L'estate è fatta anche di canzoni che ci hanno fatto sognare! Ricordiamo quelle più amate!
Chi non ha una colonna sonora delle sue vacanze? Le canzoni sono il complemento indispensabile dell'estate, sono ciò che ci farà ricordare degli amori sotto l'ombrellone, delle calde sere d'estate, romantiche o scatenate! Naturalmente ci sono canzoni che più di altre hanno segnato le nostre estati, ecco la nostra proposta di top ten dei brani più significativi!
Di Mogol e Piero Soffici, a Mina venne proposto il brano dal suo manager Matalon, anche se la stessa non ne fosse pienamente convinta, d'altro canto il brano era stato inciso anche da Piero Focaccia al quale il brano è legato indissolubilmente, essendo stato il suo più grosso successo. Nonostante l'ostracismo radio-televisivo, causatole dalla maternità extra coniugale, anche la versione di Mina ebbe un discreto successo. raggiungendo il 7° posto della Hit Parade. Le immagini sono tratte dal film del 1965 di Dino Risi "L'ombrellone" con Enrico Maria Salerno e Sandra Milo. Nei titoli di coda del film il brano "Chi siete" composta da Lelio Luttazzi. fonte: mister2note
Il ‘giallo’ della rotonda sul mare Ma Fred Bongusto sfata il mito
Dopo 40 anni il cantante molisano rivela che a ispirare il suo celebre brano fu la rotonda di Senigallia. I termolesi sono sconcertati: “Ma come? Non aveva tratto ispirazione dal lido Panfilo, sulla spiaggia S. Antonio?” Cronaca di una leggenda popolare frutto di equivoci e confusioni storiche.
di Monica Vignale
Gli stabilimenti ’Nettuno’ e ’Sirena’ prima della guerra. In home page il ’Nettuno’La confusione è stata innescata da un’intervista che Fred Bongusto ha rilasciato a Repubblica qualche giorno fa. Il cantante molisano ha infatti riferito al cronista che «Una rotonda sul mare (scritta insieme a Migliacci in un febbraio degli anni ’60) è ispirata alla rotonda sul mare di Senigallia». L’intervista era inserita in uno speciale dedicato proprio a Senigallia, la cittadina marchigiana che ospita la più famosa rotonda sul mare d’Italia, che il 15 luglio riapre i battenti dopo anni di restauro, pronta a ri-diventare – tirata a lucido e adeguata alle esigenze moderne – il palcoscenico privilegiato di eventi, concerti e cocktail sotto le stelle estive. Nulla di strano, se non fosse che i termolesi sono cascati dalle nuvole. «Ma come! Ma se la rotonda sul mare che ha ispirato Bongusto è quella che c’era a Termoli tanti anni fa! Come fa il cantante ora a dire che il celebre brano che gli ha regalato il successo è stato partorito nelle Marche!» Scandalo, indignazione e accuse di ‘alto tradimento’ contro Alfredo da Campobasso, in arte Fred, oggi 71enne, ai più noto proprio per quel brano che consacrò la sua gloria e immortalò nell’immaginario collettivo una imprecisata rotonda italiana teatro di incontri romantici e danze fra innamorati.
La polemica è ormai scoppiata, tanto che alcuni lettori si sono rivolti a noi per avere chiarimenti sul ‘mistero’.
«Ho sempre saputo che dove oggi c’è il Panfilo una volta c’era la rotonda sul mare adibita a lido, ristorante dancing – scrive Gigi - Mi e stato raccontato che da quel caratteristico locale Fred Bongusto ha avuto l’ispirazione per scrivere il suo grande successo. Riconosco che questo non è il primo problema di Termoli, ma sapere se Fred Bongusto ha bluffato con Senigallia o con Termoli eviterebbe ai termolesi, che conoscono la stessa mia versione, di raccontare ovunque una grossa bufala...».
Insomma, qual è la rotonda che ha ispirato Fred Bongusto? Quella di Senigallia (dove il cantante si esibirà tra poco proponendo una cover inedita della celebre canzone) oppure quella di Termoli? Mistero presto svelato: a Termoli non è mai esistita una rotonda sul mare. C’era, è vero, uno stabilimento dove le sere d’estate si esibivano giovani artisti che poi divennero famosi. «A partire dagli anni 50 – racconta Giovanni De Fanis, nostro giornalista e cultore di storia termolese - sul terrazzo del Panfilo, ormai famoso, al suono dei ritmi americani allora in voga, si esibiva tutte le sere una rinomata orchestra di Foggia, la "Parker Boys" e si ballava fino alle prime ore del mattino. Non solo questo, ma vi si svolgevano anche concorsi di bellezza e gare culinarie. Soprattutto furono scritturati cantanti allora già noti, quali Ornella Vanoni, Celentano, Patty Pravo, Fred Bongusto».
La leggenda della rotonda sul mare di Termoli trae origine forse da questa coincidenza, e cioè dal fatto che il cantante – peraltro molisano – si è esibito sul terrazzo del Panfilo, che comunque non era una rotonda e non stava in mezzo al mare.
Scavando nella storia di Termoli però si scopre che una terrazza sul mare è esistita davvero. «Non ha però niente a che vedere con Fred Bongusto, che arrivò molto più tardi. E per giunta non era rotonda, era quadrata», spiega Giovanni De Fanis, che ha ricostruito gli esordi della vita balneare di Termoli attraverso testimonianze dirette, fotografie e documenti d’epoca. «Il Nettuno sorse negli anni ’20, dopo la prima guerra mondiale, per iniziativa di Bassantonio Sciarretta, che era un falegname commerciante di legname. Fu il secondo stabilimento balneare di Termoli, si presentava come una vera opera d’arte. Si trovava più o meno dove oggi c’è il Lido Anna, ed era composto da un fronte con cabine e discesa a mare e da una sala dove si consumavano bevande. Sul retro c’era questa terrazza, di forma quadrata, che si allungava sul mare. Questo stabilimento esistette fino al 1943, quando il legno, che veniva montato in primavera e smontato d’inverno, fu utilizzato dalle truppe inglesi sbarcate a Termoli per costruire le latrine delle truppe militari. Qualche anno prima i figli di Bassantonio Sciarretta realizzarono lo stabilimento Sirena, che oggi è il lido delle Sirene. Anche quello però non aveva nessuna rotonda, ma un terrazzo a riva».
Nessun dubbio insomma. La rotonda di Termoli è una leggenda. Che Fred Bongusto, dopo 40 anni, ha sfatato con un’intervista a Repubblica, ignaro di infrangere un mito che ha accompagnato intere generazioni di termolesi, a loro volta ignare di arricchire di sempre nuovi particolari una bufala in piena regola.
(Pubblicato il 08/07/2006) fonte:.primonumero.it
... chissà se il mistero è stato sciolto definitivamente!...
