STRANI MUSEI

I musei italiani e del mondo più particolari

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  1. gheagabry
     
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    ABOCA MUSEUM
    Erbe e alambicchi,
    un museo sull'arte della spezieria


    antica_spezieria_1



    Viaggio nell'antica tradizione delle piante medicinali attraverso un percorso museale che tra ricerca storia e tecnologia racconta la storia delle erbe e del rapporto tra l'Uomo e la Natura. E' l'esposizione Erbe e salute nei secoli allestito nell'Aboca Museum, tra Toscana, Umbria, Marche e Romagna, nell’alta Valtiberina. Museo unico nel suo genere, si trova nel seicentesco Palazzo Bourbon del Monte a Sansepolcro, ed è un museo d’impresa nato nel 2002 e facente parte di un progetto di comunicazione culturale voluto dall'azienda italiana che produce e trasforma piante medicinali dal 1978. All’interno del museo si trova la Bibliotheca Antiqua dove viene svolta un’intensa e costante attività di ricerca storica da parte del Centro Studi che approfondisce l’antico utilizzo delle piante officinali al fine di comprenderne e recuperarne possibili e potenziali funzionalità utili per la salute dell’uomo moderno. Aboca Museum è oggi una testimonianza dell’evoluzione della scienza medico-terapeutica nei secoli.
    “La suggestiva e fedele ricostruzione di antichi laboratori – spiega Anna Zita Di Carlo, responsabile del museo – guida il visitatore in un affascinante viaggio nel passato attraverso sale comunicanti dove storia, aneddoti, curiosità, profumi naturali e reperti si intrecciano per raccontare le erbe nei secoli, fino ad arrivare a una meravigliosa farmacia dell'800 perfettamente conservata”.
    Le prime sale espongono antichi reperti quali mortai, ceramiche, vetri, libri, bilance e tanti altri strumenti che sono stati utilizzati nei secoli da chi deteneva l’arte della spezieria e che mostrano il fascino dei loro decori artistici. Ci sono poi fedeli ricostruzioni di ambienti tradizionalmente destinati alla conservazione e lavorazione delle piante officinali. La progressiva diversificazione tra erboristeria popolare e farmacopea ufficiale, tra medicina ufficiale e medicina tradizionale, tra farmaci artigianali da una parte e prodotti chimici dall'altra, fornisce al visitatore la chiave di lettura per comprendere la complessità della situazione contemporanea permettendo, allo stesso tempo, di vivere una esperienza sensoriale grazie ai profumi, ai colori e alle suggestioni che avvolgono durante il percorso.
    La continua ricerca su fonti antiche di enorme valenza scientifica e culturale, oltre che di grande pregio artistico, è alla base dell’attività del Centro Studi di Aboca Museum, coordinato e diretto da un comitato scientifico composto da esperti internazionali del settore botanico-farmaceutico. “Nel corso degli anni, il lavoro di tale struttura – afferma Valentino Mercati, Presidente Aboca, nonché ideatore e fondatore di Aboca e Aboca Museum - ha fornito importanti spunti di riflessione alla moderna ricerca scientifica in campo medico-botanico”. Destinata a studiosi e ricercatori, la Bibliotheca Antiqua è una delle collezioni più importanti al mondo per la sua specificità. Custodisce circa 2000 volumi antichi a stampa che raccontano quattro secoli di storia botanica (XVI – XIX sec.): varie tipologie di opere, dai primi trattati sui Semplici (le piante medicinali base), agli studi di botanica farmaceutica, dai volumi di Alchimia alle farmacopee rinascimentali, dagli antidotari ai compendi ottocenteschi di fisica, chimica e scienze naturali. Di particolare importanza è la recente collezione di antichi libri di ricette e segreti medicinali tra le cui pagine è conservata la saggezza di un sapere popolare che rischierebbe altrimenti di andare perduto.(Ansa)

    ..la sala delle erbe..



