STRANI MUSEI

I musei italiani e del mondo più particolari

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Perchè il coraggio non sta nello scendere
    anche se il treno è in corsa.
    Il vero coraggio sta nel mettere un piede
    sulla rampa di quel treno e buttarsi a capofitto,
    sapere di aspettarsi qualcosa ma non immaginarsi nulla,
    viverla per come è.
    E se davvero quel treno è tuo,
    prima o poi il viaggio riparte da lì,
    ad un orario diverso,ad una stazione diversa,
    ad una fermata diversa,
    con te cresciuto e senza valigia…
    Perchè tutto quello che cerchi
    è quel treno e quel viaggio è la tua vita.
    (Alessia Auriemma)


    Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa

    Museo-Ferroviario-di-Pietrarsa-ingressi-a-2-per-festeggiare-la-prima-linea-ferroviaria-italiana


    Pietrarsa è uno dei luoghi simbolo della storia delle Ferrovie dello Stato Italiane, un ponte teso tra passato e presente che congiunge idealmente la Bayard ai sofisticati e velocissimi treni dell’Alta Velocità.
    l museo ferroviario è stato realizzato laddove sorgeva il reale opificio borbonico di Pietrarsa nato nel 1840 per volere di Ferdinando II di Borbone, in un’area prima chiamata “Pietra Bianca” e in seguito “Pietrarsa” dopo un’eruzione del Vesuvio che aveva portato la lava fino a quel punto della costa.
    Una statua (una delle più grandi realizzate in ghisa in Italia), posta nel piazzale del complesso, mostra re Ferdinando nell’atto di indicare il luogo dove costruire le prime officine ferroviarie delle Due Sicilie e dell’intera Penisola. Un’iscrizione ricorda che lo scopo del sovrano era di svincolare lo sviluppo tecnico e industriale del Regno dall’intelligenza straniera.

    Il Museo si sviluppa in un’area di 36mila metri quadrati, di cui 14mila coperti. Costituito da 7 padiglioni per un'estensione complessiva di circa 36.000 metri quadrati, ospita locomotive a vapore, locomotive elettriche trifase, locomotive a corrente continua, locomotori diesel, elettromotrici, automotrici e carrozze passeggeri. Il primo padiglione è stato delegato alla conservazione dei mezzi del “passato”, ad iniziare dalla ricostruzione storica del primo convoglio della Napoli-Portici, per seguire con le locomotive a vapore e i locomotori elettrici trifasi.
    Il secondo padiglione raccoglie una vasta rappresentanza di rotabili e carri in scala ridotta, nonché plastici e oggetti di uso comune in ferrovia. Il terzo padiglione diviso in tre settori, ospita vecchi macchinari della ex Officina, un settore navale con modelli ed oggetti vari, nonché locomotive rappresentanti il “passato prossimo” e cioè automotrici diesel ed elettriche, carrozze e locomotori elettrici a corrente continua. Interessante è il Treno Reale, convoglio di undici vagoni, costruito nel 1929 per le nozze di Umberto II di Savoia con Maria José del Belgio, mentre di recente è stata acquisita una vettura presidenziale offerta nel 1989 da Francesco Cossiga. Nel museo trovano spazio celebri locomotive a vapore come la Gruppo 290, Gruppo 835, Gruppo 480, elettriche in corrente continua come la E.326, E.626, nonché locomotive elettriche trifase, gioielli della storia ferroviaria italiana. Imponente è la statua di Ferdinando II di Borbone, opera fusa in ghisa nello stesso opificio, di rilievo il salone reale stile liberty dal soffitto in oro zecchino e dal tavolo in mogano esotico. Infine, gioiello fra i gioielli, la Carrozza-Salone n°10 de treno dei Savoia, attualmente "Treno della Presidenza della Repubblica Italiana"...Oltre a la riproduzione fedele della Bayard, il treno inaugurale della prima tratta ferroviaria Napoli Portici del 1839; 25 locomotive a vapore; 6 locomotori elettrici; 12 rotabili tra automotrici elettriche/nafta (le cosiddette. littorine), diverse tipologie di carrozze (postale, detenuti, centoporte); 5 locomotori diesel; 25 modelli in scala di treni/carrozze/ plastici di stazioni ferroviarie; plastico “Brunetti” meglio noto come plastico del “Trecentotreni”; arredi sala d’attesa della Stazione ferroviaria di Roma Trastevere del 1905.

