Milan

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  1. arca1959
     
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    Ufficiale, Adriano Galliani lascerà il Milan dopo la gara contro l’Ajax
    L'amministratore delegato ha rotto gli ultimi indugi.
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    Alla fine è arrivata l’ufficialità di una notizia che era nell’aria già da alcune settimane. I più maligni diranno che era cosa scritta già dallo scorso 3 novembre quando Barbara Berlusconi aveva rilasciato un’agenzia fortemente critica nei confronti dell’operato dell’amministratore delegato rossonero. Adriano Galliani lascerà il Milan e ha anche deciso quando farlo: dopo la sfida contro l’Ajax in Champions League, la Coppa che ha regalato tantissime emozioni ai tifosi rossoneri e al dirigente che è stato in sella dell’ammiraglia milanista per quasi un trentennio. Troppi dissapori con Barbara Berlusconi, troppe incomprensioni. Così, rompendo gli indugi e senza aspettare il classico cenno del presidente, Galliani toglie il disturbo subito, senza aspettare la fine naturale del proprio mandato (in aprile) o la conclusione della stagione in corso.

    Già nell’immediata vigilia della trasferta di Glasgow c’erano state le avvisaglie per un addio anticipato. Oggi, l’ad rossonero ha gettato la spugna ribadendo un concetto a lui carissimo: “Il Milan c’era prima di noi e ci sarà sempre anche dopo di noi” aveva detto al suo arrivo in Scozia, prima che il Milan ritornasse ad una corroborante e schiacciante vittoria per 3.0 sul Celtic. Così, spazio al nuovo corso e all’avventura della rampante Barbara, mentre l’amministratore delegato di un trentennio di Milan toglie il disturbo: “Con o senza accordo sulla buonuscita ho deciso che mi dimetterò per giusta causa fra pochi giorni. Forse potei aspettare la partita di Champions contro l’Ajax. Nessun rancore: il mio affetto per il presidente Berlusconi è immutato e resterà immutabile. Resto della mia idea sul cambiamento: dev’essere fatto e non sono contrario ma tutto dovrebbe essere fatto con eleganza da Milan, non in questa maniera”. Ogni riferimento non è casuale e ha come destinataria la terzogenita del presidente Berlusconi, Barbara chiamata nell’immediato a dimostrare che il suo avvento sarà vincente come lo fu quello di Galliani 30 anni fa.


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    Galliani dice addio al Milan, 30 anni dedicati ai rossoneri




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    Adriano Galliani ha deciso di lasciare subito il Milan entro i primi di dicembre. Troppo gelo tra lui e Barbara Berlusconi, troppe disparità di vedute e soprattutto l’ad rossonero ha capito che oggi in società è sempre più solo e abbandonato.





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    Milan, si chiude lo splendido trentennio firmato Adriano Galliani
    L'incredibile epopea rossonera dell'amministratore delegato che ha alzato 28 trofei in 27 anni di dirigenza. Sacchi, Capello, Ancelotti le perle in panchina. Il trio olandese, Savicevic, Weah, Bierhoff, Shevchenko, Kakà, Inzaghi tra gli acquisti migliori.




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    Il Milan degli ultimi trent’anni è legato indissolubilmente all’immagine di Adriano Galliani. Amministratore delegato del Milan, carica che ricopre dal 1986 e poi, successivamente, anche vice presidente vicario e, in ultimo, principale responsabile economico. Uno e trino, (quasi) insostituibile braccio destro del presidente Silvio Berlusconi che conobbe nel lontano 1979 quando l’imprenditore milanese lo portò con lui prima a Telemilano poi alla Fininvest, in Mediaset e infine nella grande famiglia rossonera. In totale 34 anni di onorato servizio che finiscono oggi 29 novembre 2013, con la decisione di lasciare la società milanista che verrà presa in mano dalla figlia di Silvio, Barbara.

    Al capezzale di un Milan sull’orlo del fallimento - Al termine della stagione 1985-1986 la situazione del Milan non era tra le più rosee: a seguito di alcune ispezioni della Guardia di Finanza la società risultò fortemente indebitata e venne dichiarata a rischio fallimento. Altri problemi, gravissimi, di una presidenza che stentava ad uscire dai guai finanziari e dal recentissimo caso del calcioscommesse che nel 1980 aveva costretto il club alla retrocessione d’ufficio e che aveva preceduto la seconda caduta in B, datata 1982. E fu decisivo l’ingresso nel calcio di Silvio Berlusconi a rilevare la squadra dal presidente Farina il 20 febbraio 1986 e a ripianare il deficit economico. Insieme all’imprenditore, anche l’amico fidato della scalata nel panorama italiano dell’editoria e della comunicazione, Adriano Galliani subito indicato quale Amministratore Delegato del club. Le ambizioni di successo della nuova dirigenza furono confermate da una campagna acquisti all’altezza del blasone rossonero. E i risultati non tardarono ad arrivare in un’era che sancirà il momento più glorioso dell’intera storia milanista.

