LA CUCINA NEI LIBRI...

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. ZIALAILA
     
    .

    User deleted


    La scuola degli ingredienti segreti
    Erica Bauermeister




    jpg


    E’ la storia di Lillian e del suo ristorante, nel quale tiene ogni mese una lezione di cucina, ma è anche la storia di Claire, di Ian, di Carl, di Antonia e di altri personaggi, che si delineano con delicata precisione durante i vari incontri del corso.

    Circondata dagli allievi, Lillian è in piedi dietro al piano di lavoro: muove delicatamente le mani, sta per aggiungere l’ultimo tocco, l’ingrediente segreto, e poi la torta sarà pronta. Pronta ad addolcire un momento di tristezza, a suggellare una promessa, a regalare un briciolo di felicità. Nessuno meglio di Lillian conosce la magia degli ingredienti, nessuno meglio di lei sa che a volte basta una cioccolata per cambiare un po’ la vita.

    Il suo ristorante, con piatti sempre diversi, è un luogo speciale, dove si ritrovano ricordi perduti, si stringono promesse d’amore o nasce un’amicizia. Lo sanno bene gli allievi del corso di cucina, tutti alla ricerca dell’ingrediente segreto che ancora manca alla loro vita. Come Claire, giovane madre insicura; o Tom, che ha appena perso la moglie; Chloe, ragazza maldestra e vitale; Isabelle, che non ricorda nulla tranne le ricette.

    La vividezza delle descrizioni e l’abilità dell’intreccio di tante storie diverse hanno decretato il successo di quest’opera prima di Erica Bauermeister. Ben pochi lettori rimarranno immuni dalle delicate atmosfere ricreate dall’autrice e dai sapori resi così reali da far vibrare le papille gustative .

    *°*°*°

     
    Top
    .
  2. gheagabry
     
    .

    User deleted




    Il formaggio con le pere. La storia in un proverbio.




    "Al contadino non far sapere quanto è buono il formaggio con le pere". Il proverbio è notissimo, ma è difficile decifrarlo: come può un ammonimento di saggezza popolare escludere dal sapere il contadino? Qualcosa evidentemente non torna. Lo storico si incuriosisce, si chiede quale origine possa avere un testo del genere, che cosa significhi, a cosa possa servire. Investigando fra ricettari antichi, trattati di agricoltura e di dietetica, opere letterarie e raccolte proverbiali, Massimo Montanari scopre che i palati esigenti e gli stomaci delicati della nobiltà si innamorano del formaggio con le pere sin dal Medioevo. Ma c'è di più. A un certo punto l'abbinamento diventa espressione di un savoir faire socialmente esclusivo. Ciò accade quando l'idea medievale del "gusto" come capacità naturale è sopravanzata dall'idea moderna del "buongusto" come attitudine culturale. Senza questo snodo decisivo il proverbio sarebbe impensabile. Montanari si avventura - non senza colpi di scena - nei delicati territori di confine tra cultura scritta e cultura orale, rapporti economico-sociali e rappresentazioni mentali. E l'enigma si svela: quell'ambigua sentenza non è il deposito di una saggezza condivisa, ma un luogo di rappresentazione del conflitto sociale e della lotta di classe. Chi l'avrebbe mai detto che tanta parte di storia se ne stesse racchiusa in un proverbio?

    "[…] I motti, le sentenze, gli aforismi nascono da riflessioni sul senso della vita, sul comportamento da tenere in questa o quella occasione, sulle soluzioni da dare ai problemi pratici della sopravvivenza e della convivenza: «un aiuto che l'uomo offre a un altro uomo», scrive Giuseppe Pontiggia, «una guida per evitare l'errore o porvi rimedio, il conforto che l'esperienza può dare a chi deve ancora affrontarla». Rispetto ai consigli 'd'autore' di cui è ricca la tradizione letteraria, lo specifico del discorso proverbiale è di non essere firmato, di presentarsi come un «enunciato senza enunciatore» (speech without a speaker, lo ha definito Michael Camille), frutto di una saggezza 'collettiva' che si tramanda in maniera anonima e impersonale. In tal modo i proverbi si stratificano nel tempo fino a costituire nelle culture orali «l'equivalente delle auctoritates nelle società letterate»: come ha scritto Piero Camporesi, in un mondo analfabeta come quello contadino «il proverbio condensa il sapere non firmato del gruppo» - anche se, non di rado, proprio un testo firmato può essere all'origine del proverbio, rielaborato a partire da una citazione letteraria.
    I proverbi hanno spesso come oggetto le relazioni dell'uomo con gli animali, le piante, la meteorologia, le stagioni; basati sul «calcolo statistico delle probabilità», essi sono volti «alla risoluzione di bisogni e problemi pratici»: come eseguire un lavoro a regola d'arte, garantire un buon raccolto, conservarsi in buona salute. Altrettanto importanti sono i richiami al dovere, all'onestà, alla correttezza morale - ma anche alla necessità, talvolta, della furbizia e dell'egoismo - che fissano e trasmettono «percezioni attorno alla natura della vita» (Scully). Consigli e osservazioni dettate dall'esperienza si alternano a luoghi comuni di apparente ovvietà, da tutti condivisibili, che alleggeriscono il discorso e facilitano la comunicazione. Né va dimenticato il ruolo di divertimento e di socializzazione, assicurato dalla componente ironica e scherzosa che spesso caratterizza i proverbi.
    L'argomento cibo compare di frequente nel discorso proverbiale, oggi come ieri: una recente raccolta di Detti del mangiare ne elenca 1738, attestati oggi in Italia in varie forme dialettali. Sul piano storico, Terence Scully ha raccolto centinaia di proverbi di contenuto alimentare nel la tradizione medievale francese e inglese, ordinandoli secondo un criterio tipologico attorno alle questioni più varie: fame e sete; qualità, virtù o pericoli di singoli prodotti; cucina, ricette, preparazione dei piatti; consumo del cibo, allestimento e servizio dei pasti... Dei temi alimentari si fa spesso un uso metaforico: i cibi, la cucina, il mangiare sono assunti non solo nella loro dimensione materiale ma anche come termini di confronto, come occasioni per riflettere sulla condizione umana, con ogni sorta di stili retorici, similitudini, equivalenze, confronti, giochi linguistici, equivoci, strizzate d'occhio.
    Non mancano proverbi di natura 'sociale', volti a definire ruoli e doveri di ciascuno, magari per rimarcare la necessità di stare al proprio posto, di non trasgredire gli obblighi del proprio stato. Proverbi che chiamano in causa l'identità delle persone all'interno del consorzio sociale […]"



    Edited by gheagabry - 21/9/2012, 22:10
     
    Top
    .
  3. ZIALAILA
     
    .

