Fiorentina

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  1. arca1959
     
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    Storia dell'ACF Fiorentina



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    « Nelle molte giornate del cammino da effettuare, ve ne saranno di radiose e di necessariamente in ombra ed è principalmente in queste che il pubblico dovrà farse maggiormente sentire vicino agli atleti. Il campionato non si arresta né alla terza, né alla quarta domenica Quindi: avere fermamente fiducia! La vittoria, ne siamo certi, bacerà ripetutamente il nostro vessillo. »
    (Luigi Ridolfi, ACF Annuario viola 1934-1935)


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    L'ACF Fiorentina nacque il 29 agosto 1926. Nel suo palmarès, oltre a tre successi in campo internazionale (Coppa delle Coppe, Coppa di Lega Italo-Inglese e Mitropa Cup), figurano due scudetti (uno nella stagione 1955-56 e l'altro in quella 1968-69), 6 Coppe Italia e una Supercoppa italiana, ottenuta nel 1996.
    La Fiorentina è stata la prima squadra italiana a raggiungere la finale nella Coppa dei Campioni (1956-1957) ed il primo club a vincere la Coppa delle Coppe (1960-1961, prima competizione UEFA per club vinta da una compagine italiana). Inoltre, è una delle uniche due squadre italiane e dodici squadre europee che hanno disputato le finali di tutte le tre principali competizioni gestite dall'UEFA: la Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe e la Coppa UEFA.

    Le origini


    Le origini della squadra viola vengono datate 1898, quando venne creato il primo vero sodalizio calcistico della città di Firenze, denominato "Florence Football Club". L'aristocratico club venne ufficialmente costituito il 26 maggio 1898 presso il salone d'onore del Palagio dell'Arte della Lana, ove aveva ed ha sede la Società Dantesca Italiana, ed era composto da un'élite anglo-italiana. Il club adottò i colori bianco e rosso dell'insegna cittadina e si mantenne attivo, con certezza, fino al 1909 (il 26 maggio 2010 è stato, comunque, rifondato nella sua veste autentica). Primo presidente ne fu l'allora sindaco di Firenze Marchese Pietro Torrigiani. Nel 1902, però, un gruppo di giovani (tra cui Italo Capanni, Mario Melloni e un certo signor Galluzzo) creò la "Itala Football Club": il campo da gioco si trovava a Campo di Marte. Alla fine del 1912 nacque la sezione caldio del "Club Sportivo Firenze", (fondato nel 1870), che inizialmente si era dedicato solo al ciclismo ed altri sport. Nel 1908, poi, fu fondato il "Firenze Foot-Ball Club": tra i fondatori ci fu Oreste Gelli. Sempre alla fine del 1912 la "Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas", (fondata nel 1877), istituì anch'essa una sezione dedicata al calcio e subito emerse una rivalità col Club Sportivo Firenze. Il campo da gioco era il Prato del Quercione presso il Parco delle Cascine. Al termine della Grande Guerra tutti i club fiorentini furono sfrattati da quel luogo ed il dissidio tra le due società crebbe: gli sportivi della Libertas venivano chiamati "ghiozzi rossi" a causa dei frequenti tuffi nel fosso, che delimitava il campo (come i pesci chiamati volgarmente ghiozzi), per recuperare il pallone e per la maglia di colore scarlatto che indossavano. Abbandonato il terreno alle Cascine i calciatori della Libertas, i Rossi di Firenze, si spostarono a disputare le proprie competizioni presso il campo di via Bellini, inaugurato il 22 aprile 1922.

    La fondazione




    Alla fine le uniche squadre calcistiche che spiccavano a Firenze erano il "Club Sportivo Firenze" e la "Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas". Nessuna delle due però era particolarmente brillante in campo nazionale. Per risolvere questo problema i due club sportivi pensarono di fare un sacrificio fondendo le due squadre per dare vita ad una nuova società che fosse più forte, sia come qualità sia come fondi economici. È importante sottolineare che anche gli orientamenti del nascente regime fascista in materia di sport spingevano i sodalizi più recenti alla fusione ed all'accorpamento (ogni frazionismo che dividesse le città, anche solo in ambito sportivo, era infatti visto con sospetto dal regime). È indicativo di tale tendenza il fatto che le società nate in quel periodo, come l'Ambrosiana, il Napoli, la Roma e, appunto, la Fiorentina, furono il frutto di unioni di società preesistenti e, sia nel caso dei viola sia in quello dei giallorossi, artefici delle fusioni fossero proprio i federali fascisti provinciali Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano e Foschi (mentre per l'Ambrosiana la richiesta venne addirittura avanzata da Mussolini in persona).
    Il 3 luglio 1926 (anche se, alcuni documenti, riportano la data del 7 luglio 1926) la Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas giocò la sua ultima partita ufficiale (ultima giornata del Campionato di Seconda Divisione della Lega Nord) contro il Prato con la seguente formazione: Sbrana, Farina, Posteiner, Barigozzi, Magnifico, Salvatorini, Mazzacurati, Focosi, Csapkay, Segoni II, Baldini. Il risultato finale: 1-1, con reti di Miliotti per i lanieri e pareggio gigliato di Baldini. La classifica finale consentì alla squadra fiorentina l'ammissione alla rinnovata cadetterìa, nel quadro della riforma dei tornei della FIGC intervenuta quell'anno.



    Grazie al piazzamento della Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas, la Fiorentina poté dunque iscriversi al nuovo Campionato di Prima Divisione, equivalente alla Serie B dei giorni nostri.
    La Fiorentina venne fondata il 26 agosto 1926 in uno studio notarile dalla fusione tra il "Club Sportivo Firenze" e la sezione calcio della Palestra Ginnastica Fiorentina Libertas. Il primo presidente fu il Marchese Luigi Ridolfi Vay da Verrazzano, che rimase tale per quindici anni mentre il primo allenatore fu Károly Csapkay.
    In quei giorni le cronache dei giornali furono occupate dalla morte del leggendario Rodolfo Valentino, avvenuta tre giorni prima, e la notizia fu perciò relegata in uno smilzo trafiletto de La Nazione che si compiacque dell'avvenuta fusione: "scomparso il dualismo fra i maggiori sodalizi che praticano questo genere di sport in Firenze è ora possibile vedere gli ex soci del Club Sportivo e della Libertas fraternizzare"
    A metà settembre venne annunciata la prima amichevole della squadra fiorentina contro Le Signe, che battono per 2-1 la neo formazione bianco-rossa. La Nazione, il 21 settembre 1926, scrive: "Il debutto della squadra fiorentina che dovrà fra breve iniziare il campionato di prima divisione non è stato felice. I concittadini sono stati battuti da Le Signe per 2-1. L'A.C. Fiorentina ha avuto il torto di cominciare un po' tardi gli allenamenti della squadra. Ma la colpa non crediamo debba ascriversi del tutto gli intendimenti dei dirigenti del nuovo sodalizio calcistico..."

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    Una formazione degli anni 70!!



    Una settimana dopo la sconfitta con "Le Signe", la Fiorentina disputò un'altra amichevole contro la Sampierdarenese pareggiando 2-2.
    Le formazioni della squadra fiorentina schierate nei due tempi furono:
    • 1º tempo: Serravalli, Posteiner, Bargioni, Salvatorini, Segoni, Tuti, Focosi, Nichel, Bolteni (Volk), Baccilieri, Bandini
    • 2º tempo: Sbrana, Posteiner, Benassi, Salvatorini, Longoni, Carulli, Baldini, Nichel, Bolteni (Volk), Baccilieri, Bandini.
    I colori sociali erano inizialmente gli stessi di Firenze: il bianco ed il rosso. La maglia da gioco era mezza bianca e mezza rossa e recuperava la tradizionale casacca spezzata del Florence Football Club, il più antico club calcistico cittadino. Da Colle Val d'Elsa nel 1927 arrivarono poi le maglie della Colligiana a bande biancorossi (un dono fatto dai colligiani in onore dell'antica fratellanza Colle-Firenze) che nel 1929, si disse erroneamente per un errato lavaggio[3], portarono al colore viola, colore che piacque subito alla dirigenza ed ai tifosi, e per questo divenne quello ufficiale della squadra. Ovviamente, i motivi che portarono alla scelta del viola nell'estate del 1929, hanno un'origine ben più concreta e non hanno alcuna attinenza col "mito" del lavaggio sbagliato che, per anni, è stato considerato il vero motivo.

    Gli esordi

    Campionato 1926-27: l'inizio


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    Rodolfo Volk



    La squadra fu ammessa al girone C (anno 1926-27), ed esordì in campionato, e dunque in una competizione ufficiale, il 3 ottobre 1926, nel match casalingo contro il Pisa, terminato poi con una vittoria per 3-1.
    Quel campionato per la formazione biancorossa non fu particolarmente brillante, infatti la squadra si classificò al 6º posto su 10 squadre; fu più che altro un campionato di assestamento e di formazione.
    Tra tutti i giocatori però si fece riconoscere un certo Bolteni (della Fiorentina) che alla fine del campionato aveva segnato un totale di 12 reti diventando così capo cannoniere della stagione. In realtà il suo vero nome era Rodolfo Volk, classe 1906, un biondo di Fiume che, essendo sotto servizio di leva, non poteva giocare senza l'autorizzazione delle autorità competenti. Il permesso non gli fu concesso per motivi politici e il giocatore fu così costretto a presentarsi presso i campi da gioco sotto falso nome. In seguito Volk si trasferirà a Roma divenendo un idolo della tifoseria giallorossa.

