Torino

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    Torino Football Club
    Calcio 25px-Football_pictogram.svg


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    Il Toro; 20px-600px_GranataGranata

    Segni distintivi
    Uniformi di gara

    torino-kit
    Casa Trasferta Terza divisa




    Colori sociali granata

    Simboli Toro

    Inno Ancora Toro
    Valerio Liboni

    Dati societari
    Città Torino13px-Torino-Stemma

    Paese Italia 19px-Flag_of_Italy.svg

    Confederazione UEFA

    Federazione FIGC20px-Flag_of_Italy.svg

    Campionato Serie A

    Fondazione 1906

    Presidente Urbano Cairo

    Allenatore Giampiero Ventura

    Stadio Stadio Olimpico
    (28.140 posti)
    Sito web torinofc.it

    Palmarès


    Scudetti 20px-Scudetto.svg7
    Titoli nazionali 3 Campionati di Serie B

    Trofei nazionali 20px-Coccarda_Coppa_Italia.svg5 Coppe Italia

    Trofei internazionali 12px-Coppaeuropa1 Coppa Mitropa
    1 Coppa dell'Amicizia

    Stagione in corso 30px-Soccerball_current_event.svg



    Il Torino Football Club, noto anche come Torino, o, più semplicemente, Toro, è una società calcistica per azioni italiana con sede nell'omonima città. Milita nel campionato di serie A e, insieme alla concittadina Juventus, è una delle due formazioni professionistiche del capoluogo piemontese.
    Fondato come Foot-Ball Club Torino il 3 dicembre 1906, poi rinominato Associazione Calcio Torino (e, in seguito, Torino Calcio), è fallito il 17 novembre 2005 a seguito della decisione della banca Sanpaolo IMI di non concedere una fideiussione di 20 milioni di euro; ciò ha comportato la mancata iscrizione al campionato di serie A e il dissesto finanziario. Il 17 luglio 2005 era stato denominato provvisoriamente Società Civile Campo Torino, divenendo Torino Football Club poche settimane dopo, con l'acquisizione dei diritti sportivi grazie al cosiddetto Lodo Petrucci. La nuova compagine, anche grazie all'acquisizione dei vecchi marchi societari dall'asta fallimentare, prosegue a tutti gli effetti la storia sportiva e societaria della squadra originaria.
    Il palmarès della squadra, uno dei più prestigiosi d'Italia, può vantare sette scudetti, cinque Coppe Italia e una Coppa Mitropa.

    Storia

    La fondazione


    Nella città il gioco del calcio arriva sul finire dell'Ottocento, portato dall'iniziativa di industriali svizzeri e inglesi. Già nel 1887 nel capoluogo piemontese la compagine calcistica rosso-nera dell'Internazionale Torino, presieduta dal Duca degli Abruzzi, svolge la sua attività sportiva, insieme alla squadra dei Nobili Torino in divisa giallo-nera; nel 1894 in città le squadre diventano tre, con la fondazione del Football Club Torinese.
    Il nuovo gioco spopola, soppiantando presto quello del pallone elastico che al tempo era lo sport con la palla più seguito e, nel 1897, vengono fondate la sezione calcistica della polisportiva Ginnastica Torino e la Juventus. L'Internazionale Torino, il Football Club Torinese e la Ginnastica Torino, assieme al Genoa, l'8 maggio 1898 nell'ambito dei festeggiamenti in occasione dell'Esposizione Internazionale per i cinquant'anni dello Statuto Albertino, sul campo del Velodromo Umberto I di Torino (nei pressi dell'attuale ospedale Mauriziano) danno vita al primo Campionato Italiano di Calcio, vinto dai rossoblù genovesi.
    Nel 1900, il Football Club Torinese assorbe l'Internazionale Torino, ma la vera svolta per la squadra, che in quegli anni continua a vestire la maglia giallonera a strisce verticali, arriva il 3 dicembre 1906, una gelida sera d'inverno: nella birreria Voigt (oggi bar Norman) di via Pietro Micca, viene sancita un'alleanza con un gruppo di dissidenti della Juventus, guidati dallo svizzero Alfredo Dick, che non condividono la svolta verso il professionismo della società bianconera. Dalla fusione tra l'FC Torinese e il citato gruppo di dissidenti nasce il Foot-Ball Club Torino, che nel 1936 per decisione del regime fascista muterà poi nome in Associazione Calcio Torino. A causa dell'ascendenza dell'Internazionale Torino, fondato nel 1891, viene talvolta impropriamente indicata come la più antica società calcistica d'Italia. Altri considerano tale la Pro Vercelli, effettivamente fondata nel 1892, ma la cui sezione calcistica è stata fondata soltanto nel 1903. In realtà, il simbolico titolo di più antica società calcistica italiana, in virtù del possesso dei documenti ufficiali che ne attestano la fondazione nel 1893 con la denominazione che ancora oggi riporta, è attribuito al Genoa.

    Dai primi passi alla Grande Guerra

    La nuova società adotta diversi colori sociali scegliendo il granata. Sui motivi della scelta si narrano varie versioni. Spesso riportata è quella secondo la quale lo svizzero Alfredo Dick sarebbe stato tifoso del Servette, squadra di Ginevra dai colori granata; pare però attendibile anche la versione che vorrebbe il granata in onore del Duca presidente onorario, in luogo dei colori arancio-nero a strisce verticali delle divise dell'Internazionale Torino - che con il tempo s'erano sbiadite in giallo-nero, incidentalmente i colori degli Asburgo nemici storici della Casa regnante: fu scelto quindi il colore della Brigata Savoia, che esattamente duecento anni prima, dopo la vittoriosa liberazione di Torino dall'assedio francese, aveva adottato un fazzoletto color del sangue in onore del messaggero caduto per portare la notizia della vittoria. Tuttavia non è da ritenersi del tutto infondata la leggenda che collega la particolare tonalità di rosso delle magliette quale risultato dei ripetuti lavaggi delle tenute di gioco rosse con i calzettoni e i calzoncini neri. In seguito, essendo ritenuta di buon auspicio questa tonalità di rosso, sarebbe stata adottata quale tenuta ufficiale.

    Torinofc1906
    La formazione del 1906


    Il primo incontro ufficiale viene giocato già il 16 dicembre 1906, a Vercelli contro la Pro, terminato 3-1 per i granata, di nome ma non di fatto, poiché non disponendo ancora delle nuove casacche vestivano quelle giallonere ereditate dal FC Torinese. La foto storica di quel primo incontro ritrae un ragazzino destinato a rivestire un ruolo importantissimo nella storia del calcio italiano: Vittorio Pozzo.
    Il primo derby viene invece con l'anno nuovo, è datato 13 gennaio 1907, e per Dick sono subito soddisfazioni: nel velodromo Umberto I il "Toro" vince di misura per 2-1, successo poi replicato con un più largo 4-1 un mese più tardi, conquistandosi il diritto di accesso al Girone Finale: dignitoso il piazzamento al secondo posto, dietro al Milan. Campo di gioco sarà, fino al 1910, il già citato Velodromo Umberto I.
    Il Campionato 1908 non vede la partecipazione del Torino in quanto una nuova norma approvata quell'anno richiedeva di limitare il ricorso ai giocatori di nazionalità straniera, e tra i suoi tesserati gli stranieri sono troppi: il Toro ripiega così su due Tornei "minori", ma all'epoca molto seguiti: innanzitutto strappa alla Pro Vercelli l'ambita "Palla Dapples" (un trofeo d'argento dalla forma e dimensioni di un pallone regolamentare), e partecipa ad un trofeo internazionale, organizzato da La Stampa e disputatosi a Torino quell'anno, venendo piegato in finale dagli svizzeri del Servette.
    Nel 1912 entra a far parte dello staff tecnico Vittorio Pozzo: con lui nel 1914, in piena epoca di calcio eroico, partecipa addirittura ad una tournée transoceanica, in Sud America, conclusasi con sei vittorie in altrettante partite, contro squadre del calibro della Nazionale Argentina e dei brasiliani del Corinthians.
    Con l'inizio della Grande Guerra viene sospeso anche il campionato di calcio, e questa decisione causerà la prima di una lunga serie di beffe del destino: il campionato 1914/15 viene infatti sospeso ad una giornata dal termine, e il Genoa, che era in testa, dichiarato campione. Nulla da eccepire, viste le cause di forza maggiore: un peccato solo per i granata che, secondi a due lunghezze dalla capolista, nell'ultima partita avrebbero avuto l'occasione di incontrare proprio i genovesi, battuti nella gara d'andata per 6-1.
    In quel periodo, seppur in anni diversi, vestirono la maglia del Torino ben quattro fratelli, i Mosso: quella che oggi può apparire come una curiosità era invece, all'epoca, un costume abbastanza diffuso.

    La partita più lunga

    Nella stagione 1920-1921 non esisteva ancora il Girone Unico. Nell'alta Italia le vincenti dei gironi regionali venivano raggruppate in quattro gironi di semifinale; le prime classificate davano quindi vita a scontri diretti per determinare la finalista che avrebbe affrontato la vincente degli analoghi confronti del gruppo centro-sud. Il Torino aveva concluso il suo girone di semifinale a pari merito con il Legnano, e fu necessaria una gara di spareggio.
    La gara era terminata 1-1 nei tempi regolamentari, e il regolamento dell'epoca prevedeva tempi supplementari "ad oltranza". Per sciogliere l'equilibrio si diede seguito a due tempi supplementari, da 30 minuti ciascuno, al termine dei quali il risultato era ancora in parità. L'arbitro fece iniziare un terzo tempo supplementare, ma dopo ulteriori 8 minuti di gioco le squadre, di comune accordo, si arresero, si strinsero cavallerescamente la mano e rinunciarono a proseguire, rinunciando anche a disputare la ripetizione. Lo scudetto quell'anno fu appannaggio della Pro Vercelli, che batté poi il Bologna nella finalissima. Gli anni Venti videro inoltre iniziare, dopo la "serie dei Mosso", quella dei fratelli Martin, anche loro quattro. Il più forte sarà Martin II, che con il Torino disputerà 355 gare di campionato.
    La squadra conosce il primo periodo felice della sua storia sotto la presidenza del conte Enrico Marone Cinzano, che fa anche costruire attorno al "Campo Torino" le prime tribune di quello che poi diventerà lo Stadio Filadelfia il 17 ottobre 1926, e che ospiterà tutti gli incontri interni dei granata fino al 1958; acquista giocatori di prim'ordine per fare subito una squadra molto competitiva, che in attacco poteva vantare sul "trio delle meraviglie" composta da Julio Libonatti, Adolfo Baloncieri e Gino Rossetti. Sotto la sua guida i granata vincono il Campionato del 1928, bissando lo Scudetto dell'anno prima, revocato però per la corruzione da parte di un dirigente del Torino del terzino della Juventus Allemandi.
    Lo scudetto revocato e la prima Coppa Italia
    In base a quanto accertato dall'inchiesta Allemandi venne avvicinato al suo domicilio in una pensione torinese da un dirigente granata, il dottor Nani, che corruppe il giocatore anticipandogli metà della somma pattuita (50 000 lire), affinché questi "addomesticasse" la partita nello scontro diretto. In quella stessa pensione vi era anche il giornalista Renato Farminelli, corrispondente da Torino della testata "Il Tifone". Il derby si chiuse con la vittoria per 2 a 1 del Torino, ma Allemandi secondo l'opinione del corruttore, contrariamente ai patti si segnalò tra i migliori in campo. Per questo, Nani si rifiutò di pagare le restanti 25 000 lire al calciatore: la discussione che si accese tra i due avviene nella pensione di via Lagrange alla presenza di un testimone, Gaudioso, venne udita da Farminelli che origliava da un'altra camera. Da questo episodio, a fine campionato, ne ricaverà un pepato articolo dal titolo: "C'è del marcio in Danimarca", riferendo di una lettera scritta dal difensore bianconero a reclamare il saldo del pattuito.
    Questo reportage provocherà le indagini della Federcalcio, il cui presidente era allora Leandro Arpinati, gerarca fascista, grande tifoso Felsineo , nonché podestà della città di Bologna. Lo scudetto restò "non assegnato", e non quindi dato al Bologna come i dirigenti della società felsinea reclamavano. La "prova schiacciante", in realtà molto fragile, erano alcuni pezzi di carta rinvenuti durante un sopralluogo nella famosa pensione il vice di Arpinati, Giuseppe Zanetti, che uniti risultavano essere una lettera nella quale Allemandi reclamava il pagamento a saldo delle 25 000 lire. Il direttorio Federale, riunito nella Casa del Fascio, revocò lo scudetto al Torino e squalificò a vita Allemandi (che nell'estate era passato dalla Juventus all'Ambrosiana). In seguito alla vittoria della Nazionale Italiana della medaglia di bronzo alle Olimpiadi del 1928 il giocatore godrà poi di un'amnistia, mentre dello scudetto revocato non se ne fece più nulla, neanche quando - durante i funerali del Grande Torino - ne venne promessa la riassegnazione.
    Complice l'abbandono del conte Cinzano prima, e l'emergere della Juventus dei cinque scudetti consecutivi, per il Torino iniziò un lento declino che nei primi anni Trenta lo portò ad accontentarsi di piazzamenti a centro classifica. Tuttavia, a partire dalla stagione 1935-36 iniziò una rinascita, che getterà le basi per il periodo d'oro che sarebbe stato poi rappresentato dal "Grande Torino": quell'anno il Torino conclude al terzo posto, dietro al Bologna (all'epoca una delle migliori formazioni d'Europa) e della Roma, ma soprattutto proprio nell'anno di esordio della manifestazione arriva la prima Coppa Italia. Il successo finale arriva contro i grigi dell'Alessandria, battuti a Genova per 5-1. Nella stagione 1936-1937, cambiato il nome in "Associazione Calcio" per imposizione del regime fascista (che non tollerava la presenza di parole straniere), il Torino termina il campionato al terzo posto, nel 1938-1939 al secondo.
    Il Grande Torino

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    Il Grande Torino vincitore di 5 titoli italiani consecutivi


    Il momento più fulgido è però quello rappresentato dal Grande Torino, una squadra imbattibile, capace di vincere 5 titoli consecutivi (non considerando l'interruzione della serie nel Campionato Alta Italia del 1943-44, a cui la FIGC nel 2002 ha riconosciuto soltanto valore onorifico e non ufficiale, vinto dai VV.F. Spezia) tra il 1942 e il 1949, e una Coppa Italia nel 1943 (e, grazie a questo successo, il Torino fu la prima squadra a centrare l'ambitissima accoppiata Scudetto-Coppa Italia nella stessa stagione). Asse portante della Nazionale di quegli anni, il Grande Torino riuscì a portare anche 10 giocatori contemporaneamente in campo in azzurro.
    Capitano e leader indiscusso di quella formazione era Valentino Mazzola, padre di Ferruccio e Sandro che poi percorreranno le orme paterne diventando anch'essi calciatori. La formazione tipo era: Bacigalupo; Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Il ciclo di vittorie viene bruscamente interrotto il 4 maggio del 1949, quando l'aereo che trasportava l'intera squadra, di ritorno da una amichevole giocata a Lisbona, a causa di una fitta nebbia e di un guasto all'altimetro, andò ad infrangersi contro il muraglione posteriore della Basilica di Superga. In quell'incidente aereo, la Tragedia di Superga, oltre all'intera squadra, titolari e riserve, perirono due dirigenti (Agnisetta e Civalleri), i tecnici Egri Erbstein e Leslie Lievesley, il massaggiatore Cortina e tre giornalisti al seguito, Luigi Cavallero, Renato Tosatti e Renato Casalbore.

