NAMIBIA

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  1. tomiva57
     
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    Namibia

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    Le attrattive della Namibia, situata tra il Kalahari e il freddo Atlantico meridionale, sono ben note nella circostante Africa meridionale, mentre è solo relativamente da poco che il resto del mondo ha scoperto i suoi deserti, i suoi panorami marini, le sue camminate nella natura, i suoi spazi sconfinati. Ricca di risorse naturali e caratterizzata da differenti culture e tradizioni, la Namibia è un paese affascinante, con grandi potenzialità e bizzarri contrasti; altipiani e deserti, foreste e spiagge, villaggi rurali e cittadine moderne.

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    È una delle nazioni più giovani del mondo, avendo ottenuto l’indipendenza dal Sudafrica nel 1990. Il nome di Namibia, che deriva dal deserto del Namib, la vasta area che caratterizza gran parte del paese, fu scelto per evitare diatribe tra le varie etnie.

    Nonostante il territorio sia stato scoperto dai portoghesi nel 1486, la regione corrispondente all’attuale Namibia iniziò ad essere esplorata dagli europei soltanto negli anni quaranta del XIX secolo. Nel 1884 finì sotto l’influenza della Germania, che la colonizzò con il nome di Africa Tedesca del Sudovest (Deutsch-Südwestafrika comunemente abbreviato in SWA). L’arrivo dei primi coloni tedeschi, negli ultimi anni dell’Ottocento e nei primi del Novecento, provocò violente reazioni da parte di alcune etnie che si vedevano spogliate delle proprie terre. In alcune zone scoppiarono vere e propria guerriglie che furono represse con il sacrificio dalle autorità germaniche.


    Gli Himba (o Ovahimba) sono l’etnia più conosciuta, rappresentata da circa 12.000 persone che vivono nella Namibia settentrionale. Sono pastori nomadi ed allevano soprattutto vacche e capre e discendono da un gruppo di Herero che nella seconda metà del XIX secolo migrò verso l’Angola per fuggire alle frequenti aggressioni dei Nama. In Angola chiesero ospitalità alla tribù Ngambwe, e per questo motivo vennero chiamati “ovahimba”, “il popolo che mendica”. La conseguenza di questa migrazione fu che gli Himba non ebbero praticamente contatti con i colonizzatori tedeschi, a differenza di quanto accadde agli Herero. Questo elemento portò una profonda differenziazione culturale fra i due gruppi; mentre gli Herero passavano dalla pastorizia nomade all’agricoltura stanziale ed adottavano molti costumi occidentali, gli Himba mantennero quasi immutato il loro stile di vita tradizionale.

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    I villaggi Himba sono costituiti da capanne di forma conica, realizzate con frasche legate insieme con foglie di palma e cementate con fango e sterco. Sono pastori nomadi ed usualmente una famiglia si sposta due o tre volte in un anno; rifiutano di curarsi con le medicine moderne ed adoperano esclusivamente rimedi tradizionali, curandosi con erbe e pozioni da loro confezionate.
    Indossano pochi capi di vestiario; le donne si coprono il corpo con molti monili e con una mistura rossa a base di burro, ocra ed erbe per proteggersi dal sole e, soprattutto, per ragioni puramente estetiche. Gli indumenti di tipo occidentali sono rarissimi e vengono indossati quasi esclusivamente dagli uomini.
    Il loro incontro e la visione dei bellissimi lineamenti, stupefacenti non solo nei bambini ma anche nelle persone mature nonostante i pesanti segni lasciati dal tempo, vale il lungo viaggio per raggiungere queste terre.


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    Terre che non mancano di regalare emozioni indelebili, grazie alla mano dell’uomo (la bizzarra Lüderitz è un surreale cimelio coloniale, una città bavarese al margine del deserto, arido e battuto dai venti, del Namib, dove il XX secolo sembra non essere mai arrivato. C’è tutto quello che ci si aspetterebbe da una piccola città tedesca, dai caffè e negozi di delicatessen alle chiese luterane. Lungo la costa vivono pinguini e foche; le spiagge desolate ospitano stormi di fenicotteri e struzzi. Lüderitz è anche il lembo settentrionale della diamantifera Sperrgebiet -zona proibita-, e la sua ricchezza è quasi sfacciata. La chiesa evangelica luterana, Felsenkirche, con le sue splendide vetrate istoriate, domina la città dall’alto di Diamond Hill. Tempo permettendo, tutti i giorni ci sono barche che partono dal porto per la vicina colonia delle foche) ma soprattutto grazie a madre natura!

