IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 3° ... SETTIMANA 023 ...

LUNEDI' 15 OTTOBRE - DOMENICA 21 OTTOBRE 2012

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    BUONGIORNO GIORNO... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE


    Edizione Giornale Anno 3° SETTIMANA 023 (15 Ottobre – 21 Ottobre 2012)



    BUONGIORNO GIORNO... BUONA SETTIMANA ISOLA FELICE




    RIFLESSIONI


    ... GESTI INCREDIBILI …
    ... Da sempre l’uomo è alla ricerca della scoperta dei propri limiti e sfida-gareggia con la natura per verificare compatibilità e coesistenza con essa. Verificare la dimensione e l’espansione nella spazio e nel tempo potendone controllare i flussi è una ulteriore continua e storica ricerca dell’essere umano alla ricerca dell’assoluto e della possibile autodefinizione come unico e superiore essere rispetto al creato. Ieri un uomo ha deciso di sfidare leggi della natura e limiti dell’essere umano alla ricerca del superamento in velocità del muro del suono. Si è fatto portare a bordo di un aereo sui cieli del Messico, e salito all’altezza di 39mila metri, si è gettato a peso morto nel vuoto. Un volo di otto minuti, dopo quattro minuti ha aperto il paracadute e ha raggiunto e superato al velocità di 1300 km/h superando la velocità del suono. Felix Baumgartner, questo è il nome del temerario o pazzo che ha eseguito questo gesto, è entrato di diritto nel libro dei guinness dei primati; nulla da dire, un uomo coraggioso e determinato che ha raggiunto un limite davvero estremo al limite dell’immaginabile. Chissà cosa avrà pensato in quei lunghissimi otto minuti di caduta dal cielo verso la terra; chissà quali emozioni avrà provato dal primo all’ultimo di quei 4.800 secondi della sua vita. Sono certo che difficilmente saprò descriverli nella sua completezza perché certi gesti sono così vicini all’assoluto da rasentare la pazzia … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)



    Baumgartner, tuffo oltre il muro del suono da 39mila metri a 1300 km/h
    NEW YORK – Pazzia o coraggio? Ieri pomeriggio, nel cielo terso e luminoso del Nuovo Messico, un uomo ha scritto una pagina di storia: si è buttato nel vuoto dal punto più alto mai provato da un essere umano, e nel lungo tragitto verso la terra ha superato per almeno un minuto la velocità del suono.


    Il 43enne paracadutista austriaco Felix Baumgartner è stato portato fino a 39 mila metri d’altezza dentro una capsula sollevata lentamente da un pallone aerostatico pieno di elio. Raggiunta l’altezza stabilita, dopo aver ripassato con mission control ben 43 dispositivi di sicurezza, ha aperto lo sportello della capsula, si è spostato sul bordo e si è tuffato, e per dieci minuti è precipitato verso la superficie terrestre, raggiungendo per quasi un minuto la velocità di 1342 chilometri orari. Solo all’altezza di 1500 metri ha aperto il paracadute, ed è infine atterrato, posandosi sui piedi con la grazia di un ballerino. Poi si è inginocchiato, sopraffatto dall’emozione.

    Alla base, nella cittadina di Roswell, la squadra di trecento persone composta da scienziati, amici e parenti che avevano seguito con il cuore in gola è esplosa in un applauso lungo e commosso. Anche la madre, Eva, che non era riuscita a trattenere le lacrime durante il tuffo del figlio, ha finalmente sorriso felice.
    Baumgartner si è allenato per cinque anni per arrivare a questo spettacolare successo, e aveva già fatto due salti di prova durante l’estate, da altezze meno spaventose. Ieri, milioni di persone si sono sintonizzate su internet per seguirne l’ascesa e il tuffo, e le televisioni di 50 Paesi lo hanno guardato in diretta, o quasi.

    La società di bevande americana Red Bull ha finanziato il progetto della squadra, e ha piazzato sulla capsula 30 telecamere che hanno permesso di seguire ogni singolo momento della missione. Ma le immagini arrivavano con un ritardo di venti secondi: troppe cose potevano andare storte e si voleva evitare di trasformare il progetto in uno spettacolo dell’orrore. C’era il rischio infatti che la tuta non reggesse alla pressione, che Baumgartner morisse con il sangue che gli ribolliva nelle vene e gli usciva dalle orbite.

