IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 3° ... SETTIMANA 024 ...

LUNEDI' 22 OTTOBRE - DOMENICA 28 OTTOBRE 2012

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    BUONGIORNO GIORNO... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE


    Edizione Giornale Anno 3° SETTIMANA 024 (22 Ottobre – 28 Ottobre 2012)



    BUONGIORNO GIORNO... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE




    RIFLESSIONI


    ... L’UOMO E LA TERRA …
    ... Oramai stiamo facendo l’abitudine non solo perché ne sentiamo parlare in continuazione, ma per il fatto che la viviamo ogni giorno sulla nostra pelle, di crisi. Lo stato e lo standard sociale al quale ci stiamo lentamente abituando è quello sempre più votato alla rinuncia al superfluo e alla ricerca di percorsi molto spesso virtuosi che ci permettano di sopravvivere alla morsa sempre più asfissiante della crisi. E’ di oggi la notizia che riporto di seguito a questa riflessione, nella quale si cita un dato davvero sorprendente ma da un lato bello da raccontare. A causa della crisi, c’è la riscoperta di un lavoro antico ma bello nella sua essenza, quello del contadino. Un 10% in più di persone che hanno deciso di fronteggiare le difficoltà intraprendendo l’antico lavoro del contadino. Bella questa notizia se la leggiamo nel senso che l’uomo nel momento della difficoltà riscopre antichi lavori, storiche passioni come l’agricoltura. L’essere umano che torna a chiedere aiuto alla Terra che da parte sua risponde abbracciandolo e donando lui i suoi frutti. Una visione poetica forse della realtà che però mi piace evidenziare e portare alla luce riscoprendo fiabe antiche e passioni mai sopite… Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)



    C'è la crisi, si torna ai campi: il boom dei nuovi contadini, +10%/h
    Con la crisi è boom di assunzioni in agricoltura che è il settore che fa registrare il piu' elevato aumento nel numero di lavoratori dipendenti con un incremento record del 10,1 per cento, in netta controtendenza con l'andamento generale. E' quanto emerge da una analisi della Coldiretti relativa al secondo trimestre del 2012 divulgata nel corso del Forum Internazionale dell'Agricoltura e dell'Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d'Este di Cernobbio. "In agricoltura il lavoro c'è sia per chi vuole seriamente intraprendere con iniziative innovative, come dimostra l'aumento del 4,2 per cento nel numero di imprese individuali condotte da under 30 nel secondo trimestre dell'anno, sia anche per chi chiede possibilità di occupazione", ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che "non si tratta di un fatto marginale, ma di una opportunità, per molti disoccupati, immigrati, donne e giovani, che è in grado di garantire valore economico, ambientale e di sicurezza alimentare all'intera società". Ad aumentare in campagna - sottolinea la Coldiretti - sono sia il numero di lavoratori dipendenti (+10,1 per cento) che, in misura piu' contenuta, quelli indipendenti (+2,9 per cento). Il trend positivo dell'agricoltura è particolarmente importante perché - continua la Coldiretti - è il risultato di una crescita record del 13,7 per cento al nord, ma anche del 3,5 per cento al sud mentre si registra un leggero calo nel centro Italia (- 3,2 per cento). Si stima peraltro - precisa la Coldiretti - che abbia meno di 40 anni un lavoratore dipendente su quattro assunti in agricoltura, dove si registra anche una forte presenza di lavoratori giovani ed immigrati che hanno abbondantemente superato quota centomila. (TMNews)


    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto durante tutta l’estate mi è piaciuto per cui da oggi continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)



    Le più belle poesie di tutti i tempi

    SU UNA LETTERA NON SCRITTA

    Per un formicolio d'albe, per pochi
    fili su cui s'impigli
    il fiocco della vita e s'incollani
    in ore e in anni, oggi i delfini a coppie
    capriolano coi figli? Oh ch'io non oda
    nulla di te, ch'io fugga dal bagliore
    dei tuoi cigli. Brn altro è sulla terra.

    Sparir non so né riaffacciarmi; tarda
    la fucine vermiglia
    della notte, la sera si fa lunga,
    la preghiera è supplizio e non ancora
    tra le rocce che scorgono t'è giunta
    la bottiglia del mare. L'onda, vuota,
    si rompe sulla punta, a Finisterre.

    (EUGENIO MONTALE)


    Favole Classiche

    I tre uccelli

    Più di mille anni or sono nel nostro paese c'erano tanti piccoli re, e uno di essi abitava sul monte Keuter e gli piaceva molto andare a caccia. Una volta, mentre usciva dal castello con i suoi cacciatori, ai piedi del monte c'erano tre fanciulle che custodivano le mucche; e quando videro il re con tutta quella gente, la maggiore gridò alle altre due, indicando il re: -Ehi, ehi! Se non ottengo quello, non voglio nessuno!-. La seconda rispose, dall'altra parte del monte, indicando la persona che si trovava alla destra del re: -Ehi, ehi! Se non ottengo quello, non voglio nessuno!-. Allora la più giovane gridò, indicando la persona che si trovava alla sinistra del re: -Ehi, ehi! Se non ottengo quello, non voglio nessuno!-. E si trattava dei due ministri. Il re sentì tutto e, quando fu di ritorno dalla caccia, fece chiamare le tre fanciulle e chiese loro che cosa avessero detto il giorno prima ai piedi del monte. Esse non volevano dirlo, ma il re domandò alla maggiore se lo voleva per marito. Ella rispose di sì, e le sue sorelle sposarono i due ministri, poiché‚ erano tutt'e tre molto belle di viso, soprattutto la regina che aveva i capelli biondi come il lino. Ma le due sorelle non ebbero figli; e una volta che il re dovette partire, le fece chiamare per assistere la regina, che era incinta. Ella mise al mondo un maschietto con una stella rossa. Allora le due sorelle combinarono insieme di buttare in acqua quel bel bambino. Quando l'ebbero gettato nel fiume (credo che si trattasse del Weser), si alzò in volo un uccellino che cantò:-Preparato per la morte fino a cambio della sorte, fra i mazzi di gigli c'è un dei miei figli?-All'udirlo, le due sorelle si spaventarono e fuggirono. Quando il re tornò a casa, gli dissero che la regina aveva partorito un cane. E il re disse: -Quello che fa Dio, è ben fatto-. Ma nei pressi del fiume abitava un pescatore, che tirò fuori dall'acqua il bambino ancora vivo e, siccome sua moglie non aveva figli, lo allevarono loro. L'anno dopo, il re dovette nuovamente assentarsi, e la regina mise al mondo un altro maschietto; le due sorelle malvagie lo presero e lo buttarono nel fiume, e di nuovo si alzò in volo l'uccellino che cantò:-Preparato per la morte fino a cambio della sorte, fra i mazzi di gigli c'è un dei miei figli?-E quando il re tornò, le due sorelle gli dissero che la regina aveva di nuovo partorito un cane, ed egli ripeté‚: -Quello che fa Dio, è ben fatto-. Il pescatore tirò fuori dall'acqua anche questo bambino e lo allevò. Il re partì nuovamente e la regina partorì una bimba e le sorelle malvagie gettarono anche lei nel fiume. Di nuovo si alzò in volo l'uccellino che cantò:-Preparato per la morte fino a cambio della sorte, fra i mazzi di gigli c'è un dei miei figli?-Quando il re tornò a casa, gli dissero che la regina aveva partorito un gatto. Allora egli si arrabbiò e la fece gettare in carcere, dove rimase per lunghi anni. Nel frattempo i bambini erano cresciuti; una volta il maggiore andò a pescare con altri ragazzi, ma questi non lo volevano con loro e dicevano: -Vattene via, tu, figlio di nessuno!-. Egli ne fu molto addolorato e chiese al vecchio pescatore se fosse vero. Questi gli raccontò che una volta, pescando, l'aveva tirato fuori dall'acqua. Allora egli disse che voleva andare a cercare suo padre. Il pescatore lo pregò di rimanere ma egli non si lasciò convincere, e il pescatore finì col dargli il permesso. Egli si mise in cammino e camminò per giorni e giorni; finalmente arrivò a un gran fiume dove c'era una vecchia che pescava. -Buon giorno, nonnina!- disse il giovane. -Mille grazie!- -Credo che dovrai stare qui a lungo prima di prendere un pesce!- -E tu cercherai un bel po', prima di trovare tuo padre! Come fai ad attraversare il fiume?- disse la donna. -Già, lo sa Iddio!- Allora la vecchia se lo prese sulle spalle e lo portò sull'altra riva; ed egli cercò a lungo senza riuscire a trovare suo padre. Quando fu trascorso un anno, anche il secondo se ne andò a cercare il fratello; arrivò al fiume e tutto si svolse allo stesso modo. Ora a casa era rimasta solamente la fanciulla, e lamentava tanto la mancanza dei fratelli che finì anche lei col pregare il pescatore di lasciarla andare, poiché‚ voleva cercarli. Anche lei arrivò al grande fiume e disse alla vecchia: -Buon giorno, nonnina!-. -Mille grazie!- -Dio vi assista nella pesca!- All'udire queste parole, la vecchia divenne tutta gentile, la portò sull'altra riva, le diede una bacchetta e disse: -Continua sempre per questa strada, figlia mia, e quando passi vicino a un grosso cane nero, devi proseguire in silenzio e con coraggio, senza ridere e senza guardarlo. Poi arriverai a un grande castello aperto sulla cui soglia devi far cadere la bacchetta; e, andando sempre diritto, attraversa il castello ed esci dall'altra parte. Là c'è un vecchio pozzo e dal pozzo è cresciuto un grande albero al quale è appesa una gabbia con un uccello; prendila e prendi anche un bicchiere d'acqua dal pozzo e ritorna indietro per la stessa strada. Sulla soglia riprenditi la bacchetta e, quando passi nuovamente accanto al cane, picchialo sul muso, ma bada di colpirlo; infine torna da me-. La fanciulla trovò tutto come aveva detto la vecchia, e sulla via del ritorno trovò i due fratelli, che avevano girato mezzo mondo. Andarono insieme fino a dove si trovava il cane nero; ella lo colpì sul muso e quello divenne un bel principe, e li accompagnò al fiume. La vecchia era ancora là, e si rallegrò molto che fossero tornati tutti; li portò sull'altra riva e poi se ne andò anche lei poiché‚ ormai era libera dall'incanto. Gli altri invece andarono tutti dal vecchio pescatore ed erano tutti contenti di essersi ritrovati. La gabbia con l'uccello l'appesero al muro. Ma il secondo figlio non poteva stare fermo a casa; prese un arco e andò a caccia. Quando fu stanco, prese il suo flauto e suonò un'arietta. Ma anche il re era a caccia e l'udì; andò e quando incontrò il giovane disse: -Chi ti ha permesso di cacciare qui?-. -Oh, nessuno!- -Chi sei?- -Sono il figlio del pescatore.- -Quello non ha figli.- -Se non ci credi, vieni con me.- Il re andò e interrogò il pescatore che gli raccontò ogni cosa; e l'uccellino, alla parete, si mise a cantare:-La madre siede da sola, non c'è nessuno che la consola. Nobile Sire, potente Re, ecco i tuoi figli davanti a te! Due malvagie han tutto ordito, i bambini hanno rapito. Poi nell'acqua li han gettati, lui, per caso, li ha pescati.-Tutti inorridirono; allora il re portò con s‚ al castello l'uccello, il pescatore e i tre figli. Fece uscire di prigione la moglie che però era ammalata e consunta. Allora la figlia le diede da bere l'acqua del pozzo, ed ella ridiventò fresca e sana. Le due sorelle malvagie furono bruciate, e la figlia sposò il principe.

