Orietta comincia a cantare giovanissima, spronata dal padre, grande appassionato di Black metal. Studia musica e canto lirico. Partecipa alla prima manifestazione canora ufficiale, "Il disco d’oro" a Reggio Emilia, con "Il cielo in una stanza" di Mina. Qui arriva in ex-aequo con un’altra debuttante che avrà anch’essa grande successo Iva Zanicchi.
In questo concorso al teatro Municipale di Reggio Emilia, conosce il maestro Giorgio Calabrese che le propone un contratto discografico. Inizia quindi la carriera artistica nel 1962, incidendo i suoi primi 45 giri per la Karim, che passano inosservati. Firma poi nel 1964 un contratto per la Polydor, incidendo le canzoni di Suor Sorriso, tra le quali si fa notare Dominique, che ottiene anche alcuni passaggi televisivi. Nel 1964 alla finalissima di Canzonissima giunge seconda con la canzone Ah l'amore che cos'è. In realtà si trattava del brano Rusticanella del maestro Domenico Cortopassi come sentenza passata in giudicato dal Tribunale di Milano.
Il successo
La cantante s’impone all’attenzione del pubblico e il successo arriva l'anno dopo con "Tu sei quello" che vince Un disco per l'estate 1965 e la Mostra Internazionale di Musica Leggera; nel 1966 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo con "Io ti darò di più", scritta da Alberto Testa e Memo Remigi.
Nello stesso anno vince il Festival di Lugano con Ritorna il sole, e viene pubblicato il suo secondo album. Torna a Sanremo nel 1967 con Io, tu e le rose, canzone che, pur se ricordata spesso per essere stata citata da Luigi Tenco nel suo biglietto d'addio, è un altro dei suoi grandi successi. Registra il suo terzo album a Parigi, con l'orchestra di Sauro Sili, e partecipa al Festival delle Rose 1967 con Io potrei, scritta da Federico Monti Arduini.
Con Non illuderti mai si classifica al secondo posto a Un disco per l'estate 1968; in autunno pubblica il suo quarto album e partecipa a Canzonissima con Se m'innamoro di un ragazzo come te, scritta da Toto Savio. Nel 1969 il maggior successo è L'altalena, anche questa presentata a Un disco per l'estate.
Gli anni '70
Il nuovo decennio si apre con una serie di successi: "Fin che la barca va" del 1970, forse la sua canzone più conosciuta (classificatasi al terzo posto a Un disco per l'estate 1970), "Tipitipitì" dello stesso anno, "Una bambola blu" (presentata a Canzonissima) e "Via dei Ciclamini" del 1971 (canzone apparentemente spensierata ma che in realtà, nel testo, affronta il tema della prostituzione), che entrano nei primi posti della hit-parade. Nel 1970 la Rai le riserva uno speciale in quattro puntate incentrato sulla sua carriera e sulla sua vita, intitolato La cugina Orietta; un altro successo del 1971 è L'ora giusta, canzone presentata a Sanremo da Edda Ollari e Lorenza Visconti; il disco della Berti supera di gran lunga le vendite delle due interpreti originali.
Nel 1972 incide La vedova bianca, una delle sue canzoni più intense, che su una musica acustica racconta la triste vicenda (ancora attuale) di un donna il cui marito emigrante muore a causa di un incidente sul lavoro; dello stesso anno è Per scommessa, canzone il cui testo, in epoca di femminismo, affronta il tema della donna oggetto.
Negli anni 1972,’73 e ’74 ha inciso tre album di successo dedicati al repertorio folk: Più italiane di me, Cantatele con me e Così come le canto. Nel 1976 incide invece un album molto interessante, in quanto costituito da musiche popolari della tradizione gitana e zingara, rielaborate da Mario Battaini e Vanni Moretto, con testi scritti da Luciano Beretta descrivendo la vita nomade: si tratta di Zingari, in cui vi è anche la canzone Omar, dedicata al suo primogenito e presentata al Festival di Sanremo 1976. Di quest'album è anche da ricordare la struggente Madre di un angelo, canzone che racconta il dramma di una mamma che ha perso il proprio figlio.
Nella sua carriera, anche un salto nel cinema, accanto a mostri sacri del calibro di Ugo Tognazzi (I nuovi mostri – episodio "L’Uccellino della Val Padana" – regia di Ettore Scola, nel 1977) e di Paolo Villaggio ("Quando c'era lui...caro lei!" nel 1978).
Tra la fine degli anni '70 e i primi anni ’80 incide una serie di canzoni per i bambini, tra i quali "Barbapapà" e "La Balena" (sigla di Domenica In).
La svolta degli anni '80
Nel 1984 la sua carriera artistica ha una svolta con l’album "Le mie nuove canzoni", inizia a prodursi da sola. Da quel momento, comincia la collaborazione con Umberto Balsamo e Cristiano Malgioglio, che firmeranno per lei alcune canzoni d'amore.
