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Predicato
Appunto sul predicato in italiano: il predicato è la voce verbale che ci informa su ciò che il soggetto fa o subisce o su come il soggetto è
IL PREDICATO
Il predicato è la voce verbale che ci informa su ciò che il soggetto fa o subisce o su come il soggetto è:
Es. Il gatto fa le fusa
Il gatto è rincorso dal cane
il gatto è grigio
Il predicato rappresenta il nucleo della frase, tanto che può costituirne una da solo:
Es. Piove!
Il predicato concorda con il soggetto nella persona e nel numero:
Es. I ragazzi giocano a palla
Le ragazze sono stata rimproverate dal custode
La mia automobile è rossa
Il predicato può essere di due tipi: verbale o nominale:
Il predicato verbale indica l’azione compiuta o subita dal soggetto
Es. Gli allievi discutono
Il calciatore è ammonito
Gli atleti si allenano
Il predicato nominale indica una qualità del soggetto ed è costituito da una voce del verbo essere seguita da un nome o da un aggettivo (o da qualsiasi altra parte del discorso usata come sostantivo). In particolare:
a. La voce del verbo essere si chiama copula (legame), perché unisce il soggetto ad una sua determinazione;
b. Il nome o l’aggettivo si chiamano nome del predicato.
Il predicato nominale si ha anche con quei verbi che, non esprimendo da soli un senso compiuto, necessitano della presenza di un sostantivo o di un aggettivo affinché il loro significato si completi.
Questi verbi sono detti copulativi.piùcomuni sono: parere, sembrare, divenire, riuscire, ecc.
Rientrano nel nome del predicato avverbi che rafforzano o indeboliscono gli aggettivi, nonché le forme dei comparativi e dei superlativi.Predicato - Verbale e nominale
Il predicato verbale e` costituito da un verbo predicativo, cioè dotato di significato autonomo e compiuto; quello nominale da una voce del verbo essere (detta copula) accompagnata da un nome o da un aggettivo
Predicato verbale
Il predicato verbale e` costituito da un verbo predicativo, cioè dotato di significato autonomo e compiuto, che esprime una condizione, uno stato, un`azione del soggetto. I gruppi verbali formati con un verbo servile (potere,dovere,volere), fraseologico(sapere,cominciare,stare) costituiscono sempre un unico predicato verbale.
Esempi:
Lucia e` voluta partire per le vacanze
Lucia e` dovuta tornare dalle vacanze
Lucia ha cominciato a nuotare
Anche il verbo essere svolge le funzioni di un predicato verbale quando svolge la funzione di esistere, stare, trovarsi, rimanere, appartenere.
Esempi:
Il cane e` nella cuccia.
Luca era con i suoi genitori
Le chiavi saranno di Lucia
Predicato nominale
Il predicato nominale e` costituito da una voce del verbo essere (detta copula) accompagnata da un nome o da un aggettivo che completano il significato del verbo che si riferisce al soggetto.
Esempi:
Il Nilo e` un fiume
Il gatto e` bianco
Tua madre era triste
Nel predicato nominale si distingue:
- il verbo che si dice copula;
- il nome o l`aggettivo che ne completano il significato, che sono detti nome del predicato o parte nominale;
Esempi:
Il gatto e` un felino
-> Il gatto: SOGGETTO
-> è: COPULA
-> un felino: NOME DEL PREDICATO o PARTE NOMINALE
-> la mia cena: SOGGETTO
-> sarà: COPULA. -
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Periodo e proposizioni
Appunti di grammatica riguardanti il periodo e le proposizioni, classe terza media. Riassunto molto breve per ripasso rapido.
Il periodo e le proposizioni
Il periodo è una parte di testo che ha senso compiuto ed è formato da una o più proposizioni che sono collegate tra loro.
Le proposizioni che può contenere possono essere di tre tipi:
- proposizione principale;
- proposizioni subordinate;
- proposizioni coordinate.
La proposizione principale è sempre presente in qualsiasi periodo.
Tipi di periodo
Il periodo si dice semplice quando è composto da una sola proposizione, quella principale.
Il periodo si dice composto quando è formato dalla proposizione principale e da una o più proposizioni coordinate (legate tra loro da una congiunzione coordinante).
Infine, il periodo si dice complesso quando è formato dalla proposizione principale e da una o più proposizioni che possono essere coordinate o subordinate.Parti del discorso
Descrizione semplice e riassuntiva di alcune nozioni essenziali di fonologia e spiegazione dettagliata di alcune parti variabili del discorso(nome, aggettivo e articolo)
Fonologia
Dittonghi,trittonghi e iato:
Si ha un dittongo quando la I o la U si uniscono ad altra vocale;
Si ha un trittongo quando la I e la U si uniscono ad altra vocale;
Si ha uno iato quando la I o la U sono accentate vicino ad un’altra vocale o quando c’è un dittongo senza né la presenza della I, né la presenza della U.
Digrammi e trigrammi:
I digrammi sono alcuni gruppi di lettere inseparabili: ch; gi; gl; gn; sc + vocale
I trigrammi sono alcuni gruppi di lettere inseparabili: chi; ghi; gli; sci + vocale
La s impura è la s di alcuni gruppi inseparabili, come ad esempio str.
Per avere una sillaba bisogna avere per forza una vocale. Se si ha un dittongo o un trittongo si ha già una sillaba.
Le doppie si separano.
Parole tronche, piane, sdrucciole e bisdrucciole:
La parola tronca ha l’accento sull’ultima sillaba;
La parola piana ha l’accento sulla penultima sillaba;
La parola sdrucciola ha l’accento sulla terzultima sillaba;
La parola bisdrucciola ha l’accento sulla quartultima sillaba.
Monosillabi accentati:
Il sé si accenta;
Il sì si accenta solo se è affermativo;
Il che si accenta nella parola perché;
Il do non si accenta;
Il da si accenta solo se è verbo dare;
Il fa non si accenta;
Il né si accenta solo quando è negativo;
Il po’ è invece un troncamento.
Elisione e troncamento:
L’elisione è la caduta della vocale finale di una parola davanti ad un'altra vocale (una oca = un’oca);. -
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Nome
Schema di grammatica sul nome: il nome è la parte variabile del discorso che indica una persona, un luogo, una cosa o, più in generale qualsiasi entità animata
Cos'è?
Il nome è la parte variabile del discorso che indica una persona, un luogo, una cosa o, più in generale qualsiasi entità animata. Inanimata o pensata. I nomi sono anche detti sostantivi.
IL NOME DAL PUNTO DI VISTA SEMANTICO
PROPRI(INDIVIDUALI) Parigi,Paolo
COMUNI
CONCRETI tavolo,profumo
ASTRATTI bellezza,virtù
COLLETTIVI mandra,oliveto
NUMERABILI libro,vaso
NON NUMERABILI farina,miele
IL NOME DAL PUNTO DI VISTA MORFOLOGICO
GENERE(MASCHILE/FEMMINILE)
MOBILI amico/amica,leone/leonessa
COMUNI il consorte/la consorte
PROMISCUI la tigre maschio/la tigre femmina
INDIPENDENTI marito/moglie,fratello/sorella
NUMERO(SINGOLARE/PLURALE)
MOBILI amico/amici,sorella/sorelle
INVARIABILI la città/le città
DIFETTIVI pazienza,redini
SOVRABBONDANTI filo/fili/fila,gesto/gesti/gestaMorfologia
La maggioranza delle parole di una lingua è costituita da elementi modificabili, che variano forma e significato in relazione alle altre parole
Morfologia:
La maggioranza delle parole di una lingua è costituita da elementi modificabili, che variano forma e significato in relazione alle altre parole, agli altri elementi linguistici presenti nella frase, nell'enunciato. Questi processi di modificazione sono l'oggeto di analisi della Morfologia, dal greco morphé "forma" e lògos "studio" cioè tradotto letteralmente "studio della forma".
