MOSTRE CINEMA e COSTUME

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    Topolino80

    WOW Spazio Fumetto:

    Il settimanale Topolino compie 80 anni e si mette in mostra


    15 NOVEMBRE 2012 - 20 GENNAIO 2013

    WOW SPAZIO FUMETTO – Museo del Fumetto di Milano
    Viale Campania, 12

    Milano, 18 ottobre 2012 – Per celebrare la sua straordinaria e irripetibile storia editoriale iniziata 80 anni fa, il settimanale Topolino si mette in mostra con “Storie di una storia”, l’esposizione in programma dal 15 novembre 2012 al 20 gennaio2013 a WOW Spazio Fumetto - Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano.

    La mostra, realizzata da The Walt Disney Company Italia in collaborazione con laFondazione Franco Fossati, si rivolge a un pubblico di adulti e bambini, puntando a toccare le corde dell’emozione, quella stessa emozione che ogni lettore di Topolinoprova leggendo le avventure dei topi e dei paperi più famosi del mondo. Il percorso espositivo illustra come Topolino si è evoluto insieme ai suoi lettori, componendo sotto gli occhi dei visitatori una lunga e avvincente storia che ha ancora tanto da raccontare.


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    INFO

    WOW Spazio Fumetto
    museo del fumetto, dell'illustrazione
    e dell'immagine animata
    MILANO, viale Campania 12
    tel. 02 49524744 – 02 49524745
    [email protected]
    ORARI
    Martedì – Venerdì: ore 15.00 - 19.00
    Sabato e Domenica: ore 15.00 - 20.00
    Lunedì: chiuso
    chiuso giovedì 1° novembre
     
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    La fiera Paris Photo

    Beirut
    Gabriele Basilico, Beirut, 1991
    b/w silver gelatine print, 100×130
    Exposant/ exhibitor : Photo&Contemporary

    Paris Photo è una delle fiere mondiali più importanti sulla fotografia. La fiera è nata nel 1996, è enorme e coinvolge alcune delle più famose gallerie d’arte (in totale 128), editori molto conosciuti nell’ambito, collezionisti e appassionati. In totale ci sono 22 nazioni coinvolte e gli autori che esporranno nei giorni della fiera – che inizia il 15 e finisce il 18 novembre – sono diversi per contenuti e stile. Nel 2013 si trasferirà poi a Los Angeles, per la seconda tappa di questa edizione.
    La maggior parte degli autori si rivolge soprattutto al mondo dell’arte: le opere esposte sono sì fotografie, ma anche immagini che documentano performances, scene di vita costruita e concetti a volte astratti, anche se la varietà dei lavori esposti non permette una definizione precisa del tipo di fotografia. In mostra ci sono molti progetti contemporanei ma anche opere di valore storico e di autori fondamentali della storia della fotografia.

    Dryland-Farming-27-Monegros-County-Aragon-Spain
    © Edward Burtynsky, Dryland Farming #27, Monegros County, Aragon, Spain, 2010
    Chromogenic Colour print on Kodak Ultra Endura Paper; printed 2011
    100 x 132 cm Exposant/ exhibitor : Howard Greenberg Gallery


    L’evento si tiene al Grand Palais e ci sono molte altre iniziative collegate: incontri con gli autori, premiazioni di libri, le solite letture portfolio e un circuito off. In particolare va segnalato il PhotoBook Awards, promosso dalla casa editrice Aperture Foundation di New York. La fiera ha un account su Twitter con il quale è possibile restare aggiornati sulle cose che accadono e le novità.


    Homeschooling-Chalkboard-Tennessee
    Lucas Foglia, Homeschooling Chalkboard, Tennessee, 2008
    C-type print, from an edition of 5, 75x60cm
    Courtesy Michael Hoppen Contemporary
    Exposant/ exhibitor : Michael Hoppen Gallery

    Mother-Daughter-Doll-series-of-9-images
    © Boushra Almutawakel, Mother Daughter Doll (series of 9 images), 2011
    Exposant/ exhibitor: East Wing


    New-York-State
    © Kenneth Josephson, New York State, 1970
    Gelatin silver photograph. 1970´s print. Signed, titled, dated, editioned ´44/50´ and annotated ´70-35-38-41´ in pencil by artist on print verso.
    20 X 30
    Exposant/ exhibitor : Stephen Daiter Gallery



    Olive-and-Market-Street
    © Julie Blackmon, Olive and Market Street, 2012
    Courtesy Robert Mann Gallery
    Exposant/ exhibitor : Robert Mann Gallery


    Listen-album-covers
    © Newsha Tavakolian, Listen (album covers), 2010, 31.5 x 31.5
    Exposant/ exhibitor : East Wing