    Tra alti e bassi. L'ultimo scudetto firmato Radice

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    Francesco Graziani e Paolo Pulici nella stagione 1975-1976


    A questa grave tragedia seguiranno anni difficili per il sodalizio torinese. Il lento declino porterà nel 1959 alla prima retrocessione in Serie B, avvenuta con la denominazione Talmone Torino. La permanenza nella serie cadetta durerà una sola stagione: già nel campionato 1960-1961 il Torino rientra nella massima serie nazionale. Nel 1963 assume la presidenza Pianelli. Per ritrovare la squadra protagonista occorrerà aspettare l'avvento di uno dei giocatori che diverranno icona per i tifosi del Toro: Gigi Meroni, soprannominato "la farfalla granata". Già nel campionato 1964-1965 la squadra, guidata da Nereo Rocco, giungerà al 3º posto. La parabola del Torino di Meroni si conclude tragicamente il 15 ottobre del 1967. Il giocatore granata, al termine del match di campionato giocato contro la Sampdoria, mentre attraversava la strada in Corso Re Umberto I verrà travolto ed ucciso da una autovettura guidata da Attilio Romero che diverrà il Presidente del Torino calcio dal 2000 al 2005. Il Torino, questa volta, rimane tra le protagoniste della Serie A concludendo quel campionato al 7º posto. Quella stessa stagione giungerà anche il trionfo nella Coppa Italia. La ricostruzione di un squadra vincente, avviata dalla presidenza Pianelli, prosegue e nel 1971 si aggiungerà alla bacheca dei trofei granata una nuova Coppa Italia.
    Nel campionato 1971-1972 il Torino giungerà al 2º posto, distanziato di 1 solo punto dai "cugini" della Juventus. Nelle successive tre stagioni seguiranno piazzamenti tra le prime che saranno il preludio per la conquista di quello che sarà il 7º scudetto della storia. Lo scudetto viene conquistato nella stagione 1975-1976, al termine di una rimonta entusiasmante ai danni della Juventus di "Carletto" Parola, la quale in primavera era giunta ad avere cinque punti di vantaggio sui granata. Ma tre sconfitte consecutive dei bianconeri, la seconda delle quali proprio nel derby di ritorno, consentono al Torino il clamoroso sorpasso. All'ultima giornata si arriva col Torino in vantaggio di un punto e, fino ad allora, sempre vittorioso in casa. Ospite al Comunale il Cesena di Pippo Marchioro: i granata non vanno oltre il pareggio, ma la Juve cade a Perugia. Il titolo tricolore viene vinto con due punti di vantaggio sui cugini: 27 anni dopo Superga.

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    Il brasiliano Júnior in azione con la maglia del Torino a metà anni ottanta


    La sfida si ripete l'anno seguente in un campionato appassionante e combattuto che vede il Torino terminare secondo a 50 punti contro i 51 della Juventus (record per il campionato a sedici squadre). Nel 1978 il Torino arriva di nuovo secondo (a pari merito col sorprendente Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi), ancora dietro alla Juventus ma più staccato; negli anni successivi, pur rimanendo tra le prime, la squadra avvia un lento declino e non riuscirà più a ripetere questi risultati, con l'eccezione del secondo posto del campionato 1984-85, dietro al Verona di Bagnoli.

    Caduta e rinascita
    Al termine del campionato 1988-89 il Torino torna in serie B per la seconda volta nella sua storia. La serie cadetta sembra rigenerare la squadra, che dopo una pronta risalita campionato 1989-90, vive un'entusiasmante stagione al suo ritorno in Serie A. Sotto la guida dell'allenatore Emiliano Mondonico si qualifica per la Coppa UEFA, giungendo proprio davanti ai cugini della Juventus che, a sorpresa, restano fuori dalle Coppe europee per la prima volta dopo ventotto anni (1963-1991). La cavalcata europea della stagione campionato 1991-92 è quasi inarrestabile: i granata arrivano alla finale eliminando, tra le altre, il mitico Real Madrid. La finale con l'Ajax, un altro mito del calcio mondiale, appare quasi stregata: dopo il 2-2 nella gara di andata a Torino, ad Amsterdam finisce 0-0, con tre legni colpiti dal Torino e un presunto rigore reclamato dai granata che farà infuriare l'allenatore Mondonico che si sfoga alzando la sedia al cielo d'Olanda, immagine che rimarrà impressa nella storia del Torino. Questa splendida stagione, forse la migliore dopo quella dell'ultimo scudetto, si concluderà con un prestigioso 3º posto in campionato.
    L'appuntamento con la vittoria è solo differito di un anno. La quinta coppa Italia si aggiungerà al palmarès nella stagione campionato 1992-93 ai danni della Roma. Sarà anche questa un'altra finale incandescente, dopo il 3-0 in casa granata che sembrava chiudere la contesa, nel ritorno in casa giallorossa si assisterà ad una palpitante partita che vedrà prevalere 5-2 la Roma, grazie a 3 calci di rigore concessi dall'arbitro. In virtù della regola che vuole che, in caso di parità, le reti in trasferta valgano "doppio", il Torino vincerà il trofeo, beffando clamorosamente i capitolini nello stesso modo con cui l'Ajax li beffò l'anno precedente.
    La crisi di risultati e il fallimento
    Dopo la conquista della Coppa Italia, emergono numerosi falsi in bilancio commessi dalla società che portano il Torino ad un passo dalla bancarotta. Negli anni si succedono impianti societari che, in poco tempo, riescono a disfare prima il settore giovanile, poi a chiudere e poi demolire lo storico Stadio Filadelfia.
    La società, evitato per un soffio il fallimento, cambia presidente e allenatore ma i risultati continuano a peggiorare: nel 1995 un derby perso 5-0 costa il posto all'allenatore Sonetti e al termine della stagione la squadra retrocede in serie B per la terza volta. Il ritorno in serie A dopo uno spareggio perso ai rigori contro il Perugia nel 1997-1998 (3-5 dcr a Reggio Emilia, con gli umbri promossi in serie A) avviene nel 1998-1999, con un secondo posto impreziosito dalla vittoria dell'attaccante Marco Ferrante nella speciale classifica dei migliori marcatori. Anche questa illusione di gloria si rivelerà effimera. Già al termine della stagione 1999-2000 il Torino retrocederà nuovamente nella serie cadetta.
    Nella stagione 2001-2002 il Torino ottiene la salvezza e anche la qualificazione in Coppa Intertoto, torneo di qualificazione internazionale alla più prestigiosa Coppa UEFA, dalla quale uscirà però al terzo turno. È quello un periodo di "sali-scendi" tra le due serie che in pochi anni porterà altre due retrocessioni, l'ultima al termine del campionato 2002-2003. L'identità del Torino Calcio viene mantenuta in vita dai suoi tifosi: unica nella storia del tifo è la marcia popolare (50.000 persone secondo gli organizzatori) che il 4 maggio del 2003, all'indomani di un'ennesima retrocessione in serie B, affollerà le strade del capoluogo subalpino, partendo dai resti dello stadio Filadelfia, passano davanti alla lapide commemorativa di Luigi Meroni, piazza San Carlo, giungendo poi alla lapide dei grandi di Superga.
    Il 26 giugno 2005 il Torino festeggia il ritorno in Serie A, in una sorta di nemesi dello spareggio del 1998, contro il Perugia al termine dei play-off. Ma la gioia dura poco: i pesanti debiti che la società ha accumulato nel corso delle passate gestioni (ultima quella di Cimminelli) fanno sì che venga negata al club l'iscrizione al Campionato di Serie A, costringendo i granata ad attendere gli esiti dei ricorsi presso la giustizia sportiva e amministrativa. Tali ricorsi risulteranno negativi, dopo ben 5 gradi di giudizio e altrettante bocciature nell'arco di 40 lunghissimi ed estenuanti giorni, a fronte di una mancata presentazione - da parte dell'azionista di maggioranza - della fidejussione necessaria a garantire la copertura delle precedenti ed accumulate insolvenze per debiti pendenti con l'erario, il 9 agosto 2005 il Torino Calcio viene dichiarato in via definitiva non idoneo all'iscrizione del Campionato suddetto, cosicché dopo ben 99 anni di storia memorabile viene sancito l'inevitabile fallimento della società granata, con la susseguente cancellazione dal panorama calcistico.

    La nascita della nuova società

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    Alessandro Rosina, protagonista del ritorno in massima serie del 2005-2006.


    In seguito a questa situazione deficitaria, mai così drasticamente provata in passato dal Torino Calcio, una nuova cordata d'imprenditori facenti capo all'avv. Pierluigi Marengo (tra i più conosciuti Sergio Rodda, Manlio Collino, Marco Cena, Gianni Bellino, Alex Carrera), ma con limitate risorse finanziarie, si fa carico di far rinascere una nuova entità professionistica e, attraverso la creazione della Società Civile Campo Torino (la denominazione è presa dall'antico nome dello Stadio Filadelfia), il 19 luglio presenta la domanda per l'ammissione al Lodo Petrucci, che garantisce il trasferimento alla nuova società del titolo e dei meriti sportivi, in modo da evitare di dover ripartire dalla serie C, ed avvia le pratiche per l'iscrizione al Campionato di Serie B. Una prima proposta economica viene però ritenuta insufficiente dalla FIGC: alla cordata si aggiunge quindi anche la sponsorizzazione della municipalizzata SMAT (società che gestisce l'acquedotto torinese), completando così l'iter burocratico.
    Il 16 agosto 2005 finalmente, la FIGC affida ufficialmente alla nuova società il titolo sportivo del Torino Calcio: la nuova dirigenza, ripartendo completamente da zero, acquisisce quindi l'onere e l'onore di rifondare tutto l'organigramma societario, nonché l'organico dei giocatori e dei relativi dipendenti del Club. Il 19 agosto, nel bar Norman (noto un tempo come birreria Voigt, lo stesso luogo delle origini), durante la conferenza stampa che avrebbe dovuto vedere la presentazione del nuovo organigramma societario, viene invece annunciato che la proprietà verrà ceduta all'editore-pubblicitario alessandrino Urbano Cairo, che il giorno prima aveva lanciato una proposta di acquisto.
    Quando tutto sembra concluso per il passaggio al facoltoso imprenditore , il 22 agosto, Luca Giovannone, un imprenditore laziale di Ceccano (FR) che con 180.000 Euro aveva contribuito a finanziare il Lodo, facendosi forte di una scrittura privata (avuta dal presidente dei cosiddetti Lodisti) che gli garantiva il 51% delle azioni del nuovo Torino, si rifiuta di vendere. In un continuo tira-molla interviene anche il sindaco Sergio Chiamparino: il 24 agosto Giovannone si dichiara disposto a passare la mano, poi cambia di nuovo idea (facendo infuriare i tifosi, che già avevano acclamato Urbano Cairo nuovo presidente), fugge dalla città e diviene irreperibile. Rintracciato in un albergo a Moncalieri, poi assediato dai tifosi, rifiuta il tentativo di mediazione offerto dal Sindaco e dal Prefetto e, scortato dalla polizia, lascia la città. Il 26 agosto l'assemblea dei soci della SCC Torino delibera l'aumento di capitale a 10 milioni di Euro, e crea ufficialmente il Torino Football Club Srl con capitale da versare interamente entro il 31 agosto, giorno in cui, quasi alla mezzanotte, e dopo una lunga e estenuante trattativa, Giovannone cede: il 2 settembre viene così firmato l'atto notarile e Cairo diventa il secondo presidente della storia del nuovo Torino (dopo l'avvocato Marengo). Cairo chiama subito alla guida della squadra il tecnico Gianni De Biasi e forma un primo embrione di società: direttore sportivo è Fabrizio Salvatori (ex Perugia), segretario generale Massimo Ienca (ex Genoa), responsabile comunicazione il giovane Alberto Barile. Il luogo identificato per la sede è in via dell'Arcivescovado 1, nel cuore di Torino. Cairo trasforma anche la società da Srl a Spa, versando 10 milioni di euro per il capitale sociale.
    La riunificazione della storia granata sarà poi completata il 12 luglio 2006 quando Urbano Cairo acquista all'asta fallimentare per 1 milione e 411 000 euro il marchio del "vecchio" Torino, con le coppe e i cimeli del Grande Torino, accogliendo così le richieste che tifosi, intellettuali ed esponenti della società civile cittadina avevano lanciato, consentendo così di programmare pienamente i festeggiamenti per il Centenario, non solo nella continuità sportiva, ma anche in quella societaria.

    Promozioni e retrocessioni

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    Tifosi granata in curva allo Stadio Olimpico


    La squadra fa il suo esordio appena sette giorni dopo la firma di Cairo, rinforzata con gli ultimi innesti (alcuni dei quali acquistati la sera prima) sull'impianto ereditato dalla gestione dei lodisti e con il nuovo allenatore Gianni De Biasi, esordendo vittoriosamente contro l'Albinoleffe, superato per 1-0 con gol di Enrico Fantini, giocatore che si rivelerà importantissimo nella prima parte della stagione, realizzando numerose reti decisive. Si mette in luce anche un giovane prelevato dal Parma, Alessandro Rosina. Il Torino in breve conquista posizioni di vertice, salvo poi precipitare in coincidenza del calciomercato invernale finendo virtualmente fuori dalla zona play-off; con il tornare delle vittorie i giocatori granata terminano la stagione 2005-2006 al terzo posto (sfiorando la promozione diretta), conquistando i play-off: qui le vittorie contro Cesena (1-1 e 1-0) e in finale con il Mantova (2-4 e 3-1 dopo i supplementari), riportano il Torino in Serie A.
    Il ritorno in massima serie per la stagione 2006-2007 è caratterizzato da un mercato in cui arrivano calciatori come Abbiati, Fiore e Barone. Gianni De Biasi viene esonerato prima ancora che il campionato inizi e al suo posto arriva Alberto Zaccheroni; la squadra procede a fasi alterne assestandosi a metà classifica al termine del girone d'andata. Nel ritorno però sei sconfitte consecutive costano la panchina anche a Zaccheroni: al suo posto torna De Biasi, che riesce a portare il Torino alla salvezza con una giornata d'anticipo. Il giovane Alessandro Rosina è il miglior realizzatore con le sue 9 reti.
    La stagione 2007-2008 vede l'arrivo, sulla panchina granata, di Walter Novellino, che conduce la squadra fino al 15 aprile 2008, quando, a seguito di una serie negativa di risultati (6 sconfitte ed una vittoria in 7 gare) viene esonerato e, a cinque giornate dal termine, viene richiamato De Biasi, che conduce la squadra al quindicesimo posto. Il miglior realizzatore è ancora una volta Alessandro Rosina, sempre con 9 reti.
    La stagione seguente, nonostante tanti acquisti (come Rolando Bianchi, Blerim Dzemaili e Ignazio Abate), si rivela estremamente travagliata, sulla panchina piemontese si alterneranno ben tre allenatori (Gianni De Biasi, Walter Novellino e, infine, Giancarlo Camolese) che però non riusciranno ad evitare alla squadra di classificarsi solo al terzultimo posto ed a retrocedere in Serie B. Il miglior marcatore stagionale è Rolando Bianchi, realizzatore di 10 reti totali (9 in campionato ed una in Coppa Italia 2008-2009).

    Rolando
    Rolando Bianchi, l'attuale capitano.