    User deleted



    DELITTI E FORMAGGI



    di Giles Milton


    delitti-e-formaggi




    Trama :

    Edward Trencom ha trasformato il negozio di famiglia nella più famosa, fromagerie d'Inghilterra. Come tanti Trencom prima di lui, Edward ha un naso speciale per forma, dimensioni e, soprattutto, poteri. La sua perfetta macchina olfattiva lo porta a primeggiare, a Londra, tra i mercanti di formaggi e di quanto di più raro e pregiato esiste al mondo nel campo dei prodotti caseari. Un giorno, però, Edward fa una scoperta sconvolgente: da nove generazioni, i Trencom fanno regolarmente una brutta fine proprio a causa dei loro nasi. E adesso sembra proprio che sia venuto il suo turno. Mentre è sulle tracce di un formaggio buono "da morire", il naso di Edward è obbligato a fare una scelta: possibilmente non quella, tragicamente sbagliata, di tutti coloro che l'hanno preceduto.

    Condendo una puntuale e rigorosa ricostruzione storica con personaggi davvero fuori dal comune, ironicamente incalzati da un destino crudele che non accenna a voler mollare la presa, Milton dipinge un mondo dove l'eccentricità regna sovrana e il confine fra tragedia e commedia è più che mai sottile, consegnandoci un gustoso primo romanzo destinato ad appagare il palato dei lettori più golosi.

    È un giallo? forse, sicuramente è una lettura molto piacevole .
    Un gustosissimo viaggio tra odori, forme e particolarità di tantissimi generi di formaggio, che danno all’opera un sapore singolare e ne fanno un romanzo del genere giallo-storico veramente originale .

    *****

     
    Top
    .
  4. ZIALAILA
     
    .

    User deleted



    PIAZZA GOURMAND



    di Roberta Schira



    gourmand




    Quante volte ci è capitato di affacciarci da una finestra e fantasticare sulle vite dei nostri dirimpettai, dei passanti, dei vicini?
    Stavolta a essere raccontate sono le storie degli abitanti di piazza Gourmand, che rappresenta non solo il fulcro delle loro esistenze, ma anche e soprattutto il grande pentolone in cui tanti ingredienti diversi interagiscono e si mescolano.
    Ci sono quasi tutti i personaggi che ci si aspetta di avere come condomini: il monotono impiegato di banca quarantenne che vive ancora con la madre; l’annoiata moglie di un commenda che trova rifugio nella cocaina poiché lui non le dedica le attenzioni che si merita; il medico vanesio e dongiovanni.
    La piazza come luogo aperto, prima di tutto mentalmente, che riesce ad accogliere anche coloro che nella realtà difficilmente trovano posto in un simile contesto sociale: un clochard dalle straordinarie doti culinarie, che diviene subito il beniamino del lettore, perché in grado di tenere testa ai pretenziosi avventori della migliore gastronomia, un transgender che si guadagna da vivere spacciando. Non manca, ovviamente, una certa dose di tradimento, per buona grazia anche delle pettegole che affollano il negozio del coiffeur. Il tradimento che viene vissuto con tutte le accortezze del caso e persino, almeno per quanto riguarda una della abitanti della piazza, con un’invitante spruzzata di trasgressione.
    In aggiunta, tra le pagine del romanzo troviamo poesie, citazioni di altri libri, consigli di famosi chef, schede tassonomiche sul veleno, note a pie’ di pagina, inserti grafici presi da siti Internet...
    In questo libro ci si rende conto ancora una volta che per gli italiani il cibo non è soltanto un bisogno fisiologico : è una presenza costante, il cui pensiero accompagna durante le giornate, di cui parlano spesso e molto volentieri.
    Non è un libro di cucina, ma un libro con cucina : le ricette chiudono ogni capitolo, si mescolano alla narrazione, quasi sempre ci rivelano il punto di vista dell’autrice e non solo sul metodo di cottura dei piatti. Perché il purée dovrebbe essere chiamato purea, quali sono i migliori risotti (sempre secondo il gusto soggettivo di Roberta Schira, gourmet sensibile e competente), le teorie, o meglio gli assiomi sull’importanza della qualità degli ingredienti quando si cucina.
    Un romanzo culinario, come ci avverte il sottotitolo, che fa venire l’acquolina in bocca, ma che non riesce a saziare, forse perché tenta di amalgare troppi sapori. Sconsigliata la lettura a fine giornata per non addormentarsi affamati!

    da www.mangialibri.com

     
    Top
    .
  5. ZIALAILA
     
    .

    User deleted


    Cinque quarti d'arancia



    Joanne Harris



    cinque-quarti-d-arancia-44922



    È un libro drammatico, forte, che tocca e turba per la complessità e la ricchezza dei temi trattati.
    La trama vede una protagonista sessantenne (che nel romanzo ha la funzione di narratrice) rievocare, con l'aiuto di uno strano album della madre, l'infanzia, la tragedia della guerra, un episodio oscuro e vergognoso di quel lontano passato e il travagliato rapporto che esisteva tra lei, i fratelli e la madre stessa.
    Ritornare , dopo molti anni al paese natale, ricomprare e ristrutturare la casa dell'infanzia, assumere il cognome del marito di cui era rimasta vedova così da non essere riconosciuta: bisogni irrinunciabili, di cui riuscirà a dare spiegazione a se stessa solo dopo aver ripercorso e narrato tutta la storia.
    Tra le mani, mentre racconta, ha sempre il quaderno avuto come eredità della madre (unitamente ad un tartufo nero conservato in un grande barattolo): ricette, appunti, annotazioni, frasi troncate a metà e parole quasi senza senso diventano un puzzle da cui emerge, pagina dopo pagina, tassello dopo tassello, la figura di una donna per lei quasi sconosciuta, insieme alla sofferenza, all'amore e al tormento che, con forza distruttrice, la annienteranno.
    Le ricette di cucina che erano state annotate su quei fogli, ora riprendono vita e diventano la chiave del successo della fattoria rimessa a nuovo che, con pochi tavoli e un gran numero di clienti, assume una fama tale da richiamare i giornalisti. Ma la ritrosia ad ogni forma di pubblicità, per paura di essere identificata e ricollegata alla lontana tragedia che viene dapprima solo accennata e poi, capitolo dopo capitolo, svelata al lettore, non difende la protagonista dall'avidità del nipote (figlio del fratello maggiore Cassis) che vorrebbe impadronirsi con propri scopi di quel vecchio quaderno.
    L'unica persona che ha un rapporto con Framboise (questo è il nome della protagonista) è un suo vecchio compagno di giochi, Paul, di poco maggiore di lei, innamorato fin dall'infanzia della piccola Reinette, la bella sorella di Framboise, diventata ora una povera demente rinchiusa in un istituto, senza più alcuna coscienza di sé e degli altri. Sono proprio i rapporti tra i tre fratelli, in cui ognuno svolge un ruolo ben preciso, e quelli tra loro e la madre, il primo tema portante del romanzo .

    da www.wuz.it
     
    Top
    .
  6. ZIALAILA
     
    .