    La sala delle erbe. Una numerosa serie di piante medicinali, composte in mazzi ed appese al soffitto ad essiccare, formano un variopinto e, soprattutto, profumato tappeto erboso al di sopra della testa. Nella stanza, impregnata del bouquet di profumi, si respira un aroma insolito ma gradevolissimo all'olfatto. Fonti storiche raccontano che le operazioni di raccolta delle erbe iniziavano con l'osservazione giornaliera del modo di crescere delle piante. L'intento era quello di selezionare quelle più perfette, perché era opinione corrente che queste possedessero le migliori qualità medicinali. Soprattutto si osservava il giusto tempo balsamico, ovvero lo stadio ottimale in cui la pianta raggiunge il massimo contenuto in sostanze attive. La tecnica migliore per conservarle era l'essiccazione, procedimento che elimina l'acqua della pianta senza farle perdere le proprietà curative. Appese in ambienti asciutti ed arieggiati, al riparo dalla luce diretta del sole, le erbe subivano lentamente quei cambiamenti che le preparavano ad essere ridotte in salutari prodotti medicinali. Dopo quest'ultima fase, le erbe venivano conservate in appositi contenitori come cesti di vimini e preziose scatole in legno, finemente decorate con cartigli riportanti il nome della pianta.Numerosi esemplari originali, risalenti a vari secoli, sono in esposizione negli scaffali della stanza. Non potevano infine mancare gli antichi strumenti per la raccolta e la lavorazione delle erbe, accanto a quelli che invece erano "strumenti verbali propiziatori": preghiere, invocazioni, riti gestuali, uniti a simpatiche credenze, composte dalla religiosità popolare per ogni tipo di pianta.

    Il saper raccogliere, trasformare ed impiegare le erbe per curare era un patrimonio di conoscenze che, trasmesso per via orale, dava ricchezza e potere alla guaritrice o al guaritore. Uno dei segreti più gelosamente custoditi riguardava i luoghi, i tempi, le tecniche di raccolta -spesso rituali- delle erbe più attive contro le specifiche malattie. Era questa una virtù che, pur esercitandosi in ambiti marginali, fin dal VI secolo venne combattuta dagli organi del potere, quando l’aspetto rituale assunse connotati esasperati. Addirittura alcune guaritrici finirono per essere considerate “streghe” durante il periodo dell’Inquisizione. Il ruolo delle erbe medicinali, comunque, si è mantenuto vivo in ogni tradizione locale, ed è stato fondamentale per la salute dell’uomo fino ad oggi, malgrado l’ “uso scientifico” ne abbia sminuito le peculiari caratteristiche di naturalità.

    ...Le preghiere...


    fitochimico


    La raccolta della camomilla. La camomilla, gran farmaco per gli occhi malati, si raccoglie sempre prima del sorgere del sole, pronunciando prima questa invocazione: «Ti prendo, o erba, per la nubecola bianca della pupilla e per il dolore agli occhi, affinché tu possa prestarmi soccorso». Dopo la si porta appesa al collo.

    La raccolta del ciclamino. I tuberi di ciclamino per guarire i dolori di milza si raccolgono interi l’ultimo giovedì del ciclo lunare. Si va poi sulla soglia della stanza dove sta il malato e lì si tagliano in tre fette chiedendo a costui: «Che cosa taglio?». Ed egli deve rispondere: «La mia milza». Dopo di che si appoggiano le fette di ciclamino sulla parte malata e si dice: «Come si seccheranno i pezzi di questo ciclamino, così si seccherà la milza di questo malato».

    La raccolta dell’ebbio. Prima di raccogliere l’ebbio, bisogna recitare ter novies - cioè ben 27 volte - l’invocazione propiziatoria: «Omnia mala bestia canto». (Io bestia declamo tutti i mali). Poi bisogna tagliarla tre volte vicino a terra con un ferro affilato, pensando intensamente, nel frattempo, alla malattia che si vuole guarire. Una volta tagliata, non la si deve guardare, ma la si deve sminuzzare e masticare stando di spalle.

    La raccolta della mandragora. Per cogliere la mandragora scava intorno alla pianta, poi prendi una corda, legane un capo alla radice della pianta e l’altro ad un cane. Chiama poi il cane in modo che questo venendo verso di te strappi via la radice. Sta attento a far questo nelle notti di plenilunio e abbi l’accortezza di tapparti bene le orecchie, per non sentire l’urlo lacerante che la pianta emetterà al momento dello strappo.