    Untitled-Bob-Alexander-John-Reed-Wallace-Berman-Juanita-Dixon-and-Walter-Hopps-outside-Ferus-Gallery
    Charles Brittin, Untitled (Bob Alexander, John Reed, Wallace Berman, Juanita Dixon and Walter Hopps outside Ferus Gallery), 1957
    Signed contemporary silver gelatin print, 40,6 x 50,8 cm
    © 2012 The Charles Brittin Archive/ Getty Research Institute/ J. Paul Getty Trust/ Courtesy The Michael Kohn Gallery, Los Angeles
    Exposant/ exhibitor : Galerie frank elbaz




    ilpost.it
     
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    MOSTRE

    HENRI CARTIER-BRESSON. IMMAGINI E PAROLE


    Grazie a tutte le sue creazioni, legate a viaggi e testimonianze in ogni parte del mondo per decenni, venne soprannominato dagli appassionati e dagli addetti ai lavori "l'occhio del secolo", ma lui preferiva più semplicemente essere ricordato come "le photographe": da questa essenziale definizione, diventata allo stesso tempo titolo e sottotitolo, prende origine l'ultima grande mostra dedicata a uno dei più grandi fotografi del ventesimo secolo, Henri Cartier Bresson.
    Dal 1° novembre apre al pubblico, presso gli Appartamenti Storici della Reggia di Caserta, la mostra Henri Cartier-Bresson. Immagini e Parole, organizzata dalla Soprintendenza in collaborazione con Civita, Contrasto, Magnum Photos e Fondation Cartier-Bresson.
    Quarantaquattro fotografie tra le più suggestive del grande maestro della fotografia in bianco e nero, accompagnate dal commento – tra gli altri – di Aulenti, Balthus, Baricco, Cioran, Gombrich, Jarmusch, Kundera, Miller, Scianna, Sciascia, Steinberg e Varda.
    In mostra una selezione aggiornata con nuovi contributi rispetto al progetto nato qualche anno fa, quando un gruppo di amici ha pensato di festeggiare il compleanno di Henri Cartier-Bresson chiedendo a intellettuali, scrittori, critici, fotografi o anche semplicemente grandi amici del maestro della fotografia, di scegliere e commentare ognuno la sua immagine preferita tra le tante, immortali, scattate da Cartier-Bresson. Ne è nata una selezione di capolavori unici – forse le più incisive e celebri fotografie del grande autore francese – ognuna “chiosata” dalle parole affettuose e autorevoli di intellettuali e amici come Pierre Alechinsky, Ernst Gombrich, Leonardo Sciascia, Ferdinando Scianna e molti altri ancora.
    La mostra, che è anche un volume a cura di Contrasto, offre una panoramica sintetica ma esaustiva dell’opera di Henri Cartier-Bresson. Uno sguardo, il suo, sempre puntuale e profondo, attento e originale, sul mondo, i protagonisti, gli avvenimenti principali così come i piccoli, apparentemente insignificanti ma densi di vita, “attimi decisivi” che lui – e solo lui – riusciva a cogliere con la sua macchina fotografica quando, come affermava, si riesce a “mettere sulla stessa linea di mira il cuore, la mente e l’occhio”.
    Henri Cartier-Bresson. Immagini e Parole rappresenta un’occasione unica per contemplare e comprendere Cartier-Bresson e, grazie ai commenti, per approfondire i temi legati alla fotografia: il suo potere comunicativo, le sue peculiarità stilistiche, il suo ruolo.
    (beniculturali.it)


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    INFO

    Data Inizio:01 novembre 2012
    Data Fine: 14 gennaio 2013
    Luogo: Caserta, Reggia di Caserta, Appartamenti Storici
    Orario: Tutti i giorni 8.30 - 19.00. Chiuso il martedì
    Telefono: 0823 448084
    E-mail:
    Sito web: www.reggiadicaserta.beniculturali.it


    Edited by gheagabry - 12/11/2012, 19:06
     
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    WAGNER A STRISCE
    l’immaginario wagneriano raccontato
    a fumetti e cartoni animati da Paperino a Capitan Harlock
    30 novembre 2012 – 6 gennaio 2013



    In occasione delle celebrazioni per il 200° anniversario della nascita di Richard Wagner, e la messa in scena di "Lohengrin" per la prima del Teatro alla Scala il 7 dicembre, WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano ospita l’evento “Wagner a strisce”, una mostra decisamente originale dedicata all’immaginario wagneriano così come lo hanno raccontato, parodiato, reinventato e celebrato i fumetti e il cinema d’animazione.
    Un viaggio lungo più di un secolo: si parte dalle mitiche figurine Liebig che hanno portato i personaggi wagneriani nelle case di tutta Italia tra fine Ottocento e inizio Novecento fino ad arrivare alla presentazione in anteprima di alcuni estratti del film d’animazione "Siegfried", realizzato da Alex Alice e ancora in preparazione in Francia. Non mancheranno ovviamente le riduzioni a fumetti delle opere wagneriane comparse sulle più importanti testate per ragazzi, come L’Avventuroso del 1942, le simpaticissime parodie Disney con Paperino nei panni di Paperin Sigfritto e Paperone in quelli di Paperwotan, la strepitosa riduzione a cartoni animati de La Valchiria con Bugs Bunny protagonista, fino all’anime giapponese con Capitan Harlock immerso nelle atmosfere, e nelle musiche, del "Ring" wagneriano.
    Due gli autori a confronto con l’esposizione di opere originali: il grande Carlo Jacono, storico autore delle copertine dei Gialli Mondadori che ha illustrato la vita di Wagner per un volume edito in Cina, e lo statunitense Philip Craig Russell, autore Marvel e DC, con originali dei suoi stupendi “L’Anello del Nibelungo” e “Parsifal”. La mostra, a cura di Enrico Ercole, è realizzata da WOW Spazio Fumetto in collaborazione con il Comune di Milano e il Consiglio di Zona4, con il patrocinio dell’Associazione Wagneriana di Milano e con il sostegno di UNIQA Assicurazioni.
    Ovviamente l’anno prossimo, in omaggio al bicentenario verdiano, sarà “Verdi a strisce”!
    Sulla scia del successo riscosso dalla mostra “Mozart a Strisce”, allestita lo scorso anno in occasione della messinscena del “Don Giovanni” mozartiano che ha inaugurato la stagione lirica del Teatro alla Scala, quest’anno WOW Spazio Fumetto-Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine animata di Milano propone un percorso espositivo interamente dedicato a Richard Wagner, autore di cui ricorre il 200° anniversario della nascita e a cui il massimo teatro milanese dedica la propria stagione lirica inaugurando con Lohengrin e mettendo in scena l’intero ciclo
    dell’Anello del Nibelungo.

