POESIA in cucina

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  1. gheagabry1
     
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    Er Pandorato

    Le fette de pagnotte un po' rifatte
    vanno tajate inerte, no' a sfojetta
    com'er pane che chiameno a cassetta,
    quelle nun pònno mai rimane intatte.
    E mò ve spiego come vanno fatte:
    s'hanno da mette in una terinetta
    a mollo a 'no sbattuto d'òva e latte
    e ce se fanno sta 'na mezzoretta.
    Quanno ch'er Pane è bene imbeverato
    s'indora fritto all'ojo o a tutto buro
    p'ave' diritto ar nome "Pandorato".
    Certo chi soffre de colesterina
    e nun se vo' aggravà, rinunci puro,
    e vada a letto co' la minestrina.

    Aldo Fabrizi



    Pane fritto alla romana




    La famosa gastronoma Ada Boni, nel suo ricettario La cucina romana (1930), in cui recuperò piatti tipici dimenticati della tradizione gastronomica capitolina, descrive la preparazione:

    “Si tagliano delle fette di pane tenendole spesse un dito e ricavandone, dopo aver portato via la crosta, dei pezzi quadrati di circa 6 cm di lato. Si allineano queste fette in un piatto e si spruzzano leggermente di latte tiepido per ricoprirle poi con uno o più uova sbattute, secondo la quantità del pane dorato da farsi. Alle uova sbattute si aggiunge un pizzico di sale. Si lasciano queste fette così almeno per un’ora, per dar modo al pane di assorbire completamente l’uovo. Poi si sollevano le fette ad una ad una per mezzo di una palettina e si immergono nella frittura”.
     
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