Nel 1963 Michele partecipa con "Se mi vuoi lasciare" al girone B del Cantagiro, vincendolo: il disco ottiene un notevole successo arrivando in prima posizione per nove settimane e la canzone diventerà sicuramente il brano più noto del cantante
Gino Paoli nel 1963 incide quello che si rivelerà il 45 giri di maggior successo di tutta la sua carriera: Sapore di sale, arrangiato da Ennio Morricone. Paoli dichiarerà che l'ispirazione per questo brano è nata proprio dalla sua storia con la Sandrelli. Sapore di sale partecipa al Cantagiro e Gino avrà in questa occasione l'impatto con il grosso pubblico.
Estate è un brano musicale del 1960, cantato da Bruno Martino e da lui stesso composto, con la collaborazione di Bruno Brighetti.
Il brano nasce con un altro titolo: "Odio l'estate". Dopo l'interpretazione ironica e dissacrante di un altro grande jazzista italiano, Lelio Luttazzi, che lo trasforma in TV in "Odio le statue", nelle successive riedizioni viene semplicemente intitolata "Estate". Col tempo la canzone è assurta al rango di standard, entrando a far parte del repertorio di numerosi interpreti.
Tra le cover, conosciuta l'interpretazione che ne fece Joao Gilberto; altre versioni vennero incise tra gli altri da Shirley Horn, Jon Hendricks, Toots Thielemans, Chet Baker, Michel Petrucciani.
A lei e al suo autore è dedicato il libro Odio l'estate scritto dalla giornalista musicale Paola De Simone e pubblicato nel luglio 2010 a dieci anni dalla scomparsa di Bruno Martino dalla Donzelli editore. Il volume è interamente dedicato al cantautore romano e alla sua canzone più nota.
fonte:wikipedia.org
Estate (Bruno Martino)1961
Estate Sei calda come il bacio che ho perduto Sei piena di un amore che è passato Che il cuore mio vorrebbe cancellare Estate Il sole che ogni giorno ci scaldava Che splendidi tramonti dipingeva Adesso brucia solo con furor Tornerà un altro inverno Cadranno mille petali di rose La neve coprirà tutte le cose E forse un po' di pace tornerà Estate Che ha dato il suo profumo ad ogni fiore L' estate che ha creato il nostro amore Per farmi poi morire di dolor Estate
Prima del suo debutto come cantante, Califano è stato autore di brani - taluni di gran successo - per una serie d'altri artisti: in particolare, nel 1965 il nostro si è associato con Bruno Martino. Figura peculiare nello scenario musicale indigeno, appassionato di jazz, cantante da night club ma pure, pianista, musicista ed arrangiatore, Martino ha lasciato duratura traccia di sé soprattutto grazie ad "Estate" (1961), destinato a divenire uno standard internazionale, entrato a far parte del repertorio di artisti quali João Gilberto, Helen Merrill, John Pizzarelli. Dal sodalizio di cui sopra, sono nate "Baciami per domani" e soprattutto "E la chiamano estate" (leggenda vuole che il suo testo sia stato scovato da Martino frugando in un cestino della carta straccia di Califano). Elegante e malinconico, il pezzo trova nelle doti di crooner del cantante romano il trattamento ideale: c'è, nel succedersi delle note e dei versi, un che di stanco, accidioso, smarrito, che è sottotesto di alcune estati e di tanti amori. Altre versioni della canzone saranno proposte, oltre che da Califano medesimo, da Mina e da Ornella Vanoni.
fonte:italicarai.it
Bruno Martino doveva avere un debole per questa stagione: l’estate compare nei titoli in due delle sue canzoni più famose, nella già didattizzata Estate e in questa E la chiamano estate, un’altra triste canzone di amore e solitudine estiva.
fonte: adgblog.it
E la chiamano estate (Bruno Martino) E la chiamano estate questa estate senza te ma non sanno che vivo ricordando sempre te il profumo del mare non lo sento non c'e' piu' perche non torni qui vicina a me e le chiamano notti queste notti senza te ma non sanno che esiste chi di notte piange te ma gli altri vivono parlano amano e la chiamano estate questa estate senza te... il profumo del mare non lo sento non c'e' piu' perche non torni qui vicina a me e le chiamano notti queste notti senza te ma non sanno che esiste chi di notte piange te ma gli altri vivono parlano amano e la chiamano estate questa estate senza te
A pensarci bene ci sono diverse canzoni ke si ricollegano a tanti momenti particolari....ricordo con piacere un successone della grande Giuni Russo, un'estate al mare, canzone firmata da Franco Battiato, correva l'anno 1982
Per le strade mercenarie del sesso Che procurano fantastiche illusioni Senti la mia pelle com'è vellutata Ti farà cadere in tentazioni Per regalo voglio un harmonizer Con quel trucco che mi sdoppia la voce Quest'estate ce ne andremo al mare per le vacanze Un'estate al mare Voglia di remare Fare il bagno al largo Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni Un'estate al mare Stile balneare Con il salvagente per paura di affogare Sopra i ponti delle autostrade C'è qualcuno fermo che ci saluta Senti questa pelle com'è profumata Mi ricorda l'olio di Tahiti Nelle sere quando c'era freddo Si bruciavano le gomme di automobili Quest'estate voglio divertirmi per le vacanze Un'estate al mare Voglia di remare Fare il bagno al largo Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni Un'estate al mare Stile balneare Con il salvagente per paura di affogare Quest'estate ce ne andremo al mare Con la voglia pazza di remare Fare un po' di bagni al largo Per vedere da lontano gli ombrelloni-oni-oni Un'estate al mare Stile balneare Toglimi il bikini
Un altro successone oserei dire intramontabile, firmato dal duo torinese : i Righeira! Si aggiudicarono il podio al Festivalbar del 1985, canzone bellissima!
Riccardo del Turco nel 1968 vince Un disco per l'estate con il suo più grande successo, Luglio: il 45 giri che la contiene rimane in classifica tra i primi dieci per quindici settimane, restando al primo posto la settimana del 10 luglio, lasciando la posizione d'onore a Delilah di Tom Jones, e ritornando in testa per altre tre settimane dal 24 luglio al 3 agosto aggiudicandosi così anche la Gondola d'oro alla Mostra Internazionale di Musica Leggera di Venezia nello stesso anno (ma ricevendo il premio, come di consueto, l'anno successivo, poiché calcolato in base ai dati di vendita del 45 giri).