    Dalle Liebig all’Avventuroso
    Il percorso espositivo segue un itinerario cronologico che aiuta il visitatore a prendere confidenza con gli stereotipi wagneriani che si ritroveranno lungo la mostra. Non possono quindi mancare le mitiche figurine Liebig (oltre 40 pezzi originali provenienti dalla Collezione della Filatelia Sanguinetti di Milano) che dall’ultimo decennio dell’Ottocento fino agli anni Cinquanta del Novecento hanno portato i personaggi delle opere di Wagner nelle case di tutta Italia insegnando a
    grandi e piccini chi erano Wotan, Sigfrido, Brunilde, ma anche l’Olandese volante, Parsifal, Tannhäuser e Lohengrin. E poi ecco, negli anni Quaranta, il protagonista assoluto: il fumetto. Le storie dei Nibelunghi appaiono, più o meno variate, alcune in debito evidente con Wagner altre alla ricerca delle origini mitologiche dei personaggi, su storiche pubblicazioni per ragazzi come L’Audace (1938), L’Avventuroso (1942) e Corriere dei Piccoli (1949) disegnate da grandi matite come Nadir Quinto e Antonio Canale e scritte da penne come Guido Martina, Gialuigi Bonelli (inventore di Tex Willer). In quest’ambito non poteva mancare un omaggio al grande Sergio Toppi recentemente scomparso: ecco quindi esposto il numero originale de Il Corriere dei Piccoli del 1968 con le gesta di Sigfrido da lui illustrate. E molte altre curiosità… nel 1939 i fumetti di Tarzan, in Italia, per ragioni di censura propagandistica, venivano pubblicati con il nome del protagonista cambiato in Sigfrido: in fondo tra l’eroe senza paura che vive lontano dagli uomini protagonista dell’omonima opera wagneriana, tanto amata dai nostri alleati tedeschi, e l’Uomo Scimmia inventato dall’americano Edgar Rice Burroughs non c’era poi tutta questa differenza! Oppure una bellissima pagina illustrata della rivista illustrata dello storico Pasquino (1897) con una divertente vignetta che canzona il disagio del pubblico italiano alle prese con l’invenzione wagneriana del buio in sala durante la rappresentazione dell’opera. Grazie all’archivio della Fondazione Franco Fossati, si possono ammirare le pubblicazioni originali dell’epoca.

    Le parodie Disney
    In mostra, tra tavole originali e riproduzioni delle pagine più divertenti, trovano posto anche le divertenti Parodie Disney pubblicate su Topolino Si comincia con la divertente storia Paperino e l’oro di Reno (1959): il Reno qui non è un fiume ma l’omonima città americana nel Nevada, dove un certo Paperon-Alberico si vede rubare il suo oro, salvo poi recuperarlo grazie all’intervento di Paperin-Sigfritto, così soprannominato per l'abitudine di esclamare “Sigh! Son fritto!”. Se Paperone e Paperino incontrano i Nibelunghi nella storia Zio Paperone e fungi dei Nibelunghi (1975) a causa degli effetti allucinogeni di alcuni funghetti trovati nella foresta, nella divertentissima Trilogia di Paperin Sigfrido (1989) sono tutti i Paperi di Paperopoli a indossare in prima persona elementi cornuti, trecce e lancia: Wotan (Paperone), i Nibelunghi (Banda Bassotti), Frika (Brigitta), Gudrund (Paperina) e naturalmente lui, Sigfrido (Paperino). Un mondo incredibile dove le Valchirie si cantano da sole il motivetto per la loro cavalcata, dove i draghi muoiono dalla risate e dove la fortezza degli dei sorge su una collina nella verdeggiante Val Halla! Di non soli Nibelunghi ha trattato Topolino: grazie alla collaborazione con The Walt Disney Company Italia spazio anche alle tavole originali della storia Zio Paperone e il Vascello fantasma (1985) in cui lo Zione accetta di buon grado di fare un po’ di compagnia all’errabondo marinaio in cambio del tesoro della nave fantasma!

