GHANDI -(ricerca)

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    GHANDI -(ricerca)

    GANDHI

    L'impegno politico di Gandhi inizia in Sudafrica, dopo che egli è stato cacciato dalla prima classe di un treno perché indiano …
    Il rifiuto di obbedire alle leggi inglesi e alla scelta della non violenza, si accolla la missione di strappare i suoi connazionali al dominio britannico


    CHI E’ GANDHI ?


    Gandhi, Mohandas Karamchand nato a Porbandar, Gujarat nel 1869, era un uomo politico e leader nazionalista indiano, il cui contributo fu fondamentale per il raggiungimento dell’indipendenza dell’India dal dominio britannico. Il suo eccezionale carisma e la sua celebre dottrina della “resistenza passiva” ne fecero una figura leggendaria, la cui influenza oltrepassò i confini del suo paese e del suo tempo. Proveniente da una famiglia agiata di commercianti, nel 1888 Gandhi si recò a Londra per frequentare la facoltà di legge allo University College e nel 1891 ritornò In India per iniziare la carriera di avvocato.


    Nei ventuno anni trascorsi nel paese africano, la testimonianza diretta delle discriminazioni razziali subite dagli immigrati di origine indiana e dalla popolazione indigena trasformò il timido avvocato in un convinto attivista politico.

    “ LA NON VIOLENZA ’’

    Gandhi si batté per il riconoscimento dei diritti e delle libertà civili dei suoi connazionali da parte delle autorità sudafricane e, per la sua attività politica, in numerose occasioni fu incarcerato; fondatore della non violenza, concepì un nuovo metodo di lotta basato sulla resistenza passiva e sulla non cooperazione con le autorità. Ricco di cultura induista, Gandhi accolse anche la cultura occidentale e di altre religioni. Egli seppe prendere il meglio dell’una e dell’altra, subendo fortemente l’influenza del pacifismo di Lev Tolstoj e delle teorie sulla disobbedienza civile sostenute da Henry David Thoreau. Durante la guerra anglo-boera Gandhi organizzò un servizio di autoambulanze per l’esercito britannico e diresse un’unità della Croce Rossa.

    LOTTA PER L’ INDIPENDENZA


    Nel 1915, dopo che il governo sudafricano ebbe attuato alcune riforme a favore della popolazione indiana, Gandhi tornò in India e in poco tempo divenne il leader indiscusso del Movimento nazionalista indiano. Egli riuscì a trasformare il Congresso nazionale indiano (o Partito del Congresso) in un partito politico con largo seguito anche fra quei gruppi fino ad allora esclusi da ogni attività politica, quali le donne, i commercianti, i contadini più abbienti e i giovani. Dopo il massacro di Amritsar, avvenuto nel 1919, Gandhi promosse una campagna di protesta a livello nazionale, basata sulla non cooperazione con il governo britannico.
    Dopo una seconda campagna imperniata sulla disobbedienza civile e sul boicottaggio dei prodotti britannici, nel 1921 fu condannato a sei anni di reclusione, pena che scontò parzialmente. L’indipendenza economica dell’India fu il punto culminante del movimento swaraj (in sanscrito “autogoverno”): lo sfruttamento dei contadini da parte degli industriali britannici aveva prodotto un impoverimento diffuso e la virtuale distruzione dell’industria indiana. Gandhi si batté per un potenziamento delle attività artigianali e nelle campagne. A partire dal 1925, convinto che l’indipendenza fosse irraggiungibile se non era accompagnata da una radicale trasformazione morale e sociale, Gandhi sostenne un programma di rinascita nazionale, che comprendeva la lotta ai pregiudizi contro il lavoro manuale, il superamento della divisione tra ambiente urbano e ambiente rurale, la valorizzazione delle lingue indigene e l’eliminazione della casta degli “intoccabili”, con i quali si sarebbe identificato per tutta la vita sposandone la causa, nonostante provenisse da una casta superiore. Gandhi assurse a simbolo internazionale dell’India libera e in patria cominciò a essere venerato come un santo: conduceva la vita spirituale e ascetica di un predicatore, praticando il digiuno e la meditazione, rifiutando qualsiasi possesso terreno e vestendo come un membro delle caste più basse. Egli diede all’induismo una valenza politica e sociale totalmente nuova, ispirata ad altre culture e a tradizioni religiose di altre fedi.


    Perfezionò il metodo della satyagraha ( forma di digiuno ) e sviluppò la “nuova scienza della non violenza. Nel 1930 Gandhi indisse una nuova campagna di disobbedienza civile, invitando la popolazione a non pagare le imposte, in particolare quella che gravava sul sale, prodotto sul quale il governo britannico esercitava un monopolio assoluto; migliaia di indiani seguirono Gandhi nella “marcia del sale” da Ahmadabad fino a Dandi, sul Mare Arabico, per raccogliere il sale dall’acqua marina, sfidando simbolicamente la legge britannica: il Mahatma fu nuovamente arrestato e rilasciato dopo qualche mese. Dopo un viaggio in Europa, dove fu a Londra e a Roma, Gandhi fece ritorno in India. Nel 1932 iniziò una nuova campagna di disobbedienza civile contro il dominio britannico: ripetutamente arrestato e quindi rilasciato, durante un periodo in prigione iniziò uno sciopero della fame per migliorare la condizione degli intoccabili, oggetto di discriminazioni politiche.

    L’ INDIPENDENZA

    Nel 1934 il Mahatma si ritirò dalla politica attiva, lasciando il posto di leader del Partito del Congresso, e intraprese un viaggio attraverso le campagne per diffondere l’ahimsa (“non violenza”) e promuovere la riforma sociale. La sua autorità morale e spirituale era tale che il limitato autogoverno concesso dalla Gran Bretagna all’India attraverso la promulgazione del Government of India Act (1935) non poté essere applicato finché non ottenne l’approvazione di Gandhi. Nel 1939 egli riprese l’attività politica e tentò di mettere d’accordo le diverse comunità religiose: a tale scopo iniziò uno sciopero della fame che sarebbe continuato finché le divergenze di casta e religiose tra indù e musulmani non fossero superate. Allo scoppio della seconda guerra mondiale il Mahatma decise di non sostenere la Gran Bretagna, se questa non avesse garantito all’India una completa e immediata indipendenza; anche dopo l’entrata in guerra del Giappone, rifiutò la partecipazione dell’India al conflitto. Nel 1942 il Mahatma fu nuovamente incarcerato, ma venne rilasciato due anni dopo per motivi di salute. La lotta per l’indipendenza dell’India entrava nella sua ultima fase: il governo britannico aveva acconsentito a concedere l’indipendenza a condizione che il Partito del Congresso risolvesse le sue divergenze con la Lega musulmana. Gandhi ebbe un ruolo fondamentale nel corso delle trattative e, tre anni dopo, nell’agosto del 1947, l’India divenne un paese indipendente. Contemporaneamente, nonostante il Mahatma avesse sempre perseguito la causa dell’unità, il Pakistan musulmano fu dichiarato uno stato autonomo, poiché non si riuscì a trovare un accordo che soddisfacesse le divergenze etniche e religiose fra i due paesi. Negli ultimi mesi del 1947 le rivalità fra indù e musulmani provocarono nuovi, sanguinosi tumulti: Gandhi sostenne la causa della pace effettuando digiuni a oltranza, ma il 30 gennaio 1948 fu ucciso da un nazionalista indù durante un incontro di preghiera.

     
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