    C’era anche il pericolo che nel tuffo l’atleta perdesse il controllo e finisse a rotolare in modo scomposto, con il rischio di rompersi tutte le ossa. Ed effettivamente, nei primi secondi del tuffo, un po’ di ansia è esplosa a mission control perché sembrava che Felix non riuscire a stabilizzarsi, ma poi si è visto che aveva ripreso il controllo del corpo e che stava scendendo come un missile umano, senza più ondeggiamenti o capriole. Poi tutto è andato liscio, tranne una piccola irritazione di Baumgartner perché la visiera del casco si era appannata.

    Il progetto è stato salutato con entusiasmo dal mondo scientifico: per quanto Baumgartner non provenga dai ranghi ufficiali dei progetti spaziali, sono in molti a credere che la tuta ideata per il suo lancio porterà l’esplorazione dello spazio verso nuove frontiere. Si tratta infatti di una tuta pressurizzata in grado di resistere a una velocità di atterraggio di oltre mille chilometri orari e a temperature estreme. Difatti alla Nasa hanno seguito la missione con interesse e ammirazione.

    Tra l’altro fra gli scienziati che hanno aiutato nel progetto c’era il vedovo di Laurel Clark, una degli astronauti che morirono nello sfracellarsi dello shuttle Columbia al rientro sulla terra nel febbraio del 2003. Jonathan Clark ha dedicato la sua vita da allora a creare nuove tute proprio per proteggere gli astronauti da altri possibili catastrofi del genere. A mission control c’era anche Joseph Kittinger, il paracadutista dell’aeronautica Usa che deteneva il precedente record di altezza di tuffo libero, stabilito nel 1960, da 31 mila metri.(Il Messaggero.it)



    CAREZZE AL RISVEGLIO


    ... POESIE E FIABE AL RISVEGLIO…
    ... L’esperimento fatto durante tutta l’estate mi è piaciuto per cui da oggi continuerò ad alleggerire questo mio spazio di riflessione utilizzando il metodo più antico del mondo, le fiabe e le poesia. Credo sia giusto provare a tornare alle vecchie care abitudini di questa mia “rubrica” cercando di regalare un sorriso ed una carezza a chi avrà la pazienza di leggere ciò che scrivo e propongo. Così da oggi inizieremo un viaggio nella poesia; da quelle dell’antichità a quelle più recenti. La poesia è sempre stato il modo con cui il cuore e l’anima hanno cercato di comunicare; la veste visibile delle emozioni. Credo quindi che ogni mattina leggere una poesia ed una favola, soprattutto in questo periodo estivo, sia una bella spinta per tutti ad iniziare con una carezza la giornata … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)



    Le più belle poesie di tutti i tempi

    Ripenso il tuo sorriso

    Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un'acqua limpida
    scorta per avventura tra le pietraie d'un greto,
    esiguo specchio in cui guardi un'ellera i suoi corimbi;
    e su tutto l'abbraccio d'un bianco cielo queto.
    Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano
    se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua,
    o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
    e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
    Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
    sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma,
    e che il tuo aspetto s'insinua nella mia memoria grigia
    schietto come la cima d'una giovinetta palma.

    (EUGENIO MONTALE)