    (F.lli Grimm)


    ATTUALITA’

    Maltempo, a Lourdes la situazione rientra nella normalita'
    Ieri, a causa delle inondazioni, erano stati evacuati 500 pellegrini. La situazione sta tornando alla normalità a Lourdes, dove il fiume Gave de Pau che ieri, a causa delle forti piogge, ha inondato il santuario rendendo necessaria l'evacuazione di 500 pellegrini, sta tornando a livelli standard. Il santuario riaprirà all'inizio della prossima settimana, non appena saranno concluse le operazioni di pompaggio, pulizia e restauro.

    "Siamo in una fase di ritorno alla normalità. Il peggio è passato", ha detto il sottoprefetto di Bagneres-de-Bigorre, David Ribeiro. Ieri i vigili del fuoco sono stati costretti ad evacuare quasi 500 pellegrini di tutte le nazionalità, molti dei quali infermi, dagli hotel allagati. L'accesso al santuario è stato immediatamente chiuso.

    "Rivolgiamoci - ha detto il Papa al termine della messa per i 7 nuovi santi - a colei che è la Regina di tutti i santi, la Vergine Maria, con un pensiero a Lourdes, colpita da una grave esondazione del Gave, che ha allagato anche la Grotta delle Apparizioni della Madonna. In particolare - ha proseguito - vogliamo affidare alla materna protezione della Vergine Maria i missionari e le missionarie, sacerdoti, religiosi e laici, che in ogni parte del mondo spargono il buon seme del Vangelo".(Ansa)



    Caldo fuori stagione, spiagge affollate su litorale romano
    Tintarella di fine ottobre su litorale romano e stabilimenti aperti in Calabria. FIUMICINO - E' una fotografia d'estate oggi sul litorale romano. Il sole e la temperatura vicina ai 30 gradi hanno infatti invogliato decine di persone sulle spiagge di Ostia, Fiumicino e Fregene per una tintarella fuori stagione. I più audaci hanno ritirato fuori dai cassetti il costume da bagno rinviando così il "cambio stagione", mentre qualcuno più impavido si è concesso addirittura un tuffo in mare.

    La maggior parte però ne ha approfittato per fare una passeggiata a piedi sulla battigia o in bicicletta sui lungomare o sui moli dei porti di Ostia e Fiumicino. Una giornata ideale, da classica "ottobrata romana", anche per pranzare, nei ristoranti o stabilimenti balneari, con vista fronte mare e trascorrere una domenica all'insegna del relax.

    Anche i calabresi ancora al mare nonostante sia autunno inoltrato. Il sole e temperature ben al di sopra dei venti gradi, che in alcuni casi arrivano a sfiorare anche i trenta, hanno spinto i calabresi ad affollare le spiagge delle principali località turistiche della regione per trascorrere un'altra giornata al mare. Numerosi sono gli stabilimenti balneari che ancora sono aperti per accogliere i bagnanti fuori stagione. I più coraggiosi hanno fatto anche il bagno.(Ansa)



    Salone Gusto, 1.000 espositori per la rivoluzione del cibo
    La 9/a edizione dal 25 al 29 ottobre al Lingotto di Torino. Usare la testa nelle scelte alimentari, perche la 'rivoluzione' dopo la grande crisi puo' partire dal cibo. Per questo la 9/a edizione del Salone del Gusto, presentata stamani a Torino, avra' come immagine simbolo la mela di Newton e come sintesi il tema 'Cibi che cambiano il mondo'. Per la prima volta il Salone, che ad ogni edizione richiama a Torino quasi 200 mila visitatori, sara' una sola cosa (e completamente aperta al pubblico) con Terra Madre, l'incontro che riunisce le Comunita' del cibo di tutto il pianeta.
    La rassegna, con oltre mille espositori, si terra' dal 25 al 29 ottobre al Lingotto Fiere al vicino Oval, organizzata da Slow Food, Regione Piemonte e Citta' di Torino, in collaborazione con il ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
    ''Le storie di chef, artigiani e comunita' del cibo di 150 paesi - sottolinea Slow Food - dimostrano che possiamo fare qualcosa di buono per la nostra salute, l'ambiente e il sistema produttivo senza rinunciare al piacere del cibo e alla convivialita'''.
    La ricchezza agroalimentare minacciata dall'omologazione delle abitudini e dal monopolio di multinazionali proprietarie anche di gradi estensioni terriere, verra' portata a Torino da ogni angolo del mondo, dai produttori riuniti nei Presidi tutelati da Slow Food e della Comunita' del cibo raccolte nella rete mondiale creata nel 2004.
    Tra gli stand del Salone-Terra Madre si potranno scoprire, ad esempio, le vecchie varieta' di caffe' di Lowero dell'Uganda, o le fragole bianche di Pure'n nel Cilo o la pasta katta di Timbuctu e Gao in Mali.
    Sei Mercati della Terra spiegheranno come si puo' accorciare, se non proprio arrivare ai famosi km zero, le distanze tra produttore e consumatore. E i promotori del progetto 'Mille orti in Africa' dimostreranno come attorno a quelle piccole coltivazioni create con il supporto di Slow Food, si sono formate reti di contadini, agronomi, cuochi, studenti.
    Nell'anno del vertice Rio+20, Slow Food porra' l'accento sul rapporto tra cibo e cambiamenti climatici: secondo il Food Climate Research Network - e' stato ricordato - il sistema agroalimentare e' tra le prime cause di inquinamento e si calcola che in Europa sia responsabile di un terzo delle emissioni di gas serra.
    Intanto il crescente fenomeno del land grabbing, l'accaparramento dei terreni agricoli da parte di multinazionali e fondi sovrani di Stati stranieri in Africa, Su America, Asia, Australia ed Europa orientale, ''rafforza - sottolinea Slow Food - un modello basato sulla concentrazione delle proprieta' e su un monocolture intensive che impoverisce il suolo, cancella i saperi tradizionali, crea una dipendenza crescente da quattro colture (riso, mais, grano e soia''.
    Un modello diametralmente lontanissimo da quello ispirato al cibo 'buono, pulito e giusto' che e' il manifesto di Slow Food. (Ansa)