    La vita di Richard Wagner raccontata da Carlo Jacono
    Grazie alla collaborazione dell’Archivio Jacono in mostra si potranno ammirare venti tavole originali di Carlo Jacono raccontano la vita di Richard Wagner tra successi, insuccessi e scandali: dalle prime rappresentazioni delle sue opere alla posa della prima pietra del teatro di Bayreuth, dal fruttuoso incontro con re Ludwig II di Baviera alla scandalosa relazione con Cosima Liszt.
    Realizzate nel 1996 per un volume illustrato sulla vita di Wagner edito in Cina da Kwang Fu Book, queste tavole vengono esposte per la prima volta al pubblico: un’occasione unica per godere della maestria narrativa di un maestro dell’illustrazione italiana, noto al pubblico per aver illustrato le copertine dei Gialli Mondadori coi suoi mitici “cerchi”, di Urania e Segretissimo.

    Philip Craig Russell: un maestro per i Nibelunghi
    Philip Craig Russell, fumettista americano che ha lavorato per colossi come Marvel e DC Comics, conosciuto dal grande pubblico per aver disegnato le avventure di Batman, Sandman, Killraven e Dottor Strange, invia dagli Stati Uniti le tavole originali del suo stupendo ciclo di fumetti dedicato all’Anello del Nibelungo e Parsifal. Russell, matita già prestata all’opera lirica con Pagliacci e Il flauto magico, è un grande appassionato d’opera che ha saputo condensare in tre albi l’epica wagneriana senza rinunciare al linguaggio del fumetto… e se sotto il suo splendido tratto Donner finisce per somigliare a Thor e Lodge alla Torcia Umana dei Fantastici4 non si può che sorridere!

    Wagnerando…
    Uno spazio con le riproduzioni delle pagine più evocative è dedicato alla trasposizione a fumetti dell’Anello del Nibelungo firmata nel 1995 da due colossi come Gil Kane e Roy Thomas: quando il fumetto d’autore incontra il mito trasformandosi in un’epica grafica senza precedenti! Non mancano poi i cosiddetti “accenni wagneriani”, semplice comparsate o omaggi dovuti: si parte così dalla storia in cui Thor, il possente Dio col martello che troviamo tra i protagonisti delle storie degli Avengers, si trova immerso nelle originarie atmosfere della Saga dei Nibelunghi (ricordiamo infatti che il personaggio compare nell’opera con il nome di Donner, anche se nel fumetto veste i panni di Sigfrido) per arrivare allo strampalato personaggio di Siegfrid Von Nibelunghen che irrompe nelle strisce di Sturmtruppen disegnate da Bonvi come incarnazione del perfetto teutonico. O ancora il personaggio di Valchiria che compare nelle serie degli “Avengers”. Non mancherà una nutrita sere di omaggi wagneriani realizzati per la mostra da artisti italiani come Milo Manara, Lola Airaghi, Sandro Dossi, Fabiano Ambu, Claudio Sciarrone, Cristina Stifanic, Luca Usai e molti altri.

    Wagneranimati: dall’avanguardia al digitale di Alex Alice
    Non poteva mancare una parte dedicata all’animazione. In mostra si potranno ammirare spezzoni tratti dall’anime giapponese Harlock Saga: l’Anello dei Nibelunghi: serie animata con Capitan Harlock protagonista “occulto” della trama dell’Oro del Reno e con temi wagneriani a comporre la colonna sonora; in mostra anche alcune pagine della versione manga (fumetti). C’è poi lo straordinario What’s Opera doc? con Bugs Bunny nei panni della bella Valchiria Bunnylde intento a far ammattire il solito Taddeo (ossia Sigfrido) tra un inseguimento e un duetto d’amore: i due si muovono su musiche tratte dalle opere Rienzi, Il vascello fantasma, Tannhäuser e La Valchiria. Omaggio anche al cinema sperimentale con “Kreise” di Oskar Fischinger, animatore tedesco, instancabile sperimentatore, che nel 1933 realizzò questo corto sulle musiche di Tannhäuser muovendo forme astratte. Si arriva così alle più moderne tecniche del digitale con alcuni estratti da Siegfried, nuovo film d’animazione, ancora in preparazione ma già presentato ai festival più importanti d’Europa, del giovane francese Alex Alice su musiche dell’omonima opera di Wagner; in mostra si potranno visionare anche alcune tavole originali del fumetto da cui è tratto il film.
    (fumettodautore.com)


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    info: WOW Spazio Fumetto – Museo del Fumetto di Milano Viale Campania, 12 – Milano Tel. 02 49524744 - www.museowow.it
    Ingresso libero.
    Orario mostra: da martedì a venerdì, ore 15.00-19.00; sabato e domenica, ore 15.00-20.00.
     