    Il primo ciclo vincente da Sacchi e Capello - I successi non mancarono: Berlusconi si innamorò di un giovane allenatore, Arrigo Sacchi e Galliani in un batter d’occhio portò il tecnico emiliano a vestire il rossonero. La vittoria in campionato (1987-88) fu il preludio ad un triennio d’oro in cui i rossoneri si aggiudicarono due Coppe dei Campioni (1989, 1990), due Supercoppe europee (1989, 1990), due Coppe Intercontinentali (1989, 1990) e una Supercoppa italiana (1989). Un ciclo vincente, quello di Arrigo Sacchi che vide Galliani protagonista, suo malgrado nell’ultimo atto che ne decretò anche la fine: la notte di Marsiglia, 1991. Il Milan, in svantaggio per 1-0, uscì dal campo dopo lo spegnimento di uno dei riflettori dello stadio su richiesta dello stesso Adriano Galliani che riteneva impossibile continuare a giocare per via della scarsa visibilità. La funzionalità del riflettore venne ripristinata quasi subito ma il Milan non tornò più in campo, venendo penalizzato con una sconfitta a tavolino e con la squalifica per un anno dalle coppe europee.

    La seconda rinascita, con Ancelotti fino ad Allegri - Senza Europa, il Milan fece il Diavolo in campionato vincendo senza sconfitte la stagione ’91-92 e si aggiudicò il secondo scudetto di fila e la Supercoppa italiana l’anno successivo. Il 1993-1994 fu un’annata memorabile e impreziosita dal ‘double’ scudetto-Champions League e un’altra Supercoppa. Successi che portano il marchio Berlusconi-Galliani che cambiano scelte, strategie, giocatori e allenatori ma che non dissaldano mai un connubio che appare sotto ogni punto di vista perfetto. E che porta altri trionfi nell’era ‘Capello’ (altra scelta tecnica gestita alla perfezione dall’ad rossonero): i successi nelle Supercoppe europea e italiana e il quarto scudetto nei cinque anni di Don Fabio. E poi il ritorno al successo con Zaccheroni e Carlo Ancelotti, con il quale si ritorna ai vertici della Champions si ritorna a vincere in campionato e viene vinta la prima Coppa Italia rossonera dell’era Berlusconi-Galliani che possono vantare di essere tra i massimi dirigenti mondiali ad aver vinto tutto. Poi, la storia più recente, con i successi firmati da Massimiliano Allegri, ultimo allenatore all’occhiello di Adriano Galliani con cui il Milan ritorna alla vittoria del tricolore nel 2010 e alza la Supercoppa Italia nel 2011.

    Tutti i campioni di 30 anni di successi - Nei 30 anni di Galliani sono stati tantissimi i giocatori e i campioni che hanno vestito il rossonero. Da subito, i tifosi capirono che l’ad milanista ci sapeva fare. gestendo al meglio i soldi di Berlusconi nel 1986, appena entrati in società, si acquistarono i vari Donadoni, Bonetti, Galderisi, Massaro e Galli. Qualche mese dopo in rosa si aggiunsero altri due fuoriclasse olandesi, Marco van Basten e Ruud Gullit (fresco Pallone d’oro del 1987. Iniziò il fantastico ciclo degli Olandesi, che anticipò quello degli ‘Invincibili’ sotto la guida di Fabio Capello con in campo altre perle come George Weah, Dejan Savicevic, Roberto Baggio e dei sempre presenti Maldini, Costacurta, Baresi, Tassotti, Eranio, Sebastiano Rossi. Nomi che hanno fatto le pagine della storia rossonera come altre intuizioni di Galliani che negli anni 2000, con l’impegno politico di Berlusconi sempre più pressante, diventa il vero deus ex machina rossonero. Le campagne acquisti passano da lui e arrivano i vari Bierhoff (1998), Shevchenko (1999), Pippo Inzaghi (2001), Kakà (2003), Ronaldo (2007), Ronaldinho (2008) fino ai più recenti Pato, El Shaarawy, Balotelli.