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    Sossusvlei è l’attrazione turistica più apprezzata della Namibia occidentaleu Una distesa di dune di oltre 32.000 kmq nota come “mare di sabbia”. Le dune si elevano fino a 325 metri di altezza e cambiano in continuazione; modellate dal vento assumono forme diverse, mentre i colori mutano nell’arco di un giorno, a seconda della luce. Ne viene consigliata la visita all’alba, quando la sabbia assume tonalità infuocate.


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    Altra meta irrinunciabile è il Fish River Canyon: non c’è nessun altro posto simile a questo in tutta l’Africa. Il fiume Fish ha scavato una gola per centinaia di anni e il risultato è spettacolare. Le sue dimensioni -160 km di lunghezza e 27 km di larghezza – non bastano, per quanto straordinarie, a dare un’idea del fascino del canyon. Il panorama è mozzafiato. Chi ama trekking e sacco a pelo potrà prendere il Fish River Hiking Trail, un percorso a piedi che richiede cinque giorni di cammino e arriva fino alla estremità del canyon; dormire sotto il cielo stellato sarà una una valida ricompensa dopo un giorno di cammino. L’itinerario, di 85 km, segue il letto sabbioso del fiume, arriva ad Ai-Ais, una piacevole oasi con sorgenti calde.

    Per ultimo, ma principale obiettivo di viaggio per molti viaggiatori, l’Etosha National Park.


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    La parte occidentale del parco è caratterizzata dalla savana, ma più a est questa lascia spazio alle foreste. La linfa vitale di Etosha è l’Etosha Pan, un immenso e piatto deserto salino che solo molto raramente vede l’acqua. Durante i mesi invernali, le pozze d’acqua create dalle sorgenti perenni ai margini del deserto attirano un gran numero di uccelli, elefanti, giraffe, leoni, zebre e alcuni ghepardi e leopardi.

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    Della fauna di Etosha fanno parte anche alcune specie protette come l’impala dal muso nero e il rinoceronte nero. Al termine di periodi eccezionalmente piovosi, il Pan contiene fino a un metro di acqua e un’enorme quantità di pellicani e fenicotteri viene qui a cibarsi e riprodursi. Le maggiori probabilità di vedere gli animali che si radunano intorno alle pozze si hanno tra maggio e settembre.
    Quanto spazio meriterebbe ancora la descrizione di questa terra meravigliosa ed incontaminata, spazio che potrà essere riempito dai ricordi e dalle immagini che porterete con voi al rientro da una straordinaria vacanza.

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    Manuela Lamanu Manzotti

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    fonte: raccontidiviaggio.it
    foto:i.dailymail.co.uk/
    - sightsurgeryinternational.com
    - abercrombiekent.co.uk
    - safari.evolutiontravel.it
    - namibian.org
    - i.telegraph.co.uk/
    - .lucianopignataro.it



    Edited by tomiva57 - 14/7/2014, 15:10
     
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  2. tomiva57
     
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    Luderitz-Namibia

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    Lüderitz


    Lüderitz è un piccolo paese, tranquillo,di circa 20.000 abitanti, che grazie alle sue case colorate di epoca coloniale tedesca,ha un fascino particolare.

    La baia ove si trova Luderitz, è stata scoperta nel 1488 dal navigatore portoghese Diaz. La storia di Luderitz e quindi della colonia "German South West" è iniziata nel 1883, quando il commerciante di Brema Adolf Lüderitz acquistò la baia per 10.000 marchi e 260 fucili dal capo Nama Giuseppe Fredericks. Un anno dopo, l'area è stata poi posta sotto la protezione del Reich tedesco e i primi soldati sono arrivati ​​nella attuale Namibia.


