Expo 2015-una meraviglia italiana nel mondo!!!

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    Expo 2015



    L'Expo 2015 (ufficialmente Esposizione Universale Milano 2015, Italia, in inglese World Exposition Milano 2015, Italy) è l'esposizione mondiale programmata a Milano tra il 1º maggio e il 31 ottobre 2015. La manifestazione è organizzata da Expo 2015 S.p.A., società costituita dal Governo Italiano, dalla Regione Lombardia, dalla Provincia di Milano, dal Comune di Milano e dalla Camera di commercio di Milano.

    Il tema selezionato per l'Expo 2015 è “Nutrire il pianeta, energia per la vita” e intende includere tutto ciò che riguarda l'alimentazione, importantissima per la salute di ogni persona, dall'educazione alimentare alla grave mancanza di cibo che affligge molte zone del sud del mondo, alle tematiche legate agli OGM. Milano fu già sede dell'Esposizione Internazionale del 1906 con tema “i trasporti”.

    Storia
    Il 31 marzo 2008, durante l'Assemblea Generale presso la propria sede di Parigi, il BIE assegnò l'organizzazione della manifestazione alla città di Milano
    Il dossier di registrazione dell'Esposizione è stato consegnato ufficialmente il 22 aprile 2010 dal delegato italiano presso il BIE, Maurizio Serra.
    Il dossier di candidatura è stato approvato il 20 ottobre 2010 dal comitato direttivo del Bureau International des Expositions, che ha raccomandato la registrazione della Expo all'Assemblea Generale.
    La registrazione ufficiale dell'evento è infine avvenuta il 23 novembre 2010 durante l'Assemblea Generale del BIE.
    Selezione della città organizzatrice
    Votazione per Expo 2015
    Città Paese 1ª votazione
    Milano Italia Italia 86
    Smirne Turchia Turchia 65


    La votazione e proclamazione finale avvenne il 31 marzo 2008. Dopo una prima votazione, annullata per il mancato funzionamento di alcuni dei dispositivi che permettono di esprimere il voto ai delegati dell'Ufficio Internazionale delle Esposizioni (BIE), la città di Milano si aggiudicò l'organizzazione della Expo 2015 per 86 voti a 65. Oltre alla città di Milano si candidava ad ospitare la manifestazione anche la città turca di Smirne con il tema "New routes to a better world/Health for all" ("Nuovi itinerari verso un mondo migliore/Salute per tutti").

    Per l'assegnazione della città organizzatrice dell'Expo 2015 venne seguito il seguente calendario:

    4 maggio 2006: la Turchia consegna al BIE il proprio dossier di candidatura per la città di Smirne. Da questo momento tutti gli altri Paesi membri ebbero sei mesi di tempo per presentare candidature alternative;
    30 ottobre 2006: il governo italiano sottopone al BIE la lettera di candidatura di Milano;
    3 novembre 2006: scadenza per la presentazione delle candidature per la Expo 2015. Italia e Turchia restano le sole due candidate;
    19 dicembre 2006: prima presentazione dei progetti di candidatura per le due città presso la sede parigina del BIE.
    Altre città che si ipotizzava avrebbero fatto richiesta per ospitare la Expo 2015, ma che non hanno consegnato la documentazione necessaria presso il BIE in tempo utile (entro il 2 novembre 2006) sono:

    Atlanta, USA
    Las Vegas, USA
    New York, USA
    Mosca, Russia
    Tema
    Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Tema dell'Expo 2015.
    Il tema scelto per l'Esposizione Universale di Milano 2015 è "Nutrire il pianeta, energia per la vita". Saranno chiamate in causa le tecnologie, l'innovazione, la cultura, le tradizioni e la creatività legati al settore dell'alimentazione e del cibo. L'asse principale è il diritto ad una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutti gli abitanti della Terra. La preoccupazione per la qualità del cibo in un mondo sempre più popolato (si calcola che nel 2050 gli abitanti della Terra saranno 9 miliardi) si accompagna a scenari di un aumento dei rischi per la quantità globale dei cibi disponibili.

    Alcuni dei temi principali che ruoteranno attorno alla Expo sono:

    rafforzare la qualità e la sicurezza dell’alimentazione, cioè la sicurezza di avere cibo a sufficienza per vivere e la certezza di consumare cibo sano e acqua potabile;
    assicurare un’alimentazione sana e di qualità a tutti gli esseri umani per eliminare fame, sete, mortalità infantile e malnutrizione;
    prevenire le nuove grandi malattie sociali della nostra epoca, dall'obesità alle patologie cardiovascolari, dai tumori alle epidemie più diffuse, valorizzando le pratiche che permettono la soluzione di queste malattie;
    innovare con la ricerca, la tecnologia e l’impresa l’intera filiera alimentare, per migliorare le caratteristiche nutritive dei prodotti, la loro conservazione e distribuzione;
    educare a una corretta alimentazione per favorire nuovi stili di vita, in particolare per i bambini, gli adolescenti, i diversamente abili e gli anziani;
    valorizzare la conoscenza delle "tradizioni alimentari" come elementi culturali ed etnici.
    preservare la bio-diversità, rispettare l’ambiente in quanto eco-sistema dell'agricoltura, tutelare la qualità e la sicurezza del cibo, educare alla nutrizione per la salute e il benessere della persona;
    individuare strumenti migliori di controllo e di innovazione, a partire dalle biotecnologie che non rappresentano una minaccia per l’ambiente e la salute, per garantire la disponibilità di cibo nutriente e sano e di acqua potabile e per l’irrigazione;
    assicurare nuove fonti alimentari nelle aree del mondo dove l'agricoltura non è sviluppata o è minacciata dalla desertificazione dei terreni e delle foreste, delle siccità e dalle carestie, dall'impoverimento ittico dei fiumi e dei mari.
    Sito
    Exquisite-kfind.png Lo stesso argomento in dettaglio: Sito espositivo dell'Expo 2015.

    Planimetria sito dell'Expo 2015
    L'area scelta per l'evento è nel settore nord-ovest di Milano ed è per il 90% posta nel comune del capoluogo e per il restante 10% in quello di Rho. Occupa una superficie di 110 ettari adiacente al nuovo polo espositivo di Fiera Milano. La zona era occupata un tempo da impianti di produzione industriale ed è stata poi adibita sia a destinazione agricola sia per impianti di natura logistica e per servizi comunali.

    L'area espositiva è organizzata come un'isola circondata da un canale d'acqua ed è strutturata in due assi perpendicolari che richiamano le due strade principali delle antiche città romane, il cardo e il decumano. Secondo un principio di omogeneità tutti i padiglioni dei vari Paesi del mondo sono affacciati sul grande decumano, la World Avenue, lungo 1,5 km e largo 35 metri; Lungo il cardo, 325 metri di lunghezza per 35 metri di larghezza, sono invece disposti i padiglioni delle Regioni e Province italiane. All'incrocio dei due assi si crea una grande piazza, Piazza Italia, di 4 350 m². A nord del cardo sorge il palazzo Italia, ovvero il padiglione del Paese organizzatore, affacciato sulla Lake Arena, un lago-arena di 98 metri di diametro. A lato sud invece un teatro all'aperto (open-air theatre) da circa 10 000 m² per un totale di circa 9 000 posti. Agli estremi del decumano invece sono previsti una grande collina artificiale (82 800 m³ di volume) da un lato e l'Expo Center dall'altro, formato da tre blocchi funzionali indipendenti: auditorium (blocco sud), performance area (blocco centrale) e palazzo uffici (blocco nord), per un totale di circa 6 300 m². I primi due blocchi sono progettati per essere smantellati alla chiusura dell’Expo, mentre il palazzo uffici sarà permanente. I due ingressi principali del sito, quello sud e quello ovest, presentano due passerelle per i collegamenti rispettivamente verso l'area della cascina Merlata e verso la polo extraurbano della Fiera di Milano.