    Campionato 1927-28: primo posto mancato


    L'anno successivo la squadra, sempre in Prima Divisione, fu traslocata nel più abbordabile Girone Sud e alla fine del campionato si guadagnò il secondo posto in classifica dietro al Bari. La Fiorentina vince diverse partite: 3-0 contro il Tivoli, 5-1 contro il Savoia di Torre Annunziata, 8-0 contro il Tivoli (partita di ritorno), 4-1 contro il Savoia di Torre Annunziata (partita di ritorno). Quest'ultima partita sembrò vinta lealmente, ma dopo più di un mese La Nazione scrive: "possiamo dire che effettivamente, qualcosa di irregolare vi è stato nella disputa del match e si auspica un'inchiesta da parte della Federazione, che metta in chiaro le cose". Qualche giorno dopo la Federcalcio emise un verdetto secondo il quale:
    • il Savoia avrebbe offerto denaro alla Fiorentina per dichiarare forfait;
    • la Fiorentina non avrebbe denunciato il fatto, con la discriminante di non aver accettato la proposta;
    • il Savoia avrebbe reiterato l'offerta al momento del calcio d'inizio alla Fiorentina, affinché l'incontro si svolgesse a favore della squadra biancorossa, dietro compenso di denaro;
    • la Fiorentina avrebbe accettato di non incassare l'indennizzo federale, a patto che il Savoia si impegnase a non dichiarare forfait contro il Bari, ma anzi giocasse la partita in modo leale;
    • la Fiorentina non denunciò il comportamento scorretto del suo dirigente;
    • la responsabilità del fatto cadeva sul direttore sportivo del Savoia e sul direttorio della Fiorentina;
    • il presidente Luigi Ridolfi e il consigliere Gino Agostini dovevano essere esclusi.
    I provvedimenti furono i seguenti:
    • i direttori del Savoia e della Fiorentina furono squalificati (compresi Ridolfi e Agostini);
    • la partita non portò alcun punto alle due squadre
    • il Savoia fu multato di Lire 4500, la Fiorentina di Lire 1000 (per le spese d'inchiesta);
    • Luigi Ridolfi fu nominato commissario straordinario della Fiorentina, in quanto non poteva più essere presidente della squadra.
    L'ultima partita contro il Bari fu decisiva per il campionato; la Fiorentina giocò fuori casa e perse 5-3. Durante la partita ci furono molti incidenti, i giocatori fiorentini furono insultati e minacciati dalla tifoseria barese. Il reclamo da parte della società biancorossa non servì e la squadra si dovette accontentare del secondo posto in classifica con 18 punti a pari merito con la Ternana Calcio, compagine con cui diede vita ad un altro appassionante duello concluso 3-3 a Firenze e con la vittoria dei gigliati a Terni per 1-0. Le due formazioni avrebbero dovuto disputare uno spareggio che non venne giocato a causa dei problemi economici che investirono la società umbra..
    Campionato 1928-29: la stagione del ripescaggio
    La Federcalcio per la stagione 1928-29 modificò l'assetto del massimo campionato volendo formare un unico girone per l'anno successivo; creò così due gironi formati ognuno da 16 squadre: le prime otto di ogni girone avrebbero fatto parte della Serie A dell'anno successivo, le successive sei avrebbero formato la Serie B, mentre le ultime due sarebbero state retrocesse nell'allora Prima Divisione, torneo che di lì a poco tempo avrebbe generato la Serie C. La Fiorentina, inclusa nel girone B, arrivò ultima con soli 12 punti e 5 partite vinte, 26 reti fatte e 96 subite. La squadra era sempre allenata da Csapkay, ma a lui si aggiunse l'ungherese Gyula Feldmann che gli rimase al fianco pure per la stagione successiva. Alla rosa dei giocatori quell'anno si aggiunsero Meucci, Luchetti e Chiecchi.
    Il portiere della Fiorentina, Pieri, viene sostituito da Sernagiotto dopo due pessime prestazioni: 0-3 in casa contro l'Ambrosiana e 0-11 a Torino contro la Juventus.
    La settimana dopo però disputò una notevole partita contro il Genoa che schierava in campo la formazione: De Prà, Lombardo, De Vecchi, Barbieri, Burlando, Parodi, Puerari, Bodini, Catto, Chiecchi, Rosso. La Fiorentina passò in vantaggio nel primo tempo con un gol di Pilati IV, ma il Genoa riuscì a fare due gol negli ultimi tre minuti finali dell'incontro. I tifosi fiorentini ritennero l'arbitro, un certo signor Galassi, piuttosto parziale nei confronti della squadra ospite. La situazione diventò pericolosa a tal punto che i dirigenti della Fiorentina dovettero accompagnare il direttore di gara in macchina fino alla stazione di Signa, dove l'arbitro fu comunque aggredito. Il campo da gioco di Firenze venne così squalificato per una giornata.
    La settimana dopo perse ancora, stavolta contro il Napoli per 2-7, mentre la settimana ancora successiva ci fu un'altra sconfitta contro la Lazio per 0-4 sul campo neutro di Modena. La FIGC decise di ritoccare lo schema definitivo dei nuovi tornei nazionali, e la squadra di Firenze venne così ripescata in Serie B.

    Campionato 1929-30: la Serie B

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    La prima formazione in maglia viola: era il 22 settembre 1929



    La caratteristica maglia viola con il distintivo a sinistra sul petto raffigurante il giglio rosso in campo bianco simbolo e stemma di Firenze (da cui l'aggettivo gigliati con cui i giocatori della squadra vengono spesso citati) fu indossata ufficialmente il 22 settembre 1929 in una amichevole con la Roma. Si dice che le maglie viola furono adottate per un caso fortuito: le maglie biancorosse vennero mal lavate da una lavandaia in un fiume, stingendo e assumendo un colore violaceo. In realtà pare che fu il marchese Ridolfi in persona a volere il cambio del colore nel viola come espressione cromatica del giglio fiorentino. A tal proposito Indro Montanelli, tifoso della Fiorentina, ha sempre sostenuto che quel colore "appartenesse" alla città al di là dell'errore del lavandaio (una leggenda che a dire il vero si ripete nella storia di molte altre squadre) in quanto a suo giudizio furono proprio degli alchimisti fiorentini del trecento ad ottenere artificialmente il viola. Appresi i segreti dalle popolazioni orientali del Mediterraneo, infatti, queste persone fecero di Firenze il più importante centro di produzione occidentale del suddetto colore, ottenuto attraverso un particolare lichene del gruppo delle Roccellaceae (da cui il nome della famiglia fiorentina dei Rucellai), la Roccella tinctoria , alla quale diedero il nome di oricello, dal latino òra, che sta per estremità, confine. Difatti, il viola è collocato all’estremo dello spettro cromatico (già allora, ovviamente visibile nel fenomeno dell’arcobaleno) e dopo questo colore si estende un altro territorio, la gamma degli ultravioletti, il mondo dell’invisibile, non percepibile dai sensi ma solo dall'intuito. È questo il viola universalmente associato al fantastico, all’incantesimo e alla magia. Ai fiorentini successivamente il cambio di colore piacque e fu quindi deciso di adottarlo definitivamente.
    Nella sua prima stagione di Serie B (1929-30) la Fiorentina si classificò quarta con 40 punti. La formazione viola tipica di quest'annata era: Sernagiotto, Magli, Renzo, Sinibaldi, Staccione, Pizziolo, Neri, Luchetti, Staffetta, Baldinotti, Galluzzi, Rivolo. Tra questi Mario Pizziolo (Pizziolo I) e Bruno Neri finirono a giocare in nazionale.

    Campionato 1930-31: la promozione in A

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    Una formazione della Fiorentina 1929-30



    Il campionato 1930-31 della Serie B lo vinse proprio la Fiorentina che conquistò la vetta della classifica con 46 punti. Il punto decisivo fu segnato sul campo della Spezia Calcio con una rete del fiorentino Baldinotti. La Fiorentina giunse a pari merito con il Bari, proprio la compagine che tre anni prima aveva strappato il titolo cadetto ai gigliati. La squadra viola si guadagnò così la Serie A. In casa riuscì sempre a segnare almeno una rete anche se non riportò mai risultati eclatanti. Alla formazione si erano aggiunti il portiere Bruno Ballante, detto "il gatto magico", (acquistato dalla Roma) e il difensore Renato Vignolini.
    La formazione di quell'anno fu: Ballante, Corbyons (Magli R.), Vignolini, Staccione, Pizziolo I (Neri), Neri (Pizziolo II), Luchetti, Staffetta (Moretti), Baldinotti, Galluzzi, Rivolo.
    Luigi Ridolfi aveva intanto ripreso la presidenza della squadra, dopo essere stato nominato Commissario Straordinario nel 1928. Proprio quando la Fiorentina riceveva la promozione per la Serie A, il Marchese pensò di dimettersi a causa di altri impegni politici e sportivi. La Federcalcio però invitò Ridolfi ad assumere almeno la carica di Commissario Straordinario, che venne accettata volentieri.