    User deleted


    LA PARTE PIU' TENERA

    di Ruth Reichl




    reichlgrande




    Ruth Reichl è la critica culinaria più famosa d'America.
    In questo libro ci parla della sua infanzia, di sua madre che nel giorno libero della bambinaia paga lei, una bambina spaventata, per farsi da babysitter da sola.
    Racconta i suoi primi passi in cucina con la signora Pavey, la domestica dal passato aristocratico, e con Alice, la cuoca caraibica che nei momenti difficili cucina le sue fantastiche mele al forno con salsa dura.
    Ma è a casa di un ricco buongustaio francese, fra un intingolo che pare "l'autunno distillato in un cucchiaio" e una chartreuse di pernice imponente come una cattedrale, che Ruth capisce per la prima volta cosa significhi veramente mangiare .

    Le sue descrizioni di piatti e sapori siano incantevoli : ma nel suo libro c’è molto di più, perché Ruth ha un appetito speciale anche per la vita e perché, come dice, "osservando le persone mangiare si poteva scoprire chi erano."

    Un libro stupendo, magistralmente scritto. Adatto a chi ama il cibo e il vino, naturalmente, ma adatto soprattutto a tutti coloro che pensano che stare seduti a tavola sia una perdita di tempo. Una celebrazione della buona cucina fatta con ironia e una buona dose di racconti di vita. Assolutamente da non perdere.

    "Un appassionato road-movie culinario."

    ****

     
    Top
    .
  7. ZIALAILA
     
    .

    User deleted


    AGLIO E ZAFFIRI

    di Ruth Reichl



    agliogrande




    Un bel giorno a Ruth Reichl propongono di diventare il critico gastronomico del New York Times. La sua missione sarà visitare e giudicare i ristoranti della sua città. Con riluttanza Ruth accetta, ben sapendo che a New York c'è la più alta concentrazione di ristoranti di tutta l'America e che il New York Times è la testata più importante, la crème del giornalismo. E poiché la sua foto circola già in tutti i migliori locali, per svolgere nel modo più obiettivo possibile il suo lavoro Ruth escogita una soluzione semplice ed efficace: vestire i panni del cliente "qualunque".
    Un giorno bionda fatale, il giorno dopo intellettuale "alternativa", poi signora modesta e quasi "invisibile", quindi donna in carriera. Così travestita scopre che ai clienti "qualunque" le tavole più costose e raffinate riservano tante brutte sorprese... Non solo: i personaggi dei suoi travestimenti finiranno con l'influenzare i suoi giudizi e l'aiuteranno anche a capire qualcosa di più e di diverso su se stessa. Un libro sui piaceri della cucina, da gustare come il più sfrenato romanzo d'amore, insaporito da meravigliose ricette (tutte da provare), impreziosito da recensioni taglienti e piene di verve, condito con tanto umorismo.


    E' l'ultimo della serie di tre libri che raccontano la storia della vita di Ruth Reichl, attualmente direttore del "Gourmet Magazine" : il primo, “La parte più tenera” racconta della sua infanzia, dell'adolescenza e dei primi passi in cucina fino poi ad arrivare ad essere la Chef dello SWALLOW; segue “Confortatemi con le mele” che riprende dalla sua esperienza da Chef arrivando all'inizio della sua carriera di critica gastronomica intrapresa con poca gloria e tante difficoltà, chiudendo appunto con “Aglio e Zaffiri”, il resoconto di anni di recensioni.

    Sono tre libri in cui si racconta l'amore per la cucina, il piacere dello stare a tavola e le inevitabili fantasie che pervadono la mente di chi si siede al tavolo di un ristorante per lasciarsi momentaneamente coccolare e sentirsi il centro dell'attenzione di chi in quel momento gli porge una pietanza.

    ***

     
    Top
    .
  8. gheagabry
     
    .

    User deleted



    Arrosti e fumetti.
    La cucina toscana, tra spaghetti,
    risate e piatti della tradizione



    … Esiste un’identità alimentare toscana? E quali sono le sue origini? Per togliersi ogni dubbio non resta che leggere Desinari nostrali – Storia dell’alimentazione a Firenze e in Toscana a cura degli storici Zeffiro Ciuffoletti e Giuliano Pinto con testi di vari studiosi del settore. Una ricca ed erudita carrellata che parte dall’alimentazione nel mondo etrusco per risalire dal Medioevo alla corte medicea, dai Lorena ai ricettari dell’Ottocento, passando dallo stretto rapporto tra città e campagna, che ha sempre caratterizzato la nostra regione. Un’alimentazione basata su pane, olio, vino, castagne, legumi, e la carne solo in occasioni particolari, con un ruolo importante delegato alle donne, «perché a loro era affidata l’incombenza di fare quel grande esercizio di inventiva che è rappresentato dalla necessità e dalla penuria».

    Desinari nostrali. Storia dell’alimentazione a Firenze e in Toscana.
    a cura di Zeffiro Ciuffoletti, Giuliano Pinto.
    © Polistampa 2005



     
    Top
    .
  9. ZIALAILA
     
    .