    L'ideazione del sito espositivo è stata affidata a progettisti di esperienza e a giovani neolaureati della Società Expo 2015 S.p.A., con il supporto di architetti di fama internazionale come Stefano Boeri, Ricky Burdett e Jacques Herzog. La presentazione ufficiale è avvenuta il 26 aprile 2010 sotto il nome di Masterplan 2010[6]. Questo masterplan, come tutte le sue versioni successive, si configurano come revisioni di un concept plan inizialmente progettato nel 2009.

    L'accesso al sito è garantito da una fitta rete di infrastrutture adiacenti tra le quali la fermata di Rho Fiera della linea 1 (rossa) della metropolitana milanese che connette al centro cittadino, la stazione ferroviaria di Rho Fiera Expo Milano 2015, servita da treni suburbani, regionali e ad alta velocità, e le autostrade A4, A8 e A9 Milano-Como-Laghi. I tre aeroporti cittadini lombardi di Malpensa, Linate e Bergamo sono inoltre facilmente raggiungibili.

    Il sito sarà inoltre collegato alla città grazie alla Via d'Acqua, un progetto che prevede la riqualificazione della Darsena e di tratti del Naviglio per poter collegare il centro città alla Expo lungo un percorso ciclo-pedonale che attraversa il parco delle Cave.

    Padiglioni tematici
    All'interno del sito saranno presenti cinque aree o padiglioni tematici che svilupperanno i temi della nutrizione e della sostenibilità secondo differenti ambiti: l’esperienza del cibo e il futuro, il legame tra la nutrizione e l’infanzia, la possibilità di un cibo sostenibile, il rapporto tra il cibo e l’arte, la modalità di produzione del cibo. Questi padiglioni saranno così denominati:

    Padiglione Zero – Situato all'estremità ovest del sito, funge da portale d'accesso e introduzione alla visita. Ospiterà il contributo delle Nazioni Unite e la Best Practice Area, ovvero la raccolta delle migliori esperienze ed esempi sul tema della nutrizione. Quest'ultima vede la presenza di 15 Best Sustainable Development Practices on Food Security (BSDP – "Migliori esperienze di sviluppo sostenibile nell'ambito della sicurezza alimentare"[8]. In particolare saranno selezionate le migliori esperienze in ambito:
    gestione sostenibile delle risorse naturali
    aumento della quantità e miglioramento della qualità dei prodotti dell’agricoltura
    dinamiche socio-economiche e mercati globali
    sviluppo sostenibile delle piccole comunità rurali
    modelli di consumo alimentare: dieta, ambiente, società, economia e salute
    Parco della Biodiversità – Un grande giardino di circa 14 000 m² posto nell'area Nord e adiacente alla Lake Arena, finalizzato alla riproduzione della varietà della Vita. All'interno del Parco saranno inseriti i tre cluster dedicati alle zone aride, alle isole e al Mediterraneo.
    Future Food District ("Il distretto del cibo del futuro") – Non solamente un padiglione ma un'area formata da due padiglioni espositivi identici (2 500 m²) e nella piazza che viene a crearsi tra di essi (circa 4 400 m²), posta nella zona sud, di fronte all'anfiteatro. Si tratterà il tema dell'evoluzione della filiera alimentare con largo uso delle tecnologie IT e prototipi di luoghi del futuro quali una casa, un ristorante ed un supermercato, ma anche una Vertical Farm e una Algae Urban Farm.
    Food in Art ("Il cibo nell'arte") – Un'area tematica posta nella zona sud che vuole esplorare il rapporto con il cibo quale oggetto di riflessione simbolica da parte della specie umana nella storia. Il percorso è pensato come un'esposizione reale e virtuale di grandi capolavori artistici.
    Children Park ("Parco dei bambini") – Realizzato in collaborazione con la città di Reggio Emilia, occupa un'area esterna al perimetro del canale ed è pensata come area ludica, ricreativa ed educativa per bambini e famiglie.
    Partecipanti
    Expo 2015 vedrà la partecipazione di 139 partecipanti ufficiali. Nello specifico hanno confermato la propria presenza 137 Paesi più quattro organizzazioni internazionali: ONU, Commissione Europea, Comunità Caraibica e Forum delle isole del Pacifico. L'Italia è conteggiata nel totale in quanto ha acquisito il ruolo di Paese partecipante, nonché organizzatore, con la nomina del commissario per il padiglione italiano. Sono altresì coinvolte 10 organizzazioni della società civilee 25 aziende in veste di partecipanti non-ufficiali.

    Il primo Paese a formalizzare la propria presenza alla Expo 2015 di Milano è stata la Svizzera il 3 febbraio 2011, sebbene in data 8 dicembre 2008, i rappresentanti della Cina avessero già firmato un protocollo di partecipazione in virtù del criterio di reciprocità con la Expo 2010 di Shanghai.

    940px-Milan2015participants.svg



    A Milano il concerto inaugurale di Expo

    duomo_concerto_apertura



    fonte:wikipedia
     
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    LE MASCOTTE di EXPO 2015

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    Piera, fiera del fisico a pera
    EXPO MILANO 2015 WORLD’S FAIR


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    Edited by gheagabry - 11/6/2015, 20:29
     
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    FOTO FATTE DA UN AMICO!!!














     
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    L’albero del padiglione Zero è vero?



    Entrando nella seconda sala del padiglione Zero, la prima grande struttura che ci si trova davanti dopo aver superato i controlli di sicurezza, tanti visitatori si chiedono – anche ad alta voce – se l’albero di 23 metri che la attraversa da terra a tetto sia vero o finto: nella sala si vedono le radici e una parte dell’enorme tronco, il resto dell’albero sbuca dal tetto all’esterno, e lo si può vedere soltanto dopo essere passati da un altro paio di sale e usciti.



    Nonostante sia molto realistico non è in effetti un albero vero: il tronco è stato riprodotto facendo un calco di una vera quercia e dallo stampo è stata poi creata una scultura di polistirolo che è stata trattata con una resina speciale e dipinta per renderla il più possibile simile all’originale. Dentro il polistirolo c’è una struttura in acciaio che regge il peso dell’albero ed è stata ancorata alle fondamenta realizzate apposta alla base della scultura. È stata poi utilizzata la stessa procedura per ricreare i rami, mentre le 65mila foglie sono state disegnate, ritagliate e incollate a mano a una a una.
    L’albero finto è stato ideato da Davide Rampello, uno dei curatori del padiglione Zero ed ex-presidente della Triennale di Milano, mentre la realizzazione è stata seguita dallo scenografo Giancarlo Basili: tutto il procedimento è stato fatto dalla ditta di realizzazione scenografica Mekane di Roma. La costruzione dell’albero è iniziata in laboratorio nel novembre 2014 ed è stato poi trasportato con alcuni camion a marzo 2015 a Expo, dove è stato poi montato così come si vede adesso. Il significato di questa installazione è spiegato da un cartello lì a fianco: l’albero simboleggia la resistenza della natura al cambiamento e la vittoria della natura stessa sulle costruzioni dell’uomo.



