai testi storici e dai numerosi ex voto conservati; il più noto è sicuramente quello avvenuto intorno al 1599, quando una quarantina di pellegrini, di ritorno dal Santuario, furono coinvolti nel crollo del ponte restando incolumi.

    Nel 1599 si decise di ricostruire in muratura il vecchio ponte in legno che collegava il Santuario con l'attuale Statale Porrettana in quel tratto scavata nella roccia.


    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...



    STORIE DI DOLCI

    "Dio ha inventato le api ed il miele:
    il diavolo….i pasticceri"

    IL PASTICCIOTTO



    Il pasticciotto è un dolce tipico della zona del Salento in Puglia. Questo dolce che ha contribuito a rendere famosa la tipica cucina salentina. La tradizio-
    nalità del prodotto è assicurata dalla provenienza locale delle materie prime e dal metodo di produzione che avviene secondo tradizioni familiari. E' stato scelto, e di conseguenza pubblicato, come "simbolo del Natale 2015" dal New York Times.
    Spennellato di albume d'uovo prima della cottura in forno, il pasticciotto raggiunge la sua tipica doratura ambrata e lucida. Va consumato ancora caldo per rendere al palato tutte le migliori peculiarità del suo sapore: il profumo della crema e la consistenza della pasta frolla appena sfornata. La pasta frolla deve essere rigorosamente lo strutto e non margarina o burro, in quanto all'epoca della sua nascita, alla fine del Settecento, i prodotti che venivano usati dai contadini e dalle massaie, erano quelli che si producevano in casa, uova, farina, latte, ed avendo maiali appunto lo strutto.È tipica abitudine dei salentini consumare questo dolce appena sfornato e ancora caldo durante le prime ore della giornata per la prima colazione.
    La città di Lecce lo ha riconosciuto come dolce tipico leccese ed è presente nell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali redatto dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (ai sensi dell'art. 8 del D.Lgs. 30 aprile 1998, n. 173).

    Oltre ad essere preparato nella sua classica forma di un piccolo tortino ovale, esiste anche nella forma di una torta rotonda, la torta pasticciotto che è molto simile alla torta basca, dolce tipico dei Paesi Baschi. Di questa torta esiste anche una variante napoletana, il pasticciotto napoletano che nel ripieno, oltre alla classica crema, è presente anche dell'amarena. Si trovano in commercio anche il pasticciotto profumato all'arancia, il pasticciotto con crema pasticcera e marmellata di amarene, il pasticciotto con crema al cioccolato e il pasticciotto nero di pasta folla al cacao con all'interno o crema gianduia o crema al cioccolato o crema pasticcera e pezzetti di cioccolato. Si dice che il pasticciotto al gusto di crema al limone fosse uno dei dolci preferiti del cantante Frank Sinatra. Il fatto è citato anche in una puntata del reality Il boss delle torte.
    Derivato del pasticciotto invece è il fruttone, il cui ripieno è di pasta di mandorle fresca e marmellata (di mele cotogne nella versione classica) e il tutto ricoperto da uno strato di cioccolato fondente. A differenza del pasticciotto, il fruttone va servito freddo.

    La prima fonte documentata che testimonia dell'esistenza del pasticciotto nella foggia corrente risale al 1707: come si scopre nell'archivio della Curia Vescovile di Nardò, nell'inventario redatto il 27 luglio 1707 in occasione della morte di Mons. Orazio Fortunato, tra le masserizie compaiono: «barchiglie di rame da far pasticciotto numero otto».
    Ma secondo la tradizione locale, la nascita del pasticciotto sembrerebbe risalire al 1745 a Galatina nella bottega pasticciera della famiglia Ascalone durante le festività di San Paolo. Dalla ricerca storica condotta da Zeffirino Rizzelli, ex sindaco di Galatina, un anonimo cronista del tempo narra che il pasticcere «si arrovella per trovare un qualche richiamo capace di attrarre soprattutto i forestieri» in occasione della festa del santo patrono. «Tra un dolcetto e una torta, piuttosto nervoso, Ascalone si ritrova un impasto e un po’ di crema» riporta Rizzelli «che non sono sufficienti a manipolare un altro pezzo. Decide allora di utilizzare quei resti ponendoli in un piccolo recipiente di rame e facendone una piccolissima torta alla crema». La sua creazione non gli riesce bene, il pasticcere è insoddisfatto per quel vero e proprio “pasticcio”, ma oramai decide di farlo cuocere. Così, una volta sfornato e pronto il dolce, lo regala a don Silvestro, il parroco del paese che come ogni mattina gli fa visita. Don Silvestro apprezza caldamente quello strano miscuglio, si complimenta con Ascalone e chiede di poterne avere altri per portarli in famiglia. Sorpreso e contento, il pasticcere promette di prepararglieli e da quel giorno si diffonde la voce dell’invenzione di quella prelibatezza e in breve tempo giunge a tutti i paesi limitrofi, portando a Galatina centinaia di golosi in cerca del «pasticciotto de lu Scalone».

    Si vocifera che, sua Santità Giovanni Paolo II dopo la visita pastorale del 1980 nella Terra D’Otranto, in occasione della sua tappa a Galatina, abbia così tanto apprezzato il sapore del Pasticciotto che, nell’arco del suo pontificato, più d’una volta a settimana il dolce di Andrea Ascalone veniva portato a Brindisi al mattino presto, e da lì col volo delle 6.00, partiva alla volta di Roma, e giungeva nella Città del Vaticano giusto in tempo per la colazione del Santo Padre.

    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    “Da questi fiori gialli come potrà mai nascere un vermiglio così vivido? La cognata Kyoko m'insegnò una triste leggenda: nei tempi passati cose come i guanti di gomma non c'erano, le fanciulle coglievano i fiori a mani nude e, pungendosi le dita con le spine, sanguinavano; quel sangue si diceva rendere ancora più intenso il colore rosso. Fanciulle che in tutta la vita non avrebbero messo del rossetto sulle labbra. Avevo come l'impressione di poterne sentire le voci astiose verso le sgargianti donne della capitale. Quando per ottenere un pugno di rossetto ci vogliono cinquecento libbre di questi petali: del rossetto puro, dal luccichio iridescente. Si dice che persino ai tempi valesse quanto l'oro.” ( da Pioggia di ricordi)


    IL CARTAMO


    Il Carthamus tinctorius L., noto con i nomi comuni di cartamo o zafferanone, è una pianta apparte-
    nente alla famiglia delle Asteraceae. Il suo nome Carthamus deriva dall’arabo kortum o dall’ebraico kartami significa colore e questo nome gli venne dato per le sue grandi proprietà tintorie.

    E’ una pianta spontanea e infestante, cresce selvatica sia in climi continentali che caldi o costieri; è una specie annuale, che giunge ad una altezza di 1-1,4 m; caratteristica per la spinosità delle foglie superiori e delle brattee fiorali . La radice è tipicamente fittonante, molto profonda (1-1,5 m). Il suo sistema radicale profondo permette al cartamo di sopravvivere in aree con poca umidità superficiale perché le radici possono raggiungere l’umidità e le sostanze nutritive situate anche ad una notevole profondità. Le sue foglie sono alterne quelle più alte sono provviste di spine, mentre quelle in basso sono oblunghe e inermi. Le infiorescenze portate all’apice dei fusti sono dei capolini costituiti da 20 o più fiori di un vistoso giallo arancio. Su una sola pianta se ne possono contare più di 100. Il cartamo si riproduce per impollinazione ad opera degli insetti. I frutti chiamati comunemente semi sono in realtà degli acheni lucidi, ovoidali, ricchi di olio, infatti ne contengono dal 40 al 45%.
    Di questa pianta si utilizzano i semi e i fiori. I semi per ricavare un olio molto apprezzato che contiene il 75% di acido omega 6 (acido linoleico) e vitamina K. L'olio di cartamo viene utilizzato per produrre margarine speciali vitaminizzate. Con i petali dei fiori, che una volta secchi diventano di un rosso vivo, si usa nelle vivande al posto del più caro zafferano.
    Si possono anche tingere le stoffe, infatti il cartamo è considerato pianta tintoria. Nei fiori vi è un pigmento colorante chiamato cartamina che dà, a seconda del procedi-
    mento utilizzato, il colore giallo o quello rosso. Coltivare il cartamo era diffuso sino a quando i colori sintetici non hanno sostituito quelli naturali.
    In Europa, la sua coltivazione è rimasta solo in Spagna e in Portogallo. Solo nel 1925 fu introdotta in America e si diffuse in Messico, in Venezuela e in Columbia. Oggi il maggior produttore di cartamo è l’India, seguono gli Stati Uniti e il Messico. Attualmente il cartamo ha importanza soprattutto come pianta oleifera.
    La sua polvere veniva usata per adulterare il più pregiato zafferano anche se questa pianta erbacea ha un gusto meno intenso e un aroma più leggero dello zafferano. Sono giustificati i nomi popolari che ricordano questa pratica: zafferanone, falso zafferano, zafferano bastardo, perché non solo veniva usata per falsificare lo zafferano ma era anche impiegata come sostitutivo nelle classi meno abbienti,era chiamata “lo zafferano dei poveri”. Questa spezia ha il potere di far coagulare il latte e rendere consistenti creme e budini.
    L’olio ha un colore rosso dorato ed è caratterizzato da un’elevata viscosità, il suo sapore ricorda quello della nocciola. Si impiega a crudo anche se può essere riscaldato leggermente.
    L'uso in pittura è piuttosto recente: si utilizza l'olio estratto dalla pianta per far essiccare lentamente i colori. Un vantaggio è che ammorbidisce e fluidifica i colori e viene raccomandato per colori bianchi e colori molto tenui o tonalità pastello. Viene usato come colorante nella fabbricazione di belletti e rossetti.
    Lo zafferanone viene utilizzato sia dall’antichità come pianta medicinale, è un erba amara che possiede ottime proprietà sudorifere, diuretiche e antipiretiche, utili per abbassare la temperatura del corpo in caso di febbre, raffreddore e stati influenzali in generale. Svolge un’efficace azione antinfiammatoria e antidolorifica, stimola la circolazione e l’attività del cuore. E’ indicato nella cura e nel trattamento dei disturbi del fegato, come epatite ed ittero.
    La tradizione popolare le associa le proprietà di prolungare vigore fisico, agilità mentale e attività sessuale. Nel Medioevo, alle persone non più giovani, si somministrava ogni giorno un infuso di cartamo e la stessa usanza è ancora in auge in India e in Africa.

    …storia…


    Il luogo d’origine del cartamo fu nel Mediterraneo orientale, in Pakistan e nel Nord Africa. Il progenitore del cartamo tinctorius pare che sia una specie selvatica che vive in una limitata zona desertica della Palestina e che porta il nome scientifico di Cartamo palestinus. Le prime prove dell’utilizzo di questa spezia sono in Siria e risalgono a un tempo remotissimo, 7.500 anni a.C. In Europa invece questa spezia fu in età neolitica circa 5.800 a.C. Non veniva coltivato ma, si usavano le specie selvatiche.
    Nell’antico Egitto il cartamo era noto e largamente commercializzato. Era impiegato per l’estrazione dell’olio e dei semi, usato per tingere le stoffe e come pianta officinale. Nell’antica Grecia e nell’antica Roma l’olio di cartamo acquistò una grande importanza . Apicio, cuoco romano, lo cita in una sua ricetta sotto il nome di cnecos.
    E’ stata descritta per la prima volta dalla medicina tradizionale cinese nel 1061. Da notizie riportate risulta che sia stata introdotta in Europa dall’Egitto intorno al 1551


    ................


    Cartamo - Carthamus tinctorius - Piante aromatiche www.vecchiaerboristeria.it/piante-o...p#ixzz40zGnp9xI

    http://silviadgdesign.altervista.org/blog/...iti-e-leggende/

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    MARZO

    Marzo

    Ecco Marzo, il terzo mese,
    che, scrollando i folli ricci,
    un pò matto e un pò cortese
    fa le smorfie ed i capricci.
    Tutto nervi e argento vivo,
    muta umore ogni momento
    ed annunzia il proprio arrivo
    con la grandine e col vento.
    Fischia e morde, piange e ride,
    ed ingemma il colle e il prato
    mentre,ancora, il vento stride..
    Ma l'inverno è terminato,
    Quanta luce nel creato,
    dopo i tuoni e la bufera!
    marzo è il paggio scapigliato
    della dolce primavera.


    (P. Ruocco)








    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)





    scatto di Cristobal Serrano

    Strappare la bellezza al mondo
    ovunque essa sia e regalarla a chi ti sta accanto:
    per questo sono al mondo.
    (Alessandro D’Avenia)

  12. .
    Buongiorno Augusto; Buongiorno Barbara ... Grazie per i vostri pensieri in questo luogo ... Vi abbraccio forte forte!!!
  13. .


    LUSSY…è arrivato quel giorno per te speciale


    Mentre sei in Brasile



    a festeggiare e rilassarti



    Sull’Isola Felice …

    Eravamo talmente attenti alla tua festa che abbiamo festeggiato già da due giorni …

    LUSSY … FELIZ ANIVERSáRIO … BUON COMPLEANNO …



    TI AUGURO OGNI BENE … OGNI FELICITA’ …

    LA TORTA … UN BRINDISI E … UN ABBRACCIO!!!







    (Claudio)

  14. .





