MOSTRE STORIA

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    CARTE D'ITALIA


    FINO AL 4 NOVEMBRE

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    La prima campagna d'Italia di Napoleone è raccontata attraverso la mappa di Bacler d'Albe

    ROMA - Disegnatore, cartografo e pittore di battaglie, Bacler d'Albe diviene, nel 1804, capo del bureau topographique di Napoleone con il compito di raccogliere la documentazione necessaria per le campagne militari. Il progetto della "Carte générale du théatre de la guerre en Ilalie et dans les Alpes" aveva l'obiettivo di riunire il territorio dell'Italia centro settentrionale in un'unica carta. In 4 anni Bacher produsse 6 carte innovative per numerosi elementi di carattere tecnico. Donate al Museo Napoleonico nel 2005, oggi è lo stesso museo a presentarle ricomposte in un'unica parete. L'esposizione è corredata da una serie di incisioni che ripercorrono i momenti principali delle Campagne Napoleoniche

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    INFO

    Museo Napoleonico, piazza di Ponte Umberto I, nr 1, ROMA.
    Da martedì a domenica dalle 09.00 alle 19.00. Chiuso il lunedì.
    Il costo del biglietto è di 5,50 euro.
    Per informazioni 060608 oppure www. museonapoleonico.it




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    LA NUOVA FRONTIERA


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    FINO AL 9 dicembre




    Una mostra dedicata alla civiltà del popolo indigeno ripercorre la Storia e la cultura dei nativi de Nord America,

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    FIRENZE - 500 anni or sono moriva colui che ha dato il proprio nome al continente americano: Amerigo Vespucci. Questa mostra vuole ricordare il grande navigatore fiorentino ripercorrendo i passi della civiltà del Nord America per riscoprire la storia di quelle terre dove i colonizzatori penetrarono nella loro avanzata. L'esposizione presenterà una scelta dei pezzi piu' preziosi e significativi del Gilcrease Museum di Tulsa, in Oklahoma, uno dei musei più importanti per la ricchezza di testimonianze storiche e per la più grande collezione di manufatti d'arte relative alla storia del West. La mostra consentirà di apprezzare le testimonianze storiche di un popolo noto troppo spesso solo per le ricostruzioni della filmologia americana.





    INFO

    Palazzo Pitti, Andito degli Angiolini, Galleria del Costume - FIRENZE. Da lunedì a domenica dalle 08.15 alle 18.50 nei mesi di luglio e agosto. Dalle 08.15 alle 18.30 nei mesi di settembre e ottobre. Dalle 08.15 alle 16.30 nei mesi di novembre e dicembre.
    Per informazioni 055 294883
     
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    ..in Francia la mostra ...

    “Bologne et le pontifical d’Autun.
    Chef d’oeuvre inconnu du premier
    mostra Trecento (1330-1340)”


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    Inaugurata mercoledì 12 settembre al Musée Rolinad di Autun in Borgogna, la mostra “Bologne et le pontifical d’Autun. Chef d’oeuvre inconnu du premier Trecento (1330-1340)” che resterà allestita fino al 9 dicembre 2012. I Musei Civici d’Arte Antica di Bologna collaborano con il Musée Rolin d’Autun, il Musée du Louvre e la Bibliothéque Nationale de France, alla realizzazione di questa mostra che intende presentare uno straordinario manoscritto, riccamente miniato, scoperto nella Diocesi di Autun (Borgogna) nel settembre del 2007. Si tratta di un capolavoro sconosciuto, in cui sono individuabili le mani di tre artisti, che è stato riconosciuto come un documento fondamentale per la conoscenza della miniatura del primo Trecento bolognese, influenzata, in parte, anche dalla pittura di Giotto.

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    ll manoscritto di Autun è un Pontificale Romano, in cui sono raccolte tutte le istruzioni per lo svolgimento delle celebrazioni riservate al vescovo: i rituali liturgici e le benedizioni solenni della vita ecclesiastica vi sono illustrati in modo sorprendente da miniatori di scuola bolognese.

    L’esposizione – la prima sul Trecento bolognese in terra di Francia – è l’occasione per ripercorrere le vicende artistiche della città emiliana, centro illustre per la produzione miniatoria, ma anche luogo di grande vitalità culturale a seguito di avvenimenti storici succedutisi tra il 1327 e il 1334, quando per la costruzione della rocca di Porta Galliera convergono a Bologna le maestranze e gli artisti di spicco del momento.

    La mostra, la cui direzione scientifica è affidata a François Avril (Conservatore generale del Dipartimento manoscritti della Bibliothéque Nationale de France), Dominique Thiebaut (Conservatore generale del Dipartimento di pittura del Musée du Louvre), Brigitte Maurice-Chabard (Direttore del Musée Rolin D’Autun), Massimo Medica (Direttore dei Musei Civici d’Arte Antica di Bologna) vedrà esposte infatti, oltre al Pontificale d’Autun, importanti opere provenienti da istituzioni italiane ed europee, quali l’Incoronazione della Vergine di Vitale di Bologna del Louvre, il San Gregorio dello Pseudo-Jacopino della Pinacoteca di Bologna, e i due magnifici marmi con San Domenico (Marsiglia, Musée Grobet-Labadie) e San Pietro martire (Bologna, Museo Civico Medievale) di Giovanni di Balduccio, che erano parte della «cappella magna» del castello papale di Porta Galliera, sontuosa dimora destinata nelle intenzioni di papa Giovanni XXII, a diventare la sua nuova residenza, riportando la sede pontificia da Avignone in Italia.

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    “Bologne et le pontifical d’Autun. Chef d’oeuvre inconnu du premier Trecento (1330-1340)” è la prima di una serie di cinque esposizioni incluse in un accordo per scambi culturali e scientifici tra Autun e il Louvre.

    La mostra verrà presentata a Bologna, all’interno delle iniziative legate ad Artelibro 2012, presso il Lapidario del Museo Civico Medievale, via Porta di Castello 3, sabato 22 settembre, alle 10.30. Intervrranno: Daniele Benati, Direttore del Dipartimento Arti Visive dell’Università di Bologna; Massimo Medica, Direttore dei Musei Civici d’Arte Antica – Istituzione Musei Civici di Bologna; Brigitte Maurice Chabard, Direttore Musée Rolin D’Autun.

    Il Museo Civico Medievale di Bologna

    In una delle testimonianze architettoniche più rilevanti dell’età dei Bentivoglio, il quattrocentesco palazzo Ghisilardi-Fava, ha sede dal 1985 il Museo Civico Medievale. Nelle sale di questo importante edificio sono state riunite opere appartenenti a collezioni che risalgono fino al XVII secolo, fra cui spiccano la raccolta del marchese Cospi, vera e propria summa enciclopedica di mirabilia naturali e artificiali, la raccolta del generale Marsili, composta principalmente da armi, ed infine il fondo Palagi (1860).

    Le opere che costituiscono il nucleo più rilevante del museo sono in gran parte testimonianze della vita medievale bolognese, a partire dai manufatti altomedievali dei secoli VII-IX, fino alla grande statua di Bonifacio VIII in lastre di rame dorato, opera di Manno Bandini da Siena (1301), eseguita in ricordo dell’impegno profuso dal Papa per mettere fine alla guerra tra Bologna e Ferrara.

    Vicino alla scultura trova posto un illustre documento degli inizi del Trecento, il grande piviale di manifattura inglese con Storie della vita di Cristo e della Vergine, esempio tra i più rilevanti di “opus anglicanum”.

    Alla consuetudine in uso durante il Trecento nelle maggiori città universitarie d’Italia di dedicare monumenti funebri scolpiti ai dottori dello Studio non si sottrae neppure Bologna dove questo genere andò diffondendosi rapidamente come è testimoniato dai sepolcri presenti nel museo, nei quali ricorre la tipologia del dottore in cattedra colto nell’atto di impartire lezioni ai suoi studenti (sepolcro di Bonifacio Galuzzi, opera di Bettino da Bologna, arca di Giovanni d’Andrea).

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    Arricchiscono la raccolta del museo l’ampia selezione di avori francesi ed italiani, preziosi vetri muranesi, pregiate armi, numerose e rare testimonianze della vita di corte bentivolesca che annoverano, accanto ad oggetti di raffinata manifattura (lo stocco di Ludovico Bentivoglio, il corno bentivolesco, la coppia di fiasche), imprescindibili documenti di scuola ferrarese del XV secolo.

