TORINO

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  1. gheagabry
     
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    Sono passato vicino alla Mole Antonelliana ,
    l’edificio più geniale che è stato forse costruito per
    un assoluto impulso verso l’alto - non ricorda
    nient’altro se non Zarathustra. L’ho battezzato
    Ecce Homo e l’ho circondato nel mio spirito con un
    immenso spazio libero
    Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900)


    LA MOLE ANTONELLIANA


    torino3

    La Mole Antonelliana è il monumento "simbolo" della città di Torino, situata nella parte nord-est del centro storico. Prende il nome dall'architetto che la concepì, Alessandro Antonelli. Per lungo tempo, la Mole fu anche la costruzione in muratura più alta d'Europa; tuttavia, nel corso del Novecento, importanti ristrutturazioni rinforzarono la Mole con cemento armato e travi di acciaio, per cui essa non può più considerarsi una struttura esclusivamente in muratura.
    Al suo interno oggi ha sede il Museo Nazionale del Cinema.


    Il progetto nasce nel 1862 ad opera dell'architetto Alessandro Antonelli con una costruzione a cupola alta 47 metri. Nel 1848, con la promulgazione dello Statuto Albertino, da parte di Carlo Alberto, fu concessa la libertà ufficiale di culto alle religioni non cattoliche. La comunità ebraica torinese acquistò il terreno nella zona chiamata, all'epoca, la "Contrada del cannon d'oro" (l'attuale via Montebello), per erigere un nuovo tempio con annessa scuola. Nel 1863 hanno inizio i lavori. Sin dalla sua costruzione, l'opera soffrì di problemi strutturali, data la dimensione areale relativamente ridotta della base e il notevole peso che doveva sopportare. Il terreno di Via Montebello su cui sorge, fu un antico bastione di mura della città, fatto demolire per ordine di Napoleone Bonaparte all'inizio dell'Ottocento, rendendo quindi il terreno più instabile. ed0262L'estroso architetto di Ghemme Novarese aveva però nel frattempo già modificato il progetto portando l'altezza della costruzione a m.113; la Sinagoga torinese sarebbe diventata la più grande d'Italia e la più alta d'Europa. Dopo varie vicissitudini (derivate dall'arditezza del progetto e da motivi economici), la costruzione aveva raggiunto una notevole altezza, ma la Comunità ebraica accorgendosi che si andava troppo oltre il preventivo abbandonò i lavori e fece costruire un tetto piatto provvisorio a circa 70 metri di altezza.
    Nel 1873 la comunità israelita, delusa da tutti i problemi e costi aggiuntivi, barattò l'opera con il Comune di Torino, che cedette ad essa un terreno in quartiere San Salvario, per costruire l'attuale sinagoga, e che si fece carico dei costi di ultimazione della Mole (circa 40.000 lire di allora), per dedicarla al re d'Italia Vittorio Emanuele II.
    Dopo varie peripezie e proposte, l'Antonelli, sostenendo che così come era stata progettata non era degna di tale personaggio convince il Consiglio Comunale di Torino ad approvare le modifiche che porteranno la costruzione prima a m.146, poi a m.153 e infine, a m.167 definitivi, prevedendo di fissare sulla punta della guglia un genio alato (dai torinesi sempre chiamato l'angelo) alto parecchi metri. Con queste ultime decisioni però incominciano la maggioranza dei guai tecnici della Mole; le strutture che erano state dimensionate con grande attenzione per il primitivo progetto diventano insufficienti; l'Antonelli cercava e sceglieva personalmente i materiali per garantire qualità e resistenza ma purtroppo la tecnologia edile del tempo non era all'altezza di questo sogno verticale.
    1884-la-visita-della-mole-con-la-mongolfiera_thumbSi ebbero problemi di sovraccarico delle fondazioni e deformazioni della struttura; nell'insieme però la costruzione reggeva bene grazie alle originali intuizioni nel progetto, con l'inserimento di catene di contenimento e all'uso di materiale con concetto ultramoderno, ottenendo resistenze incredibili con pesi molto ridotti, basti pensare che il guscio che forma la cupola, impostata su un quadrato di circa trenta metri di lato e alto circa cinquanta, è formato da due muri distanti meno di due metri e spessi 12 cm. tenuti insieme da tiranti in ferro e da un intreccio di setti e di archi in mattoni; qui passano pure le rampe di scale a zig-zag per l'accesso di servizio alla guglia.
    Nel 1889 la guglia è arrivata alla fine del suo acrobatico percorso e nell'aprile del 1899 viene issato sulla punta il genio alato dorato. Antonelli lavorò con dedizione alla Mole fino alla sua morte, avvenuta nel 1888; diventò leggendaria quella sorta di rudimentale ascensore azionato da una carrucola che portava il quasi novantenne architetto a diverse decine di metri d'altezza per verificare personalmente lo stato dei lavori. Ma egli non riuscì a vederne mai il completamento. La fabbrica della Mole era durata 26 anni! Ma il suo completamento si protrasse ancora per parecchi anni sotto la guida del figlio dell'Antonelli, Costanzo; poi, fra il 1905 e il 1908 l'architetto Annibale Rigotti eseguì le decorazioni all'interno.