    ...l'officina alchemica...


    L'officina alchemica. Officina, nel significato originario, vuol dire laboratorio e questo spiega perché qui è ricostruito un ambiente di lavorazione delle erbe del '600. L'officina è il centro di riferimento dell'antica medicina: vi gravitavano i raccoglitori di erbe, il pestatore, lo speziale, il medico, gli ammalati ma soprattutto l'addetto all'estrazione della quinta essenza. Ecco perché l'arredamento è caratterizzato soprattutto da strumenti ad hoc quali alambicchi, distillatori, forni, fornelli a carbone, grossi mortai, contenitori in vetro per gli estratti, presse, oltre naturalmente alle erbe raccolte in loco ed alle spezie di importazione. In questa sala una nicchia un po' nascosta ma molto suggestiva costituisce il luogo dove venivano conservate le "res pretiosae", cioè i prodotti più costosi e di difficile reperibilità. Tra questi l'oro, che in passato era considerato un vero e proprio medicamento, ma anche il grasso di vipera, la canfora, lo zucchero, la noce moscata ed altre spezie che al tempo provenivano da paesi lontani.

    Ai primordi dell’esistenza dell’uomo le erbe curative venivano ingerite direttamente oppure preparate in forme estremamente semplici che prevedevano tutt’al più lo schiacciamento o la macerazione in acqua, latte, vino, aceto, grassi vegetali ed animali. L’uso del fuoco e di utensili di metallo, costituì un’ ulteriore tappa evolutiva per il miglioramento dei processi di estrazione. La scoperta della distillazione alcolica, intorno al X sec. d.C., dette la possibilità di trasformare le erbe in derivati sempre più complessi ed evoluti. La ricerca di “farmaci eccellenti” ha costituto comunque una continua preoccupazione che ha portato nel corso dei secoli ad affiancare all’uso delle erbe molti altri preparati di origine minerale ed animale, non esclusi gli escrementi. I preparati spagirici sono un classico esempio di questo variegato mondo terapeutico. Lo sviluppo dell’alchimia, con la creazione di laboratori opportunamente attrezzati, portò a riprendere e a migliorare buona parte delle tecniche estrattive, anche se le finalità di questa scienza rimasero spesso molto differenti, come nel caso della esasperata ricerca della pietra filosofale.

    ..la cella dei veleni..



    La Cella dei Veleni, un piccolo locale isolato da una cancellata. Sulla testata dell’armadio troneggia la scritta Cave atra venena, guardati dai veleni mortali! In questo luogo, infatti, il farmacista teneva, sotto chiave, tutti quei prodotti tossici, vegetali, minerali e animali, perché non andassero in mano a degli sprovveduti: solo egli, infatti, aveva le competenze professionali per trattarle e dosarle in modo per farle diventare salutari medicine.

    Fra le droghe medicinali ce ne sono parecchie che sono dei micidiali veleni. Attraverso la scienza del farmacista queste pericolose sostanze divengono medicamenti salutari: sia dosate in quantità infinitesimali, sia trasformate in preziosi antidoti. Il celebre re Mitridate VI, abituatosi ad assumere veleni per il terrore di essere ucciso, riuscì a raggiungere lo stato di assuefazione, poi detto mitridatismo. I Greci preparavano con la cicuta il veleno per i condannati a morte, come nel famoso caso di Socrate.
    La potente famiglia Borgia aveva fama di usare il veleno come arma negli intrighi politici. Shakespeare si serviva dei veleni per creare atmosfere di forte drammaticità: il padre di Amleto viene ucciso con del succo di giusquiamo versato nell’orecchio; Romeo si procura da uno speziale una “droga micidiale” per uccidersi sulla tomba di Giulietta. La conservazione dei veleni richiede il massimo delle cautele; per questo le consuetudini delle spezierie consigliavano un luogo appartato e “chiuso a chiave”,
    (www.abocamuseum.it/)


    Edited by gheagabry1 - 23/2/2023, 22:13
     
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