    Corpose sezioni del museo sono infine dedicate all’arte della scultura bolognese in bronzo rinascimentale e barocca (modello per il Nettuno del Giambologna, San Michele Arcangelo di Algardi, busto di Gregorio XV Ludovisi) e all’arte della miniatura bolognese, con celebri esemplari di codici appartenuti ai secoli XIII-XVI.





    INFO

    Museo Civico Medievale Via Manzoni 4 051- 203916/203930

    [email protected]

    orari: martedì-venerdì: 9-15; sabato, domeniche e festivi infrasettimanali: 10-18,30 chiuso: lunedì (feriali), Natale, Capodanno e 1 maggio. Ingresso gratuito

    Info: http://informa.comune.bologna.it/iperbole/cultura



    beniculturali.it
     
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    ROMA CAPUT MUNDI.
    Una città tra dominio e integrazione



    La mostra Roma caput mundi, che si terrà dal 10 ottobre al 10 marzo 2013, intende cogliere la ricchezza e la varietà di una storia «unica» soprattutto per le sue armoniche contraddizioni.
    Il Colosseo, la Curia Iulia e il Tempio del Divo Romolo nel Foro romano, sono le sedi in cui si articola il percorso espositivo: dalle origini di Roma alla conquista dell’Italia e delle province; gli influssi culturali e religiosi; schiavitù e melting-pot etnico; visioni antiche e moderne.
    Sono più di un centinaio le opere scelte per narrare una storia complessa e affascinante, percepita ancora oggi dall'opinione diffusa nell’immaginario collettivo - in Italia come nel resto del mondo - secondo stereotipi ricorrenti, molto influenzati da ideologie e esperienze politiche dell'età contemporanea (dalla Rivoluzione francese al fascismo). Questo fenomeno trova un riflesso immediato nei romanzi storici e soprattutto nel cinema, cui viene dedicata un’intera sezione: i Romani sono regolarmente rappresentati come un popolo violento e sadico, razzista, privo di motivazioni che non siano l'esercizio e il rafforzamento del loro dominio, lo sfruttamento delle altre genti, la repressione del dissenso politico e delle religioni dissonanti.
    Si è voluto intitolare la mostra «Roma capitale del mondo» (caput orbis terrarum o caput mundi), per riprendere un concetto usato dagli antichi come metafora di una potenza universale. Così già nel primo libro di Livio, dove Romolo, disceso dal cielo, ordina a un romano di trasmettere la sua profezia: «Va’ – disse – annuncia ai Romani che gli dei celesti vogliono che la mia Roma sia la capitale del mondo; perciò coltivino l’arte militare e sappiano, e tramandino anche ai posteri che nessuna potenza umana potrà resistere alle armi dei Romani».
    La mostra non intende ovviamente occultare gli aspetti che oggi possono apparire brutali del dominio romano: le sofferenze inferte a intere comunità, le guerre di rapina, la schiavitù (quale grande impero, compresi quelli a noi più recenti, non si è costruito in modo violento?). Questa immagine, che corrisponde a una percezione di massa diffusa ancora oggi a livello mondiale, viene tuttavia complicata e arricchita dalla considerazione di altri fenomeni, presi in esame dall’ampio e articolato percorso espositivo.
    Ma i Romani insistevano anche sul fatto che fin dalle origini la loro era stata una «città aperta» alle altre genti. Infatti, essi praticarono una politica dell'integrazione che non trova riscontri di uguale entità nell'intera storia universale: ritenevano irrilevante la purezza della stirpe, concedevano facilmente la cittadinanza, liberavano gli schiavi con procedure semplici e lo schiavo liberato era un «quasi cittadino» (i figli di quest'ultimo erano cittadini di pieno diritto). Alcuni storici contemporanei, sulla scia degli autori antichi, insistono giustamente sull'apporto morale e culturale (oltre che militare) rappresentato, nel corso dei secoli, da questo continuo arricchimento del corpo civico. La potenza bellica era dunque solo uno dei volti di Roma caput mundi. Tutti questi concetti sono esposti attraverso sculture, rilievi, mosaici, affreschi, bronzi e monete e suddivisi nelle tre sedi della mostra nelle seguenti sezioni:

    CURIA
    Il manifesto dell’integrazione romana/Origini esotiche/Roma città etrusca

    COLOSSEO
    I due volti di Roma/L’Italia dei romani/La rivolta degli italici/Romanizzazione/Roma città greca
    Il mondo a Roma/La repressione dei Baccanali/Ebrei e romani/Da cose a cittadini

    TEMPIO DI ROMOLO
    Razza romana/Invenzioni di Roma e della romanità tra politica e cinema

    La mostra è curata da Andrea Giardina, storico e professore presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane e la Scuola Normale di Pisa, e Fabrizio Pesando, archeologo e professore presso l’Università degli Studi di Napoli L’Orientale.
    Accompagna la mostra un ricco volume di studi pubblicato da Electa. I saggi, affidati ai maggiori specialisti italiani e stranieri, passano in rassegna le istanze culturali, sociali e politiche del mondo romano dalle origini troiane alla Roma etrusca e greca, fino alle conquiste in Italia e nel Mediterraneo. Oltre ogni definizione geografica dell’espansione si approfondisce il ruolo dello straniero nella costruzione della civiltà romana, l’integrazione e l’ascesa dei provinciali che giunsero alle più alte cariche (si pensi agli imperatori “spagnoli, Traiano e al suo successore Adriano), la componente servile, la circolazione di beni e idee oltre che dei costumi e dei culti tra accoglienza e repressione. Tra i temi portanti del volume si affronta anche quello della globalizzazione entro i confini culturali, linguistici ed economici dell’Impero che ha reso sempre attuale l’immagine dei Romani nei secoli, oltre ogni sfruttamento ideologico.
    (beniculturali.it)





    INFO
    Ufficio stampa Electa per la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma
    Gabriella Gatto
    [email protected]


    Informazioni tecniche
    Orari
    Dalle 8.30 a un’ora prima del tramonto.
    Non si effettua chiusura settimanale.
    La biglietteria chiude un'ora prima.

    Ingresso
    Intero € 12,00; ridotto € 7,50
    Lo stesso biglietto consente l’accesso al Colosseo, al Foro romano e al Palatino
    I biglietti sono acquistabili online sul sito www.coopculture.it.
    L’applicazione iMiBAC Top 40 consente l’acquisto del biglietto tramite smartphone

    Informazioni e visite guidate
    www.coopculture.it
     
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    "I PAPI NELLA MEMORIA" A CASTEL SANT’ANGELO


    Castel Sant’Angelo, prima mausoleo imperiale e poi imprendibile fortezza, da secoli ha legato la sua storia a quella del papato, anche per la sua vicinanza con San Pietro e con i Palazzi Vaticani. Nei momenti più difficili fu un rifugio sicuro per i pontefici, come accadde in quel lontano 6 maggio del 1527, quando Clemente VII, attraverso il corridore di Borgo, riuscì a raggiungerlo precipitosamente grazie al sacrificio delle guardie svizzere che caddero sotto i colpi dei lanzichenecchi. Ora il Castello torna a ospitare i suoi antichi proprietari, raccogliendoli in una mostra che ripercorre settecento anni di storia, da Bonifacio VIII che nel 1300 proclamò il primo Giubileo, fino a Giovanni Paolo II e all’ultimo Anno Santo.

