MATERA

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  1. gheagabry
     
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    "Delle città dove sono stato, Matera è quella che mi sorride di più, quella che vedo meglio ancora, attraverso un velo di poesia e di malinconia."
    (Giovanni Pascoli)


    MATERA


    La città si trova nella parte orientale della Basilicata a 401 m s.l.m. Sorge proprio al confine tra l'altopiano delle Murge ad est, e la fossa Bradanica ad ovest, solcata dal fiume Bradano. Il torrente Gravina di Matera, affluente di sinistra del Bradano, scorre nella profonda fossa naturale che delimita i due antichi rioni della città.
    Le sue parti appartengono a epoche diverse: la più antica è quella dei ”Sassi” che lo sperone della Civita congiungono con il Duomo; la parte medievale-rinascimentale si estende lungo "il Piano", ai bordi dei Sassi; e infine, la città nuova, con rioni eleganti realizzati dai più noti architetti italiani.


    I Sassi rappresentano la parte antica della città di Matera. Sviluppatisi intorno alla Civita, costituiscono una intera città scavata nella roccia calcarenitica, chiamata localmente “tufo”, un sistema abitativo articolato, abbarbicato lungo i pendii di un profondo vallone dalle caratteristiche naturali singolari e sorprendenti: la Gravina. Strutture edificate, eleganti ed articolate si alternano a labirinti sotterranei e a meandri cavernosi, creando un unicum paesaggistico di grande effetto. Il sovrapporsi di diverse fasi di trasformazioni urbane sull’aspra morfologia murgica originaria, il raffinato dialogo tra rocce ed architettura, canyon e campanili, ha creato nel corso dei secoli uno scenario urbano di incomparabile bellezza e qualità. Un tempo cuore della civiltà contadina, oggi, ristrutturati e rinobilitati, i Sassi rivivono e lasciano senza fiato soprattutto di sera quando le piccole luci di residenze, botteghe di artigiani e ristoratori li rendono come un presepe di cartapesta. I Sassi si compongono di due grandi Rioni: Sasso Barisano e Sasso Caveoso, divisi al centro dal colle della Civita, l'insediamento più antico dell'abitato materano, cuore della urbanizzazione medioevale. Un incredibile complesso di grotte, cavità naturali e scavate dall'uomo, piccole costruzioni addossate le une alle altre e interdipendenti, fatte della stessa roccia calcarea che forma la montagna. Sul versante opposto si possono vedere nella roccia della montagna numerose altre grotte che furono abitate da eremiti. Domina l'abitato la Cattedrale, un pregevole esempio di romanico pugliese, con un rosone sulla facciata in pietra locale....la Chiesa di San Pietro Caveoso del XII secolo, costruita a strapiombo nel sasso omonimo, mentre nel sasso opposto si trovano San Pietro Barisano che risale originariamente all’XI secolo ed è in gran parte scavata nella montagna, e Sant'Agostino della fine del XVI secolo, edificata su una cripta rupestre del XII secolo.
    Le numerose Chiese Rupestri che si incontrano lungo il cammino; alcune di esse oggi ospitano importanti esposizioni d'arte contemporanea, soprattutto nella stagione estiva. Sono state censite quasi 130 chiese, molte con affreschi, altari e sculture. Sono in parte scavate, in parte completate da strutture murarie o ipogee. La maggior parte di esse risalgono alla civiltà monastica greco-bizantina fra l'VIII e il XIII secolo. Il fronte opposto a quello abitato offre un’uguale ricchezza di testimonianze .. San Nicola dell'Ofra, la Madonna delle Croci, le cripte di Sant' Eustachio, la Madonna di Monteverde, la Madonna degli Angeli, la Madonna del Giglio, Santa Barbara e i bellissimi affreschi di San Nicola dei Greci. Altre chiese punteggiano il tessuto cittadino: San Giovanni Battista, del XIII secolo, così come San Domenico, o San Francesco d'Assisi, in gran parte modificata nel corso del XVIII secolo, periodo cui risale anche la Chiesa del Purgatorio. La piccola chiesa della Mater Domini appartenne all'ordine dei Cavalieri di Malta e risale al XVII secolo. Il complesso di Santa Chiara, invece, risale al XVI secolo, ma fu ampiamente ristrutturato due secoli più tardi. All'infelice vicenda del conte Tramontano si lega anche quella del castello che egli decise di far erigere durante il suo dominio, e che rimase incompiuto.
    Reagendo a secoli di povertà e di isolamento, Matera è diventata una città vivace, aggiornata, cordiale, con una cultura che vive di fatti contemporanei e di storia. In essa senti ovunque l’antico richiamo della roccia e ti muovi in un paesaggio incantato, senza tempo. Dai Sassi ai dintorni ricchi di natura e storia, tutto a Matera parla con il linguaggio delle emozioni e della cultura. Aspetti diversi e al tempo stesso preziosi, facce di un unico prisma, di una stessa città, che accolgono e incantano.