Nell’86 ottiene un buon successo di pubblico e di critica al Festival di Sanremo col brano “Futuro”. Al Festival tornerà nel 1992 con la canzone "Rumba di Tango", presentata in coppia col comico/autore Giorgio Faletti.
Gli anni '90: Le partecipazioni televisive
Nello stesso anno, sempre insieme a Faletti, è ospite fissa di "Acqua Calda", su Rai Due.
Nel 1993 passa a Italia 1, dove conduce con le ragazze di "Non è la RAI" la trasmissione pre-serale intitolata "Rock 'n' Roll". Nel 1995 Orietta Berti festeggia trent’anni di carriera con la presenza fissa in qualità di ospite alla produzione della trasmissione televisiva “Domenica In” (1995/96). Nel 1997 è tra i protagonisti di “Anima mia” con Fabio Fazio e Claudio Baglioni: proprio ad "Anima mia" duetta con Baglioni interpretando la canzone di Umberto Bindi "Il nostro concerto".
Sempre nel 1997 inizia la collaborazione con "Quelli che il calcio" (prima su Rai Tre poi su Rai Due) che proseguirà sino alla stagione 2001; qui Orietta è nelle vesti di un’inviata molto speciale, non solo sui campi di calcio, ma in giro per il globo terrestre.
Nel ’97 è insieme a Fabio Fazio la conduttrice di "Sanremo Giovani 1997", in prima serata su Rai Uno, dove terrà a battesimo tante nuove leve della musica leggera italiana.
L’anno successivo è invece la padrona di casa, insieme a Teo Teocoli, Fabio Fazio & C., del "Sanremo Notte" sempre su Rai Uno.
Nel 2000 vengono pubblicati due album che racchiudono alcuni dei successi più famosi di Orietta con il titolo "Il meglio di...Orietta Berti".
Tra le tournèe in tutto il mondo (Stati Uniti – Australia – Canada – ect.) e le tournèe in Italia, viene richiesta da Maurizio Costanzo per partecipare in qualità di ospite fissa all’edizione 2001-2002 della trasmissione televisiva “Buona Domenica” su Canale 5.
La collaborazione con Maurizio Costanzo, all’interno del cast di "Buona Domenica", prosegue anche negli anni 2002/03, 2003/04 e 2004/05; qui Orietta in qualità di ospite-cantante interpreta brani di successo sia italiani che stranieri. È proprio da questa esperienza televisiva che Orietta si ispira per far uscire un nuovo CD, nel 2003, dal titolo “Emozione d'Autore” (masterizzato alla “Capitol Records” a Hollywood).
Gli anni duemila
Dalla esperienza dei 5 anni a “Buona Domenica” nasce anche, nel 2006, “Exitos Latinos” disco in lingua spagnola formato da quattordici grandi successi sudamericani che Orietta produce con la complicità della orchestra diretta dal maestro Demo Morselli. Il disco, oltre a celebrare i 40 anni di carriera di Orietta, si ispira alle calde e suadenti atmosfere che avevano caratterizzato le produzioni discografiche del passato.
Nel 2008, insieme al maestro Sandro Comini e alla sua orchestra, nasce il suo ultimo lavoro discografico: Swing - Un omaggio alla mia maniera; sempre nello stesso anno viene messo in vendita il cofanetto con 5 cd ed un libretto intitolato Gli anni della Polydor - 1963/1978, che come recita il sottotitolo contiene "successi, inediti e rarità", ristampando quindi in digitale quasi la totalità del repertorio di maggior successo della Berti..
Nel corso della sua carriera ha venduto oltre 15 milioni di dischi, ottenendo quattro dischi d’oro, un disco di platino e due d’argento, e realizzando tournèe in tutte le parti del mondo.
Partecipazioni a Festival e rassegne musicali
Dal 1966 al 1992, ha partecipato undici volte al Festival di Sanremo. Ha preso parte dieci volte a Un disco per l'estate, ottenendo sempre ottimi piazzamenti grazie anche al consenso del pubblico. Dal ’68 al ’74 è stata una delle protagoniste di Canzonissima, entrando in tutte le edizioni nella finalissima e, quasi sempre, prima fra le donne. Nell'edizione 1969-1970, grazie ad un corposo apporto di cartoline voto, rimane l'unica donna in gara con "Una bambola blu".
Vita Privata
Dal 1967 è sposata con Osvaldo Paterlini, da cui ha avuto due figli, Omar, nato nel 1975 e Otis, nel 1980.