    Favole Classiche

    Il ricco e il povero

    Nei tempi antichi, quando il buon Dio errava ancora sulla terra, fra gli uomini, una sera che era stanco gli accadde di essere sorpreso dalla notte prima di poter giungere a una locanda. Sul suo cammino, si trovavano due case, l'una di fronte all'altra: la prima era grande e bella, la seconda piccola e dall'aspetto misero. Quella grande apparteneva a un ricco, mentre la piccola a un pover'uomo. Nostro Signore pensò: "Al ricco non darò disturbo: busserò a lui". Il ricco, udendo bussare alla sua porta, aprì la finestra e domandò al forestiero che cosa cercasse. Il Signore rispose: -Vi prego di darmi ricovero per la notte-. Il ricco squadrò il viandante da capo a piedi, e siccome il buon Dio era vestito umilmente e non aveva l'aria di uno che ha molto denaro in tasca, scosse il capo e disse: -Non posso ospitarvi: le mie stanze sono piene di verdure e di sementi; e se dovessi dare alloggio a tutti quelli che bussano alla mia porta, potrei andare in giro a mendicare. Cercate una sistemazione altrove-. Detto questo, sbatté‚ la finestra e piantò in asso il buon Dio. Allora questi gli voltò le spalle, andò alla casetta di fronte e bussò. Aveva appena bussato che il povero già gli apriva la porta pregandolo di entrare e di trascorrere la notte in casa sua. -E' già buio- disse -per oggi non potete proseguire.- Il buon Dio ne fu contento ed entrò. La moglie del povero gli porse la mano, gli diede il benvenuto e gli disse si mettersi comodo: doveva accontentarsi perché‚ non avevano molto, ma quel poco che c'era lo davano volentieri. Poi mise delle patate sul fuoco e, mentre cuocevano, munse la sua capra per avere un po' di latte da bere. Quando la tavola fu apparecchiata, il buon Dio si sedette e mangiò con loro, e quel povero cibo gli piacque, perché‚ aveva accanto a s‚ dei visi lieti. Terminata la cena, quando fu ora di dormire, la donna prese da parte il marito e gli disse: -Senti, marito caro, questa notte ci distenderemo sulla paglia e lasceremo il nostro letto al povero viandante perché‚ si riposi: ha camminato tutto il giorno ed è certo stanco-. -Ben volentieri!- rispose il marito. -Vado a offrirglielo.- Andò dal buon Dio e lo pregò, se era d'accordo, di coricarsi nel loro letto per riposare le sue membra. Il buon Dio non voleva portar via ai due vecchi il loro letto, ma essi non lo lasciarono in pace finché‚ egli acconsentì a coricarvisi; essi, invece si coricarono per terra sulla paglia. Il mattino seguente si alzarono prima che facesse giorno e prepararono all'ospite una modesta colazione. Quando il sole brillò attraverso la finestrella, il buon Dio si alzò, mangiò di nuovo con loro e si preparò a riprendere il cammino. Ma quando fu sulla soglia di casa, disse: -Poiché‚ siete così pii e misericordiosi, chiedete tre cose, e io vi esaudirò-. Il povero disse: -Che altro potrei desiderare se non l'eterna beatitudine, e che noi due, finché‚ viviamo, ci manteniamo in salute e possiamo avere il nostro pane quotidiano? Quanto alla terza cosa non so cosa potrei desiderare-. Il buon Dio disse: -Non vuoi una casa nuova al posto di quella vecchia?-. Allora l'uomo rispose che sì, se avesse potuto avere anche quella, gli avrebbe fatto piacere. Allora il Signore esaudì quei desideri e trasformò la loro vecchia casa in una bella e nuova; poi li lasciò e proseguì il cammino. Il sole era già alto quando il ricco si alzò e, messosi alla finestra, vide di fronte una bella casa al posto della vecchia capanna. Fece tanto d'occhi, chiamò la moglie e disse: -Moglie, cerca di sapere come sono andate le cose. Ieri sera c'era ancora quella misera capanna e oggi c'è una bella casa nuova. Corri di fronte e senti com'è andata-. La donna andò a interrogare il povero che così le raccontò: -Ieri sera è arrivato un viandante che cercava ricovero per la notte; questa mattina, nel prendere commiato, ha voluto concederci tre desideri: l'eterna beatitudine, buona salute in vita e il nostro pane quotidiano e, al posto della nostra vecchia capanna, una bella casa nuova-. Quand'ebbe udito tutto ciò, la moglie del ricco corse a casa a raccontare ogni cosa al marito che disse: -Meriterei di essere picchiato e fatto a pezzi! L'avessi saputo! Il forestiero è stato anche da me, ma io l'ho scacciato-. -Affrettati!