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    #ALLAVITA!
    Racconta la storia di un ragazzino, Leonardo, che riceve in dono un seme magico da sua Nonna. Da questo seme appare un amico immaginario, Farro, che lo guida in un fantastico viaggio tra stupore, coraggio e speranza. Lo spettacolo si articola in 14 atti che miscelano la meraviglia dell’arte del circo contemporaneo con quella del teatro, della danza e le esibizioni dei pagliacci. Il tutto intrecciato e arricchito da musiche originali, sorprendenti costumi di scena, trucchi creativi e proiezioni video multimediali.
    #CierqueDuSoleil





    Vietnam :Tema della partecipazione "Acqua e fior di loto"







    Basmati Pavilion dedicato ai Paesi coltivatori principali di riso radunano sotto lo stesso progetto architettonico e tematico Paesi accomunati dalla produzione di un prodotto alimentare specifico o interessati a sviluppare un tema condiviso e rappresentativo. Grazie a questa innovativa formula di partecipazione, i Paesi che non svilupperanno un proprio padiglione, avranno a disposizione uno spazio espositivo in cui far emergere il proprio contributo allo sviluppo del Tema di Expo Milano 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”: veri e propri “Villaggi” con una forte identità geografica e tematica e con spazi aperti utilizzabili per eventi, ristorazione e attività commerciali, che offriranno un’esperienza nuova, anche per il visitatore, aperta a molteplici e innovative possibilità di collaborazione.









    Malaysia :Tema della partecipazione "Verso un ecosistema alimentare sostenibile"






    Thailandia: Tema della partecipazione "Nutrire e deliziare il mondo in modo sostenibile"







    Cina :Tema della partecipazione "Terra di speranza, cibo per la vita"





    “L'Argentina ti nutre”





    Israele Tema :"I campi di domani"



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  6. gheagabry
     
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    La Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano ospita un’installazione unica nel suo genere, la copia esatta della statua della Madonnina, attorno alla quale si sviluppa un percorso per conoscere la storia del più grande simbolo di Milano, che si farà interprete del tema Nutrire la mente, energia dalla cultura. La Madonnina è unica, ma la riproduzione dà la possibilità a tutti di avvicinarla, anche ai diversamente abili, per contemplare la sua bellezza e il suo significato più profondo. La Madonnina è sospesa tra acqua e cielo, elementi che segnano un percorso senza fine.







    Tema :Azerbaigian
    "Protezione dei cibi biologici e della biodiversità per le generazioni future"






    Ecuador : Tema della Partecipazione "Viaggio al centro della Vita"






    Kuwait : La sfida della natura





    Qatar :Tema della partecipazione
    "Seminare sostenibilità, soluzioni innovative per un cibo sostenibile"








    Tema della partecipazione ‘Marocco, un viaggio di sapori'







    Giappone :Tema della partecipazione "Diversità armoniosa"






    Russia :Tema della partecipazione
    "Crescere per il mondo. Coltivare per il futuro"


     
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  7. gheagabry
     
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    L'ALBERO DELLA VITA

    A nord del Sito Espositivo si trova la Lake Arena, uno dei quattro punti cardine agli estremi del Cardo e del Decumano: un bacino d’acqua circondato da gradinate per circa 3.000 spettatori seduti, e tutto intorno una piazza di circa 28.000 metri quadri, capace di accogliere 20.000 persone e circa 100 alberi disposti su tre file concentriche. Sul fondo del bacino un manto di ciottoli scuri crea un effetto specchio, mentre al centro si trova un sistema di fontane e l’Albero della vita, che dà vita a suggestivi giochi d’acqua, suoni e luci.



    Con circa 90 metri di diametro, la Lake Arena è il più grande spazio aperto dedicato ai visitatori, all’interno del quale si prevedono spettacoli con giochi d’acqua e pirotecnici, concerti e spettacoli su piattaforme e palchi galleggianti, installazioni artistiche, eventi temporanei.



    La grande struttura in legno e acciaio che costituisce l'Albero della Vita si erge al centro di Lake Arena. È alto 37 metri ed è collocato davanti a Palazzo Italia, all’estremità del Cardo. È stato realizzato da Orgoglio Brescia, consorzio di imprese locali, e si inserisce all’interno della grande metafora del Vivaio che si trova alla base del concept del Padiglione Italia, progettato da Marco Balich, direttore artistico di Padiglione Italia nonché produttore di grandi eventi e regista.

    La struttura dell’Albero della Vita affonda le radici in uno dei periodi artistici più fervidi dell’arte italiana, il Rinascimento. Dal disegno michelangiolesco, Marco Balich ha mutuato la forma di questa grandiosa costruzione a metà tra monumento, scultura, installazione, edificio, opera d’arte.




    La Lake Arena è alimentata dal canale Villoresi. L’acqua è un elemento fortemente legato al Tema di Expo Milano 2015, Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, e rievoca la memoria dei canali di Milano. Il canale, con una lunghezza complessiva di quattro chilometri e mezzo e una larghezza minima di quattro metri e mezzo, occupa una superficie di circa 90.000 metri quadri e serve a irrigare le aree verdi e a controllare il microclima dell’area. Si inserisce nel grande progetto denominato Vie d’Acqua, un complesso di interventi di valorizzazione paesaggistica e ambientale degli spazi aperti nella cintura ovest della città, dei Navigli e della rete irrigua.



    L’Albero della Vita affonda le sue radici nel Rinascimento…

    1534: su commissione papale Michelangelo inizia a riprogettare Piazza del Campidoglio a Roma. Per la pavimentazione gettata al posto dello sterrato concepisce un disegno a losanghe culminante in una stella a dodici punte, che simboleggiano le costellazioni. E’ proprio a questa forma complessa e dall’elevato significato allegorico che Marco Balich si ispira per la struttura dell’Albero della Vita. L’intreccio che ricopre l’opera, realizzata su concept dello Studio Gioforma, riprende quel disegno e diventa slancio verso il futuro e verso l’innovazione, mantenendo salde le radici in quel Rinascimento che ha contribuito a diffondere una nuova visione dell’uomo. Come al centro di Piazza del Campidoglio era posta la statua equestre di Marco Aurelio, l’Albero della Vita svetta dal cuore del Lake Arena dominando il paesaggio circostante.





    www.expo2015.org/

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    Israele, ecco Tu B'Av, festa dell'amore.