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    Carlo Erba. L'innovazione in farmacia



    Aperta al pubblico fino al 27 gennaio la mostra “Carlo Erba. L’innovazione in farmacia – L’affascinante storia che ha trasformato una professione” progettata e realizzata dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. L’esposizione, ripercorrendo la storia di Carlo Erba e della sua azienda, traccia un percorso inedito tra alcune delle tappe fondamentali dell’industria farmaceutica italiana e le pietre miliari dell’evoluzione del ruolo del farmacista fino a oggi. Al centro della mostra la storia dell’erede di una famiglia di “speziali” lombardi, che dal nulla creò uno di quei piccoli imperi a gestione familiare che hanno caratterizzato lo sviluppo industriale italiano del XIX secolo. Esposti oggetti storici, documenti originali, immagini, filmati, interviste, tra cui anche molti materiali inediti provenienti dall’Archivio Carlo Erba, custodito dal Centro per la cultura d’impresa di Milano.L’ingresso al Museo e alla mostra è gratuito per i farmacisti e un loro ospite dietro esibizione del tesserino di appartenenza all’Ordine.Per il pubblico, l’ingresso alla mostra è incluso nel biglietto del Museo. (ansa)



    La mostra “Carlo Erba. L’innovazione in farmacia – L’affascinante storia che ha trasformato una professione” è progettata e realizzata dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. L’esposizione, ripercorrendo la storia di Carlo Erba e della sua azienda, traccia un percorso inedito tra alcune delle tappe fondamentali dell’industria farmaceutica italiana e le pietre miliari dell’evoluzione del ruolo del farmacista fino a oggi.
    Al centro della mostra la storia dell’erede di una famiglia di “speziali” lombardi, che dal nulla creò uno di quei piccoli imperi a gestione familiare che hanno caratterizzato lo sviluppo industriale italiano del XIX secolo. Un’avventura personale lunga cinquant’anni, che ha segnato il salto dalla farmacia ottocentesca alla grande industria. Tutto inizia nel 1837, quando il giovane Carlo Erba, dopo la Laurea in Farmacia a Pavia, decide di mettersi in proprio e crea nel piccolo laboratorio della sua farmacia, nell’antico quartiere milanese di Brera, quella che sarà la prima industria farmaceutica italiana e negli anni si svilupperà con laboratori, negozi, stabilimenti e centinaia di operai.



    Un percorso in cui storie ed emozioni attraversano 5 isole tematiche dove scoprire oggetti storici, documenti originali, immagini, filmati, interviste, tra cui anche molti materiali inediti provenienti dall’Archivio Carlo Erba, custodito dal Centro per la cultura d’impresa.
    La “cellula espositiva” Un’idea per Milano tratteggia un ritratto a più dimensioni della persona di Carlo Erba, una storia che si intreccia profondamente con quella della città di Milano e dell’industrializzazione italiana. L’officina delle pillole permette di ripercorrere alcune delle tappe che hanno portato l’industria farmaceutica a ciò che è oggi, anche grazie alla professionalità e all’intuito di Carlo Erba, tra i primi a trasformare il tradizionale laboratorio in uno stabilimento industriale di successo.




    I rischi del beneficio esplora come nei secoli si sia arrivati a comprendere come agiscono i farmaci e come crearli, un processo complesso rivoluzionato dall’avvento della chimica alla fine del Settecento e che ci permette di accedere al farmaco come lo conosciamo oggi. Una vita dietro il banco presenta le figure reali di farmacisti che ciascuno può incontrare, attraverso il caleidoscopico reportage fotografico di Alessandro Albert e Paolo Verzone e la video-installazione “Il bugiardino del farmacista”, che illustra “che cosa è” e “come si usa” il farmacista. Infine l’isola tematica Un sorriso per la scienza ripropone alcune campagne di comunicazione di successo per le diverse linee di prodotto Carlo Erba, che talvolta hanno segnato la storia del costume come il concorso “Cinquemila lire per un sorriso”, poi Miss Italia. Oggi in farmacia troviamo anche alimentari, cosmetici e accessori per il benessere. Ma già alla fine dell’800 aziende come la Carlo Erba, partendo dalla filiera dei farmaci e dai suoi criteri di igiene, sicurezza e controllo, immettevano sul mercato prodotti dietetici e sanitari “garantiti” dal marchio del farmacista. L’esposizione svela quindi anche le trasformazioni della professione del farmacista, oggi sempre più attore all’interno di una pluralità di scenari diversi, senza però mai abbandonare il fondamentale ruolo di mediatore per antonomasia tra i cittadini e i farmaci. La mostra diventa quindi un’occasione unica per capire meglio quel professionista in camice bianco che sta dietro il bancone e scoprire il suo mondo affascinante.