    "I Papi della memoria. La storia di alcuni grandi Pontefici che hanno segnato il cammino della Chiesa e dell’Umanità", visitabile fino al prossimo 8 dicembre, è un evento curato da Mario Lolli Ghetti e organizzato dal Centro Europeo per il Turismo, presieduto da Giuseppe Lepore, e dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico-Artistico ed Etnoantropologico della città di Roma, diretta da Rossella Vodret, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, i Musei Vaticani, la Fabbrica di San Pietro e l’Ufficio per le celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice.
    "La Rassegna – spiega Lepore – è un percorso attraverso frammenti di memoria di fede, di scienza e di arte, ma anche del vissuto e dell’umanità dei Pontefici, del loro rapporto con i sommi artisti di tutte le epoche. E’ un viaggio tra i capolavori di grandi artisti provenienti dai maggiori musei d’Italia e le testimonianze grafiche, fotografiche e filmiche che hanno visto i Pontefici come protagonisti della storia e della cultura". La mostra propone una riflessione sul modo in cui si è manifestato il messaggio universale della Chiesa, rivolto prima di tutto a Roma e poi da Roma al mondo, nel campo della fede e dell’arte, della politica e della cultura. Le singole figure dei Pontefici, rappresentate da ritratti scolpiti o dipinti e da opere d’arte o da oggetti a loro appartenuti, sono state inserite all’interno dei rispettivi ambiti cronologici.
    Il percorso lineare dell’esposizione, articolata in otto grandi capitoli, spiega Mario Lolli Ghetti, viene "a tratti interrotto da piccole sezioni tematiche, limitate anche a due o tre opere d’arte e oggetti, destinate ad approfondire fenomeni o episodi storici culturali, giudicati particolarmente significativi, quali la fondazione dei Musei Capitolini, la riforma del Calendario Gregoriano, il collezionismo delle famiglie papali, la nascita dell’Accademia, , l’esempio del Museo Pio Clementino in Vaticano, le manifestazioni di fede e i culti popolari, la canonizzazione dei nuovi santi, l’incendio e la ricostruzione della Basilica di San Paolo fuori le Mura, la promulgazione del Dogma dell’Immacolata Concezione, l’ingresso nella contemporaneità e la costruzione dell’Aula in Vaticano per opera di Nervi".
    Tra i materiali esposti, anche una selezione di opere negli anni più recenti recuperate dalle Forze dell’Ordine e sottratte al mercato clandestino, a riprova della preziosa attività nel settore di Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato. Tali opere sono corredate da schede con un sintetico resoconto delle indagine e delle conclusioni delle operazioni. "Sicuramente questi racconti – prosegue il curatore della mostra – nella loro poliziesca drammaticità, non mancheranno di affascinare il pubblico dei visitatori e di richiamare l’attenzione su questi corpi speciali di altissima professionalità, che il mondo intero ci invidia".
    (Cinzia Dal Maso, specchioromano.it)
     
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    TIBET. TESORI DAL TETTO DEL MONDO



    La mostra Tibet. Tesori dal Tetto del Mondo è il titolo dell'esposizione a Ca’ dei Carraresi a Treviso che sancisce la fine delle mostre sulla Cina, ma che prosegue il filo logico con gli eventi dedicati all’Oriente intrapreso dalla Fondazione Cassamarca e Adriano Madaro alcuni anni fa.
    Alla mostra sul Tibet a Treviso saranno presentate alcune centinaia di oggetti, reperti e doni del Dalai Lama agli imperatori della Cina.
    Mai fino ad ora era stata organizzata una mostra sul Tibet a Treviso, ma neppure in Europa.
    Protagonisti indiscussi di questo evento saranno gli oggetti preziosi, i tesori ed i paramenti sacri provenienti dal Palazzo del Potala, dai templi buddisti dell’altopiano tibetano, dalle collezioni imperiali, dai musei del Tibet.
    Parte degli oggetti preziosi provengono dalla Città Proibita che custodisce molti dei doni fatti dai Dalai Lama agli imperatori cinesi per non parlare degli oggetti raccolti e custoditi dall’Istituto delle Minoranze Nazionali Etniche di Pechino.
    E’ la prima volta che questi oggetti sono esposti in una mostra non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo. La mostra Tibet Tesori dal Tetto del Mondo a Treviso presso Ca' dei Carraresi sarà l’occasione per capire meglio cos’è il Tibet.

    Una sezione della mostra illustrerà la situazione storica nella quale si è venuto a trovare l’altopiano tibetano attraverso i secoli fin dai tempi nei quali Gengis Khan lo incluse nel grande Impero mongolo-cinese del XIII secolo. Tra i reperti esposti in questa sezione, oltre a mappe, carte geografiche e documenti storici di varie epoche, risulteranno di particolare interesse i doni che i vari Dalai Lama presentarono alla Corte imperiale di Pechino e le antiche statue del Buddismo tantrico al quale si erano convertiti gli imperatori Ming e Qing.

    Un’ampia sezione della rassegna sarà inoltre dedicata al grande numero di divinità buddiste tibetane e alla produzione di statue e dipinti religiosi a loro dedicati, così da poter spiegare ai visitatori le particolari specificità del Buddismo tantrico della setta dei Berretti Gialli, alla quale appartengono i Dalai Lama fin dall’inizio dell’istituzione della loro carica. Accanto all’incredibile statuaria, che raggiunge punti artistici di notevole valore, saranno esposti anche gli oggetti di culto tuttora usati nei monasteri e nei templi durante le cerimonie rituali. Tra questi, gli strumenti musicali ricavati da ossa umane, come è nella particolare tradizione del Tantrismo. Si tratterà di una autentica sorpresa per il pubblico occidentale poiché il Buddismo tibetano eccelle per l’uso di oggetti realizzati con ossa umane, compresa la tazza sacra costituita da una calotta cranica rivestita d’oro.

    Un’altra sezione di rilevante interesse artistico sarà quella riservata alle Tangke, i famosi dipinti sacri che oltre a rappresentare le storie del principe Siddharta (il Budda storico) celebrano la ritualità nei monasteri e nei templi con la raffigurazione dei Dalai Lama e dei monaci nelle loro attività religiose. Come noto le Tangke vengono esposte nei templi solo in particolari occasioni di feste e di riti, quindi la loro visione è particolarmente rara, ed eccezionale per un paese estero.

    Per completare l’ampia parte religiosa della Mostra sarà allestito anche uno spazio nel quale verranno esibite le famose maschere divinatorie indossate dai monaci nelle danze rituali che rappresentano una caratteristica unica dell’altopiano tibetano.

    Inoltre, alla vita del popolo, ai suoi costumi, alle sue folkloristiche tradizioni, sarà dedicata una sezione nella quale saranno esposti abiti, ornamenti, gioielli e oggetti di uso quotidiano. Verrà in questo modo spiegata la vita dei pastori che da secoli è rimasta immutata e testimonia la forte spiritualità di quello che è definito Il Popolo delle Nevi.
    (laviadellaseta)





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    INFO

    La mostra Tibet. Tesori dal Tetto del Mondo sarà aperta al pubblico dal 20 ottobre 2012 fino al 2 giugno 2013.

    - Lunedì, Martedì e Giovedì: dalle 9:00 alle 19:00
    - Mercoledì: dalle 9.00 alle 21.00
    - Venerdì, Sabato e Domenica: dalle 9:00 alle 20:00.

    Aperture straordinarie: 1 gennaio 2013 dalle 15.00 alle 20.00.
    Chiusure: 24, 25 e 26 dicembre 2012, 1 gennaio 2013 chiuso dalle 9.00 alle 15.00.
    La vendita dei biglietti sarà sospesa un'ora prima della chiusura.



    Biglietti per la mostra Tibet. Tesori dal Tetto del Mondo a Ca dei Carraresi:
    - Intero: € 13,00 (compresa audioguida)

    - Ridotto: € 10,00 (ragazzi fino a 18 anni, compresa audioguida);
    - Ingresso scuole: 5,00 €
    - Ingresso gratuito per bambini fino ai 5 anni e disabili e loro accompagnatore.
     
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    COSTANTINO 313 d.C.