- disse la moglie -sali a cavallo, il viandante non è molto lontano, puoi ancora raggiungerlo ed esprimere anche tu tre desideri.- Allora il ricco montò a cavallo e raggiunse il buon Dio. Gli si rivolse in modo amabile e cortese dicendogli che non doveva prendersela se non lo aveva fatto subito entrare: aveva cercato la chiave della porta e, nel frattempo, egli se ne era andato. Se fosse tornato un'altra volta, avrebbe dovuto alloggiare da lui. -Sì- disse il buon Dio -se torno lo farò.- Allora il ricco domandò se anche lui poteva esprimere tre desideri come il suo vicino. Sì, rispose il buon Dio, poteva benissimo, ma non era un buon affare per lui, era meglio se non esprimeva alcun desiderio. Ma il ricco pensò che avrebbe scelto comunque qualcosa di vantaggioso per s‚, purché‚ fosse sicuro di essere esaudito. Il buon Dio disse: -Va' a casa; i primi tre desideri che esprimerai saranno esauditi-. Il ricco aveva raggiunto il suo scopo; si mise in cammino verso casa e si mise a pensare a ciò che poteva desiderare. Mentre rifletteva, lasciò andare le redini, e il cavallo si mise a saltare sicché‚ egli era continuamente disturbato e non riusciva a concentrarsi. Allora si arrabbiò e gridò spazientito: -Vorrei che ti rompessi il collo!-. Come ebbe pronunciato queste parole, il cavallo stramazzò a terra, morto stecchito; e il primo desiderio era esaudito. Ma siccome era avaro, non voleva abbandonare i finimenti: li tagliò, se li mise sulla schiena, e dovette andare a casa a piedi. Tuttavia si consolava pensando che gli restavano ancora due desideri. Mentre camminava nella polvere e il sole di mezzogiorno bruciava infuocato, gli venne un gran caldo e diventò di cattivo umore: la sella gli pesava sulle spalle e continuava a non sapere quello che doveva desiderare. Se gli veniva in mente qualcosa, un attimo più tardi gli sembrava troppo poco. Nel frattempo pensò che la moglie a casa se la passava bene, seduta in una stanza fresca a mangiare di buon appetito. Questo lo indispettì per bene, e, senza riflettere, disse: -Invece di trascinarmi questo peso sulla schiena, vorrei che ci fosse lei seduta su questa sella e che non potesse scendere!-. Com'ebbe pronunciato queste parole, la sella scomparve dalla sua schiena, ed egli comprese che anche il secondo desiderio era stato esaudito. Allora sentì ancora più caldo, si mise a correre e pensava, una volta a casa, di potersi chiudere in camera da solo, per riflettere e trovare qualcosa di grande per l'ultimo desiderio. Ma quando arriva e apre la porta, vede, in mezzo alla stanza, sua moglie seduta sulla sella, che piange e si dispera perché‚ non può scendere. Allora egli disse: -Calmati! Stattene lì seduta e ti procurerò tutte le ricchezze di questo mondo!-. Ma ella rispose: -Che cosa me ne faccio di tutte le ricchezze del mondo se non posso scendere da questa sella? Tu hai desiderato ch'io finissi qua sopra, adesso devi anche aiutarmi a scendere!-. Così, che lo volesse o no, egli dovette chiedere, come terzo desiderio, che sua moglie fosse libera e potesse scendere dalla sella; e il desiderio fu subito esaudito. Così da quella storia egli non ebbe che rabbia, fatica e un cavallo perduto. I poveri invece vissero felici, tranquilli e pii fino alla loro morte serena.