    La serie A

    Campagna acquisti: Pedro Petrone l'artillero



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    Pedro Petrone



    La Fiorentina che adesso era giunta in serie A aveva il problema di dover sostenere in campo squadre di alto calibro come la Juventus, il Genoa, l'Ambrosiana, il Bologna e la Roma. Per questo la squadra viola pensò di comprare alcuni giocatori tra cui il difensore Gazzari dalla Triestina, il centrocampista Giuseppe Bigogno dal Legnano, Alfredo Pitto, che nel 1931 regalerà alla Fiorentina la prima maglia azzurra, e Antonio Busini dal Bologna, Gastone Prendato dal Padova.
    Anche l'allenatore Feldmann, ormai solo dopo che Csapkay se ne andò, fu cambiato perché ritenuto inadatto alla Fiorentina di serie A. Fu chiamato così Hermann Fellsner, austriaco, dal Bologna.
    Alla Fiorentina mancava però un centravanti solido che potesse portare la squadra al prestigio. Prima dell'inizio del campionato fu acquistato per trentamila lire dal Nacional l'uruguaiano Pedro Petrone, detto l'artillero. Petrone era stato il protagonista delle olimpiadi del 1924 a Parigi e a quelle di Amsterdam del 1928, quando aveva condotto la nazionale "celeste" alla medaglia d'oro. Nei mondiali del 1930 invece, l'attaccante deluse le aspettative, nonostante si giocasse in Uruguay e nonostante il titolo mondiale vinto. Era quindi un campione in cerca di riscatto quello che sbarcò a Genova con un lussuoso transatlantico il 6 agosto 1931. Petrone percepiva uno stipendio di duemila lire mensili (il doppio di un funzionario di stato di alto livello, ma la metà circa di quello di Orsi alla Juventus). Arrivò insieme a lui, il difensore Guido Laino del Penarol. Laino tuttavia subì uno strappo muscolare in allenamento che lo fece rientrare in Uruguay dopo pochi mesi senza che potesse mai esordire in maglia viola.
    Petrone arrivò in Italia senza scarpe da calcio; girò diversi negozi a Firenze per trovare delle calzature che gli andassero bene. Addirittura la direzione della squadra telegrafò a Montevideo per richiedere le scarpe personali del giocatore. Durante una visita a Bologna presso l'amico Sansone trovò un paio di scarpe che gli calzavano a pennello (probabilmente presso via Rizzoli).
    Dopo essere tornato a Firenze durante un allenamento sul campo della Giglio Rosso, sul Viale dei Colli, tirò un calcio così forte al pallone che, dopo aver oltrepassato la rete di protezione, questo spaccò la vetrata di una villa nei pressi.
    Amante del tango e della vita comoda, meno, secondo le cronache, della cucina italiana, Petrone legò molto con il compagno di squadra e compatriota Carlos Gringa, che a differenza dell'artillero rimase tutta la vita a Firenze. Dopo una prima stagione, Petrone disputò il suo secondo campionato in tono minore. La retrocessione ad ala destra decretata dall'allenatore Felsner durante la seconda stagione in viola, lo portò a forti contrasti col tecnico. La decisione della società di schierarsi con l'allenatore e di multarlo con un'ammenda di duemila lire spinse Petrone ad abbandonare la squadra il 24 marzo del 1933 con una rocambolesca fuga nella notte, per fare ritorno in Uruguay.
    Giovanni Berta: il nuovo stadio

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    Ponteggi per la costruzione della Curva Ferrovia.



    Con la promozione in Serie A il vecchio stadio che si trovava in via Bellini non era più adatto. Il nuovo stadio, voluto dal marchese Luigi Ridolfi (che nel frattempo aveva ripreso la presidenza della squadra dopo i fatti di Torre Annunziata del 1928), doveva sorgere alle Cascine, dove c'erano già diversi impianti sportivi. Successivamente però fu presa la decisione di costruirlo presso Campo di Marte, il quale offriva più spazio e più facilità di comunicazione essendo vicino alla ferrovia. Il progetto venne affidato all'architetto Pier Luigi Nervi.
    Inizialmente lo stadio fu intitolato a Giovanni Berta, un caduto fascista. Dopo la seconda guerra mondiale il nome fu cambiato semplicemente in "Comunale", mentre nel 1991 prese definitivamente il nome di "Artemio Franchi" in onore dell'ex presidente della FIGC oltre che dirigente della Fiorentina.
    Venne inaugurato il 13 settembre 1931; quel giorno fu disputata una gara amichevole arbitrata da Bevilacqua che oppose i gigliati agli austriaci dell'Admira di Vienna e che si concluse con la vittoria dei viola per 1-0 con la rete di Petrone. Le cronache dell'epoca ricordano che il pallone dell'incontro venne lanciato da un aeroplano che, pilotato dal pilota acrobatico fiorentino Vasco Magrini, sorvolò lo stadio prima dell'inizio dell'incontro. Le due formazioni in campo erano:
    • Fiorentina: Ballante, Gazzari, Vignolini, Pizziolo, Bigogno, Pitto, Prendato, Busini, Petrone, Galluzzi (Bonesini), Rivolo
    • Admira: Zohler, Janda, Paolich, Mirschitza, Hummenberger, Porcht, Ranft, Klima, Steuber, Cernitz, Langer.
    In realtà, il terreno del nuovo stadio, venne calcato dalla squadra viola il 10 settembre 1931 quando superò, in amichevole, il Montevarchi per 6 reti a zero (4 gol di Petrone).

    Gli anni d'oro: I due scudetti

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    La formazione Campione d'Italia 1955-56



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    Enrico Albertosi in maglia viola, nelle stagioni tra i due scudetti



    Nella stagione 1955-56 la squadra gigliata ottiene il suo primo scudetto. Il presidente di allora, Enrico Befani, industriale tessile pratese, costruì un'ottima squadra, soprattutto con gli innesti dell'attaccante Miguel Montuori, argentino di origine sorrentina andato in Cile, e dell'asso brasiliano Julio Botelho, detto Julinho, i quali, con il loro estro e la tecnica sopraffina, fecero aumentare notevolmente la capacità offensiva del gioco. Bernardini aveva apprezzato Julinho ai mondiali (Svizzera 1954), lo considera la più forte ala destra del mondo, un giocatore completo per il genio, la forza atletica, lo scatto bruciante, la naturalezza con cui guida il gioco offensivo della squadra. Gioco rifornito assiduamente da un centrocampo di alto spessore tecnico, costituito dalla mezzala Guido Gratton e dal mediano Armando Segato, coadiuvati da un'ala tornante, ruolo ricoperto a turno da Maurilio Prini e Claudio Bizzarri. Completava la formazione un reparto difensivo, arcigno e grintoso nei contrasti come lo stopper Beppe Chiappella ed il terzino Ardico Magnini, ma anche classico e capace di passaggi precisi come il centromediano e capitano Francesco Rosetta e l'altro terzino Sergio Cervato. Il portiere era un giovanissimo Giuliano Sarti che in futuro avrebbe ricoperto quel ruolo nella leggendaria F.C. Internazionale degli anni 60.
    Per la squadra allenata da Fulvio Bernardini con i gol di Montuori e di Giuseppe Virgili è una marcia trionfale; i viola arrivano imbattuti all'ultima giornata – sconfitti dal Genoa a Marassi (3-1, raggiunti ad un quarto d'ora dalla fine con un rigore regalato e battuti due volte negli ultimi 5'). Lo scudetto, conquistato con largo anticipo, era già stato festeggiato la domenica precedente, in occasione dell'ultima partita casalinga (4-1 alla Lazio), il 27 maggio. La gara venne preceduta dalla sfilata del calcio storico. Nella stagione 1956-1957 la Fiorentina partecipò alla Coppa dei Campioni, e fu la prima squadra italiana a disputare una finale nel prestigioso torneo. Ciò avvenne nel 1957 contro il Real Madrid di Alfredo Di Stefano perdendo per 2 a 0. Come voleva il regolamento dell'epoca, la finale si disputò nello stadio della squadra detentrice del torneo il Santiago Bernabéu di Madrid. In un contesto ambientale eccezionalmente sfavorevole, centomila spettatori assiepati sulle gradinate ed il "caudillo" Francisco Franco in persona in tribuna d'onore, la squadra viola resse sullo zero a zero sino a venti minuti dalla fine dopo che nel primo tempo Julinho aveva sprecato clamorosamente una palla gol per la Fiorentina. Decisivo si rivelò, per le sorti della gara, il rigore, trasformato da Di Stefano al 68º minuto, penalty che, come già rivelato dai cinegiornali dell'epoca, fu molto contestato e tutt'oggi appare molto dubbio. Fu poi il sigillo di Gento, sette minuti più tardi ad assegnare alle "merengues" la loro seconda coppa dei campioni.

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    La formazione Campione d'Italia 1968-69



    In campionato colleziona una serie di 4 secondi posti consecutivi, e nella stagione 1960-1961 è la prima squadra italiana a vincere un trofeo internazionale,ovvero la Coppa delle Coppe: nella prima edizione, batté in una doppia finale i favoritissimi scozzesi del FC Rangers di Glasgow, con la doppia vittoria per 2-0 e 2-1. Si ripete nella stagione seguente, giungendo nuovamente in finale contro un'altra squadra di rango, l'Atletico Madrid: nella prima gara riesce ad impattare per 1-1, e nella ripetizione viene travolta per 3-0 dai madrileni.
    Nel 1968-69 la Fiorentina vince il suo secondo titolo nazionale (scudetto). Dopo una partenza in sordina, la Fiorentina si inserisce fra Milan e Cagliari e, perdendo una sola partita in tutto il campionato (3-1 con il Bologna), le stacca e non si fa più riprendere conquistando lo scudetto con una giornata di anticipo andando a vincere a Torino in casa della "odiata" Juventus 2-0. Protagonisti principali di questa squadra furono Chiarugi, De Sisti, Amarildo, Esposito, Merlo, Maraschi, Ferrante, Brizi, Rizzo,Superchi,Rogora,Mancin, tutti sotto la guida dell'allenatore Bruno Pesaola.

    Da Pontello ai Cecchi Gori

    Anni '80: l'era dei Pontello


    Antognoni
    Giancarlo Antognoni



    Gli anni settanta, se si esclude la vittoria della Coppa Italia nel 1975, sono abbastanza deludenti per la compagine viola. La Fiorentina staziona a metà classifica rischiando per ben due volte ('70-'71 e '77-'78) l'onta della B. Delle giovani speranze acquistate nella prima metà del decennio, come Moreno Roggi, Vincenzo Guerini, vittime di gravissimi infortuni, e Antognoni solo quest'ultima si conferma ad altissimi livelli. Proprio Antonio, come verrà soprannominato dai suoi tifosi, diverrà uomo simbolo e capitano per numerosi anni del club viola. Dal vivaio escono talenti come Desolati e soprattutto Giovanni Galli. Sono anni di presidenze oculate, Ugolini, ed oneste ma povere, come quella di Melloni, ed in campo, di dignitosi giocatori come, Alessio Tendi, Steno Gola, Giancarlo Galdiolo e Marco Rossinelli. La squadra non riesce ad uscire dal grigiore e della mediocrità.

