IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 4° ... SETTIMANA 25 ...

LUNEDI' 17 GIUGNO- DOMENICA 23 GIUGNO 2013

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    BUONGIORNO GIORNO ... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE …


    Edizione Giornale Anno 4° SETTIMANA 025 (17 Giugno – 23 Giugno 2013)







    RIFLESSIONI


    ... SEGNI DEL “TEMPO” …
    ... Mentre la finestra della camera resta aperta e il ventilatore manda un soffio di aria respirabile, inizio a scrivere la riflessione che ogni settimana apre il nostro giornale dell’isola felice. Già, iniziamo a fare i conti con le prime avvisaglie dell’estate; per carità non è assolutamente il caso di lamentarsi, è nel ciclo delle cose che al freddo si alterni poi il caldo. Pochi giorni fa, solo poche settimane fa parlavamo della neve in liguria, lamentandoci di quel freddo fuori stagione che tanto stava facendo scalpore tra gli studiosi e noi persone comuni. La cosa che oramai non soprende più è questa alternanza tra freddo e caldo in qualsiasi stagione dell’anno. In inverno i periodi di freddo intenso sono sempre più limitati perché all’improvviso il tempo propone temperature tipiche della stagione opposta. Natale col sole e in camicia e maggio con moonboot e sci. Davvero un bel minestrone di temperature ed umori. I famosi cambi stagionali con armadi svuotati di indumenti della stagione appena iniziata e riempiti di quelli del periodo appena finito, sono soltanto un ricordo della nostra gioventù. Simpatico e simbolo del tempo vedere le persone vestite a strati; anche in estate si porta in macchina o nella borsa un giacchetto pronto ad essere indossato nel caso di qualche repentino cambio di temperatura. In inverno invece non è raro vedere persone che si vestono e svestono durante il giorno per quelle oramai tipiche mutazioni climatiche. Segni del tempo mi viene da pensare; prove costume tipiche di questo periodo lasciano il posto a prove mimetizzazione climatica. Le spiagge intanto iniziano ad affollarsi, timide come il sole di questa pazza nuova stagione, iniziano a vedersi le prime tintarelle, i volti arrossati dal sole e i primi colori vivaci dei vestiti di questa stagione che sta iniziando. Quanto durerà? Davvero non esiste metereologo che possa con certezza dirlo; a proposito di metereologi, prepariamoci al ripasso di epica grazie ai nomi che questi “tecnici” del meteo attribuiranno alle nuove perturbazioni. Abbiamo inziato con Ade … buon ripasso di epica a tutti ... Buon Giugno a tutti e, come sempre, Buon risveglio amici miei …
    (Claudio)






    Tempesta di caldo in arrivo, Ade si abbatte sull'Italia.
    Fino a 41° le temperature percepite. ''Ade, la tempesta di caldo che sta per abbattersi sull'Italia, è già in marcia verso il Mediterraneo, pompata dai caldissimi venti africani. Ade inizierà domani e finirà il giorno 20 al Nord, mentre al Sud continuerà il caldo record. Un'escalation che porterà a far innalzare la colonnina di mercurio fino a oltre 38°C''. Lo sottolinea Antonio Sanò, direttore del portale www.ilmeteo.it.
    ''Oggi sarà una splendida giornata con connotati estivi, non farà troppo caldo e si raggiungeranno i 29°C al Nord e i 31 al Sud, mentre sulla Liguria ci saranno un po' di nubi basse''. Da domani ''l'estate metterà il turbo per cinque giorni, arriverà dall'Africa dell'aria caldissima pompata dall'anticiclone Ade. Il caldo aumenterà giorno dopo giorno, prima si supereranno ovunque i 30-34°C, poi da metà settimana anche i 35°C su Bologna, Firenze, Napoli, Roma e resto del Sud, con qualche grado in meno lungo le coste. L'afa aumenterà specie sulla Val Padana e sulla Toscana, tanto che sarà notevole la differenza tra temperatura registrata e quella percepita per effetto dell'umidità: tramite la formula che calcola l'Indice di Calore, l'HEAT INDEX, a Bologna da metà settimana si percepiranno 41°C, così come a Firenze, e anche Roma con 39°C non sarà da meno. Picchi record di 38°C nei pomeriggi del 19 e 20, quando i 35°C saranno la norma, ma non sono esclusi i 39°C, con temperature percepite nelle grandi città anche di 41°C''.
    Possibili ''nubifragi scatenati dalle enormi energie in gioco, che si svilupperanno al Nordovest da giovedì 20 diretti verso il resto del Nord e sulla Toscana dalla sera, proseguendo fino a venerdì 21, mentre al Centrosud il caldo continuerà incontrastato''. I temporali ''al nord saranno accompagnati da grandine e trombe d'aria sulla Val Padana''.(Adnkronos)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto da più di un anno mi è piaciuto e credo sia piaciuto a molti. Per cui continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)





    Le Poesie più belle di tutti I tempi

    Poesie del Mare

    Il mare

    Lo scafo consunto e verdiccio
    della vecchia feluca
    riposa sul lido...
    sembra la vela mozzata
    che sogni ancora nel sole e nel mare.
    Il mare ribolle e canta...
    Il mare è un sogno sonoro
    sotto il sole d'aprile.
    Il mare ribolle e ride
    con le onde turchine e spume di latte e argento,
    il mare ribolle e ride
    sotto il cielo turchino.
    Il mare lattescente,
    il mare rutilante,
    che risa azzurre ride sulle sue cetre d'argento...
    Ribolle e ride il mare!...
    L'aria pare che dorma incantata
    nella fulgida nebbia del sole bianchiccio.
    Palpita il gabbiano nell'aria assopita , e al tardo
    sonnolento volare, si spicca e si perde nella foschia del sole.

    (ANTONIO MACHADO)



    Favole Dal Web

    LA SPOSA SIRENA

    C’era una volta una bella donna sposa e suo marito faceva il marinaio.
    Questo marinaio stava lontano anni e anni e mentr’era via, il re di quel paese si innamorò della sposa e tanto disse e tanto fece che la sposa scappò via con lui.
    Il marinaio, quando sbarcò, trovò la casa vuota. Passò un po’ di tempo e… quel Re si stancò della donna e la cacciò via.
    Lei, pentita, tornò dal marito, s’inginocchiò davanti a lui a chiedergli perdono. Il marinaio, nonostante tutto l’amore che aveva avuto per lei e che ancora aveva, era così impermalito del suo tradimento, che voltò le spalle, dicendo:
    - No, non ti perdono né ti perdonerò mai! Avrai la punizione che meriti. Preparati a morire.
    La donna strappandosi i capelli lo pregò, lo supplicò, ma fu inutile. Il marinaio fece caricare sulla nave la sposa infedele come fosse un sacco, sciolse le vele e partì. Quando fu in alto mare:
    - Ecco, è giunta la tua ora! - disse alla moglie. La prese per i capelli, l’alzò e la buttò tra le onde.
    - Ora sono vendicato - disse.
    Girò il timone e tornò in porto. La sposa scese giù sott’acqua e si trovò in mezzo al mare, nel posto dove si davano convegno le Sirene.
    - Guarda che bella giovane hanno buttato in mare- dissero le Sirene - Una donna così bella, morire mangiata dai pesci! Salviamola, prendiamola con noi!
    Così presero la sposa per mano, la condussero nel loro palazzo sotto il mare, tutto illuminato e splendente. Una Sirena le pettinò i capelli neri, un’altra le profumò le braccia e il petto, una terza le mise al collo un vezzo di corallo, un’altra ancora le infilò alle dita degli anelli di smeraldo. La sposa non capiva più niente dalla meraviglia.
    - Schiuma! Vieni con noi, Schiuma! - si sentì chiamare e capì che quello era il suo nome tra le Sirene.
    Passò nella sala del palazzo: era pieno di donne e bei giovani che danzavano e anche lei si mise a danzare. Tra tante ricchezze e tante feste, i giorni della sposa trascorrevano in letizia, ma il ricordo del marito la riprendeva sovente e gettava un’ombra sul suo viso.
    - Non sei felice con noi, Schiuma?- le dicevano le Sirene. - Perché hai il viso così triste? Perchè te ne stai taciturna?
    - No, nulla, non ho nulla- rispondeva lei, ma non riusciva a sorridere.
    - Vieni, t’insegneremo a cantare - continuavano.
    sirena Schiuma apprese le loro canzoni, quelle che quando i marinai le sentono si buttano in mare a capofitto, ed entrò a far parte del coro delle sirene. Insieme alle Sirene veniva a galla a cantare nelle notti di luna.
    Una notte le Sirene videro venir avanti un bastimento con le vele spiegate.
    - Vieni con noi, Schiuma, vieni con noi a cantare!- dissero le Sirene e intonarono la loro canzone.