    A seguito della retrocessione, il Torino esonera Camolese ed assume Stefano Colantuono. Dopo un brillante avvio di campionato, nella seconda parte del girone di andata si assiste ad una crisi di risultati e prestazioni che porta all'esonero del nuovo tecnico Colantuono e alla sua sostituzione con Mario Beretta. Tuttavia la situazione non migliora e, dopo la sconfitta col Cittadella, mister Beretta viene esonerato: al suo posto è richiamato Stefano Colantuono. Intanto Cairo decide di affiancare a Foschi nel ruolo di Direttore Sportivo un DS più giovane e reso famoso dal lavoro svolto al Pisa: Petrachi. Questi diventerà unico DS in quanto dopo pochi giorni di lavoro insieme Foschi rassegna le dimissioni. Petrachi si ritrova davanti una squadra da rifondare quasi completamente in 2 settimane circa. In questo brevissimo periodo riesce a fare 10 operazioni in uscita e 12 in entrata, portando al Torino giocatori o giovani o in cerca di riscatto ma quasi sempre semisconosciuti, che però si riveleranno grandi lavoratori, infatti si crea subito un forte gruppo e il Toro riesce a totalizzare 42 punti nel girone di ritorno. Intanto la settimana successiva il ritorno di Colantuono vi sarà la vittoria contro il Grosseto per 4 a 1. Il 26 febbraio 2010 il Presidente Urbano Cairo comunica ufficialmente di aver messo in vendita la Società granata. Il 2 maggio 2010 tramite una lettera ai tifosi il presidente comunica di non salire a Superga il 4 maggio per partecipare alla Santa Messa in suffragio dei caduti granata, cosa che ha sempre fatto dall'inizio del suo mandato. Questa decisione viene presa per evitare che ci potessero essere polemiche e divisioni con alcuni tifosi che hanno invitato il presidente a non salire al Colle attraverso uno striscione allo stadio ed una campagna stampa ben orchestrata da un quotidiano sportivo torinese. Il campionato è chiuso al quinto posto, che qualifica la squadra per i play-off. Qui il Toro elimina il Sassuolo in semifinale (1-1 in casa e 2-1 in trasferta) ma perde in finale con il Brescia (0-0 in casa e 2-1 in trasferta).
    Per la stagione successiva, dopo il trasferimento di Colantuono all'Atalanta, sulla panchina torinese si siede Franco Lerda. Sarà esonerato il 9 marzo 2011 per far posto a Papadopulo ma il 20 marzo, dopo soli undici giorni, anche questi viene esonerato e Lerda viene richiamato. Ricomincia con una vittoria esterna e non perderà più fino all'ultima di campionato, quando il Torino perde in casa contro il Padova (0-2) rimanendo cosi fuori dalla zona play-off e restando per il terzo anno consecutivo nella serie cadetta.
    Il 6 giugno 2011 il Torino ufficializza Giampiero Ventura come nuovo allenatore in vista del campionato di Serie B 2011-2012. facendogli firmare un contratto di durata annuale Il 15 marzo 2012 il giudice sportivo, Gianfranco Valente, punisce il Padova a favore del Torino, ribaltando il risultato da 1-0 per i veneti a 0-3 per i granata. La partita si era disputata il 3 dicembre 2011 ed era stata sospesa per un black-out dell'impianto di illuminazione dello Stadio Euganeo; era poi ripresa il 14 dicembre 2011. Il Padova vinse per 1-0, ma il Torino aveva presentato ricorso, sostenendo che la gara si era giocata in condizioni irregolari visto che un black-out all'impianto elettrico aveva compromesso la visibilità. I granata guadagnano così 3 punti portandosi in testa alla classifica mentre i veneti ne perdono 3. Il 27 aprile 2012 la Corte di Giustizia Federale ripristina l'1-0 iniziale in favore dei patavini. Il 20 maggio 2012, con una giornata di anticipo, Torino e Pescara tornano, rispettivamente dopo 3 e 19 anni, in Serie A battendo rispettivamente il Modena 2-0 e la Sampdoria a Genova per 3 a 1. Nell'ultima giornata il Pescara vince 1-0 al 92' contro la Nocerina (condannando i campani alla retrocessione in Lega Pro); in virtù del contemporaneo pareggio in trasferta del Torino contro l'AlbinoLeffe per 0-0, i granata chiudono il campionato a pari punti cogli abruzzesi, ma devono accontentarsi del secondo posto in classifica in virtù della peggior differenza reti.

    Cronistoria
    Cronistoria del Torino Football Club
    • 1887 - A Torino nascono le squadre del Football & Cricket Club e dei Nobili Torino (quest'ultima guidata dal Duca degli Abruzzi).
    • 1891 - Le due squadre si fondono e danno vita all'Internazionale Torino.
    • 1894 - Fondazione del Football Club Torinese.
    • 1898 - Internazionale Torino in finale del Campionato Federale di Football.
    • 1899 - Internazionale Torino in finale del Campionato Federale di Football.
    • 1900 - Il Football Club Torinese assorbe l'Internazionale Torino.
    • 1900 - Football Club Torinese in finale del Campionato Federale di Football.
    • 1901 - Football Club Torinese rinuncia al Campionato Federale di Football.
    • 1902 - Football Club Torinese in semifinale del Campionato Federale di Football.
    • 1903 - Football Club Torinese eliminato al primo turno del Campionato Federale di Football.
    • 1904 - Football Club Torinese eliminato nel Campionato di Prima Categoria.
    • 1905 - Football Club Torinese rinuncia al Campionato di Prima Categoria.
    • 1906 - Il 3 dicembre, dalla fusione del Football Club Torinese con alcuni soci dissidenti della Juventus, nasce il Foot-Ball Club Torino.
    • 1907 - 2° nel Girone Finale del Campionato.
    • 1908 - A causa dell'elevato numero di giocatori stranieri in squadra, non partecipa al Campionato di Prima Categoria.
    Vince la Palla Dapples (da detentore, difende il titolo per quattro volte).
    Finale del Torneo Internazionale Stampa Sportiva.
    • 1909 - 2° nel Girone Eliminatorio Piemontese.
    Perde la Palla Dapples.
    • 1909-10 - 4° nel Campionato a Girone Unico.
    • 1910-11 - 3° nel Campionato Ligure-Lombardo-Piemontese.
    • 1911-12 - 5° nel Campionato Ligure-Lombardo-Piemontese.
    • 1912-13 - 3° nel Girone Eliminatorio Piemontese.
    • 1913-14 - 4° nel Girone Eliminatorio Piemontese-Ligure.
    • 1914-15 - 2° nel Girone Finale del Campionato del Nord Italia (sospeso ad una giornata dal termine).
    • 1915/19 - Attività sospesa a causa della prima guerra mondiale
    • 1919-20 - 4° nel Gruppo C del Girone Semifinale Nazionale.
    • 1920-21 - 1° a pari merito nel Gruppo C del Girone Semifinale Nazionale. Rinuncia alle finali.
    • 1921 - A seguito del mancato accordo sul progetto Pozzo, a luglio il Torino lascia la Prima Categoria della FIGC e confluisce nella Prima Divisione della CCI.
    • 1921-22 - 9° nel Girone B di Prima Divisione CCI.
    • 1922 - A seguito delle decisioni del compromesso Colombo, a giugno il Torino rientra nella FIGC e confluisce nel nuovo campionato di Prima Divisione.
    • 1922-23 - 2° nel Girone A di Prima Divisione.
    • 1923-24 - 2° nel Girone B di Prima Divisione.
    • 1924-25 - 6° nel Girone A di Prima Divisione.
    • 1925-26 - 2° nel Girone A di Prima Divisione.
    • 1926-27 - 15px-Scudetto_revoked.svg1° in Divisione Nazionale (titolo revocato).
    Quarto turno di Coppa Italia.
    • 1927-28 - 15px-Scudetto.svgCampione d'Italia (1º titolo).
    • 1928-29 - Finale di Divisione Nazionale.
    • 1929-30 - 4° in Serie A.
    • 1930-31 - 7° in Serie A.
    • 1931-32 - 8° in Serie A.
    • 1932-33 - 7° in Serie A.
    • 1933-34 - 12° in Serie A.
    • 1934-35 - 13° in Serie A.
    • 1935-36 - 3° in Serie A.
    Vince la Coppa Italia (1º titolo).
    Ottavi di finale di Coppa dell'Europa Centrale.
    • 1936-37 - 3° in Serie A. Per imposizione del regime fascista la società cambia denominazione in Associazione Calcio Torino.
    Ottavi di finale di Coppa Italia.
    • 1937-38 - 9° in Serie A.
    Finale di Coppa Italia.
    • 1938-39 - 2° in Serie A.
    Ottavi di finale di Coppa Italia.
    • 1939-40 - 6° in Serie A.
    Ottavi di finale di Coppa Italia.
    • 1940-41 - 7° in Serie A.
    Semifinale di Coppa Italia.
    • 1941-42 - 2° in Serie A.
    Sedicesimi di finale di Coppa Italia.
    • 1942-43 - 15px-Scudetto.svgCampione d'Italia (2° titolo).
    Vince la Coppa Italia (2º titolo).
    Il Torino diventa la prima squadra italiana a realizzare un double.
    • 1943 - Per proseguire l'attività calcistica durante la seconda guerra mondiale, il 25 novembre il Torino stipula un accordo con la FIAT attraverso il quale i giocatori granata entrano a far parte del Gruppo Sportivo FIAT, la polisportiva della casa automobilistica. Il club granata cambia denominazione in Torino FIAT.
    • 1944 - Torino FIAT in finale del Campionato Alta Italia.
    • 1945-46 - 15px-Scudetto.svgCampione d'Italia (3º titolo). Riprende la denominazione di Associazione Calcio Torino.
    • 1946-47 - 15px-Scudetto.svgCampione d'Italia (4º titolo).
    • 1947-48 - 15px-Scudetto.svgCampione d'Italia (5º titolo).
    • 1948-49 - 15px-Scudetto.svgCampione d'Italia (6º titolo).
    Eguagliato il record di cinque vittorie consecutive dello Scudetto (stabilito dalla Juventus degli anni trenta).
    Semifinale di Coppa Latina (vince la finale per il terzo posto).
    • 1949 - Il 4 maggio è il giorno della tragedia di Superga: l'aereo che riportava a casa la squadra dall'amichevole di Lisbona si schianta nei pressi dell'omonima basilica. Nessuno a bordo sopravvive all'impatto.
    • 1949-50 - 6° in Serie A.
    • 1950-51 - 17° in Serie A.
    • 1951-52 - 15° in Serie A.
    • 1952-53 - 10° in Serie A.
    • 1953-54 - 9° in Serie A.
    • 1954-55 - 10° in Serie A.
    • 1955-56 - 11° in Serie A.
    • 1956-57 - 7° in Serie A.
    • 1957-58 - 8° in Serie A.
    Non supera le qualificazioni di Coppa Italia.
    • 1958-59 - 18° in Serie A. 10px-Red_Arrow_Down.svgRetrocesso in Serie B.
    Quarti di finale di Coppa Italia.
    • 1959-60 - 1° in Serie B. 10px-Green_Arrow_Up.svgPromosso in Serie A.
    Semifinale di Coppa Italia (perde la finale per il terzo posto).
    Partecipa alla selezione vincitrice della Coppa dell'Amicizia italo-francese.
    • 1960-61 12° in Serie A.
    Semifinale di Coppa Italia (perde la finale per il terzo posto).
    Fase a gironi della Coppa Mitropa.
    • 1961-62 - 7° in Serie A.
    Ottavi di finale di Coppa Italia.
    Finale di Coppa dell'Amicizia italo-franco-svizzera.
    • 1962-63 - 10° in Serie A.
    Finale di Coppa Italia.
    Semifinale di Coppa Mitropa.
    • 1963-64 - 7° in Serie A.
    Finale di Coppa Italia.
    • 1964-65 - 3° in Serie A.
    Semifinale di Coppa Italia.
    Semifinale di Coppa delle Coppe UEFA.
    • 1965-66 - 10° in Serie A.
    Quarto turno di Coppa Italia.
    Primo turno di Coppa delle Fiere.
    • 1966-67 - 7° in Serie A.
    Terzo turno di Coppa Italia.
    • 1967-68 - 7° in Serie A.
    15px-Coccarda_Coppa_Italia.svgVince la Coppa Italia (3º titolo).
    Altro lutto in casa granata: il 15 ottobre il giocatore Gigi Meroni, mentre attraversa a piedi Corso Re Umberto, viene travolto e ucciso da due auto.
    • 1968-69 - 6° in Serie A.
    Girone finale di Coppa Italia.
    Quarti di finale di Coppa delle Coppe UEFA.
    • 1969-70 - 7° in Serie A.
    Girone finale di Coppa Italia.
    • 1970-71 - 8° in Serie A.
    Vince la Coppa Italia (4º titolo).
    Fase a gironi di Coppa Mitropa.
    • 1971-72 - 2° in Serie A.
    Gironi semifinali di Coppa Italia.
    Quarti di finale di Coppa delle Coppe UEFA.
    • 1972-73 - 6° in Serie A.
    Qualificazioni di Coppa Italia.
    Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
    • 1973-74 - 5° in Serie A.
    Qualificazioni di Coppa Italia.
    Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
    • 1974-75 - 6° in Serie A.
    Gironi semifinali di Coppa Italia.
    Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
    • 1975-76 - 15px-Scudetto.svgCampione d'Italia (7º titolo).
    Qualificazioni di Coppa Italia.
    • 1976-77 - 2° in Serie A.
    Qualificazioni di Coppa Italia.
    Ottavi di finale di Coppa dei Campioni.
    • 1977-78 - 2° in Serie A. La società cambia denominazione in Torino Calcio.
    Gironi semifinali di Coppa Italia.
    Ottavi di finale di Coppa UEFA.
    • 1978-79 - 5° in Serie A.
    Qualificazioni di Coppa Italia.
    Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
    • 1979-80 - 3° in Serie A.
    Finale di Coppa Italia.
    Trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.
    • 1980-81 - 9° in Serie A.
    Finale di Coppa Italia.
    Fase a gironi del Torneo di Capodanno.
    Ottavi di finale di Coppa UEFA.
    • 1981-82 - 9° in Serie A.
    Finale di Coppa Italia.
    • 1982-83 - 8° in Serie A.
    Semifinale di Coppa Italia.
    • 1983-84 - 5° in Serie A.
    Semifinale di Coppa Italia.
    • 1984-85 - 2° in Serie A.
    Quarti di finale di Coppa Italia.
    • 1985-86 - 4° in Serie A.
    Quarti di finale di Coppa Italia.
    Seconda fase del Torneo Estivo.
    Sedicesimi di finale di Coppa UEFA.
    • 1986-87 - 9° in Serie A.
    Ottavi di finale di Coppa Italia.
    Quarti di finale di Coppa UEFA.
    • 1987-88 - 7° in Serie A. Perde lo spareggio-UEFA contro la Juventus.
    Finale di Coppa Italia.
    • 1988-89 - 15° in Serie A. 10px-Red_Arrow_Down.svgRetrocesso in Serie B.
    Secondo turno di qualificazione di Coppa Italia.
    • 1989-90 - 1° in Serie B. 10px-Green_Arrow_Up.svgPromosso in Serie A.
    Primo turno di Coppa Italia.
    • 1990-91 - 5° in Serie A.
    Quarti di finale di Coppa Italia.
    12px-CoppaeuropaVince la Coppa Mitropa (1º titolo).
    • 1991-92 - 3° in Serie A.
    Quarti di finale di Coppa Italia.
    Finale di Coppa UEFA.
    • 1992-93 - 9° in Serie A.
    15px-Coccarda_Coppa_Italia.svgVince la Coppa Italia (5º titolo).
    Sedicesimi di finale di Coppa UEFA.
    • 1993-94 - 8° in Serie A.
    Finale di Supercoppa italiana.
    Semifinale di Coppa Italia.
    Quarti di finale di Coppa delle Coppe UEFA.
    • 1994-95 - 11° in Serie A.
    Terzo turno di Coppa Italia.
    • 1995-96 - 16° in Serie A. 10px-Red_Arrow_Down.svgRetrocesso in Serie B.
    Secondo turno di Coppa Italia.
    • 1996-97 - 9° in Serie B.
    Secondo turno di Coppa Italia.
    • 1997-98 - 5° in Serie B. Perde lo spareggio-promozione contro il Perugia.
    Secondo turno di Coppa Italia.
    • 1998-99 - 2° in Serie B. 10px-Green_Arrow_Up.svgPromosso in Serie A.
    Secondo turno di Coppa Italia.
    • 1999-00 15° in Serie A. 10px-Red_Arrow_Down.svg Retrocesso in Serie B.
    Secondo turno di Coppa Italia.
    • 2000-01 - 1° in Serie B. 10px-Green_Arrow_Up.svgPromosso in Serie A.
    Secondo turno di Coppa Italia.
    • 2001-02 - 11° in Serie A.
    Secondo turno di Coppa Italia.
    • 2002-03 - 18° in Serie A. Retrocesso in Serie B.
    Secondo turno di Coppa Italia.
    Terzo turno di Coppa Intertoto.
    • 2003-04 - 12° in Serie B.
    Ritirata dalla fase a gironi di Coppa Italia per protesta contro l'allargamento della Serie B a 24 squadre.
    • 2004-05 - 3° in Serie B. Vince la finale dei play-off contro il Perugia ma, a causa del dissesto economico-finanziario, viene escluso dai campionati il 15 luglio.
    Ottavi di finale di Coppa Italia.
    • 2005 - In agosto una nuova società denominata Torino Football Club aderisce al Lodo Petrucci, è ammessa a disputare la Serie B e successivamente, dopo il fallimento della vecchia società, ne acquisisce l'eredità legale.
    • 2005-06 - 3° in Serie B. Vince la finale dei play-off contro il Mantova. 10px-Green_Arrow_Up.svgPromosso in Serie A.
    • 2006 - 1° centenario della società (Centoro).
    • 2006-07 - 16° in Serie A.
    Secondo turno di Coppa Italia.
    • 2007-08 - 15° in Serie A.
    Ottavi di finale di Coppa Italia.
    • 2008-09 - 18° in Serie A. 10px-Red_Arrow_Down.svgRetrocesso in Serie B.
    Quarti di finale di Coppa Italia.
    • 2009-10 - 5° in Serie B. Perde la finale dei play-off contro il Brescia.
    Terzo turno di Coppa Italia.
    • 2010-11 - 8° in Serie B.
    Terzo turno di Coppa Italia.
    • 2011-12 - 2° in Serie B. 10px-Green_Arrow_Up.svgPromosso in Serie A.
    Terzo turno di Coppa Italia.
    • 2012-13 - in Serie A.
    Quarto turno di Coppa Italia.