fonte: wikipedia.org
Riccardo Del Turco - Luglio (1968)
(Bigazzi,G - Del Turco,R) Luglio col bene che ti voglio vedrai non finira' ia ia ia ia luglio m'ha fatto una promessa l'amore porterà ia ia ia ia anche tu in riva al mare tempo fa amore amore mi dicevi luglio ci porterà fortuna poi non ti ho vista più vieni da me c'e' tanto sole ma ho tanto freddo al cuore se tu non sei con me luglio si veste di novembre se non arrivi tu ia ia ia ia luglio sarebbe un grosso sbaglio non rivedersi più ia ia ia ia ma perchè in riva al mare non ci sei amore amore ma perche' non torni e' luglio da tre giorni e ancora non sei qui vieni da me c'è tanto sole ma ho tanto freddo al cuore se tu non sei con me luglio stamane al mio risveglio non ci speravo piu' ia ia ia ia luglio credevo in un abbaglio e invece ci sei tu ia ia ia ia ci sei tu in riva al mare solo tu amore amore e mi corri incontro ti scusi del ritardo ma non m'importa più luglio ha ritrovato il sole non ho piu' freddo al cuore perchè tu sei con me du du duru ru ru ru du du duru ru ru ru du ai ai ai ai du du duru ru ru ru du du duru ru ru ru du ai ai ai ai ci sei tu in riva al mare solo tu amore amore e mi corri incontro ti scusi del ritardo ma non m'importa più luglio ha ritrovato il sole non ho più freddo al cuore perchè tu sei con me
Franco IV e Franco I - Ho Scritto T'Amo Sulla Sabbia (1968)
T'amo. Ho scritto t'amo sulla sabbia e il vento a poco a poco se l'è portato via con se. L'ho scritto poi sul mio cuor ed è restato lì per tanto tempo. Una bambola come te io l'ho sognata sempre e no, no, non l'ho avuta mai, mai. Ho scritto t'amo sulla sabbia e il vento a poco a poco se l'è portato via con se. Io non avevo mai capito te, ma ora si, ma ora si. Una bambola come te io l'ho sognata sempre e no, no, non l'ho avuta mai, mai. Ho scritto t'amo sulla sabbia e il vento a poco a poco se l'è portato via con se. Se l'é portato via con se....
«Ho scritto t’amo sulla sabbia e il vento poi ci ha portati via con sé»
La coppia Franco IV e Franco I diventò famosa nel ’68, ma dopo due anni scoppiò. «Franco I non riuscì a reggere la troppa popolarità. Io ora gestisco un bar a Milano»
Chissà quante volte l’avrete sentita o fischiettata. E poco conta che abbiate 20 o 70 anni, perché “Ho scritto t’amo sulla sabbia” ha attraversato tutte le generazioni. Già, un successo strepitoso del 1968, entrato di prepotenza nella storia della musica e nei giradischi degli italiani. A cantarlo erano due ragazzi dai capelli lunghi e dai vestiti buffi, che si facevano chiamare Franco IV (Francesco Romano) e Franco I (Francesco Calabrese). In due anni hanno fatto concerti e venduto dischi, un vero boom. Che presto, però, si è trasformato in boomerang quando uno dei due (Franco IV) ha deciso di mollare tutto perché travolto dalla troppa popolarità. Ora, a distanza di 40 anni, Francesco Calabrese racconta la sua vita e quella - breve ma intensa - della coppia “Franco IV Franco I”.
Francesco Calabrese, lei quale Franco era: I o IV?
«Franco I. Ci chiamavamo così perché...».
Non ci tolga la sorpresa, lo raccontiamo dopo. Intanto beviamoci un caffè. Scusi, che fa?
«Lo preparo! Il bar è mio, l’ho preso quando ho lasciato Napoli e mi sono trasferito qui a Milano».
Come mai ha scelto il nord?
«Me ne sono andato con il dolore nel cuore, quella è stata la mia città per 50 anni. L’ho fatto per le mie figlie, Martina che ora ha 23 anni, e Valentina, che ne ha 30».
Distacco traumatico?
«Ho viaggiato di notte, in auto. Appena arrivato mi sono guardato in giro, c’era solo nebbia. E mi sono detto: “Che faccio acca’ a Milano?”. A Napoli avevo il mio giro e il mio gruppo, ero conosciuto e stimato, cantavo, componevo e ogni tanto mi esibivo con un sosia di Franco IV. Ho mollato tutto». Gestisce da molto la “Caffetteria Silvia”?
«Dieci anni. Qui ci sto bene. Guardi là dietro, ci sono i campi da golf».
Sa giocare?
«Mi piace, ci vado ogni tanto. Ora scrivo t’amo sull’erba...».
Buona questa. Diceva che non fa più musica, però.
«Non ho tempo materiale. Mi sveglio alle 5.30 e lavoro fino alle 20. Poi crollo e vado a dormire».
Nel bar non c’è nemmeno una fotografia di Franco IV Franco I.
«Preferisco vivere all’ombra, senza dire chi sono. Solo ogni tanto, se vado in tv, c’è chi mi riconosce».
Cosa le chiede la gente?
«Se io e Franco IV ci vediamo ancora».
E che risponde?
«Non più. Ci siamo lasciati male, per anni ci siamo persi».
Poi approfondiamo. Nel frattempo partiamo ancora da più lontano, da Francesco Calabrese bambino.
«Nasco a Napoli il 10 marzo 1947. Cresco nel posto più bello della città, in pieno centro a ridosso di piazza Plebiscito. Sono il secondo di quattro figli, papà lavora all’Enel e mamma fa la casalinga».
Bimbo timido?
«Noooo, scatenato. Come si dice a Napoli, “nu figli’ e’ zoccola”. E ne combino una ogni giorno».
Una marachella da ricordare?
«Ho 6 anni e papà si accorge che la nostra cameriera, una vecchia, si beve di nascosto il vino. Allora preparo uno scheletro in cartone con gli arti mobili, che gestisco con un filo. Appena lei apre la bottiglia pum, glielo faccio spiaccicare contro il muro. E sviene per la paura!».
Vivace, il bambino Francesco... Anche con le ragazze?
«Prima fidanzatina a 11 anni, lei è la figlia di un poliziotto e fa le magistrali. Un giorno ci becca il padre e io mi sento fottuto di paura. Mi indica: “Tu chi sei?”. Provo a fare il furbo e rispondo d’istinto: “Un compagno di scuola di Emma”. Mi fulmina: “Sì, dell’istituto magistrale femminile?”».
Quando, invece, il contatto con la musica?
«Dopo le scuole medie mi iscrivo al conservatorio. Violino, inizialmente. Ma non mi piace, mi vergogno a girare con lo strumento, mi sembra di avere un osso di prosciutto... Così cambio: pianoforte».
Dove fa le prime esibizioni?
«Nei locali fetidi del porto, odore di gin e whisky, fumo, soldati americani e zoccole. Suono con un gruppo che si chiama “I notturni”. Io sto al piano e ogni notte finisco alle 5 di mattina. Quando torno a casa ho le dita spellate dallo sforzo».
Quella che si dice: vera gavetta.
«Una volta una entraineuse si appoggia all’impianto che serve per produrre l’eco, c’è una dispersione e prende la scossa. La tipa, incazzata, si gira e tira una sedia addosso al batterista».
Che ambientino...
«E mio padre, poverino, uomo casto di alti valori, credeva suonassi in posti raffinati. Finché un giorno dimentico a casa il microfono e gli chiedo di portarmelo. Arriva, entra e si trova di fronte a una zoccolona: quasi gli viene un colpo... “Franco, non tornare più a casa!”».