    " E questo è il canto della luna piena, E questo è il canto della luna tonda,
    Se vuoi vedere la bella Sirena, O marinaio buttati nell’onda!

    Allora, dal parapetto del bastimento si vide un uomo sporgersi, sporgersi incantato da quella musica e poi lanciarsi tra le onde. Alla luce della luna, Schiuma l’aveva riconosciuto: era suo marito.
    - Lo trasformeremo in corallo!- dicevano già le Sirene. - O in cristallo bianco! O in conchiglia!
    - Aspettate! Aspettate, vi prego!- esclamò Schiuma - Non uccidetelo! Non fategli ancora nessuna magia!
    - Ma perché te la prendi tanto a cuore per lui?- fecero le compagne.
    - Non so…vorrei provare a fargli un incantesimo io…A modo mio, vedrete…vi prego lasciatelo vivo per ventiquattr’ ore ancora…
    Le sirene che la vedevano sempre triste non osarono dirle di no e rinchiusero il marinaio in un palazzo bianco in fondo al mare. Era giorno e le sirene andarono a dormire. Schiuma si avvicinò al palazzo bianco e si mise a cantare una canzone che diceva:

    " E questo è il canto della luna piena, io ti conobbi in vita e fui ingrata,
    ora son diventata una sirena, ti salverò e sarò condannata."

    Il marinaio tese l’orecchio e capì che quella che cantava non poteva essere che la sua sposa. Si mise ad attendere pieno di speranza e sentì che in cuor suo l’aveva già perdonata e s’era pentito di averla fatta annegare. Le Sirene di giorno dormivano e la notte andavano per il mare a tendere i loro sortilegi ai marinai.
    Schiuma aspettò che fosse notte, aperse il palazzo bianco e ritrovò il suo sposo.
    - Taci - gli disse -le Sirene si sono allontanate da poco e possono sentirci! Abbracciati a me e lasciati portare.
    Così nuotò per ore e ore, finchè non giunsero in vista di un grande bastimento.
    - Domanda aiuto ai marinai- gli disse Schiuma.
    - Ehi! Lassù! Aiuto! Aiuto! – invocò l’uomo.
    Si vide che dal bastimento veniva calata una scialuppa. Remarono verso il naufrago, lo tirarono a bordo
    - La sirena…-diceva lui.- La sirena…la sirena mia sposa…
    - È diventato pazzo in mare – dicevano i soccorritori. - Ehi, sta calmo, compagno, sei in salvo. Non c’è nessuna Sirena qua intorno.
    Il marinaio potè far ritorno al suo paese, ma non faceva altro che pensare alla sua sposa sirena ed era infelice. “Io l’ho annegata e la mia sposa m’ha salvato la vita -pensava- voglio navigare finchè non la ritrovo! Voglio salvarla o annegare anch’io”.
    E così pensando s’addentrò in un bosco, fino ad un albero di noci dove si diceva si riunissero le Fate.
    - Bel giovane, perché sei così triste? – disse una voce accanto a lui.
    Si voltò e vide una vecchia.
    -Sono triste perché mia moglie è una sirena e non so come farla ritornare.
    -Mi sembri un bravo giovane- disse la vecchia- e voglio farti riacquistare tua moglie. Però, ad un patto. Ci stai?
    - Farò tutto quello che mi dite – ribattè il giovane.
    - C’è un fiore che cresce soltanto nei palazzi delle sirene e che si chiama “il più bello”. Tu devi prendere questo fiore e portarlo qui quando è notte e lasciarlo sotto questo noce. Allora avrai tua moglie.
    - Ma come posso fare io a prendere un fiore dal fondo del mare?- osservò lo sposo sconsolato.
    - Se vuoi riavere tua moglie, devi trovare la via – lo incoraggiò la fata.
    - Proverò!- disse il marinaio.
    Andò subito al porto, s’imbarcò sul suo bastimento e sciolse le vele. Quando fu in alto mare si mise a gridare il nome della sposa. E udì uno sbattere d’acqua e la vide che nuotava nella scia della nave.
    - Sposa mia!- disse il marinaio- io voglio salvarti, ma per salvarti devo aver un fiore che cresce soltanto nei palazzi delle sirene e che si chiama “il più bello”.
    - È impossibile! - disse la sposa - Il fiore c’è ed emana un profumo di paradiso, ma è un fiore che le sirene hanno rubato alle fate e il giorno in cui tornasse alle fate, tutte le sirene dovrebbero morire. Anch’io sono sirena e morirei insieme a loro.
    - Non morrai- le disse il marinaio- perché le fate ti salveranno.
    - Torna qua domani e ti darò il fiore - disse la sposa.
    Il marinaio tornò. La sposa riapparve dal mare.
    - Ebbene? – lui le chiese.
    E lei:- Perché possa portarti il fiore che si chiama “il più bello” devi vendere tutto ciò che possiedi, col ricavato comprare i più bei gioielli che ci sono nelle casseforti degli orefici di tutte le città del Regno. Le Sirene, alla vista dei gioielli, s’allontaneranno dal palazzo e io potrò cogliere il fiore.
    Il marinaio in pochi giorni vendette ogni suo avere e comprò i gioielli più splendenti del Regno. Caricò il bastimento di gioielli che pendevano a grappoli da tutti i pennoni, risplendenti al sole; così navigò per il mare.
    Le Sirene, avide di gioielli più che d’ogni altra cosa, cominciarono ad affiorare tra le onde e a seguire il bastimento, cantando:

    " E questo è il canto del sole di fuoco, La tua nave trabocca di gioielli, O marinaio, fermati qui un poco, Regalaci collane, spille, anelli."

    Ma il marinaio continuava la sua via e le Sirene lo seguirono allontanandosi dal loro palazzo. Tutto ad un tratto, si sentì un boato sotto il mare, le acque si alzarono in un ondata mai vista e tutte le Sirene sparirono morte annegate. Dall’onda uscì un’aquila, a cavallo dell’aquila c’era quella vecchia Fata insieme con la moglie del marinaio che volavano via.
    Quando il marinaio tornò a casa, sua moglie era già là ad aspettarlo.

    (Italo Calvino)



    ATTUALITA’


    Emanuela Orlandi, trenta anni di buio.

    Ancora mistero sulla fine della ragazza. Indagini verso la conclusione. Trent'anni fa spariva nel nulla Emanuela Orlandi, la figlia di un dipendente del Vaticano. Trent'anni di indagini, di fantomatiche piste, di illazioni, depistaggi e false verita'. Allo stato, per quello che rimane uno dei grandi misteri del nostro paese, ancora nessuna certezza che possa confortare la famiglia della ragazza - la quale avrebbe oggi 45 anni - gli inquirenti e gli investigatori che l'hanno cercata e gli appassionati del caso.

    Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il sostituto Simona Maisto intendono chiudere l'inchiesta entro l'autunno. Ma prima devono essere completati una serie di accertamenti tecnici. Tra questi l'esame delle ossa recuperate nella cripta della basilica di Sant'Apollinare, dove e' stato sepolto fino al maggio dello scorso anno il boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis, per verificare se qualcuna appartenga ad Emanuela. Gli esperti avranno bisogno ancora di un paio di mesi prima di rispondere al quesito della magistratura. C'e' poi il flauto mostrato nel corso del programma ''Chi l'ha visto'' e che secondo un testimone apparso sulla scena a 30 anni dai fatti, poi diventato indagato per sequestro di persona, Marco Fassoni Accetti, sarebbe appartenuto alla ragazza sparita il 22 giugno 1983.