    Campionato 1981-1982: Ad un passo dallo scudetto


    Negli anni ottanta subentra una nuova dirigenza, quella dei Pontello, costruttori edili a capo di una impresa multinazionale. Nel 1981 i Pontello attuano delle scelte come il cambio dell'inno e, soprattutto, del giglio, simbolo della squadra, che creeranno non poche polemiche fra i tifosi, ma a queste si contrappongono delle operazioni di mercato che portano in viola giocatori di alto livello come Graziani e Pecci dal Torino, il centrocampista tecnico Bertoni dal Siviglia, il centrocampista rivelazione dal Monza Massaro e il massiccio difensore Vierchowod in prestito dalla Sampdoria; inoltre arrivano altri giocatori come Casagrande.
    Tutta la squadra girava intorno a Antognoni e cominciò un'emozionante testa a testa con la Juventus. Il 9 ottobre 1981, avvenne un grave incidente ad Antognoni: al 57' minuto della partita Fiorentina-Genoa (finita poi 3-2 per i viola) il portiere Martina, durante un'uscita, colpì con le ginocchia il viso del centrocampista viola, che rimase a terra privo di sensi. Dopo questo infortunio, che sul momento fece temere per l'incolumità del giocatore (riportò una frattura alle ossa craniche, con grave rischio per la sua stessa vita), rimarrà fuori dai campi di gioco per quattro mesi.
    Successivamente, l'allora direttore generale Tito Corsi decise di acquistare Luciano Miani nel mercato invernale per prendere temporaneamente il posto del capitano della formazione gigliata. Il rientro di Antognoni avvenne poi nel match casalingo vinto per 1-0 contro il Cesena, mentre in Napoli-Fiorentina (terminata 0-1) tornò al gol con un pallonetto dopo una discesa di 40 metri.

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    Roberto Baggio


    All'ultima giornata, Fiorentina e Juventus erano appaiate a 44 punti e i viola giocavano a Cagliari mentre la Vecchia Signora era di scena a Catanzaro; Graziani realizzò una rete che l'arbitro Mattei annullò per un discutibile fallo di Bertoni sul portiere sardo, mentre la Juventus vinse 1-0 a Catanzaro su rigore di Brady per fallo di mano di un difensore calabrese. Successivamente a questa delusione fra i tifosi viola nacque il motto Meglio Secondi che Ladri.

    1990: I tifosi viola scendono in piazza


    Il 1990 in Italia sarà ricordato per i Mondiali di calcio disputati proprio nel nostro paese ma anche per la rivolta contro i Pontello riguardo alla questione Baggio. La Fiorentina era intanto tornata nel grigiore dei vecchi tempi: la squadra lottava per la salvezza in campionato mentre si esaltava in Coppa UEFA, eliminando, nel seguente ordine, squadre come l'Atletico Madrid, i francesi del Sochaux e dell'Auxerre, i sovietici della Dinamo Kiev e in semifinale i tedeschi del Werder Brema.
    In finale, per la prima volta nella storia della manifestazione, arrivano due squadre italiane: la Fiorentina e la Juventus. Durante il match d'andata, la Fiorentina perde per 3-1 a Torino contro la Juventus e, pareggiando per 0-0 ad Avellino (il campo di Firenze era chiuso per i lavori di Italia 90 ed il sostitutivo di Perugia venne squalificato dopo la semifinale con il Werder Brema), consegnarono di fatto alla squadra juventina la Coppa UEFA 1989-1990.
    Ma i fiorentini erano più allarmati dal fatto che Baggio potesse andarsene e di fatto il giorno dopo la finale di Coppa UEFA, i Pontello annunciarono la sua cessione alla squadra più odiata da Firenze, la Juventus. Inoltre i Pontello dichiararono che nonostante la cessione del giocatore, loro sarebbero rimasti a Firenze alla guida della società viola.
    Fu questa la scintilla che scatenò il popolo Viola, che scese in piazza a protestare cingendo d'assedio la sede della Fiorentina e l'abitazione della famiglia proprietaria della squadra. Furono giorni di tensioni e scontri in città con numerosi arresti e denunce tra i tifosi viola, inferociti, non tanto dalla vendita del loro campione, ma dal proclama della proprietà di non passare la mano ad un successore; questa rivolta di piazza in effetti non fece altro che accelerare la trattativa di passaggio di proprietà dai Pontello ai Cecchi Gori.

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    La Fiorentina scesa in campo nella finale di ritorno della Coppa UEFA 1989-1990 contro la Juventus



    Tutti questi fattori (perdita della Coppa UEFA con la Juventus e cessione di Baggio proprio alla squadra bianconera) portarono i tifosi Viola a contestare la nazionale italiana in ritiro a Coverciano poco prima dell'inizio dei mondiali del 1990, nazionale che fu costretta a lasciare Firenze e trasferirsi a Marino, vicino Roma. Per alcuni anni a Firenze la contestazione sarebbe continuata, con tanto di caroselli di auto a favore dell'Argentina in occasione della vittoria sugli azzurri nella semifinale mondiale ed a favore del Brasile dopo la finale mondiale del 1994. Il culmine sarebbe stato raggiunto nella primavera del 1993, in occasione dell'amichevole con il Messico giocata al Franchi, durante il quale i tifosi Viola, oltre a contestare la nazionale e sostenere platealmente gli stupefatti giocatori del Messico, arrivarono pure a fischiare l'inno nazionale.
    Anni '90: l'era dei Cecchi Gori
    Nel 1990 i Pontello, contestatissimi per aver venduto Baggio ai rivali storici della Juventus, cedono il testimone vendendo la Fiorentina al famoso produttore cinematografico Mario Cecchi Gori, che però scompare il 5 novembre 1993.

    1992-1993: retrocessione in B dopo 54 anni

    Per consentire alla Fiorentina di risollevarsi dagli ultimi anonimi campionati, Cecchi Gori decise di investire nella campagna acquisti, portando a Firenze giocatori come Stefan Effenberg e Brian Laudrup dal Bayern Monaco, Francesco Baiano dal Foggia e Fabrizio Di Mauro dalla Roma.
    A inizio stagione la squadra veleggiava nelle zone dell'alta classifica, e fra le prestazioni fornite venivano alternate vittorie larghe (7-1 in casa contro l'Ancona) a sconfitte altrettanto pesanti (3-7 in casa contro il Milan). La stagione sembrava continuare per il meglio, ma il 3 gennaio 1993 l'allenatore Luigi Radice fu esonerato da Vittorio Cecchi Gori (ancora vicepresidente) nel corso di un chiarimento nello spogliatoio viola. La ragione ufficiale dell'esonero fu la sconfitta casalinga per 0-1 con l'Atalanta (gol di Carlo Perrone).
    In sostituzione di Radice arrivò, dopo una serrata trattativa, Aldo Agroppi. La squadra, dopo questo avvicendamento, ebbe un calo spaventoso inanellando una serie di partite senza vittorie tanto da esserne schernita da varie tifoserie avversarie (si ricorda lo striscione "Produttore: Vittorio Cecchi Gori, regista: Aldo Agroppi, titolo: Le comiche"). Dopo varie giornate, Agroppi fu sostituito da Luciano Chiarugi (in coppia con Giancarlo Antognoni) che non riuscirono però a salvare la Fiorentina.
    Il 6 giugno 1993, ultima giornata del campionato, Udinese e Fiorentina si contendevano un posto per rimanere in Serie A: la squadra viola giocava in casa contro un Foggia ormai salvo da tempo e l'Udinese era di scena a Roma. La Fiorentina vinse per 6-2 ma il pareggio fra Roma e Udinese, dovuto ad un gol del bianconero ed ex romanista Stefano Desideri che aveva percorso gran parte del campo con il pallone fra i piedi e a Carnevale che manco' volutamente un gol praticamente fatto, condannò i viola ad una retrocessione in Serie B arrivata nuovamente dopo cinquantaquattro anni.
    La morte di Mario Cecchi Gori
    Il 5 novembre 1993 scompare il famoso produttore cinematografico e da tre anni presidente della società viola Mario Cecchi Gori, probabilmente per infarto. Una folla immensa partecipa alle sue esequie e tributa un lunghissimo applauso. Il testimone della presidenza gigliata passa al figlio Vittorio.

    1993-1995

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    Gabriel Batistuta, capitano e calciatore simbolo della Fiorentina degli anni '90



    Vittorio Cecchi Gori fu affiancato dalla madre Valeria, presidente onorario. Il nuovo presidente avrebbe ingaggiato successivamente giocatori del calibro di Francesco Toldo, Anselmo Robbiati, Manuel Rui Costa, Andrej Kančelskis, Edmundo ed Enrico Chiesa.
    Il campionato di B del 93-94, con Batistuta in attacco ed altri giovani validi, fu conquistato dalla Fiorentina che, con alla guida Ranieri, lo vinse con tre giornate d'anticipo, riconquistandosi così dopo un anno la partecipazione al massimo campionato italiano.
    Tornata in Serie A, la Fiorentina si rinforza acquistando alcuni giocatori, tra i quali spiccano Manuel Rui Costa, astro nascente del Benfica, ed il neo campione del mondo Marcio Santos: il primo instaurerà un legame speciale coi tifosi, il secondo si rivelerà una delusione e verrà ceduto dopo soltanto un anno. Ma è soprattutto l'anno di Gabriel Batistuta, che diverrà capocannoniere del torneo e infrangerà il record di reti consecutive, battendo quello stabilito precedentemente da Ezio Pascutti. La Fiorentina si piazzerà decima in campionato a fine stagione.