    User deleted



    L' AMORE GOLOSO




    l-amore-goloso_1111





    Frizzante e saporito excursus sui legami che il libertino intesse in permanenza tra la tavola e il letto, questo libro celebra l’ingresso trionfale nella letteratura dell’arte gastronomica attraverso il romanzo licenzioso. Le gioie della tavola vengono passate in rassegna da Safran con humour, gustose citazioni e tanti aneddoti che mettono in luce la stretta relazione che ha legato erotismo e nutrimento nel corso del Settecento. Le virtù afrodisiache degli alimenti (cioccolato, ostriche, caffè, champagne, vini, liquori), che costituiscono i vari capitoletti del libro, erano conosciute assai prima del secolo dei Lumi, ma, nota Safran, bisognerà attendere i grandi libertini, come Casanova e Sade, per vederli associati ai piaceri della bocca e ancor più a quelli dell’alcova… Repertorio di ricette e menu “golosi”, il libro è un viaggio pieno di fascino che ci fa entrare nella società galante dell’epoca e nella narrativa più irreverente, ispirata dalla nuova filosofia della “natura” e della “ricerca della felicità”.


    www.lelettere.it

    ......nel libro si analizzano gli effetti del cioccolato, delle ostriche,
    del caffè, del tabacco, dello champagne,
    dei vini, dei liquori e di tanti altri cibi.
    Tutti questi alimenti erano già conosciuti
    come afrodisiaci ed erano sicuramente il
    pretesto per darsi ai bagordi nell'alcova.
    Era imprescindibile a quel tempo , nel '700 , il legame
    tra la tavola e il letto e non avevano davvero
    limiti, nè uomini, nè donne.


    .......Repertorio di ricette e menu "golosi", il libro è un viaggio pieno di fascino che ci fa entrare nella società galante dell'epoca e nella narrativa più irreverente, ispirata dalla nuova filosofia della "natura" e della "ricerca della felicità".


    ******

     
    Top
    .
  10. ZIALAILA
     
    .

    User deleted


    Le ricette segrete della cucina dell'amore



    Senate Melissa



    51z4-uk5z%2BL._SL500_AA300_





    Tutti a Blue Crab Island, nel Maine, chiamavano Camilla la dea dell'amore perché, con il suo talento di veggente era riuscita a salvare matrimoni in crisi. Ma Camilla non era solo un'indovina, era soprattutto una bravissima cuoca, amante della cucina italiana e delle sue specialità. Agli studenti della sua scuola di cucina suggeriva di aggiungere sempre nella pentola un ingrediente segreto: un ricordo triste, un pensiero felice, un fervido desiderio. Questo rendeva uniche le ricette e faceva sì che si realizzassero le speranze di chi le eseguiva. Holly, sua nipote, aspetta da anni l'uomo giusto: al suo vero grande amore, le ha predetto la nonna, piacerà un piatto particolare dal sapore molto intenso... La ricerca diventa sempre più complicata e Holly sembra destinata alla solitudine. Quando però eredita la scuola di cucina di Camilla e il suo ricettario, Holly impara come trovare la propria strada. Scoprirà che gli ingredienti essenziali della vita sono in realtà costituiti da un intreccio di trame: ricordi, sogni e speranze si legano a formare il romanzo della vita di ognuno dandoci la possibilità di scoprire la vera ricetta della felicità che si nasconde in noi.

    .....e dunque il ruolo della cucina : ad essa viene attribuita una funzione catartica, diviene capace di rimettere le cose al loro posto e di portare serenità nella propria vita.


    Un libro piacevolissimo : avrete la sensazione di essere nel cucinino di Camilla a realizzare le ricette italiane ( alcune delle quali troverete alla fine ).


    Melissa Senate ha iniziato la sua carriera a New Yok, lavorando per dieci anni come editor. Dopo aver letto tutti i romanzi chick-lit possibili e immaginabii per passione e per lavoro, ha deciso di mettersi alla prova come scrittrice. Da allora è divenuta un'autrice già affermata negli USA. Vive in un paesino remoto sulla costa del Maine.

    ****

     
    Top
    .
  11. gheagabry
     
    .

    User deleted


    “Il pasticciere del re”

    di Anthony Cappella



    Sfruttando la sua grande capacità descrittiva, Anthony Cappella, riesce nuovamente a trasmettere tramite la parola scritta profumi, gusti e sapori in modo magistrale.

    Prendendo spunto dal diario di Louise de Kérouaille, l’amante di Carlo II Stuart, e dal libro di Demirco intitolato “The Book of Ices” pubblicato per la prima volta nel 1678, Anthony Cappella crea una storia affascinante, un romanzo storico appassionante ricco di intrighi e complotti, di amori e segreti.

    Carlo Demirco all’età di sette o otto anni viene venduto dai genitori ad un fabbricante di sorbetti di nome Ahmad che lo porta con sé a Firenze alla Corte dei Medici. Una volta cresciuto Carlo conosce un certo Lucian Audiger, un pasticciere francese, che gli propone di fuggire dal suo padrone e mettersi in società con lui.
    Demirco accetta la proposta e inizia la sua avventura alla corte di Luigi XIV, il Re Sole.
    Nello splendore di Versailles, Carlo Demirco esibisce le sue qualità producendo sorbetti, cordiali ghiacciati e iniziando a creare uno straordinario dolce freddo dalla consistenza morbida e vellutata, il gelato.
    Nel 1670 muore, in circostanze non troppo chiare, Enrichetta Anna Stuart, conosciuta anche come Minette o Madame, sorella di Carlo II, sovrano d’Inghilterra nonché moglie del fratello del re di Francia e amante di quest’ultimo.
    Poco tempo prima Minette era riuscita a far sottoscrivere un accordo a suo fratello Carlo II, nel quale questi si impegnava ad entrare in guerra a fianco della Francia contro l’Olanda e a convertirsi alla religione cattolica.
    Poiché la sua dama di compagnia Louise de Kérouaille era a conoscenza del trattato di Dover, Luigi XIV decide di inviarla in Inghilterra con l’intento di farne l’amante e la confidente di Carlo II in modo che mantenga fede all’accordo.
    Louise de Kérouaille, originaria della Bretagna, appartiene ad una famiglia di alto lignaggio ma senza patrimonio. E’ una ragazza non solo bella ma anche virtuosa ed intelligente che non ha nessuna voglia di cedere alle avance del sovrano d’Inghilterra né di obbedire agli ordini di Luigi XIV. Fermamente intenzionata a salvare il suo onore e a difendere il buon nome della sua famiglia si troverà al centro di complotti ed eventi che non potrà controllare.
    Per riguadagnare la fiducia di Carlo II, il re di Francia decide di inviare in Inghilterra anche Carlo Demirico affinché questi metta le sue capacità di pasticciere al servizio del re inglese e della sua Corte.

    Anthony Cappella nelle pagine di questo romanzo ha dipinto un bellissimo affresco delle Corti di Francia e d’Inghilterra e delle differenze che esistevano tra di esse.
    Da una parte la Versailles del Re Sole con i suoi sofisticati divertissements, con i suoi cibi raffinati e dall’altra parte la Corte di Carlo II, dove il cibo è cucinato senza aromi e la carne è dura ed insapore, dove la corruzione serpeggia in ogni carica del Regno.

