IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 3° ... SETTIMANA 027 ...

LUNEDI' 12 NOVEMBRE - DOMENICA 18 NOVEMBRE 2012

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    BUONGIORNO GIORNO... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE


    Edizione Giornale Anno 3° SETTIMANA 027 (12 Novembre – 18 Novembre 2012)



    BUONGIORNO GIORNO... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE




    RIFLESSIONI


    ... SPERANZA E VITA …
    ... Queste notizie fanno sobbalzare sulla sedia e sentire il cuore battere forte per l’emozione. Mi riferisco all’unnuncio dato dalla vedova di Pavarotti, Nicoletta Manotovani, che ha annunciato che dopo molti anni di malattia, la sclerosi, è finalmente guarita. La cosa che mi ha fatto riflettere, dopo il naturale entusiasmo per la bellissima notizia, è stato tutto il corollario di commenti scatenatesi in rete e dagli ambienti medici. La signora Mantovani, ha commesso l’errore, secondo la medicina ufficiale, di rivolgersi ed utilizzare il metodo di cure del chirurgo Paolo Zamboni, ritenuto dagli ambienti medici non affidabile. Sembrerebbe che il protocollo di cura utilizzato da quel chirurgo non sia buono per la maggior parte delle persone affette da sclerosi e quindi la Medicina non lo riconosce come metodo valido. In alcune regioni italiane sono state autorizzate le cure in via sperimentale, ma nella maggior parte dei casi quella cura non viene considerata legale o valida. Mi ha fatto riflettere il fatto che nei telegiornali sembrava si evidenziasse più il fatto della cura che non la felicità per una persona che è uscita guarita dal tunnel di una malattia inesorabile. Non sono un medico per poter giudicare validità o meno di una cura; da persona sensibile però non posso non gioire per la guarigione di un essere umano a prescindere dal tipo di cura che esso ha seguito per guarire … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)



    Nicoletta Mantovani 'guarita' da sclerosi
    La vedova di Pavarotti si e' affidata al discusso metodo del chirurgo Paolo Zamboni. ''A sei mesi dall'operazione mi ritengo guarita dalla sclerosi multipla''. Lo dice a ''Gente'', in edicola da lunedi' 12 novembre, Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, che si e' affidata al metodo, molto discusso negli ambienti scientifici, del chirurgo ferrarese Paolo Zamboni.

    ''Non accuso piu' alcun sintomo: mi e' stata data una seconda vita. E ora ho anche debuttato nella produzione cinematografica - aggiunge - con un film che mi rende molto orgogliosa: 'E la chiamano estate' (in uscita il 22 novembre), sulle anomalie e le perversioni di tante coppie''. (Ansa)




    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto durante tutta l’estate mi è piaciuto per cui da oggi continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)




    Le più belle poesie di tutti i tempi

    Sotto una piccola stella

    Chiedo scusa al caso se lo chiamo necessità.
    chiedo scusa alla necessità se tuttavia mi sbaglio.
    non si arrabbi la felicità se la prendo per mia.
    mi perdonino i morti se ardono appena nella mia memoria.
    chiedo scusa al tempo per tutto il mondo che mi sfugge a ogni istante.
    chiedo scusa al vecchio amore se do la precedenza al nuovo.
    perdonatemi, guerre lontane, se porto fiori a casa.
    perdonatemi, ferite aperte, se mi pungo un dito.
    chiedo scusa a chi grida dagli abissi per il disco col minuetto.
    chiedo scusa alla gente nelle stazioni se dormo alle cinque del mattino.
    perdonami, speranza braccata, se a volte rido.
    perdonatemi deserti, se non corro con un cucchiaio d’acqua.
    e tu, falcone, da anni lo stesso, nella stessa gabbia,
    immobile, con lo sguardo fisso sempre nello stesso punto,
    assolvimi, anche se tu fossi un uccello impagliato.
    chiedo scusa all’albero abbattuto per le quattro gambe del tavolo.
    chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte.
    verità, non prestarmi troppa attenzione.
    serietà, sii magnanima con me.
    sopporta, mistero dell’esistenza, se tiro via fili dal tuo strascico.
    non accusarmi, anima, se ti possiedo di rado.
    chiedo scusa al tutto se non posso essere ovunque.
    chiedo scusa a tutti se non posso essere ognuno e ognuna.
    so che finché vivo niente mi giustifica,
    perché io stessa mi sono d’ostacolo.
    non avermene, lingua, se prendo in prestito parole patetiche,
    e poi fatico per farle sembrare leggere.