    A Palazzo Reale di Milano dal 25 ottobre 2012 al 17 marzo 2013 una mostra celebra l’anniversario della emanazione dell’Editto di Costantino a Milano nel 313 d.C..
    La visita guidata alla mostra "Costantino 313" a Milano vi condurrà attraverso l'affascinante nascita dell'arte cristiana e i suoi sviluppi, processo di cui Milano, in quanto capitale dell'Impero Romano d'Occidente, fu protagonista. Un'esposizione destinata a passare alla storia, la mostra al Palazzo Reale di Milano celebra i 1700 anni dalla promulgazione da parte dell'imperatore romano Costantino dell'Editto di Milano, anche conosciuto come Editto di tolleranza, che permetteva ai cristiani di professare il proprio culto dopo secoli di persecuzioni.
    Importantissimi reperti provenienti da tutto il mondo e databili dai primi secoli dopo Cristo fino al Rinascimento, illustrano questa delicata fase di cambiamento storico, che sarà destinata a ribaltare e riscrivere le sorti dell'intero mondo allora conosciuto e a condizionarne lo sviluppo fino ai tempi nostri. Storica ma attualissima, l'esposizione si snoda attraverso diversi punti di vista e coinvolge lo spettatore fino a riportarlo indietro nel tempo. La visita guidata porrà particolare attenzione sulla storia cittadina: Milano, infatti, allora capitale dell'Impero, conserva grandi memorie del periodo costantiniano ed è a tutt'oggi custode di uno dei Sacri Chiodi della Croce di Cristo che la leggenda vuole esser stati ritrovati dalla madre di Costantino, Elena, cui è dedicata una sezione della mostra. La Milano capitale romana era una città fiera ed orgogliosa del suo status di centro urbano tra i più sontuosi d'Europa e se non molto è rimasto del suo Palazzo imperiale, delle sue terme, del suo anfiteatro e dei suoi fasti, almeno l'antica grandezza riecheggia in questa magnifica mostra, già considerata il grande evento del 2013.
    Tra i musei che hanno prestato le opere a Palazzo Reale, ricordiamo: il Kunsthistorisches Museum di Vienna, il Victoria & Albert Museum di Londra, i Musei Capitolini di Roma, il British Museum di Londra, la Bibliothéque Nationale di Parigi, la National Gallery di Washington. Altri reperti provengono dai musei di Norimberga, di Colonia e di Cividale, mentre il reliquario di Sant’Elena appartiene alla chiesa di Santa Maria in Aracoeli di Roma.

    L'Editto di Milano


    Nel 313 d.C. in una Milano quasi al culmine del proprio splendore imperiale, Costantino e Licinio (Imperatore d'Oriente) promulgarono l'Editto di Milano, anche conosciuto come Editto di Tolleranza o, più semplicemente, come Editto di Costantino. Il Cristianesimo si era diffuso in maniera molto rapida e capillare in tutte le parti dell'Impero già dal I secolo d.C. ma i Cristiani avevano subito ogni sorta di sopruso e di persecuzione da parte degli imperatori di religione pagana (soprattutto da parte di Nerone e Diocleziano) e da secoli erano ormai costretti, quindi, a professare il loro culto di nascosto.
    Questo comportava non avere dei luoghi di ritrovo (non si potevano, ad esempio, costruire chiese), non poter professare se non in luoghi sicurissimi, non avere una vera e propria arte cristiana o icone devozionali. Insieme a Licinio, Costantino, che sarà il primo imperatore a convertirsi alla fede cattolica, proclamò l'Editto di Milano, che permise definitivamente la religione cristiana entro i confini dell'Impero, ponendo così fine a questa situazione di persecuzioni. L'Editto di Milano, emanato nel 313, concedeva a tutti, entro i confini dell'Impero, e in particolare ai cristiani, piena libertà di religione e di culto, senza preferenze statali per alcuna particolare religione. Abolì la croce come strumento di morte ed equiparò l'uccisione di uno schiavo a un assassinio e l'uccisione di un bambino, eseguita in nome dell'autorità paterna, al parricidio. Soppresse la facoltà, data al magistrato, di destinare i colpevoli di gravi delitti alle lotte dei gladiatori... Quasi millesettecento anni sono trascorsi e l'Editto di Milano oggi è più che mai attuale.
    Lo scrittore Lattanzio (250-327 d.C.) riporta in sintesi il testo dell'Editto:

    "Quando noi, Costantino Augusto e Licinio Augusto, felicemente ci incontrammo nei pressi di Milano, e discutemmo di tutto ciò che attiene al bene pubblico e alla pubblica sicurezza, questo era quanto ci sembrava di maggior giovamento alla popolazione, soprattutto che si dovesse regolare le cose concernenti il culto della divinità, e di concedere anche ai cristiani, come a tutti, la libertà di seguire la religione preferita, affinché qualsivoglia sia la divinità celeste possa essere benevola e propizia nei nostri confronti e in quelli di tutti i nostri sudditi. Ritenemmo pertanto con questa salutare decisione e corretto giudizio, che non si debba vietare a chicchessia la libera facoltà di aderire, vuoi alla fede dei cristiani, vuoi a quella religione che ciascuno reputi la più adatta a se stesso."


    La cultura, la società, l'arte e la Storia subiranno un radicale cambiamento: in campo artistico sorgeranno le prime basiliche, le chiese e le cattedrali, nascerà l'arte cristiana. Milano sarà ancora protagonista delle vicende successive e vivrà questa esplosione di fervore religioso e costruttivo grazie soprattutto alla solerzia del Vescovo Ambrogio, cui si devono le prime quattro grandi basiliche della capitale lombarda: Sant'Ambrogio, San Nazaro in Brolo, San Simpliciano e San Dionigi (oggi distrutta).
    (.milanoguida.com)


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    Sede

    Palazzo Reale
    Piazza Duomo 12
    20122 Milano

    Orari

    lunedì: 14.30 - 19.30
    martedì, mercoledì, venerdì, domenica: 9.30 - 19.30
    giovedì, sabato: 9.30 - 22.30
    il servizio di biglietteria termina un'ora prima della chiusura

    Festività
    lunedì 24 dicembre CHIUSO
    martedì 25 dicembre 14.30-19.30
    mercoledì 26 dicembre 9.30 - 19.30 (orario normale)
    lunedì 31 dicembre CHIUSO
    martedì 1 gennaio 14.30 - 19.30
    domenica 6 gennaio 9.30 - 19.30 (orario normale)
    Lunedì 10 dicembre la mostra sarà chiusa

    Biglietti

    € 9,00 intero
    € 7,50 ridotto: minori dai 6 ai 18 anni, studenti fino ai 26 anni, visitatori oltre i 65 anni
    € 4,50 ridotto speciale: gruppi di studenti delle scolaresche di ogni ordine e grado
    Gratuito: minori fino ai 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, due accompagnatori per ogni gruppo scolastico, un accompagnatore per disabile che presenti necessità.
     
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  7. gheagabry
     
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    MOSTRE



    1897-2012 Il mosaico riscoperto



    Scoperto nel 1897 da Arsenio Crespellani (allora Ispettore delle Antichità e direttore del Museo Civico Archeologico di Modena), misurato, documentato, disegnato e poi sepolto di nuovo a pochi mesi dal ritrovamento, riscoperto due anni fa durante i lavori per realizzare una rotatoria e restaurato grazie al sostegno della Provincia di Modena, sarà finalmente sotto gli occhi di tutti a partire dal 16 dicembre 2012.
    A volte ritornano. Il mosaico di Savignano sul Panaro è il protagonista della mostra "IL MOSAICO RI-TROVATO" allestita a Modena fino al 12 maggio 2013

    A 115 anni esatti di distanza dal suo primo ritrovamento, il mosaico tardoromano di Savignano -riscoperto e restaurato- torna a vedere la luce nel Lapidario Romano dei Musei Civici a partire dal 16 dicembre.
    Con la mostra “Il mosaico riscoperto”, promossa dal Museo Civico Archeologico Etnologico di Modena in collaborazione con la Provincia di Modena e la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, viene restituita alla città un’importante testimonianza dell’illustre passato del nostro territorio.