    L’impressione è che in realtà la differenza vera è propria tra i due Regni non stesse tanto nella morigeratezza di costumi quanto piuttosto nell’eleganza che la Francia aveva, a differenza dell’Inghilterra, nell’esibirne la mancanza.

    Anthony Cappella è come sempre molto attento ad attenersi il più possibile alla verità storica ma ovviamente ogni tanto si concede qualche “licenza”.
    Demirco è sì un personaggio realmente esistito, ma fu solo colui che fece in modo che i gelati potessero essere gustati da tutti e non fossero più esclusivo privilegio del re.
    Nessuno è a conoscenza di come la tecnica del gelato sia giunta in Inghilterra.
    (Elisa)



    http://lenovefigliedizeus.blogspot.it/
     
    Top
    .
  12. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Le 10 colazioni più famose della letteratura



    Da Alice nel Paese delle Meraviglie alla Metamorfosi di Kafka. Sono tati i libri, classici e moderni, che contengono riferimenti a piatti culinari magari passati inosservati. La fotografa Dinah Fried li ha raccolti in uno straordinario album fotografico
    MILANO - Chi non ha mai sognato di soffermarsi a sorseggiare un ottimo te inglese insieme al Cappellaio Matto? Oppure di assaporare un buon formaggio di capra preparato dal nonno più famoso dei libri per bambini, quello di Heidi? Spesso nella letteratura classica ci sono momenti culinari che passano in osservati: colazioni, pranzi, cene. Ci avete mai fatto caso? Ad aiutarvi arriva Dinah Fried , fotografa americana, alla quale è venuta in mente un’idea unica e strabiliante: ha ideato ''Fictitious Dishes'', una album fotografico contente tutti i momenti culinari presenti nella letteratura contemporanea e classica. Partendo da una serie di cinque fotografie, quando era solo una studentessa alla Rhode Island School of Design, ha creato un libro intero che propone un assortimento delizioso di interpretazioni fotografiche volte a condensare i 50 “piatti fittizi” più memorabili della letteratura che vanno da Moby Dick a Il giovane Holden. In questo articolo abbiamo deciso di proporvi i dieci passi, tratti dai dieci libri, che hanno ispirato alcune tra le foto più belle di questo libro fotografico. Quali sono le vostre preferite?

    ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE - In questo celebre romanzo, che ha appassionato bambini e adulti di tutto il mondo, Alice si ritrova a vagare nel paese delle meraviglie dove, insieme a rocambolesche vicissitudini, incontrerà strambi personaggi fantastici. Il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina saranno due compagni di avventura con i quali Alice festeggerà un buon non compleanno a base di tè e dolcetti, o forse no.
    “Hanno po' di vino,“ disse la Lepre Marzolina in tono incoraggiante. Alice si guardò intorno al tavolo, ma non c'era nulla su di esso, nemmeno il tè.”

    IL GIOVANE HOLDEN - Nel romanzo dal quale è stato tratto questo passo, il giovane Holden in prima persona la sua storia, rivolgendosi ad un probabile spettatore. Il romanzo narra le difficoltà di un ribelle sedicenne che sta cercando il suo posto nel mondo e che, di solito, appaga i suoi appetiti mangiando un panino al formaggio e un bicchiere di latte al malto.
    “Quando sono fuori da qualche parte, di solito mangio un panino al formaggio svizzero e un latte al malto. Non è molto, ma si ottengono un sacco di vitamine dal latte al malto.”

    IL GRANDE GATSBY - Un romanzo che descrive pienamente i ruggenti anni Venti. Gatsby è uno schivo festaiolo, organizza feste sfarzose alle quali nemmeno si presenta il più delle volte. Non ha tempo per festeggiare, l’unica cosa che gli interessa davvero è attirare la bella Daisy nella trama della sua ragnatela, per poterla ritrovare e rivivere il passato. Una tavola ricca e imbandita è ciò che ci vuole per attirare l’attenzione di una ragazza d’oro.
    “I tavoli del buffet, guarniti da scintillanti capolavori, erano stipati di prosciutti affumicati e speziati, insalate dai variopinti colori e rustici di maiale, trasformati come per magia in oro cupo.”

    IL BUIO OLTRE LA SIEPE - Il buio oltre la siete è un romanzo che è entrato subito a far parte del novero dei grandi classici della letteratura. I temi centrali sono i razzismo e l’amore. La giustizia è il filo rosso che ci accompagna durante tutta la vicenda. Siamo in Alabama negli anni Trenta e i piatti descritti sono sempre e solo i tipici abbondanti piatti genuini del Sud.
    “Dio del cielo, Cal,” disse, fissando il vassoio della colazione, “che cosa è tutta questa roba”?” Calpurnia disse : ”Il papà di Tom Robinson le ha mandato questo pollo stamattina presto, e io l’ho cucinato.” “Digli che sono orgoglioso di accettarlo: scommetto che nemmeno alla Casa Bianca mangiano pollo a colazione.”

    LA METAMORFOSI - L’alienazione e la spersonalizzazione, il senso di angoscia e l’atmosfera surreale tipici di questo racconto di Kafka sono ben espressi anche nella colazione immaginaria presente in questo libro. Un senso di freddezza, non vi sembra di essere degli ospiti indesiderati a quella tavola?
    “Verdura quasi marcia, ossa avanzate la sera prima, rivestite di salsa bianca rappresa, uva passa, mandorle, un formaggio che Gregor due giorni prima aveva dichiarato immangiabile, un pane secco, un pezzo di pane imburrato col sale e un altro senza sale.”

    MOBY-DICK - L’ossessione del Capitano Achab nei confronti della grande balena bianca pervade anche i pasti consumati sulla baleniera Pequod. L’atmosfera marina ricorda l’odore di salsedine e il pesce è onnipresente, anche in un pasto immaginario.
    “Essendo il nostro appetito pungolato dal gelido viaggio, e Queequeg in particolare trovandosi davanti il suo pesce preferito, nonché essendo quella zuppa una meraviglia senza pari, la facemmo fuori con grande rapidità.”

    IL GIARDINO SEGRETO - La piccola Mary in questo passo si riferisce al periodo in cui vive in India, non durerà molto, infatti, i genitori (inglesi di origine) moriranno durante un’epidemia, lasciano orfana la piccola Mary. La bambina si trasferirà in Inghilterra da uno zio sconosciuto e inizieranno le sue avventure alla scoperta del giardino segreto.
    “Le uova al forno furono una leccornia ancora sconosciuta, e le patate arrosto calde con burro e sale parvero un manicaretto degno di un re, oltre a riempire magnificamente lo stomaco”.