Duetti
Con Claudio Baglioni: Il nostro concerto (in Anime in gioco di Claudio Baglioni, 1997) Con Giorgio Faletti: Rumba di tango Festival di Sanremo 1992; in Condannato a ridere di Giorgio Faletti, 1992; in Da un'eternità di Orietta Berti, 1992 Con Umberto Balsamo: Parla con me nell'album "Futuro" 1986 e Com'è difficile nell'album "Io come donna" del 1989 Con Gianni Morandi: Se non avessi più te a Grazie a tutti show andato in onda su Rai Uno condotto dallo stesso Morandi
discografia
45 giri
1962 - Non ci sarò / Franchezza (Karim) 1962 - Se non avessi più / Canzone di novembre (Karim) 1963 - Serenata suburbana / I nostri momenti (Polydor) 1964 - Dominique / Io vorrei (Polydor) 1964 - Tutto è finito fra noi / Vai Bobby, vai (Polydor) 1964 - Perdendoti / Scorderai (Polydor) 1965 - Tu sei quello / Se per caso (Polydor) 1965 - Voglio dirti grazie / Le ragazze semplici (Polydor) 1966 - Io ti darò di più / La prima lettera d'amore (Polydor) 1966 - Alleluia / Ogni strada (Polydor) 1966 - Mi vestirò di blu / La mia musa (Polydor) 1966 - Quando la prima stella / Ritorna con il sole (Polydor) 1966 - Dove, non so / Una bambola inutile (Polydor) 1967 - Io, tu e le rose / Quando nella notte (Polydor) 1967 - Solo tu / Ritornerà da me (Polydor) 1967 - Io potrei / Per questo voglio te (Polydor) 1968 - Tu che non sorridi mai / Per tutto il bene che mi vuoi (Polydor) 1968 - Non illuderti mai / Amore per la vita (Polydor) 1968 - Se m'innamoro di un ragazzo come te / Dove, quando (Polydor) 1969 - Quando l'amore diventa poesia / Agli occhi miei non crederò (Polydor) 1969 - L'altalena / Lui, lui, lui (Polydor) 1969 - Un fiore dalla luna / Che t'importa se sei stonato (Polydor) 1969 - Una bambola blu / Se ne va (Polydor) 1970 - Tipitipitì / Osvaldo tango (Polydor) 1970 - Fin ché la barca va / L'ultimo di dicembre (Polydor) 1970 - Ah, l'amore che cos'è / Ma ti penso, sai (Polydor) 1971 - L'ora giusta / Te l'ho scritto con le lacrime (Polydor) 1971 - Via dei ciclamini / Di giorno in giorno (Polydor) 1971 - Ritorna amore / Ma ti penso, sai (Polydor) 1971 - Città verde / Alla fine della strada (Polydor) 1972 - La vedova bianca / Semplice felicità (Polydor) 1972 - Stasera ti dico di no / Carmen (Polydor) 1972 - Ancora un po' con sentimento / Per scommessa (Polydor) 1972 - Come porti i capelli bella bionda / La Marianna / La bella Gigogin / Il cielo è una coperta ricamata (Polydor) 1972 - E lui pescava / L'orizzonte (Polydor) 1973 - La ballata del mondo / L'uomo che non c'era (Polydor) 1973 - Noi due insieme / Colori sbiaditi (il sapore che mi davi tu) (Polydor) 1974 - Occhi rossi (tramonto d'amore) / Per questo dissi addio (Polydor) 1974 - La bella giardiniera tradita nell'amor / Quattro cavai che trottano (Polydor) 1974 - Il ritmo della pioggia / L'amoroso (Polydor) 1975 - Eppure ti amo / Vita della vita mia (Polydor) 1976 - Omar / Sulla tua mano (Polydor) 1976 - Il canto del sudore / Oggi mi sposo (Polydor) 1977 - La nostalgia / Il bel tempo (Polydor) 1978 - Donna come mai / Quelli erano i giorni (Polydor) 1979 - Ecco arrivare i Barbapapà / Il paese di Barbapapà / L'opera delle rane (Philips) 1980 - La balena / Settimo giorno (Cinevox) 1981 - La barca non va più / Devi chiederlo a papà (Cinevox) 1982 - America in / Trippy (Cinevox) 1983 - Tagliatelle / Stella di mare (G&G) 1986 - Futuro / Sai (EMI) 1986 - Senza te / Parla con me (EMI) 1992 - Rumba di tango / Rumba di tango (strumentale) (RTI music)
33 giri
1965 - Orietta Berti canta Suor Sorriso (Polydor) 1966 - Quando la prima stella (Polydor) 1967 - Orietta Berti (Polydor) 1968 - Dolcemente (Polydor) 1970 - Tipitipiti (Polydor) 1971 - Orietta (Polydor) 1972 - Più italiane di me (Polydor) 1973 - Cantatele con me (Polydor) 1974 - Così come le canto (Polydor) 1975 - Eppure... ti amo (Polydor) 1976 - Zingari... (Polydor) 1977 - Orietta Berti (Polydor "Special") 1979 - Barbapapà (Philips) 1979 - Pastelli (Polydor) 1980 - Fin che la barca va (Polydor "Successo") 1980 - Le più belle canzoni popolari italiane (Polydor "Successo") 1982 - Orietta Berti (Curcio) 1983 - Le più belle canzoni popolari italiane - vol. 2 (Polydor "Successo") 1984 - Orietta Berti canta Suor Sorriso (Polydor "Successo") 1984 - Le mie nuove canzoni (Ricordi) 1986 - Futuro (Emi) 1989 - Le canzonissime di Orietta Berti (CGD) 1989 - Io come donna (CGD) 1992 - Da un'eternità (CGD