    GOSSIPPANDO


    ANDIAMO AL CINEMA



    Gladiatori di Roma 3D



    locandina

    Un film di Iginio Straffi. Con Luca Argentero, Laura Chiatti, Belen Rodriguez Animazione

    Un divertente film di animazione sulla città eterna in 3D, semplice e con una morale evidente
    Simona Previti


    gladiatori-di-roma-in-3d-character-5_midTimo, un orfanello scampato alla storica eruzione di Pompei, viene salvato da un gladiatore che lo porta con sé a Roma, lo accoglie nella sua famiglia e cerca di instradarlo all'arte del combattimento nella sua rinomata "accademia" per gladiatori. Ma Timo tutto è tranne che un combattente coraggioso. Impacciato a dir poco, goffo, molliccio, indolente, sembra non avere nessuna passione che lo motivi nella vita quotidiana, se non l'amore per Lucilla, la sorellastra, unica figlia del padre adottivo. Appena tornata dalla Grecia - da una "vacanza-studio" come la chiameremmo oggi - dove è andata a studiare filosofia, la ragazzina che è ormai già donna, seduce chiunque incroci il suo sguardo. Ma come in ogni fiaba che si rispetti il principe azzurro, il promesso sposo, deve essere il bello e il ricco di turno. Caso vuole che il rivale di Timo, Il gradasso e belloccio Cassio, sia il gladiatore più forte di Roma, nonché il figlio dell'imperatore Domiziano. Nozze perfette. Da copione fiabesco però la "principessa" non ne è innamorata. Il lieto fine è chiaramente scritto già dalle prime scene. E tutto ricorda l'iniziazione, con tanto di prove e di sfide, che l'eroe dovrà superare per conquistare l'amata.
    Il made-in-Italy Gladiatori di Roma (regia di Iginio Straffi, per lo studio di animazione Rainbow, quello delle Winx) non è un capolavoro né un film che resterà memorabile come lo fu Shrek nell'aprire la pista ad un vero e proprio sottogenere d'animazione. Certo il film si vuole inserire in quella stessa filiazione, anche se resta decisamente meno stratificato nei sottotesti. Però diverte, e non solo il pubblico più giovane. I dialoghi non sono esilaranti, però qualche battuta riesce a strappare una risata anche ai più grandi. I personaggi non hanno lo spessore di un Ciuchino o di una principessa Fiona, rimasti ormai nella storia, però ti coinvolgono. Fra tutti spicca la nonna-strega (anche questa non può mancare in una fiaba che si rispetti), dal forte accento partenopeo, che dispensa pozioni magiche per trasformare i gladiatori in combattenti invincibili. Non c'è un sottotesto complesso, anche se le riattualizzazioni ai nostri tempi (in questo tipo di animazione in genere più argute) sono gradite: globalizzazione, marketing one-to-one; così come le musiche rivisitate che giocano con la memoria spettatoriale (certo non quella dei più piccoli) mischiando i riferimenti: gladiatori di Roma marciano con la colonna sonora di Rambo. La morale è subito lì, perché sia evidente anche ai più piccoli: barare non porta a nulla, semmai rischi di perdere le uniche cose a cui tieni. E ciò che ami te lo devi conquistare a forza di dure prove. Il film finisce con uno scontro finale all'interno del Colosseo romano fra Timo e un Cassio, trasformato dalla pozione della strega in un animale terrificante; quasi una tauromachia in cui l'uomo vincerà per la sua intelligenza e non per i suoi muscoli. D'altronde la maglietta del duro allenamento di Timo con la personal trainer Diana (dea della caccia in persona) recitava : COGITO. Dunque mettici la testa e ti guadagnerai il lieto fine.
    Forse per ritrovare l'incanto del cinema bisogna rientrare in una sala affollata di bambini con occhialetti 3D, pronti a reagire al film come una volta gli ingenui spettatori all'arrivo del treno dei Lumière.




    Video



    Belen Rodriguez e Luca Argentero, il photocall de 'I gladiatori di Roma 3D'
    Sono le voci del film di Iginio Straffi, regista a capo di una major d'animazione tutta italiana e papà delle 'Winx', che racconta l'avventura di Timo, orfano allevato dal generale Chirone nell'Accademia di Gladiatori più famosa di Roma.


    (Lussy)




    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …


    Il CASTELLO di CONWY



    Uno dei castelli più belli d’Europa si trova nel Galles. Chiunque si fermi ad ammirare il castello di Conwy, resterà impressionato soprattutto dall’unità e compattezza di questa così grande massa d’edifici e dalle sue otto torri in sostanza identiche, quattro sul lato sud e quattro su quello nord, che sembrano nascere dalla roccia sulla quale sono costruite. Singolare è soprattutto il lungo fronte settentrionale, dove torri equidistanti dividono la cortina muraria in tre sezioni uguali, ognuna ornata da due feritoie simmetriche, innalzate fino allo stesso livello di merlatura. Uno sguardo più attento permette di notare che le quattro torri ad est si distinguono dalle altre per l’aggiunta, su ognuna di queste, di una torretta.
    Questo elemento ha un significato più ampio di quello prettamente estetico-architettonico: riflette una fondamentale ripartizione interna. Il castello fu, infatti, progettato in due metà separate, ognuna con il suo cortile ed il suo ingresso. La parte delle difese ad est, corte interna, aveva accesso diretto solo dall’acqua per dare maggior sicurezza ai personaggi reali che doveva ospitare. E' attorno a questa parte della fortificazione che sono raggruppate le quattro torrette sopra menzionate: queste dovevano permettere di svettare agli stendardi reali e fornire punti d’osservazione più elevati per le guardie della residenza signorile. L’altra parte del castello, corte esterna ad ovest della prima, è più estesa ed è raggiungibile dall’interno della città; era adibita ad ospitare la guarnigione di stanza a Conwy.
    Il distaccamento al castello era comandato dal Conestabile, un ufficiale responsabile nominato direttamente dal Re con l’incarico di governare la fortificazione, custodire i prigionieri e con le funzioni di sindaco della città. La guarnigione, mantenuta a sue spese era di circa trenta uomini d’arme. Fra i residenti c’era anche un cappellano, un muratore, un carpentiere, un fabbro ed un armiere. E’ probabile che il conestabile con la sua famiglia abitasse nelle due torri più ad ovest, dominanti l’ingresso principale, mentre le altre due torri di questa parte erano assegnate agli altri ufficiali permanenti. Nella corte esterna sorge, addossata alla cortina sud, la Great Hall.

    Di quest'ultima e del suo splendore, la più grande di tutte quelle presenti nei castelli Edoardiani, non restano purtroppo molte tracce. Altri particolari punti d’interesse del castello sono visibili dall’esterno. Sappiamo che quando le mura e le torri furono completate vennero anche intonacate a calce. Il candore dell’edificio, con la città ai suoi piedi e le verdi colline ed il fiume intorno, doveva avere un grande effetto paesaggistico.
    Tracce d’intonaco bianco possono ancora essere viste in molti punti, particolarmente sulle torri a sud (verso la ferrovia) e sulla cortina muraria presso l’attuale strada d’accesso. Un’altra caratteristica, che in un primo momento può lasciare sconcertati, è la presenza sulle facciate di mura e torri di piccoli fori rotondi, distanziati fra loro fra il metro e ottanta e i tre metri, formanti una linea elicoidale dal basso in alto. Questi erano alloggiamenti per traverse di legno.
    Ciò dimostra che i costruttori Gallesi seguivano la pratica comune in Francia dell’uso d’impalcature orizzontali inclinate, sulle quali i pesanti carichi di pietre potevano essere trascinati man mano che la costruzione gradualmente s’innalzava. Questi fori non devono essere confusi con quelli ben più grandi che si trovano in tutto il castello ad un livello uniforme, appena sotto la merlatura. L’uso per questi era quello di sostenere difese aggettanti in legno, le quali potevano essere utilizzate secondo il bisogno in ogni parte del castello in caso d’assedio.
    Un osservatore attento può notare inoltre l’insolita sistemazione delle feritoie al centro dei merli in modo tale da permettere un tiro a livelli alternati: più elevato quando avveniva dallo spazio fra la merlatura per colpire attaccanti lontani, più basso dalle feritoie per quelli più vicini. Un castello come Conwy non era carente neanche sotto il profilo sanitario, le latrine al servizio delle stanze delle torri sono ben visibili, come proiezioni sporgenti, su tutti i lati. Solo sul lato dell’ingresso principale erano ben nascoste nello spessore delle mura.
    Ogni apertura o finestra larga abbastanza da poter essere un pericolo d’intrusione era originariamente protetta da griglie di ferro. Queste sono state asportate durante lo smantellamento del castello nel diciassettesimo secolo, sono però ancora ben visibili solo i fori dove erano sistemate. Ci sono altre due caratteristiche apprezzabili dall’esterno. La prima riguarda la struttura delle torri che non sono dotate di mura perpendicolari ma leggermente inclinate, per facilitare la difesa piombante. La seconda sono i resti, scarsi, delle decorazioni e pinnacoli, che un tempo ingentilivano la merlatura ed aggiungevano un tocco di leggerezza alla potente massa del castello. Come vedremo in seguito, la costruzione è rimasta senza tetti per più di trecento anni, pertanto non sono rimaste tracce che ci permettono di definire con certezza quale forma avessero le coperture delle torri. I pochi resti giunti fino a noi e alcune raffigurazioni del castello eseguite nei secoli passati ci permettono di supporre che i tetti avessero una forma conica e fossero leggermente più alti dei merli.
    La progettazione e la direzione dei lavori furono affidate a James di St.George, il più importante architetto militare dell’epoca, già famoso per le opere realizzate al servizio del cugino del Re Conte Philip di Savoia, come il castello di St.Georges d’Esperanche vicino Lione, che proprio da lui prese il nome. Strettamente associati a lui furono il già menzionato Richard di Chester, mastro Henry di Oxford, mastro Laurence di Canterbury come principali mastri carpentieri, e John Francis come mastro muratore proveniente anch’esso dalla Savoia. Essi avevano in forza un gran numero d'artigiani e operai reclutati da ogni angolo dell’Inghilterra e si calcola che, nel momento di massima intensità dei lavori, nell’estate del 1285, essi fossero circa 1.500. La struttura che vediamo ancora oggi, iniziata nella primavera del 1283, fu sostanzialmente completata nell’autunno del 1287.
    (medioevo.com)