    1995-1996: Il primo trofeo della gestione Cecchi Gori

    Nella stagione 1995-1996 la Fiorentina si rinforza in difesa acquistando Lorenzo Amoruso e Emiliano Bigica dal Bari, lo svedese Stefan Schwarz dall'Arsenal e Michele Serena dalla Sampdoria.
    La squadra si inserì subito nei piani alti della classifica e a gennaio del 1996 sembrava che potesse lottare per lo scudetto insieme a Milan e Juventus, ma non avendo rinforzi adatti in panchina, la stagione si concluse con un ottimo 3º posto a pari merito con la Lazio di Zdeněk Zeman.
    Nel finale di stagione, in ogni modo, il traguardo più desiderato da tutti i tifosi fiorentini era ritornare a vincere la Coppa Italia dopo 21 anni dall'ultima conquistata nel 1975. L'obiettivo pareva meno difficile del tricolore, soprattutto dopo la travolgente cavalcata della squadra viola verso la finale che vide anche l'eliminazione netta dell'Inter con un 3-1 a Firenze e uno 0-1, caratterizzato da un delizioso gol in pallonetto di Batistuta. Durante la finale d'andata giocata a Firenze, la Fiorentina sconfisse l'Atalanta per 1-0 con un gol di Batistuta da fuori area;. Nel ritorno a Bergamo, la formazione viola si impose per 2-0 con reti di Lorenzo Amoruso e ancora di Batistuta. La Coppa Italia era tornata a Firenze e memorabili furono i festeggiamenti, con la squadra che di ritorno da Bergamo con la Coppa si ritrovò uno stadio con oltre 40.000 persone festanti alle tre del mattino.

    1996-1998: fine del ciclo Ranieri e l'annata di Malesani

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    Manuel Rui Costa gicotore della Fiorentina dal 1994 al 2001.



    La stagione 1996-1997 iniziò con la vittoria in Supercoppa italiana contro il Milan per 2-1 a San Siro. A decidere l'incontro fu la doppietta di Batistuta, che rese vano il gol di Dejan Savićević per il Milan. La Fiorentina fu la prima squadra non scudettata a vincere questo trofeo. La festa fu doppia perché la vittoria fu conseguita il 25 agosto 1996, la vigilia del 70º anniversario della fondazione della società viola. Nel ritiro della formazione toscana, intanto, arrivarono Luis Oliveira, Aldo Firicano e Vittorio Pusceddu dal Cagliari.
    Si tentò di ripetere la stagione precedente in campionato, ma la squadra cominciò a deludere, mentre in Coppa delle Coppe, pur soffrendo, la formazione avanzava di turno e cominciava a pregustare la finale. Nel gennaio del 1997, inoltre, Cecchi Gori svelò la famosa "ciliegina" che aveva promesso alla squadra, l'acquisto del centrocampista russo Andrej Kančelskis, che però, a causa di un difficile adattamento durante la stagione in corso ed una serie di problemi fisici, deluse le attese con Ranieri.
    Il cammino dei viola in Coppa s'interruppe in semifinale contro il Barcellona perché la squadra, pur pareggiando al Camp Nou per 1-1 con uno storico gol di Batistuta (rimase celebre il suo gesto con il dito davanti alla bocca per zittire gli 80 000 tifosi catalani presenti allo stadio, perse in casa per 2-0 contro la formazione catalana e venne eliminata. Fallita anche la qualificazione per la Coppa UEFA, Cecchi Gori decise di esonerare l'allenatore Ranieri e di chiamare per la stagione successiva il giovane Alberto Malesani che ben aveva fatto in Serie B col Chievo.
    Nella campagna acquisti per la stagione 1997-1998 arriva il brasiliano Edmundo. La stagione di Malesani verrà ricordata soprattutto per il divertente accadimento della prima giornata di campionato: la Fiorentina era impegnata a Udine e con due prodezze di Batistuta era riuscita a vincere per 3-2 contro l'Udinese. Finita la partita, l'allenatore corse pieno di gioia sotto la curva dei tifosi viola, festeggiando con loro, episodio che gli attribuì il soprannome L'Allenatore Ultrà. La Fiorentina di Malesani si dimostrò una "mina vagante", perdendo con formazioni modeste e vincendo con le squadre più blasonate, ma mostrando sempre un gioco spumeggiante e divertente. L'organico spesso risentì di infortuni come quello del russo Kančelskis, che aveva iniziato un campionato in gran forma ma fu subito arrestato da una serie di infortuni alla caviglia che lo tennero fuori per vari mesi. Il duo, ormai ampiamente rodato, Rui Costa-Batistuta fu autore di un'altra prestazione stagionale a livelli elevati, esaltata dall'estro del brasiliano Edmundo che, disponibile da gennaio, divenne presto uno degli idoli della tifoseria.
    Malesani, tuttavia, entrò in pessimi rapporti durante la primavera con il presidente Cecchi Gori, il quale decise a fine campionato di esonerarlo. Dopo un periodo di vacanza della panchina viola e varie voci sull'arrivo di Renzo Ulivieri dal Bologna o del tifoso viola Mondonico, il presidente propose la panchina della sua squadra a uno dei più grandi allenatori del momento, Giovanni Trapattoni, che accettò.

    1998-2000: l'era Trapattoni


    Trapattoni
    Giovanni Trapattoni



    Nel campionato 1998-99 la Fiorentina, allenata da Trapattoni, lottò a lungo per lo scudetto e si laureò campione d'inverno, guidata soprattutto da un Batistuta in forma strepitosa. Dovette, poi, cedere il primato a febbraio, a causa di un infortunio del suo goleador, mentre Edmundo attirò su di sé critiche per essersi recato al carnevale di Rio de Janeiro mentre la squadra era in difficoltà. La squadra a fine stagione si piazzò comunque terza, riuscendo ad accedere al terzo turno preliminare della UEFA Champions League, che, con la nuova formula inaugurata quello stesso anno, permetteva alle squadre italiane classificatesi al terzo e quarto posto di tentare di accedere alla prima fase a gironi della più importante competizione europea. In ambito europeo la Fiorentina fu esclusa dalla Coppa UEFA per una assai discutibile decisione della UEFA: vincente a Zurigo contro il Grasshoppers e in vantaggio a Salerno, fu estromessa perché dei tifosi salernitani, resisi ostili durante la partita in campionato a Firenze per degli scontri, gettarono in campo una bomba carta; l'ordigno, diretto verso i giocatori viola che stavano raggiungendo gli spogliatoi per l'intervallo, colpì invece il quarto uomo, il belga Philippe Flament, ferendolo al ginocchio destro. Alla società viola, nonostante precedenti in senso contrario anche in campo internazionale, venne riconosciuta la responsabilità oggettiva, pur tra l'altro giocando in campo neutro per una squalifica del Franchi avvenuta 3 anni prima per degli oggetti gettati in campo.
    Tra il 24 e il 25 luglio del 1999 presso il Giants Stadium di New York la formazione di Trapattoni si aggiudica in un torneo quadrangolare amichevole la "Gotham Cup" disputato insieme all'Aston Villa, l'Ajax e Panthinaikos. I viola battono prima i greci 3-0 (gol di Chiesa, Balbo e Oliveira), poi gli inglesi in finale 4-0 (gol di Mijatovic, 2 di Batistuta e Rui Costa).
    Nella Champions League 1999-2000 i gigliati superano il turno preliminare battendo sia all'andata (3-1) sia al ritorno (0-2) i polacchi del Widzew Łódź, rientrando così nel tabellone principale di questa competizione dopo ben 30 anni. Sono poi inseriti in un impegnativo girone con Arsenal, Barcellona e AIK Stoccolma. L'inizio è difficile: dopo il pareggio interno per 0-0 contro l'Arsenal, arriva la netta sconfitta per 4-2 al Camp Nou con il Barcellona, seguita da un nuovo pareggio per 0-0 in Svezia contro l'AIK. I viola riescono così a raccogliere 2 soli punti in 3 partite, rischiando così un'eliminazione anticipata dalla competizione, ma la successiva vittoria interna contro l'AIK li rimette in corsa per la qualificazione. Il 27 ottobre 1999 si gioca quindi Arsenal-Fiorentina, in una partita che, scherzi del calendario e della classifica, qualificherebbe con un turno d'anticipo la squadra vincitrice del confronto a scapito dell'altra. A vincere questo delicatissimo match è proprio la squadra viola, che si impone per 0-1 con un gol di Batistuta al 75', diventando l'unica squadra italiana di club in grado di sconfiggere una inglese nel vecchio stadio di Wembley prima della sua demolizione.
    Dopo un inutile ma comunque spettacolare 3-3 a Firenze contro il Barcellona (dove Mauro Bressan segnò un gol in rovesciata da 30 metri), i viola accedono dunque alla seconda fase a gironi, dove si ritrovano ad affrontare altre tre formazioni titolate quali il Manchester United, il Valencia ed il Bordeaux. È proprio contro i campioni uscenti del Manchester United che i gigliati hanno l'occasione di giocare la prima partita del girone, riuscendo ad imporsi per 2-0 all'Artemio Franchi grazie ai gol di Batistuta e Balbo. Nelle due successive partite, sempre in casa, la Fiorentina batte per 1-0 il Valencia con gol di Predrag Mijatović e pareggiano in Francia per 0-0 a Bordeaux, candidandosi seriamente alla qualificazione ai quarti, ma nello scontro decisivo contro il Valencia in terra spagnola escono sconfitti per 2-0, recriminando per un gol annullato a Rui Costa al 90' (sul punteggio di 1-0) per un fuorigioco fischiato sul suo calcio di punizione.
    Nella giornata successiva l'avversario è nuovamente il Manchester United, che vincendo per 3-1 si assicura la qualificazione, mettendo nei guai la formazione di Trapattoni a cui potrebbe non bastare una vittoria nell'ultima partita per passare il turno. Il Valencia difatti conquista successivamente la qualificazione pareggiando in casa con gli stessi inglesi, rendendo ininfluente il punteggio della partita della Fiorentina nella gara interna contro il Bordeaux, terminata comunque col punteggio di 3-3, ed eliminandola dalla Champions League. In campionato i viola arrivano settimi, qualificandosi in Coppa UEFA
    2000-2002: Coppa Italia, retrocessione e fallimento
    Negli anni successivi al 2000 la Fiorentina attraversò un biennio doloroso, illuminato solo in parte dalla conquista della sesta Coppa Italia nel 2001. Nella doppia finale i gigliati superarono il Parma (1-0 in trasferta e 1-1 al Franchi). In campionato si piazzarono, invece, decimi, dopo l'esonero dell'allenatore turco Fatih Terim, sostituito dal debuttante Roberto Mancini.
    Nella stagione 2001-2002 la squadra viola retrocesse in Serie B dopo nove anni. A nulla valsero l'esonero di Mancini, cui subentrò Ottavio Bianchi, e i gol del giovane centravanti Adriano, che non bastò per evitare il penultimo posto finale. Durante l'annata vennero portati i libri contabili dell'AC Fiorentina in tribunale, mentre nell'estate 2000 era stato venduto Batistuta (tuttora con 152 reti il primatista di reti segnate in Serie A con la maglia viola), l'estate successiva fu la volta di Rui Costa, Toldo. Dopo la retrocessione il 1º agosto la FIGC, al termine della riunione, escluse dal campionato di Serie B la AC Fiorentina per un passivo di 22.000.000 di euro non colmato. Il tribunale civile di Firenze decretò il fallimento della AC Fiorentina Spa, con la Ternana che veniva così ripescata in Serie B.