    La statua del genio alato, collocata sulla punta del monumento, venne abbattuta da un nubifragio, probabilmente da un fulmine, il giorno 11 agosto 1904, rimanendo però prodigiosamente in bilico sul terrazzino sottostante, malgrado le sue tre tonnellate di peso; la statua è stata conservata, è visibile all'interno della Mole e viene regolarmente scambiata per quella di un angelo.
    Fu sostituito con la stella e nel 1953 pressoché di forma simile a quella originale sulla testa del genio, di circa quattro metri di diametro, ad opera dell'ingegner Ernesto Ghiotti, l'allora capo dei lavori pubblici del Comune di Torino.


    "Per certi versi la Mole
    rappresenta perfettamente l’anima nascosta,
    discreta di Torino
    per la sua straordinaria “celata maestosità!”."


    2017-05-03-2017-01-18-10 tauriel

    “...sulla sua sommità era stato collocato un grande angelo, simile a quello di Piazza Statuto: un altro Lucifero, noto come il genio alato, aureo, mastodontico nei suoi sette metri, visibile da tutta la città; ma pochi anni dopo una folgore lo colpì e lo abbatté. A molti sembrò che, a colpirlo, fosse stata la stessa mano di Dio, per punire l’orgoglio massonico di questa città votata all’esoterismo. Correva l’anno 1904 e tutte le cronache dell’epoca riferivano questo evento come un prodigio. L’arcivescovo parlò di furore divino! La statua di tre tonnellate era rimasta pericolosamente in bilico sul terrazzino sottostante e, miracolosamente, non ci furono vittime. Il genio alato”era intatto, ma nessuno osò sfidare ulteriormente l’ira divina e, pertanto, fu rimosso”. “Ad ogni modo i preti non l’ebbero vinta!” .. “L’angelo dorato fu sostituito con un enorme pentalfa pitagorico: la stella a cinque punte. Ma ancora una volta l’ira divina si manifestò in una specie di tornado che spezzò la punta della Mole, facendone precipitare i 47 metri della cuspide che cadde “a candela” e s’infisse verticalmente nel piccolo giardino dell’adiacente palazzo della RAI: un fazzoletto di terra tra case densamente abitate. Correva l’anno 1953… Anche questa volta non ci furono vittime. Ma i Torinesi, gente caparbia, non desistettero e i lavori di ristrutturazione furono ultimati in tempo per celebrare il primo centenario dell’Unità d’Italia, con una stella nuova di zecca: il solito emblematico pentalfa pitagorico, che fu ricollocato alla sommità della Mole. In quell’occasione, però, si cercò d’essere più modesti, poiché la storia della Mole Antonelliana sembrava rievocare quella biblica della torre di Babele: la nuova guglia fu costruita in acciaio, rivestito di mattoni, e in tal modo la “Tour Eiffel di Torino” perse il primato di edificio più alto costruito in laterizi.”

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    Il vero esoterismo starebbe altrove, non certo in questi eventi! Sarebbe racchiuso nella base piramidale, nella sua stessa angolazione, nella guglia altissima con il pentalfa che, similmente al pilastro portante della Sacra di San Michele all’imbocco della Val Susa, pone in contatto la terra con il cielo, armonizzandone le energie. Lo stesso filosofo Nietzsche identificò emblematicamente la Mole Antonelliana in Zarathustra. In una sua lettera da Torino la definisce “ecce homo” ed era solito attardarsi a desinare in prossimità della Mole, per goderne i benefici influssi. Dopo Nostradamus, Paracelso e Cagliostro anche Nietzsche!
    Secondo Guy la mole Antonelliana è davvero il quinto petalo della rosa di San Giovanni!. (da “Torino magica e Real Segreto”, Guido Araldo)[/color]

    s-l1600



    Edited by gheagabry1 - 2/12/2019, 11:52
     
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3 replies since 14/7/2013, 19:39   1399 views
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