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    Milan, Berlusconi pronto a liquidare Galliani con una cifra record
    Dopo le polemiche interne alla società, e i moti rivoluzionari della figlia, il presidente Silvio Berlusconi avrebbe già messo in preventivo la cifra da sborsare, come liquidazione, all'attuale ad milanista.



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    Doloroso e dispendioso. Il passaggio di consegne tra Adriano Galliani ed il nuovo ad milanista, che avverrà alla fine di questa stagione o, addirittura, entro la fine dell’anno, provocherà un certo dispiacere e, soprattutto, un esborso record per le casse del club più titolato al mondo. Il dirigente brianzolo, a fianco di Berlusconi sin dall’inizio (1986), avrebbe infatti maturato un “trattamento di fine rapporto” di un certo peso: secondo alcuni calcoli, la cifra potrebbe aggirarsi tra i 30 e i 50 milioni di euro. Padre e figlia vorrebbero avere le idee chiare sul totale da versare al dirigente, entro il prossimo cda rossonero (aprile 2014), in modo da far approvare ai soci questa importante uscita di bilancio. Se il futuro di Galliani, conto in banca a parte, sembra già delineato (Lega Calcio, rientro in Fininvest o “riciclo” in Forza Italia), quello del prossimo dirigente, che prenderà il posto dell’attuale ad, rimane ancora in sospeso. L’ingresso di Paolo Maldini, “trait d’union” tra società e squadra, pare ormai certo. Bisognerà capire chi, invece, lavorerà come direttore sportivo (Pradè, Sabatini e Paratici, le “nominations”) e chi dovrà controllare le finanze della società milanista (Uva o Fenucci).


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  3. arca1959
     
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    Allegri non è più l’allenatore del Milan
    È stato esonerato dopo la sconfitta di ieri contro il Sassuolo
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    Massimiliano Allegri non è più l’allenatore del Milan. La società ha deciso di sollevarlo dall’incarico dopo la clamorosa sconfitta di domenica sera contro il Sassuolo – il Milan ha perso 4-3 una partita che vinceva 0-2 – e una prima parte della stagione molto deludente. La squadra è stata affidata temporaneamente a Mauro Tassotti, allenatore in seconda.

    “Esonerato” è molto diverso da “licenziato”. In Italia gli allenatori non si possono licenziare, a meno di volersi infilare in mille scomode beghe legali (vedi quelle tra la Lazio e l’allenatore svizzero Vladimir Petkovic), quindi si “esonerano”: vuol dire che Allegri rimane a tutti gli effetti un dipendente del Milan, pagato regolarmente ogni mese fino alla scadenza del suo contratto, giugno 2014, pur non lavorando.



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  4. arca1959
     
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    7 cose che forse non sapete su Seedorf
    Il prossimo allenatore del Milan aveva una rubrica sul New York Times e il suo modello di allenatore non ha mai guidato una squadra di calcio
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    Come ampiamente atteso dalla stampa, Clarence Seedorf ha detto oggi che sarà il nuovo allenatore del Milan, dopo che Massimiliano Allegri è stato licenziato il 13 gennaio in seguito alla clamorosa sconfitta del Milan contro il Sassuolo (da 2-0 a 3-4 nel giro di tre quarti d’ora). La notizia non è ancora ufficiale – il Milan dovrebbe annunciarla giovedì, stando a quanto riportato dalla stampa sportiva – anche perché Seedorf fino a pochi giorni fa era ancora considerato un calciatore in attività: aveva un contratto con il Botafogo, una squadra della prima divisione brasiliana, fino al 30 giugno 2014.

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    Clarence Seedorf durante una partita con l’Olanda, 11 giugno 1998 (Shaun Botterill /Allsport)


    Seedorf è olandese di origine surinamese, ha 37 anni ed è stato uno tra i più forti e dotati centrocampisti fra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila. Nella sua carriera ha vinto otto trofei internazionali e tredici competizioni nazionali, e ha giocato con il Real Madrid, l’Ajax, l’Inter e il Milan. Nel 2010 l’attaccante del Manchester United Wayne Rooney disse di lui che «è probabilmente il miglior calciatore contro il quale abbia mai giocato». È noto per essere più intelligente e sveglio della media dei calciatori, per darsi da fare con la filantropia – nel 2005 ha fondato Champions for Children, un’associazione che fornisce educazione e assistenza sanitaria per bambini di paesi poveri – e parla correntemente sei lingue. E ci sono alcune cose di lui che molti non sanno, specie quelli che non seguono abitualmente il calcio.

