CARLO CRACCO ... “genio e sregolatezza”

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  1. giuliascardone
     
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    Carlo Cracco: «Mai stato bello»


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    Carlo Cracco con Rosa - Foto Wayne Maser
    Servizio Barbara Bartolini


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    di Sara Faillaci


    Lui si definisce un tontolone con le donne. La compagna Rosa racconta, per la prima (e ultima) volta, com'è davvero il signor MasterChef


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    Si incontrano a un evento: lui cucina, lei cura le pubbliche relazioni del locale che lo ospita. Il giorno dopo, le arriva sul cellulare un messaggio non firmato: «Piacere di averti conosciuto». Quarantotto ore più tardi, le si presenta in ufficio: «Volevo dare un’occhiata al posto». Risposta: «Ma non l’ha visto l’altro giorno?». Seguono sguardo fisso di lui, occhi negli occhi, trenta secondi (avete presente l’occhiata MasterChef? Quella) e rossore di lei. Parte la visita. E tutto il resto.


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    L’incontro avveniva quattro anni fa. Oggi Rosa Fanti, romagnola, laurea in Scienze della comunicazione, è la compagna di Carlo Cracco. Sette mesi fa hanno avuto Pietro. Lui ha altre due figlie (Sveva, 10 anni, e Irene, 6) da un precedente matrimonio.
    All’indomani della finale della seconda stagione di MasterChef – il fenomeno televisivo del momento – Cracco è più che mai una star. Cuoco rinomato lo era già, ma oggi nel suo ristorante stellato a Milano c’è chi viene solo per farsi fare la foto insieme a lui. È salito sul palco a Sanremo, e il suo libro Se vuoi fare il figo usa lo scalogno è alla quattordicesima ristampa.
    Rosa da tre anni lavora con Carlo, gli gestisce la vita e gli impegni. Ma, spiazzata dall’improvvisa popolarità del suo compagno, ha finora evitato di esporsi. Questa è la sua prima intervista («e ultima»), che rilascia per una sola ragione: raccontare chi è davvero il signor MasterChef.

    Ha capito subito che la visita del locale era solo un pretesto per vederla?
    «Beh, sì. Anche perché un suo collaboratore mi aveva chiesto il numero di cellulare, e una vocina dentro mi diceva che quel messaggio anonimo me l’aveva scritto lui».

    E dopo?
    «Mi chiamava tutti i giorni: “Che cosa fai domani?”, “Sei libera nel weekend?”. Insistente da morire».

    Lusingata?
    «Combattuta. Mi attirava quella sua sicurezza, come se mi conoscesse da sempre e avesse già deciso come sarebbe andata tra noi. Ma ero anche spaventata. Un uomo tanto più grande di me (Rosa ha 30 anni, Carlo 47, ndr), per giunta già sposato e con figli: non era la storia che immaginavo».

    Invece?
    «Mi svegliavo ogni mattina alle sette per leggere il suo sms: me ne mandava sempre uno, quando rientrava dal ristorante alle due, per augurarmi la buona notte. Quando è venuto a casa mia, come prima cosa ha aperto il frigorifero. Dentro c’era solo una confezione di piadine precotte e una mozzarella: volevo morire. Carlo l’ha richiuso e mi ha detto: “Da domani la spesa la faccio io”. Il giorno dopo si è presentato con dieci sporte piene di cibo: “Non toccherai mai più un fornello”. Poi si è messo a cucinare, piccione con patate e castagne. L’ho assaggiato e lì ho capito: sono fritta».

    L’ha sempre mantenuta, la promessa di cucinare?
    «Sempre. Al massimo io faccio una pappina per Pietro».

    All’epoca, era ancora sposato. Non ha mai temuto che potesse essere solo un’avventura?
    «Lui si stava già separando, e comunque mi era chiaro fin da subito che faceva sul serio. Carlo non dà confidenza facilmente – pensi che ho continuato per un mese a dargli del lei, prima per cercare di mantenere le distanze, poi per gioco tra di noi – ma con me si è lasciato andare subito, completamente. È un uomo molto affettuoso, e anche fisico; sapevo che, se fosse iniziata una storia, ne sarei stata travolta».