    Colori e simboli
    Colori

    Maglia granata, calzoncini bianchi (talvolta granata), calzettoni neri con risvolto granata; in trasferta maglia bianca con bordi granata, calzoncini granata, calzettoni bianchi.
    Nella stagione sportiva 2007-2008 il Torino, come terza divisa di gioco, ha presentato una maglia a strisce verticali arancione e nero, che rifacendosi a quelle usate dalle società considerate "progenitrici" storiche dei granata (l'Internazionale Torino e il FC Torinese) ha riportato così alla memoria anche la prima divisa di gioco utilizzata dal Torino nella prima partita, giocata pochi giorni dopo la fondazione contro la Pro Vercelli. La suddetta terza maglia fu utilizzata in una sola occasione, il 23 dicembre 2007 nella partita giocata in trasferta contro il Napoli e terminata 1-1 con le reti di Rosina su calcio di rigore ed Hamšík.
    La maglia da trasferta con la banda trasversale granata usata nella stagione 2008-09 era un esplicito omaggio al River Plate, la celebre squadra argentina che ha storicamente strettissimi rapporti di gemellaggio col Torino, fin dall'epoca della tragedia di Superga.

    Strutture

    Stadi


    Filadelfia_ripulito
    Lo Stadio Filadelfia nel 2005, in occasione del 56º anniversario della Tragedia di Superga


    Dalla prima partita ufficiale successiva alla fondazione (Derby con la Juventus), 13 gennaio 1907 al 9 gennaio 1910, disputa le sue gare nel Velodromo Umberto I, successivamente si trasferisce in Campo di Piazza d'Armi, dove in quegli anni esistevano numerosi campi: dal 23 gennaio utilizza quello detto "Lato Ferrovia", dal 26 febbraio 1911 quello detto "Lato Crocetta", per poi trasferirsi sul finire del 1913 in uno stadio vero e proprio, detto "Stradale Stupinigi", sito in zona di Torino che oggi non sarebbe lontana da dove sorge il "Filadelfia"; con lo scoppio della prima guerra mondiale, lo stadio verrà requisito a fini bellici.
    Dall'11 ottobre 1925 e per tutto il campionato 1925-1926 disputa le gare interne al Motovelodromo di Corso Casale (oggi, restaurato è dedicato a Fausto Coppi, e vi si disputano anche incontri di Football Americano), in attesa di trasferirsi allo Stadio Filadelfia.
    Il "Fila" è lo stadio legato indissolubilmente alle gesta del Grande Torino: inaugurato il 17 ottobre 1926 contro la Fortitudo Roma, ha ospitato le partite del Torino ininterrottamente fino all'11 maggio 1958 (partita Torino-Genoa 4-2); quindi nella stagione 1958-59 una breve parentesi nello Stadio "Vittorio Pozzo", meglio noto come "Comunale": il trasloco sarà di breve durata in quanto il Torino (targato Talmone) quell'anno precipita in Serie B, e scaramanticamente l'anno successivo torna a "casa", al Filadelfia.
    Il Torino nel suo vecchio stadio disputa per intero ancora la stagione di serie B 1959-1960 e quella successiva, di nuovo in serie A, per poi utilizzare nelle stagioni 1961-62 e 1962-63 anche il Comunale per le sole partite di "cartello". Il trasloco definitivo al "Comunale", un impianto capace di 65.000 persone in piedi, avviene dalla stagione 1963-64, e durerà fino al 27 maggio 1990, campionato di serie B 1989-90 (Torino-Messina 3-0), quando l'impianto - nel quale i granata hanno vinto il loro ultimo scudetto (nel 1976) è stato abbandonato in favore dello stadio "Delle Alpi".
    Nello Stadio Delle Alpi, costruito per il Campionato mondiale di calcio di "Italia '90", il Torino gioca dal 1990 al 2006. Questo stadio non è stato mai amato perché giudicato troppo "freddo" e dalla pessima visibilità; eppure, paradossalmente, nelle rare occasioni in cui fu riempito in ogni ordine di posti si disputavano partite del Torino: l'ultimo "tutto esaurito" fu per Torino-Mantova (3-1), spareggio-promozione in serie A.

    A partire dal 2006, in seguito alla ristrutturazione operata per renderlo adatto ad ospitare le cerimonie di apertura e di chiusura dei XX Giochi olimpici invernali, che in quell'anno si sono svolte in città e nelle valli vicine, è tornato a giocare nell'ex Stadio Comunale, ribattezzato Stadio Olimpico: la capienza è ora di 28.140 posti tutti al coperto e a sedere, ridotta di circa 38.000 posti rispetto a quella originaria, in rispetto delle più moderne ed esigenti norme di sicurezza.

    Società

    Sedi Societarie del Torino Calcio
    • 1907-1916 - Via Pietro Micca, 22
    • 1916-1929 - Via Pietro Micca, 4
    • 1929-1962 - Via Vittorio Alfieri, 6
    • 1962-1963 - Via Giovanni Prati, 1
    • 1963-1978 - Corso Vittorio Emanuele II, 76
    • 1978-1995 - Corso Vittorio Emanuele II, 77
    • 1995-2002 - Via Maria Vittoria, 1
    • 2002-2005 - Via del Carmine, 29
    • 2005-2013 - Via dell'Arcivescovado, 1


    Organigramma del Torino Calcio
    • Presidente: Urbano Cairo
    • Vice Presidente: Giuseppe Cairo
    • Consiglieri: Giuseppe Ferrauto, Uberto Fornara, Marco Pompignoli
    • Direttore Generale: Antonio Comi
    • Direttore Sportivo: Gianluca Petrachi
    • Segretario Generale: Pantaleo Longo
    • Segretaria: Sonia Pierro
    • Responsabile Marketing, New Media e Relazioni Esterne: Alberto Barile
    • Responsabile Ufficio Stampa: Piero Venera
    • Ufficio Stampa: Andrea Canta
    • Direttore Amministrativo: Luca Boccone
    • Coordinatore Sanitario: Renato Misischi
    • Responsabile Sanitario e Medico Sociale Prima Squadra: Marco Cravero
    • Massofisioterapisti: Stefano Borrattaz, Stefano Conti, Cristiano Cugusi, Silvio Fortunato
    • Preparatore Atletico Recupero Infortuni: Andrea Bellini
    • Biglietteria e Rapporti con i Club: Fabio Bernardi, Dario Mazza
    • Dirigente Addetto agli Arbitri: Paolo Ravizza
    • Magazzinieri Prima Squadra: Giuseppe Fioriti, Marco Pasin, Antonio Vigato


    Sponsor

    Cronologia degli Sponsor Ufficiali
    • 1958-1959: Talmone
    Torino Calcio
    • 1981-1983: Barbero
    • 1983-1984: Ariostea
    • 1984-1988: Sweda
    • 1988-1991: Indesit
    • 1991-1994: Beretta
    • 1994-1995: Bongiovanni Caldaie
    • 1995-2000: SDA Express Courier
    • 2000-2001: Directa
    • 2001-2002: Conto Arancio
    • 2002-2003: Ixfin
    • 2003-2005: Bavaria
    Torino Football Club
    • 2005-2008: Reale Mutua - Beretta
    • 2008-2009: Renault Trucks - Reale Mutua
    • 2009-2011: Italporte - Dahlia TV
    • 2011-2012: Valmora - Aruba.it
    • 2012-2013: Beretta - Aruba.it

    Cronologia degli Sponsor Tecnici
    • 1974-1979: Umbro
    • 1979-1982: Superga Sport
    • 1982-1984: Tixo Sport
    • 1984-1990: Adidas
    • 1990-1993: ABM
    • 1993-1996: Lotto
    • 1996-2001: Kelme
    • 2001-2005: Asics
    Torino Football Club
    • 2005-2008: Asics
    • 2008-2013: Kappa

    Il Torino nella cultura popolare
    Il 29º derby della Mole disputatosi allo stadio di Corso Marsiglia il 15 maggio 1932 fu il primo evento calcistico trasmesso in diretta radiofonica nazionale dall'EIAR, con la voce di Nicolò Carosio.
    Nel panorama musicale si trovano riferimenti al Torino nelle canzoni Grande degli Statuto, Per Noi dei Rimozionekoatta, Toro ed Eterno Amore dei Banda del Rione, Sulla Collina dei Bull Brigade, Quel giorno di pioggia dei Sensounico e Eroi di Superga dei Less.
    Il Torino è citato, insieme ai rivali cittadini della Juventus, anche in una storia a strisce edita da Disney Italia, riadatazzione per il mercato italiano dell'originale Torcedor Sofre!, edita in Brasile nel 1982 (in Italia apparve per la prima volta nella raccolta Mega Almanacco n. 409 di gennaio 1991 con il titolo Paperoga in: Soffri, tifoso, soffri). Nella storia Paperino e il cugino Paperoga assistono ad una partita tra Corinthians e Palmeiras, o meglio tra Coringa e Parreiras. Nella versione italiana, il primo traduttore aveva trasformato le due squadre in Corino e Rubentus, parodie di Torino e Juventus.

    Settore giovanile
    Il Torino è stata una delle prime società italiane a dotarsi di un vero e proprio settore giovanile, organizzato già a partire dagli anni Trenta. Il settore venne inizialmente soprannominato "Balon-Boys", in onore di Adolfo Baloncieri, giocatore-simbolo che proprio in quegli anni concluse la carriera. Curiosamente "balon" (prn. balùn), in lingua piemontese significa "pallone".
    Nelle giovanili granata sono cresciuti numerosi giocatori, tra cui anche l'attore e giornalista Raf Vallone, che preferì la carriera artistica all'arte pedatoria quando ormai calcava i campi da gioco nelle file della prima squadra.
    Era considerato in passato il migliore settore giovanile d'Italia.

    Presidenti e allenatori

    I Presidenti del Torino Calcio
    • 1906 - Hans Schönbrod
    • 1907 - Alfredo Dick
    • 1908 - Giovanni Secondi
    • 1911 - Guido Castoldi
    • 1919 - Giovanni Secondi
    • 1920 - Luigi Paissa
    • 1922 - Giuseppe Bevione
    • 1924 - Enrico Marone Cinzano
    • 1928 - Giacomo Ferrari
    • 1930 - Giovanni Vastapane
    • 1931 - Vittorio Gervasio
    • 1932 - Giovanni Battista Mossetto
    • 1934 - Euclide Silvestri
    • 1935 - Giovan Battista Cuniberti
    • 1939 - Ferruccio Novo
    • 1953 - Comitato di Reggenza (Simeone Colombo, Arturo Colonna, Beniamino Gay, Dino Lora Totino)
    • 1955 - Teresio Guglielmone
    • 1956 - Comitato esecutivo (Arturo Colonna, Beniamino Gay, Antonio Liberti)
    • 1957 - Mario Rubatto
    • 1959 - Luigi Morando
    • 1961 - Angelo Filippone
    • 1963 - Orfeo Pianelli
    Torino Calcio
    • 1978 - Orfeo Pianelli
    • 1982 - Sergio Rossi
    • 1987 - Mario Gerbi
    • 1989 - Gian Mauro Borsano
    • 1993 - Roberto Goveani
    • 1994 - Gianmarco Calleri
    • 1997 - Massimo Vidulich
    • 2000 - Giuseppe Aghemo
    • 2000 - Attilio Romero
    Società Civile Campo Torino
    • 2005 - Pierluigi Marengo
    Torino Football Club
    • 2005 - Urbano Cairo


    Gli Allenatori del Torino Calcio
    • 1912-22 Vittorio Pozzo
    • 1922-24 Karl Stürmer
    • 1924-26 Peter Farmer
    • 1926-27 Imre Schoffer
    • 1927-29 Antonio (Tony) Cargnelli
    • 1929-30 Antonio (Tony) Cargnelli, Karl Stürmer
    • 1930-31 Vittorio Morelli di Popolo
    • 1931-32 Adolfo Baloncieri e Giuseppe Aliberti
    • 1932-33 Franz Hansel, Augusto Rangone
    • 1933-34 Augusto Rangone, Eugen Payer
    • 1934-36 Antonio (Tony) Cargnelli
    • 1936-38 Gyula Feldmann, Mario Sperone
    • 1938-39 Egri Erbstein
    • 1939-40 Andreas Kutik e Angelo Mattea
    • 1940-42 Antonio (Tony) Cargnelli
    • 1942-43 Andreas Kutik, Antonio Janni
    • 1944 Antonio Janni
    • 1945-47 Luigi Ferrero
    • 1947-48 Mario Sperone (Allenatore), Roberto Copernico (Direttore Tecnico)
    • 1948-49 Leslie Lievesley (Allenatore), Egri Erbstein (Direttore Tecnico)
    • 1949-51 Giuseppe Bigogno (Allenatore), Roberto Copernico (Direttore Tecnico)
    • 1951-52 Mario Sperone, Oberdan Ussello
    • 1952-53 Oberdan Ussello, Jesse Carver
    • 1953-54 Jesse Carver, Annibale Frossi
    • 1954-56 Annibale Frossi
    • 1956-57 Fioravante Baldi, Blagoje Marjanović
    • 1957-58 Blagoje Marjanović, Fioravante Baldi
    • 1958-59 Federico Allasio, Quinto Bertoloni, Imre Senkey
    • 1959-60 Imre Senkey, Giacinto Ellena
    • 1960-62 Beniamino Santos
    • 1962-63 Beniamino Santos, Giacinto Ellena
    • 1963-66 Nereo Rocco
    • 1966-67 Marino Bergamasco (Allenatore), Nereo Rocco (Direttore Tecnico)
    • 1967-69 Edmondo Fabbri
    • 1969-71 Giancarlo Cadè
    • 1971-73 Gustavo Giagnoni
    • 1973-74 Gustavo Giagnoni, Edmondo Fabbri
    • 1974-75 Edmondo Fabbri
    • 1975-79 Luigi Radice
    • 1979-80 Luigi Radice, Ercole Rabitti
    • 1980-81 Ercole Rabitti, Romano Cazzaniga
    • 1981-82 Massimo Giacomini
    • 1982-84 Eugenio Bersellini
    • 1984-88 Luigi Radice
    • 1988-89 Luigi Radice, Claudio Sala, Sergio Vatta
    • 1989-90 Eugenio Fascetti
    • 1990-94 Emiliano Mondonico
    • 1994-95 Rosario Rampanti, Nedo Sonetti
    • 1995-96 Nedo Sonetti, Franco Scoglio, Lido Vieri
    • 1996-97 Mauro Sandreani, Lido Vieri
    • 1997-98 Giancarlo Camolese (Allenatore), Graeme Souness (Direttore Tecnico), Edoardo Reja
    • 1998-00 Emiliano Mondonico
    • 2000-01 Gigi Simoni, Giancarlo Camolese
    • 2001-02 Giancarlo Camolese
    • 2002-03 Giancarlo Camolese, Renzo Ulivieri, Renato Zaccarelli
    • 2003-04 Ezio Rossi
    • 2004-05 Ezio Rossi, Renato Zaccarelli
    • 2005-06 Daniele Arrigoni
    Società Civile Campo Torino
    • 2005-06 Paolo Stringara
    Torino Football Club
    • 2005-06 Gianni De Biasi
    • 2006-07 Gianni De Biasi, Alberto Zaccheroni, Gianni De Biasi
    • 2007-08 Walter Alfredo Novellino, Gianni De Biasi
    • 2008-09 Gianni De Biasi, Walter Alfredo Novellino, Giancarlo Camolese
    • 2009-10 Stefano Colantuono, Mario Beretta, Stefano Colantuono
    • 2010-11 Franco Lerda, Giuseppe Papadopulo, Franco Lerda
    • 2011-12 Giampiero Ventura
    • 2012-13 Giampiero Ventura