    Gli esperti della scientifica ai quali e' stato affidato lo strumento musicale hanno accertato la presenza di oltre 40 reperti biologici, ma le loro dimensioni, ed il livello di logorio, non consentono una comparazione con il dna di Emanuela. Ulteriori e piu' sofisticati esami sono stati disposti da Capaldo e Maisto, ma la sensazione e' che difficilmente potranno arrivare notizie interessanti dal flauto. Secondo Fassoni Accetti, Emanuela Orlandi, ma anche Mirella Gregori, a sua volta scomparsa nel 1983, si sarebbero allontanate spontaneamente nel quadro di una trama ordita per condizionare la Curia.

    Sei i nomi, oltre a quello di Fassoni Accetti, iscritti nel registro degli indagati per il sequestro di Emanuela: il piu' noto, e sorprendente, e' quello di monsignor Pietro Vergari, ex rettore della basilica di Sant'Apollinare, ritenuto dagli inquirenti un elemento centrale della sparizione della Orlandi. Ci sono poi quelli di Sergio Virtu', Angelo Cassani, detto 'Ciletto', Gianfranco Cerboni, detto 'Gigetto' e Sabrina Minardi. I primi tre sono soggetti che hanno fatto parte, o gravitato nell'orbita della Banda, attiva a Roma tra gli anni '70 e '80. L'ultima e' la supertestimone, gia' amante di De Pedis, che ha ridato impulso alle indagini attribuendo la responsabilita' della sparizione della Orlandi alla Banda della Magliana. (Ansa)




    Piu' frutta e meno caffe' in dieta esami.
    L'abuso di caffè è l'errore alimentare più frequente degli studenti che si preparano ad affrontare l'esame di maturità, perché provoca eccitazione, ansia ed insonnia che fanno perdere concentrazione e serenità. I maturandi dovrebbero invece preferire la frutta che aiuta a rilassarsi e a combattere il grande caldo che disturba in questi giorni gli studi. I suggerimenti arrivano da Coldiretti che ha stilato la lista degli alimenti "promossi e bocciati" nella dieta per gli esami di maturità ai nastri di partenza il prossimo mercoledì 19 giugno, nel pieno dell'ondata di calore che il veste l'Italia. Un aiuto per vincere la preoccupazione viene dagli alimenti ricchi di sostanze rilassanti come pane, pasta o riso, lattuga, radicchio, cipolla, formaggi freschi, yogurt, uova bollite, latte caldo, frutta dolce e infusi al miele che favoriscono il sonno e aiutano l'organismo a rilassarsi per affrontare con la necessaria energia e concentrazione la sfida scolastica. Per affrontare il rush finale da evitare, perché possono provocare insonnia e agitazione, sono, oltre al caffè, anche patatine in sacchetto, salatini e cioccolata, che sono invece spesso presenti tra le scorte di emergenza delle ansiose vigilie. Per un buon rendimento scolastico è poi necessario cercare di riposare adeguatamente facendo attenzione all'alimentazione, evitando sia il digiuno che gli eccessi, in particolare con cibi pesanti o con sostanze eccitanti. Tra i condimenti out sono da evitare cibi con sodio in eccesso per cui vanno banditi curry, pepe, paprika e sale in abbondanza, ma anche piatti nei quali sia stato utilizzato dado da cucina. Anche gli alimenti in scatola per l'eccesso di sodio e di conservanti sono da tenere lontani.
    Esistono invece cibi che - evidenzia la Coldiretti - aiutano a rilassarsi per la presenza di un aminoacido, il triptofano, che favorisce la sintesi della serotonina, il neuromediatore del benessere e il neurotrasmettitore cerebrale che stimola il rilassamento. La serotonina aumenta con il consumo di alimenti con zuccheri semplici come la frutta dolce di stagione ma effetti positivi nella dieta serale si hanno con legumi, uova bollite, carne, pesce, formaggi freschi. Tra le verdure - ricorda ancora la Coldiretti - al primo posto la lattuga, seguita da cipolla e aglio, perché le loro spiccate proprietà sedative conciliano il sonno. Bene anche un bicchiere di latte caldo, giusto prima di andare a letto, che oltre a diminuire l'acidità gastrica che può interrompere il sonno, fa entrare in circolo durante la digestione elementi che favoriscono una buona dormita per via di sostanze, presenti anche in formaggi freschi e yogurt, che sono in grado di attenuare insonnia e nervosismo. Infine un buon dolcetto di incoraggiamento ricco di carboidrati semplici ha una positiva azione antistress, così come infusi e tisane dolcificati con miele che creano un'atmosfera di relax e di piacere che distende la mente e la rende più pronta a rispondere alle sollecitazioni degli esaminatori.(Ansa)





    Striscia va in vacanza, ora Paperissima Sprint.

    Vittorio Brumotti e Giorgia Palmas conducono varieta' estivo. Da lunedi' Striscia la notizia va in vacanza e lascia il posto a una nuova edizione del programma di Antonio Ricci Paperissima sprint. Al timone del varieta' dell'access prime time estivo di Canale 5, il campione di bike trial Vittorio Brumotti e la bellissima Giorgia Palmas.

    La coppia, accompagnata dall'immancabile Gabibbo, conduce per la seconda volta il programma dopo il successo dell'edizione dell'estate 2011.

    La formula di questa 14/a edizione alterna divertenti gag inedite a irresistibili filmati di papere provenienti da tutto il mondo. La cornice di Paperissima Sprint e' Punta Santa Giusta (Cagliari), nel sud-est della Sardegna, set significativo per entrambi i conduttori: Palmas e' cagliaritana e Brumotti ha scelto la Sardegna come location per alcuni dei suoi primati mondiali piu' spettacolari. Due le guest star di questa edizione, all'insegna della comicita' pura: l'inviato di Striscia, anche lui sardo, Cristian Cocco, con la sua Ajo' band e gli artisti circensi del 'Circocco', e Rocco Ciarmoli, in arte 'Rocco il gigolo'', divenuto famoso nel trio Le Tutine e salito alla ribalta da solista con il tormentone 'Donne!'.

    Ma ci sara' spazio anche per tanti altri ospiti comici. Il nuovo access prime time prende il posto di Striscia la notizia, che ha chiuso ieri la sua 25/a edizione confermandosi - sottolinea una nota - il programma piu' seguito del piccolo schermo con una media di 6 milioni di telespettatori e oltre il 20% di share. Dal 24 settembre 2012 il tg satirico di Antonio Ricci ha sbaragliato tutti i competitor per ben 117 volte. La stagione appena trascorsa e' stata ricca di spunti per la satira politica.

    Oltre 1.000 i servizi della squadra di inviati che hanno messo in guardia gli italiani da potenziali nuovi casi di raggiri e ingiustizie e denunciato gli sprechi di denaro pubblico e le opere incompiute presenti sul nostro territorio, dando sempre la parola ai cittadini, che costruiscono il programma grazie alle loro segnalazioni quotidiane. Striscia va in vacanza e' da' appuntamento al pubblico nell'autunno 2013.(Ansa)




    ANDIAMO AL CINEMA




    Into Darkness - Star Trek




    locandina


    Un film di J.J. Abrams. Con John Cho, Benedict Cumberbatch, Alice Eve, Bruce Greenwood, Simon Pegg.