E l’incontro con l’altro Franco quando avviene?
«Estate 1967, sono in vacanza a Ischia dove papà ha una villa decaduta. Una sera, sotto l’ombrellone, vedo un ragazzo che canta pezzi di Bob Dylan e suona una chitarra a dodici corde. Ha una bellissima voce e capisco che si adatta perfettamente alla mia. Ci conosciamo e iniziamo a suonare insieme».
È Francesco Romano.
«E qui arriva il bello. Nella compagnia siamo otto ragazzi e ci chiamiamo tutti Franco. Io sto con una francese, una certa Silvia, che per distinguerci ci mette in fila e ci numera: Franco I, Franco II, Franco III e così via. Io sono il primo, naturalmente. Lui è il quarto. Quando dovremo scegliere un nome d’arte ci ricorderemo di questo episodio e così diventeremo “Franco IV e Franco I”». Torniamo a Ischia.
«In quei giorni viene allestito un palco in piazza e chi vuole si può esibire. Propongo a Franco di scrivere qualcosa e componiamo “Children”, pezzo in inglese maccheronico che qualche giorno dopo venderemo a Peppino di Capri per 100 mila lire. Quando suoniamo è un successo, applausi e ovazioni».
E ci prendete gusto.
«A fine agosto decidiamo di investire le 100 mila lire che ci ha dato Peppino di Capri. Obiettivo: andare a Milano in autostop per cercare un contratto».
Urca.
«Freghiamo un prosciutto a un amico salumiere e partiamo. Ci prendono solo carri bestiame e stiamo in giro una settimana: mentre viaggiamo suoniamo e componiamo. Arrivati in Liguria, a Borghetto di Vara, siamo sfiniti, sporchi, puzzolenti, affamati e senza più una lira. Piove, cerchiamo riparo in una chiesa sconsacrata. Accendo un cero e chiedo solo una cosa: tornare a Napoli che non ce la facciamo più. E...».
...e?
«Usciamo ed ecco il miracolo! Incontriamo una signora francese, benestante. Raccontiamo la nostra storia, suoniamo e in cambio lei ci paga cena e albergo. La mattina dopo ci propone di seguirla in Francia, perché ci può presentare un amico discografico. Arrivati al bivio Genova-Milano, però, Franco IV dice che non se la sente di andare all’estero, sta facendo l’università e deve tornare a studiare. Salutiamo e, sempre in autostop, troviamo un passaggio su un camion, destinazione Milano».
Per cercare fortuna.
«Macché. Per prendere un treno e tornare a casa! Nell’attesa di ripartire, però, sfogliamo l’elenco del telefono e chiamiamo una grossa casa discografica. Ci presentiamo, niente. Proviamo con una seconda, più piccola e con un nome strano: Style. Oltre a curare dischi fa anche stampe e fiches per il casinò. Incontriamo il padrone, è Gino Mescoli, quello di “Amore scusami” di John Foster. Dice che non ha tempo di ascoltarci, deve andare a pranzo. Lo convinciamo e ci sediamo tutti per terra: dopo un paio di pezzi è entusiasta. E ci fa firmare un contratto di tre anni più due per 100 milioni».
È la svolta.
«Torniamo a Napoli felici, non ci sembra vero. Ci invitano in tv a “Settevoci”, programma condotto da Pippo Baudo: è una sfida tra nuovi cantanti. Arriviamo terzi. La casa discografica, allora, propone di partecipare a “Un disco per l’estate”, ma c’è da comporre qualcosa di nuovo e speciale».
E nasce “Ho scritto t’amo sulla sabbia”. Dove le viene l’idea?
«Da una cartolina».
Cioè?
«Ricorda Silvia, la ragazza francese che ci diede i nomi a Ischia? Ecco, un giorno nella cassetta della posta trovo una sua cartolina: “Ho scritto t’amo sulla sabbia e il mare lo cancellò. Poi l’ho scritto nel mio cuore e sempre lì restò”. Taac, mi viene lo spunto e poi ci lavoro su con calma».
E la musica?
«È il periodo in cui va di moda fare una pausa a inizio brano. Utilizzo questo schema e il brano da lento diventa svelto. E funziona».
Sul disco, però, parole e musiche vengono firmate “Sharade-Sonago”. Chi sono?
«Non eravamo iscritti alla Siae e abbiamo utilizzato due pseudonimi. Sharade ero io, mentre Sonago era il cognome della moglie di Mescoli».
Torniamo a “Un disco per l’estate”, edizione del 1968. Conducono Pippo Baudo e Gabriella Farinon.
«Io sto facendo il servizio militare, dunque ho i capelli cortissimi e quelli della Rai mi mandano a Roma, a Cinecittà, per farmi fare una parrucca su misura. Poi partecipiamo a un corso di ballo con Don Lurio per imparare qualche movimento e infine ci danno degli abiti strani, stile Beatles. Ho rivisto il filmato di recente: sembravamo du’ stronzi... Ahahah». Vince Riccardo Del Turco con “Luglio” e voi vi classificate terzi.
«Ma siamo i veri trionfatori morali».
E diventate famosissimi.
«Lo capiamo la sera dopo la finale, a Torino. Ci invitano al locale “Le Roi”, ma siamo senza band. E allora ci arrangiamo alla napoletana: facciamo venire da Pozzuoli quattro amici, gli mettiamo in testa una parrucca riccia e gli diamo degli strumenti musicali».
Bravi artisti?
«Incapaci! Uno aggiustava scaldabagni, un altro era elettricista. Però il trucco funziona, loro fanno scena ed è un trionfo. La gente impazzisce per noi». In quel momento siete al massimo del successo.
«Il disco è al primo posto tra i 45 giri più venduti e resta in classifica per 16 settimane, ci chiamano per concerti ovunque. E si inizia a viaggiare: andremo pure negli Usa».
Come mai sorride?
«A New York sono sul palco e vedo una ragazza splendida, la raggiungo e la prendo per mano per paura che mi scappi. Finito il concerto andiamo in albergo, diciassettesimo piano a Manhattan, moquette verde, terrazzo. E suono il piano per lei».
Vi fidanzate?
«Ci mettiamo insieme, ma devo tornare a Napoli. Dopo 20 giorni mi manca e sa che faccio?».
Dica.
«Prendo il primo aereo per l’America e la sposo». Ma dai...
«Praticamente senza nemmeno conoscerla. I suoi, gente ricca, organizzano una mega cerimonia e mi danno vestiti eleganti, addirittura scarpe “Valentino” con suola in cuoio. Sono tutto solo, senza nemmeno un parente o un amico. Per darmi un tono, allora, vado al tavolo a farmi un goccio di champagne».
E che succede?