    (WISLAWA SZYMBORSKA)



    Favole Classiche

    I quattro fratelli ingegnosi

    C'era una volta un pover'uomo che aveva quattro figli; quando furono cresciuti disse loro: -Cari figlioli, ora dovete andarvene per il mondo, io non ho nulla da darvi; mettetevi in cammino e andate in terra straniera, imparate un mestiere e cercate di industriarvi-. I quattro fratelli presero così il bastone del viandante, dissero addio al padre e lasciarono insieme la città. Quand'ebbero fatto un tratto di strada, giunsero a un crocicchio che portava in quattro paesi diversi. Il maggiore allora disse: -Dobbiamo separarci, ma fra quattro anni esatti ci ritroveremo qui e, nel frattempo, tenteremo di far fortuna-. Così ognuno andò per la sua strada, e il maggiore incontrò un uomo che gli chiese dove stesse andando e che intenzioni avesse. -Voglio imparare un mestiere- rispose il giovane. Allora l'uomo disse: -Vieni con me, e impara a fare il ladro-. -No- rispose -non è più considerato un mestiere onesto, e alla fine della canzone si diventa pendagli da forca.- -Oh- disse l'uomo -della forca non devi avere paura: ti insegnerò solo a prendere ciò che nessun altro può acchiappare e dove nessuno può scoprirti.- Così il giovane si lasciò convincere e con l'aiuto di quell'uomo divenne un ladro esperto e così abile che più nulla era al sicuro, qualsiasi cosa volesse. Anche il secondo fratello incontrò un uomo che gli rivolse la stessa domanda, cioè che cosa volesse fare. -Non lo so ancora- rispose. -Allora vieni con me e diventa astronomo: non c'è nulla di meglio, niente ti è nascosto.- Egli accettò e diventò un astronomo così abile che, quando si fu perfezionato e volle proseguire per la sua strada, il maestro gli diede un cannocchiale e disse: -Con questo puoi vedere cosa succede sulla terra e nel cielo, e niente ti può restar celato-. Il terzo fratello incontrò un cacciatore che lo prese con s‚ e lo istruì così bene nell'arte della caccia da farne un cacciatore provetto. Nel prendere commiato il maestro gli diede uno schioppo e disse: -Questo non sbaglia mai: ciò che prendi di mira lo colpisci senz'altro-. Anche il fratello minore incontrò un uomo che gli rivolse la parola e gli chiese che cosa intendesse fare. -Non ti andrebbe di fare il sarto?- -Ah, no- disse il giovane -non mi piace l'idea di star gobbo da mane a sera, di andar su e giù con l'ago e il ferro da stiro.- -macché‚- rispose l'uomo -da me imparerai un'arte ben diversa.- Così il giovane si lasciò persuadere, seguì l'uomo e ne imparò l'arte dal principio. Nel prender congedo, il maestro gli diede un ago e disse: -Con questo puoi ricucire tutto quel che ti capita, sia tenero come un uovo o duro come l'acciaio; e ridiventerà d'un sol pezzo, che non si potrà più vedere la cucitura-. Quando fu trascorso il tempo stabilito, i quattro fratelli si trovarono insieme al crocicchio; si abbracciarono e si baciarono e tornarono a casa dal padre. Essi gli raccontarono com'era andata, e che ognuno aveva imparato il proprio mestiere. Se ne stavano appunto davanti alla casa, sotto un grande albero, e il padre disse: -Voglio mettervi alla prova e vedere quel che sapete fare-. Poi alzò gli occhi e disse al secondo figlio: -Lassù in cima a quest'albero c'è un nido di fringuelli: dimmi un po' quante uova ci sono-. L'astronomo prese il suo cannocchiale, guardò in alto e disse: -Ce ne sono cinque-. -Ora- disse il padre al maggiore -portale giù, senza disturbare l'uccello che sta covando.