    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 7° SETTIMANA 008 (22 Febbraio - 28 Febbraio 2016)






    BUONGIORNO GIORNO … BUON LUNEDI’ ISOLA FELICE …


    Lunedì, 22 Febbraio 2016
    S. MARGHERITA

    -------------------------------------------------
    Settimana n. 08
    Giorni dall'inizio dell'anno: 53/313
    -------------------------------------------------
    A Roma il sole sorge alle 06:56 e tramonta alle 17:51 (ora solare)
    A Milano il sole sorge alle 07:14 e tramonta alle 17:59 (ora solare)
    Luna: 6.35 (tram.) 17.47 (lev.)
    Luna piena alle ore 19.21.
    --------------------------------------------------
    Proverbio del giorno:
    Gennaio ingenera, febbraio intenera, marzo imboccia.
    --------------------------------------------------
    Aforisma del giorno:
    Non lasciarti opprimere dalle calamità,
    ma va incontro a loro coraggiosamente.
    (Virgilio)









    RIFLESSIONI



    ... L’UOMO CHE PARLAVA CON I FILI DI ERBA …
    ... Quei fili d’erba sembrano tante mani che sollevate verso il cielo salutano festanti. Il vento li muove e crea come una gigantesca hola sul quel grande prato verde. Disteso pancia a terra e col la guancia poggiata sull’erba, osserva silenzioso e stupito quel verde muoversi dei fili d’erba. Ansimante per le tante corse, quello è il momento che più ama; il suo adagiarsi sul manto verde e lasciare che esso gli parli e racconti le sue storie. Nessun sa quel suo segreto; “Tutti pensano che i fili di erba si muovano per il vento”, sapessi quante cose raccontano, se uno soltanto si distendesse a terra e aprisse il proprio cuore sentirebbe le loro voci. Parlano muovendosi, anzi grazie a quel dolce ondeggiare emettono suoni che in poco divetano parole. “Mi distedo e li ascolto”; “se potessimo ti sospingeremmo noi quando corri”, “il tuo cuore limpido e la tua gioia nel giocare ti rendono unico”. Molti che lo sentivano nello spogliatoio raccontano che spesso diceva queste parole una volta restato solo:”Mi emozionano sempre, quando corro immangino le loro”mani”, quei milioni di fili di erba, che sostengono le mie scarpe e mi spingono per essere più veloce più agile”. Nessuno comprendeva il senso di quelle parole, alcuni ironizzavano dicendo che stesse impazzendo. Fu così che un giono un suo amico si distese al suo fianco e, nella sua stessa posizione, restò in silenzio osservandolo e aspettando chissà cosa. Rimasero in quella posizione per quasi un’ora, in silenzio, interrotto dalle folate di vento e che agitava quei fili di erba. Una volta alzati il suo amico gli disse:”Ma cosa ci trovi di speciale a stertene disteso in quella posizione?”; lui sorrise e con una incredibile luce negli occhi rispose: “Non tutto ciò che ci è intorno è comprensibile a tutti; spesso la bellezza è nei luoghi e nelle forme che hai sempre davanti agli occhi senza che tu te ne accorga.” L’amico voltò le spalle facendo un gesto con la testa come se avesse sentito un pazzo parlare. La Domenica però quel ragazzo “strambo” era l’idolo di tutti, trascinava compagni e tutti coloro che assistevano alle partite in quella sua magia che solo lui sapeva creare col pallone. “Se solo sapessero quanta magia c’è intorno a noi”; “Se solo sapessero ascoltare tutto ciò il mondo intorno ci dice”. Faceva magie su quel campo e solo lui poteva sentire ogni singolo filo di erba fare il tifo per lui. Divenne un mito, un esempio per tutti e fece del bene a tanti meno fortunati di lui. Finì la sua carriera sportiva e si ritirò in una villa grandissima con tanto prato verde intorno. Fino all’ultimo giorno della sua vita continuò a parlare con i fili di erba; chi passava vicino la sua casa spesso lo vedeva disteso immobile sul prato; nessuno seppe mai il suo segreto. Lui era “L’uomo che parlava con i fili di erba”.… Buon Febbraio amici miei … (Claudio)






    Egisto, l'uomo che parlava al grano
    Egisto viveva in una casa colonica sopra Fiumalbo, lungo la strada che dal paese montano porta all'Abetone, terra di confine tra Modena, Pistoia e Bologna. Era sposato con Rosa.

    Rosa e Egisto (“Gisto”, come lo chiamava lei sbrigativamente) facevano i contadini, mestiere in disuso già alla fine degli anni '70 in una zona che stava velocemente – anche se un po' confusamente - accogliendo il turismo. Era un uomo senza età, nel senso che non sono mai riuscito a dargliene una. Poteva aver 50 anni come 90.

    Egisto e Rosa avevano due mucche, una capra bianca con qualche "toppa" marrone e tanti campi dove coltivavano il grano e da cui ricavavano il fieno per le mucche.

    I bovini erano ospitati in una stalla vecchia e angusta, che Egisto teneva pulitissima, di fianco ad un mulino e nei pressi di un allevamento di maiali: era un posto bellissimo, sembrava uscito da una fiaba; la capra, invece, aveva una casetta tutta sua, di pietra, dietro la fattoria, con una porticina di legno, sgangherata: era il luogo preferito dai bambini.

    Ogni giorno andavamo da Egisto a prendere il latte per i bimbi che ci seguivano incuriositi da quegli animali così grossi, dei quali avevano un certo timore. Con la capra, invece, il rapporto era diverso. Quando Alessandro e Silvia si avvicinavano alla casetta di pietra dove viveva, la capretta usciva sulla porta e stava ferma, a guardare i due bimbi che si sganasciavano dalle risate. Ma non si allontanava, né mostrava fastidio, rimaneva lì, sulla porta, incuriosita da quegli strani animali, piccoletti a due zampe che facevano un sacco di chiasso.

    Il rito del latte era il momento più piacevole della giornata. Egisto era magrissimo e molto alto, con la schiena ricurva e la cintura dei pantaloni stretta attorno alla vita, fuori dai passanti; il volto era scavato dalle rughe. In testa teneva un cappello scuro con la tesa, consumato dagli anni. Parlava poco e tra una parola e l'altra regalava silenzi che pareva non finissero mai. Eppure, ad Egisto piaceva parlare, ma solo dei suoi animali e dei suoi campi. In un dialetto modenese poco comprensibile pure a me che di quello bolognese conservo ancora qualche ricordo giovanile. E così spiegava pregi e difetti dei due animali, cosa e quanto mangiavano e le differenze del latte, da stagione a stagione. Lui preferiva quello estivo, quando le mucche mangiavano l'erba fresca. “E' più ricco”, spiegava pronunciando il “più” e il “ricco” come se fosse un'unica parola.

    Rosa era solare e chiacchierona, sempre col sorriso sulle labbra pareva avesse cento denti. Spesso ci accoglieva in casa e non mancava mai una carezza per i bambini. Ci raccontava del figlio che faceva l'operaio e nel tempo libero aiutava “Gisto”. Un aiuto non sufficiente per due anziani e con mille acciacchi, per Egisto, soprattutto, il cui cuore ogni tanto faceva qualche brutto scherzo. Quel figlio era il cruccio di Egisto che non vedeva una grande futuro per la sua fattoria; ma anche Rosa aveva i suoi pensieri. Intendiamoci, era un bravissimo ragazzo, ma aveva preso una sbandata sonora per una bella ragazza modenese.

    “E' fidansa' con la maestra”, raccontava Rosa calcando la voce su quel “maestra” facendo così capire come quel fidanzamento le piacesse poco. “E' di Modena, è una cittadina. Insegna qui, alle scuole elementari di Fiumalbo”. E quel “cittadina” spiegava tutta la sua perplessità: lui, un operaio montanaro figlio di contadini, che si era messo con un'insegnante di Modena: quanta distanza! Insomma, quel rapporto era fuori dagli schemi di Rosa e di Egisto e quindi incomprensibile.

    Noi, dunque, ogni giorno portavamo i bambini alla stalla di Egisto e per arrivare dovevamo passare davanti all'allevamento di maiali adiacente ad un caseificio. Secondo il vento, l'impianto si faceva annunciare a diverse centinaia di metri. E Alessandro era il più veloce ad avvertire: “Ca puzzo ca maiali”, diceva, era la “sua” ripetizione di quello che dall'anno prima aveva ascoltato da noi: “Che puzzo di maiali”, esclamavamo quando passavamo davanti al grande piazzale.

    Non sempre, però, Egisto era nella stalla e allora dovevamo salire fino a casa dove Rosa ci riempiva la bottiglia di latte e scherzava con i bambini dopo che questi avevano fatto visita alla capretta.

    “Nostro figlio si sposa”, annunciò un giorno con un tono di voce indecifrabile, ma i suoi occhi mandavano lampi di felicità, perché Rosa guardava oltre, forse pensava già a qualche marmocchio che presto sarebbe arrivato. Egisto muto.

    Egisto passava molto tempo nella stalla, ma ancor di più nei campi, per lui erano quelle le ore migliori della giornata, libero di far librare nell'aria i suoi pensieri. Un pomeriggio stava rientrando a casa dopo aver falciato il fieno, noi eravamo nella piccola aia, davanti alla porta, ci salutò con cordialità poi sparì nella parte posteriore dell'edificio. Lo seguii, quell'uomo dinoccolato mi affascinava, emanava una forza interiore incredibile, trasmetteva valori antichi che avevo conosciuto solo nella mia infanzia.

    “Egisto, qui ormai si danno tutti al turismo, è rimasto solo lei a dedicarsi ai campi e alle mucche”.

    “No - mi corresse con quell'accento “largo”, modenese - , c'è anche un'altra famiglia più in alto, anche loro fanno i contadini, ma hanno le macchine. E poi, mica so quanto dureranno”.

    Sì, perché Egisto l'erba la tagliava con la falce fenaia che ogni tanto arrotava con una piccola pietra che teneva in una taschina di cuoio nero. Egisto non aveva niente che andasse a motore – a parte una piccola auto - per lui le “macchine” erano una soluzione lontana anni luce dalla sua idea di agricoltura.

    “Però è un lavoro faticoso – osservai -. Mio nonno che faceva il contadino diceva sempre che la terra era bassa. Perché lei ha ancora così tanta passione?”

    “Perché amo i bambini”, rispose lapidario Egisto. Poi un lungo silenzio mentre inforcava il fieno e lo gettava su un soppalco. “Il grano – spiegò – è come i bambini: si getta il seme e la pianta cresce e io la vedo crescere. Magari può capitare che si ammali, allora io la curo. E quando il grano è cresciuto si muove seguendo il vento, come i bambini quando agitano le mani. E' il loro linguaggio e io col grano ci parlo e accarezzo le spighe”.

    Egisto morì, soffriva di cuore e il cuore lo tradì. Egisto non vide mai crescere il grano che quell'anno aveva seminato né il nipotino che sarebbe arrivato. Chissà se senza le carezze e i sussurri di Gisto, sarà venuto un buon grano.

    Non tornammo più in quella stalla, né a casa di Rosa, non avevamo il coraggio di dire ai bambini che Egisto era morto, dicemmo loro che il latte saremmo andati a prenderlo da un'altra parte perché Gisto era vecchio e aveva venduto le mucche. “E la capra?”, chiese Silvia a bruciapelo. Per lei Egisto e Rosa erano la capretta bianca che viveva nella casa di pietra..
    (Alberto Vivarelli)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    POESIE A TEMA

    Poesie e racconti sull’Inverno…

    Notte d'inverno

    Sul paesino bianco bianco
    scende la notte scura scura,
    ma il cuor piccino non ha paura
    anzi è preso da un dolce incanto.
    Che cos’ha per compagnia
    la piazzetta solitaria?
    Ha la fontana che sempre varia
    la sua canzone di fantasia.
    E l’alberella che par morta
    senza un fremito di volo?
    L’alberella ha l’usignolo
    che col suo piangere la conforta.
    E nella casa che s’empie già
    d’uno stuolo vago e leggero
    d’ombre vestite di mistero,
    il bambino felice cos’ha?
    Il bambino ha la sua mamma
    ce gli fa nido con le sue braccia,
    che se lo stringe guancia a guancia
    e gli canta la ninna nanna.
    (Diego Valeri)