    L'insofferenza alle direttive e alla disciplina costano al capitano Kirk il comando 347bdqddell'Enterprise. La flotta stellare gli leva la nave e lo separa dal suo primo ufficiale Spock, come due bambini troppo indisciplinati. Sarà l'arrivo di una minaccia imprevista e misteriosa e, di nuovo, la capacità di Kirk di mettere in luce le proprie abilità a costringere la flotta a rimetterlo al suo posto. Un uomo che la stessa razza umana ha modificato geneticamente, e poi congelato nel terrore di ciò che aveva creato, si è svegliato ed intende svegliare tutti gli altri 72 esperimenti come lui. Visto che uno solo basta a creare scompiglio e quasi demolire una città, l'obiettivo è renderlo innocuo il prima possibile. Eppure sembra che non sia lui il peggio intenzionato...
    Da sempre alla ricerca dei meccanismi infallibili dell'intrattenimento, abilissimo assemblatore di affascinanti macchine calamita sguardi e narratore di gran ritmo, J. J. Abrams con il secondo film di Star Trek conferma di essere all'altezza del proprio nome e del nume tutelare che ha scelto per sè: Steven Spielberg.
    Sebbene non dotato della profondità cinefila del maestro, Abrams ne ha appreso la lezione sulla semplicità narrativa e così riesce a ripetere l'ottimo exploit del suo Star Trek precedente senza davvero ripetere se stesso. Into Darkness, a dispetto del titolo, è una divertente corsa in cui la trama è srotolata durante l'azione, in cui le battute sono pronunciate correndo o al massimo camminando veloce e in cui la macchina da presa mobile al massimo riesce ad essere misteriosamente invisibile, mentre i bagliori lenticolari (anche quello un marchio dello Spielberg di fantascienza che Abrams ama enfatizzare) ampliano la prospettiva verso la grande epica.
    Proseguendo la linea tracciata con il primo film Abrams si distacca sempre di più dalle caratteristiche della saga storica di Star Trek, non asseconda i fan ma cerca di parlare a tutti, lavora sul sentimentalismo del personaggio non sentimentale per eccellenza (il dr. Spock) e trasforma il western dello spazio in una space opera piena d'umorismo, ammiccamenti e ironia più che di grave austerità. Nonostante il villain scelto per questo secondo film (Kahn, già visto in un episodio della serie e poi in Star Trek II - L'ira di Kahn), sia tra i più letali e cupi mai incontrati dall'Enterprise, lo stesso il film scorre sulla propria leggerezza, lavorando sull'arma fondamentale del cinema d'azione che ambisce a diventare d'avventura: montaggio e ricerca di paesaggi che suonino inediti e vergini (in questo è molto utile il 3D, enfatizzato in tutti gli esterni con frequenti inquadrature a filo di piombo). L'inizio in chiave spielberghiana, diviso tra il furto di un oggetto sacro e il contrappunto di un pericolo imminente, lo dimostra in pieno.
    Abrams non solo non ha paura di un confronto o della fedeltà con la serie (con una mano innesta un altro dei personaggi classici e con l'altra tramuta l'amicizia tra Spock e Kirk in un bromance moderno dove, come amanti, i due sovrappongono le mani da parti opposte di un vetro) ma è il primo che in questi anni di film tratti da altri lungometraggi o da materiale televisivo, cerca un rapporto diretto, continuo ed esplicito con il testo di partenza. Con l'esperienza maturata su entrambi gli schermi non si accontenta di una filiazione tra le due saghe e pretende una compenetrazione molto più complessa, perchè sa che la narrazione avviene nella testa degli spettatori, luogo in cui già esiste una mitologia trekkista con cui fare i conti (si sia fan o meno non si può ignorare l'esistenza della serie). E da gran narratore Abrams vuole indirizzare questa relazione.
    Infatti non solo questo film rielabora, ribalta e rimescola molti momenti già visti negli scontri con Kahn ma con un salto metacinematografico non da poco e una metafora a questo punto sottilissima, in Into Darkness Abrams riesce effettivamente a far dialogare, nel senso stretto del termine, il suo Star Trek con lo Star Trek classico, lasciando addirittura che il secondo suggerisca al primo come risolvere la minaccia che incombe attingendo alla propria storia.


    Video


    (Lussy)





    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …


    « Il mondo non può diventare tutto un'officina…
    come si andrà imparando l'arte della vita,
    si troverà alla fine che tutte le cose belle sono anche necessarie »
    (John Ruskin)


    LA CATTEDRALE DI AMIENS


    La cattedrale Notre-Dame di Amiens è una delle più grandi chiese gotiche classiche francesi del XIII secolo. Quasi due volte più grande di Notre-Dame di Parigi, la cattedrale di Amiens è uno degli edifici più vasti della cristianità.
    Questo imponente edificio religioso ubicato nel cuore della città, sovrasta tutto il resto. E' l'edificio gotico più grande della Francia, ma il suo fascino è nel suo stile che si differenzia da quello delle altre grandi cattedrali per la sua uniformità. Altra caratteristica fu la brevità con la quale venne costruita rispetto ai tempi lunghissimi che richiesero le altre cattedrali gotiche. Essa fu infatti iniziata nel 1220 dall'architetto Robert de Luzarches e terminata nel 1269.


    La splendida cittadina di Amiens, capoluogo della regione francese di Piccardia, ha sempre avuto nella storia una posizione di rilevo, grazie alla sua collocazione geografica strategica: importante porto fluviale sulla Somme era conosciuta ai Romani come "Samarobriva", che significa, appunto, "Ponte sulla Somme". Divenne ricca e prospera durante il periodo medievale grazie al fiorente commercio tessile, era famosa soprattutto per una pregiata varietà di lana, che veniva tinta di azzurro grazie agli estratti di una pianta che cresce abbondantemente in questa zona. Fu proprio alle ricche gilde di lanaioli e tessitori che il vescovo di Fouilloy si rivolse, nel XII sec., per la raccolta dei fondi destinata alla costruzione di una grandiosa Cattedrale, dedicata a Nostra Signora (Nôtre-Dame d’Amiens), che doveva rendere la sua sede più prestigiosa di qualunque altra. La lapide sepolcrale del vescovo Evrard de Fouilloy, nella cattedrale, non lascia dubbi sull'identità di colui che volle la costruzione della chiesa, in quanto porta scritto:

    "Fondamenta hujus basilica locavit. Anno 1220".


    Infatti, fu proprio lui a porre la prima pietra di questo tempio nel quale sarebbe stato poi seppellito sotto una magnifica tomba in bronzo, in cui è effigiato.
    La cattedrale è stata descritta come il Partenone dell'architettura gotica, non a caso fa parte dal 1981 dai Patrimoni dell'Umanità tutelati dall'Unesco.


    ...il labirinto...



    Seguendo l’esempio delle Cattedrali di Chartres, a cui questa era nettamente ispirata, e di Reims, i cui lavori di costruzione erano cominciati circa dieci anni prima, anche Nôtre-Dame di Amiens si dotò di un immenso labirinto pavimentale, che fu posto nella navata centrale, di fronte all’ingresso principale. Il labirinto, di forma ottagonale, venne realizzato nel 1288, come attesta l’iscrizione che venne apposta lungo il perimetro della placca centrale, che riportava anche i nomi degli architetti:

    Nell’anno di grazia 1220, questo lavoro è stato iniziato.
    Il vescovo benedetto di questa diocesi è stato allora Evrard
    e il re di Francia Luigi figlio di Filippo il Saggio.
    Colui che è stato maestro d’opera
    si chiamava "Maestro Robert"
    ed era nominato "di Luzarches".
    Dopo di lui venne il Maestro Thomas de Cormont e dopo di lui
    suo figlio il Maestro Renaut che fece mettere, in questo posto,
    questa iscrizione nell’anno della Incarnazione 1288.



    Inizialmente, al centro dello schema, era stata incastonata una sbarra d’oro, insieme ad un semicerchio dello stesso metallo, che dovevano simboleggiare la levata del sole sull’orizzonte. Successivamente il sole d’oro venne sostituito da un sole di rame, poi anche questo venne tolto. Oggi la placca centrale riporta una croce fatta con scettri, orientata secondo i punti cardinali, e tutto intorno sono le figure del vescovo Evrard e degli architetti della cattedrale. Pesantemente danneggiato durante la Rivoluzione Francese, il labirinto venne rimosso. Quella che vediamo oggi è una riproduzione fedele che è stata realizzata nel XIX secolo.

    ...la Bibbia di pietra...


    L’immenso apparato statuario presente all’interno della Cattedrale è riuscito a salvarsi sia dalla furia iconoclasta dei rivoluzionari, nel XVIII sec., sia dai bombardamenti delle due guerre mondiali, nel XX sec., giungendo fino a noi. Per la ricchezza dei motivi rappresentati, che coprono tutti gli episodi più importanti del Vecchio e del Nuovo Testamento, queste sculture sono note complessivamente come la "Bibbia di Pietra" di Amiens. Le sue statue narrano, per immagini, a chi non sapeva leggere, la storia sacra e illustrano ai fedeli i miracoli dei santi e dei martiri.
    Tra tutte le statue presenti all’interno, la più popolare è sicuramente quella denominata "La Vierge Dorée", la "Vergine Dorata", risalente alla fine del XIII sec. e collocata nel portale che si apre all’inizio del transetto sud della chiesa. La rappresentazione mariana si distacca notevolmente da quelle presenti sul portale d’ingresso, molto più statiche e ieratiche, mentre questa presenta una vivacità che rappresenta pienamente la nuova tendenza del gotico ad umanizzare maggiormente la figura di Maria, accentuandone l’aspetto materno.
    L’apparato iconografico della Cattedrale rivela, però, anche altri aspetti, che sono un po’ più estranei al contesto cristiano e vanno invece a "pescare" in tematiche un po’ più pagane. Ne è testimonianza, ad esempio, il ciclo di affreschi dedicato alla Sibille (realizzato nel 1506), le profetesse delle religioni più antiche che vaticinavano ispirate dagli dei. Le loro rappresentazioni, molto vivaci e colorate, si trovano nel sito dell’antica Cappella di Saint-Éloi (1243), dedicata al Vescovo di Noyon del XIII sec.