«Afferrato il bicchiere, scivolo sulle scarpe di cuoio e mi verso tutte le bollicine nel naso. Quasi soffoco davanti a tutti. Che figura e’mmerda. Mi volto pensando che siano tutti preoccupati per lo sposo che sta morendo. Ma ci resto malissimo: nessuno si era accorto di me!».
Curiosità inevitabile: per quanto tempo è stato sposato?
«Due anni e mezzo, vivevamo a Napoli. Lei, ricca ereditiera, si era comprata due cani Yorkshire. Bellini, ma du’ cacacazzi... Appena avevano un po’ di tosse partiva per New York e li portava dal veterinario di fiducia. Dopo un po’ le ho detto: «Amore, tu vai avanti che poi ti raggiungo. Vai, vai...». E mi sono separato. Trent’anni fa, per fortuna, ho conosciuto Silvia. E mi sono risposato con la donna della mia vita».
Torniamo al vostro successo. Altre tournée strane?
«A Teheran. Già in aeroporto ci accorgiamo che c’è qualcosa di strano. Loro tutti con la barba lunga e i capelli cortissimi, noi barba corta e capelli lunghissimi. Ci guardano male, ci considerano dei trans. E ci fanno il segno di tagliarci la gola».
Poi?
«Concerto nell’auditorium del mega hotel, scaldiamo l’ambiente con il fumo finto e come sigla per lo spettacolo spariamo Jimi Hendrix. Loro, abituati al valzer, non capiscono più nulla. E succede il caos».
Cioè?
«Franco IV, che suona con gli occhiali senza lenti per non avere riflessi, viene sfiorato da un portacenere in cristallo. Il pubblico cerca di salire sul palco, ci vogliono ammazzare e scappiamo. Risultato: ci portano via tutto - strumenti e passaporto - così non possiamo più tornare in Italia».
Addirittura?
«Sì e il giorno dopo scopriamo che c’è un gruppo di ballerini francesi che non riesce a tornare da cinque anni!».
E come fate?
«La risolviamo alla napoletana. Cioè decidiamo di girare per il lussuosissimo albergo in mutande, con il sedere di fuori, finché non ci restituiscono il passaporto. Risultato: nel giro di poche ore arriva l’ambasciatore italiano e sistema tutto». Famosi e ammirati. Invidiati. Dal ’68 al ’70 siete al top. Poi che succede?
«Franco IV mi telefona. “Non ce la faccio più. Smetto perché voglio andare avanti negli studi”. Così, senza preavviso, tradendo gli accordi. E facendoci perdere un sacco di soldi per i contratti già firmati, roba da 200 milioni».
Motivo?
«Non era abituato al successo. La popolarità l’aveva sconvolto, non era più lui. Quando si andava al cinema entrava in sala e a luci spente diceva al pubblico: “Eccoci, siamo qui”. Una volta, dopo aver visto il musical “Hair”, andò in giro vestito con una tunica e predicando».
Così, da un giorno all’altro, lei si trova solo.
«Riesco a ottenere un contratto con una nuova etichetta e, come Francesco Calabrese, a fine anni Settanta lancio “Tu mi manchi”. Ma è tutto diverso».
Rimpianti?
«In quegli anni non esistevano i manager, c’era poca organizzazione. Fossimo stati gestiti meglio, forse saremmo durati più a lungo».
Più sentito Franco IV?
«Per molti anni no. Mi ha cercato recentemente. Credo sia felice, lavora in ospedale con i macchinari di radiologia».
Calabrese, ultime domande veloci.
1) Cantante preferito?
«James Taylor».
2) Una canzone che le sarebbe piaciuto scrivere?
«“I migliori anni della nostra vita” di Renato Zero».
3) È scaramantico?
«No, ma ci credo. Ahahah».
4)Rapporto con la religione?
«Prego da solo».
5) Paura della morte?
«Sì e ora, rispetto a un tempo, sto più attento ai dolorini strani».
6) Rapporto con il sesso?
«Allucinante...».
7) Ricorda la prima volta?
«A 11 anni con una cameriera».
8) Ha avuto molte donne?
«Moltissime. Poi ho avuto la fortuna di conoscere mia moglie che ha un carattere eccezionale».
9) C’è qualcuno che vorrebbe riabbracciare?
«Mamma e papà».
Ultimissima. Entrasse ora, qui al bar, Franco IV che gli direbbe?
«Gli offrirei un caffé. Ma eviterei di parlare del passato».
fonte: di Alessandro Dell’Orto liberoquotidiano.it
foto:http://hitparade.ch
Peppino di Capri nel 1962 riscuote altri graditissimi successi come Scetate rielaborazione di un brano napoletano del 1885, Torna piccina brano popolare italiano degli anni quaranta, Don't play that song, ma soprattutto St. Tropez twist che lo riconferma quell'estate come il re del twist
Peppino di Capri - St.Tropez twist (1962)
(Cenci - Faiella,G)
A Saint Tropez la luna si desta con te e balla il twist contando le stelle nel ciel ma la stella ancor più bella non e' in cielo e' qui vicino a me A Saint Tropez ma la stella ancor piu' bella non e' in cielo e' qui vicino a me A Saint Tropez Twist, twist, tutto il mondo Twist, twist, sta impazzendo sogna, vuol tornare una lunga notte ancora mai più scordar A Saint Tropez la gente si chiede perche' tu balli il twist portando un vestito in lame' vuoi sembrare ancor piu' bella ma la moda e' sempre quella se tu balli il twist Twist, twist, tutto il mondo Twist, twist, sta impazzendo sogna, vuol tornare una lunga notte ancora mai più scordar A Saint Tropez la gente si chiede perche' tu balli il twist portando un vestito in lame' vuoi sembrare ancor più bella ma la moda e' sempre quella se tu balli il twist vuoi sembrare ancor più bella ma la moda e' sempre quella se tu balli il twist Twist, twist, tutto il mondo Twist, twist, sta impazzendo sogna, vuol tornare una lunga notte ancora mai più scordar A Saint Tropez la gente si chiede perchè tu balli il twist portando un vestito in lamè vuoi sembrare ancor più bella ma la moda e' sempre quella se tu balli il twist vuoi sembrare ancor più bella ma la moda e' sempre quella se tu balli il twist vuoi sembrare ancor più bella ma la moda e' sempre quella se tu balli il twist vuoi sembrare ancor più bella ma la moda e' sempre quella se ma la moda e' sempre quella se
Lambada (conosciuta anche come Chorando Se Foi (Lambada) è il titolo di una canzone pubblicata nell'estate del 1989 dal gruppo francese Kaoma.
Il singolo, primo estratto dall'album del gruppo "World Beat", fu un successo mondiale, raggiungendo la prima posizione delle classifiche di undici paesi e raggiungendo la top 10 in moltissimi altri. Divenne tormentone estivo del 1989 e la danza che accompagnava la canzone, chiamata anch'essa Lambada, divenne un classico dei balli latini americani di coppia ballata ancora adesso e una delle canzoni in lingua portoghese più conosciute al mondo. In Italia la canzone fu presentata con gran successo all'edizione del Festivalbar 1989.