    FAVOLE PER LA NINNA NANNA …

    La volpe e il lupo

    Intorno alla metà agosto, nei giorni precedenti la festività di S. Rocco, il bosco tra Ripacandida, Forenza e Ginestra è attraversato da carri che trasportano vari animali, soprattutto maiali. Secondo una tradizione che si perde indietro nel tempo, a Ripacandida, piccolo borgo insediato sulla sommità di una collina, il giorno di S. Rocco ha luogo una grande fiera. Nella notte, si festeggia con rudimentali fuochi d’artificio, sullo sfondo di campi rigati dalle stoppie che bruciano. Da tutto il circondario arriva gente per la compravendita dei vari animali. Ma l’attrazione principale sono i maiali, acquistati generalmente uno per famiglia, che sono fatti crescere, all’ingrasso, in angusti caselli e, infine, macellati alle soglie dell’inverno. Il lupo e la volpe, che in quel bosco sono gli animali dominanti, vedono passare quei carri trasportare una serie di animali, la maggior parte dei quali, appunto, tozzi, rosei e senza pelo. Carri che vanno verso il paese carichi, e che tornano indietro scarichi. Incuriositi seguono i carri, fino al limite del bosco, che è separato dal paese soltanto da una stretta vallata.
    In quel tempo, l’asino o la mula sono il principale mezzo per muovere persone e cose, la corrente elettrica è stata scoperta, ma non è ancora una risorsa utilizzabile in quei luoghi, e gli inverni sono freddi e nevosi. La legna del bosco scalda le case, quasi sempre solo l’ampio locale in ingresso, che è dominato dalla cucina in muratura, con annesso focolare, fuochi per le pentole e forno per il pane e le focacce. Il calore del focolare e della cucina non arriva nelle stanze da letto. I carboni ancora appena ardenti sono trasferiti dal focolare in appositi ‘scaldini’, per riscaldare, se non le stanze, almeno i letti. Le famiglie sono numerose e gli spazi sono limitati. Questo significa poche stanze, ciascuna con tanti letti. Oppure, nel caso di famiglie molto povere, un'unica grande sala con locali separati da tendoni. In cucina, di solito in un sottoscala, è ricavato lo spazio per il pollaio e la conigliera. Il sottotetto ospita un’altra piccola stanza e la piccionaia. L’angusto spazio per il maiale, il casello, è all’esterno, come la stalla per l’asino o per la mula. La casa è concepita per uomini e animali, in modo che la famiglia abbia risorse essenziali per mantenersi in autonomia. Il latte, altra importante risorsa alimentare, viene venduto porta a porta, al mattino, trasportato in bidoni metallici e distribuito mediante contenitori metallici che ne misurano la quantità.
    A quell’estate, un’estate torrida, segue il più rigido e nevoso inverno che il lupo e la volpe, e non solo loro, ricordino. Un inverno interminabile, che non concede cibo a chi non sia in letargo. I due animali, di giorno in giorno sempre più deboli, si ritrovano, quasi senza accorgersene e spinti dall’istinto di sopravvivenza, al limite del bosco. Di fronte c’è Ripacandida, il paese del traffico di quegli strani animali color rosa. Il lupo e la volpe si guardano l’un l’altro e, con passo lento e strascicato, senza neanche un cenno d’intesa, si avviano giù verso la valle.
    Giunti in paese, nevica fitto. Nel silenzio del tardo pomeriggio, le strade sono deserte. Rasentando i muri, il lupo e la volpe si trovano davanti a un imponente portone di legno. Alla base del portone, un buco circolare nel legno permetterebbe di guardare dentro il locale. Ma i due animali, prima ancora di realizzare l’idea di guardare attraverso il buco, sentono nell’aria, proveniente da quel buco, caldo odore di cibo. Passa meno di un istante tra il guardare all’interno del locale, una cantina, ed entrarvi, con una certa difficoltà, perché il buco è abbastanza stretto. Ma loro due sono estremamente magri. Ed ecco cosa sono diventati tutti quegli strani animali dalla grande pancia e dalle gambe corte! Salsicce, soppressate, salami, trippa, prosciutti. E, ancora, sugli scaffali, quanti formaggi, di ogni tipo e forma! Il lupo e la volpe sono disorientati. Non sanno neanche con quale cibo cominciare. Sanno solo che, ora, possono nutrirsi, finalmente. E cominciano a mangiare, passando da un cibo all’altro, con frenesia.
    A un certo punto, la volpe guarda la pancia del lupo che diventa sempre più grande, a vista d’occhio. Poi guarda la sua pancia, e quindi il buco da dove sono entrati. Si avvicina al buco e fa una prova per capire se sarebbe riuscita a uscire. Ci sarebbe riuscita, seppure a fatica. Decide allora di non mangiare altro, ma di portare con sé del cibo da consumare fuori dalla cantina. Lei sì, si sente proprio furba, altro che il lupo! ‘Quello stupido animale – dice a se stessa la volpe – continua a mangiare senza sosta e senza pensare a null’altro. Voglio proprio vedere come farà ad uscire dal quel buco nel portone.'
    Neanche il tempo di terminare la frase e una porta interna alla cantina, cigolando, si apre. Un omone grosso e un po’ impacciato si fa avanti. Il padrone della cantina. L’uomo fa un saltello indietro, sorpreso dal vedere prima il disordine generale, poi i due animali. Il lupo e la volpe, a loro volta, fissano l’uomo, pronti a scappare. L’uomo incrocia gli sguardi, prima verso il lupo, poi verso la volpe, quindi si guarda intorno. Trova un bastone, lo prende e comincia a inseguirli, ansimando e con poca agilità. La volpe si dirige immediatamente verso il buco del portone e riesce a uscire e a mettersi in salvo. Il povero lupo, dopo esser sfuggito all’omone correndo lungo i muri della cantina, esausto e appesantito dal cibo ingerito, tenta anch’egli di uscire attraverso il buco. Ma ha mangiato troppo e la pancia, strapiena di cibo, è troppo grande e non gli permette di uscire. E allora, ‘titingh’ e titanghe, titingh’ e titanghe, titingh’ e titanghe’,1 sul lupo si abbattono i colpi di bastone del padrone della cantina.
    Malridotto, pieno di lividi e con qualche osso incrinato, il lupo, subìta la dura lezione, è lasciato libero di uscire. Zoppicando, si dirige lentamente verso il bosco. Dopo un breve tratto di strada, viene avvicinato dalla volpe, che gli dice, con voce sofferente: ‘Caro mio, ce la siamo vista brutta! Quante botte!’
    ‘Eh sì – risponde il lupo con la voce strozzata per il dolore – guarda come sono ridotto, non sto sulle zampe. Ma tu dov’eri?’
    ‘Non mi avrai visto. Quell’uomo, dopo aver picchiato te, ha picchiato anche me.’ A quel punto, la volpe prende una forma di ricotta, che aveva portato con sé uscendo dalla cantina, la estrae dal cestello che la contiene, e se la appoggia sulla testa.
    ‘Guarda – dice al lupo – tu avrai le ossa rotte, ma io ho la testa spaccata, e il cervello è uscito fuori.’
    ‘O povera volpe, chissà come starai male!’ ‘Male, male, molto male, – conferma la volpe – sono paralizzata talmente da non riuscire quasi neanche a muovermi. E dobbiamo rientrare nel bosco. La strada è lunga e innevata.’ Dopo una breve pausa, la volpe aggiunge:
    ‘Caro amico lupo, non potresti portarmi su di te?’
    Il lupo, pur sofferente e zoppicante, comprende che la volpe sta molto peggio di lui. E allora, se la carica addosso e comincia, con molta fatica, a dirigersi verso il bosco. La volpe, soddisfatta di se stessa e della sua furbizia, comincia a ripetere un lamentoso e ambiguo ritornello:
    ‘E lu stuort’ porta lu dritt’, e lu stuort’ porta lu dritt’, e lu stuort’ porta lu dritt’.’ Dopo non molta strada, però, inavvertitamente un pezzo di ricotta cade dalla testa della volpe e finisce sulla neve, proprio davanti al lupo. Dapprima sorpreso, il lupo realizza quasi immediatamente che non si tratta di cervello, ma di ricotta. Capito l’inganno, prima che la volpe ripeta ancora una volta il perfido ritornello, il lupo scaraventa giù la volpe e, con le ultime forze rimaste, la riempie di botte.

    (Barbara Boscolo)



    ATTUALITA’


    Samsung rilancia sfida con nuovi Galaxy S7.

    A fiera mondiale Barcellona scommette anche su realtà virtuale. Immagini di alta qualità anche con luce scarsa, più resistenza all'acqua e alla polvere, sistema di pagamento mobile Samsung Pay (ma solo in alcuni Paesi, non in Italia) e poi torna lo slot per una microSD fino a 200 Gb aggiuntivi o per una dualSim. Sono alcune delle caratteristiche degli smartphone di alta gamma Galaxy S7 e S7 Edge, svelati dal colosso sudcoreano al Mobile World Congress di Barcellona, e che a partire da metà marzo prossimo saranno sul mercato per sfidare gli iPhone di Apple. Ma Samsung scommette anche sulla realtà virtuale con Gear 360, la videocamera a 360 gradi che monta lenti 'dualfisheye'.

    Sul fronte smartphone, Galaxy S7 da 5.1 pollici e S7 edge da 5,5 pollici (il costo secondo indiscrezioni dovrebbe essere rispettivamente 799 e 699 euro) hanno il sistema operativo Android 6.0 (Marshmallow), il primo con batteria da 3,000mAh e il secondo da 3,600mAh. Sono costruiti con vetro 3D e hanno curve ergonomiche. La funzione 'Always-On Display' consente di non perdere chiamate o notifiche importanti. Anche con poca luce le immagini sono più luminose e nitide grazie alla prima fotocamera 'Dual pixel' montata su uno smartphone. L'obiettivo ha un'ampia apertura, il tempo di posa è più veloce e la messa a fuoco automatica è più accurata. La nuova modalità 'Motion Panorama' dà movimento alle foto panoramiche tradizionali. Sul solo S7 edge è disponibile Edge Ux, una scorciatoia per le funzioni più usate come posta elettronica, selfie, panorama.

    I due modelli consentono una ricarica veloce sia elettrica sia wireless mentre torna lo slot per inserire una microSD fino a 200GB di capacità aggiuntiva. In alcuni paesi è possibile inserirvi una scheda duaSIM. Prestazioni migliorate anche per i giochi, che hanno un alto rendimento grafico, grazie a un potente processore e una batteria più grande.

    Con Galaxy S7 e S7edge è disponibile il pagamento Samsung Pay accettato quasi ovunque. Il servizio ha raggiunto cinque milioni di registrazioni e transazioni per 500 milioni di dollari nei primi sei mesi di attività in Sud Corea e Usa. Debutterà anche in altri Paesi e a fine anno in Europa in Spagna e Gran Bretagna.
    (Ansa)





    Vino italiano traina record esportazione cibi all'estero.

    Tra le new entry ottima la posizione per caviale e birra. Il vino italiano traina il valore record di esportazione dei cibi italiani all'estero, con un aumento dell'80 per cento nel decennio per raggiungere nel 2015 un valore delle esportazioni di 5,4 miliardi, che lo colloca al primo posto tra i prodotti della tavola Made in Italy all'estero. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti sul commercio estero sulla base dei dati Istat cher precisa che in generale il valore dei cibi e dei vini italiani all'estero praticamente raddoppia negli ultimi dieci anni facendo segnare un aumento record del 79% nelle esportazioni che hanno raggiunto il massimo storico di 36,8 miliardi di euro nel 2015. "Al secondo posto- spiega la Coldiretti - si posiziona l'ortofrutta fresca con un valore stimato in 4,4 miliardi nel 2015 ma con una crescita piu' ridotta e pari al 55% mentre al terzo posto sul podio sale la pasta che raggiunge i 2,4 miliardi per effetto di una crescita del 82% nel decennio". Tra le new entry in classifica, si posizionano bene le produzioni che un tempo erano patrimonio esclusivo di altre nazioni come la birra, il cui valore delle esportazioni è triplicato (+206%) conquistando i mercati di paesi tradizionalmente produttori come la Gran Bretagna o la Germania e il caviale, che in un decennio è passato da zero a 11,2 milioni di euro, invadendo le tavole della Russia prima di essere bloccato dall'embargo legato alla crisi Ucraina. Ed è triplicata (+201 per cento) pure l'esportazione di funghi freschi o lavorati Secondo l'indagine, l'aumento del comparto e' da record con il 79% delle esportazioni che hanno raggiunto il massimo storico di 36,8 miliardi di euro nel 2015. Circa un prodotto alimentare italiano esportato su cinque è "Doc" con il valore delle esportazioni realizzato grazie a specialità a denominazione di origine, dai vini ai formaggi, dalle conserve all'olio fino ai salumi, che rappresenta il 20% del totale ma - sottolinea la Coldiretti - si evidenzia anche che la crescita è spinta da nuove specialità del Made in Italy, dalla birra ala caviale."A determinare l'ottima performance dell'agroalimentare italiano sono stati però anche - precisa la Coldiretti - l'olio di oliva che è aumentato del 24% nel periodo considerato per raggiungere 1,4 miliardi a pari merito con i salumi". ‬
    (Ansa)





    La matematica rilegge Star Wars.

    Ricostruita la rete dei 20.000 personaggi della saga. Che l'universo di Star Wars fosse enorme si sapeva, ma tenere il conto di tutti i personaggi che compaiono nei sette film, libri e videogame della saga, non è facile. Ci sono riusciti i ricercatori del Politecnico di Losanna, coordinati da Kirell Benzi, che grazie alla matematica e al computer hanno ricostruito la complessa rete di legami fra gli oltre 20.000 personaggi della saga, distribuiti tra 640 comunita' di 294 pianeti in un periodo di 36.000 anni.

    Analizzando centinaia di pagine web disponibili sul tema con un algoritmo da loro sviluppato, i ricercatori sono riusciti a tirare fuori molti dati nuovi. Hanno scoperto in questo modo che, dei 20.000 personaggi che compaiono nella saga, sono 7.500 ad avere un ruolo importante, Di questi 1.367 sono Jedi e 724 i Sith seguaci del lato oscuro della Forza. L'80% di essi sono umani.

    Il software ha permesso inoltre di collocare i personaggi nella cronologia della saga, ricostruendo una sequenza temporale di 36.000 anni, intervallati in sei periodi principali: prima della Repubblica, la Vecchia Repubblica, l'Impero, la Ribellione, la Nuova Repubblica, l'Ordine Jedi.
    ''Per fare un po' d'ordine in questa enorme mole di dati - spiega Xavier Bresson, uno dei ricercatori - ci siamo basati sull'analisi delle reti, cioè su tutte le connessioni che un personaggio ha con tutti gli altri. Cosi' abbiamo potuto determinare il suo periodo di vita senza errori''.

    I ricercatori intendono adesso dimostrare la capacita' dell'algoritmo nel tracciare connessioni nella massa di dati non organizzati su internet. Il programma permete infatti di stabilire legami tra i dati, ordinarli, quantificarli, interpretarli e trovare le informazioni mancanti, in un tempo molto breve. Tante le possibili future applicazioni. ''Una volta che documenti e archivi saranno digitalizzati - conclude Bresson - questo metodo sara' utile per colmare lacune della ricerca storica e sociologica, come quelle di altri campi scientifici''.
    (Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA!!!!




    Perfetti sconosciuti




    locandina


    Un film di Paolo Genovese. Con Giuseppe Battiston, Anna Foglietta, Marco Giallini, Edoardo Leo, Valerio Mastandrea.



    Una "cena delle beffe" che guarda all'attualità e vanta una scrittura precisa, disincantata e comica al punto giusto.