    I resti di una grande struttura di tarda età romana erano venuti in luce per la prima volta a Savignano sul Panaro, nei pressi dell’antica via Claudia, nel 1897. Erano emersi mosaici pavimentali eccezionali che avevano destato l’attenzione dell’allora direttore del Museo Civico di Modena, Arsenio Crespellani, tanto da spingerlo a intraprendere un vero e proprio scavo archeologico durante il quale i tappeti musivi vennero documentati con splendidi acquerelli policromi.
    L’importanza del ritrovamento risultò subito palese: si trattava evidentemente di un edificio di pregio che testimoniava la presenza nel territorio di Savignano di una residenza legata all’élite della società tardoantica.
    Al termine delle indagini ottocentesche i mosaici vennero ricoperti nel luogo stesso del ritrovamento e per più di un secolo non se ne parlò più anche se certamente non se ne perse la memoria, oltretutto testimoniata dai pregevoli disegni che ne documentavano l’esistenza.
    L'occasione per il recupero si è presentata tra il 2010 e il 2011, durante i lavori per la realizzazione di una rotatoria. Sapendo che in quel luogo era stato rinvenuto il mosaico, la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna ha disposto il controllo archeologico che ha individuato di nuovo i resti del complesso architettonico; si sono così potute completare le indagini archeologiche, consentendo al contempo il distacco del mosaico di uno degli ambienti.
    Il tappeto musivo misurava originariamente circa 7 x 4,50 metri; è decorato con elementi a treccia, geometrici e vegetali stilizzati alternati al nodo di Salomone, con un tondo centrale incorniciato da una corona di lauro che delimita una decorazione figurata forse di natura simbolica. L’accostamento di tessere policrome in pietra e cotto a tessere vitree di colore verde smeraldo e rosso rubino denota l’importanza dell’ambiente e la ricchezza del committente.

    Il distacco del mosaico, effettuato dalla Società di scavo Tecne, e l’attento restauro eseguito da Ugo Capriani e Susanna Marabini di Wunderkammer, lavori finanziati dalla Provincia di Modena, hanno permesso di valorizzare un reperto davvero unico.
    In occasione della mostra sarà pubblicata l’edizione scientifica dello scavo a cura di Luca Mercuri con contributi di Donato Labate, Silvia Pellegrini, Ilaria Pulini, Carla Corti, Maria Grazia Maioli, Stefano Lugli, Giorgia Della Casa e Ugo Capriani.
    (beniculturali.it)


    ...............

    Data Inizio:16 dicembre 2012
    Data Fine: 12 maggio 2013
    Costo del biglietto: ingresso gratuito
    Luogo: Modena, Lapidario Romano dei Musei Civici, Palazzo dei Musei
    Orario: lunedì-venerdì 8-19, sabato e domenica 9.30-19; 25 dicembre e 1 gennaio solo 15-19
    Telefono: 0592033125
    E-mail:
    Sito web: www.archeobologna.beniculturali.it/...o_savignano.htm

    Dove:

    Modena, Lapidario Romano dei Musei Civici, Palazzo dei Musei
    Città: Modena
    Indirizzo: Largo Porta Sant'Agostino
    Provincia: (MO)
    Regione: Emilia-Romagna
     
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  8. gheagabry
     
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    Davvero!
    La Pompei di fine '800
    nella pittura di Luigi Bazzani


    La Fondazione del Monte presenta, in collaborazione con l'Università di Bologna - Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Sezione di Archeologia, un inedito progetto espositivo dedicato alla straordinaria figura dello scenografo e vedutista bolognese Luigi Bazzani (Bologna 1836 - Roma 1927), le cui opere sono conservate in molte prestigiose gallerie in Italia e all'estero: nel Museo Archeologico Nazionale e nella Galleria di Capodimonte a Napoli, nella Galleria di Arte Moderna a Roma, ma anche nel Victoria and Albert Museum di Londra, che acquistò dall’artista oltre cento acquerelli.

    È un viaggio nel tempo, nella Pompei che si poteva ammirare alla fine dell'800. E poi il ritorno. Un salto di oltre un secolo, da un'epoca in cui ancora molte delle pitture e decorazioni delle abitazioni conservavano la loro vivace policromia fino a oggi, in cui tanta parte di questo patrimonio è andato perduto. È lo sguardo su Pompei vista attraverso gli acquerelli di Luigi Bazzani, artista che alla fine del XIX secolo documentò con straordinaria precisione le rovine da poco riportate alla luce dalle ceneri del Vesuvio. La mostra "Davvero!
    La Pompei di fine '800 nella pittura di Luigi Bazzani" aperta a Bologna il 29 marzo, e successivamente a Napoli il 4 luglio, porta al pubblico il confronto tra queste due realtà. Il titolo dell'evento, organizzato dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e dal dipartimento di Storia, culture, civiltà dell'Università di Bologna, riflette il formidabile virtuosismo pittorico di Bazzani nel riprodurre fedelmente la realtà e di rendere ogni dettaglio con grande accuratezza. Una minuzia quasi scientifica a metà tra pittura e fotografia, proprio nell'epoca in cui la tecnologia in questo campo muoveva i suoi primi passi e la resa cromatica era ancora lontana(national geographic)


    L'esposizione intende presentare al pubblico l'immenso patrimonio costituito dalle opere di questo artista - che operò a Pompei per circa un trentennio tra il 1880 e il 1910 circa - e composto da centinaia di acquerelli e disegni, in gran parte sconosciuti al pubblico e agli stessi archeologi, che restituiscono con assoluta precisione edifici e pitture oggi gravemente danneggiati o scomparsi.
    Il percorso espositivo, articolato in sei differenti sezioni, inquadra la figura di Luigi Bazzani muovendo dagli inizi bolognesi - dove l’artista si distinse già in giovane età per l'abilità tecnica nella composizione di scene prospettiche e architettoniche che lo portò anche a collaborare agli allestimenti scenografici del Teatro Comunale della città - fino al momento del suo trasferimento a Roma nel 1861. Se da un lato l'attività di scenografo proseguì nei primi anni dal suo arrivo nella capitale, è pur vero che fu senz'altro questa l'occasione dei primi contatti con i monumenti dell'antichità classica, le cui rovine divennero la sua principale fonte di ispirazione.
    Le sezioni successive propongono un vero e proprio viaggio nella Pompei della seconda metà dell'Ottocento, esplorando di volta in volta differenti momenti del periodo in cui Luigi Bazzani operò nella città campana: il complesso rapporto tra la pittura e la fotografia, tecnica innovativa che andava affermandosi proprio in quegli anni, la corrente "neopompeiana" di ispirazione storica, alla quale lo stesso Bazzani aderì per qualche tempo, l’evoluzione definitiva del suo lavoro verso il vedutismo, il cui intento era quello di far rivivere nell'osservatore il fascino e l'emozione di una visita alla città antica. Un'ulteriore sezione è poi dedicata alle opere in cui Bazzani si cimentò con le tecniche del rilievo architettonico, un aspetto finora poco noto ma di grande interesse per la ricerca archeologica.
    (beniculturali.it)


    ...................

    Informazioni Evento:


    Data Inizio:29 marzo 2013
    Data Fine: 26 maggio 2013
    Costo del biglietto: gratuito; Per informazioni 051 2962508
    Luogo: Bologna, Fondazione del Monte
    Orario: tutti i giorni dalle 10.00 alle 19.00 - Chiuso il 31 marzo e il 1 maggio
    Telefono: 051 2962503
    E-mail:
    Sito web: www.fondazionedelmonte.it
     
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  9. gheagabry
     
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    Life and death in Pompeii and Herculaneum
    La vita e la morte a Pompei ed Ercolano



    Il British Museum ospiterà a Londra oltre duecentocinquanta oggetti provenienti dalle antiche città romane di Pompei ed Ercolano in occasione della grande mostra "Life and death in Pompeii and Herculaneum", a partire dal prossimo 28 marzo.La mostra, curata da Paul Roberts, nasce dacollaborazione tra il British Museum e la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei, diretta da Teresa Elena Cinquantaquattro, grazie alla sponsorizzazione della Goldman Sachs.

    E' la prima volta che il British Museum accoglie una mostra di argomento pompeiano. Correva il caldo agosto dell’anno 79 d.C. nel giro di ventiquattr’ore la baia di Napoli e le ricche e ridenti cittadine romane di Ercolano, Pompei, Stabia e Oplontis che la contornavano vennero sepolte dalla furia del vulcano. Tonnellate di cenere, lapilli e gas letali, uccisero gran parte degli abitanti dando sepoltura ad una civiltà estremamente raffinata e decadente. Una tragedia raccontata dalle parole di Plinio il Giovane ed esposta nella capitale britannica fino al 29 settembre.
    Dopo la Domus ricostruita nel cuore di Parigi ecco un’altra esposizione dedicata agli aspetti più intimi della vicenda. Più che sull’evento in sé, la mostra si concentra sul quotidiano di coloro le cui esistenze vennero brutalmente interrotte. Uomini e donne dediti alle loro occupazioni quotidiane, intenti al lavoro, alla cura delle abitazioni, all’ammirazione della bellezza, ai gaudenti piaceri della tavola e del corpo, in un dato di gaiezza estrema che connota ancora le popolazioni originarie delle falde del Vesuvio.
    L' esistenza quotidiana delle due antiche città romane rivivrà attraverso suppellettili domestiche, resti di cibi e mobili carbonizzati, decorazioni da giardino, statue, rilievi marmorei, pitture ad affresco, mosaici, gioielli a anche le riproduzioni di calchi di corpi di persone ed animali, vittime dell'eruzione.