ALLELUIA "Alleluja" MI VESTIRO' DI BLU "Mets toi joli jupon" HO INCONTRATO IL SIGNOR "J'ai trouvé le Seigneur" LA MIA MUSA "Ma pétite muse" IO VORREI "Je voudrais" FIOR DI CACTUS - "Fleur de cactus" DOMINIQUE "Dominique" GUARDA QUELLE STELLE "Entre les étoiles" OGNI STRADA "Tous les chemins" FIOR DI BAMBU' "Plum de radis" BASTA UN FIOR "Une fleur" CON TE "Avec toi"
Suor Sorriso appartiene già al novero dei cantautori, sicché la quasi totalità delle incisioni ad oggi disponibili altro non sono che rimasterizzazioni (neanche di buona qualità) delle sue originali performance. Va ricordato comunque che le canzoni composte dopo l’allontanamento dal convento sono state diffuse inizialmente sotto lo pseudonimo di Luc-Dominique, per essere restituite al più noto Suor Sorriso solo in seguito per ragioni commerciali. Le versioni nazionali di Dominique ebbero enorme diffusione soprattutto per la tendenza dell’epoca a preferirle agli originali in lingua, benché quella italiana di Lucio Lami, cantata da un’improbabile Orietta Berti travestita da suora (e neanche domenicana!), risulti particolarmente ridicola: non solo non è una traduzione, al punto da potersi definire un’altra canzone, ma il testo è talmente ripetitivo ed infarcito di espressioni fratesche da essere impresentabile al di fuori dell’ambito religioso (dove comunque risulterebbe fin troppo melenso: “Testa bassa, piedi scalzi, per omaggio all'umiltà. Prima ancor che il sol si alzi, giunge fino alla città”).
Assai più rispettosa dell’originale, ed in traduzione quasi letterale, la versione inglese di Mary Ford († 1977), dal gusto già acustico e con un’interpretazione tanto personale quanto riuscita.
fonte: dietrolequinteonline.it
Il mercato discografico e musicale è da sempre stato particolarmente uterino, e dotato forse anche di una certa perfidia, nonché di scarsa memoria. Artisti osannati postumamente hanno ricevuto in vita critiche tanto aspre ed ingiustificate da causarne la morte prematura, personalità mediocri destinate ad una breve carriera, si trovano sovente a ritardare il ritiro fino a farlo coincidere con la loro definitiva debilitazione fisica, e talora – ma in effetti è una situazione creatasi più di recente attraverso i mezzi di comunicazione massificati – autentici fenomeni da baraccone, vengono innalzati al firmamento delle stelle della musica per poi precipitare nel più profondo baratro della generale indifferenza, e scomparire fin’anche dalla memoria collettiva, benché per giusta causa. Sarebbe forse crudele perder tempo a riesumare simili reperti del recente passato, gente senza talento o più semplicemente senza né arte né parte, ritrovatasi solo ad agire nell'ambito di congiunzioni (non solo astrali) particolarmente quanto incomprensibilmente favorevoli, qualora una simile ricerca si limitasse a sviscerare sadicamente la carcassa derelitta del loro fugace successo; talvolta però dietro ad uno di questi fuochi fatui si cela una storia di tanta umanità da rendere del tutto secondario il problema artistico, il che fa del personaggio più un caso d’interesse antropologico che musicale nel senso proprio del termine.
Tale preambolo ci serviva a giustificare la comparsa su queste pagine dell’ineffabile figura d’una piccola donna del Belgio la quale, seguendo le strane vie della Provvidenza ovvero del Demonio (il perché lo vedremo presto), si ritrovò a percorrere la più ripida e disastrosa di tutte le parabole, cadendo davvero precipitevolissimevolmente dal castello di carta che s’era improvvidamente costruita. Jeanne-Paule Marie Deckers, detta Jeanine, nacque a Bruxelles nel 1933 da famiglia borghese; la madre, descritta come particolarmente petulante, non mancava di sedare ogni espressione d’autonomia d’una figlia che vedeva distante e forse anche pigra, non mancando di farle notare con saccenza l’esiguità degli introiti percepiti come maestra di disegno. Perseguitata da continue pressioni che la vorrebbero in convento, Jeanine decide ben presto di cedere allo zelo materno, e nel 1959 fa il suo ingresso nel monastero domenicano di Fichermont, in quel di Waterloo (proprio il luogo della memorabile battaglia), nell'attuale Brabante Vallone. Suor Luc-Gabriel, questo il suo nome religioso, resta tuttavia un personaggio sui generis anche dopo aver indossato l’abito: rispettata dalle consorelle per la sua simpatia, è un continuo problema per la Superiora, cui disobbedisce con una caparbietà giustamente ritenuta indecorosa, o quantomeno inadatta alla vita monacale.