"La Morfologia è la parte della grammatica o della linguistica che ha per oggetto della struttura grammaticale delle parole e che ne stabilisce la classificazione e l'appartenenza a determinate categorie come il nome, il pronome, il verbo, l'aggettivo, e le forme della flessione, come la coniugazione per i verbi e la declinazione per i nomi distinguendosi dalla fonologia, dalla sintassi e dal lessico." (Tratto da wikipedia l'eciclopedia libera)
Dando una dimostrazione pratica della modificabilità degli elementi di una frase dò esempio in queste tre frasi:
Il libro è sul tavolo. The book is on the table. Le livre est sur la table
queste tre frasi possono modificarsi in
I libri sono sul tavolo. The books are on the table. Les livres sont sur la table.
Parole come il, libro, essere in italiano; book, are in inglese; le, livre, etre in francese possono variare nella forma, dunque sono parole variabili.
Non tutte le parole di una lingua hanno la proprietà di modificarsi e non tutte le lingue si comportano nello stesso modo.. -
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Linguaggio - Passaggio dal latino al volgare
Appunto completo con la spiegazione di come nascono le lingue e su come avviene il passaggio dalla lingua latina all'uso della lingua volgare, appannaggio di molti autori di questo periodo
Dal latino al volgare - Il passaggio
1) I romani diffondono il latino in tutto il territorio sottomesso.
2) Il latino si sovrappone alle lingue locali italiche e preitaliche
3) Il latino parlato muta dal latino scritto, distinzione tra scritto e parlato.
4) Nasce la necessità di parlare e scrivere una lingua comune in tutto l'Impero, così nasce il volgare (da vulgus = popolo). La necessità nasce soprattutto perché gli illetterati non conoscevano il latino.
5) Nasce il volgare. Nascono le prime testimonianze in volgare. Nasce la scuola siciliana che è legata alla corte di Federico II e fini artistici. Si formano le prime lingue neolatine (ovvero derivanti dal latino): - Volgare GERMANICO - Volgare ITALIANO - Volgare FRANCESE.
La lingua cambia radicalmente: le declinazioni spariscono, gli accenti cambiano, non più le quantità ma la qualità, ecc.
Lettera
Appunto sulla struttura della lettera: le lettere si possono dividere in lettere informali e in lettere formali
Oggigiorno la lettera è il mezzo di comunicazione meno usato, poiché si preferiscono modi più rapidi come il telefono o il fax, ma ci sono delle occasioni per scriverne!!!
Una lettera la possiamo scrivere
1. a una persona lontana esprimendo stati d’animo ed emozioni;
2. a una ditta, a un giornale, a un ufficio, per esporre un problema, per avere informazioni, per richiedere documenti, per vedere qualcosa, ecc…
Le lettere si possono dividere in lettere informali e in lettere formali, in quanto l’emittente sceglie un linguaggio opportuno a seconda:
1. dei rapporti che ha col destinatario (per esempio familiari e professionali);
2. dell’oggetto della comunicazione (l’argomento di cui si parla)
La lettera è costituita da parti ben precise:
1. il luogo e la data si indicano in alto a destra:
2. la formula d’apertura è posta a sinistra e chiusa da una virgola, dopo la quale si va a capo;
3. alcune frasi introduttive;
4. la parte centrale, contiene l’argomento trattato nella lettera.
5. la formula di congedo chiude la lettera;
6. la firma del mittente è a destra in basso.. -
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Grado - Comparazione
Una qualità può essere considerata nella sua misura normale, quindi l'aggettivo è di grado positivo; oppure considerata in rapporto a due persone o cose istituendo un paragone
L'aggettivo
L'aggettivo qualificativo si distingue dal nome perchè può avere dei gradi diversi. Una qualità può essere infatti considerata nella sua misura normale.In tal caso si dice che l'aggettivo è di grado positivo. La qualità può essere considerata in rapporto a due persone o cose istituendo un paragone.
ES: Antonio è più diligente di Mario o
Tu sei buono quanto tuo fratello
In questo caso l'aggettivo assume il grado comparativo che può essere considerato nel più alto grado (bellissimo,assai bello) senza alcun confronto: è questo il caso del superlativo assoluto.
Può essere infine considerata nel più alto grado, ma con l'istituzione di un confronto (la più bella delle fanciulle, il più diligente degli scolari).
Si ha in tal caso il grado superlativo relativo. La lingua ha i medesimi gradi di comparazione della lingua italiana. Il comparativo può essere di tre specie: di maggioranza, di minoranza, di uguaglianza.
Grado - Aggettivo e avverbio
Gli aggettivi e gli avverbi qualificativi possono avere tre gradi: positivo, comparativo e superlativo
I gradi dell'aggettivo e dell'avverbio
Gli aggettivi e gli avverbi qualificativi possono avere tre gradi:
1) grado positivo: quando aggettivi e avverbi esprimono semplicemente una qualità.
Es. Marco è attento.
Marco ascolta attentamente.
2) Grado comparativo: quando aggettivi e avverbi, nell’esprimere una qualità, stabiliscono anche un paragone, un confronto fra due termini. A seconda che il primo termine possieda rispetto al secondo la qualità di misura uguale, minore, o maggiore, si hanno tre forme di comparativo.
• Comparativo di uguaglianza: si ottiene premettendo all’aggettivo o all’avverbio di grado positivo le espressioni ‘tanto, così, non meno’ e al secondo termine di paragone le espressioni correlative ‘quanto, di, che, come’.
Es. marco è tanto attento quanto Giulio.
• Comparativo di minoranza: si ottiene premettendo all’aggettivo o all’avverbio di grado positivo ‘meno’ e al secondo termine di paragone la congiunzione ‘che’ o ‘di’.
Es. Marco è meno attento di Giulio.
• Comparativo di maggioranza: si ottiene premettendo all’aggettivo o all’avverbio di grado positivo l’avverbio più e al secondo termine di paragone la congiunzione ‘che0 o ‘di’.
Es. Marco è più attento di Giulio.
3) Grado superlativo:quando aggettivi e avverbi esprimono la qualità al massimo grado in senso assoluto o in senso relativo.
• Superlativo assoluto: esprime il grado massimo della qualità senza il confronto con altri termini.
Es. marco è attentissimo.
• Superlativo relativo: esprime il grado massimo della qualità relativamente a più persone o cose appartenenti alla stesa categoria. Il termine di confronto, introdotto dalle preposizioni ‘di’ o ‘tra’, si chiama complemento partitivo.
Es. Marco è il più attento dei due ragazzi.
OSSERVAZIONI
1) La comparazione può avvenire anche tra due aggettivi o avverbi o complementi.
Es. Marco è più furbo che intelligente.
Marco si comporta più furbamente che intelligentemente.
Marco agisce più con la furbizia che con l’intelligenza.
2) Il secondo termine di paragone può anche essere sottinteso.
3) Nei comparativi di maggioranza e minoranza non si deve non si deve confondere il 2° termine di paragone con un complemento di specificazione.
Per essere sicuri, basta sostituire al preposizione ‘di’ con la congiunzione ‘che’: se la sostituzione non è possibile, si è in presenza di un complemento di specificazione.
4) Ricorda che il superlativo relativo si forma premettendo l’articolo al comparativo di maggioranza o minoranza. Se l’aggettivo al grado superlativo relativo è preceduto da un nome, l’articolo si pone direttamente innanzi al nome.