    L’ingresso al Museo e alla mostra è gratuito per tutti i farmacisti e un loro ospite dietro esibizione del tesserino di appartenenza all’ordine.
    Per il pubblico, l’ingresso alla mostra è incluso nel biglietto del Museo.
    (.museoscienza.org)
     
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    MOSTRE


    LA FABBRICA DI CAROSELLO
    La pubblicità televisiva che unì l'Italia



    Dall’8 febbraio al 14 aprile 2013 Wow Spazio Fumetto ospita una mostra-evento dedicata alla storia di Carosello, il mitico programma televisivo che per vent’anni, dal 3 febbraio 1957 al 1° gennaio 1977, ha tenuto compagnia agli italiani, diventando un vero e proprio fenomeno di costume e quindi specchio animato della società di quegli anni. Un viaggio che si snoda tra ricordi e preziose testimonianze per la prima volta esposte al pubblico in omaggio a quel gruppo di pionieri della comunicazione che fu appunto la Fabbrica di Carosello, dai fratelli Pagot (il cui mitico Calimero compie 50 anni) a Osvaldo Cavandoli, dallo studio De Mas a Bruno Bozzetto, da Paul Campani a Armando Testa. In mostra pupazzi, modellini, sagome, giochi, dischi, bozzetti, disegni originali, cimeli, giornali dell’epoca, documenti d’archivio, lettere private e naturalmente tanti, ma tanti, caroselli tutti da vedere e rivedere!

    Carosello è stato un contenitore di pubblicità televisiva nato il 3 febbraio 1957, quando le trasmissioni sull’unico canale italiano, in bianco e nero, avevano appena compiuto tre anni. Andava in onda tutte le sere, dieci minuti prima delle 20, composto da quattro spettacolini pubblicitari da 1 minuto e 45 secondi più il “codino” pubblicitario” di massimo 30 secondi. Dal momento che nessuno spot poteva essere replicato, le aziende erano quindi costrette a presentare ogni sera un nuovo spettacolo di qualità, sia pure serializzato, al quale abbinare il proprio marchio e i propri prodotti. L’appuntamento serale diventò subito un momento focale della giornata, soprattutto per il pubblico più giovane: “Dopo Carosello tutti a nanna” diventò una specie di parola d’ordine per le famiglie e la minaccia di “andare a letto senza Carosello” era ben più efficace che quella di andarci senza frutta o senza dolce.
    Gli attori e i cantanti coinvolti in Carosello erano tra i più amati dal pubblico, da Tognazzi e Vianello ad Alberto Sordi, da Peppino De Filippo a Tino Scotti, da Carlo Dapporto a Virna Lisi, Nilla Pizzi, il Quartetto Cetra, e via così negli anni successivi per vent’anni, per migliaia di cortometraggi. Soprattutto nacque e si sviluppò nei due decenni una ricca produzione di cortometraggi animati necessariamente italiani, con personaggi destinati ad accompagnare generazioni di spettatori: il pulcino Calimero dei fratelli Nino e Toni Pagot (del 1963, compie 50 anni), la Linea di Osvaldo Cavandoli, Caballero e Carmencita di Armando Testa, Unca Dunca di Bruno Bozzetto, l’Omino coi baffi di Paul Campani e Max Massimino-Garnier, Gregorio er guardiano del pretorio di Gino e Roberto Gavioli, eccetera. Un mondo di autori prese vita e si formò in quegli anni negli studi di Milano, Torino, Modena, Roma, anche attorno a Pierluigi De Mas, Guido De Maria, Secondo Bignardi e tanti altri geniali creativi dell’immagine animata.
    Trovò posto ed ebbe il meritato successo anche la creatività grafica di Paolo Piffarerio (storyboard e sperimentazioni per la Gamma Film), la versatilità di Carlo Peroni (la leggiadra centaurina Silvanella per la Pagot Film) e di Marco Biassoni (Lancillotto, Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda, con Osvaldo Cavandoli) e l’arte di far vivere gli oggetti e la plastilina di Fusako Yusaki (chi non ricorda la pubblicità del Fernet Branca, co-diretta da Ro Marcenaro?).
    Tanti grandi nomi dell’animazione italiana dopo la fine di Carosello nel 1977 (sacrificato a nuove esigenze di marketing mentre nasceva la concorrenza delle televisioni private) si trovarono ad affrontare una profonda crisi di mercato, nonostante i riconoscimenti ottenuti in tutto il mondo nelle più prestigiose rassegne. Alcuni di loro hanno continuato comunque a lavorare per la pubblicità, altri si sono concentrati sul fumetto o sull’illustrazione.
    A distanza di quarant’anni dalla fine di quell’era irripetibile, ancora filmati, slogan, musiche e modi di dire creati per quelle pubblicità sono ricordati con simpatia e nostalgia da chi li ha accolti nella propria memoria e sanno ancora incuriosire e affascinare il pubblico giovane di oggi. Sarà per la patina vintage o perché a Carosello hanno lavorato le firme migliori, i registi più importanti, attori e presentatori e creativi di una televisione di qualità, con la quale si andò formando anche il gusto dell’Italia.
    La mostra presenta un percorso originale attraverso la creazione del mondo di Carosello, gli Studi, gli autori, i registi e gli interpreti. In mostra fotografie, rodovetri, schizzi e disegni originali, storyboard, dischi, albi, libri e giornali a fumetti, giochi, video. Un percorso storico che non è dedicato solo all’animazione ma anche ai protagonisti in “carne ed ossa” come Luciano Emmer, Marcello Marchesi (l’uomo di mezz’età), Gino Cervi con la Vecchia Romagna e Sorbolik, il tenente Sheridan, Ernesto Calindri con il suo bicchiere di Cynar… E accanto a Calindri è possibile farsi immortalare, perché la sagoma a grandezza naturale del grande attore è uno delle migliaia di oggetti raccolti da Carlo Tranchina, l’appassionato collezionista che ha collaborato con Wow Spazio Fumetto per dare vita a un allestimento straordinario che raccoglie oltre un centinaia di pezzi: da Susanna e la Mucca Carolina agli abitanti del pianeta Papalla, da Carmencita al pupazzo di Unca Dunca fino a Ercolino Sempreinpiedi.
    (Dal comunicato stampa della manifestazione)



    ...................