    (F.lli Grimm)


    ATTUALITA’

    Torna l'eco-domenica, Roma invasa da bici
    La fascia verde della capitale vietata a tutti i veicoli a motore fino alle 17.30. Un'invasione di biciclette nel centro storico della Capitale nella domenica ecologica che prevede il divieto di circolare, dalle 8.30 alle 17.30, per tutti i veicoli a motore inquinanti nella 'fascia verde' all'interno del Grande Raccordo Anulare. E' partita questa mattina dalle Terme di Caracalla la manifestazione su due ruote 'Granfondo Campagnolo Roma'.

    Un vero e proprio 'fiume' di ciclisti che pedalando prima davanti al Circo Massimo e al Colosseo arriveranno fino ai Castelli romani. Tra i primi ciclisti al nastro di partenza, il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che ha pedalato per i primi cinque chilometri della gara; la competizione prevede due percorsi: uno da 92 km e un altro da 148 chilometri).

    "E' fantastico passare davanti al Colosseo correndo o in bicicletta - ha commentato il primo cittadino al termine della sua gara - .E' una esperienza che auguro ad ogni sportivo. Credo che questo successo di partecipazione dimostri la grande voglia di bici che c'è in tutta Roma. Non solo sportivi ma anche tante persone che vogliono pedalare". Una giornata per la Capitale all'insegna del 'no-smog': Roma, infatti, si è svegliata non solo con 'l'invasione delle bicì ma anche con l'assenza di auto e moto per le strade per la domenica ecologica.(Ansa)



    La Spezia, relitto di nave romana trovato a 400 metri di profondità
    L'imbarcazione è carica di anfore greco-italiche e oggetti di uso quotidiano. Per il recupero sarà utilizzato il robot Pluto

    Un relitto romano è stato ritrovato nelle acque a sud di La Spezia, a 400 metri di profondità. A darne notizia al Salone Nautico Internazionale di Genova è stato Guido Gay, titolare della Gaymarine, di Lomazzo in provincia di Como, l'inventore del robot sottomarino Pluto.

    Il relitto, ha precisato Gay, si presenta intatto nel carico: anfore greco-italiche e oggetti di uso quotidiano. Le attività di recupero, per le quali sarà utilizzata la tecnologia Pluto, sono in corso di definizione con la Soprintendenza e saranno oggetto di un convegno in programma a Portovenere il prossimo 25 ottobre.

    Il robot sottomarino Pluto, progettato nel 1981 e di cui esistono varie versioni, è stato acquistato dalle Marine Militari di diversi Paesi.

    Appassionato velista e amante del mare, l'ingegnere-inventore-imprenditore Guido Gay è anche noto come "cacciatore di relitti". "In realtà è errato - commenta - perché tutti i ritrovamenti che faccio sono fortuiti. Avvengono durante l'attività di sperimentazione delle mie apparecchiature. Abbiamo messo a punto per esempio un sonar particolare che consente dalla superficie di vedere in profondità i fondali. Quando si trova un'anomalia si può poi andare a vedere di cosa si tratta".(Ansa)



    In arrivo nubifragi su sei regioni
    Previsti su Liguria, Lombardia, Friuli VG, Toscana, Lazio e Campania. In relazione al bollettino di condizioni meteorologiche avverse emesso dal Dipartimento Nazionale per la Regione Lazio, il Campidoglio ha dichiarato lo stato di allerta. Lo si legge in una nota. I fenomeni più significativi sono attesi tra metà pomeriggio e la tarda serata di domani, con quantitativi di pioggia più abbondanti al momento stimati dopo le 20. La previsione si riferisce ai quadro esaminato alle 12 di oggi ed è suscettibile di cambiamenti a seconda delle variabili climatiche nelle prossime ore.

    L'allarme per il maltempo in arrivo su Roma "sembra un po' ridimensionato, ma l'allerta resta". Lo ha detto il sindaco Gianni Alemanno. "E' spostato nel tempo, non lunedì mattina ma nel pomeriggio - ha aggiunto -. Abbiamo fatto bene a non chiudere le scuole. L'allerta c'é soprattutto nelle zone più a rischio, che sono strutturalmente fragili per carenza di fogne. Restiamo molto in allerta ma possiamo dire alla gente di stare un po' più tranquilla".

    Sei regioni a rischio nubifragi nelle prossime ore: Liguria, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Lazio, Campania. Sono le previsioni di Antonio Sanò, de "IlMeteo.it", secondo cui il ciclone "Cleopatra" già da questa sera in Liguria, colpirà le nostre regioni con una certa violenza, per raggiungere la massima potenza nella notte tra lunedì e martedì. "Cleopatra", spiega Sanò, nasce dai contrasti tra l'aria più fredda che sta scendendo da latitudini artiche verso la Spagna e il Marocco, con l'aria più calda di risposta dall'entroterra sahariano.

    Da questa sera e per 12 ore, dalle ore 20 fino alle 8 di domani, sarà massima allerta in Liguria e in particolare nella provincia di Genova con punte di 100mm di pioggia. Poi nella notte sarà la Lombardia e in particolare il bergamasco ad essere violentemente colpito con 60mm di pioggia. Lunedì i nubifragi si porteranno sul Friuli dove si attendono 150mm in 24 ore con punte di 200m tra le 8 di Lunedì e le 8 di Martedì.

