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giuliascardone.
Unti e bisunti,
pronti a leccarsi le dita con Chef Rubio?di Alessia Arcolaci
Voglia di street food?
Arriva la serie che vi farà scoprire
il meglio del cibo di strada. Noi l'abbiamo
scovato al mercato...Ventinove anni, romano, fisico atletico, segni distintivi: baffi alla D’Artagnan e la scritta Fish&Chip tatuata metà sulla mano destra e metà sulla sinistra. Gabriele Rubini, o meglio Chef Rubio, bello e genuino come la cucina che predilige. Quella di strada, fatta di sapori semplici e antichi.
Lo chef Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio: è il protagonista di «Unti e bisunti» su DMax (canale 52)
Lo abbiamo scovato mentre si aggirava qualche giorno fa tra i banchi di frutta e verdura di alcuni mercati romani, per poi ritrovarlo in un vecchio magazzino pronto a farsi fotografare per promuovere il suo prossimo programma televisivo, Unti e bisunti.
Una serie, tutta sua, di cucina on the road (non ci sarà un vero e proprio studio ma le puntate avranno diverse ambientazioni) sul canale Dmax (canale 52). Mentre viene immortalato in giacca e cravatta abbracciato a una testa di cinghiale è perfettamente a suo agio, così come quando viene sorpreso da una pioggia di spaghetti al pomodoro o quando all’improvviso si ritrova in pantaloncini corti, a torso nudo, con una palla da rugby tra le mani.
Tra i segni distintivi c’è anche il passato da rugbista professionista in serie A, mentre ora, a causa del moltiplicarsi degli impegni, pratica solo beach rugby durante l’estate. Niente peli sullo stomaco e una distesa di tatuaggi a definirlo, molto lontano dai più formali master Carlo Cracco o Joe Bastianich.
«Il mio corpo è come un diario criptato che conosco solo io, non mi tatuo per motivi estetici. Il tatuaggio Fish&Chip sulle nocche delle mani è nato come uno scherzo con la mia amica chef Laura Torresin, poi l’ho fatto davvero perché rappresenta l’idea del cibo povero, da cui parte tutto, avrei preferito tatuarmi pasta e fagioli ma era troppo lunga!».
L'incontro con la cucina è del tutto casuale, in Nuova Zelanda, dove Gabriele si è trasferito per un periodo per giocare a rugby e ha deciso di «arrotondare» proponendosi come chef nei ristoranti. E’ stato subito amore (e talento). Si è formato presso l'ALMA, scuola internazionale di cucina italiana istituita da Gualtiero Marchesi ed è cresciuto sotto la formazione culinaria dello chef Alessandro Breda, dopo viaggi ed esperienze all’estero è entrato a far parte del prestigioso bistrot del Chiostro del Bramante di Roma. Un anti-chef per eccellenza, «cucino ma non seguo la cucina, gioco a rugby ma non guardo le partite», è top secret quello che vedremo a breve sul piccolo schermo ma a partire da una frittata di pasta fino a scoprire innovativi usi delle spezie, in padella ne vedremo delle belle.
Fonte:www.vanityfair.it.