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  1. giuliascardone
     
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    150 anni fa in tavola: cosa mangiavamo?


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    ... Quali sono i piatti della migliore tradizione italiana? ...


    L'Italia in tavola... una grande tradizione enogastronomica riconosciuta in tutto il mondo che rende la cucina italiana un vero e proprio patrimonio di valore storico e culturale ben attestato anche dai gusti culinari di grandi personaggi storici.

    Dal gran bollito “risorgimentale” del quale andava ghiotto re Vittorio Emanuele al risotto al burro di Camillo Benso, fino al Marsala garibaldino... la tradizione italiana sfodera ricette tipiche intramontabili!

    Il Grande Bollito Storico Risorgimentale Piemontese tanto amato dal re Vittorio... Questo piatto era preparato con carne di vitello (rigorosamente di razza piemontese) ben allevato e nutrito, in ottima salute!

    La carne veniva cotta a pezzi di diversa consistenza in acqua già bollente, poco salata, con degli odori quali rosmarino, aglio, lauro, sedano, cipolla, gambi di prezzemolo...


    Vittorio-Emanuele-II


    Il re Vittorio Emanuele
    amava anche un altro piatto,
    i taiarin piemontesi, tagliolini freschi
    alle erbe di montagna con
    castagnole di carne in
    salsa di Barolo.

    Il risotto al burro di Camillo Benso di Cavour, grande appassionato di agricoltura e di cucina, e di viticoltura (famoso il suo Barolo!), un piatto unico di risotto con burro e parmigiano, cotto al forno con pomodori, uova frittellate e poi bagnato dal sugo di arrosto ristretto. Un altro piatto amato dal Conte di Cavour era gli gnocchi di patate alla salsa di noci e di mentuccia.

    È noto quanto Garibaldi apprezzasse, invece, moltissimo il gusto dolce del Marsala che ancora porta il celebre nelle sigle “DG” impresse sulle bottiglie a significare “Dolce Garibaldi”. Mentre riguardo ai piatti di cucina, il suo preferito era il carpaccio di tacchino preparato per lui da Nino Bixio dopo lo sbarco di Marsala.

    Per finire questa breve rassegna enogastronomica legata ai volti noti della storia vi raccomandiamo di non perdere i tortelli alla Giuseppe Verdi, presentati in Casa Alice proprio per l'occasione dei 150 anni dell'unità d'Italia!

    Altri piatti tradizionali dell'epoca, e che hanno un qualche nesso con i personaggi della storia italiana, sono il pollo alla campagnola cucinato con zucchine, patate e carote, nato in onore di Mameli, e preparato dalla madre di Mazzini dopo avere ascoltato l'inno; ed il roast beef alla ligure, piatto preferito da Giuseppe Mazzini. Infine, le lasagne alla papalina con mele e tartufo, serviti in onore di papa Pio IX per il ventiquattresimo anno di pontificato.

    La cucina italiana è fatta di tante tradizioni regionali, ognuna molto diversa dalle altre, ed ognuna con una sua storia particolare. Nella cucina di ciascuna regione si palesa anche la cultura e la storia del suo popolo.


    regionale_bagna_caoda


    La cucina italiana
    è l'unica al mondo ad avere in
    seno una grande varietà di
    piatti e ricette diverse.

    Questa eterogeneità è naturalmente legata alla particolare posizione geografica dell’Italia soggetta ad un clima molto vario che caratterizza anche e soprattutto la tavola. L'autentica cucina italiana da sempre pone grande enfasi sui prodotti freschi, di stagione, su carni fresche e frutti di mare, che ogni regione ha, come veri propri tesori.

    Il patrimonio tradizionale regionale è importante perché si fa custode delle nostre tradizioni alimentari che si sono consolidate nei secoli e che ancora oggi ritroviamo nella varie realtà regionali. E' proprio in quel momento storico che alcuni piatti italiani della tradizione vengono alla luce.

    Il momento storico che coincide con l'unità italiana è determinante per molti versi. Principalmente per i grandi mutamenti storici e poi anche per lo sviluppo tecnologico. Nel corso del 900 la società italiana subisce profonde trasformazioni che si sono riversate anche nella nostra cultura e tradizione enogastronomica.