    « La città è di aspetto curiosissimo, viene situata in tre valli profonde nelle quali, con artificio, e sulla pietra nativa e asciutta, seggono le chiese sopra le case e quelle pendono sotto a queste, confondendo i vivi e morti la stanza. I lumi notturni la fan parere un cielo stellato. »
    (Giovan Battista Pacichelli, Il Regno di Napoli in Prospettiva)


    ...Castello Tramontano...


    La costruzione di massicci torrioni ebbe inizio nei primi anni del ‘500 ad opera del Conte di Matera Gian Carlo Tramontano. Di stile aragonese, fu ideato con lo scopo di difendere la città lungo il lato più esposto, ma è rimasto incompiuto per l’uccisione del Conte, avvenuta durante una violenta sommossa popolare il 29 dicembre 1514. L’altissimo costo dell’opera, pari ad oltre 25 mila ducati e la bassissima paga di 6 soldi al giorno, contribuirono ad inasprire gli animi dei materani, che misero fine ai soprusi in una delle pagine più violente della storia cittadina.
    L’anno 1495 segna per Matera l’inizio di un periodo oscuro e triste a causa delle vicende che la vedranno sottomessa per la prima volta alla servitù feudale. Proprio in quel periodo, la figura di Giancarlo Tramontano, originario di Sant’Anastasia, vicino Napoli, umile popolano sostenitore degli aragonesi, emerge fra tumulti e tensioni per il dominio sulla città partenopea, tra i francesi di Carlo VIII e gli spagnoli, a seguito della morte di Ferdinando I d'Aragona, avvenuta nel 1494. Nonostante avesse una carica importante quale Mastro della Regia Zecca, ritornò a Matera colmo di debiti pretendendo dall'aristocrazia locale, sempre più offesa e derisa, altre gabelle e tasse per colmare le casse vuote. La sua triste fine era, ormai, imminente…Il 28 dicembre del 1514 chiese al popolo 24 mila ducati per sanare un debito con il suo creditore catalano Paolo Tolosa. Esasperati dai continui soprusi, alcuni popolani e nobili, riunitisi nel Sasso Barisano nei pressi della Parrocchia rupestre di San Giovanni Vecchio, nascosti dietro un masso, “u pizzone du mmal consighj” - il masso del mal consiglio -, che fungeva da testimone, organizzarono l’uccisione del Conte. L’agguato si sarebbe svolto l’indomani in Duomo, poiché la chiesa era l’unico posto dove il Conte era costretto, dalle usanze del tempo, a disarmarsi. La guarnigione armata lo avrebbe atteso all’esterno come sempre. D’altronde le sue guardie, mercenarie, si potevano corrompere facilmente. E così fu…
    La morale di questo episodio si può leggere nel motto sullo stemma cittadino, che recita “Bos lassus firmius figit pedem”, letteralmente a significare la carica di violenza che può manifestarsi in un popolo pacifico, ma stanco di vessazioni. Per l’ironia del destino..il luogo dove fu trucidato ha preso il nome di Via Riscatto a ricordare la vittoria del popolo e la caduta del tiranno.... curiosamente, a Napoli la commissione toponomastica del Comune ha intitolato una strada a Gian Carlo Tramontano, molto centrale, vicino a Via Duomo, Via Seggio del Popolo e Piazza Nicola Amore, per ricordare la sua elezione democratica, la prima nella storia di Napoli, per rappresentare il popolo nel parlamento partenopeo.

    «... quando uscii dalla stazione ... e mi guardai intorno, cercai invano con gli occhi la città. La città non c'era. Ero su una specie di altopiano deserto... In questo deserto sorgevano, sparsi qua e là, otto o dieci grandi palazzi di marmo... Mi misi finalmente a cercare la città... arrivai a una strada, che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case, e dall'altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera... La forma di quel burrone era strana; come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso in un apice comune... Questi coni rovesciati, questi imbuti, si chiamano Sassi. Hanno la forma con cui, a scuola, immaginavamo l'Inferno di Dante ...».
    (Carlo Levi descrive Matera, nel suo celebre romanzo del 1945: Cristo si è fermato a Eboli)


    ...la storia...