Attento a non confondere il superlativo relativo ocn il c comparativo di maggioranza, che non vuole l’articolo e comporta il paragone soltanto fra due termini e non fra un termine e tutti gli altri della stessa categoria.
5) Il termine di confronto che accompagna il superlativo relativo può essere costituito da un termine collettivo o indicante la totalità degli esseri appartenenti alla stessa specie o gruppo.Frasi e verbi: esercitazioni
Appunto di italiano per le medie in cui sono già svolti alcuni esercizi di inserimento dei tempi verbali del verbo già dato all'infinito in una frase.
Frasi e verbi: esercitazioni
1) Completa ogni frase inserendo la forma adatta dell'indicativo o del congiuntivo del verbo tra parentesi.
- Tu (avere) hai ragione, ma credo che neppure Virginia abbia del tutto torto.
- E' incredibile che tu non (capire) capisca dove hai sbagliato.
- Sono sicurissimo che tu (impegnarsi) ti impegni con tutte le tue forze.
- Non penso affato che Gianni (impegnarsi) si impegni sul serio.
- Si suppone che il genere umano (avere) abbia origine in Africa.
- I paleontologi hanno dimostrato senza ombra di dubbio che il genere umano (avere) ha origine in Africa.
- Suppongo che lei (esere) sia il Dottor Livingstone.
- Mi ha giurato che non lo (fare) ha fatto apposta.
- Vorrei credere che non lo (fare) faccia apposta.
- Purtroppo è dimostrato che l'incendio (essere) è di origine dolosa.
2) Completa le frasi inserendo opportunamente il gerundio presente o passato dei verbi tra parentesi.
- (essere) Essendo ammalato, dovetti trascorrere l'intero fine settimana chiuso in casa.
- (lavorare) Avendo lavorato molte ore al pc, avevo gli occhi stanchi e arrossati.
- Pur (richiedere) avendo richiesto il visto con largo anticipo, non siamo riusciri a ottenerlo in tempo e abbiamo dovuto rinunciare al viaggio.
- Passa le sue giornate (giocare) giocando con i videogiochi.
- Neanche (viaggiare) viaggiando a velocità folle arriveremmo in tempo.
- (perfezionare) Perfezionando la sua invenzione per anni riuscì alla fine ad ottenere un prototipo perfetto.
Mi sono innamorato della letteratura (leggere) leggendo ad alta voce fiabe e storie ai miei bambini.
- (sorprendere) E' stato sorpreso dalla polizia mentre forzava la porta del negozio, cercç di fuggire, ma fu prontamente catturato.. -
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La frase semplice
La frase semplice o proposizione è un insieme di parole di senso compiuto usate per dire qualcosa e organizzate intorno ad un solo verbo detto predicato.
Formano una proposizione due elementi necessari e sufficienti:
- L'argomento o sintagma nominale, cioè il nome o altra parte del discorso in funzione nominale;
- Il predicato o sintagma verbale, cioè il verbo.
La frase semplice presenta le seguenti caratteristiche:
- La sequenza di parole è organizzata in modo ordinato e corretto secondo le regole grammaticali;
- Ha un senso logico e compiuto, quindi un significato preciso;
- E' costruita attorno ad un verbo, che indica l'azione intorno a cui gli altri elementi si articolano;
- Ad ogni verbo corrisponde una sola ed unica frase.
La frase minima costituisce la porzione minima di testo dotata di significato, cioè capace di comunicare qualcosa di senso compiuto ed è composta soltanto dagli elementi strettamente necessari: soggetto (argomento) e predicato.
Figure Retoriche - Elenco alfabetico
Appunto di italiano che fornisce un elenco, in ordine alfabetico di tutte le figure retoriche
Elenco delle principali figure retoriche
Accumulazione: enumerazione caotica o ordinata di termini e particolari.
Adynatom: subordinare un fatto ad una condizione impossibile (Ti pagherò quando la settimana avrà due giovedì)
Aferesi: caduta di uno o più suoni all’inizio di parola.
Allegoria: situazione nella quale un elemento oltre al suo significato normale possa essere attribuito ad uno più profondo.
Allitterazione: ripetizione degli stessi suoni all’inizio e nel corpo di più parole.
Amplificazione: insieme delle figure retoriche che consentono di accentuare un concetto
Anafora: ripetizione di una o più parole all’inizio di una o più frasi, versi, periodi.
Analogia: simile alla metafora e alla similitudine con una riduzione dei termini.
Anastrofe: inversione dell’ordine abituale dei termini nella costruzione della frase.
Antitesi: accostamento di due termini di significato opposto.
Apocope: caduta di una o più suoni in fine di parola
Assonanza: a partire dalla vocale accentata uguali le vocali e diverse le consonanti.
Chiasmo: disposizione incrociata dei termini di un enunciato.
Climax: enumerazione in cui i termini sono disposti in ordine di intensità.
Endiadi: espressione di un concetto mediante due termini coordinati.
Enumerazione: per Asindeto senza congiunzione, per Polisindeto con congiunzione.
Epanadiplosi: ripresa di una parola all’inizio o alla fine di un segmento testuale.
Epanalessi: raddoppiamento di un termine.
Epentesi: inserimento di un suono all’interno di parola.
Epifora: ripetizione di una o più parole alla fine di enunciati successivi.
Epitesi-Paragoge: aggiunta di una vocale finale.
Eufemismo: sostituzione di un’espressione troppo dura con una più gradevole.
Figura etimologica: ripresa della radice di una parola.
Iperbato: alterazione dell’ordine delle parole con inserimento di uno o più termini fra i membri del discorso che dovrebbero stare uniti.
Iperbole: esagerazione.
Ironia: affermazione dell’opposto di ciò che si sta pensando.
Litote: affermazione di un concetto mediante la negazione del contrario.
Metafora: paragone abbreviato.
Metatesi: permutazione dell’ordine di successione dei suoni.
Metonimia: trasferimento di significato basato sulla contiguità.
Onomatopea: imitazione di un suono naturale.
Ossimoro: accostamento di parole di senso opposto.
Paronomasia: accostamento di parole accomunate da somiglianza di suono .
Personificazione: simile all’allegoria inserimento di cose inanimate o astratte che agiscono come essere umani.
Preterizione: si dichiara di tacere ciò che invece viene detto.
Protesi: aggiunta di uno o più suoni davanti una parola
Sarcasmo: ironia che mira a ferire l’avversario.
Similitudine: paragone tra due immagini solitamente introdotto da nessi.
Sincope: caduta di uno o più suoni interni.
Sineddoche: trasferimento di significato basato su una relazione di estensione.
Sinestesia: tipo di metafora che appartengono a diverse sfere sensoriali.
Zeugma: figura sintattica che consiste nel far dipendere da un unico verbo più termini che richiederebbero ciascuno un verbo specifico.. -
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Figure retoriche - Descrizione
Appunto che fornisce una spiegazione di come si effettua l'analisi del linguaggio poetico, le figure retoriche.
Le principali figure retoriche
Figure di suono
Parole associate in modo che il suono sia sottolineato.
Onomatopea: costituita da locuzioni fonetiche imitative (gre gre o don don), oppure da parole che richiamano suoni (fruscìo, rimbombare, miagolare).
DIZ: formazione di un vocabolo o di una frase che evoca un oggetto o un’azione imitandone il suono.
Che è? // Crocchiava un ghiro // sul nocciolo?
Secca una pina // crepitò?
Allitterazione: ripetizione di una stessa vocale, consonante o sillaba all’interno del verso.
DIZ: successione di parole che cominciano o terminano con la stessa lettera o sillaba.