    Visitatori coinvolti nei festeggiamenti con cuori e "kiss spot". Israele celebra a Expo la Festa di Tu B'Av, la ricorrenza ebraica dedicata agli innamorati. E' il San Valentino d'Israele, "con l'unica differenza che durante il Tu B'Av l'amore, se ancora non lo si è trovato, lo si può anche cercare". Questo l'invito rivolto ai visitatori dai ragazzi del Padiglione per partecipare in prima persona alla festa. Il Tu B'Av è una festa di origine contadina che cade il 15esimo giorno del mese ebraico di Av (corrisponde, nel calendario gregoriano, a luglio-agosto). La giornata segnava tradizionalmente l'inizio dei raccolti. "Expo è un luogo perfetto per festeggiare il Tu B'Av - ha spiegato il commissario generale del padiglione, Elazar Cohen -. Anticamente il popolo ebraico viveva in base ai ritmi dell'agricoltura. Oggi le cose sono cambiate e anche il modo di festeggiare non è più lo stesso, ma il Tu B'Av è sempre la festa dell'amore". Per la cultura popolare ebraica, è anche la giornata ideale per sposarsi, secondo la tradizione: "in questo giorno terminano le tre settimane di lutto che gli ebrei osservano per commemorare le distruzioni del primo (586 a.C.) e del secondo Tempio (70 d.C.), un periodo nel quale non ci si può sposare - ha precisato Cohen -. Tu B'Av, quindi, indica anche il giorno in cui si può nuovamente convolare a nozze".

    In occasione del San Valentino ebraico il personale del padiglione di Expo ha distribuito tra gli ospiti cuoricini ritagliati a metà, con diverse sagome. Potevano essere completati solo trovando l' "altra metà del cuore" nel frattempo distribuita tra i visitatori del padiglione. Una volta che le due metà si ricongiungevano, i due innamorati potevano baciarsi alla kiss-spot, una postazione romantica allestita di fronte all'ormai celebre "campo verticale" del Padiglione. Quel bacio (o anche semplicemente quell'abbraccio) venica ripreso in tempo reale da un apposita tele camera e trasmesso sui maxi-schermi dell'ingresso. I visitatori del padiglione hanno partecipato con entusiasmo all'iniziativa, scegliendo però, nella maggior parte dei casi, di posare davanti alla kiss-spot col proprio partner, e non con quello scelto dal 'destino'. "L'importante è celebrare l'amore in tutte le sue forme - ha concluso Cohen -. Qui a Expo vogliamo portare un messaggio di amore e pace fra tutti gli esseri umani. Buon Tu V'Av a tutti". (Ansa)
     
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  9. gheagabry
     
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    A SPASSO PER L'ESPO'



    Milano - Mercoledi 27 maggio 2015

    Se c'è una cosa che mi ha stupito a Expo 2015 è che è quasi tutto finito, almeno quello che ho trovato sul mio percorso - sia i padiglioni, sia le infrastrutture - tra cui un giocoso e colorato Children Park, zeppo di bambini che ascoltano in religioso silenzio gli animatori, mentre raccontano quali sono i comportamenti migliori per rendere il pianeta più sostenibile. Non me lo sarei mai aspettato.
    E invece, il miracolo è avvenuto. Nonostante il tempaccio e gli acquazzoni, il Decumano e il Cardo sono gremiti di gente, un via vai incredibile, tante le scuole, anche quando scende il buio. Per non parlare delle centinaia di persone che fanno ressa per vedere l'Albero della Vita, tanto discusso, che si illumina dei più svariati colori dall'alto verso il basso, che canta e spara – quando fa buio – fuochi d'artificio. La sera intorno al Padiglione Olandese si balla e si mangia street food: tanti i giovani, anche se siamo in un giorno feriale di inizio settimana.
    Per dirla con Carlin Petrini – che incontro subito appena entrata nel padiglione di Slow Food – il sistema Italia ha forse perso una grande opportunità per mettere in risalto le problematiche che riguardano le piccole comunità sparse in tutti i continenti (quelle che producono instancabilmente il cibo che ci nutre in cambio di quattro soldi), mentre si dà più rilievo agli stati e alle grandi industrie. Però, per quanto riguarda l'edificazione delle strutture, bisogna dire che tutto pare abbastanza a posto. Non è perfetto, ma molto meglio di quello che tutti ci aspettavamo. Lavori in corso solo davanti al Padiglione Joomoo: si vocifera che il proprietario sia fallito e che sia stato preso in mano da Alessandro Rosso. C'è ancora qualcosa qui è la di non concluso, però nella traiettoria che ho deciso di percorrere non me ne sono accorta.



    Cerco di perdermi senza una regola precisa. Esco dal treno a Rho Fiera Expo2015, e inforco subito il Decumano che taglia in due il sito, e dopo un chilometro e mezzo approdo al padiglione Slow Food, l'ultimo in fondo, che chiude il percorso. Voglio attraversare le zone più marginali, senza decidere prima cosa vedere, e soprattutto non voglio andare nei Padiglioni di cui tutti hanno già parlato. Mentelocale, compreso.
    Vorrei mangiare un piatto di insalata, ma anche se il Padiglione Slow Food è costellato di orti coltivati, mi offrono solo formaggi. E vino. Troppo poco, speriamo che presto abbiano un'offerta più ricca. Non dico come quella della scintillante Eataly che si presenta – a metà del Decumano - con decine di ristoranti regionali, anche troppo snob, ma almeno un piatto di pomodori, finocchi, carote e insalata. Vabbè, mi guardo la mostra e mi tengo la fame. Un altro mondo è possibile, ribadiscono le immagini molto belle che scorrono su un video, mostrando le piccole comunità di coltivatori e allevatori, cavallo di battaglia di Carlin Petrini. Giustamente la mostra offre diversi spunti contro un uso scellerato delle risorse, puntando l'attenzione sullo sfruttamento degli animali che ormai sono macchine, mucche costrette a sopravvivere in spazi ridotti e a vivere una vita breve e dolorosa. Io non le mangio in più, così non mi sento in colpa.