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    Clarence Seedorf con il Milan, 2 maggio 2007 (ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)



    1.
    Per più di un anno, dall’agosto 2009 all’ottobre 2010, Seedorf ha tenuto sul New York Times una rubrica di posta sul calcio, “Seedorf Risponde”, in cui rispondeva a domande come «quali sono le opportunità educative e didattiche per i calciatori giovanissimi che vengono acquistati dai grandi club? Sappiamo tutti che la carriera di calciatore è brevissima». (Risposta: «Bisognerebbe “sfidarli” a continuare a studiare anche durante la propria carriera. Ma per il calcio sarà un lungo percorso, poiché tantissimi giocatori cominciano a giocare molto presto e abbandonano la scuola. Ci sono pochissime persone interessate ad aiutarli dal punto di vista scolastico, perché sono interessate unicamente a spillargli soldi, invece che stimolarli e aiutarli durante lo studio»).

    2.
    Dal 2009 al maggio del 2013 Seedorf fu il proprietario del Monza, squadra di calcio che giocava in Lega Pro Prima Divisione. Fu una vicenda piuttosto travagliata: i risultati della squadra furono mediocri durante tutta la gestione, ci furono rilevanti problemi finanziari e il Consiglio di Amministrazione cambiò due volte, nel 2010 e nel 2012. Seedorf ha poi venduto il Monza all’imprenditore brasiliano Anthony Armstrong Emery.

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    Clarence Seedorf con il Milan, 14 maggio 2011 (AP Photo/Luca Bruno)



    3.
    Una storia. Il 14 marzo 2010 si giocava Milan-Chievo, 28esima giornata della stagione 2009/2010. Il Milan era allenato da Leonardo, che sostituì Carlo Ancelotti dopo otto stagioni e tante vittorie. Molti dei giocatori erano considerati ormai vecchi e sazi per giocare ad alti livelli: i giornali sportivi parlavano spesso di quanto poco Leonardo fosse apprezzato dal proprietario Silvio Berlusconi (che ai tempi era presidente del Consiglio e aveva lasciato grande libertà all’amministratore delegato Adriano Galliani, grande amico di Leonardo).

    Leonardo diede alla squadra uno stile di gioco molto offensivo e si inventò un modulo piuttosto spregiudicato, il cosiddetto “4-2-fantasia”, con quattro difensori, due centrocampisti addetti al recupero della palla e quattro giocatori offensivi scelti fra lo stesso Seedorf, Ronaldinho, Pato, Marco Borriello, Klaas Huntelaar e Filippo Inzaghi. La squadra alternò grandissime partite a deludenti pareggi e prestazioni scialbe contro squadre di bassa classifica. Il 14 marzo sembrava una delle serate della seconda categoria: al novantesimo il Milan stava pareggiando 0-0 contro il Chievo.

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    Seedorf durante la sua presentazione al Botafogo, 7 luglio 2012 (AP Photo/Felipe Dana)


    In quel periodo Seedorf, che aveva quasi 34 anni, veniva spesso accusato di aver perso stimoli e di essere alla fine della propria carriera; si era anche sparsa la voce che durante il derby perso per 4-0 a inizio stagione si fosse seduto in panchina in ciabatte e si fosse attardato nel dare il cambio a Gennaro Gattuso, che pochi minuti prima di essere cambiato con lo stesso Seedorf venne espulso. Seedorf si difese dicendo che era in «scarpe da ginnastica», e non in ciabatte. Seedorf aveva passato buona parte della partita contro il Chievo passeggiando pigramente su e giù per il campo, sembrando in generale piuttosto svogliato. Poi, quando già gran parte dei tifosi stava uscendo dallo stadio, si inventò questo gol pazzesco. Il Milan vinse la partita 1-0. Alla fine della stagione arrivò terzo battendo la Juventus per 3-0 a San Siro, all’ultima giornata.



    4.
    Seedorf è l’unico calciatore ad aver vinto la Champions League – il più importante trofeo continentale di squadra nel calcio – con tre squadre diverse: la vinse con l’Ajax a 19 anni, con il Real Madrid a 22, con il Milan a 27 e 31.