Il video della canzone è ambientato sulla spiaggia di Trancoso, in Brasile. Protagonisti sono i piccoli ballerini Chico & Roberta.
L'incredibile successo della canzone portò alla realizzazione di due film a essa ispirati, The Forbidden Dance e Lambada, curiosamente usciti nelle sale lo stesso giorno (il 16 marzo 1990), con scarso successo, pur se il secondo ha avuto meno commenti negativi del primo.
fonte: wikipedia.org.
Kaoma - The Lambada
Traduzione : Se ne è andato piangendo chi un giorno mi fece piangere se ne è andato piangendo chi un giorno mi fece piangere starà piangendo? Ricordando un amore che un giorno non seppe affrontare starà piangendo? Ricordando un amore che un giorno non seppe affrontare Il ricordo sarà con lui ovunque andrà Il ricordo sarà sempre accanto a lui Ballo sole e mare, lo conserverò? L’amore fa perdere e ritrovare Ballerò la lambada ricordando questo amore Per un giorno un istante è stato re Il ricordo sarà con lui ovunque andrà Il ricordo sarà sempre con lui Starà piangendo? Ricordando un amore Che un giorno non ha saputo affrontare Risate e dolori, melodia di un amore Un momento che rimane nell'aria
Los Marcellos Ferial, tornano sul mercato discografico con un prodotto profondamente diverso che caratterizzerà non solo l'estate del 1964, ma anche quella di molte altre estati successive, giungendo sino ai giorni nostri. "Sei diventata nera", orecchiabilissima canzoncina basata sulla straordinaria abbronzatura di una fantomatica ragazza, diverrà anche una sorta di simbolo delle spensierate estati degli anni '60.
fonte:http://ring.cdandlp.com/
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Sei diventata nera Sei diventata nera nera nera sei diventata nera come il carbon sei diventata nera nera nera sei diventata nera come il carbon distesa ogni giorno tra il mare e la sabbia dal sole che scotta ti lasci bruciar sul naso e sulle spalle sei pelata che matta hai forse deciso di farmi dispetto di giorno ti vedo di sera pero' purtroppo se non c'e' la luna piena non ti distinguo perche' sei diventata nera nera nera sei diventata nera come il carbon sei diventata nera nera nera sei diventata nera come il carbon il sole d'agosto ti ha dato alla testa consumi ogni giorno tre litri di spray hai l'aria di una mummia imbalsamata che matta con gli occhi socchiusi tu pensi soltanto a quando gli amici rimasti in città tornando dalla tua villeggiatura diranno tutti che tu sei diventata nera nera nera sei diventata nera come il carbon sei diventata nera nera nera sei diventata nera come il carbon sei diventata nera nera nera sei diventata nera come il carbon sei diventata nera nera nera sei diventata nera come il carbon
E' con questo disco del 1964 che Gianni Morandi entra a tutti gli effetti nella storia della musica leggera italiana. "In ginocchio da te" vendette moltissimo, tanto che si decise di farne persino un film (che manco a dirlo fu un successo clamoroso), interpretato dallo stesso Morandi e dalla futura sua consorte Laura Efrikian. Sul retro un brano che auspica una uscita domenicale con la ragazza a bordo di una fatidica 500, auto simbolo dell'Italia del boom.
fonte :45mania.it foto:http://discografia.dds.it/
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In ginocchio da te - (1964)
(Migliacci,F - Zambrini,B)
Io voglio per me le tue carezze Si, io t'amo più della mia vita! Ritornerò in ginocchio da te L'altra non e' niente per me Ora lo so Ho sbagliato con te Ritornerò in ginocchio da te E bacerò le tue mani amor Negli occhi tuoi Che hanno pianto per me Io cercherò Il perdono da te E bacerò le tue mani amor Io voglio per me le tue carezze Si, io t'amo più della mia vita! (per finire) Io voglio per me le tue carezze Si, io t'amo più della mia vita!
Nico Fidenco "Con te sulla spiaggia"
Il filone balneare di Fidenco, inaugurato quasi senza volerlo con "Legata a un granello di sabbia" (che doveva essere presentata a Sanremo e finì col diventare un classico della canzone estiva), prosegue con altri brani ("Goccia di mare", "La voglia di ballare"), ma quello che ottiene maggior successo e che ancor oggi viene ricordato da tutti è senz'altro "Con te sulla spiaggia". Si tratta di un brano leggero, un twist ben arrangiato dal maestro Enriquez: per contrappuntare la voce solista compare questa volta un impertinente coretto femminile, che all'inizio di ogni strofa vocalizza un motivetto molto orecchiabile. Il testo è una vivace divagazione sulla gelosia dell'italiano medio, che al mare guarda le altre donne ma non sopporta che altri uomini guardino la sua. Questo 45 giri si colloca fra i 20 più venduti del 1964, a confermare il successo di una voce e di un autore, più che di un personaggio, che grazie alla sua vena melodico-romantica, ha fatto da colonna sonora a tutta la prima metà degli anni '60.
fonte: CarloValentini Vive a Macerata foto:cdandlp.com
No, quest'anno al mare non andrò con te sulla spiaggia con te sulla spiaggia No, l'altr'anno visto come andò con te sulla spiaggia con te sulla spiaggia non ci sto ho, ho, ho, ho, ho, ho ho, ho, ho, ho, ho, Se . . passeggi sotto il soole poi tutta la spiaggia poi tutta la spiaggia si, si volta e se ne vuoole poi tutta la spiaggia poi tutta la spiaggia guarda te eh, eh, eh, eh, eh Tu lo sai, tu lo sai non sono mai, geloso mai tu lo sai, tu lo sai per tutti gli altri mesi mai ma quando sono con te son geloso di te Se ti vedono nuota -are da tutta la spiaggia da tutta la spiaggia si, si buttano nel ma are da tutta la spiaggia da tutta la spiaggia verso te eh, eh, eh, eh, eh eh, eh, eh, eh, eh eh, eh, eh, eh, eh Tu lo sai, tu lo sai non sono mai, geloso mai tu lo sai, tu lo sai per tutti gli altri mesi mai ma quando sono con te son geloso di te No, quest'anno al mare non andrò con te sulla spiaggia con te sulla spiaggia No, l'altr'anno visto come andò con te sulla spiaggia con te sulla spiaggia non ci sto ho, ho, ho, ho, ho, ho ho, ho, ho, ho, ho, ho ho, ho, ho, ho, ho, ho ho, ho, ho, ho, ho, ho
È l'uomo per me - Mina
È l'uomo per me è un singolo di Mina, pubblicato su vinile a 45 giri nel marzo 1964.