    A sentire lei, è l’uomo perfetto. Nessuna fragilità?
    «Carlo si è fatto da solo, lavora da quando aveva 16 anni, la sicurezza che trasmette se l’è sudata. Fragilità ne ha come tutti, la cosa bella è che le ammette. Quando deve prendere una decisione importante è capace di interrompere una riunione, uscire e chiamarmi per chiedere consiglio. Mi consulta su tutto: lui è il classico creativo, non ricorda nulla delle cose pratiche, io gli metto ordine nella vita».

    Che effetto fa essere la compagna di un sex symbol?
    «Se va a riguardare le vecchie foto, si renderà conto che Carlo non è mai stato un bello, e non è abituato a essere considerato tale. Negli ultimi anni certo è cambiato: i capelli, la barba, i vestiti. Ma fare questo effetto sulle donne lo mette a disagio. E io me la rido».

    Arriva lui.
    Se vi aspettate un’intervista
    tutta monosillabi e pause, sarete sorpresi.
    Mi si piazza davanti e mi rovescia
    addosso un fiume di parole.

    È stato fortunato a trovare Rosa.
    «Ogni tanto un po’ di culo non guasta».

    Che cosa intende?
    «Che nulla mi è mai arrivato facile, ho sempre dovuto pedalare. Sono il quarto figlio di una famiglia semplice di Vicenza. Mio padre, ferroviere, arrotondava con tre lavori extra. E altrettanti ne aveva mia madre».

    È vero allora che voleva farsi prete?
    «Volevo iscrivermi al seminario, ma si pagava vitto e alloggio. Mio padre disse: “Sei scemo? Costa troppo”».

    Non le interessavano le ragazze?
    «Ero abbastanza sfigato, un tontolone. Il primo bacio l’ho dato a 14 anni, al mare: un avvenimento mondiale».

    Si è sposato giovane.
    «A 29 anni. Professionalmente avevo già fatto strada (uscito dall’istituto alberghiero era stato allievo di Gualtiero Marchesi e, dopo un’esperienza in Francia con Alain Ducasse e a Firenze all’Enoteca Pinchiorri, era tornato a lavorare per Marchesi come chef all’Albereta di Erbusco, ndr) e per uno cresciuto in una famiglia come la mia, educato a vivere senza grilli per la testa, sposarmi e fare figli sembravano i naturali passaggi successivi. Il problema è che io i grilli per la testa ce li ho sempre avuti: prima sul lavoro – dove non ero mai contento – e alla fine anche nel privato. Mi sono accorto che con mia moglie viaggiavamo su binari incompatibili, a parte le figlie non condividevamo nulla, men che meno il lavoro che per me è sempre stato prima di tutto una passione. Un giorno mi sono chiesto: che cosa ci sto a fare qui?».

    Con Rosa è stato un colpo di fulmine?
    «Ci siamo guardati e capiti in tre secondi. Non mi è mai capitato con nessun’altra donna: è stato come una scossa di terremoto. Rosa non è una morbida, al contrario è decisa, ti fa correre. La mia donna ideale: è concreta, ti dà sicurezza, ma ti accompagna anche quando voli, anzi ti spinge a volare ancora più in alto».

    Non la spaventava l’idea di rifarsi una famiglia?
    «Io non mi tiro indietro. La separazione, certo, mi ha fatto soffrire parecchio: purtroppo i problemi li causano più gli adulti che i bambini. Ho dato tutto me stesso per sanare la situazione con le mie figlie, che sono la cosa a cui tengo di più in assoluto. Mi sono fatto in quattro, ho sopportato tanto, ma ne è valsa la pena: oggi le bambine vogliono un sacco di bene a Rosa e a Pietro».

    (L'intervista completa sul numero di Vanity Fair in edicola da mercoledì 27 febbraio)


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    Fonte:www.vanityfair.it,antoniogenna.com
     
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