    Nubifragi previsti anche sull'alta Toscana e dal pomeriggio sul Lazio e Roma con punte di 50-100m in 12 ore. Nella serata i nubifragi colpiranno la Campania e Napoli con 50mm e altri temporali transiteranno anche sulla Sicilia. Nella notte e Martedì il maltempo si porterà al sud e ancora piogge interesseranno il nordest con la neve che scende a 1600m, ma la tendenza, conclude Sanò, è per un miglioramento con un calo delle temperature.

    "Ho discusso con il capo della Protezione Civile Nazionale, Gabrielli, ed abbiamo concordato che non ci fossero gli estremi per la chiusura delle scuole. Però grande prudenza ed evitare spostamenti non necessari" spiega il sindaco di Roma Gianni Alemanno.(Ansa)



    GOSSIPPANDO


    OPERA



    Giovanna d'Arco



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    Giovanna d'Arco è un dramma lirico di Giuseppe Verdi, su libretto di Temistocle Solera, rappresentato per la prima volta il 15 febbraio 1845, tratto parzialmente dal dramma di Friedrich Schiller La Pulzella d'Orléans.

    Giovanna d'Arco, ovvero: "O Scala addio!"
    monica%20guerritore-thumbDopo il discreto successo de I due Foscari al teatro Argentina, Verdi fu a Milano per un'opera vecchia e un'opera nuova. All'apertura della stagione di carnevale 1845 (ovvero il 26 dicembre 1844) provvidero I Lombardi alla prima crociata e qualche settimana dopo, dopo appena quattro mesi di lavoro, la sera del 15 febbraio 1845, andò in scena la fiammante Giovanna d'Arco che Temistocle Solera aveva parzialmente tratto da un dramma di Schiller. Esecutori furono gli stessi lombardi più o meno crociati che in genere erano bravissimi mentre per l'occasione se la cavarono con una risicata "sufficienza". Gli interpreti erano la Frezzolini sempre drammatica sul palcoscenico e nevrastenica nella vita, un Poggi alquanto offeso dalle minacce che gli derivavano dall'intima amicizia con l'austriacante contessa Samoyloff e un Colini forse più elegante che incisivo. Forse per la malariuscita dell'opera, forse per il soggetto non particolarmente prediletto dal Verdi, forse perché Merelli stava vendendo il libretto a Ricordi senza interpellare il maestro o forse per la stampa che auspicava futuri miglioramenti dell'opera stessa il cigno di Busseto disse basta con la Scala. Basta almeno fino al 1869 quando Verdi vi tornò con la versione definitiva de La forza del destino. Giovanna d'Arco rimaneva comunque la migliore fra le opere scritte fino ad allora da Verdi, che erano già sette in sei anni.
    Oggi l'opera è raramente rappresentata, a causa dell'inadeguatezza del libretto, ma conobbe molte riprese nel corso degli anni, e il ruolo di Giovanna fu interpretato da cantanti di fama internazionale (Renata Tebaldi, Montserrat Caballé, Katia Ricciarelli, Susan Dunn, June Anderson, Mariella Devia). Alcuni bravi Carlo VII furono Carlo Bergonzi e Plácido Domingo. Da ricordare il Giacomo di Sherrill Milnes.

    Trama
    A Domremy, nel 1429, Carlo VII annuncia che intende lasciare il trono al re d'Inghilterra, ovvero di smettere di combattere, 1222675783386_0dal momento che nel sogno gli è apparsa la Vergine che gli ha ordinato di deporre le armi e l'elmo nel bosco. Non appena il Re spiega questo sogno, viene informato dell'esistenza di una cappellina dedicata appunto alla vergine e sita nel bosco. Decide così di andarvi e di deporre le armi. Nella foresta vi è un umile ovile, abitazione di Giacomo e Giovanna. Giovanna ritorna dalla Cappellina della Vergine sconfortata per la sua impotenza a combattere e per la Francia che sta, momento dopo momento, per essere sottoposta agli inglesi. Entra in casa e si addormenta. Durante il sonno viene avvolta da una schiera di spiriti malvagi, i quali la tentano a lasciarsi vincere dalle gioie della gioventù. Subito dopo però, accompagnato dal ritorno in cielo della luna, a Giovanna vengono in visita una schiera di spiriti Eletti, i quali le annunciano che il suo più grande desiderio si sta per avverare: potrà anche lei finalmente combattere, ma non dovrà accogliere in cuore alcun affetto profano. Giovanna si sveglia di soppiatto e si dirige frettolosamente verso la cappella della Vergine; lì vi trova un elmo e delle armi, ma anche il Re che le aveva poco prima deposte. A questo punto Giovanna si barda a guerra e s'annuncia al re come colei che libererà la Francia. Intanto, Giacomo da una finestra di casa vede la scena e pensa che il Re con l'aiuto del demonio sia riuscito a conquistare la figlia; mentre Giovanna lascia il suo ovile, Carlo comincia ad innamorarsi.