    La Presidenza dei Della Valle

    2002-2003: La Florentia Viola


    Grazie all'opera del sindaco Leonardo Domenici e dell'assessore allo sport Eugenio Giani, che fondarono nell'agosto del 2002 la società Fiorentina 1926 Florentia, Firenze non rimase senza calcio. Il nome della nuova società diventò poi Florentia Viola quando fu rilevata dall'imprenditore Diego Della Valle, tifoso interista e comparso sulla scena solo dopo il fallimento della A.C. Fiorentina. Con questo nome, nella stagione 2002-2003, venne dunque iscritta al campionato italiano di calcio di serie C2, girone B, anziché nel Campionato Nazionale Dilettanti come avveniva a tutte le squadre che fallivano, poiché si liberò un posto nel girone C a seguito della discussa retrocessione della Cavese per illecito sportivo (la Cavese sarà poi assolta con formula piena nel 2008).
    La squadra, nella quale decise di continuare a giocare in segno di grande attaccamento a Firenze il capitano Angelo Di Livio, riuscì a vincere il proprio girone, nonostante tre sconfitte interne con Rimini, Montevarchi e Gualdo, oltre al ko nel derby a Grosseto. Grazie anche ai 30 gol del bomber Riganò, dunque, la Florentia Viola ottiene la promozione in C1. Successivamente il proprietario Diego Della Valle, acquistando il logotipo della vecchia Fiorentina e il nome, riuscì a riportare in vita l'antica società calcistica fiorentina, anche se dovette chiamarla "ACF Fiorentina" per problemi legali dovuti a delle scissioni che Cecchi Gori ne aveva fatto del marchio. Il 19 maggio 2003 la Florentia Viola torna ad assumere ufficialmente il suo vecchio nome, diventando ACF Fiorentina S.p.A..

    2003-2004 - 2004-2005: Il ritorno in Serie A

    Al termine delle vicissitudini giudiziarie legate al caso Catania, il presidente della FIGC, Franco Carraro, ammise la Fiorentina direttamente al campionato di Serie B 2003-2004 (occasionalmente allargato a 24 squadre) al posto del fallito Cosenza e insieme alle retrocesse Catania, Genoa e Salernitana per meriti sportivi, formula piuttosto ambigua e ancora oggi discussa. Fu il secondo ripescaggio in Serie B per i viola, dopo quello del 1929.
    Il campionato di Serie B, intrapreso con una rosa di giocatori prevista per la C1, si svolse per la prima metà con mediocri risultati e a inizio gennaio 2004 la società decise di esonerare Alberto Cavasin ma, con l'arrivo dell'allenatore Emiliano Mondonico la Fiorentina inanellò una serie strabiliante di risultati positivi che la portò a fine campionato al sesto posto in classifica e a guadagnare un insperato spareggio promozione con il Perugia Calcio classificatosi quartultimo in serie A. Nella prima partita giocata a Perugia la Fiorentina si impose per 1-0 con goal di Fantini e, con il pareggio per 1-1 nel ritorno a Firenze, riuscì a raggiungere la promozione in Serie A.

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    Martin Jørgensen, centrocampista


    Nella prima annata in Serie A, nonostante un organico rafforzato nel mercato estivo dagli arrivi di Fabrizio Miccoli, Enzo Maresca, Christian Obodo, Dario Dainelli, Tomáš Ujfaluši, Martin Jørgensen e Cristiano Lupatelli, ma con molti giocatori ancora della C2, la squadra visse momenti di grossa difficoltà.
    Emiliano Mondonico rimase alla guida dei viola fino alla settima giornata poi venne esonerato dopo alcune dichiarazioni non condivise dalla società e sostituito da Sergio Buso fino ad allora allenatore dei portieri viola ma, visti gli scarsi progressi della squadra dopo un inizio promettente, venne anch'egli esonerato ed al suo posto subentrò l'ex portiere ed allenatore della nazionale italiana Dino Zoff. Fino alla conclusione del girone d'andata la squadra era in lotta per un posto in Coppa UEFA ma una serie di 4 sconfitte consecutive, insieme ad una classifica molto corta, la fecero precipitare nell'orlo della retrocessione. Il 31 gennaio 2005, ultimo giorno per il mercato invernale, la società acquistò per una cifra intorno ai 15 milioni di euro il talento bulgaro Valeri Bojinov dal Lecce, mentre nei giorni precedenti erano già stati acquistati per 3 milioni Marco Donadel dalla Sampdoria e per 6 milioni e mezzo l'attaccante toscano Giampaolo Pazzini dall'Atalanta.
    La salvezza matematica arrivò all'ultima giornata, con nove squadre coinvolte a novanta minuti dalla fine nella lotta per non retrocedere. Grazie alla vittoria per 3-0 sul Brescia ed i contemporanei pareggi di Bologna e Parma (condannate allo spareggio) la squadra viola riuscì ad evitare la retrocessione. Alla fine di questo campionato, onorato con 12 presenze, lascia il calcio il capitano Angelo Di Livio, dopo 6 stagioni alla Fiorentina.

    L'era Della Valle-Corvino-Prandelli

    2005-2006: il quarto posto poi revocato


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    Cesare Prandelli



    Nel tentativo di non ripercorrere la traumatica stagione, nell'estate del 2005 la squadra si è notevolmente rinforzata, soprattutto sul piano societario, con gli arrivi del direttore sportivo Pantaleo Corvino e dell'allenatore Cesare Prandelli. Nonostante le cessioni di Chiellini, Maresca, Miccoli e Obodo, la Fiorentina durante il mercato estivo decide di puntare su giocatori che possano portare esperienza, e su giovani di prospettiva con voglia di emergere. La rosa viene quindi arricchita da giocatori del calibro di Toni, Frey, Gamberini, Montolivo, Pasqual, Fiore, Brocchi, Pazienza, Di Loreto e Pancaro.
    Eccezionale la prima parte di stagione: la Fiorentina veleggia nelle prime posizioni di classifica, affermandosi come squadra rivelazione del campionato e lottando per un posto nelle coppe europee. Al termine dell'anno solare la squadra si ritrova così al quarto posto, con Luca Toni capocannoniere con 16 reti all'attivo e primo giocatore della Fiorentina a segnare una tripletta in nazionale contro la Bielorussia.
    Nella finestra di mercato del gennaio 2006 arrivano Kroldrup per 4 milioni e mezzo dall'Everton e Jimenez in comproprietà con la Ternana, più Lobonţ per 1 milione e mezzo dall'Ajax e Berti a sostituire l'infortunato Frey e lo svincolato Cejas; intanto l'operazione di ringiovanimento di Corvino continua.

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    Luca Toni



    Gli innesti, in particolare di Jiménez, si rivelano indovinati e grazie anche alla impressionante capacità realizzativa di Toni (31 reti che gli permettono di vincere la Scarpa d'oro 2006), la Fiorentina resiste al prepotente ritorno della AS Roma (11 vittorie consecutive, record assoluto poi superato quasi un anno dopo dall'Inter) e conquista il quarto posto, valido per affrontare i preliminari di Champions League.
    In estate, però, la Fiorentina rimane invischiata nel processo di Calciopoli, con l'accusa provata di illecito sportivo per i suoi vertici societari: secondo gli inquirenti, il patron Diego Della Valle, il presidente Andrea Della Valle e l'amministratore delegato Sandro Mencucci si sarebbero adoperati per ottenere l'intervento del vicepresidente della FIGC Innocenzo Mazzini, anche lui indagato nell'inchiesta, al fine di ottenere la salvezza dei toscani ai danni del Bologna nel precedente torneo. Il processo si svolge in due gradi di giudizio: alla CAF la Fiorentina viene condannata alla retrocessione in serie B con 12 punti di penalizzazione da scontare nel campionato successivo. La Corte Federale della FIGC però rivede poi le decisioni, condannando la Fiorentina a una penalizzazione di 30 punti nel campionato 2005-2006, facendole così perdere la qualificazione sia alla Champions League sia alla Coppa UEFA, ma salvandola dalla retrocesione per illecito sportivo cui si aggiunge una partenza ad handicap (-19 punti) per la stagione 2006-2007. L'arbitrato del CONI, successivamente, riduce la penalizzazione campionato 2006-2007 a 15 punti, stabilendo che la responsabilità della società nel presunto illecito sportivo relativo alla partita Lecce-Parma diretta dall'arbitro De Santis (il solo ancora contestato) è solo presunta (in quanto tale illecito è stato compiuto da persone estranee alla società). Nonostante tale sentenza rimane la condanna a Diego Della Valle (proprietario Fiorentina) per 3 anni e 9 mesi e a Andrea Della Valle (Presidente Fiorentina) per 3 anni.