    ...la storia...


    La storia di Conwy come si conosce oggi, una pittoresca città murata dominata dalle torri e bastioni del suo famoso castello, inizia nel 1283. In quest’anno le armate inglesi di Re Edward I completarono la conquista di Snowdonia e posero fine al dominio dei principi Gallesi su queste regioni. Lo "Statuto del Galles", promulgato dal Re a Rhuddlan un anno dopo, diede origine ad un nuovo ordinamento territotoriale basato sulla divisione dei principati esistenti in contee di modello Inglese, quelle del nord (Anglesey, Caernarfon e Merioneth) con Caernarfon come capitale, ma in uno primo momento era stata scelta proprio Conwy per assumere questo ruolo.
    E' quindi probabile che la costruzione del castello ebbe origine dall’idea di fare della città la capitale della contea. Sebbene ciò non sia avvenuto per il mutare degli eventi, Conwy, fin dalla sua nascita, è sempre rimasta la più grande circoscrizione amministrativa del Galles del nord.
    La cattura del castello di Dolwyddelan il 18 gennaio 1283 dette agli inglesi il controllo della vallata di Conwy. Lo stesso Edward I si mosse verso Conwy dalla sua base a Rhuddlan all’incirca verso il 14 marzo e appena quattro giorni dopo imparrtì gli ordini per assicurare la mano d’opera ai lavori delle nuove fortificazioni. Prima della fine del mese l’ingegnere capo, Richard di Chester, fu inviato nella sua città d'origine per procurarsi attrezzi ed equipaggiamento, atti a scavare i fossati nella roccia, e reclutare muratori e tagliatori di pietre. Allo stesso tempo fu scelto il progetto e il luogo dove far sorgere le nuove opere: il castello e la cinta muraria divennero complementari e la loro costruzione iniziò simultaneamente.
    La scelta della nuova ubicazione comportò lo spostamento dell'Abbazia di Aberconwy, la più importante costruzione Cistercense del Galles del nord e luogo di sepoltura di Llywelyn il Grande, in una nuova posizione. Essa fu smantellata e conservata per servire, una volta ricostruita all'interno delle mura, come chiesa parrocchiale della nuova città, ruolo che occupa ancora oggi.
    (.medioevo.com)

    ....fantasmi....


    Uno dei successori di Robert Wynn a Plas Mawr doveva lasciare Conwy per andare in in battaglia in una guerra molto lontana. Giunta la fine della guerra il signore doveva ritorante al castello, sua moglie e il bambino allora salirono lungo i ripidi gradini della torre di guardia per aspettarlo. Lui pero' ritardo' ,e giunse l'oscurita', la moglie e bambino dovettero quindi ridiscendere la lunga scalinata, durante la scesa pero' scivolarono e caddero in fondo alla torre. Furono portati in una stanza per le cure ma il dottore Dic affermo' che lui non poteva fare niente per salvarli. Temendo la collera del signore al suo ritorno, il servitore chiuse il Dott. nella stanza insieme con la famiglia morente. Al ritorno del Padrone, la porta fu aperta. Il Signore trovo' i corpi morti della moglie e del bambino, ma non il Dott. Dic. Il Dottore non fu piu' visto da quella notte. Il marito impazzì dal dolore e morì presto . Il suo fantasma e' ancora oggi alla ricerca del dottore disperso in quella famosa stanza e continuerà a farlo finché sara' trovato.
    (dal web)


    Le otto torri del castello di Conwy presidiano il cielo, e lo nascondono. Lo intuisco appena mentre cammino sulla strada principale della città omonima, e cerco l’ingresso della fortezza del Galles.
    Le sue mura, distese per oltre 1.273 metri, lungo la baia davanti al mare d’Irlanda, sono così impenetrabili da non distinguere l’entrata. Solo l’insegna sbiadita, vicino a un cartello stradale, la indica: la seguo e, fatte le scale in pietra, posso varcare la soglia del maniero voluto da Edoardo I d’Inghilterra. Era il 1283 quando il sovrano decise di costruirlo qui, nel nord ovest gallese nell’insenatura dove sorge questa cittadina di 14 mila abitanti, e affidò i lavori a James of St. George, uno dei più grandi architetti militari dell’epoca, e all’ingegnere Richard di Chester. Il motivo era semplice: il castello avrebbe fatto da presidio alle sue truppe.
    Durante la Seconda Campagna del Galles, le milizie inglesi erano riuscite a occupare la Snowdonia e la valle del fiume Conwy, e non intendevano arretrare per ridar voce e fiato alle volontà indipendentiste della regione guidata da Llywelyn ap Gruffud. Così, come spesso accadeva in quel periodo, gli uomini dei luoghi occupati vennero costretti a lavorare senza sosta alla struttura: nella sola estate del 1285, furono impiegate 1.500 persone. Due anni dopo il maniero era finito.
    L’interno del castello attuale è un insieme di ruderi, resti antichi e sfregiati di quella che fu la prima della quattro fortezze fatte costruire nel nord del Galles da Edoardo. Tutte insieme formavano il famoso “Anello di Ferro”. Eppure, ancora oggi, Conwy è una delle meglio conservate del Galles settentrionale. Forse anche per questo è inserita con gli altri manieri nella lista del Patrimonio dell’Umanità voluta dall’Unesco.
    Continuo ad aggirarmi tra le sue mura ferite dal tempo: pannelli esplicativi vicino alle pareti, raccontano la lunga storia fatta di scontri, battaglie, guerre combattute nella zona e del ruolo fondamentale del castello.
    Nell’autunno del 1294, fu usato dagli Inglesi come base per fermare la rivolta gallese capeggiata da Madoc ap Llywelyn. Per colpa della sua posizione sulla baia, ideale come presidio ma deleteria per le fondamenta, la costruzione rischiò il collasso. Solo nel 1346 venne avviata la prima opera di restauro per ordine di Edoardo il Principe Nero. Poco più di 50 anni dopo, il castello fu occupato dai seguaci di Owain Glyndŵr che lo tennero per sé sino al 1624 quando venne poi ceduto al Visconte di Conwy per la mirabolante cifra di 100 sterline.
    Il maniero perse definitivamente la sua funzione strategica alla metà del Seicento durante la Guerra Civile: per tre mesi del 1646 venne occupato dalle truppe repubblicane guidate da Oliver Cromwell. Da allora nessuno più ha pensato di restaurarlo. Oggi, il castello è gestito dal Cadw, l’organismo del governo gallese che ha lo scopo di proteggere, conservare e promuovere il patrimonio architettonico del Galles. Continuo il mio giro sino ad arrivare in cima a una delle otto torri che prima avevo visto dalla strada: 70 piedi di altezza che mi regalano il cielo di Conwy e la sua città distesa sotto i miei piedi.
    (Andrea Lessona, ilreporter)

    (Gabry)




    RUBRICHE



    (Redazione)





    L’ISOLA NELLO SPORT


    CRONACA SPORTIVA

    MotoGp non riparte, vince Pedrosa
    Pioggia protagonista della gara. Non ripartirà la gara della MotoGP, le condizioni della pista e la pioggia non assicuravano la sicurezza per i piloti. L'ordine di arrivo dunque, vede Dani Pedrosa (Honda) in testa seguito da Jorge Lorenzo (Yamaha) e con Casey Stoner (Honda) in terza posizione. In quarta e quinta posizione le due Ducati di Nicky Hayden e di Valentino Rossi. In classifica Lorenzo rimane in testa ma ha adesso 23 punti di vantaggio su Pedrosa.