    5.
    Nel 2008, a 32 anni, era uno dei giocatori più esperti di una delle nazionali più forti del mondo, l’Olanda. Il 6 maggio fu convocato dall’allora allenatore Marco Van Basten per giocare gli Europei del 2008. Il 12 maggio, però, Seedorf telefonò a Van Basten e gli chiese di essere tolto dalla lista dei convocati. Van Basten disse: «Non me l’aspettavo proprio. Gli ho detto che lo rispetto molto come persona e giocatore, ma lui aveva già deciso». Non fu chiaro il motivo per il quale Seedorf si rifiutò di partecipare agli Europei. Due anni dopo, il successivo allenatore van Maarwijk non lo convocò per i Mondiali del 2010 in Sudafrica. Seedorf raccontò: «Van Basten ha commesso un grosso errore con me. Non dico che fosse un cattivo allenatore, ma non mi piaceva il modo con cui trattava i giocatori. Cattiva gestione dei rapporti personali».

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    Clarence Seedorf con il Milan, 23 novembre 2011 (Daniele Badolato – LaPresse)


    6.
    Le ultime due stagioni di Seedorf con il Botafogo, squadra che gioca nella Serie A brasiliana, sono state le migliori della sua carriera per quanto riguarda gol e assist: ma anche per l’impatto che ha avuto sulla squadra, che ha vinto il campionato del 2013 (e lui è stato nominato il miglior giocatore del campionato). Tra il luglio e il dicembre 2012 ha segnato otto gol in 24 partite, mentre durante l’ultima stagione ha giocato 56 partite segnando 15 gol. Jack Lang, in un lungo pezzo su ESPN, ha scritto che il grande merito di Seedorf è stato dare un grande esempio di umiltà, logica del lavoro e buon senso. Lang ha descritto così il giorno di presentazione di Seedorf:

    «Fu un evento per il quale migliaia di tifosi arrivarono allo stadio Engenhao, e venne trasmesso in diretta alla televisione. Assistendo a un comico arrivo in aeroporto – qualcuno nella dirigenza del Botafogo ha visto decisamente troppi film d’azione – quelli che non conoscevano Seedorf avrebbero benissimo potuto pensare che si fosse trasferito in Brasile per un finale di carriera più dolce, fra frequenti puntate in spiaggia e nei locali notturni. Non sarebbe stato il primo, dopo tutto. Ma tutti i dubbi evaporarono quando Seedorf aprì bocca, e in perfetto portoghese salutò i tifosi e promise che avrebbe lavorato sodo già dalla settimana seguente.

    Lang, a proposito della stagione di Seedorf, aggiunge:

    «Gioca più avanti di quanto faceva nel Milan. Ha già fatto otto gol, ed è entrato in una quantità innumerevole di altri. Sulla palla è incredibilmente calmo, come ti aspetteresti da uno al 21esimo anno della propria carriera. Non cerca il grande gesto tecnico, ma di economizzare i movimenti e di limitare gli scatti brucia-polmoni. In un paese così famoso per i giocatori incredibilmente dotati, è sorprendente notare quanto l’astuzia tattica possa fare la differenza».



    7.
    In una bella intervista a O Globo di novembre ha detto che vuole diventare «il miglior allenatore del mondo», e che si ispira a Phil Jackson, il leggendario allenatore di basket dei Chicago Bulls e dei Los Angeles Lakers.


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    Serie A - Clarence Seedorf allenatore del Milan fino al 2016
    L'ex centrocampista olandese ha sottoscritto con il Diavolo un contratto di due anni e mezzo, fino al giugno del 2016
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    Comincia ufficialmente giovedì 16 gennaio 2013, poco prima dell’ora di pranzo, l’avventura da allenatore del Milan di Clarence Seedorf.

    Dopo aver fatto una vera e propria corsa contro il tempo per assistere agli venti minuti di Milan-Spezia di Coppa Italia, questa mattina l’ex centrocampista olandese si è svegliato di buon’ora e ha raggiunto la nuova sede del Milan per mettere la sua firma sul nuovo contratto.

    Il comunicato ufficiale della società rossonera è stato diffuso alle 13.22: “A.C. Milan comunica che Clarence Seedorf è il nuovo allenatore della Prima Squadra e ha firmato il contratto fino al 30 Giugno 2016”.

    Subito dopo la firma, il nuovo tecnico del Diavolo è salito sulla macchina di Adriano Galliani, e con lo stesso amministratore delegato rossonero si è diretto presso il Centro sportivo di Milanello, dove nel pomeriggio dirigerà il primo allenamento della sua vita.



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