    2006-2007: la penalizzazione e la rimonta

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    Adrian Mutu


    Durante la campagna estiva partono Brocchi, Fiore e Jiménez, ma arrivano altri giocatori importanti: Adrian Mutu, Mario Alberto Santana, Fabio Liverani, Manuele Blasi e Massimo Gobbi. Inoltre vengono riscattate le proprietà di Frey e Montolivo, arrivati la stagione precedente.
    La Fiorentina inizia la propria stagione in Coppa Italia: nel primo turno eliminatorio i viola battono per 3-0 il Giarre con una doppietta di Giampaolo Pazzini e un gol di Santana. Nel secondo turno i viola vengono battuti per 1-0 dal Genoa e sono eliminati dalla competizione.
    Il 9 settembre 2006 inizia il campionato di Serie A 2006-2007, il primo senza la Juventus, e la Fiorentina perde in casa per 2-3 (0-2 nel primo tempo) contro la favorita Inter: per la formazione nerazzurra gol di Zlatan Ibrahimović e doppietta di Esteban Cambiasso, mentre i due gol dei viola sono segnati da Luca Toni.

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    Giampaolo Pazzini



    Nonostante la penalizzazione ed una partenza a stento con tre sconfitte (Inter in casa, Livorno e Udinese fuori) e una sola vittoria nelle prima quattro partite del campionato 2006-2007, la Fiorentina, dopo la sconfitta in casa contro il Palermo per 3-2 con gol rosanero di David Di Michele e doppietta di Amauri, riesce a riprendersi e a rilanciarsi in campionato, colmando il divario della penalizzazione ed arrivando, nel periodo pre-natalizio, a ridosso della metà della classifica.
    Nel calciomercato del gennaio 2007 la Fiorentina si arricchisce con tre giovani aggregati al vivaio ed il diciannovenne centrocampista serbo Zdravko Kuzmanović, pagato 3 milioni al Basilea e giunto a Firenze dopo alcuni alterchi con il direttore sportivo del Palermo Rino Foschi, che lo accusa di avere corrotto il padre, suo manager personale. Nel mercato in uscita, invece, vengono ceduti il portiere Bogdan Lobonţ alla Dinamo Bucarest, Do Prado in prestito allo Spezia e Parravicini, sempre in prestito, al Parma via Palermo. Il 26 febbraio 2007, inoltre, la società viola ufficializza l'acquisto dell'attaccante Arturo Lupoli dall'Arsenal per la stagione successiva.
    Nel girone di ritorno la squadra viola prosegue la sua scalata in classifica, giungendo a conquistare, nonostante la suddetta penalizzazione di 15 punti senza la quale si sarebbe piazzata terza, il sesto posto in classifica dietro al Palermo per i peggiori scontri diretti. In tal modo si garantisce un posto in Coppa UEFA grazie alla miglior difesa del torneo, con soltanto 31 reti subite, e al terzo miglior attacco della Serie A, con 62 reti segnate.
    2007-2008: semifinale di Coppa UEFA, approdo in Champions League
    Per la stagione 2007-2008 sono acquistati Federico Balzaretti dalla Juventus, Anthony Vanden Borre dall'Anderlecht, Pablo Daniel Osvaldo dall'Atalanta. Il 15 luglio 2007 sono conclusi, dopo complesse trattative, gli ingaggi di Franco Semioli dal ChievoVerona e del trentaquattrenne Christian Vieri. Per quanto riguarda le cessioni, si decide sul futuro di Valeri Bojinov, che alla fine sarà acquistato dal Manchester City per 8 milioni. Sono ceduti anche Reginaldo, al Parma, e Manuele Blasi, al Napoli. Viene inoltre ceduto Luca Toni al Bayern Monaco.
    Durante la prima parte del campionato, che inizia il 26 agosto con la Fiorentina vittoriosa per 3-1 contro l'Empoli nel derby toscano, i viola beneficiano anche dei gol di Christian Vieri e, potendo fare affidamento su un impianto di gioco collaudato, lottano per la qualificazione in UEFA Champions League.
    Nel calciomercato di gennaio 2008 la dirigenza preleva in comproprietà Papa Waigo dal Genoa in cambio di Vanden Borre, Daniele Cacia dal Piacenza (sempre in comproprietà) e il giovane Manuel da Costa dal PSV. Michele Pazienza passa a titolo definitivo al Napoli, Federico Balzaretti passa sempre a titolo definitivo al Palermo e Arturo Lupoli è ceduto in prestito al Treviso.
    La Fiorentina gareggia con il Milan per ottenere il quarto posto valido per la qualificazione ai preliminari di UEFA Champions League. Il 2 marzo riesce a vincere, in una storica partita,contro la Juventus (storica rivale) a Torino, imponendosi per 2-3 ( la Fiorentina stava perdendo 2-1 a dieci minuti dalla fine )dopo quasi 20 anni. Il successo è accolto con festeggiamenti e caroselli al ritorno dei giocatori a Firenze. Alla fine i viola si qualificano per la Champions League a svantaggio del Milan, tornando nella massima competizione calcistica europea per club dopo otto anni. Anche questo risultato è festeggiato con imponenti manifestazioni di massa, con lo stadio Franchi aperto per l'occasione (anche se la partita decisiva viene giocata a Torino contro i granata) e oltre 30.000 tifosi esultanti sulle gradinate ad attendere l'arrivo della squadra. Il gol decisivo e storico della vittoria col Torino che permette la qualificazione alla Champions viene segnato da Osvaldo in rovesciata, già autore del gol vittoria contro la Juventus nello stesso stadio.

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    Osvaldo, protagonista della stagione 2007-08, nella sofferta partita di UEFA contro l'Everton


    In ambito europeo i viola ottengono una storica qualificazione alle semifinali di Coppa UEFA eliminando agli ottavi in un sofferto confronto l'Everton soltanto ad i rigori (2-0 e 0-2 il risultato nei minuti regolamentari), incontrando poi nei quarti di finale il PSV Eindhoven (1-1 al Franchi e vittoria per 2-0 al Philips Stadion). Mutu, con 6 gol, eguaglia Kurt Hamrin e Gabriel Omar Batistuta, migliori marcatori della Fiorentina in una stagione di una competizione europea. L'andata contro il Rangers all'Ibrox Stadium termina con il punteggio di 0-0. Al ritorno lo stesso risultato si protrae fino alla fine dei tempi supplementari . Ai tiri di rigore la spuntano gli scozzesi: dopo il primo tiro di Barry Ferguson parato da Frey, Fabio Liverani e Christian Vieri sbagliano i rigori, permettendo così ai Rangers di raggiungere la finale di Manchester poi persa contro lo Zenit San Pietroburgo.

    2008-2009: l'ingresso in Champions League e la conferma del 4º posto

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    Alberto Gilardino, neoacquisto dell'estate 2008