    Giocatori

    Il Torino e la Nazionale di calcio italiana
    A livello di Nazionale, il Torino può fregiarsi di avere avuto tra le sue fila cinque campioni del mondo (Aldo Olivieri e Pietro Ferraris nel 1938, Giuseppe Dossena, Franco Selvaggi nel 1982 e Simone Barone nel 2006), e due campioni d'Europa (Giorgio Ferrini e Lido Vieri nel 1968).
    Campioni del mondo
    • Aldo Olivieri (Francia 1938)
    • Pietro Ferraris (Francia 1938)
    • Giuseppe Dossena (Spagna 1982)
    • Franco Selvaggi (Spagna 1982)
    • Simone Barone (Germania 2006)
    Campioni d'Europa
    • Giorgio Ferrini (Italia 1968)
    • Lido Vieri (Italia 1968)
    Palmarès
    Competizioni nazionali

    • Campionato italiano: 7
    1927-1928; 1942-1943; 1945-1946; 1946-1947; 1947-1948; 1948-1949; 1975-1976
    • Campionato italiano: 1 (revocato)
    1926-1927[10]
    • Coppa Italia: 5
    1935-1936; 1942-1943; 1967-1968; 1970-1971; 1992-1993
    • Campionato italiano di Serie B: 3
    1959-1960; 1989-1990; 2000-2001
    Competizioni internazionali
    • Coppa Mitropa: 1
    1991
    Competizioni giovanili
    • Campionato Primavera: 8 (record)
    1966-1967; 1967-1968; 1969-1970; 1976-1977; 1984-1985; 1987-1988; 1990-1991; 1991-1992
    • Coppa Italia Primavera: 7 (record)
    1982-1983; 1983-1984; 1985-1986; 1987-1988; 1988-1989; 1989-1990; 1998-1999
    • Torneo di Viareggio: 6
    1984; 1985; 1987; 1989; 1995; 1998
    • Campionato nazionale Dante Berretti: 9 (record)
    1973-1974; 1974-1975; 1977-1978; 1980-1981; 1985-1986; 1987-1988; 1988-1989; 1991-1992; 2006-2007
    • Campionato Allievi: 5
    1966-1967; 1971-1972; 1972-1973; 1975-1976; 1979-1980
    • Campionato Giovanissimi Nazionali: 2
    1984-1985; 1999-2000
    Statistiche e record
    Partecipazione ai campionati
    Livello Categoria Partecipazioni Debutto Ultima stagione Totale
    1º Prima Categoria
    7 1907
    1920-1921
    85
    Prima Divisione
    5 1921-1922
    1925-1926

    Divisione Nazionale
    4 1926-1927
    1945-1946

    Serie A
    69 1929-1930
    2012-2013

    2º Serie B
    12 1959-1960
    2011-2012
    12
    In 97 stagioni sportive a partire dall'esordio a livello nazionale il 10 febbraio 1907, compresi 16 campionati di Prima Categoria Nazionale e Prima Divisione e Divisione Nazionale (A). Sono esclusi i periodi 1907-09 e 1912-14, nei quali il Torino non superò le eliminatorie del Comitato Regionale Piemontese.

    Statistiche di squadra
    Il Torino è all'8º posto, su 60 squadre, ed al 7° per partecipazioni al campionato nella classifica perpetua della Serie A.
    La squadra in campionato, oltre ai 7 scudetti (più uno revocato nel 1926-1927), si è classificata 7 volte seconda e 9 volte terza. In 99 stagioni sportive, di cui 18 nei vari campionati antecedenti al girone unico (nel 1908 non partecipò, e nel 1915-1916 la Coppa Federale non fu riconosciuta), 69 in Serie A e 12 in Serie B, la società è arrivata dunque sul podio nella massima serie nel 24,2% dei casi.
    Vincendo l'11 giugno 2006 il play off con il Mantova, il Toro ha conquistato due record difficilmente battibili: essere riuscito a ritornare nella categoria superiore immediatamente dopo un fallimento e conseguente ricostruzione secondo il Lodo Petrucci, e aver vinto per due volte consecutive il play off per l'ammissione alla Serie A.
    Per la prima volta nella storia, nella stagione 2006-2007 il Torino ha giocato in una categoria superiore a quella in cui ha giocato la Juventus: infatti, mentre i granata stavano disputando il campionato di Serie A, i bianconeri erano in Serie B, conseguenza delle penalizzazioni comminate in seguito a "Calciopoli".
    Curiosamente, il 12 luglio 2006 il Presidente Urbano Cairo riacquista all'asta fallimentare i trofei e il titolo sportivo del Torino, rendendo così la storia del fallito Torino Calcio e del Torino FC "post fallimento" una cosa sola: il giorno dopo, sulla ruota del Lotto cittadina, curiosamente escono i numeri 4, 51, 5, 10, 49: quattro di questi ricordano da vicino la storia del Grande Torino: 4, 5 e 49 portano alla mente la data esatta della sciagura di Superga (4 maggio 1949), il 10 volendo ricorda invece il numero di maglia di capitan Valentino Mazzola; il 51 ricorda invece l'anno della fondazione del primo club di tifosi, i Fedelissimi 1951.

    Statistiche individuali
    Presenze

    Classifica presenze dei primi 20 giocatori che hanno disputato più partite con la maglia granata. Nella statistica sono inseriti gli incontri di campionato, coppa Italia, coppe europee ed internazionali, eventuali tornei riconosciuti come incontri ufficiali. Non sono inserite le partite amichevoli.

    460px-Giorgio_Ferrini2
    Giorgio Ferrini, 566 partite e 56 reti in maglia granata.


    Nome Periodo Partite
    1 Giorgio Ferrini
    1959-1975 566
    2 Paolo Pulici
    1968-1982 437
    3 Renato Zaccarelli
    1974-1987 413
    4 Claudio Sala
    1969-1980 360
    5 Lido Vieri
    1958-1969 357
    6 Cesare Martin II
    1919-1936 345
    7 Luigi Danova
    1976-1985 340
    8 Natalino Fossati
    1964-1974 336
    9 Antonio Janni
    1920-1937 330
    10 Giorgio Puia
    1963-1972 326
    11 Angelo Cereser
    1965-1975 311
    12 Roberto Cravero
    1981-1998 300
    13 Francesco Graziani
    1973-1981 289
    14 Fabrizio Poletti
    1962-1971 285
    15 Aldo Agroppi
    1967-1975 280
    16 Giuliano Terraneo
    1977-1984 270
    17 Osvaldo Ferrini
    1932-1944 268
    18 Luciano Castellini
    1970-1978 267
    19 Giacomo Ferri
    1981-1990 266
    20 Roberto Salvadori
    1973-1983 265
    Marcatori
    Classifica di tutti i giocatori che con la maglia granata hanno realizzato almeno 50 reti. Nella statistica sono inserite le marcature di campionato, coppa Italia, coppe europee ed internazionali, eventuali tornei riconosciuti come incontri ufficiali.

    Pulici_capocannoniere
    Paolo Pulici riceve il premio come vincitore della classifica marcatori 1975-1976, al quale si aggiunge quello dei campionati 1972-1973 e 1974-1975.


    Nome Periodo Reti
    1 Paolo Pulici
    1968-1982 172
    2 Julio Libonatti
    1925-1934 157
    3 Gino Rossetti II
    1926-1937 144
    4 Guglielmo Gabetto
    1941-1949 127
    5 Marco Ferrante
    1996-2004 125
    6 Valentino Mazzola
    1942-1949 123
    7 Francesco Graziani
    1973-1981 122
    8 Adolfo Baloncieri
    1925-1932 100
    9 Franco Ossola
    1939-1949 85
    10 Rolando Bianchi
    2008-oggi 72
    11 Ezio Loik
    1942-1949 70
    12 Onesto Silano
    1928-1937 59
    13 Pietro Ferraris II
    1941-1948 57
    14 Giorgio Ferrini
    1959-1975 56
    15 Fioravante Baldi III
    1934-1943 55
    16 Romeo Menti II
    1941-1949 54
    17 Pietro Buscaglia
    1934-1938 51
    Tifoseria

    800px-Curva_del_Toro%28Primavera%29
    Un'immagine dei tifosi del Torino.


    Il Torino ha ritirato la maglia numero 12, come da qualche tempo si fa per i calciatori più illustri, assegnandola in via definitiva alla "Curva Maratona", quella del tifo più caldo e spettacolare, attribuendo così simbolicamente ai suoi tifosi il ruolo di 12° uomo in campo.
    Gemellaggi e amicizie
    I tifosi del Torino sono gemellati con i tifosi della Fiorentina. Il legame tra le due tifoserie è nato agli inizi degli anni settanta per il comune sentimento anti-juventino e per la vicinanza della società viola a quella granata dopo la tragedia di Superga. I supporters del Torino sono in buoni rapporti con la curva nord dell'Alessandria e con la curva sud della Nocerina, della Juve Stabia e della Salernitana. A livello internazionale, hanno buoni rapporti con i tifosi del River Plate, Peñarol, Corinthians, Raith Rovers e Celtic Glasgow.
    L'amicizia con il Corinthians
    L'amicizia tra il Corinthians e il Torino risale al 1914. In quell'anno, il Torino diventò il primo club italiano ad approdare in Sud America per effettuare una tournée. Le destinazioni furono Brasile e Argentina. Una volta sbarcati nel porto di Santos e dopo aver viaggiato in treno fino a San Paolo, i Granata disputarono sei match amichevoli, tutti giocati allo Stadio Parque Antarctica della città paulista. La squadra granata vinse tutte le partite, due delle quali, giocate proprio contro il Corinthians. La prima partita tra le due squadre fu anche il primo incontro internazionale della storia del Corinthians, il 15 agosto 1914, ed il Toro dominò per 3 a 0, con reti di Debernardi II ed Arioni II (2).
    La seconda amichevole si giocò il 22 agosto 1914 e a detta del tecnico Vittorio Pozzo ai giornali di San Paolo, si rivelò la partita più difficile dell'intera tournée. Il match rimase inchiodato sull' 1 a 1, reti di Mosso III e Americo, fino a quando nei minuti finali Debernardi II riprese una palla respinta nella area dei bianconeri segnando così la rete della vittoria. Questa partita ebbe tra l'altro come arbitro il Sig. Charles Miller, semplicemente l'uomo che introdusse il calcio nella città di San Paolo nel 1894. Nonostante i risultati sul campo, le due società - entrambe di origine popolare - coltivarono e mantennero nel tempo i rapporti di amicizia instaurati.
    Così nel 1948, quando il Grande Torino tornò a giocare in Brasile, disputò nuovamente un'amichevole contro il Corinthians. Questa volta il club brasiliano colse un'incredibile quanto sorprendente vittoria per 2 a 1, e questa risultò come l'unica sconfitta del Grande Torino nell'arco di tutta la sua tournée brasiliana. Quando il 4 maggio 1949 il Grande Torino perì nel disastro aereo di Superga, il Corinthians si sentì in dovere di rendere il più semplice omaggio agli amici italiani tragicamente e prematuramente scomparsi, per cui, in una partita amichevole contro la Portuguesa, gli 11 giocatori scesi in campo indossarono una maglia granata, proprio in onore della leggendaria e invincibile squadra.
    Nella stagione 2011 il Corinthians indossa come terza maglia una maglia granata con la dicitura 1949 sul retro, in ricordo del Grande Torino.
    L'amicizia con il River Plate
    Gli argentini del River Plate hanno storicamente strettissimi rapporti di gemellaggio col Torino, fin dall'epoca della tragedia di Superga. All'epoca il club argentino fu particolarmente vicino al club torinese, organizzando amichevoli e raccolte di fondi per aiutare la società devastata dalla tragedia. Non deve stupire questo atteggiamento: bisogna ricordare come in Argentina, all'epoca, una percentuale notevole della popolazione fosse di origine italiana e, fra questi, numerosissimi fossero i piemontesi. In omaggio alla squadra del Grande Torino, alcuni anni la seconda maglia del River Plate è stata di colore granata (l'ultima volta nella stagione 2005-2006).

    Rivalità
    A livello di rivalità a tutt'oggi sentite sono da citare quelle con i cugini della Juventus, con la Sampdoria, con il Verona, con la Roma, con il Brescia, con l'Atalanta, con la Lazio, con il Bologna, con il Mantova, con l'Inter, con il Milan, con il Lecce, con il Pescara, con il Perugia, con il Padova, con il Piacenza e con l'Ascoli. Da segnalare la rottura del gemellaggio con i tifosi della Reggina iniziato nel 1989 e chiuso nel 2004, e con i tifosi del Genoa chiusosi nel 2009 dopo più di trent'anni, durante la penultima giornata di campionato, che ha sancito virtualmente la retrocessione del Toro in Serie B.

    La rivalità con la Juventus
    La rivalità con la Juventus è la più sentita: le due squadre danno vita al cosiddetto Derby della Mole. Al 1º dicembre 2012 sono 226 (di cui 185 relativi a gare ufficiali) i derby disputati tra Torino e Juventus; il bilancio generale delle partite ufficiali vede la Juventus in vantaggio per 76 vittorie a 55, con 54 pareggi; 269 i goal segnati dalla Juventus, 232 dal Torino. Il primo derby torinese fu disputato nel 1907 e si concluse con la vittoria dei granata per 2-1; l'incontro più recente, invece, è la gara di andata del campionato 2012-2013, conclusosi col successo interno dei bianconeri per 3-0.

    Organico
    Rosa

    Aggiornata al 26 dicembre 2012..
    N. Ruolo Giocatore
    1 P Jean François Gillet
    2 D Guillermo Rodríguez
    3 D Danilo D'Ambrosio
    4 C Migjen Basha
    5 D Valerio Di Cesare
    6 D Angelo Ogbonna (vice capitano)
    7 C Mario Santana
    8 C Sergiu Suciu
    9 A Rolando Bianchi (capitano)
    10 A Alessandro Sgrigna (2° vice capitano)
    11 C Alessio Cerci
    14 C Alessandro Gazzi
    15 D Pablo Cáceres
    17 D Salvatore Masiello
    18 C Marko Bakić
    19 C Alen Stevanović
    20 C Giuseppe Vives
    21 C Nicolás Gorobsov
    23 P Lys Gomis
    24 A Gianluca Sansone
    25 D Kamil Glik
    26 P Alfred Gomis
    27 C Giuseppe De Feudis
    31 D Alessandro Agostini
    33 C Matteo Brighi
    36 D Matteo Darmian
    53 D Marco Migliorini
    69 A Riccardo Meggiorini
    77 C Simone Verdi
    86 C Valter Birsa
    93 A Abou Diop
    94 C Willyan Barbosa

    Staff tecnico

    Staff attuale dell'area sportiva
    • Allenatore: Giampiero Ventura
    • Allenatore in seconda: Salvatore Sullo
    • Allenatore dei portieri: Giuseppe Zinetti
    • Preparatori atletici: Paolo Solustri e Alessandro Innocenti
    • Team manager: Giacomo Ferri


    Da wikipedia
     
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    Storia del Grande Torino


    Cartolina+Grande-TorinoSuperga04-Maggio-1949


    « Gli eroi sono sempre immortali agli occhi di chi in essi crede. E così i ragazzi crederanno che il Torino non è morto: è soltanto "in trasferta". »
    (Indro Montanelli, dal Corriere della sera del 7 maggio 1949)


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    Gli Invincibili del Grande Torino vincitori di 5 Scudetti consecutivi e detentori dei più importanti primati della storia del calcio italiano


    Con il nome di Grande Torino si indica la squadra di calcio del Torino nel periodo storico compreso negli anni quaranta del secolo scorso, pluricampione d'Italia i cui giocatori erano la colonna portante della Nazionale italiana e che ebbe tragico epilogo il 4 maggio 1949, in quella sciagura aerea nota come Tragedia di Superga.[1]
    Con questo nome, benché si identifichi comunemente la squadra che perì nella sciagura, si usa definire l'intero ciclo sportivo, durato otto anni, che ha portato alla conquista di cinque scudetti consecutivi, eguagliando così il primato precedentemente stabilito dalla Juventus del Quinquennio d'oro, e di una Coppa Italia.
    A Vignola si trova lo Stadio Caduti di Superga, in onore del Grande Torino, che ospita le partite del Boca San
    Ferruccio Novo, ovvero come costruire il mito