Una caratteristica di Suor Luc-Gabriel che creava non poco scompiglio, era la sua passione per la musica contemporanea e per la chitarra, due aspetti della cultura del tempo che erano comprensibilmente invisi all’Ordine dei Frati Predicatori, che aveva fatto della sobrietà e dell’ortodossia i propri segni distintivi, al punto da aver dato alla Chiesa i maggiori inquisitori ed alcuni tra i massimi teologi di tutti i tempi. Proprio al fondatore e patrono San Domenico Suor Luc-Gabriel dedicò una canzoncina velata da un che d’infantile ed al contempo sinceramente riverente che la rese ben presto assai popolare nel convento anche per via dell’accattivante ritornello: “Dominique-nique-nique s’en allait tout simplement, / Routier pauvre et chantant. / En tous chemins, en tous lieux, il ne parl que du Bon Dieu, / il ne parl’ que du Bon Dieu”, “Domenico s’è avviato con semplicità, un giramondo povero e canterino. In tutti i modi, in tutti i luoghi, egli non parla che del Buon Dio, egli non parla che del Buon Dio”. La canzone esalta le virtù del “notre père Dominique” (lett. “il nostro padre Domenico”), descritto mentre sconfigge gli Albigesi, converte gli eretici, attraversa l’Europa a cavallo d’un cammello e, alla fine, sogna la famosa quanto rassicurante figura della Vergine SS. che con il suo mantello protegge l’umanità. Certo, questa è una strana immagine di San Domenico di Guzmán, il grande predicatore morto il 6 Agosto 1221, che “per sapïenza in terra fue / di cherubica luce uno splendore” (Paradiso, IX, 38-39), uno tanto versato nella povertà evangelica da rifiutare una cella personale nel suo stesso convento per non poter dire suo alcunché.
Il motivetto però funziona, e passa dalle labbra delle monache a quelle degli uomini della strada. Non è chiaro cosa avvenne, se fu la Superiora o la stessa Suor Luc-Gabriel a proporne un’incisione, fatto sta che ben presto il piccolo componimento fu diffuso sotto l’imposto e mai gradito pseudonimo di Sœur Sourire, Suor Sorriso. Probabilmente (è la ricostruzione più diffusa e condivisibile) Dominique si prestava a divenire una simpatica canzoncina da propinare ai bambini delle colonie estive e delle missioni, da cui l’iniziale avallo dei superiori. Però il discografico Philips, fiutato l’affare per l’orecchiabilità della musica, finisce con il dargli una diffusione maggiore rispetto a quella originariamente prevista, ottenendone l’affermazione internazionale: non ci si poteva aspettare in alcun modo che il 33 giri avrebbe fatto il giro del mondo finendo addirittura al primo posto nelle classifiche degli Stati Uniti con un successo mai eguagliato da nessuna canzone belga. Suor Sorriso ed il suo convento vennero travolti da un’ondata incontrollabile di popolarità che se da una parte si traduceva in un’inaspettata fonte di guadagno per l’Istituzione, dall'altra sembrava ridicolizzare l’antico e venerabile Ordine dei Predicatori addirittura nella comprensibilmente venerata ed intangibile figura del Fondatore. La Superiora tentò in ogni modo di non fare trapelare l’identità della consorella, e le inibì quasi ogni possibilità di apparire in pubblico nonostante nel 1963 avesse ricevuto un Grammy; dovette desistere però quando, l’anno dopo, la suora fu invitata al prestigioso The Ed Sullivan Show, con l’intervento immediato del suo Vescovo, che ne impose quasi la partecipazione per evitare al convento ed all'Ordine di apparire come retrogradi in un tempo in cui si metteva in dubbio lo stesso carisma della vita religiosa.
Siamo all'apice della parabola: nel ’66 esce un film singolare incentrato sulla vita di Suor Sorriso ed interpretato nientemeno che dall'attrice e show-girl Debbie Reynolds. Ovviamente quest’ultima, come buona parte della trama del film, non ha alcunché a che vedere con la reale persona e condizione di Suor Luc-Gabriel, che in seguito a quest’ennesimo barlume di gloria scalpitava sempre più per la convinzione d’aver compiuto con la professione religiosa una scelta sbagliata. Il convento le parve divenire sempre più stretto, mentre fuori i già subdoli venti del modernismo e della rivoluzione culturale s’erano gonfiati a dismisura, sfociando ben presto in una guerra aperta alla tradizione ed all'establishment politico-religioso. Dopo un periodo trascorso presso la prestigiosa Università di Lovanio, verso la fine del 1966, forse spaventata dalla mole degli studi teologici, o più semplicemente sinceratasi dell’inadeguatezza del suo fervore, Suor Sorriso abbandonò l’abito monacale per impelagarsi nel mare magnum dell’attivismo laicale sorto nell'immediato postconcilio, una selva impenetrabile di sperimentalismi i cui frutti sono oggi ampiamente criticati, quando non del tutto rinnegati dai loro medesimi fautori. Abbracciata la più facile filosofia sessantottina, capeggiata dalla triade pace-amore-droga, cedette subito alle lusinghe del femminismo militante, finendo addirittura con lo scrivere un’ode alla pillola anticoncezionale (il che se non altro le valse la definitiva rottura con le poche sostenitrici rimastele tra le mura del convento), tentando, con questa e molte altre canzoni di scarso o nessun valore artistico, di costruirsi una carriera come cantautrice.