- Il ladro ingegnoso salì, tolse le uova sotto il ventre dell'uccellino, che non se ne accorse affatto e restò tranquillamente a covare. Egli le portò al padre che le prese, le mise sulla tavola, una per angolo e la quinta nel mezzo, e disse al cacciatore: -Colpisci le uova con un solo colpo e spezzale a metà-. Il cacciatore prese la mira con lo schioppo e colpì le uova proprio come voleva il padre, tutt'e cinque con un solo colpo. -Adesso tocca a te- disse il padre al quarto figlio. -Devi ricucire le uova e anche gli uccellini che ci sono dentro, in modo che il colpo di schioppo non nuoccia loro.- Il sarto prese il suo ago e le cucì, come gli era stato ordinato. Quand'ebbe finito, il ladro dovette riportarle nel nido sull'albero e rimetterle sotto l'uccello, senza che se ne accorgesse. L'uccellino finì di covarle, e dopo qualche giorno uscirono fuori i piccoli, e avevano una piccola riga rossa attorno al collo, là dove il sarto li aveva ricuciti. -Sì- disse il vecchio ai suoi figli -avete impiegato bene il vostro tempo e imparato a dovere. Non posso dire chi di voi sia da preferirsi: lo si vedrà quando avrete l'occasione di usare la vostra arte.- Non molto tempo dopo il paese fu in subbuglio, perché‚ la principessa era stata rapita da un drago. Il re si tormentava giorno e notte e rese noto che, chiunque l'avesse riportata, l'avrebbe avuta in sposa. I quattro fratelli dissero: -Sarebbe un'occasione per farci conoscere- e decisero di andare a liberare la principessa. -Dove sia, lo saprò subito- disse l'astronomo; guardò nel suo cannocchiale e disse: -La vedo: è su uno scoglio nel mare, lontano da qui, e accanto a lei c'è il drago a farle la guardia-. Allora andò dal re, chiese una nave per s‚ e i suoi fratelli e si mise in mare con loro finché‚ giunsero allo scoglio. Là c'era la principessa e il drago le giaceva in grembo e dormiva. Il cacciatore disse: -Non posso sparargli, ucciderei anche la bella fanciulla-. -Allora proverò io- disse il ladro, e tolse la principessa di sotto al drago, ma così piano e con tanta abilità, che il mostro non si accorse di nulla e continuò a russare. Tutti contenti, la portarono di corsa sulla nave e presero il largo. Ma ecco arrivare il drago che al risveglio non aveva più trovato la principessa, e li inseguiva sbuffando furibondo per l'aria. Si librava proprio sopra di loro, e stava per calare sulla nave, quando il cacciatore puntò lo schioppo e lo colpì al cuore, uccidendolo. Il mostro piombò giù, ma era così grosso che nel cadere sfasciò tutta la nave, ed essi si tenevano a galla, in mare aperto, aggrappati a qualche tavola. Ma il sarto, senza perder tempo, prese il suo ago miracoloso, cucì insieme le tavole a punti lunghi, ci si accomodò sopra e raccolse tutti i pezzi della nave. Poi ricucì anche questi, con tanta destrezza che ben presto la nave fu nuovamente pronta a far vela, ed essi poterono tornare felicemente a casa. La gioia fu grande quando i quattro fratelli ricondussero la figlia al re, e questi disse loro: -Uno di voi quattro l'avrà in isposa, ma decidete voi chi debba essere-. Allora essi si misero a litigare, e l'astronomo diceva: -Se io non avessi visto la principessa, tutte le vostre arti sarebbero state inutili: è dunque mia-. Il ladro diceva: -A che serviva vederla, se non l'avessi tolta di sotto al drago? E' dunque mia-.
    Il cacciatore diceva: -Ma sareste stati tutti sbranati dal mostro insieme alla principessa, se io non lo avessi ucciso: è dunque mia-. Il sarto diceva: -E se io, con la mia arte, non vi avessi ricucito la nave, sareste annegati tutti miseramente: è dunque mia-. Allora il re sentenziò: -Avete tutti ugual diritto, e poiché‚ non potete avere tutti la fanciulla, non l'avrà nessuno; in premio darò invece a ciascuno la metà di un regno-. I fratelli dissero: -E' meglio così, piuttosto che essere in contrasto-. Il re diede loro un mezzo regno per ciascuno, ed essi vissero felici con il padre.