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    Adolf Lüderitz ha cercato senza fortuna metalli preziosi che non sono mai stati trovati, la ricerca è stata vana e come le sue risorse finanziarie, infine esaurite, ha dovuto vendere il Luderitz Bay, alla tedesca Colonial Society.

    Alcuni edifici in legno e lamiera ondulata costituirono l'inizio dello sviluppo della città nel 1908 con le prime scoperte dei diamanti nella regione. Da questo periodo provengono gli edifici coloniali in stile Art Nouveau e l'architettura Wilhelmine, che ora sono l' immagine della città.

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    Felsenkirche- La Chiesa della Roccia della città, venne costruita nel 1911 è Evangelica Luterana.

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    Altri edifici degni di nota sono l' albergo Kapp , i Woermannhaus della strada del porto e il Goerke Haus ; costruita per una visita prevista del tedesco principe ereditario e successivamente la sede del Comune.

    Informazioni sulla storia della città e le miniere di diamanti si possono trovare nel museo presso la Diaz Road.
    In Shark Islanda vi è un monumento in onore di Adolf Lüderitz, lì si ha una bella vista della città e del suo porto.
    Anche l'apertura nel 2000, dell'" Waterfront ", merita una visita, dove non è ancora paragonabile lontanamente con il modello di Città del Capo.

    La penisola intorno a Lüderitz, è una riserva naturale con una splendida laguna, dove fenicotteri e molti altri uccelli possono vagare sulla vicina Agate Beach può essere trovata con un po 'di fortuna l'agata splitter o costituito da gesso cristallizzato sabbia rosa. Il trascinamento è, comunque, vietato! Per i visitatori seaworthy il giro è consigliato con una goletta a vela di Halifax isola , dove una colonia di pinguini è a casa.

    Nei dintorni del luogo merita una visita alle città fantasma Kolmanskop e Elizabeth Bay e le Felses prua . Fonte primaria di reddito oltre al turismo è l'estrazione dei diamanti e della pesca. Così si può trovare ovunque in città delicato pesce fresco, ostriche e aragoste. Per il futuro, è previsto lo sfruttamento del "giacimento di gas di Kudu"scoperto qualche tempo fa, che darà ulteriore impulso allo sviluppo della città.


    fonte afrika-reisefuehrer.de
    foto:afrika-reisefuehrer.de/
    - upload.wikimedia.org
    - lucianopignataro.it

     
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  3. tomiva57
     
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    Raccontare la Namibia


    di Stefano Antichi



    Vivo e lavoro per una ong in Namibia da più di un anno ormai e non passa giorno in cui non mi renda sempre più conto di quanto sia paradossale questa parte di Africa, nel bene e nel male si intende. E di come sia sconosciuta.

    Raccontare la Namibia tutta in una volta non è possibile, una terra così meravigliosa, varia, e antica, dove una moltitudine di etnie convivono più o meno in pace. Le ferite di un passato purtroppo ancora molto, troppo recente, segnato dal razzismo istituzionalizzato, l’apartheid della lunga, interminabile sottomissione al Sud Africa degli Afrikaaner, i discendenti diretti di coloro che arrivarono al Capo di Buona Speranza a bordo di galeoni olandesi nel Seicento.

    Le bellezze di questo Paese ancora non distrutto dal turismo di massa, il suo deserto con le dune più alte del mondo, le sue spiagge popolate da pinguini e foche, con i suoi lodge da mille e una notte, nascondono come la maggior parte dei suoi vicini altre realtà, che parlano di miseria, di un tasso di diffusione del virus del Hiv pari al 30% e di degrado sociale. Tutto questo in un Paese che da poco ha scoperto ricchi giacimenti di uranio, che esporta un milione di carati di diamanti all’anno e che ha appena 2 milioni di abitanti.