E nella notte nera come il nulla
Paronomasia: accostamento di due parole uguale per far risaltare l’opposizione di significato.
DIZ: consiste nell’accostare parole aventi suono somigliante ma significato diverso.
… perché fuor negletti
li nostri voti, e voti in alcun canto
Figure sintattiche
Si dividono in figure di inversione e di significato.
Figure di inversione
Anadiplosi
DIZ: figura per la quale si ripete la parola o il gruppo di parole su cui si vuole attirare l’attenzione.
Climax
DIZ: crescendo graduale degli effetti stilistici o retorici.
Anafora: ripetizione di una o più parole all’inizio di due o più versi.
DIZ: consiste nel cominciare frasi e membri di frasi con una o più parole identiche.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i mirti
Epifora
DIZ: consiste nel ripetere la stessa parola alla fine di più proposizioni
Simploche: anafora+epifora
Quis eos postulavit, Appius
Quis produxit, Appius
Epanalessi
DIZ: ripetizione di una o più parole all’inizio, a metà e a fine frase.
Epanadiplosi:
Piace alla gente che piace
Anastrofe: anticipazione o posticipazione di un elemento della frase rispetto alla struttura sintattica consueta.
DIZ: inversione nell’ordine normale di due parole sintattiche.
Allor ch’alle pare femminili intenta
se devi
Iperbato: alterazione dell’ordine consueto delle parole, costituita dall’inserimento di uno o più termini tra parole che sintatticamente andrebbero unite.
DIZ: consiste nel disgiungere due parole che normalmente sono unite.
…questa
bella d’erbe famiglia e d’animali
Chiasmo: consiste nella disposizione incrociata di due espressioni, il cui ordine delle parole è invertito nella seconda rispetto alla prima, così da formare una X.
Figure di significato
Mettono in rapporto stretto due cose che appartengono alla stessa area semantica.
Similitudine: paragonare o confrontare due immagini con nessi logici: come…cos’, simile a, tale, come…
DIZ: Paragonare un cosa ad un’altra.
Lui, forestiero,
come il vento fuggo lontano.
Eppure ero venuto come luce
Metafora: similitudine abbreviata. Consiste nel paragone privo di nessi logici.
DIZ: consiste nel trasferire ad un oggetto il nome proprio di un altro secondo un rapporto analogia.
La nebbia arriva
su zampine di gatto (non “come zampine di gatto”)
Metonimia: consiste nella sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo un rapporto logico. Può essere un rapporto tra due cose (causa-effetto, produttore-prodotto, patrono-chiesa, divinità-attributi); astratto per concreto; rapporti di interdipendenza (contenente-contenuto, strumento-suonatore, fisico-morale, uomo-abitanti, prodotto-regione); simbolo (armi-guerra, divise-persone, sede-istituzione)
DIZ: Consiste nel trasferire un termine dal concetto a cui propriamente si applica ad un altro con cui ha un rapporto di dipendenza.
Talor lasciando le sudate carte (causa-effetto)
Sineddoche: metonimia particolare. Sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo un rapporto di estensione. Può indicare la parte per il tutto, il genere con il particolare, il singolare per il plurale.
DIZ: consiste nell’esprimere un’idea con un a parola adoperata normalmente per indicare un’idea diversa.
E se da lungi i miei tetti saluto
Antifrasi: consiste nel dire il contrario di ciò che si pensa. Si divide in ironia (più leggera) e sarcasmo (pesante).
DIZ: espressione che indica il contrario di ciò che si pensa.
Perifrasi: dire una cosa con un giro di parole.
DIZ: giro di parole per mezzo del quale si definisce una cosa o si vuole cercare di non definirla direttamente.. -
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Congiunzioni coordinanti
Copulative: e - anche - e anche - inoltre - pure - ne - neanche - nemmeno - neppure;
Avversative: ma - anzi - però - tuttavia - invece - bensì - d'altra parte - eppure;
Disgiuntive: o - oppure - ovvero - altrimenti;
Esplicative e dichiarative: infatti - cioè - ossia - vale a dire;
Correlative: non solo - ma anche - così... come - sia... che - sia... sia - o... o - ne... ne;
Conclusive: dunque - pertanto - perciò - quindi - allora.
Spiegazione
sono parti invariabili del discorso che servono a collegare logicamente tra loro due o più parole o due o più frasi.
Possono essere:
- semplici: e, o, ma, quando...
- composte: perchè (per + che), perciò (per + ciò)...
- locuzioni congiuntive: dal momento che, visto che, al punto di, ogni volta che...
Congiunzioni - schema riassuntivo
Le congiunzioni
Le parti invariabili del discorso che svolgono la funzione di collegare due frasi, oppure due o più parole, si chiamano congiunzioni (dal latino coniungere = unire).
In base alla loro funzione si distinguono in due gruppi:
• congiunzioni coordinanti: quelle che uniscono due parole all’interno di una frase, e che uniscono due o più frasi che, nel periodo, hanno la stessa importanza e sono indipendenti l’una dall’altra.
• Congiunzioni subordinanti: quelle che collegano due frasi ponendone una in una situazione d’indipendenza dall’altra.
Le congiunzioni coordinanti si suddividono in:
1. copulative: quando collegano due elementi di medesima importanza; queste a loro volta si possono distinguere in:
positive: e, anche, inoltre, pure, etc.
- negative: né, neppure, nemmeno, neanche, etc.
2. Disgiuntive: quando separano due concetti dei quali l’uno esclude l’altro (o, oppure, altrimenti…);
3. avversative: quando mettono in contrapposizione due elementi o frasi (ma, tuttavia, anzi, invece, pure…);
4. dichiarative: quando ribadiscono un concetto (cioè, ossia, infatti, ovvero…);
5. conclusive: quando introducono la conclusione di ciò che è stato affermato in precedenza (perciò, dunque, pertanto, quindi, sicché…);
6. correlative: quando mettono in relazione due elementi o frasi mediante congiunzioni spesso copulative o/e disgiuntive (sia…sia, e…e, o…o, così…come, né…né, tanto…quanto, tanto…che,…).
Queste congiunzioni determinano, nell’analisi del periodo, proposizioni coordinate per polisindeto (dal greco polys = molto e syndein = congiungere: con molte congiunzioni).
Le congiunzioni subordinanti si distinguono in:
1. dichiarative: quando introducono una proposizione dipendente che serve a spiegare un determinato concetto (che, come);
2. interrogative e dubitative: quando introducono una frase che esprime una domanda diretta, o un dubbio e un’incertezza (perchè, se, che…);
3. causali: quando introducono una frase che indica la causa di un’azione espressa dalla precedente: (perchè, poiché, siccome, che, giacché…);
4. consecutive: quando introducono una frase che indica la conseguenza dell’azione espressa dalla reggente: (tanto…che, talmente…da, così…che);
5. finali: quando introducono una frase che indica lo scopo dell’azione espressa dalla reggente (affinché, che, perchè…);
6. modali: quando introducono una frase che spiega il modo in cui avviene l’azione espressa dalla reggente (come, così, quasi, comunque, siccome…);
7. temporali: quando introducono un rapporto di tempo tra le azioni espresse dalla subordinata nella reggente: (mentre, quando, allorché, finché, appena, come…);
8. comparative: quando introducono una subordinata in cui si attua un confronto con quanto detto nella reggente;
9. concessive: quando introducono una subordinata che indica una situazione nonostante la quale si compie l’azione espressa dalla reggente (benché, quantunque, sebbene, nonostante…);
10. condizionali: quando la subordinata indica la condizione necessaria affinché avvenga l’azione espressa dalla reggente (se, purché, ove, qualora…);
11. eccettuative e limitative: quando introducono una subordinata che esprime una limitazione o un’eccezione a quanto detto nella reggente (eccetto che, tranne che, fuorché, salvo che…).