    Paola Casella


    Quante coppie si sfascerebbero se uno dei due guardasse nel cellulare dell'altro? È questa la premessa narrativa dietro la storia di un gruppo di amici di lunga data che si incontrano per una cena destinata a trasformarsi in un gioco al massacro. E la parola gioco è forse la più importante di tutte, perché è proprio l'utilizzo "ludico" dei nuovi "facilitatori di comunicazione" - chat, whatsapp, mail, sms, selfie, app, t9, skype, social - a svelarne la natura più pericolosa: la superficialità con cui (quasi) tutti affidano i propri segreti a quella scatola nera che è il proprio smartphone (o tablet, o pc) credendosi moderni e pensando di non andare incontro a conseguenze, o peggio ancora, flirtando con quelle conseguenze per rendere tutto più eccitante. I "perfetti sconosciuti" di Genovese in realtà si conoscono da una vita, si reggono il gioco a vicenda e fanno fin da piccoli il gioco della verità, ben sapendo che di divertente in certi esperimenti c'è ben poco. E si ostinano a non capire che è la protezione dell'altro, anche da tutto questo, a riempire la vita di senso.
    Paolo Genovese affronta di petto il modo in cui l'allargarsi dei cerchi nell'acqua di questi "giochi" finisca per rivelare la "frangibilità" di tutti: e la scelta stessa di questo vocabolo al limite del neologismo, assai legato alla delicatezza strutturale di strumenti così poco affidabili e per loro stessa natura caduchi come i nuovi media, indica la serietà con cui il team degli sceneggiatori ha lavorato su un argomento che definire spinoso è poco, visto che oggi riguarda (quasi) tutti. Per una volta il numero degli sceneggiatori (cinque in questo caso, fra cui lo stesso Genovese, senza contare l'intervento importante degli attori che si sono cuciti addosso i rispettivi dialoghi) non denota caos e debolezza strutturale, ma sforzo corale per raccontare una storia che è intrinsecamente fatta di frammenti (verrebbe da dire di bit, byte e pixel), corsa ad aggiungere esempi sempre più calzanti tratti dal reale.
    Il copione lavora bene sugli incastri e sugli snodi narrativi che rimangono fondamentalmente credibili, instilla verità nei dialoghi (che certamente verranno riecheggiati sui social e nelle conversazioni da salotto, perché questo fanno certe "conversazioni": l'eco), descrive tipi umani riconoscibili. Il cast, anch'esso corale, fa onore al testo, e ognuno aggiunge al proprio ruolo una parte di sé, un proprio timore reale. Perché questa società così liquida da tracimare di continuo, sommergendo ogni nostra certezza, fa paura a tutti, e tutti ne portiamo già le cicatrici, abbiamo già assunto la posizione del pugile che incassa e cerca di restare in piedi (o sopravvivere, come canta il motivo di apertura sopra i titoli di testa).
    Il tono è adeguato alla narrazione: non melodrammatico (alla L'ultimo bacio), non romanticamente nostalgico (alla Il nome del figlio), non farsesco, non cinico, ma comico al punto giusto, con sfumature sarcastiche e iniezioni di dolore. Questa "cena delle beffe" attinge a molto cinema francese e americano, ma la declinazione dei rapporti fra i commensali è italiana, con continui riferimenti a un presente in cui il lavoro è precario, i legami fragili e i sogni impossibili. La scrittura è crudele, precisa, disincantata, e ha il coraggio di lasciare appese alcune linee narrative, senza la compulsione televisiva a chiudere ogni scena. C'è anche una coda alla Sliding Doors che mostra come il "gioco" (prima che diventi al massacro) sia gestibile solo con l'ipocrisia e l'accettazione di certe regole non scritte: ed è questa la strada che più spesso scelgono gli esseri "frangibili".
    Quello che ancora manca, a ben guardare, è quella profondità abissale, quella vertigine di consapevolezza regalata agli spettatori senza preavviso dal miglior cinema italiano, su tutti quello di Ettore Scola (non a caso anche qui c'è una terrazza). Ma questa non è colpa degli sceneggiatori o del regista, è segno dei tempi, giacchè la "frangibilità" delle identità e dei rapporti consente al massimo la rivelazione di qualche doppiofondo, non quella sospensione sull'orlo dell'abisso che, come canta il bardo della nostra epoca inconsistente, "non è paura di cadere ma voglia di volare".



    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …



    NOMINATIONS OSCAR 2016



    ROOM



    Titolo originale Room
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Irlanda, Canada
    Anno 2015
    Durata 118 min
    Colore colore
    Audio Dolby Digital
    Genere drammatico
    Regia Lenny Abrahamson
    Soggetto Emma Donoghue (romanzo)
    Sceneggiatura Emma Donoghue
    Produttore Ed Guiney, David Gross
    Produttore esecutivo Andrew Lowe, Emma Donoghue, Jesse Shapira, Jeff Arkuss,
    David Kosse, Rose Garnett, Tessa Ross
    Casa di produzione Telefilm Canada Film4, Irish Film Board,
    Ontario Media Development Corporation, Element Pictures/No Trace Camping, Duperele Films
    Distribuzione (Italia) Universal Pictures
    Fotografia Danny Cohen
    Montaggio Nathan Nugent
    Musiche Stephen Rennicks
    Scenografia Ethan Tobman
    Costumi Lea Carlson

    Interpreti e personaggi

    Brie Larson: Joy "Ma" Newsome
    Jacob Tremblay: Jack Newsome
    Joan Allen: Nancy Newsome
    William H. Macy: Robert Newsome
    Sean Bridgers: Nick
    Tom McCamus: Leo
    Amanda Brugel: agente Parker
    Joe Pingue: agente Grabowski
    Megan Park: Laura
    Cas Anvar: dott. Mittal



    TRAMA


    Il piccolo Jack non conosce nulla del mondo ad eccezione della "stanza", un posto angusto, in cui è nato e cresciuto. Vive con sua madre, Joy, che è stata rapita dal "Vecchio Nick" sette anni prima mentre andava a scuola e che abusa regolarmente di lei. È per loro severamente vietato uscire dalla stanza, per lui fuori dalla porta c'è lo spazio, e la tv che, come gli ha raccontato la madre, è una scatola magica, che rappresenta però solo la finzione. La loro vita si svolge in giornate di normale routine, che giorno dopo giorno si fanno sempre più noiose per il bambino. Il giorno del quinto compleanno di Jack, Joy è ai limiti della disperazione, perché il bambino sta crescendo e iniziando a fare troppe domande, "sul fuori", a cui lei non può rispondere, e decide così di raccontargli la verità e riesce, insieme all'aiuto del bambino, a trovare un modo per sfuggire alla loro reclusione.

    ..recensione..



    E' un serissimo candidato agli Oscar maggiori, edizione 2016; soprattutto la sceneggiatura (non originale, è tratta da un romanzo ispirato all’agghiacciante caso Fritzl) e la regia. Ma anche le interpretazioni sono fuori dal comune, ed è molto probabile che Room sarà nella short list dei nominati a miglior film.
    Fatta la premessa, ecco un avviso: non guardate il trailer, per l’amore del cielo. Accontentatevi del minimo, cioè del titolo, riferito alla stanza in cui Jack nasce e cresce assieme alla madre Joy, una stanza da cui non esce mai e in cui lo troviamo il giorno del suo quinto compleanno, recluso da un uomo spaventoso e triste, che compare solo di notte.
    Altro non si deve sapere, perché una premessa di questo genere può portare a film opposti, a un dramma gelido alla Haneke, a un torture porn, alla retorica della sopravvivenza, ad altro ancora. Non è insomma, e stavolta più del solito, lo spunto a fare la differenza, ma lo svolgimento; e in particolare ciò che Lenny Abrahamson (già regista di Frank, il film in cui Fassbender non mostra mai la faccia) decide di tacere, o far venire fuori quando non lo aspetti più.
    E in questo rapporto tra spazi riempiti e lasciati vuoti – che sono gli spazi del racconto ma anche gli spazi dell’esperienza di Jack, che pensa il suo mondo inizi e finisca in quella stanza – sta la grandezza del film, e la commozione che provoca. Ma gli strati sono tanti, e seri, per esempio si parla di relatività della percezione, e della plasticità della psiche dei bambini. Una grande lezione di regia e scrittura, con a disposizione margini di manovra minimi, servita da attori favolosi (Brie Larson, Jacob Trembley).
    (Giorgio Viaro, www.bestmovie.it/)




    BROOKLYN



    Titolo originale Brooklyn
    Lingua originale inglese
    Paese di produzione Irlanda, Regno Unito, Canada
    Anno 2015
    Durata 111 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Rapporto 1.85 : 1
    Genere drammatico, sentimentale
    Regia John Crowley
    Soggetto Colm Tóibín
    Sceneggiatura Nick Hornby
    Produttore Finola Dwyer, Amanda Posey
    Produttore esecutivo Zygi Kamasa, Alan Moloney, Thorsten Schumacher
    Casa di produzione Wildgaze Films
    Parallel Film Productions
    Irish Film Board
    Item 7
    Distribuzione (Italia) 20th Century Fox
    Fotografia Yves Bélanger
    Montaggio Jake Roberts
    Musiche Michael Brook
    Scenografia François Séguin
    Costumi Odile Dicks-Mireaux
    Interpreti e personaggi
    Saoirse Ronan: Eilis Lacey
    Emory Cohen: Antonio "Tony" Fiorello
    Domhnall Gleeson: Jim Farrell
    Jim Broadbent: Padre Flood
    Julie Walters: Madge Kehoe
    Bríd Brennan: Miss Kelly
    Jane Brennan: Mrs. Lacey
    Fiona Glascott: Rose Lacey
    Jessica Paré: Miss Fortini
    Eileen O'Higgins: Nancy
    Emily Bett Rickards: Patty McGuire
    Jenn Murray: Dolores Grace
    Nora-Jane Noone: Sheila
    Michael Zegen: Maurizio Fiorello
    Gerard Murphy: Daddy Lacey



    TRAMA



    1952. Eilis Lacey è nata e cresciuta in un piccolo paese in Irlanda con la madre e la sorella. Ha difficoltà a trovare un lavoro, per questo decide di emigrare negli Stati Uniti d'America alla ricerca di un futuro migliore. Dopo un difficile periodo di adattamento, durante il quale vive in un convitto femminile e lavora in un grande magazzino, Eilis riesce a costruirsi una vita a Brooklyn e si innamora di Tony, idraulico italiano. Ma per l'improvvisa e tragica scomparsa della sorella torna in Irlanda dalla madre. A quel punto Eilis dovrà decidere quale vita vuole per se stessa, se rimanere nella sua terra natia o tornare negli Stati Uniti.

    ...recensione...



    C'è un tipo di cinema medio, molto educato e pulito e lineare, che si potrebbe definire in modo molto sbrigativo e un po' maleducato 'cinema per signore'. Quello che si guarda solitamente a casa, meglio se di pomeriggio, e che fa consumare tanti fazzoletti per asciugar lacrime. Un cinema col quale in fondo non si sa bene che cosa dovremmo farci, figurarsi oggi in cui il clima cinico è dilagante.
    Eppure con Philomena, che è il miglior 'film per signore' degli ultimi anni, ce lo siamo fatti tutti un piantino, e fortuna-
    tamente non ce ne siamo vergognati ad ammetterlo. Anche perché, se si resta indifferenti con una storia del genere - ma soprattutto di fronte alla scrittura con cui viene raccontata -, forse il sospetto che si ha un po' il cuore di pietra dovrebbe venire. Sospetto, mica certezza, per carità...
    Brooklyn è molto più Philomena che C'era una volta a New York, con il quale condivide un plot di partenza simile. Ma per tono, regia ed evidentemente intenzioni è un altro mondo, un altro cinema. Brooklyn ad esempio, come Philomena, è poco interessato a creare un mondo attraverso la regia e gli elementi puramente cinematografici, e questo perché Stephen Frears e soprattutto John Crowley non sono James Gray e non ne hanno le aspirazioni.
    Crowley è invece chiaramente innamorato con tutto il cuore della sua storia, e quindi decide di raccontarla nell'unico modo possibile: girando in modo chiaro e lineare, lasciando che sia appunto la storia - come in un romanzo (e mica è un caso che Brooklyn sia basato su un romanzo) - a raccontarsi. Cinema semplice, si direbbe.
    Anche piatto? Non mi sembra. La storia di Brooklyn, come nel miglior 'cinema per signore', riduce tutto a poche cose, essenziali e dirette. Perché questa è una storia che parla direttamente ai sentimenti, ed è una questione di cuore. La vicenda di Eilis, che abbandona il suo villaggio in Irlanda per trovare fortuna nella Brooklyn degli anni 50, può magari colpire di più chi qualcosa del genere l'ha vissuta, ma ha un carattere universale che è difficile non cogliere.
    Costretta ad abbandonare madre, sorella e amici per andare oltreoceano in un'epoca in cui si comunicava ancora via lettera e il telefono non era così diffuso, Eilis si trova a vivere come un'estranea in un mondo nuovo. Il primo consiglio che le viene dato è di "pensare come un Americano": ci mette ovviamente un po', versa lacrime a casa e sul lavoro, ma poi newyorkese ci diventa davvero (ci si mette poco, a NYC...).
    La solitudine viene man mano meno grazie all'incontro con Tony (Emory Cohen: faccia da schiaffi, e anche per questo perfetto), un ragazzo di origini italo-americane che le fa subito la corte. E proprio nel momento in cui Eilis ricomincia a vivere, e il suo cuore torna a battere, rientra dalla finestra a gamba tesa nella sua esistenza quella distanza che la separa da casa e dalle sue origini.
    Se c'è appunto qualcosa che Brooklyn mette a fuoco benissimo, nonostante la confezione curatina e le troppe lunghezze, è proprio il concetto di distanza. Centra il senso di sofferenza, divisione e soprattutto impotenza (di poter partire, o di restare, o semplicemente di fare la cosa giusta al momento giusto) così bene che ci si perde volentieri fra i suoi fotogrammi. E sì, le lacrime arrivano da sole.
    Saoirse Ronan ha ovviamente il volto bello e giusto per dar vita a un personaggio che, anche se anche piange persino troppo (oh, se piange...), porta con sé un carico di dolore e dubbi ed emozioni che sono tipici di chi è forzato a fare qualcosa che non vorrebbe. Ma queste sono anche tutte le emozioni fragili che si provano nel passaggio all'età adulta.
    In fin dei conti, con Brooklyn assistiamo a un coming-of-age di una ragazzina che diventa adulta e viene chiamata a strappare un cordone ombelicale più duro da spezzare di quel che si può pensare. Brooklyn alla fine di questo ci parla: della ricerca della propria identità, di un angolo di mondo assai agognato e che ci faccia finalmente star tranquilli.
    ( Gabriele Capolino, www.cineblog.it/)

    (Gabry)





    8103634128_bc480a9bf9_z


    La Musica del Cuore



    musica-e-libri



    I Grandi Cantautori Italiani




    branduardi
    foto:adnkronos.com


    Angelo Branduardi




    Angelo Branduardi è nato a Cuggiono, vicino a Milano.