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    Ferruccio Novo


    Se si vuole trovare una data di nascita a quel fenomeno di sport e passione chiamato Grande Torino, non si può non andare all'estate del 1939, quando l'industriale Ferruccio Novo a 42 anni assume la presidenza del AC Torino succedendo all'Ing. Giovanni Battista Cuniberti.
    Novo non era un mecenate, ma un attento amministratore: era entrato al Toro giovanissimo, addirittura vestendone la maglia di giocatore, nel 1913: giocatore non eccelso («Ero una schiappa» diceva sorridendo), continuò negli anni a seguire la squadra con entusiasmo da tifoso prima, con compiti di socio-finanziatore e consigliere poi, una volta avviata con il fratello una fabbrica di accessori in cuoio.
    Le prime mosse in granata furono dunque quelle di riorganizzare la società e, seguendo i suggerimenti di Vittorio Pozzo, rendere la gestione più simile ai modelli delle squadre inglesi, allora all'avanguardia: si circondò di collaboratori competenti, come gli ex giocatori Antonio Janni e Mario Sperone (Campioni d'Italia del 1928), e Giacinto Ellena; a Rinaldo Agnisetta venne affidato il ruolo di amministratore delegato, Roberto Copernico (aveva un negozio di abbigliamento in centro) fu chiamato al ruolo di consigliere, all'inglese Leslie Lievesley andò il ruolo di allenatore delle giovanili, mentre la guida tecnica fu data a Ernest Egri Erbstein (che, in quanto di origine ebraica, a causa delle leggi razziali collaborò lungamente in incognito).
    Il primo "colpo" di Novo fu senz'altro l'acquisto dal Varese del talentuoso diciottenne Franco Ossola che, con il senno di poi, ha rappresentato la prima pedina dello squadrone: fu prelevato per 55mila lire, poco per l'epoca, dietro suggerimento di Janni (che allenava proprio il Varese) e di Ellena. Fece il suo esordio il 4 febbraio 1940, un Novara-Torino 0-1. Quell'anno Ossola giocò poi altre due partite (contro Bologna e Napoli).
    L'Italia entra in guerra, il calcio va avanti
    L'Italia, che sino ad allora era rimasta alla finestra, il 10 giugno 1940 entra nel conflitto mondiale al fianco della Germania. Mussolini era talmente sicuro che si sarebbe trattato di una "guerra lampo", che annunciò anche che i calciatori sarebbero rimasti a casa, sostenendo che "Servono più sui prati che all'esercito".
    L'anno successivo Ossola mostra il proprio valore: è capocannoniere granata, realizza 14 reti su 22 presenze, ma la squadra nel suo complesso non muta fisionomia. Termina lontano dalla vetta, 7º con 30 punti, 9 in meno del Bologna tricolore. Si ritirano quell'anno due giocatori: Oberdan Ussello, che andrà ad occuparsi del settore giovanile, e Raf Vallone, che preferisce dedicarsi al cinema e al teatro.
    La lungimiranza di Novo gli permise di approfittare del clima di stagnazione, e scarsi investimenti. I soldi per il calcio erano pochi, e Novo giocò d'anticipo. In vista del campionato 1941/1942 portò in granata ben cinque nuovi giocatori: dall'Ambrosiana per 250 000 lire arrivò Ferraris II, l'ala sinistra della Nazionale campione del mondo 1938; dalla Fiorentina, su suggerimento di Ellena, arriva Romeo Menti, un'ala veloce con facilità di piede e tiro potentissimo (operazione portata a termine attraverso uno scambio con Gei, appositamente prelevato dal Liguria per 300 000 lire); quindi Alfredo Bodoira, Felice Borel e Guglielmo Gabetto, un terzetto proveniente addirittura dai "nemici" bianconeri.
    L'arrivo in granata di Gabetto è merito di Borel il quale, forse per ripagare Novo della fiducia con cui lo prelevava dalla Juve dopo alcuni anni di incomprensioni tecniche, rivela che Gabetto, che alla Juventus consideravano ormai "spremuto", sarebbe stato ceduto al Genoa per 300 000 lire. Borel suggerì di alzare il prezzo e Novo portò in granata il centravanti per 330 000 lire.

    Dal "metodo" al "sistema"

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    Schema di gioco con il "Sistema"


    Svolta nella svolta. Borel, che in futuro avrebbe ricoperto il ruolo di allenatore, Ellena e Copernico suggeriscono a Novo di tentare di applicare nel Torino la tattica del "sistema", un nuovo modulo di gioco che si affacciava in quegli anni.
    Sino ad allora la tattica che andava per la maggiore era il "metodo", un tipo di disposizione più difensiva, che aveva consentito all'Italia di Pozzo di vincere i Mondiali del 1934 e del 1938 e la cui forza era data soprattutto dal contropiede. In difesa c'erano solo due terzini e un centromediano che faceva la spola in avanti appoggiando la manovra offensiva per poi rientrare; in mediana la fase offensiva era impostata dai centrocampisti, mentre le ali avevano il compito di servire i palloni per il centravanti. La fase realizzativa non era semplice in quanto la regola del fuorigioco prevedeva dovessero esserci tre giocatori tra l'attaccante e la porta: bastava dunque far avanzare un solo difensore per far scattare la trappola del fuorigioco.
    Nel 1926 venne cambiata la regola del fuorigioco: fu portato a due il numero di giocatori necessari per far scattare la penalità. Ciò creò subito non poche difficoltà alle squadre dell'epoca ed aumentò notevolmente il numero di realizzazioni in campionato.
    Fu così che negli anni trenta l'inglese Herbert Chapman, tecnico dell'Arsenal, sviluppò una nuova tattica, detta appunto "sistema" o "WM", dal tipo di disposizione tattica: in pratica una sorta di 3-2-2-3, con tre difensori, quattro centrocampisti (due mediani e due interni), tre attaccanti posti ai vertici di una W e una M. Chapman, per cautelare la fase difensiva, scelse di arretrare un mediano alla linea dei difensori, creando di fatto lo "stopper", mentre i terzini marcavano le rispettive ali. I compiti di marcatura erano più semplici, ed essendo uno schieramento speculare nasceva anche la marcatura a uomo. Ma il sistema era anche più dinamico, più equilibrato e, se giocato con i giusti interpreti, era una tattica che per la prima volta garantiva il controllo della zona nevralgica delle azioni: il centrocampo. Questo era impostato su quattro giocatori disposti a quadrato (in quanto posti appunto ai vertici della W e della M cui accennato poc'anzi) e prevedeva l'impiego di due mediani e due mezzepunte. Novo approvò il suggerimento e decise di impostare il suo Torino su questa tattica.
    Chiamò così il tecnico ungherese Andreas Kuttik al posto di Tony Cargnelli. Egli provvide ad utilizzare Ellena in posizione di centromediano "sistemista", ruolo che aveva già ricoperto nella Fiorentina, sino ad allora unica in Italia ad averlo sperimentato seppur con scarso successo. La scelta diventava alfine quantomai interessante anche per lo stesso Pozzo, sempre in sella come Commissario Unico della Nazionale, che aveva iniziato a plasmare la sua Nazionale proprio sul "blocco" Torino.
    Il campionato 1941-1942 fu appannaggio della AS Roma. Quell'anno furono soprattutto due sconfitte a tradire il Toro: al primo turno di Coppa Italia e in Campionato, a tre giornate dalla fine, contro il Venezia di Loik e Mazzola.

    L'opera si completa, nasce la Grande Squadra

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    Una formazione del Torino 1942/43 vincitore del primo scudetto del ciclo del "Grande Torino"


    Quella del 1941/42 è una rosa ormai molto competitiva e collaudata ma, come accennato, le due capitolazioni che costano la partecipazione alla Coppa Italia e le ambizioni di scudetto avvengono tutte contro la stessa squadra, il Venezia di Mazzola e Loik.
    Il primo è un regista sopraffino, il secondo un'ala veloce; sono già perni della Nazionale di Pozzo. Novo intuisce che sono le ciliegine che mancano alla torta per rendere la squadra imbattibile. Al termine di un Venezia-Torino, terzultima di campionato, che in pratica mette fine ai sogni tricolore dei granata, Novo scende negli spogliatoi e tratta direttamente l'acquisto dei due, che finiranno sotto la Mole per 1.400.000 lire dell'epoca insieme ad altri due giocatori (Petron e Mezzadra).
    Particolare curioso: sulle tracce dei due c'era anche la Juventus, venivano seguiti da Virginio Rosetta, e più volte l'affare con i bianconeri pareva quasi sul punto di essere concluso. Poiché il presidente bianconero Piero Dusio tergiversava, il dinamismo di Novo scombussolò i piani dei cugini e diede allo scacchiere tattico quelle due ciliegine che mancavano. Così nasceva l'undici destinato ad essere ricordato come il Grande Torino.
    Al via della stagione 1942/43, a disposizione dell'ungherese Kuttik, c'è una rosa che comprende giocatori di prim'ordine: gli esperti portieri Bodoira e Cavalli; difensori di esperienza come Ferrini ed Ellena e di qualità come Piacentini e Cassano; a centrocampo i veterani Baldi e Gallea, con i nuovi Ezio Loik e Mazzola; davanti Menti e Ferraris, senza dimenticare ovviamente Gabetto e Ossola.
    Sulla carta è il Toro la squadra da battere, eppure la partenza non è delle migliori: il Toro si trova così a lottare contro la sorpresa Livorno. Questo duello dà vita ad un campionato avvincente, risolto solo all'ultima giornata quando il Toro, con un gol di Mazzola, espugna Bari.
    Il Toro riesce a vincere anche la Coppa Italia proprio contro il "terribile" Venezia dell'anno prima e diventa la prima squadra a centrare una simile "doppietta". La partita si gioca a Milano e i granata, grazie ad una doppietta di Gabetto e reti di Mazzola e Ferraris II, ottiene la vittoria con un secco 4-0.

    Campionato di guerra 1944
    Nel 1944 l'Italia, ormai devastata dalla guerra, è spezzata in due dalla linea gotica. Il regime fascista è caduto, l'esercito americano avanza nel sud della penisola. Eppure i campionati di calcio vanno avanti e, su decisione della Federazione, hanno un'organizzazione a gironi. I trasferimenti sono comunque difficoltosi poiché i bombardamenti degli Alleati, interrompendo sovente i collegamenti ferroviari, costringono chi viaggia ad affrontare lunghi percorsi a piedi.
    Per evitare i rischi di chiamata alle armi, molte squadre si ingegnano: con astuzie diplomatiche, assicurano i propri campioni alle industrie più importanti del paese, facendoli passare come elementi indispensabili alla produzione dell'industria bellica nazionale, riuscendo di fatto ad esentarli dall'impiego al fronte.

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    Il connubio Torino-Fiat, rinforzato da Silvio Piola e protagonista nel Campionato di guerra 1944.


    Il Torino di Novo trova così una (ai giorni nostri impensabile) collaborazione con la FIAT, dando vita al "Torino Fiat", un nome simile a quello di una squadra aziendale. In effetti, Mazzola e gli altri, per salvare le apparenze, sono di fatto operai della Fiat. Alcune foto dell'epoca li ritraggono al tornio e alle macchine utensili.
    La Juve, del resto, emigra ad Alba e si abbina alla Cisitalia, azienda automobilistica appartenente all'allora presidente bianconero Piero Dusio.
    Nel Torino giocano il portiere Griffanti, del "giro azzurro", prelevato dalla Fiorentina e il vercellese Silvio Piola, centravanti proveniente dalla SS Lazio, salito al nord per prendere la famiglia e portarla nella Capitale e rimasto invece bloccato in alta Italia in seguito all'armistizio.
    Nel campionato del Nord Italia, nella prima fase a gironi, il Torino gioca nel girone Ligure-Piemontese. La squadra batte per 7-1 Genoa e Biellese, per 7-0 l'Alessandria, per 8-2 il Novara, per 5-0 la Juventus. Nel girone di semifinale se la vede con l'Ambrosiana-Inter, il Varese e i "cugini" bianconeri. Nei derby arriva una sconfitta per 1-3 e un pareggio per 3-3, poi arriva la vittoria contro le lombarde, aggiudicandosi così la fase finale a tre (Torino, Spezia e Venezia) che si gioca a Milano.
    Il Torino alla fine perderà il torneo, complice un incontro non ufficiale della Nazionale, organizzato per motivi di propaganda, disputato a Trieste due giorni prima della sfida contro lo Spezia. Nonostante la trasferta resa difficoltosa dalle operazioni di guerra, il presidente Novo, sottovalutando gli avversari, rifiuta la proposta della Federazione di rinvio della gara contro gli spezzini che, più freschi, non lasciano Milano. Lo Spezia veniva dal pareggio 1-1 contro il Venezia. L'incontro decisivo termina con la vittoria dei "Vigili del Fuoco" per 2-1, rendendo dunque inutile la successiva vittoria del Torino contro i lagunari per 5-2.
    1945: Dopo la Guerra, torna anche il calcio
    Dopo la fine della Seconda guerra mondiale l'Italia si ritrovò in macerie e spezzata in due. Gli accaniti combattimenti lungo la Linea Gotica dell'inverno 1945 avevano gravemente compromesso, se non distrutto, le linee di comunicazione sull'Appennino, rendendo assai difficoltosi gli spostamenti fra la Pianura Padana e la penisola.
    In queste condizioni, la Federazione decise di far ripartire il campionato di calcio con una formula una tantum. Per la prima volta dal 1929, il torneo non fu disputato a girone unico.
    Nel Nord del paese fu organizzato un Campionato dell'Alta Italia che si poneva in continuità con quello prebellico di Serie A, essendovi ammesse tutte le società che avrebbero avuto titolo a partecipare alla massima serie della soppressa stagione 1943-1944. Nel Meridione la situazione era ancora più complessa, non essendoci ivi sufficienti società aventi titolo alla massima serie. La soluzione fu trovata organizzando un Torneo Misto fra le squadre di Serie A e quelle di Serie B.
    Solo alla conclusione dei due raggruppamenti le prime quattro classificate di ogni campionato si sarebbero qualificate al girone finale che avrebbe determinato la vincitrice dello scudetto, con una formula che ricordava non poco quella dei campionati precedenti il 1926, con l'unica differenza che in quegli antichi tornei si qualificavano alla finalissima nazionale solo due squadre. Per questo complesso meccanismo il campionato 1945-1946, pur comparendo regolarmente negli albi d'oro, non è assimilato a quelli di Serie A e non compare nelle relative statistiche.

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    Il "Grande Torino" del 1945-1946
    Così il 14 ottobre del 1945 riparte

    il campionato dei granata con lo scudetto sulle maglie. Ferruccio Novo ha dato alla squadra l'assetto definitivo con l'arrivo del portiere Valerio Bacigalupo dal Savona, del terzino Aldo Ballarin dalla Triestina dalla quale era già stato "pescato" Giuseppe Grezar, il rientro dall'Alessandria di Virgilio Maroso, del centromediano Mario Rigamonti dal Brescia, del laterale Eusebio Castigliano, vercellese come Pietro Ferraris, dallo Spezia.
    Praticamente difesa rivoluzionata e attacco identico al passato, per questa squadra che Novo affida al torinese purosangue Luigi Ferrero, valida ala sinistra granata dell'immediato anteguerra, che come allenatore si era ben comportato a Bari.
    Alla prima giornata c'è subito il derby e subito la prima sconfitta: decide Silvio Piola - passato ai bianconeri dopo la parentesi granata del 1944 - con un rigore. Nelle due giornate successive il Torino realizza undici gol senza subirne nessuno contro Genoa e Sampierdarenese, iniziando una travolgente marcia nel suo girone, che lo porterà a battere tutti i record. I granata battono la Juventus nel derby di ritorno, in calendario a gennaio ma recuperato a metà marzo, con una rete di Eusebio Castigliano. Il girone si chiude con tre punti di vantaggio sull'Inter, seguito da Juventus e Milan. Nel girone finale accedono anche, dal Sud, Napoli, Bari, Roma e Pro Livorno.

    Il quarto d'ora granata

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    Fase di gioco di una gara del Torino allo stadio Filadelfia.