    La fabbrica di Carosello: la pubblicità televisiva che unì l’Italia – Dall’8 febbraio al 14 aprile 2013 presso Wow Spazio Fumetto (Viale Campania 12 – Milano) – Orari: dal martedì al venerdì, dalle 15.00 alle 19.00; sabato e domenica dalle 15.00 alle 20.00 – Ingresso: 5 euro intero, 3 euro ridotto
     
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    “Cuore metaforico e reale di Tutti De Sica, il rapporto con Zavattini ha un cuore tutto suo: l’ideale filiazione da uno dei grandi padri del cinema mondiale, Charles Chaplin, che proprio al termine di una proiezione privata di Umberto D. uscì asciugandosi le lacrime”.


    TUTTI I "DE SICA"



    Nata dalla disponibilità di molti archivi pubblici e privati italiani e dalla volontà dei tre figli di Vittorio De Sica, che hanno aperto per l’occasione “il libro dei ricordi”, la mostra si snoda tra manifesti, fotografie (oltre quattrocento pezzi unici, sul set e fuori dal set, o in famiglia), immagini in movimento, oggetti di culto (dalla carrellata di costumi originali, strumento chiave per saltare da un personaggio all’altro, alla bicicletta più famosa del cinema, agli Oscar che hanno suggellato i suoi film). Un itinerario costellato di documenti personali, che come occhi di bue illuminano il Vittorio De Sica artista e il De Sica privato, quello con le due mogli, Giuditta Rissone, che ha eccezionalemnte aperto il proprio archivio, e Maria Mercader, e i tre figli (Manuel, Christian, Emi) .

    Quattro sale, dodici sezioni: dal primo successo con Mario Mattoli al regista che ha cambiato il corso della storia del Cinema, e c’è il De Sica privato e, nel cuore della mostra, il racconto del sodalizio artistico tra i più felici della storia del cinema: quello con lo scrittore Cesare Zavattini. Si conobbero nel 1939, assieme hanno dato vita a capolavori come Sciuscià, Ladri di biciclette, Miracolo a Milano, fino a quell’Umberto D. che nel 1952 segnerà un anno di svolta per Vittorio De Sica, con la reazione all’insuccesso e la fuga, in un certo senso, del De Sica attore dai film da lui diretti per trovare altrove e con altri autori la sua migliore espressione (vedi i ruoli in I gioielli di Madame De… di Max Ophüls e in Il generale della Rovere di Roberto Rossellini).


    Attore, regista, cineasta e poeta e interprete. Vittorio De Sica, ovvero uno e centomila come solo lui sapeva essere. “Io sono nato e rinato alla vita artistica almeno cinque volte”, diceva, ma forse fu di più, fu tutti i suoi personaggi e il perché lo spiega il direttore della Cineteca di Bologna, Gian Luca Farinelli: “Cantante e attore di rivista, di prosa, di cinema, De Sica matura, alla fine degli anni Trenta, la consapevolezza che se l’attore rinuncia a risolversi in un personaggio, l’autore, il regista può essere tutti i personaggi, li può recitare tutti. Così da quando diventa regista plasma i suoi interpreti, si identifica con tutti. Mima e ripete con loro ogni singola scena”. Centomila De Sica confluiti in una biografia umana e professionale di straordinaria intensità. Anche la sua vita di uomo, complessa, lacerata fra molti amori e molte passioni (due mogli, due famiglie contemporaneamente, tre figli) è entrata nella leggenda, così la sua nascita a Sora e gli esordi nel cinema muto, sulla spinta dei successi del varietà e dei suoi dischi. “Vittorio De Sica fu un unicum per lo spettacolo italiano, – ribadisce il curatore della mostra - una presenza inattesa e fuori dai canoni, una rivoluzione e una ventata di modernità in un paese che non aveva nessun attore da contrapporre a quei divi di Hollywood che, tra muto e inizi del sonoro, avevano schiantato il cinema italiano. De Sica è stato il nostro primo divo moderno, comparabile alle stelle del firmamento cinematografico internazionale, a Maurice Chevalier, a Gary Cooper, a Hans Albers. Ma questo fu solo l’inizio di una carriera che non ha paragoni possibili se non forse Chaplin o Welles”.
    TESTARDO INNOVATORE...E arriva la stagione del neorealismo, che lui vive da protagonista assieme a Cesare Zavattini. Vince due Oscar e trasforma attori non professionisti in icone; mentre tra gli anni Cinquanta e Sessanta sa parlare con eguale forza sia che si tratti di commedia sia che firmi i suoi capolavori drammatici. E arriva un altro Oscar e un altro ancora arriverà nel 1972. In cinquant’anni di carriera (anni ’20 – 1974) questo maestro del cinema è il mattatore di 157 film. Più di Totò (107), più di Alberto Sordi (151). Il pubblico lo ama e lo ammira, ne rispetta, continuando ad amarlo, il garbo, la misura, l’eleganza “ma sia come interprete sia come regista è, fino alla fine, testardamente innovatore. Non a caso, continuerà ad avere problemi con la censura cinematografica anche molto dopo la fine della stagione neorealista”, chiosa Farinelli.
    (daringtodo.com)
     
