MOSTRE STORIA

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    “L’esercito di Terracotta e il Primo Imperatore della Cina”

    alla Fabbrica del Vapore, Milano
    dall'8 novembre 2019 al 9 febbraio 2010

    Milano - Corpi vigorosi e sguardi fieri, accanto ad armi, carri e oggetti rinvenuti nella grande necropoli di Xi’An.
    È un viaggio nella Cina di 2200 anni fa - tra oltre 170 soldati, alla scoperta del Primo Imperatore cinese Qin Shi Huangdi, e dell’Esercito di Terracotta, destinato a servirlo nell'Aldilà - quello proposto ai visitatori della Fabbrica del Vapore.
    Le riproduzioni di oltre 300 oggetti, realizzati agli albori dell’impero cinese, arrivano per la prima volta a Milano in un percorso di 1800 metri quadri. Si tratta di statue, armature, vasellame che ripercorrono la vita quotidiana dell’antica Cina, ricavati dagli unici calchi esistenti, frutto del lavoro e delle attente rifiniture di artigiani cinesi della regione dello Xi’An, nella Cina orientale, che hanno utilizzato gli stessi materiali di un tempo, perpetuando la grande tradizione dell’arte d’Oriente.

    La maestosità delle statue, lo splendore delle opere ritrovate, con la loro storia a dialogo con la spettacolarità del sito archeologico, catturano il pubblico grazie alla narrazione multimediale, alle suggestioni luminose e audiovisive e ad una particolare istallazione che chiude il percorso espositivo.

    «La scelta di Milano per esporre la grande mostra internazionale sull’Esercito di Terracotta e il Primo Imperatore - commentano i curatori Mario Iacampo e Fabio Di Gioia - poggia su importanti affinità culturali. Basti pensare alla grandiosa e vivida operosità che fu necessaria alla realizzazione dell’imponente meraviglia ritrovata nella Necropoli di Xi’an, all’ingegnosa capacità organizzativa, alla velocità di produzione e alla notevole raffinatezza del lavoro degli artigiani che hanno dato volto e carattere sempre diversi a oltre 8mila sculture».

    Per consentire ai visitatori di apprezzare le riproduzioni dei tesori il percorso si avvale di videoproiezioni di grandi dimensioni, audioguide e zone interattive.
    (SAMANTHA DE MARTIN 07/11/2019)

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    La mostra è visitabile da mercoledì a lunedì dalle 10 alle 20, con ultimo ingresso alle 19. Giovedì dalle 10 alle 23 con ultimo ingresso alle 22. Martedì solo su prenotazione.
    Biglietti: [email protected], per gruppi o scuole rivolgetevi allo 02 6597728 oppure a [email protected]
    Biglietti al botteghino:
    • intero: 14,50 euro
    • intero week-end e festivi: 16,50 euro
    • ridotto: studenti (17-26 anni), over 65, disabili: 12,50 euro
    • ridotto week-end e festivi: studenti (17-26 anni), over 65, disabili: 14,00 euro
    • bambini e ragazzi (dai 6 ai 16 anni): 9,00 euro
    • bambini e ragazzi (dai 6 ai 16 anni) week-end e festivi: 11,00 euro


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    (ANSA) - MILANO, 07 NOV - Si respira l'immensità della Cina nella mostra sull'Esercito di Terracotta che si inaugurerà domani a Milano alla Fabbrica del Vapore. Un'esposizione davvero unica nel suo genere, che trasporta il visitatore indietro nel tempo di 2.200 anni, a Xi'an, nella parte orientale del grande Paese asiatico dove si trova il grande sito archeologico.
    Trecento pezzi, tra soldati e oggetti, per "la più grande e completa ricostruzione" della colossale area archeologica, 50 Km quadrati di necropoli "qualcosa di comparabile soltanto alla piana di Giza, o a Machu Picchu - ha detto il curatore, Fabio Di Gioia -. Opere che escono dalla Cina solo in rare occasioni, e in numero limitato. Mentre nella mostra italiana, grazie all' utilizzo dei calchi usati per i restauri si è potuto ricostruire una delle 'fosse' in cui si trova diviso l'esercito". Un percorso di 1.800 mq, con 170 soldati, e sale espositive dove la fruizione è al centro, pensato soprattutto per le scuole.
    "Nel 1974 un contadino ha trovato alcune statue che poi, dopo l'intervento degli archeologi, sono diventate quasi 8mila - ha spiegato l'archeologa Elisa Cutuli - di cui oggi ne sono fruibili 5-6 mila, in una decina di 'fosse' rettangolari all'interno della necropoli dell'imperatore, dove ve ne sarebbero forse ancora migliaia, molte delle quali in fosse vuote per la morte prematura del re. Un'opera misteriosa e ciclopica, dove lavorarono 700mila persone, una immensa cittadella le cui grandi tombe sono ancora da scavare". Sempre l'Italia, nel 2020, alla Reggia di Caserta, dovrebbe ospitare una straordinaria mostra con i soldati originali.