    La gara della Motogp è stata dichiarata finita quando mancavano sette giri alla fine. In un primo momento la direzione di gara sembrava intenzionata a far riprendere la corsa, poi la decisione di dichiararla conclusa. Tante le cadute nel corso della gara tanto che solo 13 piloti si sono classificati. Ultima posizione ma a punti Andrea Dovizioso caduto poco prima dell'esposizione della bandiera rossa quando era in quarta posizione.

    Classifiche del Gp di Malaysia del Motomondiale:

    - Moto3:

    1. Sandro Cortese (Ger/KTM) 40:54.123

    2. Zulfahmi Khairuddin (Mal/KTM) a 0.028

    3. Jonas Folger (Ger/Kalex KTM) 0.247

    4. Luis Salom (Spa/Kalex KTM) 8.503

    5. Miguel Oliveira (Por/Suter Honda) 8.674

    Classifica mondiale:

    1. Sandro Cortese (Ger) 280 punti (campione del mondo)

    2. Luis Salom (Spa) 207

    3. Maverick Vinales (Spa) 199

    - Moto2:

    1. Alex De Angelis (Smr/FTR) 36:57.793

    2. Anthony West (Aus/Speed Up) a 0.710

    3. Gino Rea (Gbr/Suter) 1.363

    Classifica mondiale:

    1. Marc Marquez (Spa) 283 punti

    2. Pol Espargaro (Spa) 235

    3. Andrea Iannone (Ita) 188

    - Motgp: 1. Dani Pedrosa (Spa/Honda) 29:29.049

    2. Jorge Lorenzo (Spa/Yamaha) a 3.774

    3. Casey Stoner (Aus/Honda) 7.144

    4. Nicky Hayden (Usa/Ducati) 10.518

    5. Valentino Rossi (Ita/Ducati) 16.759

    Classifica mondiale:

    1. Jorge Lorenzo (Spa) 330 punti

    2. Dani Pedrosa (Spa) 307

    3. Casey Stoner (Aus) 213

    4. Andrea Dovizioso (Ita) 195

    5. Alvaro Bautista (Spa) 154

    6. Valentino Rossi (Ita) 148

    CORTESE VINCE GARA E TITOLO IRIDATO - Il 22enne tedesco Sandro Cortese (KTM) ha vinto il Gp della Malesia e il primo titolo iridato della classe Moto3. La vittoria è arrivata dopo un bel duello con il pilota locale Zulfahimi Khairuddin (KTM) che è arrivato secondo in questa gara. "Volevo vincere il mondiale con una vittoria - ha detto Sandro Cortese - potevo vincere anche terzo, ma volevo dimostrare che anche se Vinales non c'è potevo comunque diventare campione del mondo". Terzo classificato l'altro tedesco Jonas Folger (Kalex-KTM). Unico pilota italiano a punti è stato in questa gara Niccolò Antonelli (FTR-Honda), 15/o. Più indietro Alessandro Tonucci (FTR-Honda), 17/o, mentre è stata difficile la gara di Romano Fenati (FTR-Honda) che ha chiuso in 20/a posizione. Grande festa sul circuito di Sepang, naturalmente, per il pilota locale Zulfahimi Khairuddin che è il vero idolo del pubblico malese. Sandro Cortese, di origini calabresi, in questa stagione ha vinto 4 gare, terminando in anticipo la lotta per il titolo, grazie al successo di oggi, chiude le possibilità al suo diretto avversario Louis Salom (Kalex-KTM) che con il 4/o posto, rimane lontano 73 punti in classifica quando in palio ci sono solo 50 punti nelle ultime due gare, quella di Philipp Island e di Valencia. Cortese chiude dunque la classifica iridata con 280 punti contro i 207 di Salom, mentre Vinales che ha litigato con il suo team ed è tornato in Spagna prima delle libere della Malesia, è rimasto fermo a 199 punti ed è per ora terzo nel mondiale. Il migliore in classifica iridata tra gli italiani è Romano Fenati che ha però solo 126 punti.(Ansa)



    A Rimini la festa dello sport italiano
    'Sport Days': dal 26 al 28 ottobre atleti, dirigenti, organismi e operatori). Rimini ospiterà dal 26 al 28 ottobre la seconda edizione di 'Sports Days', manifestazione nata da un accordo tra Rimini Fiera e Coni Servizi per offrire al mondo dello sport la possibilità di incontrarsi in un unico contesto e confrontarsi sulle novità, i programmi e le iniziative della stagione sportiva. Ad animarla 64 organismi sportivi, 10.000 atleti in gara, 80 eventi indoor e outdoor, gare, dimostrazioni alla presenza dei campioni degli sport e 40 convegni in programma all'interno dei 14 padiglioni.

    Attese le medaglie olimpiche di Londra 2012, che saranno a disposizione degli appassionati per svelare i 'segreti del mestiere' e testimoniare l'eccellenza sportiva italiana: nel corso dei tre giorni, tra gli altri, saranno presenti Jessica Rossi, oro nel tiro a volo, Ilaria Salvatori, oro nel fioretto a squadre, Clemente Russo e Roberto Cammarelle, argento nei pesi massimi e supermassimi, Vincenzo Mangiacapre, bronzo nei pesi superleggeri, e Rosalba Forciniti, bronzo nel judo. Partner dell'edizione 2012 l'Agenzia Nazionale per i Giovani che, in virtù del suo target giovanile, terrà un convegno focalizzato sull'importanza dello sport per i giovani dal titolo 'Sport, cultura e scuola', organizzato dal Coni.

    Novità di questa edizione, la 'Festa di Sports Days', evento che il 27 ottobre offrirà al pubblico le dimostrazioni di alcune discipline particolarmente scenografiche: esibizioni della Nazionale Italiana di Aerobica e della Nazionale Coreana di Taekwondo, dimostrazioni di Twirling, Whushu Kung Fu e Danza Sportiva a cura del Csen. 'Sports Days' ha anche una proposta per gli operatori professionali con tre sezioni tematiche: quella del Turismo Sportivo, un'area espositiva e workshop specialistici per gli operatori che analizzeranno sia economicamente sia socialmente l'indotto generato dai grandi eventi sportivi e le vacanze orientate alla pratica sportiva; un padiglione riservato al primo Salone Professionale dell'Impiantistica Sportiva, la nuova sezione con una Borsa dell'impiantistica, organizzata per la prima volta in Italia; infine un particolare focus verrà concentrato sulle nuove tendenze dell'abbigliamento tecnico per lo sport e dei supporti all'attività fisica.(Ansa)



    Ciclismo: l'addio a Fiorenzo Magni
    'Leone delle Fiandre', rivale Coppi-Bartali. Oggi si svolgeranno i funerali di Fiorenzo Magni, soprannominato il Leone delle Fiandre, il 'terzo uomo' dell'epoca d'oro del ciclismo italiano, rivale di Fausto Coppi e Gino Bartali. Magni avrebbe compito 92 anni il prossimo 7 dicembre.

    Toscano di Vaiano (Prato) Magni si è guadagnato il soprannome di 'Leone delle Fiandre' grazie a tre vittorie consecutive in Belgio, dal 1949 al 1951, conquistate grazie alle sue caratteristiche di passista e discesista. Professionista dal 1940 al 1956, Magni vinse tre Giri d'Italia nel 1948, 1951 e 1955. Tra le altre affermazioni anche tre Giri del Piemonte, tre Trofei Baracchi e tre Campionati assoluti. Inoltre, si piazzò secondo ai Campionati del mondo del 1951 (preceduto dallo svizzero Ferdi Kubler) e al Giro d'Italia del 1956 (dietro il lussemburghese Charly Gaul) alla 'veneranda' età di 36 anni. Ritiratosi dalle corse, Magni conservò a lungo posizioni di rilievo in ambito dirigenziale. Fu Commissario tecnico della Nazionale, poi presidente dell'Associazione corridori ed infine presidente della Lega del Professionismo. Era presidente della Fondazione del Museo del ciclismo del Ghisallo. Nel 2004 è stato insignito del Collare d'Oro al Merito Sportivo. (Ansa)



    Armstrong: settimane difficili ma sono stato peggio
    Ovazione durante gala della fondazione Livestrong, a sostegno dei malati di cancro. ''Le ultime due settimane sono state difficili ma la missione della fondazione va avanti'': cosi' Lance Armstrong davanti ad una platea di 1500 invitati della fondazione Livestrong, fondata a sostegno dei malati di cancro di cui ha lasciato la presidenza nei giorni scorsi dopo la pubblicazione del rapporto dell'Agenzia americana antidoping (Usada) che definisce il ruolo del texano (vincitore sette volte del Tour de France) nel ''programma di doping piu' sofisticato mai visto nella storia dello sport''.