    HEIDI - Un’altra piccola orfanella allevata da un nonno amorevole. Siamo in Svizzera, la patria del formaggio e proprio il formaggio tostato è il protagonista di questa colazione letteraria.
    "Il bollitore cominciò presto a bollire, e nel frattempo il vecchio ha tenuto un grande pezzo di formaggio su una lunga forchetta di ferro sul fuoco, trasformandolo in tondo fino a che non è stato tostato con un colore giallo dorato bello su ogni lato. Heidi osservava tutto quello che stava succedendo con avida curiosità "

    SULLA STRADA - Quella descritta da Kerouak è la tipica colazione americana a base di gelato alla vaniglia e torta di mele. Un pasto veloce da consumare nel primo bar disponibile sulla strada da percorrere.
    "Ma dovevo andare avanti e smettere di lamentarmi, così ho preso la mia borsa, dissi al vecchio albergatore seduto con la sua sputacchiera e siamo andati a mangiare. Ho mangiato la torta di mele e gelato - è stato sempre meglio la torta più grande, il gelato più ricco ".

    OLIVER TWIST - Un romanzo inedito per l'epoca a causa della rappresentazione fortemente anti-romantica della vita dei delinquenti e dei poveri. Attraverso un rovesciamento del romanzo di formazione e un dissacrante umorismo nero, il romanzo analizza i mali della società inglese ottocentesca: la povertà, il lavoro minorile, la criminalità urbana, e la intrinseca ipocrisia della cultura vittoriana. Una colazione triste e desolata è quella che aspetta il povero Oliver.
    "Bambino com'era, era disperato per la fame, e spericolato con la miseria. Si alzò dal tavolo; e avanzando al maestro, lavabo e cucchiaio in mano, disse un po’ preoccupato per la sua temerarietà:' Per favore, signore, ne voglio ancora un po’".

    Martina Brunetti
    15 maggio 2014
    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    www.libreriamo.it/

    ..e ancora

    Alla ricerca del tempo perduto (Marcel Proust)
    «Un giorno, in inverno, appena rientrato a casa, mia madre notò che avevo freddo. E mi suggerì di prendere, contrariamente alle mie abitudini, una tazza di tè. In un primo momento rifiutai...».


    On the road (Jack Kerouac)
    «Ma dovevo muovermi e smettere di lamentarmi, così presi su la borsa, dissi addio al vecchio albergatore seduto vicino alla sua sputacchiera,e andai a mangiare. Mangiai torta di mele col gelato: diventava sempre più buona man mano che ci si addentrava nello Iowa, le fette più grosse, il gelato più cremoso».

    Uomini che odiano le donne (Stieg Larson).

    «Lei improvvisò delle bende e gli coprì la ferita... Poi versò del caffè e gli porse un panino. “In verità non ho fame”, disse lui. “Non me ne frega un accidente se sei affamato. Mangia e basta” ordinò Salander prendendo un grosso morso del suo panino al formaggio».


    http://cucina.corriere.it/
     
    Top
    .
  13. gheagabry
     
    .

    User deleted


    MANDORLE AMARE

    Maria Grammatico e Mary Taylor Simeti




    La pasticceria di Maria Grammatico, con i suoi dolcetti di mandorle, le conserve, i rosoli, veri capolavori della creatività pasticcera ericina, è ormai da anni una delle mete obbligate di chi visita Erice.
    Ogni ricetta, ogni ingrediente, ogni segreto antico è tramandato da generazioni e narra la storia di Maria: dall’infanzia spensierata nelle campagne del trapanese, al lungo periodo trascorso nell’Istituto San Carlo, dove “ruba” alle suore i segreti dell’arte pasticcera, fino all’apertura del suo primo laboratorio dolciario.
    Una storia dura e sofferta, la sua, ma anche piena di forza e di straordinaria volontà che ha portato la fama di Maria dai vicoli medievali di Erice alle pagine delle più celebri riviste di gastronomia di tutto il mondo.
    A raccontarla è Mary Taylor Simeti, una scrittrice americana che ha scoperto casualmente le deliziose specialità di Maria Grammatico e, conoscendone poi la vicenda umana, ha voluto dare voce ai suoi ricordi di giovinezza in questo lungo racconto-intervista.
    Completano il volume le celebri ricette di Maria, erede di quella tradizione secolare della pasticceria siciliana che trova il suo ingrediente principale in uno dei doni più preziosi della terra di Sicilia: la mandorla.




    dal web
     
    Top
    .
  14. gheagabry
     
    .

    User deleted


    L'AMORE È UN BACIO DI DAMA



    di
    Elisabetta Flumeri e Gabriella Giacometti


    Biscotto, crema di cioccolato, un pizzico di vaniglia: cosa c'è di più dolce di un bacio di dama?
    Se c'è una cosa che riesce a riportare il sole persino nelle giornate più buie, per Margherita, è cucinare.
    Anche adesso che ha preso la dolorosa decisione di lasciare suo marito, fare le valigie insieme al cane, ai due gatti, e tornare a Roccafitta, in Toscana. Lì, tra i colli della Maremma con una striscia di mare all'orizzonte, sua madre Erica aveva una trattoria, un posto delizioso come i piatti che inventava, colorandoli di spezie e sapori. Per non parlare dei dolci... Oggi Erica non c'è più, ma il ristorante è rimasto: con le finestre sbarrate e l'insegna CHIUSO che campeggia sulla porta d'ingresso. E a Roccafitta c'è ancora, per Margherita, un pezzo di vita: suo padre, i vecchi amici, tanti ricordi d'infanzia. È per questo che ha deciso di ripartire da lì. Eppure perfino in quell'angolo di paradiso qualcosa sta cambiando: qualcuno arrivato dalla città sta cercando di comprare le vigne dei contadini del posto, a quanto sembra per produrre un vino industriale e fare soldi a palate. Si chiama Nicola Ravelli, ed è un imprenditore arrogante di cui tutto il paese non fa che sparlare - soprattutto le signore... Un fascinoso e insopportabile pirata. Che però ha bisogno di una brava cuoca per le cene nella bellissima villa presa in affitto. La scelta cade proprio su Margherita che, mentre sogna di riaprire il ristorante della mamma, per il momento cerca lavoretti qua e là. Così - sarà che lei sa preparare dessert divini come i baci di dama fatti in casa, di quelli che si sciolgono in bocca; sarà che lui forse non è poi così insopportabile, né così male intenzionato - nella immensa cucina della villa succederà qualcosa... Qualcosa di molto dolce e molto piccante al tempo stesso.