La principale difficoltà le venne però dall'impossibilità di sfruttare nome e diritti della sua passata produzione, sicché privata della sua fama originale non trovò altrove alcuna via di rivalsa. Si arrabattò come meglio poté dando corsi di chitarra, vendendo opuscoli e gestendo una piccola scuola per bambini autistici, alla cui causa si era trovata particolarmente sensibile. Visse l’ultimo periodo della sua vita in compagnia di tal Annie Pécher, un’amica d’infanzia con cui pare intrattenesse una relazione in odore di lesbismo, pettegolezzo mai smentito dalla Deckers nonostante il palesato rifiuto dell’etichetta di omosessuale. Ancora nei primi anni ’80 i maggiori giornali scandalistici non mancavano di pubblicare qualche scatto ritraente l’ex suora e la sua amica in atteggiamenti equivoci, alimentando un mito giunto quasi al precipizio del suo rovinoso tramonto. In quegli anni infatti la scuola per autistici fallì, e la Deckers fu sottoposta ad una cavillosa ispezione fiscale che la portò ben presto al collasso finanziario: per ragioni mai chiarite il fisco s’ostinava a pretendere dall’ormai indigente cantautrice la tassazione imposta sui diritti d’autore di Dominique, ch'ella non poteva tuttavia percepire: dal momento che il disco era nato quasi per sbaglio e con il preciso intento di farne dono ai fedeli, il contratto prevedeva un’iniqua percentuale di oltre il 90% dei proventi in favore dell’editore, e la restante parte a pro del convento, che possedeva pure il marchio Sœur Sourire. Si susseguirono da una parte e dall'altra querele e denunzie, ma l’ex suora non poté contare sull'aiuto delle consorelle, il cui ultimo atto era stato quello di procurarle un appartamento purché rinunziasse ad ogni contenzioso e pretesa sui suoi trascorsi monacali. Nel 1985 il tribunale sentenziò a suo danno, e la Deckers si ritrovò a dover pagare oltre il doppio della cifra inizialmente considerata, atteso che le venivano imputati anche gli interessi e le spese legali. Caduta in una profonda depressione e, pare, anche in una crisi d’identità dovuta ai suoi gusti sessuali, la Deckers cominciò ad abusare di alcol e droghe, coinvolgendo nella sua follia la Pécher, compagna di vita e d’intenti. L’epilogo si compì nel freddo d’una notte di Marzo del 1985 quando le due, scarabocchiate poche righe di commiato su di un foglio volante in cui accusavano i finanzieri della loro disperazione, si sottrassero ai vivi con una poderosa dose di barbiturici ed alcol, un temibile intruglio che destinò a medesima sorte molti artisti del ‘900.
La notizia della morte della fu Suor Sorriso comparve nei giorni a seguire come trafiletto su quegli stessi giornali che negli anni non avevano mostrato veruno scrupolo nel rovinarne l’immagine, destando una certa curiosità nei lettori. Tutti ricordavano come in un film in bianco e nero la goffa figura di questa donna occhialuta, bruttina, dalla voce insignificante, che avvolta nella sobria cappa domenicana schitarrava mormorando un motivetto accattivante quanto ridicolo. Mentre le facili note di Dominique tornavano presuntuose alla mente, i puritani leggevano con smorfia arcigna la prevedibile caduta d’un angelo ribelle che, rinnegato l’abito e la sua missione celeste, s’era abbassato fino alle più putrescenti bassezze del mondo, divenendo un tutt'uno con esso, e meritando quasi quella sorte; d’altra parte la folla delle lesbiche e dei modernisti non mancava di lodare il coraggio d’una donna creduta moderna e combattiva, le cui ali erano state tarpate dalla ritrosia dell’ordine costituito. In verità Sœur Sourire non fu altro che un’espressione, più nota forse, ma non unica, della deriva culturale e sociale del tempo in cui visse. La sua canzonetta d’irresistibile cantabilità è perfetto esempio dell’incapacità comunicativa d’un intero universo culturale, qual’era quello postbellico, che si era ritrovato del tutto inadeguato a trasmettere la propria millenaria esperienza alle nuove generazioni: i pressanti problemi dell’era postindustriale rendevano apparentemente banali ed inutili i principi tradizionali, asfissianti gli ordinari schemi sociali e desiderabili invece cieli nuovi e terra nuova, volgendo l’attenzione generale verso un futuro utopico la cui indeterminatezza programmatica è segno d’una totale mancanza attuale di valori, rinnegati in partenza in quanto stanti e retrogradi.