    (F.lli Grimm)



    ATTUALITA’

    Maltempo flagella il centro-nord, allerta in Toscana: sfollati e danni
    Sfollati e danni. Paura in Lunigiana dopo l'alluvione di un anno fa. A Massa Carrara colpiti 5.000 abitanti, circa 200 persone evacuate. Disagi anche nel resto d'Italia. Il maltempo ha flagellato oggi mezza Italia. Colpite soprattutto Toscana, Liguria e Veneto, ma anche il Lazio non è stato risparmiato da nubifragi e allagamenti. Sotto stretta sorveglianza i fiumi per il timore di esondazioni e in Trentino Alto Adige, dove ha nevicato sopra i 2 mila metri, per la caduta di frane sono state chiuse numerose strade. Alcuni canali sono straripati e sono circa 200 le persone evacuate in provincia di Massa e Carrara. Tante le situazioni critiche. Troppe.

    "Abbiamo chiesto alla UE di allentare il patto di stabilità per liberare risorse pubbliche per la prevenzione". Lo scrive il ministro per l'Ambiente Corrado Clini su Twitter a proposito degli interventi necessari per la manutenzione e messa in sicurezza del territorio. "Liberare le risorse pubbliche per la prevenzione - aggiunge Clini - è una misura per la crescita e la riduzione del debito". "E' necessario ed urgente un programma nazionale per la sicurezza e la manutenzione del territorio, che rappresenta una misura infrastrutturale per la crescita", sottolinea il ministro dell'Ambiente. "La risposta della Commissione Europea - invoca - è urgente, anche perché il congelamento di risorse pubbliche disponibili per la prevenzione ha effetti economici negativi contrari agli obiettivi stessi del patto di stabilità".

    Situazione difficile a Carrara dove il sindaco Angelo Zubbani ha subito attivato il sistema di allarme telefonico, invitando gli abitanti "a non uscire da casa e a salire ai piani alti delle abitazioni". Anologa iniziativa è stata presa dal Comune di Lucca, dove l'onda di piena del Serchio, temuta sin dal mattino, è passata per fortuna senza rotture di argini. Strade allagate e ampie zone senza corrente elettrica a Pisa dove sono stati tantissimi gli interventi dei vigili del fuoco. "Invitiamo i cittadini di Migliarino, Nodica, Avane, Filettole e Vecchiano, in provincia di Pisa, a lasciare i piani bassi delle case e a salire a quelli superiori in vista della piena del Serchio attesa nelle prossime ore", ha detto il prefetto di Pisa, Francesco Tagliente. A Pisa in un sottopasso allagato madre e figlio di pochi mesi sono stati salvati appena in tempo prima che l'acqua entrasse nell'abitacolo dell'auto. Danni e allagamenti anche a Livorno.

    Sono 5.000 gli abitanti della provincia di Massa Carrara coinvolti in vario modo dall'alluvione della notte scorsa, in particolare per il danneggiamento subito dalle loro abitazioni. E' quanto risulta dalla sala operativa della protezione civile secondo fonti della Regione Toscana. Inoltre, in serata la protezione civile conta 700 utenze elettriche rimaste ancora scollegate dalla linea a causa del danneggiamento di cabine di smistamento. "Oltre un migliaio di case danneggiate dall'acqua e dal fango, la rete stradale della collina lesionata, otto ponti distrutti o da rifare, la piana tra l'autostrada e il mare ancora allagata": questo un primo bilancio dei danni fatto dal sindaco di Massa, Roberto Pucci. Domani le scuole di ogni ordine e grado resteranno chiuse.

    A Romagnano per il maltempo è straripato un torrente travolgendo una vettura: marito e moglie che erano a bordo sono stati tratti in salvo dai vigili del fuoco. Alcune frazioni di Aulla, una delle cittadine colpite dalle alluvioni dello scorso anno, sono rimaste senza corrente elettrica, acqua e gas.

    La tempesta di San Martino, che ieri aveva portato a "blindare" Genova e la Liguria con l'allerta 2, ha colpito più duramente soprattutto il Levante ligure. Nello spezzino, le zone più colpite dalla perturbazione sono state quelle dei comuni di Sarzana, Ameglia, Ortonovo e Castelnuovo Magra; oltre un centinaio le persone sfollate nella zona per precauzione, ma quasi tutte sono già rientrate nelle proprie abitazioni.

    Massima allerta su tutto il territorio regionale da parte della protezione civile del Veneto per lo stato idrogeologico e idraulico in relazione alle fitte piogge che hanno ingrossato il livello dei fiumi e di tutta la rete di canali minori. A Venezia la massima di marea oggi ha raggiunto i 149 centimetri: è la sesta marea di questa portata nella storia della città lagunare dal 1872. A Vicenza si è sfiorata l'esondazione, con un livello massimo di 6 metri del fiume a Ponte degli Angeli, ma l'ondata di piena del Bacchiglione è passata e la città ha tirato un sospiro di sollievo, dopo ore che avevano fatto temere il ripetersi dell'alluvione di inizio novembre 2010.

    In Emilia Romagna la Protezione civile ha attivato la fase di preallarme per rischio idraulico e idrogeologico sull'Appennino reggiano e modenese. Dopo le piogge che hanno colpito il territorio montano, possono verificarsi - si legge nell'allerta - frane, smottamenti, straripamenti di fossi con conseguente chiusura di ponti, interruzioni della viabilità. Fase di preallarme per il fiume Enza, il confine fra Reggio Emilia e Parma e anche per le aree vicine al bacino del fiume Secchia.