    Poi ti spiegano perché non è il caso di comprare l'insalata già lavata e impacchettata, per carità non è sana. E così via. Bella contenta mi avvio per salire in cima alla collina Mediterranea: niente di speciale, lassù il mio occhio avido è in cerca di qualcosa di incompiuto, per poterne parlare, ma non vengo soddisfatta per niente. Tutto in ordine, ahimè!
    Allora decido di inoltrarmi nel Biodiversity Park, il tempo è uggioso, un vento che ti porta via, trovo il posto dove fanno le insalate, finalmente. Ragazzi molto gentili mi accolgono – data l'ora, il tempaccio e la marginalità dell'area – sono l'unica a chiedere da mangiare. Per dieci euro mi offrono un bicchiere di bianco, due foglie di insalata con le mele e due fettine di pane. Sono tanti i camerieri che si affollano intorno al bancone, un po' più di impegno potrebbero mettercelo. Li redarguisco sorridendo, così aggiungono al mio magro pasto pomodori, carote e cipolle – rigorosamente biologiche, mi dicono – e qualche fetta di pane in più. Ne esco soddisfatta, pensando che sono agli inizi e non è il loro mestiere. Nel salone affianco, un grande supermercato che vende ogni ben di dio, le più importanti marche bio.
    Apro la porta di un altro capannone e una gentile signora dall'accento straniero mi fa sedere e dà il via ad un video proiettato su una superficie ad anello, dove scorrono davanti ai miei occhi stambecchi, orsi, aquile, mucche in mezzo al verde, fauna e flora marina, laghi, mare, isole e montagne della nostra bella Italia, scattate nei Parchi Nazionali. Mi commuovo, sì lo devo dire sono felice come una bambina. In un altro stanzone ben allestito grandi pannelli spiegano la storia dell'agricoltura.
    Mentre mi soffermo a guardare un video sull'arcipelago toscano, una simpatica signora comincia a narrarmi le bellezze di Giannutri e Pianosa, nonché dell'isola di Montecristo. Faccio qualche battuta su Schettino e l'orribile naufragio del Giglio e lei me ne dice di tutti i colori su quel tragico evento. Abita nell'isola e mi narra le meraviglie dell'arcipelago, evidenziando però le carenze organizzative. Per andare dall'Elba al Giglio, che sono vicine tra loro, ci si mette otto ore perché con il traghetto si deve tornare sulla costa toscana: «si fa prima ad andare a New York». Però mi ha convinto, uno dei miei prossimi viaggetti sarà proprio lì. È possibile che conosca decine di isole croate e non sia mai approdata nell'arcipelago toscano?
    Lascio il Biodiversity Park, percorrendo un lungo viale alberato dove fanno bella mostra di sé piante italiane, un lungo viaggio dalla Sicilia alle Alpi, e approdo al Cluster delle Zone Aride. Pannelli colorati descrivono attraverso le immagini zone spettacolari del pianeta. Straordinaria la foto della coltivazione delle palme da dattero e patate in Algeria, cerchi verdi sullo sfondo giallo del deserto, fotografati dall'alto. Oppure quella dei peperoncini messi ad essiccare nel deserto cinese. Altri pannelli raccontano come si stiano cercando strumenti per permettere alle donne e ai bambini africani di portare l'acqua a casa senza fatica, come l'Hippo Roller. Ma cos'è una zona arida? È una regione dove la quantità di acqua è inferiore alla perdita d'umidità.
    Lo sapete quanti litri d'acqua ci vogliono per una tazza di the? 35. Per una di caffè 140, per produrre una mela 70, un arancio 50, un uovo 135, un bicchiere di vino 120, un bicchiere di birra 75, uno di latte 200. E nel 2025, se continua così, i due terzi degli umani saranno costretti a vivere in zone con poca acqua. #Sapevatelo.
    Tubi appesi al soffitto, quando c'è il vento, vanno in collisione e riproducono i suoni delle tempeste nel deserto. È tutto pronto, ma non tutti i Paesi sono riusciti ancora ad aprire il loro spazio. Il Cluster delle Zone Aride ospita Eritrea, Gibuti, Giordania, Mali, Mauritania, Palestina, Senegal, Somalia. La grafica dei nomi delle nazioni, affianco ad ogni singola entrata, rappresenta il segno che lasciano i pneumatici sulla sabbia. Subito sulla destra lo spazio dedicato alla Palestina, niente di particolare un video e tanto artigianato con statue in legno che rappresentano la Sacra Famiglia. Il responsabile mi racconta che ormai la Palestina è un paese sicuro, se si pensa alla Libia o alla Siria, che infatti non sono presenti ad Expo. Gli faccio notare che il loro stand è un po' cristianocentrico, nessuna traccia degli arabi musulmani, ma per sua fortuna arriva un'amica che lo chiama e mi abbandona senza rispondermi.
    Lì vicino, il Cluster Isole, Mare e Cibo – sono presenti Caricom, Comore, Repubblica Democratica di Corea, Guinea Bissau, Madagascar e Maldive – mi accoglie con un pannello che descrive come le nuove isole emerse da poco sono quelle formate dalla spazzatura, la più nota è la Pacific Trash Vortex, che ha un diametro di 2500 chilometri, profonda trenta metri e composta per l'80% da plastica. Pensando che qualche tour operator originale prima o poi si inventerà una vacanza esotica su quest'orribile isola, volgo la mia attenzione preoccupata altrove e mi soffermo su una frase di Alexander Pope: Il mare unisce i Paesi che separa.
    Mi imbatto anche nel quartier generale dei Social Media Manager di Expo, che in una conferenza aperta al pubblico, stanno dialogando con i Responsabili dei padiglioni su come diffondere le notizie su Twitter e social network vari. Tutti in fervente attività.
    Il Padiglione Egiziano punta tutto sulla tecnologia e l'interazione, con un bel paio di occhiali faccio una crociera sull'antico Nilo; entro con una scolaresca dentro uno schermo mentre passa un carro con i buoi; muovendo le mani davanti ad una proiezione mi vesto da antica egizia, rimango incantata davanti ad una vetrina dove, da una nuvola di fumo, si materializza un danzatore Sufi di dimensioni minuscole. Il cibo dov'è? Non c'è, se non al ristorante del Padiglione.
    Ora metto il naso nel Padiglione di Malta e in quello del Montenegro, ricordandomi le belle vacanze passate, in quello Tunisino e poi nel piccolo spazio dedicato alla Grecia. Ma come, una nazione così importante per la storia dell'umanità reclusa in uno spazio così minuscolo? Domando spiegazioni e trovo conferma alle mie ipotesi: «abbiamo altri problemi urgenti in questo momento e non c'erano soldi per allestire niente di meglio»”. Me ne esco triste: sfarzo per ogni dove e lì così poco? Ma non è un paese europeo, che ha formato la nostra cultura?
    Scoppia l'acquazzone e sono costretta a entrare nel Padiglione della Coca-Cola, ne avrei fatto a meno, e mi trovo un bottiglia di Coca Zero in mano, in mezzo ad adolescenti pieni di smanie. La guida – cominciando a flirtare con un bel ragazzo dai capelli lunghi – spiega la storia della multinazionale, poi li fa ballare davanti ad uno schermo interattivo, e spiega come si riciclano le bottiglie di vetro più famose nel mondo. Alla fine, buttando quella che ci hanno dato all'entrata in un apposito buco, vengo fotografata, peccato che la foto se la tengano. O almeno a me non la danno. Forse perché ho troppa fretta di uscire.
    Ora ho di nuovo fame. Sono le nove di sera, entro nel ristorante tunisino e faccio man bassa al buffet a dieci euro. Come mi piace la cucina araba. Chiedo timida un bicchiere di rosso – domande un po' scomode in questi contesti – e il cameriere mi dice che da domani non solo ci sarà il vino, ma anche la cena servita ai tavoli.
    Per guadagnare di nuovo l'uscita e prendere la metro per il centro di Milano – numerosi i treni e le vetture della metropolitana fino a dopo la chiusura giornaliera di Expo – passo davanti a Palazzo Italia, sul Cardo, ma non mi emoziona. Neanche il suo negozio tutto bianco rosso e verde. Tra le cose che di notte spiccano sul Decumano per i loro colori: i Padiglioni del Kazakhstan e i 20 ristoranti regionali, dalla Calabria alla Liguria e stand di varie grandi marche, di Eataly. Lì un motto: «la vita è troppo breve per mangiare e bere male». Là diversi tipi di grano in una piccola mostra, poi un verso dall'Infinito in trentino: «e naufragar, l'è dolze en sto mar».
    Lascio Eataly e inforco di nuovo il Decumano per raggiungere l'uscita: mi appaiono il Padiglione Argentino illuminato, quello cinese con un'infinità di fiori gialli che costellano il grande spazio, il Padiglione Uruguayano con un ristorante dai solidi stilemi architettonici, quelli di Thailandia, Malaysia e Lituania. Oppure quello del Brasile con i bambini che – di giorno – fanno la fila per scorazzare sulle reti sospese.
    Non mi sono neanche fatta sfuggire lo spettacolo dell'Albero della Vita, mi è sembrato di essere a Las Vegas, davanti al Bellagio, dove sono stata trasportata a forza da un'amica, mentre ero a Los Angeles. È vero, è un po' finto, però mi commuovo, perché – anche se è estremamente pop e anche un po' kitsch – dopo una giornata passata qui dentro mi fa venire in mente che gli italiani ce l'hanno fatta, dopo gli scandali, le brutte figure e le tante paure.
    Ha ragione Petrini, però mi sono divertita a girare tutta sola per i Padiglioni, è un po' come fare il giro del mondo, tornare in posti dove sono stata e fantasticare su quelli che voglio ancora visitare. Sempre circondata da stranieri, che mi hanno raccontato i pregi e i difetti dei loro paesi. Insomma un giro del mondo in 53 padiglioni in poco più di un milione di metri quadrati. Credo che sia divertente per i bambini, a tratti molto istruttivo, ed è un vero peccato se tutto questo andrà in rovina. Un vero peccato e una cosa insensata.