È una cover del successo He Walks Like a Man di Jody Miller. Nel maggio del 1964 È l'uomo per me confermò la leader-ship di Mina nella hit-parade (quattro settimane consecutive al #1), a un mese di distanza dal primo posto ottenuto con Città vuota: furono le due canzoni del rilancio per la cantante, dopo lo scandalo causato dalla sua gravidanza in seguito all'unione con Corrado Pani, all'epoca già sposato, ed il conseguente ostracismo da parte della RAI. È l'uomo per me fu poi inserita anche nell'LP Studio uno, album più venduto del 1965. Nel film Due partite (2009), per metà ambientato negli anni Sessanta, Mina è presente nei titoli di testa proprio con È l'uomo per me (e successivamente con Se telefonando), a riprova del fatto che il suo modo di interpretare e le sue canzoni hanno rappresentato lo spirito di un'epoca.
È l'uomo per me Fatto apposta per me É forte con me e da uomo sa dir Parole d'amor Ma ciò che amo in lui E il ragazzo che Nasconde in sé É l'uomo per me è sicuro di sé Da uomo io so già i progetti che ha i sogni che fa Ma ciò che amo in lui E il ragazzo che nasconde in sé Mai nessuno saprà separarlo da me Ogni giorno saprò con lui restar È l'uomo per me Sicuro di sé E forte con me e come un uomo sa dir Parole d'amor Ma ciò che amo in lui E il ragazzo che Nasconde in sé (È l'uomo per te) Ma è un ragazzo ancor per me (È l'uomo per te) Per questo trovo in lui l'amor (È l'uomo per te) Ma è un ragazzo ancor per me (È l'uomo per te) Per questo trovo in lui l'amor (È l'uomo per te) Ma è un ragazzo ancor per me
(Ivana)
Orietta Berti - Tu Sei Quello (1965)
(Anelli,A - Beretta,L - Cappelletti)
vincitrice di Un disco per l'estate nel 1965
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Tu sei quello che s'incontra una volta e mai più, l'ho sentito quando m'hai guardato tu per un attimo. Sei tu solo che con niente fai tutto scordar, ma ho capito che puoi farmi innamorar per poi piangere. Ecco chi sei, tutte le cose che amai sono in te. Ecco chi sei, quello che sempre cercai ora c'e', solo per me, tutto per me. Tu sei quello, sono troppo sicura di me. Non esiste al mondo un altro come te, come te. Ecco chi sei, tutte le cose che amai sono in te. Ecco chi sei, quello che sempre cercai ora c'e', solo per me, tutto per me. Tu sei quello, sono troppo sicura di me. Non esiste al mondo un altro come te, come te, non esiste al mondo un altro come te.
No, stanotte amore non ho più pensato a te ho aperto gli occhi per guardare intorno a me e intorno a me girava il mondo come sempre gira il mondo gira nello spazio senza fine con gli amori appena nati con gli amori già finiti con la gioia e col dolore della gente come me Oh mondo soltanto adesso io ti guardo nel tuo silenzio io mi perdo e sono niente accanto a te il mondo non si è fermato mai un momento la notte insegue sempre il giorno ed il giorno verrà Oh mondo soltanto adesso io ti guardo nel tuo silenzio io mi perdo e sono niente accanto a te il mondo non si è fermato mai un momento la notte insegue sempre il giorno ed il giorno verrà. Oh, Mondo! il mondo non si è fermato mai un momento la notte insegue sempre il giorno ed il giorno verrà
Petula Clark - Ciao Ciao
Nel 1965 Petula Clark con "Ciao,ciao" rimane nella Hit Parade italiana per circa quattro mesi e vince il Festivalbar
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Ciao, ciao
(1965) ( Downtown ) (T. Hatch - Pallavicini)
Ritorno al mar dove io ho sognato con te e sembra dirmi ciao. Ciao, ciao. Rivedo ancor i vecchi amici che ho e mi salutano. Ciao, ciao. E sulla spiaggia limpida non è cambiato niente, sto qui, il sole è caldo, io ti cerco fra la gente. So che ci sei. Ecco mi hai vista e tu mi vieni incontro correndo e stai sorridendomi. Ciao ciao, rido chiamandoti. Ciao, ciao, amore abbracciami. Ciao, ciao, sono tornata da te. Ciao, ciao. Tu non lo sai con quanta ansia aspettai di rivedere te. Ciao, ciao. Ora di te non voglio perdere mai neanche un attimo. Ciao, ciao. Diventeranno facili i baci dell'estate. Passeremo insieme cento ore innamorate. Ma poi verrà il giorno che partirò. Alla stazione verrai, la mano tua agiti. Ciao, ciao. Io sto per piangere. Ciao, ciao. Il treno va e grido: "Ciao, ciao" "Non ti scordare di me!" Downtown..... Diventeranno facili i baci dell'estate. Passeremo insieme cento ore innamorate. Ma poi verrà il giorno che partirò. Alla stazione verrai, la mano tua agiti. Ciao, ciao. Io sto per piangere. Ciao, ciao. Il treno va e grido: "Ciao, ciao" "Non ti scordare di me!" Downtown........
Nel 1966 la Caselli trionfa al Festivalbar con Perdono, mentre con l'altro lato del 45 giri, L'uomo d'oro, si classifica al 4º posto ad Un disco per l'estate.
Sempre nello stesso anno Fizzarotti la sceglie come co-protagonista del film commedia Perdono con Fabrizio Moroni e Nino Taranto, un musicarello nel quale la parte principale è affidata a Laura Efrikian, allora moglie di Gianni Morandi.
fonte:wikipedia.org foto:music-graffiti.com
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Perdono
(Mogol - Soffici,P)
Perdono, perdono, perdono... io soffro più ancora di te! Diceva le cose che dici tu Aveva gli stessi occhi che hai tu Mi avevi abbandonata ed io mi son trovata a un tratto già abbracciata a lui... Perdono, perdono, perdono... io soffro più ancora di te! Perdono, perdono, perdono... il male l'ho fatto più a me! A volte piangendo non vedi più Da come ha sorriso, sembravi tu... Di notte è molto strano ma il fuoco di un cerino ti sembra il sole che non hai! Perdono, perdono, perdono... io soffro più ancora di te! Perdono, perdono, perdono... il male l'ho fatto più a me! Di notte è molto strano ma il fuoco di un cerino ti sembra il sole che non hai!
Come potete giudicar - i Nomadi
Come potete giudicar/Racconta tutto a me è un singolo del 1966 del gruppo musicale I Nomadi. La canzone lato A venne presentata al Cantagiro, riscontrando un buon successo. Il lato B, "Racconta tutto a me" era la versione italiana del brano "You don't love me".
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Come potete giudicar Come potete giudicar come potete condannar chi vi crediate che noi siam per i capelli che portiam facciam così perché crediam in ogni cosa che facciam E se vi fermaste un po' a guardar, con noi parlar vi accorgereste certo che non abbiamo fatto male mai Quando per strada noi passiam voi vi voltate per guardar ci vuole poco a immaginar quello che state per pensar ridete pure se vi va ma non dovreste giudicar E se questo modo di pensar a voi non va cercate solo di capir che non facciamo male mai Come potete giudicar come potete condannar chi vi crediate che noi siam per i capelli che portiam facciam così perché crediam che nessun male si possa fare E se vi fermaste un po' a guardar, con noi parlar vi accorgereste certo che non abbiamo fatto male mai oh mai mai no mai mai.......