    Due ragazze sono rimaste bloccate stamani alle 5 con la loro auto (una Renault Clio) nel torrente Quaresimo, a San Bartolomeo, una zona di campagna nel Comune di Reggio Emilia. Sono state tratte in salvo dai vigili del fuoco. Il torrente in condizioni normali è poco più di un canale guadabile, ma la piena dei fiumi stamani lo ha ingrossato. Con il buio le due giovani non si sono rese conto del pericolo. Sono accorsi i vigili del fuoco che hanno aiutato le due ragazze a scendere dall'auto rimasta bloccata in circa mezzo metro d'acqua e poi hanno proceduto al recupero della vettura. Le due giovani donne sono illese.

    Un'abitazione è stata evacuata nel comune montano di Spara in Trentino dopo la caduta di una frana. Il sindaco ha disposto l'allontanamento ed il ricovero di una decina di persone che abitano all'interno dello stabile, investito in parte dalla frana, una ventina di metri di detriti.

    Il nubifragio che si è abbattuto nel pomeriggio su Roma ha provocato un blackout di alcuni minuti nella zona nord della città, tra cui lo stadio Olimpico dove si gioca il derby. Sempre nella parte nord, a Boccea, Quartaccio e Torrevecchia, i vigili del fuoco sono intervenuti per alcune automobili rimaste bloccate nell'acqua, che ha raggiunto i 70-80 centimetri d'altezza. Il maltempo ha provocato anche la chiusura della fermata Manzoni della linea A della metropolitana. Le banchine della stazione - in una zona non lontana dal centro storico - sono rimaste al buio, secondo l'Agenzia per la Mobilità, e i treni per circa 20 minuti sono transitati senza fermarsi. Poi il servizio è tornato regolare. I vigili del fuoco della capitale, a causa della forte pioggia, sono intervenuti per rami caduti o pericolanti e per alcuni allagamenti ai piani bassi di edifici. Se a Roma il peggio è passato resta critica la situazione a Civitavecchia, dove tutti i quartieri delle zone basse si sono allagati stamani a causa di un violentissimo nubifragio, ed è scattata un' allerta meteo della Protezione civile regionale per l'Alto Lazio nelle prossime 12-18 ore, in particolare per la provincia di Viterbo.

    MASSA; LA RABBIA DELLA GENTE, I CANALI SONO CHIUSI - Prime accuse dei cittadini rimasti alluvionati la notte scorsa a Massa dopo la tracimazione di alcuni torrenti a seguito di forti piogge. La gente protesta non solo per un certo ritardo nei soccorsi, ma anche per la copertura dei canali di scolo delle acqua nella campagna circostante le abitazioni, su cui è stato costruito strade o comunque sono stati coperti dal cemento. L'accusa viene fatta in particolare dai residenti della zona compresa fra l'autostrada Livorno-Genova e Marina di Massa, dove la rottura di un argine del torrente Ricortola ha velocemente alluvionato case, terreni e alcuni campeggi. Le strade della zona hanno solo in parte fogne per la raccolta dell'acqua piovana, mentre, segnalano ancora i residenti, i vecchi canali a cielo aperto sono spariti finendo sotto asfalto e cemento. Tra i danni materiali causati dall'ultima ondata di maltempo anche la morte di numerosi animali d'allevamento (polli e colombi), i danneggiamenti di automobili messe fuori, l'allagamento di cantine, garage e di quasi tutte le case al pian terreno.(Ansa)



    L'Egitto dà il via libera alle hostess velate
    Cade il divieto di indossare l'hijab sulla compagnia di bandiera del Cairo. IL CAIRO - Da oggi le hostess della compagnia di bandiera egiziana Egyptair potranno indossare il velo. Lo riferiscono fonti dell'aeroporto del Cairo spiegando che l'autorizzazione vale per i voli verso i paesi arabi, il primo dei quali è decollato, due giorni fa, in direzione delle città saudite di Gedda e Medina.

    "Ringrazio Iddio, il nostro sogno di portare il velo si è realizzato", ha detto all'ANSA Mayessa Abdel Hady, una hostess ringraziando l'attuale ministro dell'aviazione civile Samir Imbaby e il presidente della compagnia aerea Tawfiq Assy per avere accolto la richiesta, avanzata più volte in passato. In seguito alla rivoluzione e alla vittoria alle elezioni legislative e presidenziali delle forze islamiche la politica di divieto di indossare l'hijab, in vigore durante il regime di Hosni Mubarak, per presentatrici e giornaliste tv e hostess, è stata rapidamente rivista.