    Informazioni Evento:


    Data Inizio:28 marzo 2013
    Data Fine: 29 settembre 2013
    Luogo: Londra (Inghilterra), the British Museum
    E-mail:
    Sito web: www.britishmuseum.org/whats_on/exhi...erculaneum.aspx
     
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  10. gheagabry
     
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    LA PORTA DEL CIELO
    Il Duomo di Siena non finisce di sorprendere


    Dopo la scopertura del pavimento che ha fatto conoscere a un pubblico numeroso di visitatori italiani e stranieri le tarsie disegnate dagli antichi maestri raffiguranti un percorso di sapienza e di fede, la cattedrale apre ora la sua porta alle sommità della fabbrica. Dopo lunghi restauri, a partire dal 6 aprile, sarà possibile ammirare il ‘cielo’ del Duomo, una serie di locali mai aperti al pubblico, in cui per secoli nessuno è potuto accedere, se si eccettuano le maestranze dirette dai grandi architetti che si sono avvicendati nei secoli, di cui recano testimonianza progetti e schizzi effigiati talvolta direttamente sui muri.
    La magnifica facciata del Duomo è fiancheg- giata da due impo- nenti torri termi- nanti con guglie di svariate forme che si proiettano verso l’alto, al cui interno si inseriscono scale a chiocciola, quasi segrete perché nascoste alla vista dei visitatori, che conducono verso il ‘cielo’ del Duomo. Una volta giunti sopra le volte stellate della navata destra si inizia un itinerario riservato a piccoli gruppi, accompagnati da un’esperta guida, che riserva una serie di scoperte ed emozioni. Sarà infatti possibile camminare ‘sopra’ il sacro tempio e ammirare suggestive viste panoramiche ‘dentro’ e ‘fuori’ della cattedrale. Saranno aperte al visitatore le multicolori vetrate di Ulisse De Matteis con la rappresentazione degli Apostoli, dalle quali il visitatore si affaccerà all’interno della cattedrale con la vista del pavimento, dei principali monumenti scultorei e dell’interno della cupola con il ‘Pantheon’ dei santi senesi, i quattro Patroni, santa Caterina e san Bernardino, i ‘giganti’ dorati che proteggono dall’alto la comunità dei fedeli. Si percorre dunque il ballatoio della cupola dal quale sarà possibile contemplare l’altar maggiore, la copia della vetrata di Duccio di Buoninsegna, con al centro la mandorla di Maria Assunta, e i capolavori scultorei. Dall’affaccio della navata sinistra è possibile ammirare uno splendido panorama sulla Basilica di S. Domenico, la Fortezza Medicea, l’intera cupola della cappella di S. Giovanni Battista, il paesaggio circostante fino alla Montagnola senese. Si entra infine dietro il prospetto della facciata nel terrazzino che si affaccia su Piazza del Duomo con la vista dello Spedale di S. Maria della Scala e si accede al ballatoio della controfacciata da dove si ha una vista generale sulla navata centrale e lo sguardo è accompagnato dal ritmo scandito dalle teste dei papi e degli Imperatori, attraverso le tarsie con i filosofi del mondo antico che proferiscono sentenze.
    La “porta del cielo” si apre dunque ai visitatori come salissero attraverso la scala apparsa in sogno a Giacobbe, la cui cima raggiungeva il cielo e gli angeli di Dio salivano e scendevano (Genesi 28,10-22). Nel sogno Dio promette a Giacobbe la terra sulla quale egli stava dormendo e un’immensa discendenza. Al suo risveglio Giacobbe esclama «Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo», verso utilizzato dalla liturgia nella messa della dedicazione delle cattedrali. Ma ‘porta del cielo’, secondo le litanie lauretane, è anche la Vergine, definizione che meglio esprime la potenza e la bontà di Maria, la quale come Madre di Cristo e dell'umanità, concorre alla nostra salvezza eterna in Cielo ove lei è ‘Regina assunta’. Il percorso “dall’alto” permetterà infatti di comprendere meglio la dedicazione del Duomo di Siena all’Assunzione della Madonna e il forte legame che i cittadini senesi hanno da secoli con la loro ‘patrona’: Sena vetus civitas Virginis.(beniculturali.it)


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    L’iniziativa, fortemente voluta dall’Opera della Metropolitana di Siena, è organizzata da Opera – Civita Group.

    Opera Civita Group gestisce il servizio prenotazioni, informazioni e visite guidate per il Complesso del Duomo di Siena e, in occasione delle aperture straordinarie Porta del cielo, propone pacchetti culturali che arricchiscono l’offerta turistica della città
    Per maggiori informazioni visitare il sito: www.operaduomo.siena.it

    SCHEDA TECNICA

    6 aprile - 27 ottobre 2013

    Biglietti (solo su prenotazione)
    Intero € 25.00
    Gruppo €400.00 (max 17 pax)

    Informazioni e Prenotazioni
    T. 390577286300 (dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 17)
    Email [email protected]
     
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  11. gheagabry
     
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    “Argenti di Marengo,
    un tesoro nel tesoro a Palatium Vetus”


    A circa un secolo dal rinvenimento (primavera 1928), dopo la pubblicazione di Goffredo Bendinelli (1937) e di numerosi contributi di illustri archeologi e storici dell’arte romana, una serie di eventi ha negli ultimi anni attirato nuovamente l’attenzione su un singolare complesso di argenti di età romana (II-III secolo d.C.), noto come “Tesoro di Marengo” e conservato nel Museo di Antichità di Torino. Dal 15 maggio al 31 luglio, l’antico “broletto” ospita la mostra “Argenti di Marengo, un tesoro nel tesoro a Palatium Vetus” e, per la prima volta nella storia della città, gli alessandrini possono, al contempo, visitare Palatium Vetus e ammirare il Tesoro di Marengo. Palatium Vetus è la più antica testimonianza di edilizia civica, risalente alle origini di Alessandria, la cui struttura, nonostante le numerose trasformazioni, è rimasta autentica. Recuperato al termine di un radicale e accurato restauro su progetto di Gae Aulenti, architetto di fama internazionale, recentemente scomparsa, è sede della Fondazione.
    Il Tesoro di Marengo ritorna ad Alessandria a distanza di ottantacinque anni dal ritrovamento nel 1928, nei pressi di Marengo, alla cascina Pederbona, sulla strada Alessandria Tortona. E’ costituito da un complesso di 24 reperti d’argento di età romana, risalenti al II – III secolo d.C., e occupa un posto unico ed eccezionale nel panorama archeologico nazionale e nella storia dell’argenteria romana. La mostra costituisce un momento importante del progetto di valorizzazione del Tesoro di Marengo che ha preso avvio con il convegno “Il Tesoro di Marengo. Storie, misteri, ricerche e prospettive” (Alessandria, 20 marzo 2010) e che, a breve, porterà, attraverso un percorso di studi e di analisi scientifiche, al suo riallestimento nel Museo di Antichità di Torino ed a nuove iniziative editoriali. Dopo tanti tentativi fatti in passato, anche in veste istituzionale, - afferma Pier Angelo Taverna, presidente della Fondazione - senza alcun successo, oggi, finalmente vediamo il Tesoro di Marengo ritornare ad Alessandria. La mostra che presentiamo è dedicata agli Alessandrini tanto che non abbiamo programmato alcuna pubblicità fuori dai confini della nostra provincia, anche se l’evento è tale da fare sicuramente notizia e portare in città molti visitatori. Il titolo dell’esposizione è di per sé evocativo in quanto ospitiamo questo tesoro, casualmente rinvenuto presso la cascina Pederbona, all’interno di un altro tesoro, il “broletto”, riscoperto nel corso del restauro di Palatium Vetus e che, ricordiamo, è il secondo del Piemonte.
    L’evento è promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, dalla società strumentale Palazzo del Governatore srl e dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggi del Piemonte – Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie, in collaborazione con Civita Arte.
    Il Comitato Scientifico della mostra è composto da Marcello Barbanera (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”), Egle Micheletto (Soprintendente per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie), Gemma Sena Chiesa (Università degli Studi di Milano), Paul Zanker (Scuola Normale Superiore di Pisa). Il progetto scientifico è di Egle Micheletto e di Marica Venturino Gambari, Funzionario della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Piemonte e del Museo Antichità Egizie.Il progetto espositivo è stato curato dallo studio Gae Aulenti Architetti Associati di Milano.