Riderà è un brano musicale composto da Bernet - Gerard con testo italiano di Mogol presentato da Little Tony al Cantagiro del 1966
Il brano viene presentato al Cantagiro del 1966, la canzone non vinse quell'edizione ma vendette un milione di copie.
Dalla canzone ne viene tratto un "film musicale", intitolato Riderà (Cuore matto) del 1967 nel cast erano presenti: lo stesso Little Tony, Marisa Solinas e Raimondo Vianello Il brano è presente anche nel album Riderà (album) Il mio amore con Giulia brano presente nel lato b del disco.
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Riderà
(Fais la rire) (Bernet - Gerard - Mogol)
Perché tu, io lo so, sei migliore di me. Perché tu le darai tutto quello che hai. Perché, finché vivrai, amerai solo lei, non farò niente per riportarla da me. Riderà, riderà, riderà, tu falla ridere perché, riderà, riderà, riderà, ha pianto troppo insieme a me. Anche se soffrirò più di quello che so. Anche se già lo so che io mi pentirò. Anche se lei per me lascerebbe anche te, non farò niente per riportarla da me. Riderà, riderà, riderà, tu falla ridere perché, riderà, riderà, riderà, ha pianto troppo insieme a me. Riderà, riderà, riderà, riderà, riderà, riderà, (Orchestra) Ma se tu l'amerai un po' meno di me. Ma se tu cambierai e un altr'uomo sarai. Ma se tu sciuperai quel che ho fatto per lei, giuro che tornerò e la riprenderò. Riderà, riderà, riderà, tu falla ridere perché, riderà, riderà, riderà, ha pianto troppo insieme a me.
I Giganti nel 1966 giungono terzi ad Un disco per l'estate con il brano Tema che rimane primo in classifica per sette settimane.
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Tema
Albula - A. Amadesi Tema: un giorno qualcuno ti chiederà: "Cosa pensi dell'amor?" Amor... amor...amor... amor... (apre il tema Sergio) Penso che l'amor sia la più bella cosa che dia felicità, ma quel che credo è poi verità? Vedo tutti che si dan da fare per trovar una donna che col pianto in gola poi li lascerà. Viva, viva l'amor, è per l'amore che si canta viva, viva l'amor, e per l'amore ancora si vivrà. Amor...amor...amor amor... (continua il tema Giacomo) Amore è una parola, l'amore vero non esiste, è solo nei sogni di chi ha passato una triste gioventù. E' un sentimento che ora è vicino con la tua mano, cade come una stella, ed è lontano mille anni fa. Viva, viva l'amor... Amor... amor...amor... amor... (seguita il tema Francesco) Un'estate fa per molte notti insieme a lei ho creduto che fosse davvero gelosa di me. Sola la lasciai, ma poi in silenzio ritornai, ed ho scoperto che trovava chi consolava il suo cuor... Viva, viva l'amor... Amor...amor... amor... amor... (conclude Enrico Maria Papes) Credo nell'amor, in ciò che sente il nostro cuor, so di non sbagliar se dico che l'amicizia lo può dar. L'arte è nel cuor, e la famiglia è calor, poi una donna c'è per completare questo nostro amor... Viva, viva l'amor...
fonte&foto: lisolachenoncera.it
Che Colpa Abbiamo Noi - The Rokes
The Rokes, definiti "i Beatles italiani", raggiungono l'apice del successo, grazie soprattutto a due singoli: Che colpa abbiamo noi (versione italiana di Cheryl's Going Home di Bob Lind, con testo italiano di Mogol), che si piazza al secondo posto in classifica allo storico Cantagiro del 1966 e conquista il primato nella classifica delle vendite di dischi a 45 giri, e È la pioggia che va.
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Che Colpa Abbiamo Noi La notte cade su di noi la pioggia cade su di noi la gente non sorride più vediamo un mondo vecchio che ci sta crollando addosso ormai Ma che colpa abbiamo noi Sarà una bella società fondata sulla libertà però spiegateci perchè se non pensiamo come voi ci disprezzate, come mai Ma che colpa abbiamo noi E se noi non siamo come voi e se noi non siamo come voi e se noi non siamo come voi una ragione forse c'è e se non la sapete voi oh ye e se non la sapete voi ma che colpa abbiamo noi Oh ye che colpa abbiamo noi Oh ye che colpa abbiamo noi La notte cade su di noi la pioggia cade su di noi la gente non sorride più vediamo un mondo vecchio che ci sta crollando addosso ormai Ma che colpa abbiamo noi Sarà una bella società fondata sulla libertà però spiegateci perchè se non pensiamo come voi ci disprezzate, come mai Ma che colpa abbiamo noi E se noi non siamo come voi e se noi non siamo come voi e se noi non siamo come voi una ragione forse c'è e se non la sapete voi oh ye e se non la sapete voi ma che colpa abbiamo noi Oh ye che colpa abbiamo noi Oh ye che colpa abbiamo noi
fonte wikipedia foto:discografia.dds.it
Il vento dell'est - Ricky Gianco
Tra le cose più riuscite prodotte dalla collaborazione tra Ricky Gianco e Gian Pieretti, "Il vento dell'est" contribuisce in primo luogo alla carriera di cantante di quest'ultimo, che si impone decisamente all'attenzione generale prima con il 45 giri e poi con l'album apparso poco più tardi. Evidentemente influenzato dal folk anglosassone, in primo luogo da Donovan e da Dylan, Pieretti è un interprete sovente garbato ed efficace, pur se non dotato di spiccata personalità. Nel testo, qualcuno volle notare delle affinità con la "Girl from the north country" di Bob Dylan; succede ancora l'anno dopo, quando l'andamento musicale divagante di "Pietre" viene accostato a quello di "Rainy Day Women N.12 & 35", sempre di Dylan. Le polemiche, tuttavia, non hanno particolare seguito. fonte:CarloValentini
Video
Il vento dell'est
(Gian Pieretti - Ricky Gianco)
Quando il vento dell'est mi porterà il profumo dei capelli suoi io guarderò verso il vento dell'est e mi ricorderò che lei e' andata di la quando il vento dell'est si fermerà e la neve verrà a posarsi su noi se sara' li' con te fai che non pianga mai che non abbia mai freddo che non soffra mai più e fa che i suoi capelli siano sempre più lunghi perche' solo cosi' e' più bella che mai quando il vento dell'est mi porterà il profumo dei capelli suoi e fa che i suoi capelli siano sempre più lunghi perche' solo cosi' e' più bella che mai io piangerò e guarderò verso il vento dell'est per vederla ...... tornar......