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    Oro, 1320 – 2020.
    Dai maestri del Trecento al Contemporaneo


    Milano, dal 22 novembre 2019 al 31 gennaio 2020


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    Milano - “Noi altri dipintori habbiamo da parlar con le mani”, diceva quasi cinque secoli fa Annibale Carracci. E alla manualità dell'artista è legata la tradizione della foglia d'oro in pittura, diffusissima nel Medioevo e mai del tutto abbandonata. Per esplorare questa pratica preziosa, connessa al contempo con la materia e con il divino, nasce la mostra Oro, 1320 – 2020. Dai maestri del Trecento al Contemporaneo, in scena a Palazzo Cicogna dal 22 novembre al 31 gennaio.

    Sfruttando le conoscenze maturate in decenni di attività nel settore, il curatore e gallerista milanese Matteo Salamon accompagna il pubblico alla scoperta dell'evoluzione nell'uso e nel significato del re dei metalli, dalla tradizione giottesca al Gotico internazionale, fino alle ricerche dei grandi artisti italiani degli ultimi cinquant'anni. Come Lucio Fontana, rappresentato in mostra da un Concetto spaziale in oro del 1960, che si ritrova al fianco di maestri medievali come Giovanni e Taddeo Gaddi e il Maestro dell'Incoronazione di Oxford, o dei ricercati pittori quattrocenteschi Mariotto di Nardo, Ventura di Moro, Giovanni Antonio da Pesaro.

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    Paolo Londero, La gallina dalle uova d'oro, Papier machè


    Il percorso di Palazzo Cicogna narra la storia della foglia d'oro nelle arti figurative evidenziandone continuità, fratture e trasformazioni. Tra le prime rientrano certamente le tecniche antiche, illustrate da Cennino Cennini nel Quattrocento e ancora alla base del lavoro di autori contemporanei come Paolo Londero, artista eclettico che non a caso si è formato come restauratore.
    Ciò che davvero cambia, oltre allo stile, è il significato legato all'oro: un tempo attributo di una sfera trascendente e lontana, abitata esclusivamente dalla divinità, oggi il metallo prezioso non è più relegato nel regno dell'arte sacra perché, come scrive l'artista Maurizio Bottoni, “tutto ciò che è creato è divino”, anche la Zolla d'erba che il grande disegnatore porta in mostra a Milano.
    Dell'universo semantico originario resta il potere simbolico, oggi protagonista di rimandi, contrappunti e ironie. Come nella Gallina dalle uova d'oro di Londero, o nella sua Verza, solo apparentemente prosaica, dove il gioco tra i diversi materiali (oro e lacche colorate) tradisce uno humour denso di richiami filosofici. E se i bagliori dorati attorno alle rose del cimitero di Volpedo sono un omaggio al realismo di Giuseppe Pellizza, la tavola di sapore surrealista Oggi riposo di Bottoni scherza con il tema della Vanitas accostando con gusto antico e moderno.



    FRANCESCA GREGO, www.arte.it
    19/11/2019
     
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    Ai piedi degli dei
    Le calzature antiche e la loro fortuna nella cultura del Novecento


    Palazzo Pitti a Firenze, dal 17.12.2019 al 19.04.2020

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    Una passeggiata tra le robuste caligae dei soldati romani, i seducenti sandali delle cortigiane greche, i raffinati calzari indossati dagli dei oppure dall’aristocrazia romana; senza dimenticare la ricca varietà di calzature indossate dalle star dei colossal dedicati all’antichità, da Ben Hur al Gladiatore, e le più recenti creazioni di moda, ispirate dallo stile delle calzature del mondo classico e realizzate da protagonisti del fashion contemporaneo come Emilio Pucci, Salvatore Ferragamo, Yves Saint Laurent.

    È “Ai piedi degli dei”, mostra a cura di Lorenza Camin, Caterina Chiarelli e Fabrizio Paolucci, accolta nel museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti.

    La mostra, incentrata su un tema tanto affascinante quanto inedito, vuole raccontare gli infiniti ruoli che la scarpa ha rivestito in Occidente dai tempi antichi ai giorni nostri. Veri e propri protagonisti del percorso espositivo, formato da circa 80 opere (alcune delle quali giunte in prestito da importanti musei internazionali come il Louvre), saranno gli esemplari delle principali tipologie di calzature usate nel periodo compreso fra il V secolo a.C. e il IV d.C. e testimoniateci sia su preziose opere d’arte, fra le quali rilievi e vasi dipinti, sia in originale, come gli eccezionali reperti provenienti dal forte romano di Vindolanda nell’Inghilterra del nord.

