STRANI MUSEI

I musei italiani e del mondo più particolari

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  1. gheagabry
     
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    STRANI MUSEI


    MUSEO dell'OMBRELLO e del PARASOLE

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    Nato a Gignese, da un progetto di Igino Ambrosini, figlio e fratello di ombrellai (1883 - 1955) già fondatore del Giardino Botanico Alpinia, il museo si insediò nel 1939 al piano superiore delle scuole elementari. L'allestimento ricchissimo di materiale e pieno di fascino era testimonianza dell'amore per il proprio paese e per il proprio lavoro. Nel 1976 il Museo dell'Ombrello e del Parasole si trasferì nell'attuale edificio costruito grazie alla collaborazione del Comune e dell'Associazione "Amici del Museo" presieduta allora da Zaverio Guidetti, industriale dell'ombrello di Novara. L'edificio, se si osserva dall'alto delle gradinate della Chiesa Parrocchiale di San Maurizio ha la pianta a forma di tre ombrelli aperti affiancati. L'attuale allestimento, dovuto all'architetto Bazzoni, risale alla seconda metà degli anni '80, ma già un nuovo progetto del Comune di Gignese in collaborazione con la Regione Piemonte, l'Ecomuseo Cusio Mottarone e l'Associazione degli ombrellai sta per essere attuato. Nelle vetrine al piano terreno sono esposti circa 150 dei 1500 pezzi inventariati, soprattutto parasole e parapioggia che ripercorrono l'evoluzione della moda dall'800 ad oggi. Accanto ad essi i materiali di copertura, la seta e le fibre sintetiche, le impugnature in avorio, in legno, in argento, le minuterie che contribuiscono a rendere l'ombrello un oggetto pratico, bello ed elegante. Al piano superiore le testimonianze storiche sull'uso del parasole e del parapioggia, i figurini di moda e le testimonianze dell'attività degli ombrellai: dalle foto dei "pioneri" a una raccolta degli attrezzi di lavoro, alle barselle cioè le sacche di cuoio o di legno contenenti l'occorrente per i riparazioni, agli oggetti legati alla vita quotidiana degli ambulanti fino alle fatture delle fabbriche sparse in tutta Italia. Due grandi ombrelloni, dipinti da Felice Vellan, raccontano nei loro spicchi due vite esemplari di ombrellai.

    La nascita povera, l'apprendistato, i primi guadagni lontano da casa, il felice matrimonio, i figli, il successo ed il ritorno al paese in cui l'ex emigrante può profondere le sue ricchezze per il bene comune ed infine riposare in pace in una ricca tomba che nobilita il piccolo cimitero.
    Storia naïf ma specchio di una realtà di migrazione che ha portato l'abilità degli ombrellai del Vergante in tutto il mondo. Un pannello, inoltre, registra il tarusc, il gergo con cui questi artigiani comunicavano tra loro per difendersi dalla diffidenza della popolazione. I circa 10.000 visitatori annuali raccontano l'interesse di un pubblico che per metà è composto da stranieri e proprio questo interesse è la spinta a migliorare costantemente le strutture e le possibilità di accoglienza con la collaborazione di tutti coloro che credono che il futuro si costruisce solo radicandosi nel passato.

    La semplice funzionalità di un accessorio come l’ombrello rende difficile conciliare la sua utilizzazione pratica con un’origine che sfiora il mito; eppure, pochi oggetti del nostro vivere quotidiano possono vantare radici così antiche e leggendarie. L’unico elemento certo è la provenienza non occidentale: la Cina, l’India e l’Egitto si proclamano infatti paese-culla del parasole, ciascuno con motivazioni più che valide. Queste "rivendicazioni" ci permettono di aggiungere un altro dato sicuro ad una storia priva di certezze: l’ombrello è, fin dal suo apparire, collegato alla rappresentazione simbolica del potere, quando non, addirittura, attributo della divinità. Fin dal XII secolo a.C., l’ombrello cerimoniale apparteneva alle insegne dell’Imperatore della Cina e tale rimase per circa trentadue secoli, fino alla scomparsa del Celeste Impero. All’incirca nello stesso periodo, i re persiani potevano, unici tra i mortali, ripararsi dal sole per mezzo di un ombrello, sorretto da qualche dignitario; più democraticamente in Egitto si concedeva tale privilegio a tutte le persone di nobile origine.
    In questo paese nasce, forse, il mito più bello, la più profonda simbologia legata all’ombrello: la dea Nut era spesso rappresentate in forma di parasole, con il corpo arcuato a coprire la terra, in atto di protezione e di amore. Il forte significato di status symbol come prerogativa regale, o comunque di potere, assunto dall’ombrello, spiega la sua contemporanea comparsa nell’immaginario religioso. Come in Egitto, anche in India viene associato alle dee della fertilità e del raccolto o, in senso più lato, della morte e della rinascita: nella sua quinta reincarnazione, Vishnu aveva riportato dagli Inferi l’ombrello, dispensatore di pioggia. Alla sfera del mito dobbiamo l’introduzione nel mondo occidentale del nostro accessorio, che compare in Grecia legandosi al culto di Dionisio (un dio di probabile origine indiana), ma anche di dee come Pallade e Persefone, che tra i loro fedeli contavano soprattutto donne.
    Sono le donne che, nelle feste dedicate a queste divinità, si riparano in loro onore con un parasole, passato nel III secolo a.C. anche nel mondo romano, dove viene descritto dai poeti come delicato e prezioso oggetto in mani femminili. Sembrerebbe quindi di avere delineato una storia completa: da simbolo di potere, umano e divino, a oggetto di lusso e di seduzione. Eppure, tra i tanti valori e segni di civiltà cancellati dalla scomparsa dell’Impero romani, ci fu anche l’ombrello, di cui non rimase traccia nei "secoli bui", se non per la sua sopravvivenza nel culto cattolico, inizialmente come insegna pontificale, poi nell’uso liturgico. Totalmente sconosciuta all’antichità fu perciò la principale funzione utilitaria dell’ombrello, quella di parapioggia. Mantelli, cappucci e cappelli di pelle risolsero il problema della pioggia nel mondo classico ed in quello medievale.(gignese.it)


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    Apertura:
    dal 1° Aprile al 30 Settembre
    Ottobre gruppi solo su prenotazione
    Orario:
    Tutti i giorni
    eccetto i Lunedì non festivi
    dalle ore - 10.00 alle 12.00
    dalle ore - 15.00 alle 18.00

    Ingresso:
    a persona
    Ridotto: 1,50 Euro
    Normale: 2,50 Euro
    Scolaresche: 1,50 Euro
    Gruppi: 1,50 Euro

    Via Golf Panorama, 2
    28836 Gignese (VB)

    Edited by gheagabry1 - 23/2/2023, 21:42
     
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