    Molti ancora di questi tempi non sanno collocare geograficamente la Namibia, estesa quattro volte l’Italia; d’accordo che sia uno dei più giovani Paesi africani, ha ottenuto l’indipendenza solo nel 1990 (L’Eritrea attualmente è la più giovane classe 1994), ma questo dato conferma la scarsa conoscenza che si ha del Continente nero, poche nozioni, spesso confuse ed erronee fino al punto di identificare l’intera Africa con il Burundi. Sì, non sto scherzando, mi è capitato di incontrare gente a Reggio che mi chiedesse: “Come va giù nel Burundi?”. Chissà poi perchè il Burundi?

    La seconda domanda ricorrente è: ma qual è la capitale della “Nabibbia” (tranquilli, non è un errore di ortografia, è solo una devianza di pronuncia della sconosciuta Repubblica), Windhoek è la risposta, allora vedi sui volti delle gente espressioni incerte, un nome di una città mai sentita nominare.

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    Windhoek, una parola tedesca che significa “Angolo dei venti”; allora mi chiedono perchè proprio in tedesco? E qua, visto che sono un appassionato di storia coloniale del’Africa, racconto qualcosa di quando la Namibia era la l’Africa Tedesca del Sud Ovest.

    Il passato tedesco si vede e si sente nelle vie delle principali città come Windhoek, Swakopmund, Grootfontein, Luderitz, Tsumeb e con i loro edifici dal sapore teutonico, che oggi, un po’ decadenti e fatiscenti rammentano al viaggiatore attento la breve e sfortunata avventura coloniale della Germania del Kaiser e di Bismarck. Anche loro, come noi, si sono dovuti accontentare di quello che era rimasto disponibile nel Continente africano. Nel 1890 nasce così la Deutsch-Sudwestafrika che vivrà fino al 1915 quando sulla scia delle sconfitte tedesche del primo conflitto mondiale, la Germania è costretta a lasciare tutti i possedimenti d’oltremare.

    Oggi le tracce del passato coloniale si possono assaporare nelle tante German Bakery della capitale dove vengono servite torte Black Forest, Frankfurter, Strudel o nei supermercati dove abbondano Vienna wurstel, salsicce di Norimberga e altre leccornie teutoniche.

    I nomi delle strade oggi sono stati cambiati le tante Kaiserstrasse ora si chiamano Independence Street o altre denominazioni delle tradizione locale. Anche se mi è capitato di imbattermi percorrendo la strada che va verso nord in un fiume che porta ancora il nome del cancelliere Bismarck, principale sostenitore dell’espansione coloniale germanica, ma naturalmente come la maggior parte dei fiumi della Namibia è una lingua di sabbia … Dimenticavo c’è ancora una regione, la più settentrionale del Paese e una delle più povere, che ancora oggi è intitolata a un altro cancelliere tedesco Leo Von Caprivi.

    La regione chiamata comunemente Dito di Caprivi (potete guardare su un atlante e vi renderete conto della strana forma a dito) fu il risultato di uno scambio tra l’allora kaiser di Prussia e sua cugina la regina Vittoria. Il kaiser lamentava la mancanza di accessi del suo possedimento africano alle maggiori vie fluviali che portano al cuore del continente, da solo pochi anni scoperto, e così con un trattato (Trattato di Helgoland – Zanzibar 1890), Vittoria disegnò, si far per dire, una striscia di terra che permettesse al cugino di avere almeno uno sbocco sul fiume Zambesi, secondo i suoi progetti avrebbe potuto cosi navigare fino all’altro possedimento tedesco l’odierna Tanzania (Africa orientale tedesca). Il problema è che dopo circa 200 km dal nuovo sbocco fluviale c’è il salto delle Cascate Vittoria… Ironia della sorte!

    Un’ultima parentesi poi chiudo con il periodo tedesco: una mattina sono stato a visitare il museo principale di Windhoek, l’Alte Feste (Vecchia fortezza) e parlando con uno dei curatore sono venuto a sapere che dal suddetto museo erano stati tolti la maggior parte dei “reperti” che testimoniavano il periodo coloniale. Ho avuto un flash, la stessa cosa la vidi anni fa mentre stavo viaggiando in Indocina al Museo di Ventiane in Laos, dove dalla Preistoria si passava direttamente alla Rivoluzione comunista!