    La Fiorentina, che torna in UEFA Champions League dopo 8 anni, acquista Felipe Melo, Stevan Jovetic, Alberto Gilardino, Juan Manuel Vargas, Gianluca Comotto e, in prestito, Marco Storari, Luciano Zauri e Sergio Bernardo Almirón, per una cifra totale di 50 milioni di euro. Partono, invece, Tomas Ujfalusi, Fabio Liverani, Christian Vieri e Alessandro Potenza. Vengono risolte inoltre le comproprietà di Anthony Vanden Borre, ceduto interamente al Genoa, Papa Waigo N'Diayè, ancora in comproprietà con il Genoa, e di Daniele Cacia, che, alle buste, va al Piacenza.
    I Della Valle annunciano la progettazione di un nuovo stadio, che sorgerà in area Castello: un impianto polifunzionale che permetterà alla Fiorentina un maggiore guadagno (dai 12 milioni all'anno del Franchi a 50 milioni) che porterebbe il club a ridurre il gap dei diritti tv con le "grandi squadre", puntando a traguardi sempre maggiori. Oltre al nuovo progetto la Fiorentina ha previsto, in accordo con il Comune di Firenze, una profonda ristrutturazione dell'Artemio Franchi.
    Superando il terzo turno preliminare di Champions League contro i cechi dello Slavia Praga, i viola fanno ritorno dopo 8 anni nella fase finale della Champions League. La Fiorentina esordisce con un pari sul campo del Lione . La prima partita, in casa del Lione, si chiude sul 2-2. Dopo un inizio stagionale negativo, la squadra si riprende battendo in casa il Genoa e pareggiando in Champions League contro la Steaua Bucarest. Seguono alcune vittorie, la sconfitta per 3-0 con il Bayern Monaco in Europa e lo 0-0 con l'Inter. Dopo 5 partite nel girone di Champions League, la Fiorentina, con soli 3 punti guadagnati, viene matematicamente estromessa e sfida la Steaua per guadagnare l'accesso alla Coppa UEFA, che ottiene grazie ad un successo in terra rumena per 0-1, vittoria che consente ai fiorentini di salire a quota 6 punti complessivi. Al termine del girone di andata di campionato la Fiorentina staziona al 6º posto in classifica. Durante il calciomercato invernale sono ceduti Pablo Daniel Osvaldo e Giampaolo Pazzini, per un guadagno di 16 milioni di euro. Eliminata dalla Champions League, la Fiorentina viene ammessa alla Coppa UEFA grazie al terzo posto conseguito nella fase a gironi. Al sorteggio ai viola viene assegnato l'Ajax, uno dei club più competitivi della coppa. In casa i viola giocano una buona partita ma non finalizzano e perdono 1-0; al ritorno in Olanda Gilardino apre le marcature illudendo la Fiorentina, che subisce all'88º minuto un gol di Leonardo ed esce dalla competizione. L'eliminazione e il cattivo gioco espresso in campionato attira sulla società alcune critiche di gruppi di tifosi, che però si spiegano e si scusano dopo lo sfogo di Cesare Prandelli in conferenza stampa. Dopo l'uscita di scena sia dalla Coppa Italia sia dalle coppe europee, al club rimane l'obiettivo del quarto posto in campionato, e comincia così, per tutto il girone di ritorno, un estenuante testa a testa tra la squadra viola e il Genoa di Gasperini rivelazione del campionato. Durante la stagione si afferma anche la cosiddetta zona Fiorentina, cioè gli ultimi minuti di gioco in cui la Fiorentina riesce a segnare, portando a casa punti pesantissimi come nel 3-3 col Genoa a Marassi. Con una Serie di 7 vittorie in 8 gare dalla 28ª giornata alla 36ª giornata, la Fiorentina va a Lecce alla 37ª e con il pareggio è qualificata matematicamente alla Champions League. La gara finisce 1-1 con gol di Martin Jorgensen, allo scadere e i viola guadagnano per il quarto anno consecutivo l'accesso in Coppa dei Campioni. L'ultima giornata di campionato mette di fronte Fiorentina e Milan al Franchi. La partita finisce 2-0 per i rossoneri, che vanno quindi direttamente in Champions League, mentre i viola devono passare l'ostacolo dei preliminari.
    2009-2010: Ottavi di Finale di Champions League, semifinale di Coppa Italia e un deludente 11º posto
    Nella sessione estiva di calciomercato, il ds viola Pantaleo Corvino dichiara di disporre di un budget stagionale di 0 Euro: per questo Felipe Melo viene ceduto alla Juventus per 21 milioni più l'altra metà del cartellino di Marco Marchionni valutato 4 milioni (la prima metà del cartellino venne acquistata pochi giorni prima), per un valore totale di 25 milioni. Un ulteriore cessione è stata quella di Mazuch ceduto in prestito all'Anderlecht. Vengono acquistati il difensore centrale Cesare Natali dal Torino per circa 2 milioni di Euro, Cristiano Zanetti, anche lui per circa 2 milioni, il terzino destro Lorenzo De Silvestri dalla Lazio per 6milioni, Savio Nsereko dal West Ham e José Ignacio Castillo, come vice Gilardino per 900.000 euro firmando un contratto biennale, più i giovani Di Tacchio dall'Ascoli, Acosty e Arati dalla Reggiana. Vengono inoltre ceduti Franco Semioli alla Sampdoria e Zdravko Kuzmanovic allo Stoccarda. Terminano inoltre i prestiti di Almiron, Zauri, Bonazzoli e Storari che non vengono rinnovati, mentre rientrano dal prestito Manuel Da Costa, Gulan, Scuffia, Hable, Di Carmine, Lepiller e Lupoli, quest'ultimo girato in comproprietà all'Ascoli nell'operazione Di Tacchio. La Fiorentina accede ai gironi della UEFA Champions League dopo aver battuto lo Sporting Lisbona grazie alla regola dei gol in trasferta. Il girone dei viola include Lione, Liverpool e Debreceni. Il mercato non ha convinto però i tifosi che hanno protestato fino a suscitare l'ira di Andrea della Valle, che ha convocato un CdA straordinario per il 24 settembre, nel quale decreta le sue dimissioni, che inizialmente si credeva fossero a causa di un riassestamento del gruppo Tod's, mentre lui stesso in una lettera ai tifosi, ha detto che le sue dimissioni sono dovute ai malumori del pubblico[13]. Il 24 novembre 2009 la Fiorentina compie un'impresa storica passando il girone della Champions con un turno d'anticipo grazie alla vittoria per 1-0 contro il Lione a Firenze ed eliminando matematicamente il Liverpool[14], inoltre nell'ultima partita del gruppo, il 9 dicembre 2009 vincendo per 2-1 in trasferta a Liverpool si qualifica come prima del suo girone registrando il miglior rendimento per punti fatti del torneo soltanto dopo quello del Bordeaux, e il secondo attacco per gol fatti (14) del torneo dietro al solo Real Madrid (15). Giocherà gli ottavi di finale contro il Bayern Monaco. Nel mercato invernale acquista il giovane talento serbo Adem Ljajic dal Partizan Belgrado, il difensore centrale Felipe Dalbelo dall'Udinese e il nazionale argentino Mario Ariel Bolatti, in forza all'Huracan per un prestito, cedendo in prestito Savio Nsereko al Bologna e Dario Dainelli a titolo definitivo per 5 milioni al Genoa e Jose Ignacio Castillo al Bari per 1 milione di euro. Il 28 gennaio Adrian Mutu viene trovato positivo all'antidoping, precisamente alla sibutramina, uno stimolante che annulla gli effetti della fame, test effettuato dal CONI, per la gara Fiorentina Bari terminata 2-1, con Goal dello stesso Mutu. Il 29 gennaio 2010, viene ufficializzato l'acquisto del giovane svizzero Haris Seferović, dal Grasshoppers. Negli stessi giorni la Fiorentina firma il convenzione, per sei anni, rinnovabili per lo stadio Franchi e per i campi d'allenamento, di proprietà del comune, in attesa del via libera per la costruzione del nuovo stadio di proprietà. Il 17 febbraio 2010 disputa l'andata degli ottavi di finale di Champions League contro il Bayern Monaco all'Allianz Arena, perdendo 2-1. Sul risultato però pesa l'arbitraggio negativo di Tom Henning Øvrebø e di un suo assistente. Lo stesso arbitro ha ammesso il giorno dopo che la rete di Klose andava annullata, in quanto il calciatore tedesco era in fuorigioco[15]. Il 9 marzo 2010 gioca il ritorno e vince 3-2 contro il Bayern Monaco, ma questo risultato non basta per passare il turno: vanno avanti i bavaresi. Il 30 marzo, Diego Della Valle, si dimette da Presidente onorario. Da quel momento solo sconfitte e pareggi, catapultando i viola in 11ª posizione a fine campionato. Nondimeno l'eliminazione in semifinale di Coppa Italia, unica speranza per accedere in campo europeo per la stagione 2010/11. Al termine della stagione, dopo un lungo tira e molla tra la proprietà e lo staff tecnico, Cesare Prandelli rescinde il suo contratto che lo legava al club viola fino al 2012, accettando la proposta della FIGC che lo avrebbe investito, al termine del Campionato Mondiale di calcio 2010, nuovo commissario tecnico della nazionale italiana. Al posto di Prandelli, il 3 giugno 2010 viene annunciato nuovo mister della Fiorentina il serbo Siniša Mihajlović, proveniente da una stagione sportiva come tecnico del Catania.

    2010-2011: Siniša Mihajlović a Firenze


    La stagione viola inizia già nel precampionato con un grave infortunio ai danni del giocatore Stevan Jovetić, che alla fine lo terrà fuori per l'intera stagione. Durante la sessione estiva di calciomercato vengono acquistati il portiere Artur Boruc dal Celtic, Gaetano D'Agostino dall'Udinese e Alessio Cerci dalla Roma. L'esordio in campionato di Siniša Mihajlović con la Fiorentina è stentato, in quanto nelle prime quattro giornate il gruppo viola racimola solo 2 punti: i viola iniziano con un pari, (1-1) contro il Napoli a Firenze, con due sconfitte di misura (1-0 e 1-2) sul campo del neopromosso Lecce e al Franchi contro la Lazio e con un pareggio contro il Genoa a Marassi per 1 a 1. La stagione alterna prestazioni deludenti ad alcuni sprazzi di gioco senza mai convincere. In evidenza Mario Alberto Santana che dopo stagioni in cui non riuscì a giocare a seguito di numerosi infortuni trova in questa stagione il proprio riscatto. A Novembre durante l'allenamento si infortuna anche il portiere Sébastien Frey, degnamente sostituito da Artur Boruc, mentre per eventi extracalcistici la Viola deve fare a meno anche del numero 10 Adrian Mutu il quale dopo il rientro per Cesena-Fiorentina si infortunerà e a seguito, dopo una lunga bagarre, sarà escluso dalla rosa. In campo tuttavia l'intera squadra non convince tra cui il neo-acquisto Alessio Cerci aspramente criticato dai tifosi. Il girone d'andata si conclude quindi al dodicesimo posto in classifica, tra la delusione dei tifosi ma proprio nell'ultima partita in programma, Fiorentina-Brescia, vinta per 3 a 2 in rimonta la stagione della formazione viola inizia a svoltare; la formazione viola riesce ad incatenare una serie di successi ed a migliorare il proprio gioco. Durante il mercato invernale viene inoltre rafforzata la squadra con l'acquisto del centrocampista Valon Behrami dal West Ham che durante tutto il girone di ritorno si è rivelato utile e ha conquistato subito i tifosi fiorentini. Invano la formazione viola cerca di raggiungere i posti validi per l'Europa ma senza successo, nonostante il reintrego di Mutu. Unica partita degna di nota è Fiorentina-Udinese vinta per 5 a 2 mentre proprio nell'ultima fase del campionato, oltre al solito Behrami, stupisce Cerci che riesce a realizzare nel complesso 7 reti, diventando il secondo miglior realizzatore viola della stagione dopo Alberto Gilardino. Il campionato si conclude in nona posizione confermando definitivamente la chiusura del ciclo dell'era "Prandelli". Il patron Andrea Della Valle rassicura però i propri tifosi e dichiara che, con la chiusura del vecchio ciclo, se ne aprirà un alto con l'obbiettivo di riportare la Fiorentina in Europa. Inizia quindi un rinnovamento della società e della squadra: l'11 giugno 2011 viene eletto presidente Mario Cognigni; lasciano la squadra i giocatori svincolati (Marco Donadel, Mario Alberto Santana e Gianluca Comotto), vengono ceduti Adrian Mutu e Sébastien Frey a titolo definitivo, mentre alcuni giovani della primavera vengono ceduti in prestito a società di serie B e Lega Pro per fare esperienza.



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