    "In passato quelle di noi che volevano indossare il velo in servizio dovevano lasciare il lavoro a causa dell'insistenza della precedente amministrazione a vietarne l'uso a bordo degli aerei ", ha spiegato Hady, la quale ha detto che presto compariranno hostess velate anche a bordo dei voli verso le altre destinazioni in Europa, America e Asia. Secondo Hady le hostess velate nelle prossime settimane saranno circa trecento sulle novecento che lavorano presso la compagnia di bandiera egiziana.(Ansa)



    Cile: italiano disperso su un vulcano con altri 2 turisti
    I familiari di Luca Ogliengo noleggiano un elicottero per il soccorso. Proseguono nel sud del Cile le ricerche, anche con un elicottero noleggiato dai famigliari, di Luca Ogliengo (25 anni), e di altri due turisti - un russo e un francese - che lo scorso mercoledì hanno iniziato un'escursione sul vulcano Villarica, a circa 700 km a sud di Santiago, e che risultano dispersi.

    Il gruppo, che oltre a Ogliengo comprende Guillaume Bellow (25) e Dmitri Sivenkov (35), era atteso di ritorno alla base di Pucon mercoledì sera, e l’ultimo contatto che hanno avuto è stata una telefonata della fidanzata a Sivenkov, quella stessa sera verso le 22.00, nella quale il russo ha detto che si trovavano a circa 20 minuti dalla cima del vulcano e che a causa delle condizioni climatiche sarebbero rimasti lì per il momento.

    Le ricerche, ostacolate dal maltempo in un primo momento, non hanno finora dato alcun risultato, malgrado gli elicotteri dei servizi di soccorso cileni abbiano raggiunto il cratere del vulcano e controllato vari sentieri di discesa, secondo informazioni diffuse dai media locali. La Farnesina e l'Ambasciata d'Italia a Santiago sono in costante contatto sia con i soccorritori sia con il padre del connazionale.(Ansa)




    GOSSIPPANDO


    ANDIAMO AL CINEMA



    La cornamusa scozzese




    PipesetTekst

    Oh, potessi avere tre mani, due per la bagpipe e una per la spada!

    (“The Cave Of Gold”, vecchia canzone gaelica)




    Ieri come oggi, e per sempre

    le bagpipes affidano ai venti del cielo

    le emozioni più vere del cuore dello scozzese

    in gioia e in tristezza, in guerra come in pace.

    (Hugh Mac Diarmid, Lament For The Great Music)



    Al di là delle immagini stereotipate che identificano la Scozia con il suonatore di cornamusa in gonnellino, è innegabile l’importanza che questo strumento, dal suono inconfondibile e capace di evocare intense reazioni emozionali, ha rivestito (e riveste tuttora) nella storia e nella cultura di questa regione del Regno Unito. Certo, la maggior parte delle persone associa la cornamusa scozzese – intendendo con questo termine le Highland war pipes – con le parate militari o con i funerali, ovvero con funzioni eminentemente di tipo pubblico, ma ad un esame più attento del “fenomeno cornamusa” risulterà evidente la grandezza di una musica tradizionale tra le più ricche e interessanti dell’intero mondo celtico.

    LA STORIA

    pewan1 Sono molti i Paesi del mondo ad avere una tradizione musicale associata alla cornamusa, ma è solo nelle Highlands scozzesi che questa tradizione è arrivata a svilupparsi in forme paragonabili alla musica classica. È ormai universalmente accettato il concetto che la cornamusa non abbia avuto origine in Scozia, ma piuttosto in Medio Oriente, e che da lì si sia diffusa in tutta Europa, ad opera di musicisti itineranti, nel corso del XII e XIII secolo. Già nel XIV secolo piper itineranti erano presenti nelle comunità rurali della Grecia come dell’Irlanda, in Italia come in Svezia. La data dell’arrivo della cornamusa in Scozia è incerta, ma secondo la maggior parte degli studiosi questa data può essere fissata nel corso del XV secolo. La prima attestazione della presenza di una cornamusa in Scozia si avrebbe comunque nel Testament Of Mr. Andrew Kennedy, pubblicato nel 1508.

    Quel che è certo è che già nel XVI secolo le pipes erano diventate in Scozia uno strumento di “uso militare”. Fino all’arrivo della cornamusa, la musica popolare nelle Highlands si limitava ad alcune canzoni, accompagnate da un tamburo o da rudimentali strumenti a fiato. L’arpa era lo strumento dei nobili e per le grandi occasioni, ma il suono troppo debole ne limitava l’uso esclusivamente agli ambienti chiusi. Al contrario, il possente suono delle bagpipes, anche in virtù della presenza dei drones, poteva essere ascoltato anche a miglia di distanza, nelle vallate scozzesi.