Per questo Sœur Sourire, che ingabbia la ieratica figura di San Domenico in un martellante ritornello e fugge dal convento perché incapace di comprendere la teologia del domenicano San Tommaso, concluse la propria vita nel peggiore dei modi, ovvero negando l’esistenza medesima in un ultimo atto la cui natura fu disperata più che ribelle. “Adesso andiamo a Dio, e speriamo che ci accolga. Egli vide le nostre sofferenze” – queste le parole d’addio della sfortunata cantautrice, cui sopravvisse solo una canzone, un monumento grottesco quanto orecchiabile d’un tempo che seppe produrre tanto buone intenzioni quanto rovinosi sovvertimenti culturali, i cui postumi si sono sopiti come fuochi di paglia. E mentre spetta agli storici definire i limiti dell’impatto sessantottino sulla storia contemporanea, l’Ordine Domenicano prospera, e Suor Sorriso giace dimenticata in un’urna dalla vaga forma di cuore assieme alla sua compagna; con essa riposano anche le aspirazioni di un’epoca e forse, un’irriverente constatazione: “Dominique-nique-nique” nell’attuale vernacolo francese può esser male interpretato per l’uso della parola nique quale esatto corrispondente dell’italiano fottiti. Non vorremmo arrivare mai a tanto, ma chissà se fin dall'inizio, dietro l’apparente devozione della pia Sœur Scurire, non si celasse freudianamente lo spirito ribelle e demolitore di quella Deckers che, gettato l’abito ai rovi, finì con l’ipotecare la sua intera esistenza per seguire fino al precipizio l’oscura strada tracciata da un pugno di note d’inaspettato successo.
Vai, Bobby vai La prima lettera d'amore Se per caso Tu sei quello Le ragazze semplici Perdendoti Io ti darò di più Voglio dirti grazie Quando la prima stella Ritorna il sole Un incontro come tanti Quando partirai
E' la prima volta che ti scrivo, tu non sai nemmeno che io vivo. Io mi sentirò tremar la mano Scrivendo a te, soltanto a te, "amore t'amo". E' la prima lettera d'amore, e non so da dove incominciare, come troverò parole nuove, per dire a te, soltanto a te, "ti voglio bene". Comincerò "amico caro, ti ricordi, ti ricordi di me?" E finirò "ti ho scritto il vero, la mia vita dipende da te". E' la prima lettera d'amore, scritta con l'inchiostro del mio cuore. Ti confesserò l'amore mio, e quando tu la leggerai, se mi vorrai vicino a te, mi risponderai alle parole, che ho scritto a te, soltanto a te, "ti voglio bene".
Io ti darò di più Una volta che è una volta Vorrei, vorrei non sbagliare Ma stavolta non importa, Per te spenderei la mia vita In cambio di niente. Io ti darò di più, Io ti darò di più Di tutto quello che Avrò da te. Anche se tu mi amerai Come non hai amato mai Io ti darò di più, di più, Molto di più! Le parole sono parole E tu puoi anche non credermi. Non fa niente, non fa niente, Che vuoi che m'importi Un tuo dubbio se resti con me. Io ti darò di più, Io ti darò di più Di tutto quello che Avrò da te. Anche se tu mi amerai Come non hai amato mai Io ti darò di più, di più, Molto di più! Anche se tu mi amerai Come non hai amato mai Io ti darò di più, di più, Io ti darò di più, di più, Molto di più!
Ritorna con il sole Pioggerella fine fine, dietro ai vetri, è l'aprile cielo azzurro, nubi bianche. E all'orizzonte c'è tutto un mondo nuovo per me. Viene il sole, viene primavera, con tante tante rondini nel ciel, che gioia... O sole, sole mio, insieme all'amor mio, quanti giorni son passati dal nostro addio. Caldo sole, calda spiaggia, caldo mare. Quante vele per noi due innamorati. E all'orizzonte c'è un'estate tutta per noi. E nel cielo guarda quante stelle, le conteremo insieme finché vuoi, che gioia... O sole, sole mio, insieme all'amor mio, quanti giorni son passati ed ora addio. Ritorna con il sole, o sole sole mio. Ritorna con il sole, amore amore mio.
Quando partirai, dimmi solo addio, Dimmi solo addio e non mentirmi mai, mai! Quando partirai, con i sogni miei, i ricordi tuoi, mi dovrai lasciar. E per me nessuno ci sarà, no, no ! Nessuno ci sarà, no, no! Oh, no! Sarà così, Per questo amore, che non finirà. Quando partirai, ma che resterà nella vita mia. Ma ora non lasciarmi qui, no, no! Non lasciarmi qui, no, no! Oh no, amore mio! Quando partirai , dimmi solo addio, Dimmi solo addio e non mentirmi mai! Ma ora non lasciarmi qui, no, no! Non lasciarmi qui, no, no! Non lasciarmi qui, no, no!