    Quando aveva pochi mesi la sua famiglia si trasferì a Genova e lì, presso il Conservatorio Niccolò Paganini, Angelo conseguì il diploma di violino e debuttò come solista con l'orchestra del Conservatorio.
    All'età di quindici anni Angelo si trasferì di nuovo, questa volta a Milano, e qui si iscrisse all'Istituto Tecnico per il Turismo, dove conobbe ed ebbe a lungo come insegnante il grande poeta Franco Fortini.
    In seguito si iscrisse alla Facoltà di Filosofia ed in quel periodo cominciò a comporre, musicando i testi dei suoi autori preferiti: "Confessioni di un malandrino" dal poeta russo Esenin, ancora oggi una delle sue canzoni più famose, risale infatti a quegli anni.
    Agli inizi dagli anni '70, Angelo conobbe Luisa Zappa, che sarebbe poi diventata sua coautrice, oltre che sua moglie.

    Queste sono le date e le tappe della sua straordinaria carriera:

    1974 - Debutto discografico: la RCA pubblica l'album "Angelo Branduardi", arrangiato da Paul Buckmaster.
    1975 - "La luna", in collaborazione con Maurizio Fabrizio.
    1976 - Branduardi cambia casa discografica e passa alla Polygram in Italia e all'Ariola per il resto d'Europa. Pubblica "Alla Fiera dell'Est" che gli vale il Premio della Critica Discografica Italiana.
    1978 - Esce "La Pulce d'acqua" in cui compare, in qualità di ospite, il musicista sardo Luigi Lai, virtuoso delle launeddas, antichissimo strumento a fiato. A questo album fa seguito un lunghissimo tour che porta Branduardi in giro per tutta l'Europa.
    1979 - Esce "Cogli la prima mela", album di grande successo in tutta Europa, premiato dalla critica tedesca ed europea.
    Nello stesso anno Branduardi si esibisce a Parigi alla "Fète de l'Humanité", davanti ad un eccezionale pubblico di 200.000 persone.
    All'evento fa seguito, nel 1980, la pubblicazione dell'album dal vivo "Concerto".
    1980 - Parte la tournée "La Carovana del Mediterraneo", che ha come ospiti fissi Stephen Stills, Graham Nash e Ritchie Havens.
    1981 - Branduardi riprende la collaborazione con Paul Buckmaster per l'album "Branduardi", che gli vale in Germania il premio come migliore artista dell'anno.
    1983 - Esce "Cercando l'oro", arrangiato da Maurizio Fabrizio, al quale fa seguito un tour europeo di oltre 50 concerti.
    Nelo stesso anno Branduardi comincia a lavorare per il cinema.
    Compone la colonna sonora del film di Luigi Magni "State buoni se potete", per la quale vince i due più prestigiosi premi italiani: il "David di Donatello" ed il "Nastro d'Argento".
    Subito dopo Branduardi lavora col regista tedesco J. Schaaf alla riduzione cinematografica di "Momo", il famoso romanzo di Michael Ende.
    In seguito ancora con Magni per "Secondo Ponzio Pilato" e con Aurelio Chiesa per "Luci lontane".
    1984 - Parte un tour italiano i cui proventi vengono devoluti all'Unicef.
    1985 - Esce "Branduardi canta Yeats": dieci liriche del grande poeta irlandese W. B. Yeats, tradotte ed adattate da Luisa Zappa e musicate da Branduardi.
    1988 - "Pane e Rose"
    1990 - "Il ladro"
    1992 - Branduardi passa alla EMI e pubblica in tutta Europa il suo primo "Best of".
    1993 - "Si può fare", ottimo successo di pubblico e di critica, seguito da una tournée europea di oltre sessanta concerti.
    1994 - "Domenica e lunedì". Autori dei testi, oltre a Luisa Zappa, sono Paola Pallottino, Eugenio Finardi, Roberto Vecchioni e Pasquale Panella.
    Nel novembre dello stesso anno parte una tournée che porta Branduardi in venti teatri in Italia ed in oltre sessanta località europee.
    Da questo tour nasce l'album dal vivo "Camminando, camminando".
    Nell'album vengono inclusi due inediti, realizzati in studio su testi di Giorgio Faletti, segnando così l'inizio di una felice amicizia e di una collaborazione che proseguirà nella realizzazione de "Il dito e la luna", nel 1998.
    1996 - Esce per la EMI Classics il primo "Futuro Antico", realizzato col gruppo "Chominciamento di Gioia" e diretto dal maestro Renato Serio: pagine sacre e profane del Medio Evo e del primo Rinascimento.
    1998 - "Branduardi Studio Collection": 33 canzoni che ripercorrono la discografia di Branduardi.
    1999 - "Futuro Antico II", dedicato alla musica di Mainerio (Musiche del 15° e 16° secolo.)
    2000 - "L'Infinitamente Piccolo": undici canzoni su testi tratti dalle Fonti Francescane. Con la partecipazione di artisti internazionali, quali Madredeus ed i Muvrini ed artisti italiani di prestigio quali Ennio Morricone, Franco Battiato e la Nuova Compagnia di Canto Popolare.
    A questo album, dedicato a San Francesco, fa seguito una tournée di grande ed inaspettato successo che prosegue per tutto il 2001, arrivando ad oltre 120 concerti in tutta Europa.
    2002 - "Futuro Antico III", dedicato alla musica alla corte dei Gonzaga, in collaborazione con Francesca Torelli, studiosa e virtuosa di liuto.
    2003 - "Altro ed Altrove". Parole d'amore dei popoli lontani. Tradotte ed adattate da Luisa Zappa, musicate da Angelo Branduardi, illustrate da Silvio Monti.
    2005 - "Branduardi Platinum Collection".
    2005 - "The Classic Collection".
    2006 - Tour "La Lauda di Francesco" e tour "Il concerto di Angelo Branduardi".
    2007 - "Futuro Antico IV", Venezia e il Carnevale. Con la Ensemble "Scintille di Musica" di Francesca Torelli, studiosa e virtuosa di liuto. 2007 - "La Lauda di Francesco" in DVD - Lo Spettacolo, Il Backstage, con interventi di Angelo sulla vita di San Francesco
    2009 - "Futuro Antico V", Musica della Serenissima. Con la Ensemble "Scintille di Musica" di Francesca Torelli. Pubblicazione del nuovo Album di canzoni "pop" dal titolo "Senza Spina" con gli arrangiamenti di Maurizio Fabrizio.
    Tournee in Germania con tappe nelle maggiori città. "Futuro Antico VI", Roma e la Festa di San Giovanni. Con la Ensemble "Scintille di Musica" di Francesca Torelli.
    2010 - "Futuro Antico VII" Il carnevale Romano, Con la Ensemble "Scintille di Musica" di Francesca Torelli. Tour "Senza Spina" In Italia ed in Europa.
    2011 - "Così è se mi pare" Tra gli autori dei testi, oltre Luisa Zappa, anche Pasquale Panella ed Elvis Costello. Tour Europeo con date in Germania e Belgio.
    2012 - "Caminando Camminando 2" Una raccolta dei più grandi successi dal 1996 ad oggi più l’inedito Rataplan scritta con Giorgio Faletti, nelle due versioni Radio e Album. Europe Live Tour 2012 " Camminando Camminando 2".



    fonte:http://www.angelobranduardi.it/ita/artista.htm







    Gira la testa

    Se per amore io perdo la testa,
    La lascio cadere dal collo perché
    Ho le mani per prenderla
    Mentre che rotola
    Tutta amorosa nel viso per te
    Se per amore la testa mi vola,
    La lascio volare da sola perché
    Le mie braccia si allungano
    Fino a raggiungerla
    Tutta gioiosa nel viso per te
    Gira e rigira, la testa mi gira
    Mi gira la testa d'amore per te
    Presa per i capelli è una lampada e dondola
    E ti fa luce di sé
    Questa mia testa perduta dal collo,
    Corolla di fiore spezzato, però
    Rende tutto più facile,
    Tutto più semplice :
    Gira e rigira, non trova che te
    Posso giocarla con te come palla
    Che salta al tuo petto, ti tocca e tu puoi
    Sotto sotto nasconderla
    E in solitudine
    Farci i segreti giochetti che vuoi
    Gira e rigira la testa e raggiunge
    Gli estremi pensieri che immaginerà...
    Gira come una giostra che tutti si chiedono
    Oggi che festa sarà
    Oggi è la festa che perdo la testa,
    Che cade dal collo, che rotola via,
    Che rincorre e poi supera
    Sogni impossibili,
    E che va oltre la mia fantasia


    (Ivana)





    RUBRICHE






    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA


    F1: Ferrari in pista a Barcellona, Vettel è il più veloce.

    Primi test per la nuova Rossa, subito dietro Mercedes Hamilton. La nuova stagione della F1 è cominciata con le prove di alcuni team sul circuito di Montmelò a Barcellona. Dopo le prime due ore di test, svoltisi in mattinata, il più veloce è stato il tedesco Sebastian Vettel, in 1'26"187 al volante della nuova Ferrari SF16-H. Al secondo posto la Mercedes del campione del mondo in carica Lewis Hamilton, a 0"825 dalla vettura di Maranello. Il britannico è stato il pilota che ha percorso più chilometri di tutti, mettendo insieme 28 giri. Fra gli altri, in mattina hanno girato anche Bottas, Ricciardo, Sainz, Button, che ha avuto problemi con la sua McLarebn ed è rientrato ai box, e Palmer.
    (Ansa)




    Tennis: Pennetta n.9 e Vinci n.10, due azzurre nella Top Ten della Wta.
    La prima volta dal 2010. Errani 17/a (5), Schiavone torna nella Top 100. Due italiane nella Top 10 - non accadeva dal luglio 2010 - e tre nella Top 20, nella nuova classifica del tennis mondiale, sempre dominata (per la 158/a settimana di fila, la 281/a in totale) dalla statunitense Serena Williams. Roberta Vinci, trionfatrice il 14 febbraio a San Pietroburgo, entra per la prima volta tra le dieci migliori del mondo (è la più anziana a farlo, a 33 anni e 4 giorni, e la quarta azzurra), salendo dal numero 13 al 10. La precede Flavia Pennetta, ancora nel ranking nonostante si sia ritirata da quasi quattro mesi, che scende dal 7 al 9. Torna nella Top 20, passando dal 22 al 17, Sara Errani, vincitrice sabato a Dubai.

    Con un balzo di 38 gradini, rientra nella Top 100 - dalla quale era uscita nel settembre scorso, dopo 15 anni ininterrotti di permanenza - Francesca Schiavone, che ieri ha vinto a Rio de Janeiro. La 35enne milanese è l'italiana arrivata più in alto in classifica (al 4/o posto, nel gennaio 2011) e la prima a vincere un torneo Slam (Roland Garros 2010). Primo cambiamento nel ranking, lo scambio di posizioni tra la polacca Agnieszka Radwanska, che sale al numero 3, e la romena Simona Halep, che scende al 4. In ascesa, dal 47 al 38, la ceca Barbora Zahlavova Strycova, sconfitta dalla Errani a Dubai. Delle altre azzurre, Camila Giorgi perde due posizioni ed è 42/a; stabile al 63/o posto invece Karin Knapp, ferma da cinque mesi per un infortunio al ginocchio e successivo intervento chirurgico.

    Classifica Wta del 22 febbraio 2016 (tra parentesi le variazioni rispetto alla settimana precedente).

    1. Serena Williams (Usa) punti 9.245
    2. Angelique Kerber (Ger) 5.700
    3. Agnieszka Radwanska (Pol) 5.210 (+1)
    4. Simona Halep (Rom) 4.745 (-1)
    5. Garbine Muguruza (Spa) 4.642
    6. Maria Sharapova (Rus) 3.672
    7. Belinda Bencic (Svi) 3.505 (+2)
    8. Petra Kvitova (Rce) 3.478
    9. Flavia Pennetta (Ita) 3.422 (-2)
    10. Roberta Vinci (Ita) 3.325 (+3)
    17. Sara Errani (Ita) 2.595 (+5)
    42. Camila Giorgi (Ita) 1.175 (-2)
    63. Karin Knapp (Ita) 933
    94. Francesca Schiavone (Ita) 706 (+38)
    (Ansa)




    Roma: Totti a Trigoria, si allena.
    Dopo l'esclusione per la gara col Palermo il capitano al lavoro. Dopo il successo per 5-0 sul Palermo, la Roma è tornata questa mattina ad allenarsi a Trigoria per cominciare a preparare la trasferta di sabato prossimo in casa dell'Empoli. Presente nel centro sportivo anche il capitano Francesco Totti che, come anticipato ieri dal tecnico Luciano Spalletti, è tornato a lavorare assieme al resto della squadra dopo l'esclusione dal ritiro pre-Palermo. Il gruppo, dopo aver cominciato l'allenamento in palestra, è stato diviso in due parti: chi ha giocato coi rosanero ha proseguito il lavoro di scarico mentre il resto dei calciatori è sceso in campo. Unici assenti Gyomber (lavoro individuale) e De Rossi (fisioterapia).
    (Ansa)

    (Gina)



    GOSSIP!!!