Queste congiunzioni determinano, nell’analisi del periodo, proposizioni subordinate esplicite e il tipo di congiunzione attribuisce il nome alla subordinata.. -
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Complemento di specificazione.
Il complemento di specificazione è così detto perchè specifica un nome e risponde alle domande: di chi?/ di che cosa?
Esempio:
La penna che sta utilizzando è di Marco
In questo caso "di marco" risponde alla domanda di chi? e specifica di chi è la penna.
Invece, nel caso:
La buccia di quella mela è verde
"di quella mela" risponde alla domanda di che cosa?.
Il complemento di specificazione è espresso in latino al caso genitivo.
Complementi
Appunto contenente un elenco dei principali complementi della lingua italiana con la relativa domanda alla quale rispondono
Complementi italiani
Il complemento di specificazione: di chi ? di che cosa?
Il complemento di denominazione: con quale nome?
Il complemento di termine: A chi? A che cosa?
Il complemento di agente: Da chi? da che cosa?
Il complemento di causa efficiente: Da che cosa (nelle frasi passive.)
Il complemento di causa: A causa di cosa? Per quale motivo?
Il complemento di fine o scopo: per quale fine? per quale scopo? a che?
Il complemento di mezzo: Per mezzo di chi? (complemento di mezzo) Per mezzo di che cosa? (complemento di strumento)
Il complemento di modo: Come? In che modo? In che maniera?
Il complemento di compagnia:Con chi? in compagnia di chi? (compagnia)
Il complemento d’unione:Con che cosa? unitamente a che cosa? (unione)
I complementi di luogo:
Stato in luogo, indica il luogo dove si svolge l'azione espressa dal predicato
Moto a luogo,Indica la meta del predicato, il luogo verso cui andrà
Moto da luogo,Indica il luogo da cui arriva o parte ciò di cui si sta parlando.
Moto per luogo,Indica il luogo attraverso il quale avviene un passaggio o attraverso cui viene compiuta un'azione
I complementi di tempo:
Tempo determinato, Precisa il momento o l'epoca in cui avviene qualcosa o si verifica una situazione
Tempo continuato, Nella sintassi della frase semplice, il complemento di tempo continuato precisa la durata del momento o dell'epoca in cui avviene qualcosa
Il complemento di limitazione: Limitatamente a che cosa? In relazione a cosa?
Il complemento di paragone: quanto chi? quanto che cosa?
come chi? come che cosa?
Il complemento di età :di quanti anni? a quanti anni?
Il complemento di argomento : di chi? di che cosa? di quale argomento? su quale argomento? a proposito di chi? a proposito di che cosa? riguardo a quale argomento?
Il complemento di qualità: con che qualità? con quali caratteristiche?
Il complemento di materia : fatto di che? fatto di che materia?
I complementi di quantità: Quanto grande? Quanto spazioso?
fonte:http://www.skuola.net/grammatica-italiana/i-complementi-italiani.html. -
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Complemento di specificazione e predicativo del soggetto
Il complemento di specificazione è un complemento intransitivo, e serve a precisare il significato del termine a cui si riferisce.
Risponde alle domande: i chi? di che cosa?
preceduto dalla preposizione di (semplice o articolata)
Complemento predicativo del soggetto
Il complemento predicativo del soggetto è un nome o un aggettivo riferentesi grammaticalmente al complemento oggetto che completa il significato del verbo.
Il verbo che accompagna il complemento predicativo del soggetto dev'essere per forza il predicato verbale copulativo.
Aiuta come ausiliare il predicato verbale.
Esempio
Paola | diventa | grande
soggetto | predicato verbale | complemento predicativo del soggetto
Complementi - spiegazione
Schema sui complementi della grammatica italiana, diretti e indiretti, più le note relative gli argomenti trattati.
Complementi della grammatica italiana
I complementi diretti
Complemento oggetto: risponde alle domande "Chi? Che cosa?".
Esempio: ha lodato suo fratello. Ha mangiato una mela
E' retto dai verbi predicativi (transitivi attivi)
Complemento predicativo del soggetto: risponde alla domanda "come?". Esempio: è’ giudicato severo dagli alunni. E’ stato eletto presidente lo scorso anno.
E' retto da verbi copulativi alla forma passiva. Introdotto anche da: di, a, da, come, in conto di, in funzione di.
Complemento predicativo dell’oggetto: risponde alla domanda "come?".
Esempio: giudicano il professore severo
E' retto da verbi copulativi alla forma attiva
Note
Il complemento oggetto si chiama complemento oggetto partitivo quando è introdotto dall’articolo partitivo.
Es.: ho comprato delle mele.
Si chiamerà complemento dell’oggetto interno se il complemento oggetto ha un significato simile o la stessa radice del verbo. Es.: ha vissuto una vita con molte difficoltà.
Tutti questi complementi possono essere espressi da particelle pronominali.
Il verbo copulativo deve legarsi ad un nome o aggettivo per avere senso compiuto. Il complemento predicativo è retto dai verbi copulativi che indicano modi di essere (nascere, vivere, morire, trasformarsi in, risultare, crescere,rimanere…) e da verbi transitivi quali:
1. Gli appellativi (essere detto, essere chiamato, essere nominato…).
2. Gli elettivi (essere eletto, essere proclamato, essere scelto come…).
3. Gli estimativi (essere giudicato, essere ritenuto, essere stimato…).
4. Gli effettivi (essere fatto,essere reso,essere ridotto,essere riconosciuto...).
Questi ultimi sono alla forma passiva e devono essere usati esclusivamente per il complemento predicativo del soggetto; alla forma attiva per il complemento predicativo dell’oggetto.
I complementi indiretti
Complemento d’agente: risponde alla domanda "da chi?".
Esempio: è stato assunto da Davide.
E' introdotto dalla preposizione semplice "da".
Complemento di causa efficiente: risponde alla domanda "da che cosa?".
Esempio: il tetto è stato rovinato dalla grandine.
E' introdotto dalla preposizione semplice "da".
Complemento di denominazione: risponde alle domande "chiamato come? Di quale nome?".
Esempio: ieri ho visitato la città di Napoli.
E' introdotto dalla preposizione semplice "di".
Complemento di vocazione o vocativo:
Esempio: accomodati, Luca. Sta attento al cane, Luigi.
Non è introdotto da alcuna preposizione.
Complemento di esclamazione o esclamativo:
Esempio: Che noia! Non succede niente.
Non è introdotto da alcuna preposizione.
Complemento di termine: risponde alle domande "a chi? A che cosa?". Esempio: Abbiamo parlato al professore.
E' introdotto dalla preposizione semplice "a".
Complemento di specificazione: risponde alle domande "di chi? Di che cosa?". Esempio: il cane di Alessandro è stanco.
E' introdotto dalla preposizione semplice "di".
Complemento partitivo: indica una parte di un tutto e risponde alle domande "di/tra chi? di/tra cosa?".
Esempio: Domenico è il più bravo della classe. Tre tra quelle spille sono mie.
E' introdotto dalle preposizioni semplici "di, tra".
Complemento di tempo (determinato): risponde alle domande "quando? In quale tempo?".
Esempio: Mozart è nato nel 1756.
E' introdotto dalle preposizioni semplici "a, in, di, su, tra" o da "verso, circa, intorno".
Complemento di tempo (continuato): risponde alle domande "quanto? Per quanto tempo?".
Esempio: la guerra durò cinque anni.
E' introdotto da "per, durante, in, oltre".