    Atto I
    Scena I
    Luogo rupestre presso Reims
    I soldati inglesi piangono la sconfitta giunta dopo tante vittorie ed assieme al loro comandante Talbot discutono la via di fuga. Improvvisamente, appare Giacomo, il quale promette ai nemici di suggerire la causa delle loro sconfitte.

    Scena II
    Nel giardino della reggia di Reims, Giovanna esce dalla stanza dove è in corso la festa per la vittoria in cerca di una boccata d'aria. Qui essa decide di ritornare alla propria abitazione nella foresta. (4) Improvvisamente è raggiunta da Carlo, il quale le confessa il suo amore, «puro e spirituale», Giovanna inizialmente rifiuta, ma poco dopo ammette di ricambiare l'amore di Carlo. Non appena questo accade, Giovanna è investita da una sorta di delirio: gli spiriti celesti le ricordano la rinuncia ad ogni amore profano che lei stessa aveva offerto a prezzo di vestire l'armatura. (5) Arrivano nel giardino i servi che festanti chiamano il re da incoronare e Giovanna da onorare nella cattedrale. (6) Carlo prega per Giovanna, la quale viene inondata da una schiera di spiriti malvagi che esultano per la vittoria contro l'anima della donna guerriera.

    === Atto II ===
    Piazza di Reims, a sinistra la cattedrale di S.Dionigi
    La folla inneggia alla vergine guerriera. Arriva intanto la processione composta da Ufficiali del Re, Grandi del regno, Araldi, paggi, fanciulle, Marescialli, Deputati, Cavalieri e Dame, Magistrati, Alabardieri e Guardie d'onore alla fine della quale vi sono Carlo e Giovanna i quali entrano nella chiesa. Nelle vicinanze c'è Giacomo che ricorda il suo dramma di padre tradito. Carlo ormai incoronato re esce dalla chiesa e annuncia che questa verrà dedicata a Giovanna. Improvvisamente avanza Giacomo, che accusa la figlia dinnanzi a tutti di rapporti con il demonio. Giovanna, sapendo che era venuta meno alla rinuncia dell'amore terreno, non sa come discolparsi: maledetta da tutti (tranne che dal Re) la fanciulla si getta nelle braccia del padre il quale la purificherà con il rogo.

    Atto III
    Giovanna è imprigionata in una rocca inglese, dalla sua cella ode i suoni della battaglia che è ancora in corso e immagina il re circondato dalle truppe nemiche. Entra Giacomo, al quale Giovanna rivolge una preghiera: chiede che le sue catene siano spezzate e confessa di aver amato per un istante solo Carlo ma di essere sempre stata fedele a Dio. Giacomo, una volta compresa la purezza della figlia, le infrange le catene e la invia a combattere contro gli inglesi, Giovanna esce precipitosamente dalla rocca e si inoltra nella battaglia. Arrampicato sulla vetta della torre Giacomo osserva la figlia che combatte a fianco del re e scaccia gli inglesi. I francesi hanno vinto ed il re entra festante nella rocca perdonando il vecchio pentito. Delil, però, annuncia che Giovanna durante la battaglia è morta, Carlo profondamente costernato, vaneggia. Vede avanzare lentamente la salma della cara ormai defunta trasportata da un corteo. D'improvviso, quasi miracolosamente, Giovanna si alza riconosce il re e il padre e chiede la sua bandiera. Afferratala, vede aprirsi il cielo e discendere la Vergine Maria, essa trasfigura e muore, compianta da tutti ed accolta dagli spiriti eletti.