    ...San Giovanni Battista...


    La Cattedrale di Amiens è famosa per ospitare al suo interno un’importante reliquia, il cranio di San Giovanni Battista. Si tratta, a dire il vero, di uno dei crani del Battista, perché ad esempio molti sostengono che il vero cranio sia quello conservato nella chiesa di San Silvestro in Capite, a Roma, arrivato nella Capitale italiana durante il pontificato di Innocenzo II (1130-1143). Il cranio francese, invece, si dice sia stato portato dal canonico Walon de Sarton, di ritorno da Costantinopoli al termine della IV Crociata, ed offerto al vescovo Richard de Gerberoy. Esso è stato posto nel Tesoro della Cattedrale nel 17 Dicembre 1206 e da allora è stato venerato da re, principi e schiere di pellegrini che hanno visitato la Cattedrale. Il re Carlo VI nel 1385 offrì un reliquario d’oro per la sua conservazione, di cui l’attuale è una copia realizzata nel 1876. (angolohermes.com)

    ...i colori del Medioevo...


    Dei tre portali, quello centrale raffigura il Giudizio universale, quello a destra la vita di Maria e quello a sinistra le vicende della vita di san Firmino, patrono di Amiens. Una selva di sculture, una miriade di racconti. Ma la narrazione pareva svolgersi, allora, a monocromo, nell'unico colore della pietra. E invece.... nel 1999, in occasione del restauro della facciata, durante le operazioni finali di pulitura, si sono scoperte tracce evidenti della policromia che, in origine, rivestiva le sculture. Le statue non erano grigie e uniformi, ma dipinte di tinte squillanti. Era come passare da un film in bianco e nero a uno a colori. Come se l'antica cattedrale gotica perdesse di colpo la sua aria austera e si rivelasse allegra e gioiosa. Per gli studiosi non c'era da stupirsi: era una prova ulteriore che quel Medioevo che, per anni, è stato descritto oscuro e buio era, in realtà pieno di colori e che le cattedrali erano "bianche” solo nella famosa definizione di Le Corbusier. E si trattava, come ad Amiens, di colori vivissimi. Per ottenerli si usavano, su un fondo bianco brillante, tutte le sfumature dei pigmenti di origine minerale che erano allora disponibili, dal cinabro, all'azzurrite, alla malachite e soprattutto, all'oro che rifiniva le vesti, i capelli o i dettagli delle decorazioni dello sfondo. La vivacità della cromia era resa ancora più suggestiva dalla luce tremolante delle lampade a olio sospese ai grandi anelli, riscoperti, nel corso del restauro, sotto gli archi. Di notte, nel buio che avvolgeva la città, i portali della cattedrale, illuminati e sgargianti dovevano sembrare un'apparizione, che parlava al cuore e all'immaginazione. Le tracce ritrovate, però, non erano tali da giustificare una ridipintura. Per restituire l’aspetto originario, si è trovato la soluzione di ricrearli con la luce. In determinati periodi dell’anno, i colori, dimenticati per secoli, rinascono intatti, grazie alla proiezione, attraverso uno schermo traslucido, delle immagini delle sculture, dipinte com'erano all'origine. Secondo un concetto dell'epoca, la luce e i colori non sono che un riflesso del divino. I portali di Amiens, con la luminosità della loro cromia vivace, rappresentavano un filtro, un passaggio tra il buio dell’esterno e lo splendore dell’interno, tra la miseria e la sofferenza del mondo reale e il desiderio di un paradiso futuro. Nessun timore e nessun ammonimento, solo la gioia della contemplazione. (grazia, senzadedica.blogspot.it)

    «Scrivendo il suo libro,
    Ruskin non si è preoccupato di lavorare per voi,
    egli non ha fatto altro che
    pubblicare il suo ricordo e aprirvi il suo cuore».
    (Marcel Proust)


    "La Bible d'Amiens"


    Nel 1904 è pubblicata La Bible d'Amiens, opera scritta da John Ruskin nel 1885 sulla cattedrale di Amiens, nella traduzione di Marcel Proust (in italiano vi è una traduzione di Salvatore Quasimodo). Proust aveva ancora una conoscenza scolastica dell'inglese, ma questo non costituì un ostacolo per lui, ritenendo Ruskin un suo grande maestro. Inoltre, venne aiutato dalla madre e da qualche amico. Oltre alla traduzione del testo di Ruskin, Proust ne scrisse la prefazione (60 pagine per un testo di circa 120). Questo libro ha due dediche: una di Proust, che dedica la traduzione a suo padre morto nel 1903, e l'altra è un pensiero di Ruskin.

    ...miti e leggende....


    Al di là delle Alpi, in Francia, si trova la cattedrale di Chartres, anch’essa sorta al posto di tre antiche chiese, a Rouen la costruzione della cattedrale ebbe inizio nel 1144 sopra le rovine di tre chiese. Anche ad Amiens la cattedrale fu innalzata sopra tre chiese. Torino, Chartres, Rouen e Amiens, quattro città nel cuore dell’Europa caratterizzate dalle loro cattedrali trine. Sulla copertina di un vecchio lunario scoperto per caso, un’incisione di fine Seicento, mostra un angelo, che volando sull’Europa, sfiora con l’ala Amiens, Rouen, Parigi e Chartres, la mano sinistra indica Torino, la destra Santiago di Compostela. Una sorta di mappa stellare, intrisa di religiosità, cammino per il pellegrinaggio dei devoti attirati dalle cattedrali che terminano il loro cammino spirituale a Santiago di Compostela. (dal web)

    “Quando da Torino
    l’angelo chiamerà Le Penseur,
    a Notre-Dame le chimere urleranno
    e si sveglierà l’angelo di Chartres,
    che spezzerà l’orologio
    a significare che il tempo è finito.
    L’asino farà suonare la ghironda.
    Ad Amiens risplenderà la testa
    del Battista e l’angelo non piangerà più.
    A Rouen tornerà a battere
    il cuore di Riccardo
    e un’armonia di campane
    annuncerà il Salvatore.”


    (Gabry)





    RUBRICHE



    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA

    Confederations Cup, Messico-Italia al Maracanà: 1-2.
    RIO DE JANEIRO - Messico-Italia 1-2. La rete messa a segno da Pirlo al 27' del primo tempo è anche il primo gol in assoluto dell'Italia al Maracanà. Al 35esimo pareggia Hernendez: Perfetto destro di rasoterra alla sinistra di Buffon, spiazzato. A riportare gli azzurri in vantaggio ci pensa Balotelli al 33esimo del secondo tempo.

    Alla leggenda del ricostruito stadio dei sogni e della tragedia brasiliana si aggiunge un'altra perla. La punizione-capolavoro con cui Andrea Pirlo ha celebrato la 100esima presenza in nazionale è una pennellata d'autore che rimane nell'album dei ricordi. Il cantautore Jorge Benjor, così amato da queste parti e fanatico del pallone, potrà comporci una canzone, Pirlo Meraviglia invece che il Fio Maravilha di una volta, intanto l'Italia balla il samba del ritorno alla vittoria, perchè non è certo quella delle riserve vista contro Haiti.