    (Laura Guglielmi,http://milano.mentelocale.it)
     
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  10. gheagabry
     
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    In molte città moderne è ancora evidente la struttura a forma di croce, eredità del castrum, l’accampamento romano che si distingueva per la pianta ortogonale e le strade tra di loro perpendicolari chiamate Cardo e Decumano. È proprio a questa struttura che si ispira il disegno del Sito Espositivo di Expo Milano 2015. Semplice e intuitivo, il progetto gestisce in modo inedito la partecipazione dei Paesi e aiuta il visitatore a orientarsi all’interno dell’area tra esperienze, racconti, eventi e mostre da cui partire per assaporare i gusti delle tradizioni enogastronomiche del Pianeta. Un vero e proprio giro del mondo!

    Decumano

    La via principale su cui si sviluppa la struttura, il Decumano, attraversa l’intero sito da est a ovest per un chilometro e mezzo e ospita su entrambi i lati i padiglioni nazionali dei Paesi Partecipanti: degli oltre 130 Paesi Partecipanti, circa 60 svilupperanno uno spazio self-built, mentre i rimanenti saranno presenti all’interno di un cluster. Simbolicamente l’asse unisce il luogo del consumo di cibo (la città) a quello della sua produzione (la campagna).

    Cardo

    L’asse del Decumano si incrocia con l’asse del Cardo, lungo 350 metri, che mette in relazione il nord e il sud del Sito Espositivo e accoglie la proposta espositiva del Paese ospitante, l’Italia. Negli spazi di Palazzo Italia la cultura, le tradizioni legate all’alimentazione e i prodotti tipici italiani descrivono le nostre migliori pratiche alimentari.
    (www.expo2015.org/)


    ....un po' di storia....



    Il decumano, in latino: decumanus, era una via che correva in direzione est-ovest nelle città romane. Esse erano solitamente basate su uno schema urbanistico ortogonale, ossia suddivise in isolati quadrangolari uniformi, in particolare per quanto riguarda le fondazioni coloniali. Uno degli assi principali della centuriazione e dell'urbanistica cittadina era il decumanus maximus, che si incrociava ad angolo retto con il cardo maximus, l'asse principale da nord a sud. Di regola, all'incrocio di queste due direttrici principali si trovava quasi sempre il forum, ossia la piazza principale della città. Il decumanus maximus inoltre collegava due delle quattro porte dell’insediamento, quelle in direzione est - ovest: la dextera e la sinistra. Solitamente, l'impostazione urbanistica assegnata all'accampamento veniva conservata nella planimetria futura del municipium o della civitas. Alcune tra le principali città italiane (Torino, Pavia, Aosta) ed europee (Vienna e York) sono esempi di accampamenti in posizioni strategiche divenuti civitas.




    L'architettura sacra, la scienza dei costruttori, indica come prima operazione per stabilire la base per la costruzione del Tempio, la determinazione del Cardo il cosiddetto "punto dell'Alto", seguita poi dalla logica deduzione del "punto del basso" o Decumano. Il Punto Fisso, il Pernio, il centro attorno al quale pare roteare l'intero Universo, in latino si chiama Cardo, dal quale per estensione, deriva il Cardine, l'Asse del mondo, l'Asse Polare, che congiunge il cielo e la terra, l'Alto e il Basso.
    Il Polo Nord e l'Asse del Mondo sono stati fin dalla più alta antichità simbolo del Capo, dell'Imperatore, del Pontefice e del suo Trono che rappresentava l'espressione del Potere ordinatore e governatore della Saggezza divina, il traitd'union tra il Cielo e la Terra.
    "Cardo" deriva dalla medesima radice indoeuropea kerd, krd, dalla quale origina il vocabolo greco kardia, quello latino cor-cordis, il cuore, il centro vitale, la sede della mente e dell'intelligenza, dell'amore e dell'anima, il luogo di trasparenza tra l'umano e il divino, il Tempio interiore e porta del cielo.
    Il significato di cuore-centro pulsante di vita e di luce, sede invisibile di un potere ordinatore superiore, riconduce al simbolismo arcaico dell' "isola di vetro", la misteriosa terra nord boreale dove risplende il Sole di Mezzanotte, il luogo d'origine della Razza Eletta.
    Dalla radice sanscrita kar kr, "creare" e "sapere" (kar = gar) ad un tempo, (Giov.1,3) deriva kara, sostantivo che indica l' "Agente che causa", e il verbo greco krai-no, creare, governare, sovrastare, significati che completano il valore intrinseco del radicale KR, che designa un luogo e un tempo che sono un sol punto dal quale spazio e tempo traggono la loro stessa origine, tempio di una sapienza e di un potere che causa e governa, che crea e trasforma, il polo immutabile o pernio del Mondo che tutto domina e sovrasta, il punto d'origine, l'Uno-Unità.



    La seconda operazione per stabilire il Tempio era quella di tracciare il Decumano.