    Il famoso quarto d'ora granata era un momento particolare della partita, dedicato al pubblico dello Stadio Filadelfia, dove il Torino giocava le partite casalinghe. Sugli spalti la gente aspettava quei quindici minuti e i giocatori si divertivano a farlo attendere. Quando la squadra avversaria non era temibile, i calciatori del Torino erano soliti giocare volutamente al di sotto delle loro potenzialità, finché partivano tre squilli di tromba dalla tribuna di legno dove era presente tale Oreste Bolmida, un tifoso particolare di professione ferroviere. Da quell'istante partiva il quarto d'ora granata: Valentino Mazzola si rimboccava le maniche, dando il segnale del cambiamento, e la squadra aumentava il ritmo.
    Il tutto ebbe inizio nella primavera 1946, allorché si ebbero diverse partite sfociate in goleade realizzate in quindici minuti, la più incredibile lo 0-7 allo Stadio Nazionale contro la Roma il 28 aprile 1946. Una volta messo al sicuro il risultato, il Torino addormentava la partita, limitandosi al controllo della stessa, praticamente facendo il minimo necessario in un quarto d'ora.
    A volte la tromba veniva suonata anche quando il Torino era in difficoltà, oppure quando era sotto, come successe il 30 maggio 1948 quando perdeva 0-3 in casa contro la Lazio e il risultato fu ribaltato per il definitivo 4-3.
    L'inizio è travolgente: il Torino gioca a Roma, e realizza sei gol in mezz'ora, uno ogni cinque minuti; nel secondo segna un altro gol. Fra le altre partite finite in goleada c'è il 7-1 al Napoli e il 9-1 dell'ultima giornata con la Pro Livorno. La Juventus batte il Torino all'andata (ancora un rigore di Silvio Piola) e alla penultima giornata guida con due punti di vantaggio. Nel derby di ritorno il Torino, con un gol di Guglielmo Gabetto, aggancia i bianconeri in testa alla classifica.
    All'ultima giornata, come già scritto, i granata rifilano al Filadelfia nove reti al Pro Livorno, mentre la Juve a Napoli non riesce ad andare oltre l'1-1. È scudetto per il Torino, il terzo della sua storia, il secondo trionfo dello squadrone di Ferruccio Novo.

    Campionato 1946-1947
    Le ferite della guerra si stanno rimarginando e il calcio torna al girone unico. II campionato, per la difficoltà immediata di mettere in fila le sedici migliori, si disputa con un gigantesco torneo a venti squadre, quindi 38 giornate che occupano l'attenzione dei tifosi da settembre al luglio successivo. II Torino non ha apportato modifiche sostanziali al suo telaio, ma ha rafforzato il parco giocatori. Insieme al ritorno di Romeo Menti, arrivano il mediano mantovano Danilo Martelli dal Brescia, il terzino-stopper Francesco Rosetta del Novara, il portiere Dante Piani, il vercellese Guido Tieghi.
    Ancora sotto la guida dell'allenatore Luigi Ferrero, l'undici granata comincia il campionato con un pareggio casalingo con la Triestina, all'esordio, e dopo la vittoria di misura in casa della Lazio un altro pareggio con la Sampdoria, poi la sconfitta in casa del Venezia, che retrocederà a fine stagione.
    Alla quinta giornata c'è il derby: con la Juventus finisce 0-0. Dopo cinque giornate il Torino è riuscito a collezionare cinque punti. Dalla sesta giornata il Torino ottiene sei successi consecutivi e alla tredicesima giornata è in testa. All'ottava giornata, 10 novembre 1946, arriva al Filadelfia il Bologna imbattuto da sette partite, con il portiere Glauco Vanz che non ha ancora subito un gol dall'inizio del torneo. Dopo pochi minuti Giuseppe Grezar non trasforma un rigore, quindi i granata chiudono il Bologna nella sua metà campo. Intorno al 20' la palla giunge a Eusebio Castigliano che dal limite dell'area tira al volo «mettendo nel tiro la volontà di vittoria di tutta la squadra», scrivono le cronache di allora. Il Torino poi va a vincere per 4-0. Negli spogliatoi si sentirà il presidente Dall'Ara gridare ai suoi: «Ma siete ammattiti, non sapete che nel Torino segnano anche i mediani? E ne lasciate libero uno! Sapete almeno chi è Castigliano?»

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    Il Torino Campione d'Italia 1946-1947


    II successo più sonante di questa fase arriva con la Fiorentina, 7-2. Il Torino perde la testa della classifica quando viene sconfitto dall'Alessandria. Insieme al pareggio interno con il Modena che arriva due settimane dopo, è l'ultima volta che il Torino perde punti prima della fine dal torneo. Dal ventunesimo turno i granata tornano soli al comando rafforzando via via la loro posizione, finendo per vincere il torneo con dieci punti di vantaggio sui bianconeri. I granata, dopo un ultimo passo falso con la Sampdoria (l'unica formazione che in questo torneo riesce a portare via al Torino tre punti su quattro) infilano una serie finale di sedici partite utili consecutive, delle quali quattordici sono vittorie, a cominciare da quella nel derby propiziata da Guglielmo Gabetto, per andare ad altri successi come i cinque gol all'Inter e all'Atalanta, i sei al Vicenza, al Genoa e al Milan. Quell'attacco conclude con 104 gol all'attivo, una media di quasi tre a partita, e con Valentino Mazzola capocannoniere.

    Campionato 1947-1948

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    Mario Sperone


    Il Torino è stata la prima squadra fin dal 1945 a riallacciare contatti internazionali con club inglesi e svizzeri. II commissario tecnico azzurro Vittorio Pozzo sperimenta una Nazionale dove trovano posto soltanto Aldo Ballarin, Virgilio Maroso e Valentino Mazzola e in novembre l'Italia viene sonoramente sconfitta a Vienna per 5-1.
    La Serie A 1947-1948 è stato il campionato più lungo della storia del calcio italiano, disputato da ventuno squadre per motivi geopolitici, con il recupero della Triestina che era finita in Serie B: un campionato che ha inizio a metà settembre e si concluderà alla fine del giugno seguente praticamente senza interruzioni, occupando quaranta giornate.
    Se n'è andato l'allenatore Luigi Ferrero, la guida viene assunta da Mario Sperone con Roberto Copernico direttore tecnico; intanto rientra come prezioso consigliere di Novo anche Ernest Erbstein, dopo aver dovuto nascondersi a lungo per le persecuzioni razziali. La campagna acquisti porta alla rosa il terzino spezzino Sauro Tomà e il rumeno Fabian, attaccante.
    Il Torino debutta con un 4-0 al Napoli, che al termine del campionato verrà retrocesso all'ultimo posto per un tentativo di illecito e andrà in Serie B insieme alla Salernitana, al Vicenza e all'Alessandria. Gioca ancora, e segna, Pietro Ferraris, ormai sulla via del tramonto, che nel corso della stagione verrà rilevato da Franco Ossola.
    Dopo una sconfitta alla seconda giornata in casa del Bari, la squadra vince per 6-0 sulla Lucchese e 7-0 sul campo della Roma. In quest'annata crollano tutti i record; alcune partite fanno storia, come il 10-0 all'Alessandria o il 5-0 alla Fiorentina il giorno di Capodanno, con Guglielmo Gabetto che attira Giuseppe Moro in uscita, gli alza la palla sul capo con un tocco di ginocchio, scatta oltre il portiere e si porta il pallone in rete. Ventuno reti in sei giornate non bastano a liberare il Torino della concorrenza di Juventus e Milan. Nel primo derby il Torino pareggia, poi arriva la sconfitta di Bologna grazie a una rete del centravanti Gino Cappello e il Milan ne approfitta per staccarsi.
    C'è un 7-1 alla Salernitana, un 5-0 all'Inter firmato da tutti e cinque gli uomini dell'attacco granata, poi arrivano sei reti alla Triestina e le cinque alla Fiorentina di cui già si è già detto più sopra.

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    Una formazione del "Grande Torino" nel 1947-1948


    Alla penultima giornata del girone di andata, nel confronto diretto il Milan batte il Torino per 3-2. Il Torino termina così la prima metà di campionato staccato di due punti dal Milan ed alla ventiquattresima i punti di differenza sono diventati quattro (33 a 37) complici due pareggi con Napoli e Lucchese.
    Per tre giornate consecutive (dalla ventiquattresima alla ventiseiesima) il Torino avanza a suon di quattro gol con Roma, Vicenza e Pro Patria; rallenta la domenica successiva pareggiando il derby con la Juventus, ma quel punto basta per raggiungere i rossoneri. Due giornate insieme al comando, poi la "fuga" con ventuno giornate di campionato senza più perdere dopo quella sconfitta all'andata col Milan. I punti di vantaggio alla fine saranno sedici quando il campionato si conclude ormai in estate, con sei successi consecutivi finali. In particolare, dopo il parziale 3-0 contro la Lazio, la squadra riesce a ribaltare il risultato con una doppietta di Eusebio Castigliano, una rete di Guglielmo Gabetto e una di capitan Valentino Mazzola, in mezz'ora. La squadra conclude con 29 vittorie su 40 partite, 125 gol segnati, una cinquantina in più di Milan e Juventus, alla media di 3,12 a partita, 33 goal subiti (miglior difesa).
    Essendo un campionato a ventuno squadre per il ripescaggio della Triestina, ogni domenica una squadra riposava. II turno di riposo del Torino cade proprio l'ultima domenica di campionato ed i granata se ne partono per una tournée in Sudamerica con sette giorni d'anticipo e lo scudetto in tasca.
    I bomber sono Mazzola (25 reti) e Gabetto (23), che seguono Giampiero Boniperti della Juventus con 27 gol.

    Campionato 1948-1949
    È passata una breve estate dalla fine del campionato precedente, in cui ai Giochi di Londra '48 l'Italia si ripresenta per riprendere le competizioni ufficiali. Precocemente eliminata, Vittorio Pozzo perde il posto di commissario unico azzurro, e Ferruccio Novo prende il suo posto.

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    Il Torino 1948-1949


    Riparte il campionato, a metà settembre, con un Torino sostanzialmente identico a quello dei precedenti scudetti; c'e il solo Franco Ossola stabilmente al posto di Piero Ferraris che, a 36 anni, si trasferisce al Novara. Arriva il mediano Rubens Fadini dalla Gallaratese; Dino Ballarin, fratello di Aldo, portiere del Chioggia; il terzino Piero Operto dal Casale; l'ungaro-cecoslovacco Giulio Schubert, mezzala sinistra; gli attaccanti Emile Bongiorni e Ruggero Grava rispettivamente dal Racing Parigi e dal Roubaix-Tourcoing.
    II Torino si presenta al campionato dopo la lunga tournée in Brasile in cui ha incontrato Palmeiras, Corinthians, San Paulo e Portuguesa, perdendo una sola volta. In questo torneo, ridimensionato a venti squadre dopo le quattro retrocessioni e le tre promozioni, guida le operazioni granata Ernest Erbstein, in veste di direttore tecnico, con l'inglese Leslie Lievesley allenatore.
    In stagione arrivano anche alcuni infortuni a Virgilio Maroso, Eusebio Castigliano, Romeo Menti e Sauro Tomà, più una lunga squalifica ad Aldo Ballarin. I granata, che all'esordio hanno battuto la Pro Patria, subiscono alla seconda giornata una sconfitta dall'Atalanta; si riprendono con cinque successi consecutivi, fra cui quello del derby, perdendo nuovamente, a Milano, contro i rossoneri.
    II Torino ogni tanto cede la posizione di testa, poi la riconquista. Termina il girone d'andata al primo posto alla pari con il Genoa, dal quale ha subito la terza sconfitta stagionale per 3-0 maturato nella ripresa, che sarà anche l'ultima del campionato. Nel derby di ritorno i granata battono per 3-0 la Juventus.

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    Il Torino dei "ragazzi"


    II vantaggio in classifica così aumenta, e il Torino arriva ad accumulare fino a sei punti sull'Inter portatasi al secondo posto. Arrivano poi un paio di pareggi (a Trieste e a Bari) così da portare, alla vigilia della trentaquattresima giornata (ne mancano cinque alla fine), il 30 aprile del 1949, i nerazzurri a quattro punti dai granata. Li attendono a Milano nello scontro diretto, che finisce 0-0, avvicinandosi così alla conquista del quinto scudetto consecutivo (sarebbe stato record eguagliato).
    La squadra va così in Portogallo a giocare un'amichevole contro il Benfica. Nel viaggio aereo di ritorno la squadra perirà nel disastro di Superga.

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    Benfica-Torino, l'ultima partita



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    Genova, 27 febbraio 1949: Italia-Portogallo


    Francisco Ferreira era capitano del Benfica e del Portogallo. Con Mazzola si erano incontrati a Genova a fine febbraio come capitani delle rispettive Nazionali nella partita che ha visto l'Italia vincere per 4-1. Nel corso dei festeggiamenti del dopo-partita, come era prassi allora, i giocatori si erano trovati a fraternizzare tra loro, così i due capitani presero a conoscersi con interesse. Questa simpatia reciproca fa in modo che il comitato organizzativo della festa in omaggio a Ferreira (che era, appunto, un semplice omaggio sportivo e non un addio al calcio, come lo stesso Ferreira conferma in un'intervista a «Mundo Desportivo», il 29 aprile 1949, quindi tre giorni prima di quella partita), prevista per il maggio di quell’anno, decida di invitare il Torino. L’invito viene accettato e il 1º maggio 1949 il Torino arriva a Lisbona per affrontare, due giorni dopo, il Benfica di Ferreira e di Rogério Pipi. All’Estádio Nacional do Jamor le due squadre mostrano uno spettacolo degno del loro blasone, segnando in totale sette reti. Il Benfica conquista quindi la «Coppa Olivetti», trofeo messo a disposizione per l’occasione dagli stabilimenti SIDA, rappresentanti dell’Olivetti in Portogallo. Dopo la partita, le due squadre si riuniscono per una cena «di fratellanza» al Ristorante Alvalade di Campo Grande, a Lisbona, insieme ai dirigenti delle due società e ad altre figure eminenti dello sport e del giornalismo di quel tempo. Pare che un principio di accordo fosse stato fatto con il Bologna del presidente Dall'Ara, ma, per Ferreira, era certo che avere il Torino avrebbe garantito uno stadio esaurito in ogni ordine di posto.

    Il Grande Torino a fine stagione del campionato precedente era partito per una tournée in Brasile e di recente aveva disputato una partita a Bruxelles per inaugurare il nuovo stadio del Racing Club. La società rimpinguava il bilancio e i giocatori intascavano premi partita.

    Grande_Torino_scan
    La formazione dell'ultima partita del Grande Torino



    Benfica-Torino fu decisa per il 3 maggio, un martedì. Quindi Inter-Torino, partita di cartello di un campionato a cinque giornate dalla fine, è giocata come anticipo, al sabato, e conclusasi 0-0 restando così a quattro punti dai nerazzurri.
    La partenza sarebbe avvenuta direttamente da Milano il giorno dopo. Dei giocatori non facevano parte della comitiva il difensore Sauro Tomà bloccato a Torino da un infortunio e un deluso Renato Gandolfi, il secondo portiere, a cui solo all'ultimo era stato detto che in Portogallo non sarebbe andato. Aldo Ballarin aveva convinto il presidente Novo a "premiare" per questo incontro amichevole suo fratello Dino Ballarin che in rosa era il terzo portiere. Novo insieme a Roberto Copernico erano rimasti a Torino; Agnisetta e Civalleri erano i dirigenti accompagnatori con Bonaiuti responsabile della trasferta; per l'area tecnica c'erano Leslie Lievesley, Ernest Erbstein, e poi il ruolo importante del massaggiatore Vittorio Cortina. Facevano parte della comitiva anche i giornalisti Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport), Renato Tosatti (della Gazzetta del Popolo, padre di Giorgio Tosatti) e Luigi Cavallero (La Stampa).
    Quest'ultimo prese il posto di Vittorio Pozzo. Pozzo era l'inviato sportivo de La Stampa di Torino ma, visto il recente avvicendamento sulla panchina della Nazionale e le incomprensioni che erano nate tra lui e Novo, il suo nome non era molto gradito in quel periodo dalla società del Torino (aveva deciso di andare a Londra alla finale della Coppa d'Inghilterra). Il fato salverà la vita anche a Nicolò Carosio, la celebre voce sportiva, a cui la società granata aveva garantito un posto sul trimotore in rotta per Lisbona, ma colui che aveva inventato la radiocronaca sportiva aveva dovuto rinunciare: impossibile far coincidere la trasferta con la cresima di suo figlio.