    Kate Middleton e William d’Inghilterra, niente vacanze: “colpa” della scuola di George e… di un pancino sospetto







    Kate Middleton e William d’Inghilterra: troppo impegnati per concedersi una vacanza. La notizia arriva fresca fresca dalla casa reale. Il Duca e la Duchessa di Cambridge non voleranno a Mustique per la loro tradizionale pausa invernale. Ecco perché…


    PER VOCE DI SUA MAESTA' – La vacanza invernale sull’isola caraibica è ormai una tradizione per Kate e William: una pausa di pochi giorni, la maggior parte delle volte in compagnia dei genitori di lei, Carole e Michael, a cui la giovane coppia reale non ha mai rinunciato… nemmeno quando George aveva pochi mesi. Quest’anno però le cose sono cambiate. Buckingham Palace è in fermento per i festeggiamenti dei 90 anni della Regina e i Duchi di Cambridge sono parte attiva del progetto. E per Kate sarà un nuovo attestato di stima da parte di Elisabetta II: apparirà infatti per la prima volta come voce ufficiale della ‘Casa Reale’ in un documentario dedicato alla Sovrana. Insomma, un passo in più verso l’investitura ufficiale di principessa…

    E GEORGE RESTA A SCUOLA - A trattenere in Inghilterra Kate e William, poi, ci sono le loro responsabilità da genitori. George ha iniziato l’asilo da poco più di un mese e proprio l’Istituto, il Westacre Montessori del Norfolk, ha fatto sapere che il terzo in linea di successione al trono britannico è bravissimo. “Si è inserito bene nel nuovo ambiente” fa sapere una fonte della scuola. E quindi i Duchi non vogliono che si assenti subito… anche perché non è ancora chiaro se il primogenito e la piccola Charlotte (che a maggio compie un anno – GUARDA) seguiranno in primavera Kate e William nel loro viaggio di stato in India e Bhutan (e che potrebbe coincidere con la nascita del primogenito dei sovrani più giovani al mondo



    IL TERZO BEBÈ…
    – Ma la rinuncia forzata potrebbe essere dovuta ad un’altra ragione. Le voci che Kate sia di nuovo incinta corrono veloci… Pare che William lo abbia annunciato al pranzo di Natale a Sandringham (GUARDA) e dalle feste la Duchessa non si è più vista: durante i primi mesi delle sue due prime gravidanze ha sofferto molto e la rinuncia ad un viaggio intercontinentale potrebbe essere una scelta per non sottoporla ad ulteriore stress e stanchezza…


    fonte:http://www.msn.com/


    (Lussy)





    … TRA CURIOSITA’ E CULTURA …



    "La passione per la creatività,
    la gioia che emerge dal raggiungimento degli obiettivi,
    il furore della critica."

    Istanbul. Passione, gioia, furore

    fino al 30 aprile 2016



    Continua il viaggio nelle realtà culturali del bacino mediterraneo e nelle relazioni fra Medio Oriente ed Europa. Dopo la mostra Unedited History sull’arte contemporanea iraniana, il MAXXI arriva a Istanbul.

    "Un percorso attorno a grandi opere e nuove produzioni
    con approfondimenti e testimonianze degli artisti."


    Istanbul. Passione, gioia, furore affronta le dinamiche, i cambiamenti e le esigenze culturali della Turchia, in particolare della città di Istanbul, ponte fra Occidente e Oriente.
    Partendo dalle recenti proteste a Gezi Park, la mostra affronta cinque grandi temi del contemporaneo: le trasformazioni urbane e la gentrificazione; i conflitti politici e l’ identità culturale; i modelli innovativi di produzione; le urgenze geopolitiche e la speranza.

    CAN WE FIGHT BACK?
    Istanbul incarna la continua ricerca di mediazione tra oriente e occidente: è stata campo di sperimen-
    tazione di nuovi progetti, ma anche luogo di duri confronti sociali e politici. Problematiche che riguardano l’identità culturale, i diritti civili, la crisi ecologica e la fede religiosa sono da sempre insite nella vita della città, ma dopo gli scontri di Gezi Park le piazze, i muri, le scalinate, raccolgono le tracce della trasformazione, della protesta e i segni del continuo processo di ridefinizione degli spazi pubblici e privati. In questo scenario di azioni collettive e auto-organizzate possiamo resistere fronteggiando la frammentazione sociale con una nuova consapevolezza di libertà. C’è un’urgenza di espressione pubblica in cui le azioni, le ideologie politiche e i simboli del dissenso hanno un nuovo territorio di esplorazione.


    Gli artisti e architetti invitati:
    Hamra Abbas, Can Altay & Jeremiah Day, Halil Altındere, Emrah Altınok, Architecture For All (Herkes İçin Mimarlık), Volkan Aslan, Fikret Atay, Atelier Istanbul: Arnavutköy, Vahap Avşar, İmre Azem & Gaye Günay, Osman Bozkurt, Angelika Brudniak & Cynthia Madansky, Hera Büyüktaşçıyan, Antonio Cosentino, Burak Delier, Cem Dinlenmiş, Cevdet Erek, İnci Eviner, Extrastruggle, Nilbar Güreş, Ha Za Vu Zu, Emre Hüner, Ali Kazma, Sinan Logie & Yoann Morvan, Networks of Dispossession, Nejla Osseiran, Ceren Oykut, Pınar Öğrenci, Ahmet Öğüt, Didem Özbek, Şener Özmen, PATTU, Didem Pekün, Zeyno Pekünlü, Mario Rizzi, Sarkis, SO?, Superpool, ŞANALarc, Ali Taptık, Serkan Taycan, Cengiz Tekin, Güneş Terkol, Nasan Tur.
    (www.fondazionemaxxi.it/)




    FESTE e SAGRE





    CATTEDRALE DI SAN VITO, Praga



    La cattedrale di San Vito è diventata un simbolo di Praga e della Repubblica Ceca intera, sia a causa della sua storia che come memoriale artistico. La cattedrale ospita un'importante reliquia della cristianità, la testa di san Luca evangelista. La volta della cappella di San Venceslao è stata affrescata dal Maestro dell'Altare di Litoměřice. Per chi arriva da Malà Strana e sale al Castello, la maestosità gotica della cattedrale di San Vito (Katedrala Sv. Vita) contrasta fortemente con il barocco della Parte Piccola. E' una delle cattedrali gotiche più grandi d'Europa e domina la città occupando la Terza Corte del Castello di Praga. Quando nel 1344 Praga divenne sede arcivescovile, Re Giovanni di Lussemburgo decise di costruire una chiesa la cui grandezza e bellezza fosse degna della città: ci vollero 600 anni per completarla. era la Porta D'Oro (Zlatà Brana) che si trova sul lato destro della cattedrale (rispetto all'ingresso principale). La cattedrale è lunga 164 metri, alta 33 e larga 60. Entrando dall'ingresso principale; la sensazione che si prova è di armonia e unità di stile, molto soprendente se si pensa che i lavori si sono succeduti per circa 600 anni. Il transetto è la parte più recente della cattedrale, costruito tra il 1871 e il 1929. La cattedrale è composta da due parti: la parte orientale (il coro con le cappelle e la grande torre campanaria), che venne edificata nel periodo gotico (XIV–XV secolo), e la parte occidentale (la navata trasversale, le tre navate e la facciata con le torri), che fu costruita solo nella seconda metà del XIX secolo e, all’inizio del XX secolo.
    Sui pilastri della facciata con le due torri slanciate si trovano 14 statue dei santi, le statue di Carlo IV e dell’arci-
    vescovo Arnošt di Pardubice. La navata principale ha tre portali con i timpani, decorati con i rilievi realizzati secondo i modelli di Karel Dvořák. Il rosone sopra il portale, dal diametro di 10 metri, è stato realizzato nel 1921 secondo i disegni di František Kysela raffiguranti il tema “La creazione del mondo”. Nella facciata meridionale della cattedrale, raggiungibile dal III cortile, c’è l’ingresso principale, la cosiddetta Porta d’oro, ingresso originario della Cattedrale. La Porta raffigura Carlo IV ed Elisabetta di Pomerania inginocchiati in adorazione del Cristo in Gloria su un mosaico composto da circa un milione di tessere colorate; ai lati c'è un Giudizio Finale opera di maestri veneziani. La grande torre campanaria, che nel 1419 era rimasta incompiuta, fu conclusa tra il 1560 ed il 1562 da Bonifác Wohlmut e Hans Tirol. Qui, oltre alle campane chiamate Venceslao, Giovanni Battista e Giuseppe, si trova la più grande campana praghese, chiamata Sigismondo, che pesa 18 tonnellate, con un diametro di circa 256 cm, e un’altezza 203 cm; fu realizzata nel 1549 da Tomáš Jaroš, la campana è rimasta sempre nella torre.
    La parte più interessante è il Coro, quella di più antica costruzione. Al centro del coro, proprio davanti all'altare maggiore vi è la Tomba imperiale, capolavoro dello scultore fiammingo Alexandr Collin. Le statue sono quelle di Massimiliano II d'Asburgo, del padre Ferdinando I e della madre Anna Jagellone. Da qui una scala scende alla cripta dove ci sono altre tombe reali, tra cui quella di Carlo IV. Tutto intorno al Coro ci sono le cappelle dedicate ai santi; la più importante è la Cappella di San Venceslao, costruita da Peter Parler tra il 1362 e il 1367, attorno alla tomba del Santo Protettore di Praga. Gli affreschi del 1509 sono della scuola del Maestro dell'Altare di Litomerice. Gli affreschi superiori sono dedicati alla vita del santo; nella parte inferiore ornata con circa 1300 pietre dure di Boemia, sono raffigurate scene dalla vita di Gesù. Sulla porta adiacente l'ambulacro c'è un batacchio; la leggenda vuole che sia quello della Cattedrale a cui rimase attaccato il Santo quando fu ucciso per una lotta di potere con il fratello Boleslao.
    La Cappella di San Venceslao dà accesso al Tesoro Reale, protetta da una porta con 7 serrature, le cui chiavi sono possedute da sette istituzioni diverse. Queste stanze custodiscono i gioielli della Corona ceca dal 1791. Fanno parte del Tesoro lo corona e lo scettro di Otakar II e le insegne (globo, scettro e corona) di Carlo IV, in oro massiccio con pietre preziose. Questi originali non sono visibili, ma delle copie si trovano presso Palazzo Lobkowitz. La leggenda vuole che chi indossa la corona senza averne diritto muore di morte crudele, come accadde al reggente nazista ucciso nel 1942 dalla Resistenza Ceca.
    La cattedrale compare in un francobollo da 0,85 € emesso dalle Poste Vaticane il 15 novembre 2010 per celebrare il viaggio del papa Benedetto XVI nella Repubblica Ceca il 26-28 settembre 2009.


    …storia….


    La cattedrale di Praga fu costruita nel luogo in cui sorgeva il vescovato, poi divenuto arcive-
    scovato. Il 23.4.1997, il cardinale Miroslav Vlk ha emanato un decreto che ha restituito all’edificio il nome originario di cattedrale di San Vito, San Venceslao e San Adalberto. È consacrata a tre santi: il principe Venceslao, successivamente proclamato santo e patrono dei Boemi, che attorno al 925 fondò la terza chiesa del Castello: la rotonda di San Vito. San Venceslao ebbe in dono una preziosa reliquia dall’imperatore Enrico I di Sassonia: un osso del braccio di San Vito, che poi depose nella rotonda da lui fondata. Dopo la sua uccisione di San Venceslao, la rotonda divenne anche la sua tomba, mentre lui fu proclamato santo. Il terzo santo al quale è stata consacrata la cattedrale è San Adalberto, secondo vescovo della Boemia, ucciso durante un suo viaggio missionario in Prussia. I suoi resti sono stati riconsegnati nel 1039 e, sepolti nell’edificio adiacente alla rotonda. Spytihněv II fece demolire la rotonda di Venceslao, poiché non soddisfaceva più le esigenze degli abitanti del Castello; così, nel 1060 fece costruire la basilica di San Vito, San Venceslao e San Adalberto.

    Al suo posto, nel 1344, Carlo IV e suo padre, Giovanni di Lussemburgo, fecero edificare una cattedrale grandiosa che doveva servire anche come chiesa per le incoronazioni, cimitero dei re e luogo dove custodire i tesori più preziosi. Matthias di Arras, incaricato da Carlo IV, iniziò la costruzione di una cattedrale gotica. Il lavoro di Matthias di Arras venne proseguito, dopo la sua morte, dall'architetto tedesco Peter Parler e dai figli Wenzel e Johann. Essi elevarono il coro - realizzando la prima volta reticolata d'Europa - e la corona di cappelle attorno ad esso; la cappella di San Venceslao, la Porta d'Oro e iniziarono la costruzione della torre sud.
    Allo scoppio delle guerre Hussite (1419) i lavori si interruppero e la cattedrale rimase essenzialmente limitata al coro; tra l'altro, al momento dell'abbandono dei lavori, mancava la parte superiore la torre principale, ricoperta con tetto e guglia rinascimentali. Il lavori di costruzione della cattedrale durarono quasi 600 anni e vi presero parte costruttori del calibro di Benedikt Ried, Bonifác Wohlmut, Hans Tirol, Oldřich Aostalis, ecc. Nel 1859 venne istituita l’Unità per la conclusione dei lavori della cattedrale di San Vito. Negli anni sessanta, l’arch. Josef Kranner riprese i lavori di costruzione e, nel 1873, venne posta la base del nuovo edificio, progettato dall’arch. Josef Mocker. I lavori vennero poi portati avanti dall’arch. Kamil Hilbert, che li concluse nel 1929.
    Circa trenta incoronazioni di principi e re di Boemia e delle loro mogli hanno avuto luogo nella cattedrale e per molti di loro la cattedrale è diventata anche il luogo di riposo - circa quindici monarchi sono seppelliti nella cattedrale di San Vito.