Complemento stato in luogo: risponde alle domande "dove? In quale luogo?". Esempio: abitiamo a Roma. Viviamo in Toscana.
E' introdotto da "in, su, a, fra, sopra, sotto, fuori, davanti, dentro, presso, oltre, accanto a, all’interno di".
Complemento moto a luogo: risponde alle domande "dove? In quale luogo? Verso quale luogo?"
Esempio: ci siamo recati ad Alessandria.
E' introdotto da "in, da, su, per, verso, sopra, sotto, dentro, davanti, dietro, fino a, in direzione di".
Complementi - spiegazione
Schema sui complementi della grammatica italiana, diretti e indiretti, più le note relative gli argomenti trattati.
Complemento moto da luogo: risponde alle domande "da dove? Da quale luogo?".
Esempio. Siete tornati da Savona.
E' introdotto da "da, di".
Complemento per/ attraverso luogo: risponde alle domande "per dove Attraverso quale luogo?".
Esempio: siamo andati per il bosco. Andavamo di qui, spesso.
E' introdotto da "per, da, di, attraverso, in mezzo a, da una parte all’altra di".
Complemento di causa: risponde alle domande "perché? Per quale motivo? Per quale causa?".
Esempio: sono rientrato in casa per la pioggia.
E' introdotto da "per, a, di, da, con, a causa di, a motivo di, per colpa di, per via di".
Complemento di fine o scopo: risponde alle domande "perché? Per che cosa? Per quale fine? Per/con quale scopo?".
Esempio: mangia solo per vivere. Va a scuola per imparare.
E' introdotto da "per, a, in, da, di, al fine di, allo/con lo scopo di".
Complemento di origine o provenienza: risponde alle domande "da chi? Da che cosa? Da dove?".
Esempio: è nato da una famiglia benestante.
E' introdotto dalla preposizione semplice "da".
Complemento di separazione o allontanamento: risponde alle domande "da chi? Da che cosa?"
Esempio: ci liberammo da quel ladro. Si separò dalla propria famiglia.
E' introdotto dalla preposizione semplice "da".
Complemento di modo o maniera: risponde alle domande "in che modo? In che maniera?"
Esempio: camminava velocemente. Hai superato l’esame con facilità.
E' introdotto da "con, a, di, in, da, per, alla maniera di, a modo di, come".
Complemento di mezzo o strumento: risponde alle domande "per mezzo di chi/che cosa? Con quale mezzo?".
Esempio: la lettera è arrivata tramite posta. Ha vinto la gara grazie all’amico.
E' introdotto da "con, per, di, in, da, per mezzo di, grazie a, mediante, tramite, per opera di, attraverso".
Complemento di compagnia: risponde alla domanda "con chi?".
Esempio: andò con Mario. Abita assieme ai nonni.
E' introdotto da "con, insieme con, assieme a, in compagnia di".
Complemento di unione: risponde alla domanda "con che cosa?"
Esempio: siete stati trovati con la droga. Ha corso con il cronometro.
Complemento di materia: risponde alle domande "di che cosa? Di Quale materia?".
Esempio: quel gioiello è d’oro. Non sarà la tua spada di legno a impaurirmi. E' introdotto dalla preposizione semplice "di" e raramente da "in".
Complemento di argomento: risponde alle domande "di che cosa/di chi? Su chi/su che cosa? Intorno a chi/che cosa?".
Esempio: ho letto un articolo a proposito del computer. Parliamo sempre della nostra squadra ogni lunedì mattina.
E' introdotto da "di, su, sopra, intorno a, riguardo a, a proposito di, per, circa, inerente il, in merito a".
Complemento di qualità: risponde alle domande "con che cosa? Di che tipo?".
Esempio: ho visto un bimbo dal viso pallido e di alta statura. Quella signora con i capelli lunghi è la nostra maestra.
e' introdotto dalle preposizioni semplici "di, da, a, con".
Complemento di limitazione: risponde alle domande "in che cosa? Per che cosa? Secondo chi? In quanto a chi?/che cosa?".
Esempio: superò tutti in matematica. Andrea è il più bravo nelle materie umanistiche.
E' introdotto da "in, per, da, di,a in quanto a, in fatto di, riguardo a, rispetto a, limitatamente a".
Complemento di paragone: risponde alle domande "di chi?/ che cosa? Come chi?/ che cosa?".
Esempio: abbiamo sempre studiato più di te. Luigi è più educato di te. Siete bravi come noi.
E' introdotto dalla preposizione semplice "di" e da "come".
Complemento di esclusione o eccettuativo: risponde alle domande "tranne quale?/ che cosa? Escluso chi?/ che cosa?"
Esempio: mi piacciono tutti i formaggi tranne la gorgonzola. E’ brava in tutte le materie eccetto ginnastica.
E' introdotto da "eccetto, salvo, fuorché, tranne, all’infuori, se non, a eccezione di, meno".
Complemento concessivo: risponde alle domande "nonostante chi?/che cosa? Malgrado chi?/ che cosa?"
Esempio: nonostante il mio aiuto, non sei riuscito a superare l’esame.
Complemento di sostituzione o scambio: è introdotto da "invece di chi?/che cosa? Al posto di chi?/che cosa?"
Esempio: ha preso il libro di geografia invece di quello di scienze. Il nuovo museo è stato inaugurato dal prefetto al posto del sindaco.
E' introdotto da "per, con, invece di, al posto di, in luogo di, in cambio di".
Complemento di abbondanza: risponde alle domande "di chi? Di che cosa?"
Esempio: la Finlandia è ricca di laghi. L’ Olanda, piena di polder e terre sotto il livello del mare, è un paese che fa parte del Benelux.
E' introdotto da "ricco di, pieno di, colmo di, fornito di".
Complemento di privazione: risponde alle domande "di chi? Di che cosa?". Esempio: certa gente è assolutamente priva di onestà ed educazione. E' introdotto da "povero di, privo di, manca di".
Complemento di vantaggio: risponde alle domande "a chi?/che cosa? Per chi?/che cosa?"
Esempio: ho lavorato tutta la notte per te. Mangiare sano aiuta alla salute. E' introdotto da "a, per, in favore".
Complemento di svantaggio: risponde alle domande "a chi?/ che cosa? Per chi?/che cosa?"
Esempio: il fumo nuoce alla salute. I risultati delle scorse elezioni furono negative per il rappresentante della nostra città.
E' introdotto da "a, per, in favore".
Complemento di colpa: risponde alle domande "di quale colpa? Per che cosa?"
Esempio: è stato incolpato per furto alla nuova gioielleria in centro. Siete stati accusati di truffa.
E' introdotto da "di, per".
Complemento di pena: risponde alle domande" a quale pena? A che cosa? Con che cosa?".
Esempio: sarà condannato a due anni di reclusione. Furono arrestati con la pena di omicidio.
E' introdotto dalle preposizioni semplici "a, con".
Complemento di età: risponde alle domande "a quale età? A quanti anni? Di che età?".
Esempio: il mio amico ha 15 anni. E’ una persona sulla cinquantina.
E' introdotto da "a, di, su".
Complemento di stima: risponde alla domanda "quanto?".
Esempio: la sua casa è stata valutata 150.000 €. Il mio gioiello è stimato molto.
Complemento di prezzo: risponde alle doamnde "quanto? A quale prezzo?".
Esempio: vi è costato 190 €. Ha pagato il suo errore con una multa salata. E' introdotto da "a, con".
Complemento di misura: risponde alla domanda "quanto?".
Esempio: è un cane di 15 chili. Il balcone è lungo 3 metri.
E' introdotto dalla preposizione semplice "di".
Complemento di peso: risponde alla domanda "quanto?"