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    Potrebbe essere un punto di partenza per una riflessione sul post colonialismo, i suoi effetti, ma anche sulla la gestione odierna dei governi africani dove la corruzione e le rivalità tribali minacciano la stabilità e lo sviluppo.

    A questo punto è necessario chiedersi chi ha veramente inventato il concetto di Africa?



    fonte: http://24emilia.com/

     
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  4. tomiva57
     
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    Dal deserto alle cascate: il Dito di Caprivi, angolo segreto della Namibia

    Viaggio nel cuore dell'Africa

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    Un colpo d’occhio sulla cartina dell’Africa e a colpire sono soprattutto le sconnesse geometrie della topografia, ragnatele di confini tracciati senza logica apparente. Retaggi del periodo coloniale, delle sue logiche politiche, economiche e militari, alla fine dell’Ottocento. Uno di questi bizzarri effetti è il Dito di Caprivi una spina innaturale, lunga 450 chilometri e larga appena 35, che si insinua prepotentemente tra le frontiere di Zambia, Botswana, Zimbabwe e Angola, fino a raggiungere il fiume Zambesi.
    Oggi la regione è abitata da 95mila persone che poggiano la loro povera economia sulla pastorizia e sull’agricoltura di sussistenza. Il territorio alterna fiumi e acquitrini a zone ricoperte da boscaglie e savane. La natura è esuberante, i panorami mozzafiato, la popolazione riservata ma ospitale. Un tesoro nascosto tra le pieghe delle mappe.


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    Si parte da Windhoek, capitale della Namibia, e si rientra su Johannesburg per attraversare, accompagnati da una guida parlante italiano, le principali attrazioni della Namibia: il deserto più antico e spettacolare del mondo, con le altissime dune color albicocca, il Namib, Swakopmund, unico porto mercantile sulla costa della Namibia.

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    Swakopmund


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    Da Walvis Bay un’emozionante escursione in barca e a bordo di veicoli 4X4 fino a raggiungere Sandwich Harbour.

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    E, ancora: sosta a Cape Cross prima di raggiungere il Damaraland con la visita al popolo Himba.

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    Damaraland


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    Il viaggio in questo meraviglioso Paese prosegue con la visita dell’immenso Parco Etosha con il suo paesaggio vario e ricco di animali selvatici. E poi, l’unicità di questo viaggio, l’insolito attraversamento del Dito di Caprivi assolutamente poco battuto dai tour guidati, dall’intoccabile fascino selvaggio di terra di frontiera.
    A seguire, trasferimento per raggiungere le Cascate di Vittoria, attraverso il Parco Chobe, con possibilità di aggiungere un paio di notti al tour per vivere l’esperienza del Chobe National Park in Botswana.


    fonte& foto:.livingadamis.com
    foto:climieviaggi.it/
    - i.telegraph.co.uk
    - wikimedia.org
    - orusovo.com
    - travelrevolution.com
    - blog.my.na
    - safari.evolutiontravel.it

     
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    Il Parco Etosha


    Probabilmente il parco più famoso della Namibia, vasto come l'intera Toscana, questo Parco è il paradiso terrestre degli animali. Il suo nome significa grande luogo bianco per il suolo della zona del Pan, un deserto salino.

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    Qui si può circolare solo a bordo di vetture e si può scendere solo all'interno di uno dei tre accampamenti recintati e protetti, in cui si trovano lodge e campeggi.


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    Qui si possono ammirare gnu, impala, sciacalli, orici, fenicotteri e struzzi, ma anche giraffe, elefanti, leoni, leopardi e ghepardi. Nei pressi della pozza Okaukuejo si possono poi vedere esemplari di rinoceronti bianchi e neri.

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    fonte: amando.it
    foto:- francescatraveldesigner.it
    - investireoggi.info
    - media-cdn.tripadvisor.com
     
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  6. gheagabry
     
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    Una duna di sabbia nel deserto del Namib, Namibia

    (© paranyu pithayarungsarit, Thailand, Shortlist, Open, Landscape & Nature
    (2018 Open competition), 2018 Sony World Photography Awards)

     
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