    (Gabry)





    NEONATI E L'ACQUA!!!




    Neonati al mare: ecco come abituarli all’acqua


    bimbo-al-mare


    Per un neonato l’ambiente acquatico dovrebbe essere molto più familiare della vita “all’asciutto”: è nel liquido amniotico che ha trascorso nove mesi di vita, è qui che ha sviluppato i suoi sensi e si è esercitato nei primi movimenti. Non stupisce, quindi, che i bambini appena nati abbiano con l’ acqua una confidenza assoluta. E vadano in apnea senza timori. Compito dei genitori è solo aiutarli a mantenere questa confidenza con l’ acqua, fin dalle prime esperienze: in piscina come a casa e in questo periodo anche al mare.
    Oggi il nostro esperto Antonio Acampora, allenatore di nuoto e personal trainer presso la palestra Skorpion di Milano, indica quelli che sono i comportamenti generali da tenere per i primi approcci di bimbi sotto l’anno di età con l’acqua di mare.
    In modo tale da non traumatizzare i piccoli, soprattutto se non abituati al contatto con l’acqua.

    È meglio evitare di immergere direttamente il piccolo nell’acqua del mare. Per i primi giorni meglio utilizzare una piscina gonfiabile e dei piccoli pupazzetti morbidi per il mare. Fatto questo posiziona la piscina sulla spiaggia e riempila d’acqua. Se l’acqua è troppo fredda, lasciala riscaldare qualche minuto al sole.
    I bambini molto piccoli non dovrebbero fare il bagno prima delle cinque del pomeriggio, per evitare che l’impatto con l’acqua eccessivamente fredda possa traumatizzarli.
    L’acqua di mare, può risultare sgradevole agli inizi, provocare arrossamenti agli occhi e piccoli conati di vomito. Nei primi giorni utilizzare i momenti sul bagnasciuga per farli ambientare o effettuare qualche gita sul canotto con mamma e papà per favorire il contatto fisico con la superficie acquatica.
    L’utilizzo di mute o magliette in lycra è molto efficace per gestire al meglio gli sbalzi di temperatura tra la spiaggia e l’acqua del mare.
    Per abituarlo all’impatto con l’acqua salata è consigliabile lasciarlo giocare sul bagnasciuga, facendogli battere le manine e i piedini sull’acqua in modo che gli schizzi gli arrivino in faccia e in bocca
    Dopo il bagno, che non dovrebbe durare più di una ventina di minuti, al bambino va dato immediatamente da bere. Perché l’acqua di mare tende a disidratare la pelle.
    Una volta uscito dall’acqua, il bambino va asciugato e gli va applicata immediatamente una crema protettiva.
    Per evitare problemi, asciugare molto bene le orecchie del bimbo facendo uscire tutta l’acqua.
    Dopo qualche giorno procurati un salvagente con mutandina protettiva, inserisci il bambino e prova ad immergerlo con te nell’acqua del mare. Fai questa operazione lentamente finché ti accorgerai che a lui piace. Evita comunque le ore più calde e bagna la testa del piccolo.


    COME TENERE IL BAMBINO IN ACQUA

    Quando ci sentiremo abbastanza sicuri e il nostro bambino avrà preso sufficiente confidenza con l’ambiente, possiamo immergerci insieme a lui. È consigliabile iniziare con dei piccoli piegamenti nell’acqua bassa per cercare di far vincere al bambino la paura di mettere la testa sotto l’acqua. Poi si prova a far salire le gambe, facendo scendere le spalle il più possibile sotto l’acqua. A questo punto il genitore può far appoggiare le mani del bambino sulle proprie spalle, e mantenendogli il busto può aiutarlo a scendere sott’acqua con le spalle e a distendere le gambe. In questo modo il bambino si sentirà sicuro inizierà a sbattere le gambe e, a mano a mano che acquisterà fiducia, anche le braccia. Oppure si possono tenere le mani sotto vicino al torace e lasciandolo libero di muovere e scalciare con le gambe. Spieghiamo al nostro bambino che in acqua è necessario muovere gambe e braccia per sostenersi e rimanere a galla. Aspettiamo che il bimbo ci chieda di nuotare da solo, di sua iniziativa, di essere “lasciato”, per provare da solo a stare a galla. Rimaniamo vicini a lui, rassicurandolo e incoraggiandolo. I primi movimenti saranno scoordinati e confusi ma, lentamente, il bambino prenderà fiducia e sicurezza. Una volta imparato a stare a galla e a trattenere il respiro per fare piccole immersioni, un paio di braccioli potranno essere molto utili per insegnare i movimenti in maniera fluida e coordinata, e per far sì che il nuoto continui ad essere un piacevole gioco senza diventare faticoso.



    BRACCIOLI E SALVAGENTI PER MARE E PISCINA


    In base alle competenze acquisite dal bambino si sceglie l’ausilio più idoneo, al fine di consentirne un corretto sviluppo dal punto di vista motorio e cognitivo. Se i braccioli vengono infatti usati in modo indiscriminato, limitano lo sviluppo naturale e la propensione all’esplorazione del mondo acquatico da parte del bambino. Se il bimbo manifesta un buon movimento delle gambe, apprezzerà l’utilizzo della ciambella, sempre in presenza di un adulto. All’aumentare del movimento delle gambe del bambino, si potrà effettuare un progressivo sgonfiamento della ciambella per favorire il processo di autonomia in acqua che il bimbo sta sperimentando. Si può utilizzare un canotto per aiutare i bambini a prendere confidenza con l’acqua. Il canotto può anche essere utilizzato come mezzo di trasporto di uno o più bambini. I braccioli sono da considerarsi indispensabili nel momento in cui il genitore, desideroso di rilassarsi, voglia non correre rischi in prossimità del bordo vasca in piscina. L’attenzione in questi luoghi non è mai esagerata e quindi una protezione in più, risulta essere indispensabile. Meglio non utilizzare ciambelle dotate d’imbragature: oltre che pericolose, non consentono lo sviluppo della pedalata. Anche l’utilizzo di tutine con galleggianti non sono raccomandabili perché falsano il galleggiamento e non permettono al bambino di sperimentare sbilanciamenti e squilibri, che si configurano come molto istruttivi.



    Silvia Trevaini

    http://obiettivobenessere.tgcom24.it/


    (Lussy)





    salute-benessere


    Salute e Benessere







    frosinone-fiuggi
    foto:agriturismo.agraria.org


    Terme di Fiuggi


    Cenni storici:

    In uno scritto del 27. d.c., Plinio Il Vecchio:
    "Fiugi inter collium Ernicorum acquam saluberrimam ....... ".


    Papa Bonifacio VIII, che era nato in Ciociaria e conosceva bene la fonte e le qualità dell'acqua, tanto che ne era un assiduo consumatore. Le lodi dell'acqua "che rompe la pietra" compaiono anche in alcune lettere scritte da Michelangelo al nipote Lionardo nel 1549. Solo a Fiuggi, dalla sorgente di Bonifacio VIII e da quella della Fonte Anticolana, sgorga questa particolarissima acqua oligominerale, l'unica a unire alle proprietà diuretiche la capacità di "sciogliere" ed espellere i calcoli renali ed a prevenirne la formazione, sono particolarmente indicate nella preparazione degli interventi per la calcolosi urinaria e nel trattamento post-operatorio. Costituiscono inoltre un efficace rimedio per le infezioni delle vie urinarie e, grazie all'azione che svolgono sul metabolismo dell'acido urico, impediscono la formazione della gotta e delle artropatie uratiche.

    L'Acqua di Fiuggi viene imbottigliata e distribuita in tutta Italia, ma il modo migliore per godere dei suoi benefici è quello di berla direttamente alla fonte. Le acque di Fiuggi appartengono al gruppo delle acque naturali oligominerali. Tale caratteristica è determinata dalla stessa formazione tufacea della conca di Fiuggi, la quale, alternando strati permeabili, filtra le acque che vengono così a perdere del tutto le sostanze minerali. Estremamente efficaci nei trattamenti disintossicanti, esse sono in particolar modo indicate nella prevenzione e nella cura renale e della gotta.



    La sorgente di Bonifacio VIII


    fonte-fiuggi
    foto:fiuggispa.it


    La Fonte Bonifacio VIII fu costruita all'inizio del secolo, in elegante stile liberty di cui rimane, oggi, soltanto il suggestivo portale d'ingresso. Negli anni '60, infatti, la struttura interna fu completamente ristrutturata su progetto dell'architetto Moretti e si estende in un gioco di spazi aperti e chiusi, di arditi elementi architettonici di cemento e di lussureggiante vegetazione.La Fonte Bonifacio VIII il luogo predisposto alla cura vera e propria, quella che va effettuata la mattina a digiuno.

    Alle sue fontanelle, sparse a centinaia nelle ampie aree verdi e negli spazi coperti, possono accedere contemporaneamente fino a 25.000 persone. L'imponente salone centrale consente, grazie ai suoi impianti di riscaldamento, di effettuare la cura delle acque anche nei mesi invernali. Ma la fonte non solo un luogo di cura. Accanto alle fontanelle di mescita e agli ambulatori medici, infatti, c'è un insieme di strutture pensate per rendere più piacevole il soggiorno degli ospiti: bar, caffè concerto, sale polifunzionali. Attorno alla fonte si estende un parco di 80 ettari.

    Fino dall'ottocento la cura delle acque avveniva alle sorgenti che scaturivano in località anticamente detta dello "Sparagato". Gli amministratori comunali fin da quei tempi si resero conto dell'importanza delle acque e per non mandarle perdute costruirono in questa contrada un abbeveratoio. Sempre le stesse acque formavano un laghetto assai pescoso. Nel 1870 vi furono i primi lavori di sistemazione e la prima copertura della fonte avvenne nel 1890.

    Il primo stabilimento, intitolato appunto a Bonifacio VIII, fu realizzato nel 1905 e inaugurato nel 1911 con classiche strutture liberty oggi scomparse che hanno lasciato il posto alle futuristiche strutture progettate dall'arch. Luigi Moretti. Infatti a partire dal 1960 inizia la fase di ristrutturazione e di ampliamento delle terme con criteri moderni e funzionali. Gli arch. Luigi Moretti e Mario Ingrami sono riusciti ad articolare armoniosamente il gioco degli spazi aperti e di quelli coperti, di passeggiate protette da ardite volte in cemento armato e che trovano nel "fungo" e nelle "tende arabe" una significativa espressione stilistica di architettura moderna. Delle precedenti strutture del periodo umbertino rimane solo il classico ingresso superiore.


    La Fonte Anticolana


    fiuggi-terme
    foto:hotelfiuggi.eu

    La Fonte Anticolana, denominata anche "fonte nuova" perchè inaugurata negli anni venti, è maggiormente frequentata durante il pomeriggio. Situata in una posizione incantevole, offre agli ospiti qualche fontanella in meno, ma offre splendide passeggiate nei giardini e nei viali alberati del grande parco attrezzato.

    Tra i cedri argentati, le sequoie e i fiori di ogni specie, infatti, ci sono i campi da tennis e di bocce, il minigolf, il ping-pong, un parco attrezzato per bambini e una sala giochi. E' qui, inoltre, che si trova il Teatro delle Fonti, un palcoscenico che ospita ogni anno importanti spettacoli musicali e manifestazioni culturali di notevole prestigio.

    Le sorgenti ubicate nella zona detta "Pantano" alimentano la Fonte che si estende in un parco di 14 ettari. E' un immenso giardino con straordinari esemplari di alberi e piante esotiche circondata da boschi di castagni, abeti e cedri. Dotata di nuovi impianti per lo svago, gli sport e gli incontri culturali (tra cui un capace teatro), inseriti in una suggestiva area di verde, di gusto e tradizione ottocentesca.


    terme-fiuggi-786532445
    foto:latina24ore.it


    4881556000_211bf336ca
    foto:flickr.com
    Fiuggi

    (Ivana)





    ... PARLIAMO DI ...



    “Io faccio in assoluto i migliori biscotti del mondo,
    ma non li faccio spesso
    perché non è giusto... verso gli altri biscotti.”


    I SAVOIARDI



    I savoiardi sono dei biscotti dolci e leggeri dalla consistenza molto friabile e spugnosa. La forma è un cilindro schiacciato con gli spigoli smussati, ricorda un grosso dito, in inglese vengono chiamati lady fingers, cioè dita di dama, mentre in Francia vengono chiamati biscuit à la cuillère, cioè biscotto a cucchiaio. Tutte le regioni d'Italia che subirono l'influenza dei Savoia, conoscono questo prodotto. In Sardegna, dove prendono il nome di “Pistoccus de caffè”.In Molise sono conosciuti come prestofatti. Sono diffusi anche in Sicilia, che ebbe un re sabaudo nel Settecento; la ricetta è stata reinterpretata dalla tradizione isolana, in particolare a Caltanissetta dove vengono chiamati raffiolini.