    Museo-antica-cucina



    ... Ma come eravamo 150 anni fa "a tavola"? ...

    Nel 1861 l'Unità d'Italia ha unificato le regioni della penisola sotto un'unica bandiera; tuttavia la singola regione ha mantenuto una sua identità gastronomica legata alla sua storia e alla tipologia di prodotti a disposizione in quel determinato territorio ed in quella stagione e clima specifico.

    C'è da dire che nella fattispecie la tavola della popolazione italiana, di massa dei primi del '900 era semplice e fatta di pochi ingredienti basilari ma variava anche in relazione al ceto sociale.

    Le classi più abbienti godevano invece dei cosiddetti "cibi di lusso". Fra le pietanze ricorrenti sulle tavole dei ceti medio-alti c'erano solitamente per la colazione pane bianco, burro, latte, caffè.

    Per i pasti principali, come quello del pranzo, tipica la minestra in brodo; per secondo si prediligeva la carne, quindi piatti di arrosto, stufato, carne in umido; per contorno molto frequenti le patate. Per la cena si poteva replicare un piatto di quelli citati per pranzo, accompagnato da verdure e formaggio.

    Il menù delle famiglie più povere subiva delle modifiche: il caffè veniva rimpiazzato da una bevanda ottenuta da un composto di ceci e orzo bruciato chiamata "cicoria"; chi poteva permetterselo mangiava del pane con salumi o formaggi.

    Per gli altri pasti, pranzo e cena, il piatto era "unico", e a basso costo, cucinato con ingredienti "umili": una minestra, preparata con diversi ingredienti a seconda della stagione. O con lardo, odori, cipolle, pomodori, o conserva di pomodoro. Pasta con ortaggi, verdure e legumi: pasta e patate, pasta e cavoli, riso e patate, o altre verdure di stagione.

    Un altro piatto tipico era la minestra preparata con cipolla, aglio, olio, legumi in umido; oppure con fagioli o lenticchie, preparati con patate, lardo e pomodoro.

    Della tipica cucina romanesca sono di questo periodo alcuni piatti della tradizione, come gli spaghetti con cacio e pepe e la palliata.

    La cena consisteva in pane salumi e formaggi, uova, verdure. Mentre nelle famiglie più povere poteva anche essere solo una zuppa di pane, latte e caffè.








    Gli alimenti base della cucina italiana dell'epoca erano ceci, fave, lenticchie, piselli, fagioli, cucinati nei modi più svariati, ogni tipo di verdura e frutta di stagione; il pane bianco era di prima qualità e compariva sulle tavole dei "ricchi", mentre quello di farina scura accompagnava i pasti delle classi più povere.

    Il vino: una bevanda presente sulle tavole di tutti, indipendentemente dal ceto di origine. Il vino accompagnava sempre i pasti consumati dalle famiglie. Naturalmente la qualità del vino dipendeva dalle possibilità economiche.

    Il pesce era un alimento per molti inaccessibile, soprattutto per chi abitava nelle regioni dell'entroterra. Dobbiamo infatti considerare che all'epoca i trasporti non facilitavano la mobilità dei prodotti alimentari, e a maggior ragione il pesce non sarebbe mai potuto arrivare fresco a destinazione.

    I contadini vivevano di quello che il loro terreno regalava. I piatti di carne erano sicuramente destinati a giorni speciali, di festa, e venivano per lo più preparati con le parti più "economiche" dell'animale, interiora e frattaglie di maiale e di ovini.

    A questo proposito ricordiamo un piatto tipico della cucina piemontese, realizzato proprio con le frattaglie, la finanziera alla piemontese, che nacque come piatto povero, ma che nel tempo si è guadagnato un posto molto più autorevole essendo apprezzato dai ceti più ricchi che ne stimarono bontà e prelibatezza...

    La storia ci insegna, anche in tavola, che le cose più semplici sono spesso le più speciali!


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    Finanziera alla piemontese



    Fonte:www.alice.tv,espresso.repubblica.it,
    blog.libero.it,www.lacucinaitaliana.it,comunicaremendicino.blogspot.com,www.naturalia.it,cucina.corriere.it,www.academiabarilla.it,www.istitutomajorana.it
     
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