    "Il sole cominciava a scendere dietro le colline circostanti un tripudio di sfumature viola e arancio.
    Margherita si appoggiò al muro di una casa e chiuse gli occhi.
    Le pietre le trasmisero il tepore che aveva catturato durante le ore del giorno e il suo cuore si riempì di una pace improvvisa.
    Roma, Francesco, Meg... tutto le sembrò lontano, sfumato, avvolto in una nebbia densa che assorbiva la delusione e l'amarezza.
    Si sentì rigenerata, piena di una nuova energia che le fluiva dentro attraverso la luce, il calore, i suoni e gli odori che avvertiva intorno a lei.
    Avrebbe ricominciato..."


    Anche con gli occhi chiusi, Margherita avrebbe sempre riconosciuto il suo paese, Roccafitta, gli odori, i profumi che quel luogo emanavano sarebbero sempre rimasti nel suo cuore. E così dopo aver saputo del tradimento di Francesco, non c'è più nulla che la lega ai luoghi che ha condiviso con suo marito. E' giunto il momento di tornare a casa e chissà magari ricominciare dove un giorno aveva lasciato...

    "Aroma fruttato.
    Consistenza morbida come quella di una pesca matura ma anche turgida e croccante come una giuggiola.
    Panna montata e cioccolato fondente...
    Poi una sensazione di calore, come se dalle loro bocche unite si sprigionasse l'energia primordiale della passione, un flambé al gusto di more, lamponi, castagne...
    Si perse in quei sapori, in quel contatto sempre più intimo e profondo, nell'odore di lui che le riempiva le narici come il suo sapore la bocca.
    Sentiva il desiderio di Nicola all'unisono con il proprio, la temperatura salire, la voglia reciproca di assaporarsi, insieme alla tentazione irresistibile di lasciarsi andare completamente...."




    dal web
     
    Top
    .
  15. gheagabry
     
    .

    User deleted


    Il primo romanzo dai tempi di Zola nel quale è il cibo a farla da padrone».
    (Anthony Bourdain, autore di Kitchen Confidential)



    Madame Mallory e il piccolo chef indiano



    di Richard C. Morais
    Traduzione: Francesca Novajra

    Neri Pozza 2010


    Articolo di: Boris Borgato

    Hassan fa parte della terza generazione di cuochi della famiglia mussulmana di origini indiane Haji. Suo nonno, ancora diciassettenne, arrivò a Bombay nel 1934, sopra il tetto di una locomotiva a vapore, fuggendo dalle carestie che colpirono le piantagioni di cotone nel polveroso Bhavnagar. Una volta in città non trovò di meglio che consegnare gavette di cibo ai pendolari e, con il suo inseparabile bidi infilato in bocca, a ventitre anni diventò uno dei migliori fattorini di tutta l’India, con una media di oltre mille consegne giornaliere. La svolta arrivò da un’idea della moglie Ammi che, durante la Seconda Guerra Mondiale, trasformò l’attività familiare in un servizio di consegna pasti dedicato alle forze alleate, al tempo più di un milione, che affollavano la città. Di lì a poco l’idea di aprire un ristorante, sempre per il servizio delle truppe militari. Gli affari andarono alla grande e, finito il conflitto, la famiglia Haji convertì l’attività in un tavola calda per civili che, a distanza di qualche anno, passò in conduzione alla seconda generazione, quella del padre Abbas. Per Hassan sarebbe stato un gioco da ragazzi portare avanti la fiorente attività della famiglia, ma il conflitto che si instaura tra islamici e induisti, con la conseguente migrazione dei musulmani verso i territori del Pakistan, finisce per avere conseguenze devastanti anche per la famiglia Haji che, decisa a rimanere nella città di Bombay, viene assalita da un’orda di fondamentalisti indù che, approfittando del buio della notte, danno alle fiamme la proprietà della famiglia Haji. Il rogo, oltre al ristorante, si porta via anche la madre di Hassan, così il padre Abbas decide di emigrare con i propri figli verso l’Europa, in cerca di fortuna. Dopo qualche mese passato a vegetare nei dintorni di Londra, gli Haji si rimettono in moto e - passando per Olanda, Germani, Austria e Italia - finiscono nella piccola città di Lumière, dispersa tra le alpi francesi. Ma anche qui, in quello che sembra apparentemente un paradiso immerso nella natura, le cose non sembrano mettersi bene, soprattutto da quando Madame Mallory - Chef che gestisce un albergo dall’altra parte della strada rispetto agli Haji - decide di dichiarare guerra alla famiglia di immigrati, uno scontro che proseguirà senza esclusione di colpi…
    Madame Mallory e il piccolo chef indiano segna l’esordio letterario di Richard C. Morais, americano dai natali portoghesi che ha trascorso gran parte della sua vita in Europa. È proprio qui che, dopo qualche anno come giornalista nei dintorni di New York, Richard decide di trasferirsi nel 1986, collaborando da Londra come corrispondente di “Forbes”. Ripercorrendo la sua biografia, quindi, non troviamo nessuna traccia di quell’India amabilmente descritta nei primi capitoli del piccolo chef, un’assenza che Morais supera con abilità, riuscendo a trasmettere con vivacità e realismo colori, sapori e simbolismi della cucina e della tradizione indiana. In fondo è questo il riassunto, in estrema sintesi, del libro, una narrazione accattivante e convincete che immerge tra i sapori della cucina il destino della famiglia Haji: simbolo di quell’India musulmana costretta ad emigrare e sperare in un futuro migliore, magari tra le periferie di Londra, magari tra le grandi capitali europee, magari tra gli sperduti paesini della provincia - sicuramente qualche eccentrico ristorante etnico dai sapori di curry, cardamomo e coriandolo vi sarà capitato di vederlo anche nelle vostre zone. Intendiamoci, il taglio che Richard C. Morais dà al testo, non rappresenta però un saggio moderno sulla multiculturalità e sulle difficoltà degli immigrati indiani, quanto un’allegra commedia, dai toni forti e coloriti, su quell’intricato e inesplorato mondo della cucina di alta ristorazione, dove una stella Michelin può valere più di una vita. E così, oscillando tra colpi di padella, zuppe di pesce, cucina molecolare, grasso d’oca e centinaia di spezie, seguiamo il giovane Hassan lungo il suo apprendistato culinario, condividendo con lui gioie e dolori di una vita spesa per realizzare i propri sogni. (www.mangialibri.com/)