    ''Queste ultime due settimane sono state interessanti, ma sono anche state difficili per me e la mia famiglia, i miei amici e la mia fondazione'', ha detto Armstrong durante un discorso di cinque minuti con cui ha aperto un gala di raccolta fondi per il 15/mo anniversario di Livestrong. Il discorso del ciclista, chiuso alla stampa, e' stato riportato dal quotidiano di Austin.

    ''Queste due settimane sono state difficili - ha detto Armstrong - Come sto? Sono stato meglio ma anche peggio. La missione di questa fondazione e' piu' grande di me e di qualsiasi individuo e deve andare assolutamente avanti per aiutare 28 milioni di persone'', ha aggiunto il texano che ha anche sconfitto un tumore. Le parole di Armstrong sono state salutate da una vera e propria standing ovation. Nel suo discorso Armstrong ha parlato dell'importanza della fondazione e della volonta' di proseguire nel lavoro di Livestrong. Lunedi' l'Unione ciclistica internazionale si pronuncera' sulla vicenda doping.(Ansa)

    (Gina)





    MOSTRE E...... SAGRE

    Alla scoperta dell'arte e delle tradizoni



    MOSTRE

    TIBET. TESORI DAL TETTO DEL MONDO



    La mostra Tibet. Tesori dal Tetto del Mondo è il titolo dell'esposizione a Ca’ dei Carraresi a Treviso che sancisce la fine delle mostre sulla Cina, ma che prosegue il filo logico con gli eventi dedicati all’Oriente intrapreso dalla Fondazione Cassamarca e Adriano Madaro alcuni anni fa.
    Alla mostra sul Tibet a Treviso saranno presentate alcune centinaia di oggetti, reperti e doni del Dalai Lama agli imperatori della Cina.
    Mai fino ad ora era stata organizzata una mostra sul Tibet a Treviso, ma neppure in Europa.
    Protagonisti indiscussi di questo evento saranno gli oggetti preziosi, i tesori ed i paramenti sacri provenienti dal Palazzo del Potala, dai templi buddisti dell’altopiano tibetano, dalle collezioni imperiali, dai musei del Tibet.
    Parte degli oggetti preziosi provengono dalla Città Proibita che custodisce molti dei doni fatti dai Dalai Lama agli imperatori cinesi per non parlare degli oggetti raccolti e custoditi dall’Istituto delle Minoranze Nazionali Etniche di Pechino.
    E’ la prima volta che questi oggetti sono esposti in una mostra non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo. La mostra Tibet Tesori dal Tetto del Mondo a Treviso presso Ca' dei Carraresi sarà l’occasione per capire meglio cos’è il Tibet.

    Una sezione della mostra illustrerà la situazione storica nella quale si è venuto a trovare l’altopiano tibetano attraverso i secoli fin dai tempi nei quali Gengis Khan lo incluse nel grande Impero mongolo-cinese del XIII secolo. Tra i reperti esposti in questa sezione, oltre a mappe, carte geografiche e documenti storici di varie epoche, risulteranno di particolare interesse i doni che i vari Dalai Lama presentarono alla Corte imperiale di Pechino e le antiche statue del Buddismo tantrico al quale si erano convertiti gli imperatori Ming e Qing.

    Un’ampia sezione della rassegna sarà inoltre dedicata al grande numero di divinità buddiste tibetane e alla produzione di statue e dipinti religiosi a loro dedicati, così da poter spiegare ai visitatori le particolari specificità del Buddismo tantrico della setta dei Berretti Gialli, alla quale appartengono i Dalai Lama fin dall’inizio dell’istituzione della loro carica. Accanto all’incredibile statuaria, che raggiunge punti artistici di notevole valore, saranno esposti anche gli oggetti di culto tuttora usati nei monasteri e nei templi durante le cerimonie rituali. Tra questi, gli strumenti musicali ricavati da ossa umane, come è nella particolare tradizione del Tantrismo. Si tratterà di una autentica sorpresa per il pubblico occidentale poiché il Buddismo tibetano eccelle per l’uso di oggetti realizzati con ossa umane, compresa la tazza sacra costituita da una calotta cranica rivestita d’oro.

    Un’altra sezione di rilevante interesse artistico sarà quella riservata alle Tangke, i famosi dipinti sacri che oltre a rappresentare le storie del principe Siddharta (il Budda storico) celebrano la ritualità nei monasteri e nei templi con la raffigurazione dei Dalai Lama e dei monaci nelle loro attività religiose. Come noto le Tangke vengono esposte nei templi solo in particolari occasioni di feste e di riti, quindi la loro visione è particolarmente rara, ed eccezionale per un paese estero.

    Per completare l’ampia parte religiosa della Mostra sarà allestito anche uno spazio nel quale verranno esibite le famose maschere divinatorie indossate dai monaci nelle danze rituali che rappresentano una caratteristica unica dell’altopiano tibetano.

    Inoltre, alla vita del popolo, ai suoi costumi, alle sue folkloristiche tradizioni, sarà dedicata una sezione nella quale saranno esposti abiti, ornamenti, gioielli e oggetti di uso quotidiano. Verrà in questo modo spiegata la vita dei pastori che da secoli è rimasta immutata e testimonia la forte spiritualità di quello che è definito Il Popolo delle Nevi.
    (laviadellaseta)



    FESTE e SAGRE



    Sagra del Pignoletto Rosso Levonese
    Mostra mercato dei prodotti tipici dell'agricoltura e dell'artigianato
    il 18/11/2012 dalle 07.00 alle 20.00
    Centro storico, Levone (TO)


    Levone è un piccolo paesino canavesano, incastonato tra il verde della collina di Sepegna, propaggine del monte Soglio e la collina "Valle". Di origine antichissime: sono state trovate parecchie steli funerarie romane e reperti archeologici risalenti all'età della pietra, attualmente conservati nel museo di Cuorgnè. La popolazione era dedita principalmente all'agricoltura e pastorizia, con alcune attivati artigianali come la cava di calce fonte primaria di reddito per alcuni secoli, sia per la popolazione che per le casse comunali, con documentazioni risalenti al 1300 e la costruzione di oggetti in terra cotta, ricavate dall'argilla "caolino" presente nella collina " Valle". Tra la fine dell'ottocento fino alla metà del novecento, Levone contava oltre 20 attività artigianali dedite alla costruzione e commercio di manufatti in terra cotta.
    Levone è altresì famoso anche per essere il "paese delle streghe" e si contende con Triora il triste primato della condanna a morte al rogo di donne perseguitate dall'inquisizione e condannate per atti di stregoneria nel 1400. Famoso è il processo alle streghe di Levone da parte dell'inquisizione nel castello di Rivara, con la condanna al rogo di tre donne nel 1474 al " pra quazoglio" nei pressi del torrente Malone, condanna eseguita solo su due presunte streghe, poiche una era riuscita a fuggire dalla prigione.
    Nella parte pianeggiante, fino al confine col torrente Malone che divide il territorio dal comune di Barbania, venivano coltivate, assieme al frumento ed al mais per uso zootecnico, anche alcune qualità di meliga da polenta. La meliga per la polenta, è stato il frutto di selezioni da parte dei contadini, per ottenere un mais dalle qualità organolettiche eccellenti, magari con meno resa nel raccolto ma con qualità molto superiori e si riuscì così a selezionare e produrre come seme da impianto il Pignoletto, l'Ottofile, l'Ostenga ed altre qualità. Purtroppo, con l'avvento dell'industrializzazione e le colture intensive nell'agricoltura anche nei centri più piccoli, come Levone, hanno fatto si che la tradizione di consumare la polenta andasse man mano scemando, lasciando spazio a più coltivazioni dai mais come alimento per gli animali, ed a tavola, il gusto della vera polenta tradizionale di un tempo ha lasciato spazio alle farine industriali, dai tempi di cottura brevi, dal più facile reperimento, ma dalle caratteristiche organolettiche scadenti.
    Dagli anni ottanta in poi, dopo un lungo periodo di ricerca presso quei "vecchi" contadini che coltivavano ancora piccole porzioni di campo per uso famigliare la meliga da polenta; dopo varie selezioni, si è potuto così salvare il Pignoletto, l'Ottofile e l'Ostenga, che erano in fase di estinzione, ora sono coltivate in appezzamenti presso alcune cascine.
    IL PIGNOLETTO ROSSO..Il Pignoletto rosso è un tipo di mais originario dell'America centrale, Messico e Guatemala,importato da Cristoforo Colombo in Spagna.
    Il mais (Zea mays) è una pianta erbacea di crescita annuale, della famiglia delle graminacee, i frutti del mais sono chiamati generalmente grani o chicchi, il suo nome scientifico è "cariossidi", hanno generalmente l'aspetto tondeggiane ed a volte anche con forme geometriche diverse, riunite in lunghe file, sulla superficie del tutolo legnoso, il tutto viene comunemente denominato "pannocchia". Le cariossidi o chicchi, hanno una consistenza cornea e normalmente, nella maggioranza delle qualità del mais sono gialle, ma possono essere anche di colore bianco, arancione, rosso porporino ed in alcuni tipi di semi importati dal Perù , bluastre e nere. La pianta può superare anche i due metri, seminata in primavera ad una distanza minima di 30 centimetri, richiede una concimazione naturale e chimica alla semina con aggiunta nel primo periodo di crescita, nella "fioritura", quando inizia a nascere la pannocchia, presenta all'estremità un singolare pennacchio. Ha bisogno di molta acqua per garantire un raccolto ottimo ed abbondante. La raccolta è prevista da fine settembre sino a novembre inoltrato. Viene anche raccolta e "triturata" verde come alimento invernale per gli animali. Fondamentale per avere una farina di mais di qualità, sia per polenta che come utilizzo per i dolci, ed il pane e l'operazione di macinatura.
    Un tempo si eseguiva nei vecchi mulini con macine a pietra, con la forza naturale dell'acqua che faceva girare una grande ruota e con una serie di trasmissioni, meccanismi ed ingranaggi di legno, quasi sempre legno di melo, il movimento veniva trasmesso alle macine che frantumavano particelle di millimetro per avere una granularità di farina più grossa o più fine a seconda delle esigenze e del loro utilizzo. I vecchi mulini di un tempo e noi a Levone abbiamo ancora la fortuna di averne uno funzionante con tre macine, risalente ai primi del ' 500 , avevano quel profumo di farina fresca, ammantati sempre da una polvere sottile di bianco che ricopriva ogni angolo ed il vestiario del mugnaio, ma il tutto serviva a dare del buon pane, dell'ottima polente dei dolci per la festa e per i piccoli, realizzati artigianalmente e cotti nei forni o nelle stufe di casa.
    Quest'atmosfera particolare, che è rimasta impressa nelle persone di una certa età, è stata soppiantata nel tempo dai mulini moderni, che riescono a dare una resa di macinazione anche fino a 1.000 quintali l'ora, contro i circa 150 chili di farina prodotta all'ora dal mulini simili a quelli di un tempo e riportati dalla pubblicità del " mulino bianco". La qualità del prodotto della farina macinata a pietra, non è paragonabile a quella attuale, in quanto nei mulini moderni il prodotto subisce uno shock termico portando la temperatura a 80/90°, mentre con la macinatura tradizionale, non subiva eccessivi riscaldi ed il prodotto si conservava integro in tutte le sue parti offrendo al palato ed al nostro organismo una qualità ed un valore nutritivo superiore alle farine attuali.
    La pro loco di Levone, intende promuovere la " 4° sagra del PIGNOLETTO " proprio allo scopo di far riscoprire nei giovani questi gusti, questi sapori di un tempo, anche se non troppo remoto, ma oramai perso nello stress e nel vivere ossessionante quotidiano. La nostra manifestazione vuole essere e dare il senso di un tuffo nel passato, nel mezzo di un paese che ha conservato al meglio la struttura contadina, ed alcune attrattive turistiche visibili e visitabili durante la giornata del 18 novembre, come il vecchio mulino del '500 ed un forno a legna dove attualmente si producono torcetti, pane e paste di meliga.
    (Massimiliano Gagnor)