    Matera è considerata una delle più antiche città del mondo. Le ricerche e i relativi reperti dimostrano che i primi insediamenti umani nel suo territorio risalgono al Paleolitico. Le prime popolazioni, probabilmente costituite da cacciatori nomadi, furono seguite da altre, dedite alla pastorizia, che si stanziarono soprattutto sulla Murgia Timone, sulla Murgecchia e sul colle della Civita, zone di facile accesso all’acqua del laghetto naturale chiamato Jurio: qui furono occupate le grotte esistenti e numerose altre furono scavate nella roccia tufacea. Nel periodo Neolitico gli insediamenti diventarono più stabili; lo dimostrano tracce evidenti di diversi villaggi trincerati. Con l’Età del ferro nacque il primo nucleo urbano, quello dell'attuale Civita, sulla sponda destra della Gravina.
    Molti secoli passarono in questo ambiente, lontano dai grandi centri e caratterizzato da pochi eventi eccezionali e da una singolare continuità di vita. La vita cittadina proseguì con stratificazioni successive, come ha dimostrato lo studioso Domenico Ridola ai primi del Novecento. Scavi effettuati presso la Cattedrale misero in luce i vari periodi della storia della città. Oltre a questa documentazione stratigrafica, le vicende storiche di Matera sono raccontate dalle abbondanti testimonianze raccolte nel Museo Nazionale Archeologico Ridola, che, partendo dai reperti del paleolitico inferiore, giunge a quelli di epoca storica, greca e romana. La città doveva aver raggiunto una sua precisa fisionomia, quando vi si insediarono le prime colonie greche. Nel periodo greco Matera non ebbe particolare importanza, pur mantenendo stretti rapporti con le colonie situate sulla costa metapontina. A quest’epoca risale il nome. Sembra che la città fosse chiamata Mataia ole dai Greci, che deriva da Mataio olos, il cui significato è "tutto vacuo", con riferimento alla Gravina; altra ipotesi è che il nome derivi da Mata (cumulo di rocce); ma potrebbe anche derivare dalle iniziali di Metaponto e Heraclea, avendo accolto profughi delle due città dopo la loro distruzione; infine Mateola, nome antico della città, potrebbe derivare dal consolato romano di Quinto Cecilio Metello.
    La dominazione romana – iniziata nel 272 a.C. – durò a lungo, ma non lasciò grandi tracce: Matera fu solo centro approvvigionamento e di passaggio. In questo periodo, la distruzione di antichi monasteri e la successiva chiusura di altri hanno contribuito a disperdere documenti di grande valore. Si rilevano perciò grandi lacune di notizie storiche prima del Mille. Dopo la caduta dell’Impero romano d’occidente, nella seconda metà del VI secolo, Matera è dominata dai Longobardi, che non lasciarono una particolare impronta e furono cacciati nel 612 dai Bizantini. Nel 664 Matera, riconquistata dai Longobardi, entra a far parte del Ducato di Benevento. Nell' 867, i Longobardi, molestati dai Saraceni, chiedono l'intervento dell'imperatore Ludovico II, imperatore dei Franchi, il quale la mette a ferro e a fuoco per cacciare i Saraceni e poi provvede a riedificarla. Nel 938 la città subisce altre incursioni e spoliazioni da parte dei Saraceni. Contesa dai Salernitani, conquistata da Ottone Il e quindi da Benevento, Matera è nuovamente espugnata dai Greci (978). Ricostruita nel 994 dopo un disastroso terremoto, è per lungo tempo assediata dai Saraceni.
    Intorno al Mille, i Normanni tengono la Contea materana, come stato indipendente, al centro di vaste terre e di numerosi castelli. Il primo conte, nel 1043, è Guglielmo il Normanno. Poi seguono gli Altavilla: al comando di Roberto, escono dal Castiglione i crociati materani, in partenza per la liberazione del Santo Sepolcro. Fedele a Federico II, Matera si adatta malvolentieri al dominio degli Angioini e spera la tregua sotto gli Aragonesi. Gli Aragonesi promisero formalmente di mantenerla nella regia dipendenza, ma spesso vennero meno agli impegni presi: gravi conseguenze si ebbero con la vendita della città al conte Giancarlo Tramontano che, resosi inviso a tutta la popolazione, fu trucidato nel 1514.
    Fra un alternarsi di libertà e di soggezione con varie vicende di riscatti e di vendite, Matera, che faceva parte della Terra d'Otranto, nel 1663 fu scelta a sede della Regia Udienza di Basilicata e, aggregata a questa regione, ne rimase capitale fino al 1806, quando Giuseppe Bonaparte trasferì le competenze regionali a Potenza. Nel 1927 Matera divenne capoluogo di provincia, ora composta di trentun comuni.
    Matera fu la prima città del Mezzogiorno a insorgere contro i nazisti. Il 21 settembre 1943, dieci materani furono mitragliati dai tedeschi in ritirata. La giornata raggiunse il culmine con la feroce rappresaglia nazista che costò la vita ad altri dodici materani, fatti saltare in aria nel "palazzo della milizia".
    Nel 1948 nacque la questione dei Sassi di Matera, sollevata dal leader comunista Palmiro Togliatti, e poi dal democristiano Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio. Nel 1952 una legge nazionale stabilì lo sgombero dei Sassi e la costruzione di nuovi quartieri residenziali che svilupparono la città nuova nella quale confluirono i 15.000 abitanti dei Sassi. Nel 1986 una nuova legge nazionale finanziò il recupero degli antichi rioni materani, ormai degradati da oltre trent'anni di abbandono. Nel 1993, infine, i Sassi di Matera furono dichiarati dall'UNESCO Patrimonio mondiale dell'umanità.