    Il tesoro di Marengo occupa un posto importante nella storia dell’argenteria romana. E’ composto da un complesso di ventiquattro oggetti, risalenti al II – III secolo d.C., e fu rinvenuto nel corso di lavori agricoli nel 1928, nei pressi della cascina Pederbona, nelle vicinanze di Marengo, lungo la strada Alessandria – Tortona. Il rinvenimento di Marengo fa parte di quei complessi preziosi, seppelliti in circostanze calamitose e non più recuperati, di cui non si conoscono le circostanze di deposizione. Al momento del ritrovamento, i reperti presentavano quasi tutti schiacciamenti e deformazioni, tagli intenzionali e, in qualche caso, tracce di bruciature. Tale circostanza induce a supporre che si trattasse di un bottino, frutto di saccheggio in qualche abitazione privata o in un santuario, temporaneamente nascosto per essere recuperato e destinato alla rifusione.I reperti più recenti del complesso sembrano risalire almeno alla prima metà del III secolo d.C.; si può, dunque, pensare alle invasioni della popolazione germanica degli Alemanni della metà del secolo come scenario storico per l’occultamento del tesoro. In tali frangenti la pratica del seppellimento di gruzzoli monetali e di argenterie, da parte di proprietari legittimi e anche di saccheggiatori, era particolarmente frequente.
    Nel 1936, dopo il restauro operato a Roma da Renato Brozzi, scultore e cesellatore prediletto da Gabriele d’Annunzio, il Tesoro di Marengo ebbe definitiva collocazione al Museo di Antichità di Torino, dove si trova in esposizione permanente.(.inalessandria.it)


    Data Inizio:15 maggio 2013
    Data Fine: 31 luglio 2013
    Prenotazione: Nessuna
    Luogo: Alessandria, Palatium Vetus
    Telefono: 0131/294204
    E-mail: [email protected]

    Dove:


    Palatium Vetus
    Città: Alessandria
    Indirizzo: piazza della Libertà 28 – 15100 Alessandria
    Regione: Piemonte
     
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  12. gheagabry
     
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    MOSTRE


    ITINERARI DI UN RE


    La mostra prende origine dal ritrovamento di uno dei Diari manoscritti di Vittorio Emanuele creduto perduto, l’Itinerario generale dopo il 1 giugno 1896. Si tratta di una sorta di ‘atto’ d’amore del re a sua moglie, la regina Elena, iniziato il giorno in cui i due futuri sposi si incontrarono, il 1 giugno 1896, e terminato il 24 ottobre 1946 in occasione delle loro nozze d’oro. Oggi il manoscritto è tanto più prezioso perché è l’unico Diario del sovrano preservato dal tempo e dalla distruzione; si racconta infatti che la principessa Jolanda di Savoia Calvi di Bergolo avesse bruciato le ‘famose’ Memorie che il re, suo padre, aveva redatto nel corso del Regno e, in particolare, durante gli anni dell’esilio. Proprio per la natura particolare del documento, e grazie ai numerosi cimeli prestati dalla Biblioteca Reale di Torino e dalla Biblioteca Nazionale di Palermo, la mostra cercherà di fare emergere gli aspetti privati del re, naturalmente intrecciati agli eventi dell’alta politica, della guerra e della drammatica fine della monarchia in Italia.
    La mostra esporrà inoltre una ricca varietà di materiale legato alla figura di Vittorio Emanuele III, proveniente da archivi privati; degno di nota soprattutto un documento denominato “Diario siciliano” che Vittorio Emanuele scrisse in lingua inglese, giovanissimo, all’età di undici anni durante un soggiorno nelle province meridionali assieme ai suoi genitori.
    Il percorso è arricchito dall’utilizzo di filmati e di due postazioni multimediali: due monitor touch screen in cui sarà possibile sfogliare i due diari esposti in formato digitale.
    A seguire, durante il periodo della mostra, sarà presentato il risultato editoriale del ritrovamento dell’ “Itinerario generale”: l’edizione facsimilare del diario originale in edizione limitata e numerata e un ricco commentario dal titolo “Sì, è il Re! Le memorie di un sovrano” che contiene una serie di saggi firmati da illustri giornalisti e insigni storici che approfondiscono ulteriormente la figura di Vittorio Emanuele e indagano le vicende legate alle sue memorie perdute. All’interno del commentario è inoltre presente una sezione che riproduce le pagine del diario, affiancate dalle copertine de “La Domenica del Corriere” e della “Tribuna Illustrata”. Un progetto editoriale che si colloca nell’ambito dell’iniziativa “Salviamo una Biblioteca”, nata alla fine del 2008 e promossa da Novacharta, che ha come scopo di attirare l’attenzione su biblioteche pubbliche e private, su raccolte librarie custodite da enti e comunità di grande valore bibliografico e storico-documentario, di impegnarsi a organizzare e sostenere il lavoro di catalogazione e di restauro di interi lotti bibliografici, di creare e promuovere occasioni di conoscenza e di studio delle collezioni, di divulgare l’esistenza della biblioteca nel suo territorio e di trovare le competenze per la ricostruzione di fondi librari. Partner dell’iniziativa è il Centro documentazione Residenze Reali, istituto culturale lombardo che annovera tra i suoi soci il MiBAC e i Comuni di Monza e Milano, nato per promuovere e valorizzare le dimore reali e nobiliari lombarde e i loro materiali documentari e iconografici.(beniculturali.it)


    ........

    Data Inizio:20 giugno 2013
    Data Fine: 10 agosto 2013
    Luogo: Torino, Biblioteca Reale di Torino
    Orario: dal lunedì al venerdì 8.15 - 18.45; sabato 8.15 - 13.35; chiuso il sabato pomeriggio e la domenica
    Telefono: 011543855
    E-mail:

    Dove:

    Torino, Biblioteca Reale di Torino
    Città: Torino
    Indirizzo: Piazza Castello 191
    Provincia: (TO)
    Regione: Piemonte
     
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    "Caligola, la trasgressione al potere"


    La storiografia antica ci ha consegnato un’immagine di Caio Cesare Germanico esageratamente dispotica e al limite del grottesco, che ha molto influito anche su lavori letterari
e poetici di età moderna e contemporanea, dal “Caligola” di Albert Camus all’interpretazione psicoanalitica di H. Sachs. La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio, dopo oltre un anno di lavori, vuole ricordare con una mostra la ricorrenza dei 2000 anni dalla nascita del terzo imperatore di Roma passato alla storia con il soprannome di Caligola, che regnò dal 37 al 41 d.C., figura tra le più note e discusse della storia romana, ritratto con tinte fosche nell’antichità, oggetto di rielaborazione ed ispirazione artistica fino ai nostri giorni.
    A causa della damnatio memoriae, di questo discusso imperatore ci sono pervenute poche immagini; in particolare statue e ritratti sono stati spesso rilavorati con le sembianze di qualche altro membro della famiglia, soprattutto di Claudio. Potrebbe quindi essere una delle rare statue rappresentanti l’imperatore in trono quella, alta oltre due metri, che verrà esposta, dopo un attento e accurato restauro, eseguito a due anni dal fortunato recupero da parte della Guardia di Finanza, Gruppo Tutela Patrimonio Archeologico.
    La mostra sarà 
presso il Museo delle Navi Romane di Nemi, vuole gettare una nuova luce sul personaggio e raccontarne la storia sottolineandone le origini, alla base dei successivi sviluppi della sua vicenda, le caratteristiche, che lo distaccano fortemente dagli altri membri della sua dinastia, e l’influsso della sua figura nella cultura moderna e contemporanea: il tema dominante dell’ evento sarà “Caligola, la trasgressione al potere”. La Mostra sarà in realtà il pretesto per un nuovo allestimento museale, in cui verranno esposti reperti marmorei (ritratti, sculture, elementi architettonici) provenienti dal Santuario di Diana Aricina, mai presentati al pubblico. É stato rinnovato l’apparato didattico, dando maggior visibilità proprio alla figura di Caligola, prendendo in esame diversi aspetti del suo breve e tormentato periodo di regno. Ai materiali che rimarranno nell’esposizione stabile del Museo anche dopo la mostra, si aggiungeranno nel corso della manifestazione statue e ritratti marmorei pertinenti non solo a Caligola ma anche ad alcuni membri della gens giulio-claudia, come lo zio adottivo Tiberio e il cugino Tiberio Gemello.(affaritaliani.it,Lunedì, 1 luglio 2013 - 10:56:00)



    ...........