    Il rango sociale del piper era, all’interno del clan, particolarmente elevato, al pari dei bardi e dei suonatori di clarsach, l’arpa celtica: ad essi erano riservate dai capi-clan alcune terre, tramandabili per via ereditaria, e l’arte della cornamusa veniva tramandata di padre in figlio. Verso il 1700 fecero la loro comparsa anche i primi piping college: i capi-clan vi mandavano i propri piper a studiare presso maestri particolarmente esperti e competenti. Alcuni di questi maestri, e le loro dinastie, divennero particolarmente famosi in Scozia: i nomi più celebri in tal senso erano quelli dei Rankin di Mull, dei MacArthur di Skye, dei Mackay di Gairloch e soprattutto dei MacCrimmon, piper del clan MacLeod si Dunvegan (vedi riquadro).

    pipebandRipercorrendo a grandi passi la storia delle Highlands, in seguito alla capitolazione della Scozia di fronte alle truppe del Regno d’Inghilterra (Culloden, 1746) , nella Scozia vi fu un vero e proprio tramonto delle tradizioni delle Highlands (cornamusa compresa), e il successivo Atto di Proscrizione fu un duro colpo per l’orgoglio e il senso di auto-stima degliscozzesi. Povertà, sovrappopolazione, tasse esorbitanti e l’ostilità della Chiesa inglese fecero il resto. Molti furono gli scozzesi che decisero di emigrare in alcune regioni del nord-America (e vedremo in seguito l’importanza di questo fenomeno per quanto riguarda la musica per bagpipes), e molti altri andarono ad arruolarsi nei “reggimenti delle Highlands” dell’esercito britannico: ciò contribuì a preservare la musica per bagpipes, che correva a quel punto un serio rischio di estinzione. I piper si unirono ai tamburini (drummer) della tradizione militare inglese, e questa fu l’origine della military pipe band, fenomeno che vide una vera e propria “esplosione” nel periodo d’oro del colonialismo britannico, ovvero nel corso del XVIII e XIX secolo. Per ironia della sorte quindi il declino delle pipes fu arrestato paradossalmente proprio da quell’imperialismo britannico contro il quale i vecchi piper avevano in precedenza combattuto.

    Questa rinnovata attenzione nei confronti delle Highland war pipes fu anche la causa indiretta del declino di altri tipi di cornamusa presenti in Scozia, le bellows-blown small pipes (cornamuse a soffietto) e le Border (o Lowland) Pipes.

    Lo studioso canadese Hamish Moore è riuscito, a metà degli anni ’80, a far luce sulle verosimili tecniche di esecuzione della Highlandbagpipesmusica per Highland pipes del periodo precedente alla sconfitta di Culloden. Tutto nacque dalle considerazioni a proposito della musica per pipes nel territorio canadese della Nova Scozia, e più precisamente nell’isola di Cape Breton. Furono quelli i territori verso cui si diresse il flusso emigratorio scozzese di cui si è detto, in seguito alla sconfitta di Culloden del 1746.

    I primi colonizzatori scozzesi importarono a Cape Breton anche il tipico step dancing, che veniva accompagnato proprio dal suono delle bagpipes. Ora, l’accompagnamento di questo tipo di danza richiede uno stile di esecuzione totalmente basato sulla ritmica, per consentire ai ballerini di non perdere il tempo: in altri termini questi colonizzatori portarono con sé i vecchi stili di piping della propria terra natìa, del tutto differenti dallo stile “tradizionale moderno”, basato essenzialmente sulle tecniche dell’abbellimento melodico e sulle cadenze tipiche delle pipe band.

    Hamish Moore, un veterinario che insegnava al Gaelic College di Cape Breton, giunse infine alla conclusione che il “vecchio” stile di piping, tutto basato sul ritmo e non sulla tecnica, può oggi paradossalmente essere ascoltato non in Scozia, ma in Canada, precisamente nella regione della Nova Scotia: alla luce degli studi di Moore il suono di reel, jig e strathspey eseguito oggi dai piper di Cape Breton (e con profonde differenze rispetto alle odierne tecniche di piping scozzesi!) sarebbe in altri termini lo stesso che poteva essere ascoltato nella Scozia del XVII e XVIII secolo.

    Per usare le parole di Hamish Moore: “…le tecniche di esecuzione erano a quei tempi basate esclusivamente sul ritmo, poiché si trattava di musica per ballare: come il rock’n’roll. In pratica era il rock’n’roll della Scozia del XVIII secolo!”

    LO STRUMENTO E LA MUSICA: CEOL BEG E CEOL MOR, I PIBROCH

    Le Highland bagpipes, o warpipes, consistono di un chanter (grazie al quale la melodia è suonata mediante le dita) e di tre drones, la parte delle bagpipes che emette un continuo suono di basso. Sia il chanter che i drones sono collegati a un bag, un “sacco”, che viene riempito di aria dalla bocca del piper mediante il blow pipe.