    La prodezza di Pirlo al 27' è stata anche l'introduzione al successo dell'Italia, perchè alla rete su calcio piazzato dello juventino che si ispira a Juninho Pernambucano, per la gioia dei brasiilani, si aggiunge quella dell'altro beniamino del pubblico carioca. Rio de Janeiro in questi giorni ha tributato troppe dimostrazioni d'affetto e simpatia a Mario Balotelli, e lui non poteva che lasciare il segno. Lo ha fatto andandosi a prendere, al 33' st, un gol di prepotenza, con una sorta di scivolata sull'assist di Giaccherini, e superando Rodriguez, per poi andare a sfogare la sua gioia togliendosi la maglia: non si dovrebbe, ma come fai a non farlo dopo che hai segnato questo gol sotto il Cristo del Corcovado che si intravede nel pezzo di cielo lasciato libero dalla copertura di questo 'tempiò e che sembra voler benedire chi sta in campo? L'Italia torna quindi alla vittoria, a spese di un Messico modesto, che ha messo sotto pressione la selezione di Prandelli solo nei minuti finali del primo tempo, dopo aver pareggiato con il rigore trasformato dal Chicharito Hernandez.

    Ma i primi 45' di questa sfida erano stati quasi tutti dell'Italia, con una supremazia territoriale a centrocampo e sulla corsia sinistra, dove Flores non riusciva a fare da argine alle folate azzurre, e con Balotelli che si rendeva due volte pericoloso nei primi 12'. Prima con un tocco a centro-area su cross di Montolivo e poi con una bella conclusione da fuori area. Al 27' arrivava il capolavoro: nello stadio del millesimo gol di Pelè, delle finte e dei dribbling di Garrincha e delle tante meraviglie di Zico, non poteva mancare il tocco d'artista tirato fuori dal cilindro dall'uomo oggi più atteso, la cui presenza in campo era stata sottolineata con un boato dal pubblico al momento della lettura delle formazioni. Pirlo ha ringraziato con una punizione delle sue, davvero alla 'brasileirà, ed era evidentemente destino dovesse riuscirci proprio qui, nel teatro dei sogni di Rio de Janeiro, lo stadio stravolto e senza più un'anima popolare, ma oggetto dei suoi sogni di bambino.

    È stata anche la prima rete realizzata in una partita ufficiale nel nuovo Maracanà, e quindi un modo perfetto per celebrare l'ingresso nel club dei 'centenarì azzurri. A quel punto il Messico sembrava sul limite del Ko invece l'Italia ha avuto il torto di sprecare troppo (almeno un paio d'occasioni) con Giaccherini e di non spingere sull'acceleratore, così al 34' il team di Prandelli pagava un errore di Barzagli, che dopo essersi fatto sfuggire Giovani lo stendeva in area. Rigore concesso immediatamente e trasformazione di Hernandez. Il primo tempo finiva così, la ripresa era meno intensa ma sempre all'insegna del calcio 'palleggiatò. Tutto questo prima che irrompesse sulla scema lui, Mario Balotelli. È il nuovo simbolo azzuro, e la standing ovation che gli ha tributato tutto il Maracanà al momento dell'uscita dal campo a 5' alla fine è stata un'altra delle emozioni di questa giornata, non solo per Supermario.

    Un 'bravo' con cicchetto per Mario Balotelli da parte del ct Cesare Prandelli. «Mario la deve smettere di fare vedere i muscoli, le ammonizioni contano. Comunque bravo». Quanto ad Andrea Pirlo, protagonista di una grande prestazione condita da un gol, Prandelli aggiunge: «Per Andrea (oggi alla 100/ma presenza ocn la maglia azzurra, ndr) le parole non servono, solo un grande applauso. Lui è un esempio per tutti, lo abbiamo ringraziato prima della partita». Al momento della lettura delle formazioni da parte dello speaker il nome di Balotelli e quello di Pirlo, che oggi taglia il traguardo delle 100 presenze in Nazionale, sono stati accolti da un autentico boato da parte del pubblico che sta riempiendo praticamente in ogni ordine di posti il Maracacanà, con maggioranze di maglie verdi del Messico, rispetto a quelle azzurre, fra la 'torcida'.
    (ilmessaggero.it)




    Motomondiale, Lorenzo trionfa nel Gp di Catalogna. Rossi quarto.
    Jorge Lorenzo trionfa con la Yamaha nel Gp di Catalogna davanti alle Honda di Dani Pedrosa e Marc Marquez che completano un podio tutto spagnolo.
    Valentino Rossi deve accontentarsi del quarto posto nella gara vinta dal suo compagno di squadra. Sull'asfalto di Montmelò, il campione del mondo centra il terzo successo stagionale e il 47° della carriera. L'exploit permette a Lorenzo di salire a 116 punti e ridurre sensibilmente il gap dalla vetta della classifica, occupata da Pedrosa a quota 123.
    Pedrosa e Marquez cercano di marcare Lorenzo, mentre Rossi perde progressivamente terreno e a metà gara è staccato di oltre 4'' dalla vetta. Chi spera di assistere ad una lotta serrata per la vittoria, resta deluso. Lorenzo porta il vantaggio a oltre 1'' e può affrontare la porzione conclusiva della gara con relativa tranquillità. L'attenzione si concentra sul duello targato Honda per la piazza d'onore. Nel penultimo giro, Pedrosa chiude la porta in maniera perentoria e Marquez rischia di cadere. Dopo lo spavento, il baby allenta la presa e si tiene stretto il terzo posto, lo stesso occupato in classifica iridata con 93 punti. Rossi è quarto e conquista 13 punti, utili per salire a quota 60 e soffiare il quinto posto ad Andrea Dovizioso. Il pilota della Ducati ha 59 punti dopo la settima posizione odierna alle spalle di Stefan Bradl (Honda Lcr) e britannico Bradley Smith (Yamaha Tech 3).
    Pol Espargaro si aggiudica il Gp di Catalogna classe Moto2. Il pilota spagnolo della Kalex si impone sul tracciato di Montmelò precedendo il connazionale Esteve Rabat, compagno di squadra. Lo svizzero Thomas Luthi, terzo in sella alla Suter, completa il podio. Il britannico Scott Redding (Kalex) chiude al quarto posto e consolida il primato in classifica generale con 114 punti.
    In Moto3 vince Luis Salom. Il pilota spagnolo della Ktm, al secondo successo consecutivo, si impone sul tracciato precedendo 4 connazionali. Sul podio salgono Alex Rins e Maverick Vinales, suoi compagni di marca. In quarta posizione Alex Marquez, sempre in sella ad una Ktm, e Efren Vazquez, con una Mahindra. Romano Fenati (Ftr Honda) deve accontentarsi della 15a posizione. La vittoria consente a Salom di conquistare il primato nella classifica generale con 127 punti. Vinales perde la leadership e ora insegue a quota 122.(Adnkronos)




    Scherma: a Di Francisca Europei fioretto.
    A Zagabria bis europeo per la campionessa olimpica. Iniziano nel migliore dei modi i Campionati Europei di scherma a Zagabria. Elisa Di Francisca è medaglia d'oro nel fioretto femminile. L'olimpionica bissa il titolo continentale vinto a Sheffield 2011, con una prestazione eccellente conclusasi in finale contro la russa Diana Yakovleva, sconfitta col punteggio di 15-7.

    Un successo particolare per Elisa Di Francisca che torna alla vittoria in una competizione internazionale dopo l'oro olimpico di Londra, regalando anche la prima grande gioia al Commissario tecnico, Andrea Cipressa ed a Giovanna Trillini, che da ex compagna di squadra si è trasformata in 'maestro' personale. Nella cavalcata verso l'oro la Di Francisca si è ritrovata nei quarti Arianna Errigo e come a Londra 2012 a vincere è stata la jesina (15-5).

    "Avevo avvertito buone sensazioni sin dall'ultimo ritiro collegiale - ha dichiarato l'azzurra -. E' un successo molto importante per me. Non sarà l'oro olimpico ma è una vittoria che vale tantissimo. Non potevo sperare di avere viatico migliore viatico verso i Mondiali di Budapest di agosto. Dedico la vittoria ad Alessia Politi (la motociclista italiana in gravi condizioni dopo un incidente in pista, ndr) jesina come me".(Ansa)




    Carpi e Latina promossi in Serie B.
    Per entrambe e' la prima volta. LATINA PROMOSSO IN SERIE B, FESTA GRANDE IN CITTA' - Grande festa a Latina per la promozione della squadra di calcio in serie B, per la prima volta nella storia. Al fischio finale del match di ritorno con il Pisa, vinto 3-1 ai supplementari, il sindaco di Latina Giovanni Di Giorgi è entrato in campo, seguito dai tifosi che hanno riempito il terreno di gioco del Francioni per festeggiare insieme ai giocatori. La squadra ha annunciato che nelle prossime ore girerà la città a bordo di un pullman scoperto.