    La loro origine è incerta, alcune fonti li fanno risalire al tardo XV secolo. I "Biscotti di Savoia" videro la luce nel tardo Medioevo, e sarebbero stati creati dal cuoco della corte di Amedeo VI, per un fastoso pranzo organizzato intorno al 1348,in onore di una visita dei reali di Francia. In seguito, grazie al successo ottenuto nel memorabile banchetto, questi biscotti fregiati del nome di “Savoiardi”, vennero adottati “ufficialmente” dalla Reale Casa Savoia diventando golosità molto ambita dai giovani eredi della dinastia. Una ricetta cinquecentesca ne mostra la preparazione: «Si fanno con un poco di farina, albume d’uovi e zuccaro». Pur essendo stati adottati dal Piemonte, dove il Savoiardo viene chiamato familiarmente el biscotìn, hanno continuato a essere prodotti anche in Francia, in particolar modo nella zona di Yenne, sul lago del Bouget, che originariamente apparteneva al territorio dei duchi di Savoia.
    Ricetta tra le più antiche della nostra gastronomia, pubblicato sul Dictionnaire de cuisine et gastronomie edito da Larousse. "El biscotin" pur essendo di origine piemontese, arrivò nelle aree d'influenza dei Savoia. Nel 1873, sono citati nel Grande dizionario di cucina di Alexandre Dumas.
    Dalla Francia alla Sardegna i Savoiardi hanno perso parte delle uova è quindi più leggeri, con la pasta meno biscottata e la forma più appiattita. Dalla Sardegna alla Sicilia, hanno perso ancora delle uova, per l'esattezza degli albumi, e sono diventati Savoiardi forti, più biscottati e duri; sono serviti sempre con morbide creme o vini.


    “No gh’è a sto mondo, no, più bel biscotto,
    - più fin, più dolce, più liniero e san –
    per mogiar nela cìcara o nel goto, - del Baicolo nostro Veneziàn”

    Non c'è al mondo biscotto più fino,
    dolce e sano da intingere nella tazza o nel bicchiere
    del nostro Baicolo Veneziano


    BAICOLI VENEZIANI



    I biscotti veneziani per eccellenza sono i “baicoli” che creati due secoli fa, nelle offellerie e panetterie per le botteghe del caffè, sono ancora oggi tra i biscotti più delicati e saporiti. Sono biscotti tipici di Venezia, venduti in tradizionali scatole gialle di latta.
    I biscotti si presentano come dei tranci di pane biscottati,con forma allungata, ovoidale e uno spessore molto sottile. Vengono prodotti con farina bianca, burro, oli vegetali, zucchero, lievito di birra, una chiara d’uovo, un po’ di latte e un po’ di sale.

    Nelle Venezia del settecento era di moda servire questi biscotti con lo zabaione, famosissimo dolce secco da “tociar” (intingere). I biscotti della Serenissima, parte integrante delle provviste delle navi mercantili grazie al loro ottimo sapore e alla loro capacità di conservazione, durante i lunghi viaggi dei veneziani commercianti Il nome “baicolo” è stato dato per la sua forma molto simile a quella dei piccoli branzini di laguna che portano, appunto, questo nome.
    In letteratura vengono citati:
    “Pasta reale condita di zucchero, spugnosa, biscottata, che s’inzuppa nel caffè o simili bevande. Dicesi baicolo per similitudine, benché grossolana, alla figura dei piccolissimi cefali, chiamati appunto Baicoli”, così venivano descritti da Giuseppe Boerio nel suo “Dizionario del dialetto veneziano” pubblicato nel 1856.
    "I “baicoli” veneziani sono molto considerati anche dai turisti stranieri i quali spesso si ricordano della loro bontà e li richiedono a distanza di anni”. Da “Il Veneto in cucina” di Ranieri Da Mosto, Giunti Martello Editore, 1978.


    I pani dei marinai


    Come spesso capita le cose più buone possono nascere da errori o distrazioni. E i biscotti sembrano rientrare in questa casistica. La leggenda lega la loro nascita al mito degli Argonauti e del loro coraggioso condottiero Giasone. Secondo la tradizione epica il cuoco di Giasone, durante l’ultima infornata di pane da caricare sulla nave Argo, si addormentò. Al risveglio, in forno trovò un pane ridotto di volume, appiattito, secco, ma ancora buono tanto che Giasone decise di stiparlo in cambusa insieme al resto delle provviste…e fu l’unico “pane” a non ammuffire e a sfamare gli Argonauti durante il viaggio alla ricerca del vello d’oro. Questo sembra spiegare perché i latini, oltre al termine “biscoctus” (cotto due volte) per indicare gli antenati dei biscotti erano soliti usare l’espressione “panis nauticus”, la “galletta” dei marinai. Proprio in epoca romana i biscotti acquistano il tratto della dolcezza che li caratterizza ancora oggi.(http://iocominciobene.it/)

    (Gabry)





    STRISCIA FUMETTO






    ... LA NATURA SULL'ISOLA ...



    "Apriti sesamo!!!"

    SESAMO



    Il sesamo (Sesamum indicum L.) è una pianta erbacea della famiglia delle Pedaliaceae, originaria dell'India e dell'Africa.
    Esistono due tipologie di semi: semi di sesamo nero e semi di sesamo bianco. Quelli bianchi sono meno rari e più facilmente reperibili. Prosperano nelle zone semidesertiche dell’Africa e dell’India.La maggior parte delle specie selvatiche si trovano nell’Africa sub-sahariana. La Birmania, l’India e la Cina rappresentano il 50% della produzione mondiale di sesamo. Il più grande importatore a livello mondiale è il Giappone dove l’olio di sesamo è una importante componente della cucina giapponese.

    La pianta del sesamo appartiene alla famiglia delle Pedaliacee e ha il nome scientifico di Sesamum indicum. E una pianta erbacea annuale, con una radice a fittone e un fusto che può raggiungere il metro di altezza, eretto, peloso, semplice o ramificato. Le sue foglie sono lunghe, lanceolate e opposte, quelle basali più larghe e con un lungo picciolo, quelle apicali più strette e con un picciolo più corto. I fiori crescono sulll’ascella delle foglie, sono singoli o riuniti in gruppi di 3, grandi, tubolari, di solito di colore bianco ma possono essere di colore rosa più o meno scuro. I frutti che sono delle capsule allungate verdi per poi diventare nella maturità di colore bruno scuro a maturità. Ciascuna capsula contiene dei piccoli semi molto leggeri, da 50 a 80, di forma schiacciata e con un apice appuntito.

    Le loro proprietà nutritive sono comunque molto simili. I semi di sesamo possono essere considerati come una delle fonti principali di calcio vegetale; 100 grammi ne contengono dagli 800 ai 1000 milligrammi. Secondo la medicina tradizionale orientale il sesamo è un ottimo ricostituente nelle malattie croniche ed è in grado di rafforzare vista ed ossa oltre ad impedire la carie dentale e la calvizia. Studi scientifici evidenziano che possa prevenire le malattie cardiovascolari, mantiene bassi i livelli del colesterolo nel sangue, ed ha proprietà cosmetiche di emoliente, nutritivo e lenitivo.
    Come migliaia di anni fa, i semi servono per guarnire focaccine, panini, grissini e per insaporire barrette dolci. In Medio Oriente vi sono numerose ricette che insegnano a preparare una pasta al sesamo, la tahina chiamata anche burro di sesamo o crema di sesamo e ha un sapore che ricorda quello delle noci. E’ diffusa in tutto il Nord Africa, in Turchia e in Grecia e serve da condimento per numerose pietanze come i Falafel, polpette fatte con la pasta di ceci e di fave, ma viene usata anche con alcune carni come quella di agnello.


    ...storia, miti e leggende...


    Si ritiene che la coltivazione del sesamo sia la più antica coltivazione di semi oleosi dell’ umanità. E' una spezia coltivata in Medio Oriente da migliaia di anni come testimonia il ritrovamento, nell’odierna Turchia, di antichi torchi che servivano per macinare i piccoli semi e per estrarne l’olio già nel 2750 a.C. Nelle rovine dell’antica Babilonia scavi archeologici hanno trovato resti carbonizzati di semi di sesamo datati 4000 anni fa; venivano usati nella cosmesi. Gli Egizi li conoscevano e nel famoso “Papiro di Ebers” di 3600 anni a.C. sono citati nella lista delle droghe medicinali. Presso la civiltà assira si credeva che il vino da esso ricavato venisse sorseggiato dagli Dei durante la creazione della terra. In India, le prime notizie certe sulla coltivazione del sesamo, della varietà che ancor oggi viene coltivata, il sesamo Indicum, provengono da antichi testi indiani datati intorno al 1600 a. C., ma si sa per certo che il piccolo seme veniva usato da molto più tempo. Alcuni studiosi ritengono che dalla Mesopotamia, attorno all’anno 2000 a.C., il sesamo sia giunto in India e qui la selezione prodotta dall’uomo abbia creato quelle varietà domestiche che vengono coltivate ancora oggi. Altri pensano che sia stata l’Asia, soprattutto la Cina, a iniziare prima ad usare e poi a coltivare il sesamo.
    Anticamente in India era prevista un'offerta di quattro vasi di sesamo nero nelle cerimonie funebri che avrebbe favorito il passaggio del defunto nell'aldilà. Ancora oggi i semi di sesamo sono considerati un simbolo di immortalità e profondamente legati ai culti sacri. Nella letteratura antica si riscontra l'usanza di cospargere con il sesamo i sedili dei commensali, per cacciare i demoni del cibo.
    I romani apprezzavano il sesamo e lo utilizzavano nella pasta del pane o come guarnizione di focacce e dolci.I soldati romani li mangiavano abbinato al miele, per acquisire maggiore energia e forza fisica. Plinio il vecchio li consigliava contro il vomito e la dissenteria.
    Nel Medioevo, con le invasioni barbariche, in Europa furono interrotti gli scambi commerciali delle spezie e divennero talmente rare da essere usate solo dalla nobiltà e dalle più ricche famiglie dell’epoca.
    Nel Rinascimento, le spezie ritornarono in auge, impiegate per conservare ed insaporire i cibi, e si riprese ad usare il sesamo non solo per ricavarne olio ma anche per rendere più gustosi pani, dolci e focacce.
    Nel 1600, l’America conobbe il sesamo tramite gli schiavi africani che lo portarono. In Sicilia la coltivazione del sesamo giunse durante la dominazione araba dal 827.
    Il sesamo è famoso anche nella letteratura mediorientale ed è diventata celebre la frase “apriti sesamo!” nel racconto “Ali Babà e i 40 ladroni” dal libro “Le mille e una notte”. La formula magica “Apriti Sesamo” si riferisce probabilmente alle “incredibili” proprietà nutritive e vitali del sesamo, che avrebbero conferito all’essere umano forza e vitalità. Mentre una leggenda narra che alcuni sacerdoti del vicino Oriente, anticamente, erano in grado con determinati canti e preghiere di far aprire magicamente le spighe di sesamo.

    (Gabry)





    POESIE DI STAGIONE


    FEBBRAIO

    Febbraio

    Cosa ci porti, corto febbraio?
    Si, dietro l'uscio vi è primavera
    con la sua veste dolce e leggiera,
    col suo sorriso limpido e gaio.
    Tu ci porti le mascherine
    coi lieti giorni del carnevale;
    empi di canti le gaie sale,
    e la tua gioia par senza fine.
    C'è chi ti dice, febbraio, amaro
    perchè talvolta di pioggia e neve
    non sei di certo un mese avaro,
    col tuo cappuccio di nubi, greve.
    Ma cosa importa? Fresca e leggiera
    a te dappresso bionda nel sole,
    tutta sorriso, tutta viole,
    ecco che appare la primavera.


    (Zietta Liù)




    B91qVtW





    ... FOTO E IMMAGINI DAL WEB ...


    ... Il giornale non poteva prescindere da quella che è una usanza che ha unito generazioni intere. Chi di noi non ha almeno una volta passato ore alla ricerca di immagini da inviare alle persone care? Quante volte ci siamo trovati nel bar del luogo di vacanza con una pila di cartoline da mandare alla famiglia, ai parenti, ad amici e conoscenti … ebbene in questo nostro luogo di sogno, dalla nostra isola felice, ci piace raccogliere cartoline dal mondo e pubblicarle sul nostro giornale e, in questo modo sognare insieme guardando quelle immagini di luoghi da sogno del nostro meraviglioso pianeta ...

    (La redazione)




    Gisborough Priory, North Yorkshire, England

    scatto di Paul Weller



    Cielo, testimone dell'umanità.
    Libro aperto alla pagina odierna, racchiudi in te il nostro passato;
    puoi prevedere il nostro futuro.
    (Chiara Libero)

  15. .
    CITAZIONE (barbarart @ 23/2/2016, 13:11) 

    Caro Claudio anch'io quando ti leggo mi emoziono,
    sapere che anche tu hai vissuto dei momenti terribili
    e la consapevolezza che la tristezza non potrà mai scomparire del tutto,
    mi rattrista e mi avvicina ancor più a te!

    Per ognuno di noi i genitori sono persone forti, immortali
    e quindi non si è mai preparati quando vanno via!

    Il mio papà ormai è andato via da tanti, troppi anni,
    prematuramente ed improvvisamente,
    ma non c'è giorno che non lo pensi e che non mi manchi!

    Lo so che in questo modo non sono granché di aiuto,
    ma in questi casi so bene che nessuna parola può essere di conforto!

    Dalle mie parole puoi solo capire che l'amicizia
    può nascere anche su un social o un Forum,
    puoi sentire tutta la mia comprensione e solidarietà
    e se riesco a regalarti anche solo un piccolo sorriso con la mia presenza,
    allora cercherò di esserci quanto più possibile!

    Un affettuoso abbraccio

    Barbara



    Grazie Barbara ... davvero dal profondo del mio cuore!!!
9260 replies since 28/4/2009
.