ROMA la città eterna

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  1. gheagabry
     
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    ... STORIA E REALTA’ …
    ... Rumori nella notte, ruote che solcano strade cercando spazi tra ciottoli enormi. Le lanterne illuminano lasciando zone di penombra che accrescono il fascino della città. Tutto in una tinta di soffuso giallo ambrato, il fiume che attraversa la città che col suo scorrere rumoroso e giocoso accompagna lo scorrere delle ore. La notte col suo silenzio aumenta, amplifica quel suono di acque che scorrono verso la foce. La tonaca indossata fa strani e fantasiosi giochi mossa dalla venticello che tra i colli scende sulla città. Girano in pochi nella notte, le legioni sono rientrate da poco e i soldati festeggiano il loro ritorno alle case. Aria lieve come quella della storia che imponente rappresenta quella città. Enormi ciottoli, i sanpietrini, disegnano sulle strade impossibili traiettorie e disegni con gli spazi esistenti su di essi. Camminano allegramente, un gruppo di quattro amici, tra le vie della città eterna, assaporandone ogni profumo, ogni sensazione di quella storia che in essa si sta realizzando. E già quello non è un profumo, è il sapore della storia che permea ogni singolo granello di polvere di quel luogo. Salgono su un colle, il gianicolo. Lentamente, come si berrebbe una bevanda dissetante quando si ha tanta sete, col passo lieve con i sandali ai piedi e la polvere che colora le caviglie. Racconti tra di loro delle opere che l’imperatore sta erigendo nella città; quella strana costruzione a forma ovale che dicono sarà un anfiteatro. Emozioni pure, sensazioni di far parte della Storia in un luogo che la racconterà e che ne sarà motore fondamentale. Giungono finalmente in cima al colle Gianicolo; spettacolo puro! Sembra una enorme gemma di ambra, come una bolla magica sospesa nello spazio e nel tempo avvolta in quella luce giallastra. Stanchi per il lungo tragitto si distendono vicino gli alberi e con negli occhi quello spettacolo si addormentano felici. “Aò, ma che stai a dormì?”, una voce roca e possente risuona. Apro gli occhi, mi ero addormentato sotto un albero. Prima di aprire gli occhi ripenso al bellissimo sogno fatto. “Aò, guarda che devo lavorà, te devi levà da lì!”. Stavolta la voce si fa sgarbata, aggressiva; apro gli occhi, un corpulento uomo vestito di rosso ed arancione mi fissa arrabbiato. E’ un netturbino, dietro di lui una montagna di mondezza raccolta in poco tempo. Mi alzo, capisco che il tuffo onirico nella storia della mia città era stato un gesto involontario di ribellione ad una realtà oramai divenuta insostenibile per chiunque che sia cittadino di questa città o turista di passaggio. Roma sta annegando nell’abbandono, nella incuria, nella mondezza. Dal Gianicolo lo spettacolo è unico, la mia città, Roma, è bella da togliere il fiato, ma se la si guarda bene se si ascolta il suo grido di dolore fa venire giù lacrime spontanee … (Claudio)



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19 replies since 17/5/2014, 10:00   1949 views
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