    Il piper esegue la melodia sul chanter, che ha una scala di sole nove note. Ciascuno dei tre drones produce un suono continuo. Il senso ritmico e l’espressività vengono ottenuti mediante un preciso senso del tempo e l’uso di grace notes, o note di ornamento, di abbellimento, che possono andare da note molto brevi sino a complesse sequenze di notevole durata.

    ScotishsmallpipesLa musica per Highland bagpipes è di regola suddivisa in due grandi categorie: ceol beg (“piccola musica”) e ceol mor (“grande musica”). Il ceol beg comprende essenzialmente la musica da danza: reel, jig, strathspey, quickstep, marce e slow air: in altri termini, il repertorio tipico delle pipe band.

    Il ceol mor si identifica invece con il pibroch, universalmente riconosciuto come “la musica classica per Highland bagpipes”. Il termine gaelico piobaireachd, anglicizzato in pibroch, significa “musica per cornamusa”. Il modo migliore per descrivere un pibroch è probabilmente “un lungo brano strumentale con variazioni sul tema”. Si tratta innanzitutto di musica seria, da riservare per occasioni serie. I tipi più frequenti di pibroch sono lamenti, inni di saluto, o musica per chiamare a raccolta il clan: in altri termini musica destinata a particolari cerimoniali. Le origini del pibroch sono abbastanza oscure. Secondo alcuni studiosi esso deriverebbe dal repertorio del clarsach, ovvero dell’arpa celtica, mentre per altri la sua origine sarebbe la musica vocale.

    Se prendiamo in considerazione, ad esempio, il pibroch utilizzato per chiamare a raccolta un clan, il piper eseguiva la melodia caratteristica di quel clan utilizzando la tecnica strumentale e l’inventiva personale con lo scopo di non ripetere all’infinito la stessa linea melodica. In altre parole il pibroch viene costruito su una semplice melodia, con abbellimenti sempre più complessi e strutturati con il procedere del brano: il pibroch inizia con alcune note sparse che si trasformano in un tema dall’andamento solenne, che prende il nome, in gaelico, di urlar. All’esposizione dell’urlar seguono, in maniera sempre più complessa, le variazioni, che culminano nel crunluath, in cui le note fondamentali della melodia di base fanno la loro ricomparsa in modo solenne e ritmato, spesso accompagnate dall’uso di grace notes. La tipica esecuzione di un pibroch è lenta, ipnotica e solenne, e dura in media una quindicina di minuti.

    I compositori di pibroch erano in genere i migliori piper in circolazione, alle dirette dipendenze dei capi-clan, ed erano considerati quasi una casta elitaria. La composizione dei pibroch raggiunse il massimo splendore durante il XVII e il XVIII secolo.

    Tecnicamente le Highland bagpipes si prestano perfettamente al pibroch. Il loro suono è per forza di cose continuo, ovvero non sono possibili pause tra le note, e manca la possibilità di variare il volume di una singola nota: è cioè impossibile rendere il suono più basso o più alto. L’espressione artistica può dipendere quindi esclusivamente da metodiche differenti, come la lunghezza delle singole note e l’abbellimento ad opera delle grace notes. È tuttavia degno di nota che un corpus musicale così ricco come quello dei pibroch sia nato come repertorio di uno strumento limitato alla esecuzione – è bene ricordarlo – di sole nove note.

    I pibroch erano inizialmente composti e tramandati interamente ad orecchio: come del resto per l’arpa, il metodo d’insegnamento era sostanzialmente orale, pur esistendo un particolare tipo di notazione musicale, chiamato canntaireachd: grazie a questo sistema i piper imparavano a cantare la melodia del pibroch dal canto del maestro. La tonalità della nota veniva indicata dal tipo di vocale utilizzata, mentre le consonanti specificavano le grace notes da eseguire debitamente. Questo sistema di notazione musicale esisteva esclusivamente in Scozia, e somigliava, per inflessione e cadenza, alla stessa lingua gaelica.

    Per completezza va specificato che il termine pibroch non si applica esclusivamente alla musica per Highland bagpipes: esistono anche fiddle pibroch e pibroch song. I violinisti più esperti riescono infatti a emulare, con le opportune tecniche, le sonorità proprie delle Highland bagpipes ed il loro basso continuo (drone), mentre nel caso delle pibroch song si tratta di canzoni, o poesie, da cantare sulla linea melodica di un pre-esistente pibroch. Così, ad esempio, “MacCrimmon’s Lament”, conosciuta più come una song che come un pibroch, è essenzialmente un testo le cui parole furono adattate alla melodia di un precedente pibroch.