    Sagra della Pera Volpina
    e del formaggio stagionato

    11/11/2012, Brisighella (RA)

    È un originale mercato dei frutti autunnali e dei prodotti tipici della collina, dove la regina ed il re della giornata saranno la pera volpina ed ilformaggio "stagionato".
    Le pere volpine, piccole, tonde e dure erano un prodotto tipico della valle del Lamone. La sagra ha contribuito nel corso degli anni alla riscoperta delle proprietà di questo frutto dimenticato, offrendo la possibilità di riassaporarlo. Le pere volpine vengono consumate bollite, cotte in acqua o vino, oppure al forno. Ottimo è l'abbinamento con il formaggio stagionato di Brisighella, un pecorino che viene invecchiato in grotte di gesso con procedimento di antica tradizione locale.




    EVENTI STORICI

    Il “Sì” più famoso della storia cremonese sfila per Milano



    Milano e Cremona si trovano insieme per festeggiare il matrimonio tra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. L’evento si inserisce nel contesto della Festa del Torrone di Cremona, che si svolgerà dal 16 al 18 novembre prossimi.
    L’evento affonda le proprie origini nella storia della città. Era infatti il 1430 e Bianca Maria Visconti aveva solo cinque anni quando divenne ufficialmente la fidanzata del ventinovenne comandante Francesco Sforza. Fu in questa occasione che Filippo Maria Visconti offrì allo Sforza Cremona e le altre terre come anticipo sulla dote di nozze e in cambio dei suo servigi. Il 25 ottobre 1441 Filippo Maria Visconti concluse infine le trattative per le nozze di sua figlia con lo Sforza. Nel giorno prefissato la sedicenne Bianca giunse nel cuore di Cremona, per celebrare le sue nozze, vestita di rosso, il colore zodiacale dell’ariete, cavalcando un cavallo bianco con la gualdrappa d’oro. La cerimonia rivivrà in un affascinante corteo in costumi d’epoca, composto di oltre 140 figuranti. Dame, cavalieri, giullari e sbandieratori sfileranno, in preziosi abiti rinascimentali, sabato 17 novembre partendo da Milano: lungo le vie del centro, dal Castello Sforzesco, da dove il corteo partirà alle ore 10.30, fino a Piazza Duomo, per poi accompagnare Bianca Maria, dopo il saluto e la benedizione del padre, nel suo viaggio verso Cremona.
    La sfilata proseguirà nel pomeriggio dello stesso giorno alla volta della manifestazione pre-natalizia più attesa, la Festa del Torrone “Torrone & Torroni”, a Cremona, dove si svolgerà la celebrazione del matrimonio nella piazza del Comune, il luogo più rappresentativo e cuore della città. Bianca Maria Visconti verrà scortata dalle sue dame di compagnia e si mostrerà, come era in uso fare allora nelle corti, alla popolazione, attendendo l’arrivo dello sposo davanti al Duomo dove i due sposi verranno poi simbolicamente uniti in matrimonio dando inizio ai festeggiamenti.

    (Gabry)



    NOVITA’ MUSICALI


    MUSICAL



    Jekyll & Hyde (musical)




    logo

    Jekyll & Hyde è un musical di Broadway basato sul romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (The Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde) del 1886 di Robert Louis Stevenson. Nella versione musicale la partitura fu composta da Frank Wildhorn, mentre il libretto da Leslie Bricusse. La trasposizione è avvenuta ad opera dello stesso Wildhorn e di Steve Cuden.
    La prima avvenne il 28 aprile 1997 al Plymouth Theatre di New York.