    ...il reale opificio borbonico di Pietrarsa...

    tesoripietrasa2



    L'attività ebbe inizio con il montaggio in loco di 7 locomotive, utilizzando le parti componenti costruite in Inghilterra secondo uno dei precedenti modelli inglesi acquistati nel 1843. Il 22 maggio di quell'anno, Ferdinando II emanò un editto nel quale tra l'altro riportava: «È volere di Sua maestà che lo stabilimento di Pietrarsa si occupi della costruzione delle locomotive, nonché delle riparazioni e dei bisogni per le locomotive stesse degli accessori dei carri e dei wagons che percorreranno la nuova strada ferrata Napoli-Capua». La struttura ebbe varie visite importanti tra cui lo zar di Russia, Nicola I, che manifestò l'intenzione di prendere Pietrarsa a modello per il complesso ferroviario di Kronstadt e nel 1849 anche del papa Pio IX.
    Con l'Unità d'Italia, dal 1861 l'opificio di Pietrarsa entrò in una fase difficile; una relazione dell'ingegnere Grandis, voluta dal governo piemontese dipingeva negativamente l'attività e la redditività dell'opificio consigliandone addirittura la vendita o la demolizione. L'anno dopo avveniva la cessione della gestione alla ditta Bozza; ciò portò alla riduzione dei posti di lavoro, a scioperi e gravi disordini repressi nel sangue. Il 6 agosto 1863 una carica di bersaglieri provocava 7 morti e 20 feriti gravi. Tuttavia, nonostante la parziale dismissione degli impianti, nel successivo decennio vennero prodotte oltre 150 locomotive. Il ridimensionamento di Pietrarsa continuò fino alla riduzione a 100 dei posti di lavoro fino a che nel 1877 lo Stato assunse direttamente la gestione sotto la direzione dell'ingegnere Passerini risollevandone le sorti e migliorandone la produttività; da allora e fino al 1885 vennero prodotte ulteriori 110 locomotive, oltre 800 carri merci e quasi 300 carrozze viaggiatori oltre a parti di ricambio per rotabili. Nel 1905 in seguito alla statalizzazione delle ferrovie entrò a far parte delle infrastrutture primarie delle nuove Ferrovie dello Stato divenendo una delle officine di Grandi Riparazioni specializzata in particolare nel settore delle locomotive a vapore.

    ....la storia delle FERROVIE dello STATO....


    È la mattina del 3 ottobre 1839 quando la piccola locomotiva Bayard percorre sette chilometri e 250 metri sulla linea Napoli - Portici: un grande progetto realizzato con il contributo degli inglesi per portare la corte di Ferdinando II nelle residenze fuori città. Il successo è tale che solo un anno dopo viene inaugurata la seconda linea, la Milano - Monza e ovunque in Italia si procede alla costruzione e all’apertura di nuove tratte. Tuttavia le compagnie di gestione non garantiscono condizioni di viaggio sostenibili: gli scompartimenti freddi d’inverno e caldi d’estate rendono i viaggi interminabili e i ritardi sono tali che, nel 1889, viene creata una commissione d’inchiesta parlamentare per studiarne le cause. Il malcontento dei cittadini si unisce alla protesta dei ferrovieri, che dopo una serie di rivendicazioni salariali minacciano di convocare uno sciopero. La reazione dei liberali, alle gravi condizioni di disservizio e all’anarchia in ambito lavorativo, porta alla presentazione il 21 aprile 1905 di un disegno di legge di nazionalizzazione della rete ferroviaria, con annesso il divieto di sciopero per i dipendenti pubblici. La reazione dei ferrovieri è così forte che il governo Giolitti si dimette. Ma il dado è ormai tratto: il 1° luglio il capo del governo Fortis proclama la nascita delle Ferrovie dello Stato, affidando la gestione a un’azienda di Stato sotto la sovrintendenza del Ministero dei Lavori Pubblici.
    Su tutti i convogli appare una nuova sigla, quella di FS. La crescita della nuova azienda è esponenziale: nel giro di pochi anni le locomotive passano da 2.500 a 5000, i veicoli da 60.000 a 117.000; vengono inaugurati 2000 chilometri di nuove linee, i treni vanno sempre più veloci. Le distanze si accorciano.
    Il mezzo non riscuote l’immediato successo popolare: per le merci gli italiani si fidano ancora del trasporto via mare o sui cavalli. Solo sotto il regime fascista, il treno diventa il vero mito italiano: vanto della dittatura, simbolo del progresso e dell’avvenirismo, segno dell’ordine e del buon funzionamento della macchina statale. È negli anni Cinquanta, con l’emigrazione di cittadini meridionali in cerca di lavoro al Nord verso Milano e Torino, che il treno acquista un ruolo fondamentale nello sviluppo economico e sociale del Paese. Come il bastimento che nell’Ottocento salpava dai porti italiani per raggiungere colmo di emigranti gli Stati Uniti, così ora i treni portano verso nuove destinazioni chi cerca di uscire dalla miseria e dalla povertà. Gli stessi ferrovieri acquistano rispetto e onore: insieme ai postini e ai maestri, fanno parte dell’aristocrazia dei lavoratori.
    (dal web)

    ................

    Informazioni utili
    Apertura: venerdì, sabato e domenica dalle ore 9 alle ore 16 (con pausa del servizio di biglietteria dalle ore 13 alle 13.30). Il giovedì l'apertura avrà luogo solo su prenotazione per grandi gruppi.
    Prezzo del biglietto: € 5,00 (intero) e € 3,50 (ridotto per gli adulti oltre i 65 anni, per i ragazzi tra 6 e 18 anni, e per tutti i visitatori in caso di parziale chiusura o inagibilità di alcuni padiglioni in caso di convegni o lavori di restauro).

    Edited by gheagabry1 - 23/2/2023, 22:08
     
    Top
    .
34 replies since 19/9/2012, 16:26   3165 views
  Share  
.