Esempio: pesa 52 chili. Pesa parecchio.
Complemento di estensione: risponde alla domanda "quanto?".
Esempio: Il Po si estende/ è lungo per 652 chilometri.
E' introdotto dalla preposizione semplice "per".
Complemento di distanza: risponde alla domanda "a quale distanza?". Esempio: Abitiamo in una villa a due passi dal centro.
Complemento distributivo: risponde alle domande "quanti per volta/ciascuno? Ogni quanti?"
esempio:Entrarono a due a due. Ne prendemmo una per ciascuno. E’ costato circa 20€ al pezzo.
E' introdotto dalle preposizioni semplici "a, per".
Complemento di rapporto: risponde alla domanda "tra/fra/con chi?"
Esempio: si stipulò un accordo tra Spagnoli e Francesi.
E' introdotto da "tra, fra, con".
Complemento di relazione (detto anche accusativo alla greca): indica un modo di essere di solito riferito al soggetto.
Esempio: la spia, tese le orecchie, ascoltava la conversazione. Quel maleducato, alzato il dito medio, lo insultò.
Complemento etico o pleonastico:
esempio: mangiami l’arrosto! A me mi piace il gelato.
Note
• Sia il complemento d’agente che il complemento di causa efficiente possono essere costituiti dalla particella pronominale ne, quando significa da esso.
• Il complemento di specificazione può prendere il nome di:
1. complemento di specificazione possessiva, quando indica un possesso reale o figurato. Es.: il libro di Marco è sul tavolo.
2. Complemento di specificazione attributiva, quando potrebbe essere sostituito da un attributo.
3. Complemento di specificazione dichiarativa (o epesegetica), quando indica con maggiore precisione il concetto espresso da un nome generico. Es.: la virtù della pazienza non è molto diffusa, oggi.
• Spesso capita di trovare complementi di luogo con senso figurato. Es.: Ho in testa mille idee.
• Il complemento di luogo si chiama complemento di moto entro luogo circoscritto quando si compie un movimento ma si rimane in uno stesso luogo. Es.: La mosca volava nella stanza.
• Per non confondere il complemento di causa con quello di fine o scopo basta pensare che il primo capita in precedenza dell’azione, mentre il secondo avviene dopo.
• Anche il complemento di allontanamento o separazione può essere espresso dalla particella pronominale ne.
Es- Se ne liberò.
• Il complemento di fine o scopo può essere introdotto anche da espressioni come: carta da lettera, cappello da uomo, sala da pranzo, occhiali da vista, blocco da disegno, cane da guardia, nave da guerra…
• Il complemento di modo o maniera può essere introdotto anche da espressioni come: spaghetti con il sugo, uova con il burro, pollo alla cacciatora, bistecca al sangue, gnocchi alla romana.
• Il complemento di mezzo o strumento può essere costituito anche da espressioni come: barca a vela, a motore; cucitura a macchina, a mano; lavaggio a mano, a secco; verniciatura a fuoco, a spruzzo; motore a scoppio, a reazione, a turbina.. -
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Complementi - Partitivo, tempo e termine
Il complemento partitivo
Il complemento partitivo specifica l'insieme, il tutto di cui fa parte l'elemento di cui si parla.
Risponde alle domande: tra chi? tra che cosa?
Viene preceduto da: locuzioni prepositive di, tra e fra.
Esempio
Io | mangio| un po'| di mele
soggetto | predicato verbale | complemento oggetto | complemento partitivo
Complemento di tempo
Il complemento di tempo si divide in:
- complemento di tempo determinato;
- complemento di tempo continuato.
Il complemento di tempo determinato indica il momento preciso in cui avviene l'azione espressa dal predicato.
Risponde alle domande: quando? in quale momento? per quando? tre quanto tempo? in quale periodo?
Viene preceduto da preposizioni improprie (verso, circa...) da, di, a, per, in, tra e fra.
Esempio
Lui | verrà | alle tre
soggetto | predicato verbale | complemento di tempo determinato
Il complemento di tempo continuato indica il periodo di tempo in cui continua l'azione espressa dal predicato.
Risponde alle domande: per quanto tempo? fino a quando? da quando? in quanto tempo? da quanto tempo?
Viene introdotto da da, in, per e da preposizioni improprie.
Esempio
Giacomo | camminò | per tre ore
soggetto | predicato verbale | complemento di tempo continuato
Complemento di termine
Il complemento di termine indica l'oggetto su cui termina l'azione compiuta dal soggetto ed espressa dal predicato.. -
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Complemento di mezzo
Il complemento di mezzo o strumento indica la persona, l'animale o la cosa per mezzo della quale si compie l'azione espressa dal verbo o si verifica cio di cui si parla.
E' solitamente introdotto dalle preposizioni con, per, in, da, a e dalle locuzioni per mezzo di, grazie a, per opera di, mediante, tramite.
Risponde alle domande: con che cosa? per mezzo di chi?.
Esempio:
- Ho medicato la ferita con il disinfettante.
- Ho trovato un lavoro attraverso Internet.
- Abbiamo riempito di cemento i fori nel muro.
Per distinguere il complemento di mezzo da altri complementi simili si deve poter sostituire la preposizione introduttiva con le espressioni per mezzo di, tramite.
Esempio:
- Hanno scritto a penna o con la matita? (per mezzo della penna o per mezzo della matita?) [complemento di mezzo]
- Hanno scritto a casaccio e con superficialita. [complemento di modo]
RICORDA: le espressioni a piedi, in nave, in barca, in moto e altre che indicano un mezzo di trasporto.
Complemento oggetto
Il complemento oggetto indica la persona, l'animale o la cosa su cui cade direttamente l'azione compiuta dal soggetto ed espressa da un verbo transitivo attivo.
Esso è uno delle due grandi categorie in cui vanno divisi i complementi: cioè il complemento transitivo (o oggetto) e il complemento intransitivo (che contiene tutti gli altri complementi.
Risponde alle domande: a chi? che cosa?
Preceduto da: articoli determinativi e non. Non è preceduto da preposizioni.
Esempio:
Il cane | mangia | una mela
soggetto |predicato verbale | complemento oggetto (o transitivo).
Complemento di luogo
In italiano il complemento di luogo si può distinguere in quattro determinazioni. Si ha complemento di Stato in luogo quando si indica il luogo in cui avviene l`azione, senza che vi sia movimento.
Esempio
La regina e` in palestra.
Il complemento di moto a luogo si ha invece con verbi di movimento e indica il luogo verso cui si esplica l`azione.
Esempio
La sacerdotessa fugge verso Troia.
Il complemento di moto a luogo indica il luogo da cui proviene l`azione espressa dal verbo di movimento.
Esempio
La regina viene dalla palestra.
Il complemento di moto per luogo,infine,indica il luogo attraverso ed entro il quale si compie l` espressa dal verbo,sempre di movimento.
Esempio
La poetessa cammina per la regione.
Il complemento di fine o di scopo: definizione
Il complemento di fine o scopo indica il fine al quale tendono l'azione o la situazione espresse dal verbo o da un altro elemento della frase. Esso rappresenta il traguardo ideale verso il quale è diretta l'azione indicata dal verbo. E' introdotto dalle preposizioni per,a,da,in e dalle locuzioni al fine di,allo scopo di e altre di analogo significato.
Risponde alle domande: perche?con quale scopo?.
Esempio:
- Siamo venuti da te per un consiglio da amico.
- Queste carte da gioco sono truccate.
- Spesso i genitori ci rimproverano a fin di bene.
- Per favore,passami lo zucchero.
- Fu costruita una torre a difesa della citta.
