Aretha Franklin

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    "(...) Quando ho registrato 'The Weight' con lei (...) è stato un sogno diventato realtà.
    Aretha non urlava, non strillava... lei cantava dal paradiso, con grazia e stile"
    (Robbie Robertson)


    Aretha Franklin

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    La regina del soul, Aretha Franklin, è morta oggi, giovedì 16 agosto, all'età di 76 anni: lo riferisce l'Associated Press citando la storica portavoce della cantante, Gwendolyn Quinn. Secondo le prime indiscrezioni riferite dalle agenzie americane, l'artista è morta nella sua casa di Detroit, dove era assistita da personale medico.

    Alla cantante, come rivelato dalla famiglia in un comunicato ufficiale, è stata fatale una forma avanzata di tumore al pancreas. "In uno dei momenti più bui delle nostre vite, non troviamo le parole appropriate per esprimere il nostro dolore", si legge nella nota: "Abbiamo perso la matriarca e il pilastro della nostra famiglia. L'amore che aveva per i suoi figli, i suoi nipoti, pronipoti e cugini non aveva limiti. Siamo toccati nel profondo dall'ondata di amore e supporto ricevuta da amici, sostenitori e fan di tutto il mondo. Grazie per la vostra comprensione e per le vostre preghiere. Abbiamo sentito il vostro amore per Aretha, e ci dà conforto sapere che la sua eredità continuerà a vivere. Nel nostro dolore, vi chiediamo di rispettare la nostra privacy in questo difficile momento.

    Malata da tempo, l'artista aveva sospeso tutte le attività dal vivo lo scorso mese di marzo: negli ultimi giorni erano trapelate notizie preoccupanti circa il suo stato di salute, mitigate dalla recente indiscrezione del nipote Tim, che la descriveva come vigile e di buon morale.

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    Nata a Memphis, Tennessee, il 25 marzo del 1942, la Franklin era figlia del Reverendo Battista Charles Franklin, importante religioso di Detroit, amico di figure di spicco del panorama artistico e politico dell'epoca come Mahalia Jackson, il fondatore della Motown Berry Gordy, la stella del gospel Clara Ward e Martin Luther King, tanto da essere soprannominato "The Million Dollar Voice" per la capacità di intonare sermoni "ipnotici" e gospel. Nel 1960 la giovanissima Aretha è messa sotto contratto dalla Columbia, per la quale incide dieci dischi in sei anni, senza però ottenere alcun successo commerciale. Più fortunata sarà la collaborazione con la Atlantic, che la spinge con più decisione sulla via del rhythm’n’blues: dal 1967 in poi brani come "I Never Loved A Man (The Way I Love You)", "Baby I Love You", "Chain of Fools", "Think" ottengono un grande successo, segnalandola anche per la capacità di affrontare con la propria voce, una delle più belle e riconoscibili del mondo della musica, brani diversissimi come "Satisfaction" (Rolling Stones), "I say a little prayer" (Burt Bacharach), nonché una versione di "Respect" che lascia stupefatto lo stesso Otis Redding. A consacrarla come leggenda del r’n’b è tuttavia "(You make me feel like) A natural woman", di Carole King.

    Nel 1979, dopo 19 album con la Atlantic, Aretha passa alla Arista. Gradualmente il sound dei suoi dischi comincia a "ringiovanire" con innesti di fresche "contaminazioni" della nuova black music e non solo: negli anni ’80 il suo grande rilancio passa attraverso collaborazioni o duetti con, tra gli altri, George Benson, Eurhythmics, Rolling Stones, George Michael e Whitney Houston. La "Queen of Soul", continuamente omaggiata da tributi e riconoscimenti (è la prima donna ad entrare nella Rock’n’Roll Hall of Fame e vince ben 15 Grammies), è anche protagonista di una memorabile versione di "Think" in "Blues Brothers".

    Grazie al sapiente lavoro del produttore Narada Michael Walden, la cantante torna anche nelle top ten, con il brano "Freeway of love" (1984), utilizzato anche per uno spot della Coca-Cola. La Franklin non rinnegherà, in ogni caso, le origini gospel: il suo disco del 1987 "One Lord, One Faith, One Baptism" è il più venduto nella storia del genere, superando persino quelli di Elvis.

    Nel 1998, dopo una lunga lontananza dagli studi di registrazione, l'artista incide "A Rose Is Still a Rose", per il quale ancora una volta si avvale del contributo di alcuni tra i più quotati produttori contemporanei, tra i quali Jermaine Dupri, Sean "Puffy" Combs, e l’inseparabile Narada.

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    Nel 2003 viene pubblicato "So Damn Happy", che include la canzone “Wonderful”, vincitrice di un premio Grammy: in seguito all’uscita del disco, pur incidendo di fatto poi un altro album di duetti illustri dal titolo "Jewels in the crown: All-Star duet with the Queen" (2007), la Franklin abbandona – dopo trentadue anni - l’Arista Records e fonda la propria etichetta discografica, l’Aretha Records per la quale incide il suo nuovo album "A Woman Falling Out of Love", uscito nel 2008.

    A febbraio dello stesso anno, durante la 50esima edizione dei Grammy, l’artista viene insignita di un premio alla carriera per aver vinto ben venti “grammofoni d’oro”. A novembre 2010 Aretha viene ricoverata in ospedale: ha infatti dei seri problemi di salute (un tumore al pancreas), per cui le viene impedito di cantare almeno fino a maggio 2011.

    Il ritorno sulle scene è del 2014, con "Aretha Franklin Sings the Great Diva Classics", album di reinterpretazioni di brani di Adele, Etta James, Sinead O' Connor e altre grandi interpreti femminili.

    Pur diradando le sue apparizioni pubbliche, negli utimi anni la Franklin ha saputo comunque segnalarsi per le performance al Kennedy Center Honors del 2015 in onore di Carole King - durante la quale eseguì la celebre hit "(You Make Me Feel Like) A Natural Woman" - e allo stadio Ford Field di Detroit del 2016, dove - in occasione del Giorno del Ringraziamento - eseguì, seduta al pianoforte, l'inno statunitense "Star-Spangled Banner".


    Il suo ultimo album, "A Brand New Me", registrato insieme alla Royal Philharmonic Orchestra e contente una serie di suoi classici registrati ex novo, è stato pubblicato nel novembre del 2017.

    Pur diradando le sue apparizioni pubbliche, negli utimi anni la Franklin ha saputo comunque segnalarsi per le performance al Kennedy Center Honors del 2015 in onore di Carole King - durante la quale eseguì la celebre hit "(You Make Me Feel Like) A Natural Woman" - e allo stadio Ford Field di Detroit del 2016, dove - in occasione del Giorno del Ringraziamento - eseguì, seduta al pianoforte, l'inno statunitense "Star-Spangled Banner".

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