    I tifosi intanto, quelli che hanno popolato lo stadio e quelli che hanno seguito la partita dai maxi schermi allestiti ai giardini pubblici, si sono riversati per le strade del centro della città, a piedi e con le auto, con bandiere e striscioni per festeggiare la promozione. Per tutta la città e intorno allo stadio era stato predisposto un massiccio servizio d'ordine, ma non si è registrato finora alcun incidente o episodio violento.

    La gara di andata era finita 0-0. Il Pisa si era portato in vantaggio con Barberis su punizione al 19' del primo tempo. Pareggio del Latina con Jefferson nel primo minuto di recupero dei primi 45'. La gara si è decisa nei supplementari con i pisani in 9 per due rossi: decisive le reti di Cejas e Burrai.

    Le reti che hanno deciso la promozione del Latina: Cejas su rigore al 9' del primo tempo supplementare - con in porta Colombini vista l'espulsione del portiere Sepe - e dopo un altro rigore parato dallo stesso Colombini sempre a Cejas, il Latina ha ottenuto il terzo gol con Burrai nel 1' del secondo tempo supplementare.

    CARPI IN SERIE B, LA PRIMA VOLTA NELLA SERIE CADETTA - Quella conquistata dal Carpi a Lecce è la prima storica promozione in serie B negli oltre cento anni di vita del club modenese. Dopo la finale persa dei playoff un anno fa nel doppio confronto con la Pro Vercelli, la squadra di Brini è riuscita in questa impresa dopo il terzo posto conquistato nella stagione regolare. Un'altra finale per salire in B il Carpi l'aveva persa nel 1997 contro il Monza. Era il Carpi di Gigi De Canio. La storia recente della società modenese ha subito una decisa svolta nel momento in cui nell'estate del 2009 in serie D c'é stata la fusione con la Dorando Pietri di Carpi e il conseguente ingresso ai vertici della società di Stefano Bonacini, imprenditore nel campo della moda e titolare della Gaudì di Carpi. Con l'arrivo del ds Cristiano Giuntoli, elemento basilare per centrare questa scalata, nel 2010 dopo aver perso la finale dei playoff di serie D contro il Pianura, il Carpi è stato ripescato in C2. L'anno seguente (2011) la promozione in C1 e un anno fa (2012) la finale persa per salire in serie B. Nonostante la delusione patita dodici mesi fa, la società é ripartita cambiando quasi tutta la squadra, arrivando ad occupare la prima posizione alla fine del girone di andata. Poi il periodo di crisi ad inizio 2013, ha portato all'esonero dei due tecnici Tacchini e Cioffi e con Fabio Brini c'é stata la ripartenza.(Ansa)

    (Gina)



    MOSTRE E...... SAGRE

    Alla scoperta dell'arte e delle tradizoni



    MOSTRE



    Belgio, il Regno del Fumetto



    Il WOW rende omaggio ad alcune delle più amate strisce belga. La mostra è organizzata con la collaborazione di Turismo Fiandre, Bruxelles, Belgio, ente per la promozione del turismo delle Fiandre. ll Museo del Fumetto di Milano propone un viaggio in cento anni di fumetti belgi. Si tratta di tavole originali, pubblicazioni d'epoca, albi e giornali che raccontano quasi cento anni di della raffinata produzione fumettistica che ha regalato personaggi indimenticabili.
    Famoso per la cioccolata, la birra e la genialità dei suoi pittori, il Belgio detiene un primato assai curioso: con una superficie pari a un decimo di quella italiana è il paese con la più alta densità di fumettisti per chilometro quadrato.

    La mostra ''Belgio, il Regno del Fumetto''ci racconta tutto questo attraverso un percorso cronologico che parte dalla rivista Le petit Vingtième, sulle cui pagine nel 1929 nasce Tintin, il simpatico e intrepido ragazzino fotoreporter dal ciuffo rosso che gira il mondo alla ricerca di avventure con la sua macchina fotografica e il cagnolino Milou, personaggio tra i più amati e longevi della storia del fumetto ultimamente portato con successo sul grande schermo da Spielberg.
    Un regno incontrastato fino al 1938, quando nasce Spirou, simpatico facchino biondo anch’esso giramondo e avventuriero. Ai due personaggi vengono dedicate le più importanti riviste a fumetti del Paese, sempre in competizione per lanciare nuovi personaggi e autori come Peyo (nome d’arte di Pierre Culliford), lo storico creatore dei Puffi. Un fermento culturale in cui vengono alla luce personaggi come i detective dell’impossibile Blake e Mortimer (1946) di Edgar P. Jacobs, il redattore combinaguai Gaston Lagaffe (1957) e il simpatico animaletto maculato Marsupilami (1952) di André Franquin, gli aviatori Buck Danny (1947) e Dan Cooper (1954), nati uno in concorrenza all’altro sulle due riviste Tintin e Spirou, il cagnone Cubitus (1968) e molti altri. Tra tutti spiccano di certo per fama e notorietà il cowboy Lucky Luke (1946), ideato da Morris e scritto da grandi autori come René Goscinny (lo stesso di Asterix) e il romanziere Daniel Pennac, e i Puffi, gli omini blu di Peyo che, introdotti come comprimari in una storia di Rolando e Pirulì nel 1958, diventano i personaggi belgi più celebri del mondo, protagonisti di film e serie animate. Non esiste un genere predominante nel fumetto belga: la ricchezza di autori ha permesso di creare storie di pirati (Barbarossa, 1959), cavalieri (Il Cavaliere Ardente, 1966), cowboy (Blueberry, 1963), spie (XIII, 1984), birrai (I maestri dell’orzo, 1992), e perfino tassisti (Strapuntino, 1958) e agenti del fisco (IR$, 1999). E anche in Belgio rifulge l’eccellenza italiana con Dino Attanasio, autore italiano naturalizzato belga, creatore del Signor Spaghetti (1957), pubblicato a lungo su Tintin.
    Questo straordinario percorso viene illustrato dalla mostra grazie all’esposizione di tavole originali, pubblicazioni d’epoca, francobolli, figurine, pupazzi, gadgets, edizioni belghe e italiane e video. Grazie alla collaborazione tra WOW Spazio Fumetto di Milano e il Centre Belge de la Bande Dessinée di Bruxelles saranno esposte tavole originali di importanti autori.
    La mostra ''Belgio, il Regno del Fumetto'' si terra' dal 21 giugno al 6 ottobre.




    FESTE e SAGRE






    TEATRI



    "Napoleone voleva trasformare Parigi in Roma con la musica e il marmo. Ed è stato fatto. I suoi architetti gli hanno dato l'Arco di Trionfo e la Madeleine. Anche suo nipote, Napoleone III, voleva trasformare Parigi in Roma con Versailles accatastata nella parte superiore, ed anche questo è stato fatto. I suoi architetti gli hanno dato l'Opera di Parigi, in aggiunta al Louvre, e chilometri di nuovi viali".
    (Tom Wolfe)