    Museo delle Navi Romane Via di Diana, 15 – 00045 Nemi (Rm) tel.: 39 06 9398040 www.archeolz.arti.beniculturali.it
     
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  14. gheagabry
     
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    STORIE CERTOSINE



    L’esposizione, allestita nell’Appartamento del Priore della Certosa di San Lorenzo (Padula), è composta da una serie formata da quattro dipinti – olio su tela del XVIII sec (1^metà) - provenienti dalla Certosa di San Martino (Napoli) che raffigurano alcuni momenti di vita certosina all’interno di un Monastero che sembra essere proprio quello di Padula. La mostra, visitabile tutti i giorni, dalle ore 9.00 alle 19.00, tranne il martedì (riposo settimanale, ndr), programmata fino al 31 ottobre 2012, è stata prorogata al 30 Settembre 2013.
    La storia.: Il 29 luglio del 1813 il Sotto Intendente del Distretto di Sala Consilina, scriveva all’Intendente della Provincia di Principato Citra, con sede a Salerno: “… spedisco al momento alla Direzione del Signor Intendente della Provincia di Napoli tutti gli oggetti di belle arti e libri ch’esistevano nella soppressa Certosa di S. Lorenzo la Padula… Quadri di diversa specie e misure, ch’esistevano nella Chiesa, Refettorio e Capitolo de’ monaci, in totalità n° 172 ...” Tutte le opere dovevano confluire nel Real Museo di Napoli, ove il Re francese aveva intenzione di “comporre una vasta galleria di arte moderna”. Dopo di allora, nessuna notizia dei quadri della Certosa di Padula. Molti anni dopo, nella Certosa di San Martino a Napoli, una serie formata da quattro dipinti, raffiguranti alcuni momenti di vita certosina all’interno di un Monastero, rimanda alla Certosa di San Lorenzo di Padula per via delle ambientazioni delle scene. Queste ultime, infatti, presentano come sfondo architettonico alcune strutture facilmente riconoscibili del cenobio padulese. In un quadro, in particolare, è palesemente ritratta la sua maestosa facciata in pietra locale. Con l’attuale mostra, dal titolo Storie Certosine, i quattro dipinti – olio su tela, ascrivibili alla prima metà del XVIII secolo e attribuiti dagli storici dell'arte della Certosa napoletana all'artista Nicola Malinconico - vengono esposti nella Certosa di San Lorenzo a Padula. Questo grazie al gentile prestito accordato dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli, da cui attualmente dipende la Certosa di San Martino. Con la presentazione ufficiale del catalogo (26 Ottobre 2012), sono stati resi noti i fondamentali studi condotti sull’argomento che hanno portato al rinvenimento del documento, datato 1824, nel quale si legge che i dipinti “… forse appartenevano a S. Lorenzo la Padula.” Il catalogo, a cura di Eufemia Anna Baratta, è stato pubblicato da Naus Editoria.
    La Certosa di Padula, fondata nel 1306, riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità nel 1998, nel 2002 è stata inserita dalla Regione Campania nel novero dei Grandi Attrattori Culturali, si estende su un’area di 51000 mq tra spazi coperti, chiostri ed aree verdi, ed è il simbolo della continua osmosi tra vita contemplativa e vita vissuta, tra ascetismo e creatività.
    (www.beniculturali.it/)



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    SPONSOR: Banca di Credito Cooperativo di Sassano - Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano - Fondazione della Comunità Salernitana - Onlus - Pro-loco Sassano - Grand Hotel Certosa - Cardinale Group
    Info
    Il monumento è visitabile dalle 9.00 / 19.30 (ultimo ingresso alle ore 19.00). Chiusura settimanale il Martedì (intera giornata).
    L’ingresso è gratuito per tutti i cittadini appartenenti all’Unione Europea, di età inferiore ai 18 anni e superiore ai 65, per disabili e ad un loro familiare o ad altro accompagnatore che dimostri la propria appartenenza a servizi di assistenza socio-sanitaria .
    L’ingresso gratuito è consentito anche a particolari categorie di studenti o insegnanti (architettura, storia dell’arte,ect.).
    Il biglietto, pari a 4 €, è ridotto del 50% per i giovani di età compresa tra i 18 anni e i 25 anni così come per gli insegnanti di ruolo nelle scuole statali italiane.
    L’ingresso, invece, al parco della Certosa è gratuito.


    Redattore: RENZO DE SIMONE
    Informazioni Evento:


    Data Inizio:02 agosto 2012
    Data Fine: 30 settembre 2013
    Luogo: Padula, Certosa di San Lorenzo
    E-mail: [email protected]

    Dove:


    Certosa di San Lorenzo
    Proprietà: Stato
    Città: Padula
    Indirizzo: Viale Certosa
    CAP: 84034
    Provincia: SA
    Regione: Campania
    Telefono: 097577745 - 77552 0975 77745 - 77552 / 089 2573219
    Fax: 097577552
    E-mail:
    Sito web: www.ambientesa.beniculturali.it
     
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    LE VIE DELL'ACQUA DI FRANCA GHITTI



    Dal 30 giugno al 26 settembre 2013, il Castello Scaligero di Sirmione (BS) ospiterà la mostra di Franca Ghitti (1932-2012), dal titolo Le vie dell’acqua.
    L’esposizione curata da Renato Gentile, organizzata dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Brescia Cremona e Mantova, in collaborazione con l’Archivio Franca Ghitti, presenterà 30 sculture di grandi dimensioni, realizzate negli ultimi trent’anni di vita dell’artista bresciana.
    Artista progettuale e concettuale, Franca Ghitti ha messo a punto a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso un’idea di scultura ecologica che vede protagonista l’acqua, non come elemento in sé, ma in relazione al territorio.
    Franca Ghitti pensa l’acqua come agente naturale di un’azione eterna e anonima che interviene sulle cose secondo modi assimilabili a quelli della scultura; l’acqua rappresenta anche l’energia che le mani del fabbro regolano, misurano e modificano nei processi millenari della lavorazione del ferro, o di quelli del legno nelle segherie, o nei mulini e che l’artista rimedita in funzione della sua ricerca e del suo concetto di “scultura come linguaggio assoluto”.

    L’acqua è un elemento senza colore, ma lo acquista in relazione alla luce che Franca Gritti considera, come ha scritto nei suoi appunti “una materia liquida e volatile, il cui peso è leggerezza”.
    Tuttavia, l’acqua, intesa come via di comunicazione, o elemento vitale per la natura e l’uomo, non viene mai direttamente rappresentata, ma solo evocata nella sua opera come azione, movimento, senso dello scorrere, scrittura sul territorio attraverso i canali irrigui, ritmo ripetuto e infinito. (clponline.it)


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    Data Inizio:30 giugno 2013
    Data Fine: 26 settembre 2013
    Luogo: Sirmione, ROCCA SCALIGERA
    Telefono: 030 916468
    Fax: 030916468
    E-mail:
    Sito web: www.architettonicibrescia.beniculturali.it http://

    Dove:

    Sirmione, ROCCA SCALIGERA
    Città: Sirmione
    Indirizzo: PIAZZA CASTELLO
    Provincia: (BS)
    Regione: Lombardia
    Telefono: 030 916468
    Fax: 030916468
    Sito web: www.architettonicibrescia.beniculturali.it
     
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