    L’antico è messo a diretto confronto con il contemporaneo. Scarpe di alcuni tra i più grandi stilisti (come Genny, Céline, Richard Tyler, Renè Caovilla, Donna Karan) saranno esposte insieme ai modelli originali realizzati dalla più celebre manifattura italiana di calzature per il cinema, il calzaturificio Pompei, per alcuni dei film peplum divenuti veri e propri cult: si potranno ammirare i sandali di Liz Taylor-Cleopatra, i calzari di Charlton Heston-Ben Hur, quelle del Gladiatore Russell Crowe, le calighe dell’Alexander-Colin Farrell. ‘Ai piedi degli dei’ trova infine il suo naturale completamento nella multivisione, ideata e diretta da Gianmarco D’Agostino (Advaita Film) per immergere il visitatore in un universo di immagini in cui archeologia, fashion si fondono con i miti del grande schermo.

    Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt: “Da sempre l’Uomo ha voluto riversare nelle calzature, strumento umile e quotidiano, un riflesso di quei principi di armonia e simmetria che governavano il gusto classico. La scarpa divenne cosi essa stessa opera d’arte, un oggetto plasmato più per esigenze estetiche che pratiche. Proprio per illustrare compiutamente questo ‘destino’ della calzatura, i cui presupposti sono già nel mondo greco-romano, si è voluto allargare il tema di questa mostra a due espressioni della cultura contemporanea intimamente legate fra di loro: il cinema e la moda. Sotto il segno della classicità, i curatori hanno esplorato questo inedito aspetto della ‘Fortuna dell’Antico’, recuperando suggestioni, echi e consonanze che, attraverso le pellicole di film come Cleopatra e l’ispirazione di stilisti, creano un inaspettato legame fra passato e contemporaneità”.

    Fabrizio Paolucci, curatore della mostra e direttore del Dipartimento Antichità degli Uffizi:

    “La scarpa non è soltanto un accessorio e questo concetto era ben chiaro già agli antichi, al pari dell’abilità che richiedeva il realizzarle. Platone, ad esempio, non esitava a definire l’arte del calzolaio una vera e propria scienza. Con la sua foggia o i suoi colori, questo indumento raccontava tutto della persona che le indossava: il sesso, la condizione economica, la posizione sociale e il lavoro. Quel che è stato sempre considerato un semplice dettaglio del vestiario, diviene ora il protagonista di un’esposizione, il cui fine è proprio quello di restituire alla scarpa il suo ruolo di prezioso documento del gusto e della tecnica del mondo greco-romano”.


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    COMUNICATO STAMPA:
    La storia, il ruolo sociale e la valenza simbolica della calzatura a partire dal mondo classico sino al contemporaneo sono l’argomento della mostra.

    Nel mondo greco, per esempio, lo status e il ceto di appartenenza di una persona si distingueva anche in base all’altezza delle suole, ai colori e alle decorazioni delle calzature che indossava. In mostra sono esposti i principali tipi di scarpe utilizzate nel periodo compreso fra il V secolo a.C. e il IV a.C, rinvenute in contesti archeologici dell'Europa del nord. Raffigurazioni su rilievi, vasi figurati e statue integreranno il nucleo archeologico, cui si affiancherà una sezione dedicata alla fortuna della calzatura antica nella cultura del Novecento, attraverso due punti di vista fra loro complementari: la moda e il cinema.
    Scarpe dei maggiori stilisti italiani del secolo scorso saranno esposte insieme ai modelli della più celebre manifattura italiana di calzature per il cinema, la Pompei Shoes, per alcuni dei film peplum divenuti veri e propri cult, da Cleopatra a Quo Vadis, Da Ben Hur al Gladiatore.





    Orario della mostra

    martedì – domenica ore 8.15 - 18.50;
    la biglietteria chiude alle 17.45
    Chiuso il lunedì

    Prezzo del biglietto

    17 dicembre 2019 – 29 febbraio 2020
    Biglietto intero € 10.00; ridotto € 2.00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 e i 25 anni;

    1 marzo – 19 aprile 2020:
    biglietto intero € 16.00; ridotto € 2.00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 e i 25 anni;

    Gratuito riservato a minori di 18 anni di qualsiasi nazionalità, portatori di handicap ed un accompagnatore, giornalisti iscritti all’Ordine Italiano dei Giornalisti, docenti e studenti di Architettura, Conservazione dei Beni Culturali, Scienze della formazione, Diploma di Laurea di lettere e filosofia con indirizzi di laurea archeologico o storico-artistico, Diploma di Laurea o corsi corrispondenti negli Stati membri dell’Unione Europea, insegnanti italiani con contratto a tempo determinato e indeterminato in servizio presso una scuola pubblica o paritaria.


    Servizio didattico per le scuole

    Visita guidate per le scolaresche solo su prenotazione. Costo di € 3.00 ad alunno.
    Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.294883

    Servizio visite guidate

    Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.290383

    e-mail [email protected]
     
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