    Atto I
    jpgTra parentesi sono riportati i titoli delle canzoni interpretate dai personaggi nelle diverse scene.
    La storia inizia con un prologo interpretato da John Utterson e Sir Danvers Carew, entrambi in buon rapporto con il dottor Henry Jekyll. Utterson è l'avvocato e miglior amico di Jekyll, mentre Sir Danvers è il suo futuro suocero. I due gentiluomini raccontano il giorno in cui Jekyll si trovava in un manicomio per visitare il padre ("Lost in the darkness"). Jekyll è convinto che il male presente nell'anima di suo padre è la causa della malattia che molto probabilmente lo ucciderà e rivela al pubblico che è intenzionato a scoprire perché l'uomo è sia buono che cattivo per poi separare queste due parti ("I need to know").
    Qualche tempo dopo, i ricchi e i poveri londinesi del diciannovesimo secolo descrivono come la gente tende a presentarsi agli occhi degli altri, non ha importanza chi siano veramente ("Facade"). Successivamente, il dottor Jekyll presenta la sua ricerca ai governatori dell'ospedale di St. Jude: Sir Danvers, il quale presiede la seduta, è accompagnato da Sua Grazia Rupert 14º vescovo di Basingstoke, l'onorevole Sir Archibald "Archie" Proops, Lord Theodore "Teddy" Savage, Lady Elisabeth "Bessie" Beaconsfield, il Generale Lord Glossop e Simon Stride, il segretario. Ad eccezione di Sir Danvers, sono tutti dei ricchi ipocriti. Quando Jekyll propone di testare la sua formula su un essere umano, essi rifiutano definendola sacrilega, eretica e blasfema, quindi votano negativamente con Sir Danvers che si astiene e la proposta viene bocciata ("Jekyll's Plea"). Utterson tenta di calmare l'amico, sapendo che è ossessionato dalle condizioni del padre. Jekyll sente di poter salvare le persone perse nella stessa oscurità, così l'avvocato lo incoraggia a continuare sapendo che ha ragione ("Pursue the truth").
    Quella sera, l'alta società di Londra si riunisce a casa di Sir Danvers per festeggiare il fidanzamento di sua figlia Emma con il dottor Jekyll ("Bitch bitch bitch", poi sostituita da "Facade reprise 1"). Durante la festa gli ospiti -dove sono presenti anche i governatori e Stride- rivelano di essere preoccupati del fatto che Emma voglia sposare un uomo "folle", ma sia lei che il padre lo difendono. Stride, innamorato di Emma, le parla in privato e tenta di farla ragionare sulla scelta che ha fatto, ma lei lo respinge dicendo che sente di essere quella vuole accanto a Jekyll ("Emma's reason").
    Jekyll -in ritardo come al solito- arriva proprio quando gli ospiti se ne stanno andando e condivide un momento con la sua fidanzata; sebbene sia sempre occupato a causa del suo lavoro, Emma gli promette che sarà sempre al suo fianco ("Take me as I am"). Sir Danvers si reca dalla figlia e le dice che Jekyll è come un figlio per lui, ma trova molto difficile il fatto di doverle dire addio. Emma lo tranquillizza dicendo che lui non la perderà mai e che non devono avere paura di lasciarsi andare ("Letting go").
    Jekyll e Utterson si recano in un locale chiamato "Red Rat" per l'addio al celibato del dottore ("Facade reprise 2"). Una prostituta di nome Lucy Harris arriva in ritardo e si ritrova nei guai con il proprietario del locale, che tutti chiamano il Ragno. Nonostante il suo lavoro, Lucy è molto gentile e dolce e viene vista di buon occhio dai suoi colleghi, ma si lamenta della sua vita ("No one knows who I am").
    Guinevere, l'assistente del proprietario, interrompe Lucy e le ordina di andare a fare il suo numero ("Bring on the men", poi sostituito da "Good and Evil"), attirando l'attenzione di Jekyll. Il Ragno si avvicina alla ragazza dandole uno schiaffo per essere arrivata tardi e, sebbene sia di buon umore, minaccia di ucciderla se dovesse accadere un'altra volta. Jekyll si avvicina a Lucy e i due iniziano una conversazione durante la quale il dottore le rivela che lei lo ha aiutato a capire chi dovrà usare come soggetto per il suo esperimento. Prima di andarsene dà a Lucy il suo biglietto da visita e si offre di aiutarla se avesse mai bisogno di un amico.
    Jekyll torna a casa accompagnato da Utterson e gli dice che ha intenzione di rimettersi al lavoro quella stessa notte; l'amico gli suggerisce di andare a letto ma lui non gli dà ascolto perché ha capito che quello è il momento di testare la sua formula ("This is the moment"). Così Jekyll prepara la pozione e la inietta su sè stesso, dopo qualche minuto comincia a sentirsi strano e a provare uno strano dolore che appunta sul suo diario ("Transformation"). Esce di casa e se ne va per le strade di Londra dove incontra Lucy. Si dà anche un nome: Edward Hyde ("Alive").
    Una settimana dopo, nessuno ha ancora avuto notizie di Jekyll, così Emma, Sir Danvers e Utterson chiedono al maggiordomo Poole dove si trovi, ma Emma se ne va credendo che lui vorrà vederla una volta terminato il suo lavoro. Poole fa entrare Utterson che incontra Jekyll con tre lettere, una per lui, una per Emma e una per Sir Danvers e gli spiega che dovranno essere aperte solamente nel caso dovesse ammalarsi o sparire senza lasciare traccia. Utterson gli dice di non lasciare che il suo lavoro prenda il sopravvento nella sua vita privata; nel frattempo Sir Danvers rivela ad Emma che crede non sia giusto che lei voglia sposare un uomo sprofondato in un abisso di depressione, ma lei capisce che il lavoro del suo fidanzato è importante ("His work and nothing more").
    Quella sera, Lucy si presenta a casa di Jekyll con il biglietto da visita che le aveva dato e gli mostra una cicatrice sulla spalla, rivelandogli che il responsabile è un uomo di nome Edward Hyde; Jekyll è sconvolto, ma non dice niente alla ragazza e le medica la ferita. Per ringraziarlo della sua gentilezza lo bacia ("Sympathy, tenderness"), ma Jekyll se ne va lasciando sola Lucy che rivela di essersi innamorata di lui ("Someone like you").
    Più tardi, il vescovo di Basingstoke viene visto in compagnia di Guinevere dopo un incontro con una delle prostitute, che è una minorenne, e dopo aver pagato si mette d'accordo per rivedere la bambina il mercoledì seguente. Mentre Guinevere se ne va con la piccola, fa la sua apparizione Hyde che, dopo aver insultato il vescovo, lo prende a bastonate uccidendolo e successivamente brucia il cadavere ("Alive reprise").

    Atto II
    jhUtterson e Sir Danvers parlano dei recenti avvenimenti: Utterson afferma di non essere più in grado di aiutare il suo amico, mentre Sir Danvers sa che sta accadendo qualcosa di terribile dopo l'omicidio del vescovo; al suo funerale è presente anche Hyde che non esita ad uccidere il generale Glossop sotto gli occhi terrorizzati di Teddy che decide di lasciare la città dopo che anche i suoi colleghi Bessie e Archie sono stati uccisi, ma farà la loro stessa fine dopo che Hyde lo butta sotto un treno. I cittadini sono spaventati e non sanno cosa fare ("Murder murder").
    Quella notte, Emma entra nel laboratorio di Jekyll dove trova il suo diario e legge i suoi appunti; Jekyll la trova e le porta via il diario perché non vuole che lei sappia cos'è diventato. Emma lo vede turbato, ma gli confessa che può aprirsi con lei ("Once upon a dream"), purtroppo Jekyll non le rivela niente, dice soltanto che l'ama ancora. Dopo che Emma se ne va, Jekyll capisce che Hyde è una parte di lui, che sta lentamente prendendo il sopravvento e questo lo spaventa ("The world has gone insane", sostituita in seguito da "Obsession"). Nel frattempo, sia Lucy che Emma, si interrogano sull'amore che entrambe provano per lo stesso uomo ("In his eyes").
    Al Red Rat, Lucy e la sua amica Nellie parlano della loro vita e del perché sono costrette a continuare a fare quel lavoro ("Girls of the night"), Hyde fa poi visita a Lucy,la quale è terrorizzata, ma sente una strana attrazione sessuale verso quell'uomo ("Dangerous game"). Dopo che i due se ne vanno assieme, il Ragno avverte di stare sempre in guardia perché non si sa chi si può incontrare ("Facade reprise 3").
    Utterson raggiunge Jekyll nel laboratorio dicendo di aver aperto la lettera che gli aveva dato, ma con sua sorpresa incontra Hyde che rivela all'avvocato che il dottore non è disponibile; Utterson non ha intenzione di andarsene finché non saprà dove si trova il suo amico, allora Hyde si inietta una pozione trasformandosi in Jekyll davanti agli occhi increduli dell'avvocato. Jekyll gli dice che Hyde deve essere distrutto e sa come fare, ma prima da ad Utterson una lettera che deve consegnare a Lucy perché la sua vita è in pericolo. Quando Utterson se ne va, Jekyll distrugge la formula ("The way back").
    Utterson raggiunge Lucy al Red Rat e le consegna la lettera di Jekyll che la prega di abbandonare immediatamente la città; rimasta sola la ragazza comincia a chiedersi se potrà mai cominciare una nuova vita da qualche parte ("A new life"), proprio in quel momento fa il suo ingresso Hyde che, vedendo la lettera, rivela a Lucy che lui e il dottor Jekyll sono molto "intimi". Porta Lucy vicino a sé abbracciandola e lei, che non sospetta di nulla, lo ricambia, ma viene brutalmente pugnalata da Hyde ("Sympathy, tenderness reprise") e il suo cadavere viene caricato su un carretto dai alcuni ragazzi del locale.
    Tornato a casa, Jekyll comincia uno scontro con la sua parte malvagia e gli assicura che presto riuscirà a liberarsi di lui, ma Hyde gli risponde che ciò non potrà mai accadere poiché loro sono una cosa sola ("Confrontation").
    Mentre il cadavere di Lucy viene portato via ("Facade reprise 4"), la scena si sposta nella chiesa dove si stanno per celebrare le nozze di Jekyll ed Emma ("The wedding"), ma proprio quando sta per iniziare la cerimonia, Jekyll comincia a sentirsi male e si trasforma un'altra volta davanti a tutti gli invitati, tra i quali è presente anche Stride che Hyde non esita ad uccidere; prende in ostaggio Emma e Utterson lo minaccia con la spada estratta dal bastone, ma ascoltando la sua dolce voce Jekyll riesce a riprendere il controllo e la lascia andare. Si rivolge ad Utterson e lo implora di ucciderlo per liberarlo, ma l'avvocato non trova il coraggio di uccidere l'amico, Jekyll però impugna la spada e se la conficca nel corpo. Emma corre da Jekyll steso a terra che le muore tra le braccia. Lei sa che ora Jekyll è finalmente libero ("Finale").