    L'OPERA NATIONAL DE PARIS



    L'Opéra National de Paris venne fondata nel 1669 dal re Luigi XIV e si compone attualmente di due edifici principali: Operà Garnier e Operà Bastille.
    Il nuovo teatro parigino è dovuto proprio a Napoleone III: egli si affrettò alla costruzione di un nuovo edificio a seguito di un attentato subito dal corteo reale che si apprestava ad assistere ad uno spettacolo teatrale. Ottanta persone furono uccise dai dissidenti e questo spinse l'imperatore a chiedere un nuovo edificio con caratteristiche strutturali attinenti alla sua sicurezza fisica e a quella della sua corte. La Collocazione dell'Opéra e stata determinata dal piano urbanistico di Haussmann. Già aveva preso corpo l'idea di costruire un nuovo teatro lirico e, a tale scopo, nel 1860, viene indetto un concorso a cui partecipano 171 canditati. La vittoria viene conseguita da un architetto di 35 anni allora sconosciuto, Charles Garnier, a cui era stato assegnato il gran premio di Roma. Si racconta che quando il progetto venne presentato all'imperatore, venne subito messo in discussione tanto che l'imperatrice disse "Che cos'è? questo non è uno stile. Non è classico, non è stile Luigi XVI, che cos'è?"; e Garnier presumibilmente rispose: "No, gli stili di cui lei parla hanno già avuto i loro giorni e sono oramai passati. Questo è lo stile Napoleone III".
    Questo immenso teatro copre una superficie di 11237 m². Il palcoscenico può contenere 450 comparse ed il lampadario centrale ha un peso superiore a 6 tonnellate : tuttavia, date la vastità delle dépendance e dei corridoi, la sale può ospitare solo 2200 spettatori. La facciata principale e rivolta sulla place de l'Opéra. Sopra la gradinata, alcune arcate fanno da cornice ad una serie di statue e gruppi marmorei. Garnier, che desiderava affidarne l'esecuzione a Carpeaux, fu costretto a suddividere gli incarichi tra più artisti. Il gruppo scolpito da Carpeaux, la danza, minacciato dagli agenti asmosferici ed attualmente esposto al Musée d'Orsay, e stato sostituito da una copia da Paul Belmondo. Il padiglione che sporge sulla facciata laterale era quello destinato agli abbonati. Le carrozze potevano entrare nel cortile, illuminato da lampadari sostenuti da statue con figure femminili, opera di Carrier-Belleuse. Il padiglione dell'Imperatore, lungo la rue Scribe, presenta une doppia rampa che doveva essere l'accesso diretto al piano su cui si trovava il suo palco. Una particolarità del monumento e rappresentata dall'utilizzo, voluto da Garnier, di marmi provenienti da tutte le cave francesi, la cui gamma di colori e estremamente varia : bianco, blu, rosa, rosso, verde. Il grande Scalone ed il Grand Foyer sono opere notevoli concepite per rendere ancor piu fastoso l'insieme dell'edificio. Il soffitto della sala, che si può visitare al di fuori dell'orario delle prove, venne decorato da Chagall sul tema di opere e balletti famosi e fu collocato nel 1964.


    La prima pietra venne posata nel 1861. La costruzione dell' opéra ebbe diverse battute d'arresto. Il lavoro dovette essere interrotto per la scoperta di grotte con acque sotterrane nel corso degli scavi, una delle quali dovette essere prosciugata con pompe per 8 mesi. Durante i lavori, sotto la struttura, venne scoperto un piccolo laghetto sotterraneo, visibile ancora oggi dalle sue cantine fu il nascondiglio del Fantasma dell'Opera, nel famoso dramma di Paul Leroux. Fu anche interrotta dopo il disastro della guerra franco-prussiana, con la caduta del secondo impero francese e la Comune di Parigi del 1870. Durante questo periodo il lavoro continuò sporadicamente e girava la voce che la costruzione dell'opera sarebbe stata abbandonata. Si ebbe un incentivo per completarla quando la vecchia Opera di Parigi, conosciuta come Teatro dell'Accademia Imperiale di Musica, fu distrutta da un incendio durato 27 ore il 29 ottobre 1873, lasciando una Parigi disperata. Questo teatro era stata la sede del Balletto dell'Opera di Parigi e dal 1821 aveva presentato i più grandi capolavori. L'inaugurazione avvenne il 5 gennaio del 1875 in presenza di numerose personalità dell'epoca; per l'occasione furono rappresentate alcune parti dell'"Ebrea" di Ludovic Halévy e degli "Ugonotti" di Giacomo Meyerbeer.

    Dalla inaugurazione della moderna Opéra de Paris Bastille nel 1989, l'Operà Garnier viene principalmente utilizzata per spettacoli di balletto, ed è stata ufficialmente ribattezzata 'Palais Opera'. Il moderno edificio venne inaugurato durante l'anniversario dei 200 anni dalla Presa della Bastiglia.


    ...aneddoto...



    Il giovane Marcel va all'Opéra per ammirare la contessa Greffulhe (che ritroveremo descritta nel suo palco come principessa di Guermantes) e molti anni dopo confiderà a Céleste Albaret:

    "Non so quante volte sono andato all'Opera,
    solo per ammirare il suo portamento mentre saliva la scala".
    "Il palco di proscenio a destra, all'Opera, apparteneva alla contessa Greffulhe (...). Ogni lunedi, il giorno degli abbonati, mentre le parigine e le straniere più eleganti di Parigi esibivano le loro spalle nude, i loro diamanti, le loro perle, i loro abiti (...) nelle logge fra colonne e lungo l' emiciclo, la più bella, la regina della bellezza, la contessa Greffulhe si nascondeva nelle tenebre purpuree di questo palco che la sua appartenenza aveva reso famoso".


    Proust descrive lungamente la principessa di Guermantes nel suo palco all'Opéra in pagine dense di metafore marine. Questo è solo un breve stralcio:

    "... fra tutti quei rifugi, alla soglia dei quali la non grave cura di discernere le opere degli umani conduceva le dee curiose ed inaccessibili, il più celebre era il blocco della semioscurità conosciuto come "la barcaccia della principessa di Guermantes".
    Simile ad una dea suprema che presiede da lontano ai giochi delle divinità inferiori, la principessa era volutamente rimasta un po' sul fondo, su un divanetto laterale, rosso come uno scoglio di corallo, accanto a una vasta riverberazione vitrea che era probabilmente uno specchio e faceva pensare alla sezione perpendicolare, liquida e oscura praticata da un raggio di luce nel cristallo abbagliato delle acque."

    (I Guermantes, trad. Giovanni Raboni)


    (Gabry)





    STRUMENTI MUSICALI




    Bongo




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    jpgIl bongo è uno strumento musicale a percussione. È costituito da una pelle di origine africana a una sola membrana posta nella parte alta, di un risuonatore di legno a corpo doppio con due suoni di diversa altezza: medio e acuto. Si percuote con una o più dita a seconda dell'intensità desiderata. È usato nella musica latina.
    In Africa il bongo si usa in occasione di danze, feste e riti. In genere questo tamburo viene fabbricato a mano usando una pelle di vero animale, solitamente di capra.
    Il termine "bongo" è un termine generico che fa riferimento un po' a tutti i tamburi definiti "etnici". In realtà esiste l'appropriato "bongó" (e anche "bongos", usato forse con maggior frequenza ma decisamente meno corretto) al quale si riferisce quel tamburo di origine Cubana, poi diffusosi in tutta l'America Latina e in tutto il mondo, costituito da due "tamburi" fatti a forma di tronco di cono con montata una pelle ciascuno (pelle che può essere accordata tramite dei tiranti), uno un po' più piccolo dell'altro, in modo da ottenere due suoni ben distinti: il più grande ha una tonalità più grave ed è chiamato "hembra" (in italiano: femmina), mentre il più piccolo ha una tonalità più acuta ed è chiamato "macho" (in italiano: maschio); sono uniti da un parallelepipedo di legno fissato tra un tamburo e l'altro. Inizialmente era usato come unico strumento percussivo nei gruppi che suonavano il "cha-cha", "bolero" e "danzón"; successivamente, con l'entrata nei gruppi di altre percussioni quali "congas" (o tumbadoras) e "timbales" (o paila), diventano strumento per creare abbellimenti e fraseggi per enfatizzare il canto e/o un particolare momento del brano; quando entra il "mambo", cioè la parte del brano con i fiati, il "bongocero" (chi suona il bongó) lascia il bongó per suonare la campana a mano.
    230px-BongoI Bongo producono un suono più alto rispetto alla conga e sono tenuti tra le ginocchia,o su un apposito supporto, con la hembra, il tamburo più grande, verso destra (i mancini lo tengono al contrario). In genere vengono colpiti con le dita o con le palme delle mani, sebbene alcune composizioni moderne richiedano le bacchette. Il suono può essere facilmente modificato ponendo parte della mano in cima alla pelle, mentre si colpisce con l'altra. Nel caso delle orchestre il musicista può essere in piedi. Il glissando è prodotto dallo sfegamento del dito medio, sostenuto dal pollice, sulla testa del tamburo. Talvolta il dito viene inumidito di saliva, o bagnato di sudore prima di sfregarlo.
    Alcuni suonatori si aiutano con la cera d'api.