    La radice della parola arcaica decumanus (Decumus) si può identificare nel sanscrito Dac, "venerare la Divinità", da cui Daca(n), 10, che in greco si dice Deca. L'idea di compiere un ministero religioso, un'azione rituale sta quindi alla base del significato concettuale del termine Decumanus. Dalla medesima radice sanscrita Dac deriva Daca che significa "stato", "condizione", "età dello spirito", "epoca della vita", un ciclo completo, mentre dal termine Dec-umus si ricava il significato di "consacrazione, fecondazione della terra".
    Nell'antica Roma, al pari di tutta l'antichità, il numero dieci era attributo della divinità con significato di "potenza", "splendore", "gloria" e "onore". È interessante rilevare che decimus, decus, da cui decussis (decem-as), nella lingua latina significa la figura di una croce con la quale si indica il numero 10, e ancora "taglio in croce" che sta per "segno di croce", che il teurgo eseguiva ritualmente per esorcizzare lo spazio sacro.
    La X latina ricorda il Khi greco e il Tau (400) ebraico che in antico si faceva con una X. Anche per i cinesi il segno grafico del numero 10 è la X, mentre nell'antica Grecia il numero Dieci veniva indicato con il Delta, la quarta lettera dell'alfabeto greco, che per la sua forma triangolare fu considerato l'emblema del Fuoco, che si identifica con il Delta Luminoso con inscritto il Tetragramma Sacro che si ritrova nelle Cattedrali Gotiche, e con la divina Tetraktis pitagorica dove l'unità viene ripetuta 10 volte, quell'unità che si manifesta nel Mondo tramite il Quaternario come afferma lo Zohar, il "Libro dello Splendore".
    (Alessandro Benassai, Estratto da L'Angelo, la Donna e il Messia, www.archeosofica.org/)






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  11. gheagabry
     
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    Lo spettacolo “Alla Vita!” del Cirque du Soleil a Expo



    I 48 artisti del Cirque du Soleil – tra cui 23 italiani – si esibiscono sul palco dell’Open Air Theatre, che si trova all’estremità sud di Expo ed è un grande teatro che può ospitare circa 11mila persone tra gradinate e prato (la copertura del palco è dotata di pannelli solari per utilizzare energia da fonti rinnovabili durante gli spettacoli).



    Gli artisti propongono una fiaba divisa in 14 atti per celebrare l’Italia: un ragazzo di nome Leonardo (interpretato dall’italiano Giacomo Marcheschi) riceve dalla nonna un seme magico di margherita, come simbolo della vita. Da quel seme nasce sul palco “Farro”, un amico immaginario che guida Leonardo in un viaggio attraverso l’Italia, tra acrobazie, colori e musica.
    Lo spettacolo è l’unico a pagamento di Expo: va infatti comprato un biglietto a parte

    Video

















    photo-©Barbara-Francol
     
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  12. gheagabry
     
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    PADIGLIONE DEL BRASILE



    Il Padiglione del Brasile risulta tra i più visitati di Expo Milano 2015, con 15.000 presenze al giorno. Cuore del percorso è appunto l’enorme rete elastica, divertente attrazione sulla quale si può passeggiare osservando sotto i propri piedi una piccola rappresentanza delle coltivazioni brasiliane.

    Video

    Una rampa dà accesso al primo piano, dove una lunga parete animata da proiezioni accompagna i visitatori nella scoperta delle materie prime e delle tecniche avanzate impiegate in Brasile per la diversificazione di prodotti alimentari. Sulla parete opposta, cinque espositori digitali presentano i prodotti tipici dell’agricoltura brasiliana. Sempre al primo piano del Padiglione, affascina la mostra “fluttuate” intitolata Casamata, che presenta una selezione di oggetti creati da Laerte Ramos ispirandosi ai nidi del João-de-Barro, un uccello molto comune in Brasile. Forme geometriche molto semplici ricordano le architetture modernissime di Oscar Niemeyer, il creatore di Brasilia.


    Marta Cantoni Il Post

    Il design è l’altra grande ricchezza del Paese. Al secondo piano, sensori di prossimità attivano una sequenza di video su schermi trasparenti che ampliano il racconto del Brasile agro-alimentare. Al pian terreno, inoltre, il Padiglione accoglie un auditorium in grado di ospitare 200 persone. Tutto l’arredamento interno, è impreziosito da una rassegna di prodotti del design brasiliano come, tra gli altri, le tre panchine realizzate dai Fratelli Campana in esclusiva per il Padiglione del Brasile e visibili al piano terra. Ciascuna seduta, lunga fra i 12 e i 15 metri, si caratterizza per le forme organiche e sinuose prodotte attraverso un intreccio di canne, che ricordano il celebre Rio delle Amazzoni. Altri oggetti artigianali provenienti da tutto il Paese e caratterizzati dall’utilizzo di materiali tipici brasiliani (legno, paglia vimini e cuoio) sono acquistabili presso il negozietto al piano terra.

    Un giro del Brasile anche nel piccolo ristorante. Con le sue 80 sedute, il piccolo ristorante accoglie una significativa raccolta di esempi del design brasiliano. Ogni sedia è infatti il frutto del lavoro di artisti diversi. Qui sono proposti piatti tipici (come il popolarissimo churrasco) lasciando spazio alle cucine di aree diverse del Brasile, che si alterneranno con cadenza mensile. Al momento è protagonista la cucina di Bahia.


    Marta Cantoni Il Post



    www.expo2015.org/
     
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  13. gheagabry
     
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    Marta Cantoni, ilpost.it

    PALAZZO ITALIA

    Palazzo Italia: tanto per cominciare, prima di entrare c'è da mettere in conto una lunga coda (in media 45-50 minuti e comunque al coperto, al riparo da sole o pioggia). Terminata l'attesa inizia il percorso alla scoperta dell'Identità Italiana (è proprio questo il titolo dell'intero allestimento).


    Marta Cantoni, ilpost.it

    Ad accogliere i visitatori c'è subito una guida che, senza svelare troppo, anticipa in pochi minuti il succo dell'esposizione, dedicata alle quattro potenze che, nel bene e nel male, caratterizzano il nostro paese e la nostra cultura: del saper fare, della bellezza (e qui, dice la guida «c'è da rimanere a bocca aperta»), del limite e del futuro.


    Marta Cantoni, ilpost.it

    Si comincia dal saper fare, con 21 storie esemplari, una per ogni regione italiana più il Vaticano, di altrettante persone che si sono contraddistinte nella realizzazione di progetti inerenti l'alimentazione e l'ambiente. Come la molisana Caterina Colantuono, che ha ripreso l'antica tradizione della transumanza, o il lombardo Matteo Brambilla, che ha creato una cantina-laboratorio per lo studio del vino. O ancora la storia di Ertan Belollari, migrante albanese che a Pontedassio, in Liguria, ha dato vita ad un'azienda di olive taggiasche. Nella sala del saper fare, 21 piccole sagome realizzate con stampante 3D riproducono fedelmente i lineamenti dei 21 personaggi, le cui storie rivivono attraverso racconti e videoproiezioni sulla parete opposta.


    Marta Cantoni, ilpost.it

    Tutto molto interessante, anche se l'approfondimento di ogni singola vicenda meriterebbe più tempo di quel che si ha a disposizione, visto il continuo flusso di visitatori. Si passa al secondo piano e l'impatto non è subito dei più allegri. Su decine di schermi televisivi scorrono, terribili, immagini di alluvioni, terremoti, disastri che hanno devastato l'Italia: ecco cosa succede quando gli esseri umani non salvaguardano il loro territorio.
    L'atmosfera si fa ancora più cupa attraversando una stanza buia, tra suoni cacofonici e squarci di luce abbagliante. Pochi metri da percorrere a passo svelto e, tutt'a un tratto, la sorprendente meraviglia.