    "Era un sabato di gran lavoro, in pieno inverno. Fuori, il mondo era bianco e cristallino e dalle grondaie di rame del Saule Pleureur pendevano grossi ghiaccioli che sembravano prosciutti appesi a stagionare. Dentro, la cucina era piena di vapore di attività, fra i coperchi che tamburellavano sulle pentole e i fuochi accesi; in mezzo a tutto quel fervore culinario, io dovevo prepare i soufflè del giorno, uno dei piatti per il pranzo più apprezzati, a base di formaggio di capra e pistacchi.
    Andai a prendere gli stampini in ceramica bianca nel gelido ripostiglio sul retro della cucina, e come di consueto li imburrai e cosparsi il fondo di farina e pistacchi ben triturati. Avevo preparato con grande attenzione anche la base del soufflè: formaggio di capra fresco, tuorli d'uovo, aglio tritato finamente, timo, sale e pepe bianco, il tutto riscaldato a temperatura ambiente e mescolato a dovere. Poi per alleggerire la base, aggiunsi una dose generosa di albumi montati a neve e di cremor tartaro - quell'acido che viene grattato dalle pareti delle botti e, dopo la purificazione, macinato nella polvere bianca che, come per miracolo, stabilizza i bianchi d'uovo - lisciandoli ad arte con un coltello e accennando un ghirigoro artistico. Una volta terminata la preparazione, misi gli stampini a bagnomaria e la teglia a cuocere nel forno. Una mezz'ora dopo, mentre stavo, preparando il brodo di vitello, Jean-Pierre gridò: ''Hassan! Corri! ''; e io mi precipitai al suo fianco per aiutarlo a sollevare i pesanti arrosti di maiale che cuocevano in forno, per la rituale aspersione con succo e cognac. Sul piano di lavoro accanto, Madame Mallory, intenta a cospargere la daurade di erbe aromatiche e lime, ci osservava con impazienza per vedere se ero tornato alla mia postazione.
    ''Hassan tieni d'occhio i tuoi soufflè! '' gridò.
    ''Fai attenzione! Stavi per far cadere la teglia, stupido che non sei altro ! ''
    Dall'angolo della cucina dove stava preparando un biancomangiare, Marguerite, la placida sottocuoca, alzò lo sguardo e i nostri occhi s'incrociarono sopra i fuochi. Quello sguardo di comprensione da parte di Marguerite mi allargò il cuore, ma non avevo tempo da perdere e corsi al forno per tirar fuori i soufflè. ''Non si preoccupi, chef !'' gridai. ''Si fidi. E' tutto sotto controllo.'' Aprii lo sportello del forno, estrassi la teglia rovente e la appoggia sul bancone. I soufflè erano tutti crollati come un esperimento di biologia finito male.
    ''Ah, non , merde''.
    ''Ma...non capisco.Li ho già fatti una decina di volte, i soufflè. Sono defunti''. Accorsero tutti per vedere. ''Uh'' commentò Jean-Pierre. '' Un disastro completo. Questo ragazzo è un incapace''. Madame Mallory scosse la testa per il disappunto. Come se non avessi speranze. ''Marguerite, vite, dai il cambio a Hassan. Rifai il soufflè. E tu Hassan, prepara la pasta. Così faremo meno danni''. Mi ritirai in un angolo della cucina a leccarmi le ferite. Venti minuti dopo, Marguerite raggiunse la mia postazione con la scusa di prendere un piatto da portata; quando mi allungai verso lo scaffale per aiutarla a tirar giù quel grande piatto, i dorsi delle nostre mani si sfiorarono e avvertii una scossa elettrica lungo il braccio.
    ''Non permettere che si prendano gioco di te, Hassan'' sussurò lei. ''Anche io una volta ho fatto lo stesso identico sbaglio. In pieno inverno la parete esterna del ripostiglio gela, e così pure gli stampini sugli scaffali. Per prepare i soufflè d'inverno, dvi tirare fuori gli stampini almeno mezz'ora prima, in modo che raggiungano la temperatura ambiente. Solo dopo puoi aggiungere gli albumi''. Mi sorrise con dolcezza, si allontanò, e io ero cotto."



    Una ricetta ispirata dal libro

    Soufflè di formaggio di capra e pistacchi



    Ingredienti per 6 persone
    250 g di latte intero
    50 g di burro
    120 g di formaggio di capra fresco
    50 di farina
    13 g di fecola
    3 uova
    sale
    pepe bianco
    timo
    20 g di pistacchi tritati
    un cucchiaino scarso da te di cremor tartaro


    Fate scaldare il latte con un pizzico di sale e setacciate la farina con la fecola. Fate fondere il burro in una piccola casseruola a fondo pesante, unitevi il miscuglio di farina e, a fuoco moderato lasciate cuocere per un paio di minuti mescolando continuamente con un cucchiaio di legno, facendo attenzione che non prenda colore. Aggiungete il latte caldo tutto insieme, mescolate energicamentee e continuando a mescolare, lasciate il composto sul fuoco fino a quando non si alzerà il bollore. Deve risultare un impasto piuttosto consistente e un po' colloso. Trasferite il composto in una ampia terrina e lasciate intiepidire (il soufflè dovrebbe essere lavorato a temperatura ambiente) quindi unite pepe, sale, una spolverata di timo, pistacchi tritati (lasciateli da parte un cucchiaio per la decorazione finale) e il formaggio di capra a pezzi. Con una frusta amalgamate bene in modo che il formaggio fresco venga assorbito completamente dal composto. Unite i tuorli d'uovo conservando gli albumi, uno alla volta non unendo il successivo fino che il precedente non si sarà amalgamato. Unite il cremor tartaro agli albumi e montateli a neve. Amalgamateli delicatamente al composti di formaggio con un movimento dall'alto verso il basso. Quando tutto sarà diventato sufficientemente omogeneo versatelo nelle pirofile da soufflè precedentemente imburrate. Mettete gli stampini nel forno precedentemente scaldato a 200 °C, abbassate subito il termostato a 160 °C e lasciate cuocere per circa 35-40 minuti, fino a quando il soufflè non sarà raddoppiato di volume e non si sia colorato. Mettete sopra il soufflè i pistacchi rimasti e servite immediatamente.
    Sarti del Gusto
    www.sartidelgusto.it

     
    Top
    .
38 replies since 26/8/2012, 16:44   3596 views
  Share  
.