    Grandetorino1949
    L'arrivo all'aeroporto di Lisbona



    Il Torino parte quindi dall'aeroporto di Milano per Lisbona sul trimotore Fiat G.212.
    Il 3 maggio 1949, allo Stadio Nazionale di Lisbona, è in campo di fronte a una folla di quarantamila spettatori con Bacigalupo, A. Ballarin, Martelli, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola e Ossola. Per il Benfica: Contreros, Jacinto, Fernandes, Morira, Felix, Ferreira, Corona, Arsenio, Espiritosanto, Melao, Rogério. Entrano a partita in corso Fadini al posto di Castigliano e Bongiorni al posto di Gabetto. Nei portoghesi invece si avvicendano il portiere Contreros con Machado, Corona con Batista, Espiritosanto con Julio. È Ossola, con la collaborazione di Grezar, Menti e Gabetto, ad aprire le marcature al 9'. Dopo dieci minuti i biancorossi prima pareggiano e poi con una doppietta di Melao e una rete di Arsenio chiudono il prima tempo in vantaggio 3-2 (il momentaneo 2-2 è di Bongiorni). Nel secondo tempo il Benfica allunga il passo con Rogerio e all'ultimo minuto Mazzola venne atterrato mentre si dirige verso la porta: l'arbitro decide quindi per il rigore, trasformato in gol da Menti. La partita finisce 4-3.

    La Tragedia

    « Un crepuscolo durato tutto il giorno, una malinconia da morire. Il cielo si sfaldava in nebbia, e la nebbia cancellava Superga »
    (Cinegiornale "Settimana Incom")
    « Dice il cappellano della Basilica: "Ho sentito un rombo, paurosamente vicino, poi un colpo, un terremoto. Poi il silenzio. E una voce di fuori "È caduto un apparecchio!" »
    (Cinegiornale "Settimana Incom")
    Al rientro da Lisbona, il 4 maggio 1949, il trimotore FIAT G. 212 delle Aviolinee Italiane trovò una fitta nebbia che avvolgeva Torino e le colline circostanti. Alle ore 17:05, fuori rotta per l'assenza di visibilità, l'aeroplano si schiantò contro i muraglioni di sostegno del giardino posto sul retro della Basilica di Superga.

    Funerali_Grande_Torino
    La folla presente ai funerali


    L'impatto causò la morte istantanea di tutte le trentuno persone di bordo, fra calciatori, staff tecnico, giornalisti ed equipaggio. Per la fama della squadra, la tragedia ebbe una grande risonanza sulla stampa mondiale, oltre che in Italia. Il giorno dei funerali quasi un milione di persone scese in piazza a Torino per dare l'ultimo saluto ai campioni.
    Il Torino fu costretto a schierare la formazione giovanile nelle ultime quattro partite, e lo stesso fecero gli avversari di turno; il Torino fu proclamato vincitore del campionato a tavolino.
    L'impressione fu tale che l'anno seguente la Nazionale scelse di recarsi ai Mondiali in Brasile con un viaggio in nave di tre settimane.
    Statistiche
    Formazioni
    Formazione tipo 1942-1943
    Bodoira, Piacentini, Ferrini, Baldi, Ellena, Grezar, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II
    Allenatore: Kuttik (poi Janni)
    Formazione tipo 1945-1946
    Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Ossola, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II
    Allenatore: Ferrero
    Formazione tipo 1946-1947
    Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Ossola (Menti), Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II
    Allenatore: Ferrero
    Formazione tipo 1947-1948
    Bacigalupo, Ballarin, Maroso (Tomà), Grezar, Rigamonti, Castigliano (Martelli), Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II (Ossola)
    Allenatore: Sperone
    Direttore Tecnico: Copernico
    Formazione tipo 1948-1949
    Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Grezar (Martelli), Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola
    Allenatore: Lievesley
    Direttore Tecnico: Egri Erbstein

    Il Grande Torino e la Nazionale

    ItaliaUngheria3-2
    11 maggio '47 Italia-Ungheria 3-2 Dieci giocatori del Torino con la maglia della Nazionale


    Molti sono i giocatori del Grande Torino che hanno giocato in Nazionale, formandone per lungo tempo l'asse portante.
    • Genova, 5 aprile 1942: Italia-Croazia 4-0
    o 2 giocatori: Ferraris II (1 gol) e Gabetto (1 gol)
    • Milano, 19 aprile 1942: Italia-Spagna 4-0
    o 1 giocatore: Ferraris II (1 gol)
    • Zurigo, 11 novembre 1945: Svizzera-Italia 4-4
    o 7 giocatori: Ballarin, Maroso, Mazzola, Grezar, Castigliano, Ferraris II, Loik (1 gol)
    • Milano, 1º dicembre 1946: Italia-Austria 3-2
    o 5 giocatori: Maroso, Grezar, Ferraris II, Mazzola 1 gol), Castigliano (1 gol).
    • Firenze, 27 aprile 1947: Italia-Svizzera 5-2
    o 9 giocatori: Castigliano, Ballarin, Gabetto, Maroso, Grezar, Ferraris II, Loik (1 gol), Mazzola (1 gol), Menti (3 gol)
    • Torino, 11 maggio 1947: Italia-Ungheria 3-2
    o 10 giocatori: Ballarin, Maroso, Rigamonti, Grezar, Castigliano, Menti, Mazzola, Ferraris II, Loik (1 gol), Gabetto (2 gol).
    • Vienna, 9 novembre 1947: Austria-Italia 5-1
    o 4 giocatori: Ballarin, Maroso, Castigliano, Mazzola.
    • Bari, 14 dicembre 1947: Italia-Cecoslovacchia 3-1
    o 8 giocatori: Bacigalupo, Ballarin, Grezar, Maroso, Loik, Mazzola, Menti (1 gol), Gabetto (1 gol).

    Italia-Inghilterra0-4


    16 maggio '48 Italia-Inghilterra 0-4 Mazzola, Loik e Ballarin al Comunale di Torino con la maglia della Nazionale


    • Parigi, 4 aprile 1948: Francia-Italia 1-3
    o 8 giocatori: Bacigalupo, Ballarin, Loik, Grezar, Rigamonti, Menti, Mazzola, Gabetto (1 gol).
    • Torino, 16 maggio 1948: Italia-Inghilterra 0-4
    o 7 giocatori: Bacigalupo, Ballarin, Grezar, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola.
    • Genova, 27 febbraio 1949: Italia-Portogallo 4-1
    o 7 giocatori: Bacigalupo, Ballarin, Loik, Castigliano, Maroso (1 gol), Menti (1 gol), Mazzola (1 gol).
    • Madrid, 27 marzo 1949: Spagna-Italia 1-3
    o 6 giocatori: Bacigalupo, Ballarin, Rigamonti, Castigliano, Menti, Mazzola.
    Riepilogo presenze e reti
    Nome Luogo e Data di nascita Ruolo Pres. Gol
    Valentino Mazzola
    Cassano d'Adda - 26/01/1919
    Mezz'ala 10 3
    Aldo Ballarin
    Chioggia - 10/01/1922
    Terzino 9 -
    Giuseppe Grezar
    Trieste - 25/11/1918
    Mediano 7 -
    Virgilio Maroso
    Crosara di Marostica - 26/06/1925
    Terzino 7 1
    Romeo Menti
    Vicenza - 05/09/1919
    Ala 7 5
    Ezio Loik
    Fiume - 26/09/1919
    Mezz'ala 7 3
    Eusebio Castigliano
    Vercelli - 09/02/1921
    Mediano 7 1
    Guglielmo Gabetto
    Torino - 24/02/1916
    Centravanti 6 5
    Piero Ferraris II
    Vercelli - 15/02/1912
    Ala 6 2
    Valerio Bacigalupo
    Vado Ligure - 12/03/1924
    Portiere 5 -8
    Mario Rigamonti
    Brescia - 17/12/1922
    Stopper 3 -
    Statistiche campionato del Grande Torino
    Campionato Posizione Partite Vinte Partite Perse Pareggi Gol Fatti Media Gol Fatti/Partita Gol Subiti Media Gol Subiti/Partita Percentuale Vittorie
    1942-1943
    1° 20 4 6 68 2,27 31 1,03 66,67%
    1945-1946
    1° 19 3 4 65 2,50 18 0,69 73,08%
    1946-1947
    1° 28 3 7 104 2,74 35 0,92 73,68%
    1947-1948
    1° 29 4 7 125 3,13 33 0,82 72,50%
    1948-1949
    1° 25 3 10 78 2,10 34 0,89 65,79%
    Stadi intitolati ai giocatori del Grande Torino
    • Stadio Danilo Martelli di Mantova
    • Stadio Mario Rigamonti di Brescia
    • Stadio Giuseppe Grezar di Trieste
    • Stadio Romeo Menti di Vicenza
    • Stadio Romeo Menti di Montichiari (BS)
    • Stadio Romeo Menti di Castellammare di Stabia (NA)
    • Stadio Franco Ossola di Varese
    • Stadio Valerio Bacigalupo di Savona
    • Stadio Rubens Fadini di Giulianova (TE)
    • Stadio Dino e Aldo Ballarin di Chioggia (VE)
    • Stadio Valentino Mazzola di Taranto
    • Stadio Fratelli Ballarin di San Benedetto del Tronto (AP)
    • Campo sportivo Aldo Ballarin di San Felice Circeo (LT)
    • Stadio Rigamonti-Ceppi di Lecco
    • Stadio Ruggero Grava di Claut (PN)
    • Stadio Valentino Mazzola di Santarcangelo di Romagna (RN)
    • Stadio Ezio Loik di Luserna San Giovanni (TO)
    • Stadio Valerio Bacigalupo di Taormina (ME)
    • Stadio Torino '49 di Putignano (BA)
    • Stadio Grande Torino di Moie (AN)

    tragedia3

    il+grande+Torino


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    Il 4 maggio del 1949 lo schianto di Superga cancella il Grande Torino (VIDEO)
    E' la più grande tragedia del calcio italiano: scompare l'intera squadra con campioni del calibro di Mazzola, Loik, Gabetto, Ossola: rientravano da un’amichevole a Lisbona, una partita d'addio al calcio di Josè Ferreira del Benfica.




    Superga38
    La più grande tragedia che abbia mai colpito il calcio italiano avviene alle 17,05 del 4 maggio 1949. Il trimotore Fiat N. 212, l’aereo che trasporta i giocatori del grande Torino di ritorno da una partita a Lisbona, si schianta contro la collina di Superga. Il boato rimbomba nella nebbia, è la fine di un sogno: la leggenda granata, la rosa invincibile dei cinque scudetti consecutivi e dei 10 giocatori su 11 prestati alla Nazionale, svanisce nell’incidente, seppellita dalla sorte avversa e dal corredo accessorio di dolore e morte messe apposta lì, per pesare sul cuore. Scompare l’intera squadra con campioni del calibro di Mazzola, Loik, Gabetto, Ossola: rientravano da un’amichevole a Lisbona, una partita d’addio al calcio di Josè Ferreira del Benfica che volle il Grande Torino per celebrare l’evento. E’ una storia italiana, una delle tante che la Domenica del Corriere raccoglie lungo lo Stivale e porta nelle case del Belpaese. Novelle d’altri tempi: prima del motore e del boom economico, dopo l’epoca delle Mascelle e delle lotte partigiane, con poco pane e tanta fame tra Pozzo e il Minculpop, l’attentato a Togliatti, fino a scollinare tra Peppone e don Camillo. Guelfi e ghibellini, bianconeri e granata, amanti di Coppi e pazzi per Gino, divisi dalla politica e dalle pallottole, dalla guerra persa e quella civile che spacca in due il cuore della nazione, ma tutti uniti dalle vittorie dei campioni. Imprese epiche, ritratti a carboncino carichi di simboli e di tenera tristezza, proiezione di un popolo che, a fatica, riparte dopo il disastro bellico. L’uomo e la montagna, i crampi che mordono e i muscoli che scoppiano in mezzo al campo, ruote a tracolla e borracce passate, sbuffi e spintoni sotto porta, i colli dello Stelvio e dell’Izoard dove giacciono le stele di Fausto e Bartali, l’area di rigore e il destino raccolto in undici metri: il ciclismo e il calcio alfieri di un’epoca, nello sport come nella vita, che verrà spazzata via dal fato. Grani di sale strofinati sulla pelle, spolverati su profonde ferite aperte che il tempo e i ricordi nascondono nelle curve della memoria. Perché la vita è così: prende e dà, non chiede il permesso, decide e basta, t’imbratta l’anima con la malinconia anche se il tuo nome è leggenda.

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  5. arca1959
     
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    Serie A - Campionato al via: il nuovo Torino
    Seconda stagione di fila in A per i granata, che cambiano volto con l'arrivo di tantissimi giovani e il nuovo 3-5-2 voluto fortemente da Giampiero Ventura: Ogbonna e Bianchi se ne sono andati, ma Bellomo e Immobile fanno sognare con un Cerci da Nazionale. (foto AP/LaPresse)
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    Una salvezza sofferta il giusto, ma senza troppi picchi emotivi. E, adesso, il Torino è pronto per l’anno della conferma. Il mercato di Urbano Cairo è stato all’insegna della razionalità e della programmazione. Con i dolori addii a Rolando Bianchi e Angelo Ogbonna, ma anche gli introiti importanti derivati dalla cessione del difensore. Gli arrivi di Bellomo, El Kaddouri e Immobile danno prospettiva, mentre quelli di Bovo e Moretti portano un pizzico di esperienza. Semmai, con il passaggio dal 4-2-4 al 3-5-2 varato da Ventura mancano ancora un esterno sinistro di centrocampo e soprattutto un portiere. La squalifica di Gillet e l’acquisto di Padelli non danno certezze sufficienti per una squadra che si candida al ruolo di sorpresa del campionato.

    LA STELLA: ALESSIO CERCI – L’anno scorso ha ritrovato Ventura e d’incanto è tornato il giocatore ammirato a Pisa e molto di più. Ha conquistato la Nazionale e ora si candida per un posto al prossimo Mondiale. Ce la farà? Quel che è certo è che il nuovo corso granata si affida in toto a lui, riscattato dopo una stagione vissuta in comproprietà con la Fiorentina. Ventura gli ha ritagliato un ruolo da guastatore dietro all’unica punta Immobile, una posizione che potrebbe valorizzarlo ancora di più rispetto a quella di esterno destro nel 4-2-4. Adesso tocca soltanto a lui confermarsi e spiccare il volo verso la maglia azzurra. A 26 anni ha tutte le carte in regola per riuscire nell’impresa.

    L’ALLENATORE: GIAMPIERO VENTURA (confermato) – Terzo anno in granata per il tecnico del ritorno in A e della salvezza. Il tifo torinista stravede per lui, capace di creare entusiasmo con un’idea di calcio “libidonoso” per sua stessa definizione. Dopo due anni da valore aggiunto, adesso si gioca il salto di qualità cambiando modulo (anche se il 3-5-2 era stato adottato già nel finale della scorsa stagione) e provando a plasmare una squadra imbottita di giovani da centrocampo in su. L’impressione è che il Torino non potesse trovarsi in mani migliori.

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    CALCIOMERCATO: LE ENTRATE – Padelli (p, Udinese), Bovo (d, Genoa), Moretti (d, Genoa), Maksimovic (d, Stella Rossa), Farnerud (c, Young Boys), El Kaddouri (c, Napoli), Bellomo (c, Bari), Immobile (a, Genoa), Larrondo (a, Fiorentina).

    CALCIOMERCATO: LE USCITE – Ogbonna (d, Juventus), Bakic (c, Fiorentina), Stevanovic (c, Palermo), Bianchi (a, Bologna).

    AL FANTACALCIO PUNTEREI SU… – Ciro Immobile. Arriva a Torino dopo una stagione più che deludente al Genoa, ma la voglia di riscatto e un assistman come Alessio Cerci potrebbero farne il terminale perfetto per il calcio di Ventura. Un nuovo idolo della Maratona?

    OGGI GIOCHEREBBE COSÌ…

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  6. gheagabry
     
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    L’ultimo scudetto del Torino, 40 anni fa



    Il 1976 fu l’ultimo anno in cui in Italia l’anno scolastico iniziò il primo di ottobre. Fu l’anno del primo numero del quotidiano “Repubblica”, del golpe in Argentina e dello scandalo Lockheed. Nel 1976, quarant’anni fa, il Concorde effettuò il suo primo volo commerciale, e in Italia il Torino vinse il suo settimo campionato, 27 anni dopo l’incidente aereo di Superga e 27 anni dopo l’ultimo scudetto del Grande Torino. Nel 1976 il Torino, di proprietà dell’imprenditore Orfeo Pianelli e allenato da Gigi Radice, vinse il campionato con due punti di vantaggio sugli storici rivali della Juventus, all’epoca allenata da Carlo Parola.

     
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5 replies since 4/1/2013, 12:24   3525 views
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