In caso d'incertezza basta ricordare che il complemento di fine può essere trasformato in una frase introdotta da al fine di e con il verbo posto all'infinito (proposizione finale).
Esempio:
- Tutti studiano per la promozione.(al fine di essere promossi.)complemento di fine.
- Alcuni ragazzi sono stati puniti per il ritardo(la trasformazione non è possibile).
RICORDA: sono complementi di fine anche le espressioni introdotte dalla preposizione da,quando essa puo essere sostituita con adatto per,che serve per.
Esempio:
- Il cavallo da corsa --> Il cavallo adatto per la corsa.
- Le scarpe da tennis --> Le scarpe che servono per il gioco del tennis.. -
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Come imparare velocemente i verbi
Non riuscite a ricordare i verbi italiani più difficili? Non vi viene in mente un tempo verbale poco usato? Non perdetevi d'animo! Imparare i verbi in italiano non è facile: la nostra lingua è tra le più complesse, e le regole grammaticali lasciano perplessi alcune volte. La memorizzazione è difficile se non ci si aiuta in qualche modo.
Per questo, sono utili dei "trucchetti" che ci aiutino a imparare più velocemente.
Scopri come fare:
1
Innanzitutto è bene sapere che si impara bene ciò che ci interessa o che ci diverte. Perché non utilizzare delle canzoncine o filastrocche? Memorizzare diventa un gioco: una musichetta per ciascuna coniugazione. Per i verbi regolari, infatti, basta imparare un verbo per ciascuna coniugazione, e applicare la regola a tutti gli altri!
Inoltre, spesso il tempo verbale ci suggerisce cosa fare. Per esempio, prendiamo in considerazione il verbo "mangiare": il gerundio vuole sempre "NDo" finale (mangiaNDo); il participio preseNTe termina in "NTe" (mangiaNTe); il participio passaTO finisce con "TO" (mangiaTO). Per il modo indicativo può essere utile considerare i tempi "a coppie": presente e passato prossimo (differiscono solo perché il secondo è composto dall'ausiliare al presente e il participio passato: Io mangio; io ho mangiato), imperfetto e trapassato prossimo, passato remoto e trapassato remoto, futuro e futuro anteriore.
2
Un altro metodo simpatico e divertente potrebbe essere una sana competizione. Non sarebbe più stimolante ripetere i tempi verbali con i vostri amici? Una sorta di gara, che ha come premio finale una cioccolata calda o un qualsiasi desiderio, sebbene realizzabile. Occorre un "giudice" imparziale e una buona dose di entusiasmo, e il gioco è fatto!
Infatti, se si è spinti da una motivazione, da un "premio", sarà più facile aprire il libro e impadronirsi di quei verbi che sembrano così spaventosi. Questo vale soprattutto per i verbi irregolari, che devono essere necessariamente imparati a memoria.
3
Terzo e ultimo trucchetto, la ripetizione Ebbene sì, non si può sperare che le nozioni entrino in testa da soli! La memoria ha bisogno di essere esercitata, e per questo è indispensabile ripetere più e più volte
Utilissima è anche la lettura: una singola pagina contiene centinaia di verbi, e a furia di leggere non si può non ricordare come essi vadano utilizzati Scegliete l'argomento che preferite, la cosa essenziale è leggere
Quindi che aspettate? Correte a comprare un buon libro!. -
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aggiungi la proposizione principale nei periodi lasciati in sospeso
1.mentre tornavo a casa con laura/che è la migliore amica di marco/..........
2.rovistando nel cassetto/per cercare i guanti di lana/............
3.dato che non mi hai riportato il libero/che ti ho prestato/.........
4.nel gennaio del 2002/quando l'euro è entrato in vigore/.............
5.guardando il documentario/ che hanno presentato i ragazzi della 1b/........
6.per ricordare i luoghi/ dove ho trascorso le vacanze/..........
... ci siamo fermate davanti ad un negozio di abbigliamento.
... ho trovato finalmente le mie calze preferite.
... domani dovrai farmi copiare il riassunto del libro.
... gli anziani entrarono nel panico.
... abbiamo conosciuto tante cose nuove a noi sconosciute.
... ho scritto tutto l'itinerario nel mio diario segreto.
fonte:http://www.skuola.net/f. -
Quel gioiello è d'oro.
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Predicato
Appunto sul predicato in italiano: il predicato è la voce verbale che ci informa su ciò che il soggetto fa o subisce o su come il soggetto è
IL PREDICATO
Il predicato è la voce verbale che ci informa su ciò che il soggetto fa o subisce o su come il soggetto è:
Es. Il gatto fa le fusa
Il gatto è rincorso dal cane
il gatto è grigio
Il predicato rappresenta il nucleo della frase, tanto che può costituirne una da solo:
Es. Piove!
Il predicato concorda con il soggetto nella persona e nel numero:
Es. I ragazzi giocano a palla
Le ragazze sono stata rimproverate dal custode
La mia automobile è rossa
Il predicato può essere di due tipi: verbale o nominale:
Il predicato verbale indica l’azione compiuta o subita dal soggetto
Es. Gli allievi discutono
Il calciatore è ammonito
Gli atleti si allenano
Il predicato nominale indica una qualità del soggetto ed è costituito da una voce del verbo essere seguita da un nome o da un aggettivo (o da qualsiasi altra parte del discorso usata come sostantivo). In particolare:
a. La voce del verbo essere si chiama copula (legame), perché unisce il soggetto ad una sua determinazione;
b. Il nome o l’aggettivo si chiamano nome del predicato.
Il predicato nominale si ha anche con quei verbi che, non esprimendo da soli un senso compiuto, necessitano della presenza di un sostantivo o di un aggettivo affinché il loro significato si completi.
Questi verbi sono detti copulativi.piùcomuni sono: parere, sembrare, divenire, riuscire, ecc.
Rientrano nel nome del predicato avverbi che rafforzano o indeboliscono gli aggettivi, nonché le forme dei comparativi e dei superlativi.Predicato - Verbale e nominale
Il predicato verbale e` costituito da un verbo predicativo, cioè dotato di significato autonomo e compiuto; quello nominale da una voce del verbo essere (detta copula) accompagnata da un nome o da un aggettivo
Predicato verbale
Il predicato verbale e` costituito da un verbo predicativo, cioè dotato di significato autonomo e compiuto, che esprime una condizione, uno stato, un`azione del soggetto. I gruppi verbali formati con un verbo servile (potere,dovere,volere), fraseologico(sapere,cominciare,stare) costituiscono sempre un unico predicato verbale.
Esempi:
Lucia e` voluta partire per le vacanze
Lucia e` dovuta tornare dalle vacanze
Lucia ha cominciato a nuotare
Anche il verbo essere svolge le funzioni di un predicato verbale quando svolge la funzione di esistere, stare, trovarsi, rimanere, appartenere.
Esempi:
Il cane e` nella cuccia.
Luca era con i suoi genitori
Le chiavi saranno di Lucia
Predicato nominale
Il predicato nominale e` costituito da una voce del verbo essere (detta copula) accompagnata da un nome o da un aggettivo che completano il significato del verbo che si riferisce al soggetto.
Esempi:
Il Nilo e` un fiume
Il gatto e` bianco
Tua madre era triste
Nel predicato nominale si distingue:
- il verbo che si dice copula;
- il nome o l`aggettivo che ne completano il significato, che sono detti nome del predicato o parte nominale;
Esempi:
Il gatto e` un felino
-> Il gatto: SOGGETTO
-> è: COPULA
-> un felino: NOME DEL PREDICATO o PARTE NOMINALE
-> la mia cena: SOGGETTO
-> sarà: COPULA.