    Un posto unico al mondo. [...] Come non ricordare quando venni a Matera con Francesco De Gregori, a luglio del 2010. Il concerto fu rinviato per pioggia e io ne approfittai con Francesco per conoscerla da vicino e recuperarla nella memoria. Fu un giorno importante perché scoprii da vicino l’unicità di Matera, un miracolo del tempo, di una felice armonia fra la storia e la contemporaneità.
    (Lucio Dalla)


    ....scenario cinematografico....


    Differenti motivi hanno spinto numerosi registi a girare i loro films nei Sassi di Matera. Nel '49 ad esempio, Carlo Lizzani realizza un documentario cercando di indagare su quel mondo contadino descritto da Carlo Levi e ne coglie le contraddizioni. E' l'unica volta che i Sassi di Matera non fingono di essere qualcos'altro o una mera scenografia e raccontano la loro storia. Da qui in avanti infatti i Sassi saranno adattati alle varie esigenze. Lattuada li sceglie per girarvi la Lupa, ed i Sassi diventano un misero paesino siciliano.
    Dagli anni 60 i Sassi sono ormai completamente disabitati ed il forte senso di degrado, a seguito dell'abbandono, viene utilizzato pretestuosamente per mostrare l'arretratezza meridionale, come ne "Gli anni Ruggenti", "Il demonio", "I basilischi", "Qui comincia l'avventura", "Cristo si è fermato ad Eboli" e "Terra bruciata". I Sassi, senza vita, sono ormai una scenografia senza un preciso tempo storico. Pasolini nel suo "Vangelo secondo Matteo" del 1964 ne consacra questo ruolo: ai Sassi viene dato un senso solo se avulsi dal presente periodo storico, e proiettati in un mondo immobile, metafisico, senza tempo. E' il solo modo per farli vivere, altrimenti è nettissima la loro separazione dal presente, sembra dirci Pasolini. Curiosamente, una seconda volta i Sassi nell'85 diventano Gerusalemme, con King David, (Richard Gere era l'attore protagonista), ed una terza volta nel 2002 con il film "La Passione di Cristo" di Mel Gibson.
    Il tempo che non muta nei Sassi sfollati favorisce gli scenari piu' disparati: un paese meridionale del Settecento (il sole anche di notte), di inizio Ottocento (Allonsanfan con Mastroianni), un paese basco del Novecento (L'albero di Guernica), un paese siciliano degli anni Cinquanta (L'uomo delle stelle di Tornatore). Un posto surreale, adatto anche al fiabesco "C'era una Volta" con Sofia Loren o allo stravagante "Il tempo dell'inizio".
    Mai, comunque, sono tornati ad essere i Sassi. Grazie alla splendida scenografia che offrono, assieme al territorio circostante, e grazie all'assenza di popolazione e quindi di trasformazioni, hanno costituito negli ultimi cinquanta anni un ottimo set per decine di registi. (sassiweb.it)
     
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  2. gheagabry
     
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