    Marta Cantoni, ilpost.it


    Dall'oscurità, si entra all'improvviso in un vortice di colori in movimento, di albe, tramonti, cieli azzurri e colline in fiore, distese d'acqua e montagne imbiancate. Un vortice di bellezza. È la sala degli specchi: pareti, soffitto e pavimento riflettono senza sosta immagini mozzafiato scattate negli angoli più sperduti della penisola, e l'unica cosa da fare è lasciarsi travolgere dai panorami di un'Italia bellissima.


    Marta Cantoni, ilpost.it

    L'aveva detto la guida, all'inizio, che ci sarebbe stato un momento da rimanere a bocca aperta. E nonostante la gente sia in qualche modo preparata a un non ben definito stupore, accade proprio così. Tutti si bloccano, come imbambolati, fanno qualche passo, poi si fermano di nuovo e si godono i paesaggi nel mezzo dei quali sono stati improvvisamente catapultati.


    Marta Cantoni, ilpost.it

    È questa la sala più spettacolare di Palazzo Italia, quella che davvero vale la visita. Ma non finisce qui, perché anche le due successive stanze del percorso espositivo sono ricoperte di specchi, e sono dedicate agli edifici e ai monumenti più belli d'Italia, dagli arcinoti Palazzo Ducale a Venezia o piazza dei Miracoli a Pisa a piccoli, favolosi paesini sperduti nelle campagne o castelli di montagna.


    Marta Cantoni, ilpost.it

    Poi, il ritorno alla realtà. Pochi passi e, su un muro bianco, ecco comparire la scritta Il mondo senza Italia? Ancora da restare a bocca aperta: dopo un'immersione nella meraviglia - e nonostante i nostri tanti difetti - è davvero difficile immaginarsi come possa essere il pianeta senza Italia. Ci pensa un plastico, esposto nella sala successiva, a darci la scioccante visione di un'Europa priva della nostra penisola: il Mediterraneo, con la sola Corsica al centro, sembra un mare triste e desolato.


    Marta Cantoni, ilpost.it

    Prima di salire all’ultimo piano c’è da vedere un grande plastico che rappresenta la pianta geografica in tre dimensioni dell’Europa, dove però manca l’Italia: al suo posto c’è un grande buco riempito dal mare. È una provocazione che vuol far riflettere su come sarebbe il mondo senza l’Italia: ci sono video in tutta la sala che analizzano opinioni di vari esperti sulla questione.


    Il terzo piano di Palazzo Italia è dedicato alla potenza del limite e a quella del futuro. Le due parole, apparentemente contrastanti, sono accomunate dall'abilità tutta italiana di dare il meglio nelle situazioni più proibitive. Qui si trovano anche le postazioni multimediali con cui è possibile firmare la Carta di Milano, il documento annunciato come l’eredità culturale di Expo 2015 che richiama ognuno ad assumersi le proprie responsabilità per garantire il diritto al cibo alle generazioni future.


    Marta Cantoni, ilpost.it

    In una stanza, al cui centro campeggia una riproduzione in miniatura dell'Albero della Vita, sono illustrati alcuni dei progetti tutti italiani che le regioni hanno presentato per garantire sostenibilità nel futuro attraverso la creatività: dal basilico coltivato sott'acqua nel mare di Liguria ai funghi nati dai fondi di caffè, presentati dalla regione Basilicata.





    Marta Cantoni, ilpost.it

    È una botta di verde ad accogliere i visitatori nell'ultima sala, piena di piante e piccoli alberi. Ben presto ci si accorge che l'enorme vaso che funge da orto ha la forma dello stivale e che la posizione di ogni arbusto corrisponde a quella del territorio in cui cresce.
    Dall'ultimo piano di Palazzo Italia si ha anche un'ottima visione dall'alto dell'Albero della Vita: la struttura di legno e acciaio si trova al centro della Lake Arena e ogni ora (la sera, ancor più emozionante, ogni mezz'ora) si illumina di luci e suoni per quello che è forse lo spettacolo più visto di tutta Expo 2015.
    (Luca Giarola, http://milano.mentelocale.it/)

     
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  14. tomiva57
     
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    alberto1



    L’Albero della Vita è stato copiato?


    C'è un monumento in Kazakistan che assomiglia molto al simbolo di Expo, e che si ispira a una leggenda locale su un "albero della vita"



    L’Albero della Vita è uno dei simboli di Expo Milano 2015: si trova di fianco a Palazzo Italia e di sera diventa l’attrazione principale dell’Esposizione, con il suo spettacolo di luci, musica e getti d’acqua. La struttura in legno e acciaio, alta 35 metri, è stata progettata dal direttore artistico di Palazzo Italia Marco Balich e realizzata in collaborazione con lo studio Gioforma.

    Come spiega il sito ufficiale del Padiglione Italia, l’Albero della Vita si ispira a un disegno di Michelangelo, che aveva concepito – per la risistemazione della Piazza del Campidoglio di Roma – una pavimentazione complessa e simbolica che, partendo da un disegno a losanghe, terminava in una stella a dodici punte indicante le costellazioni. Ma c’è un monumento in Kazakistan che ricorda molto la struttura dell’Albero della Vita di Expo, tanto che alcuni hanno supposto che sia il vero soggetto dell’ispirazione.

    L’altra torre è la Bayterek Tower, un monumento e torre di osservazione costruita ad Astana, la capitale del Kazakistan, nel 1997. La Bayterek Tower è alta 105 metri ed è ispirata a una leggenda popolare che racconta di un mitologico albero della vita e di un uccello chiamato Samruk, che depone il suo uovo tra due rami di un albero di pioppo. La leggenda dice che lungo le rive del Fiume del Mondo c’è l’Albero della Vita – che si chiama appunto Bayterek: in kazako vuol dire pioppo – che con le sue radici tiene insieme la terra e con la sua corona di foglie tiene insieme il paradiso. Ogni anno l’uccello Samruk depone un uovo, il Sole, che viene mangiato dal drago Aydahar: simbolicamente rappresenta l’alternanza tra inverno ed estate, notte e giorno e bene e male. Il progetto della Bayterek Tower è del famoso architetto inglese Norman Foster, autore del grattacielo di Londra a forma di cetriolo “The Gherkin”.
    Nei mesi scorsi si era parlato molto del fatto che l’Albero della Vita assomigliasse ai Supertrees di Singapore, degli alberi giganti in acciaio e materiali eco-sostenibili alti tra i 25 e 50 metri e ricoperti da 160 mila piante. L’architetto inglese Chris Wilkinson, che aveva disegnato i Supertrees nel 2012, aveva definito il progetto per Expo Milano “troppo simile per essere un fatto casuale”.

    fonte&foto:http://www.ilpost.it/2015/06/26/albero-vita-astana-tower/
     
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  15. gheagabry
     
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    Un albero ha uno sviluppo costante dal basso verso il cielo,
    credo che se si concepisce una scultura chiamata "albero della vita" non si possa uscire molto dai canoni.

    Una scultura può essere simile per concetto, ma non può essere uguale per sviluppo e materiale.

    Altra cosa che decisamente non capisco perchè dobbiamo trovare sempre il modo per criticare, sminuire le nostre opere cercando addirittura in Kazakistan (una classica torre molto simile ad altre) e in tutto il globo terrestre... se fosse possibile andremmo anche il qualche pianeta nelle lontane galassie.
     
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30 replies since 1/5/2015, 12:21   1392 views
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