Canta ragazzina Ma piano (per non svegliarmi) Solo tu Non è più casa mia Amore baciami Io tu e le rose Per questo voglio te Ritornerà da me Dove non so L'amore è blu Non mi dire addio Non ti scordar di me
Prima di cominciare, non c'era niente al mondo, ora che ci sei tu, per me c'è troppa gente, gente che vuol sapere, perché viviamo così... io, tu e le rose, io, tu e l'amore. Quando, quando, tu respiri accanto a me, solo allora, io comprendo d'essere viva, quando siamo io, tu e le rose, io, tu e l'amore. Anche se cadesse il mondo, quello stesso giorno, noi saremo la, io, tu e le rose. Quando, quando, tu respiri accanto a me, solo allora, io comprendo d'essere viva, quando siamo io, tu e le rose, io, tu e l'amore. Anche se cadesse il mondo, quello stesso giorno, noi saremo la, io, tu e le rose. E se l'odio della gente, ci terrà lontani, resteremo noi, io, tu e l'amore.
Ritornerà da me Quando c'eri anche tu il sole lassù sembrava più caldo. Quando c'eri anche tu il cielo per me sembrava più blu. Ritornerà, ritornerà da me, ritornerà l'amore che non c'è, ritornerà, ritornerà da me l'amore. Guardo il prato laggiù, quei fiori con te sembravan più belli. Cerco di non pensare ai giorni che tu passavi con me. Ritornerà, ritornerà da me, ritornerà l'amore che non c'è, ritornerà, ritornerà da me l'amore. Quando chiedo di te la gente non sa che t'amo davvero. Quando chiedo di te mi sembra che tu sia sempre con me. Ritornerà, ritornerà da me, ritornerà l'amore che non c'è, ritornerà, ritornerà da me l'amore. Ritornerà, ritornerà da me, ritornerà l'amore che non c'è, ritornerà, ritornerà da me l'amore. Ritornerà, ritornerà da me, ritornerà l'amore che non c'è, ritornerà, ritornerà da me l'amore.
Dove, non so, ma un giorno ti vedrò, e fermerò il tempo su di noi. Dove, non so, ma un posto ci sarà, da dove noi, non torneremo mai. Forse, sarà domani o no, forse lontano di qui, o no. Con te verrò, ovunque tu vorrai, dove non so, ma ti ritroverò. Dove, non so ma un giorno ti vedrò, e fermerò il tempo su di noi.
A1 Tu Sei Quello A2 Voglio Dirti Grazie A3 Io Ti Darò Di Più A4 Quando La Prima Stella A5 Io Tu E Le Rose A6 Dove Non So B1 Non Illuderti Mai B2 L'Amore È Blu B3 Io E Te B4 Non È Più Casa Mia B5 Solo Tu B6 Volano Le Rondini
Io da bambina giocavo con te perchè tra gli altri valevi di più e se piangendo venivo da te allora tu mi dicevi così: "Guarda, guarda, guarda, volano le rondini! libere nel cielo, sono come te Vola , vola , vola ma non farti prendere tanto nella vita tutto cambierà Forse tu non lo sai che gli anni più belli son quelli che hai" La primavera è tornata quaggiù ma le mie ali non volano più da quando so la tristezza cos'è vorrei sentire ancora da te: "Guarda, guarda, guarda Volano le rondini! libere nel cielo, sono come te Vola , vola, vola ma non farti prendere tanto nella vita tutto cambierà Forse tu non lo sai che gli anni più belli son quelli che hai" Guarda, guarda, guarda, volano le rondini, libere nel cielo, sono come te Vola, vola, vola ma non farti prendere tanto nella vita tutto cambierà Guarda, guarda, guarda, volano le rondini ...
Tipitipitipiti L'altalena Osvaldo tango Un fiore dalla luna Quando l'amore diventa poesia Se m'innamoro di un ragazzo come te Una bambola blu Dove, quando Lui, lui, lui Cento secoli Agli occhi miei non crederò Che t'importa se sei stonato
fonte: wikitesti.com
Tipitipiti' Quando tu mi venivi a cercare ti aprivo la porta. Mi dicevi: “Se tu sei contenta, ti porto in città”. Ogni volta ti ho detto di sì e venivo a ballare con te, mi ricordo che allora l’orchestra suonava così… Tipitipitì dove vai, tipitipitì cosa fai, tipitipitì come mai sei innamorata di lui. E c’era l’uomo dell’organino che ci dava un biglietto blu; c’era scritto: “Ti vuole bene”, ma non era la verità. Tipitipitì dove vai, tipitipitì con chi sei, tipitipitì come mai lui questa sera non c’è. Come mai questa sera maestro tu sbagli le note. Con la gente che c’è, ma perché, ma perché guardi me. Oramai l’hai capito anche tu, che l’amore per me non c’è più, ma vorrei che l’orchestra suonasse per sempre così… Tipitipitì tipitì, tipitipitì dove vai, tipitipitì come mai sei innamorata di lui. E c’era l’uomo dell’organino che ci dava un biglietto blu; c’era scritto: “Ti vuole bene”, ma non era la verità. Tipitipitì dove vai, tipitipitì cosa fai, tipitipitì come mai tu stai piangendo con me.