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  8. gheagabry
     
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    Alberto Sordi e la sua Roma



    A dieci anni dalla scomparsa, il Complesso del Vittoriano ospita dal 15 febbraio al 31 marzo 2013 la grande mostra “Alberto Sordi e la sua Roma” che vuole rendere omaggio al celebre artista mettendo in evidenza il suo straordinario rapporto con la capitale attraverso fotografie, filmati, lettere autografe, materiali audio e video, sceneggiature, installazioni, oggetti e documenti, molti dei quali inediti, provenienti dalla casa, dallo studio e dagli archivi privati. L’esposizione, promossa da Roma Capitale in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione per il Cinema, RAI, con il patrocinio di Fondazione Alberto Sordi, Media Partner, Il Messaggero, è a cura di Gloria Satta, Vincenzo Mollica, Alessandro Nicosia, che ne ha curato anche l’organizzazione generale, con Tiziana Appetito. Il percorso della mostra si snoda in due momenti. In una prima sezione rivivono Sordi e i suoi 56 film girati a Roma con circa 20 approfondimenti che vedono esposti, molte volte per la prima volta, fotografie, album personali con rassegne stampa, copioni, oggetti utilizzati nei film. In una seconda sezione vengono proposti i momenti più significativi della vita di Sordi a Roma: tra i tanti, la sua casa, il suo studio, gli articoli da lui scritti per “Il Messaggero”, il giorno in cui fu per ventiquattro ore Sindaco della Capitale, l’addio alla lira, il suo particolare e personalissimo rapporto con Giovanni Paolo II. E quasi a chiudere questo cammino ideale tra film e vita, finzione e realtà, ecco le toccanti immagini del funerale a testimonianza di quanto i romani abbiano amato Sordi rendendo omaggio alla camera ardente allestita per lui in Campidoglio in cinquecentomila e partecipando in duecentocinquantamila alle esequie del grande artista a San Giovanni. Ad illustrare il rapporto di Sordi con Roma contribuiscono in misura determinante i numerosi articoli scritti dall’attore su “Il Messaggero” tra il 1988 e il 2002 a proposito di argomenti legati alla Capitale. Sordi, infatti, scrive numerosi articoli spaziando tra i più disparati argomenti: costume, vita quotidiana, ricordi personali, aneddoti legati alla carriera, riflessioni acute, garbate denunce. In questi gustosi editoriali, pubblicati il più delle volte in prima pagina, Roma ha un ruolo di primo piano. Attraverso le pagine del suo giornale, l’attore stabilisce un dialogo affettuoso e arguto con la città, da lui considerata la più bella del mondo malgrado il traffico, le difficoltà della convivenza, i mutamenti intervenuti negli anni. La Capitale, per Sordi editorialista, è una fonte inesauribile di spunti, episodi di cronaca, tipi umani, comportamenti da commentare alla luce della sua vasta esperienza di attore e della sua condizione di cittadino. Le mode esterofile come il fast food, la solitudine degli anziani, l’indolenza intesa come saggezza tipica dei romani, la rievocazione dei fasti dell’avanspettacolo, la figura di Nerone, i ricordi legati a Piazza di Siena, la corsa al mare, l’energia dello slang, la sorte di cavalli e “botticelle”: sono alcuni dei temi che l’attore affronta con libertà, leggerezza, ironia e il tono bonario di un amico, un parente, un nonno che ne ha viste tante. Attraverso le pagine de “Il Messaggero” Sordi è stato la voce di Roma, l’espressione della filosofia di vita di chi è nato sotto il Cupolone.
    (beniculturali.it)


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    Organizzazione generale: COMUNICARE ORGANIZZANDO
    Si ringraziano: Eni, Ferrovie dello Stato, Dnsee, TMF
    In collaborazione con: Zetema, Equa
    Catalogo: Gangemi Editore

    Orario: dal lunedì al giovedì: 9.30 – 18.30; venerdì, sabato e domenica: 9.30 – 19.30
    L’ingresso è consentito fino a 45 minuti prima dell’orario di chiusura
    INGRESSO GRATUITO
    Per informazioni: tel. 06/69202049
     
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  9. gheagabry
     
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    Color Rush:
    75 Years of Color Photography in America


    Al Milwaukee Art Museum di Milwaukee (dal 18 febbraio al 19 maggio), negli Stati Uniti, la mostra Color Rush: 75 Years of Color Photography in America, che prova a raccontare l’evoluzione dell’uso del colore in fotografia tra il 1907 e il 1981 attraverso le opere di alcuni autori statunitensi molto importanti tra cui William Eggleston, Nan Goldin, Walker Evans, Stephen Shore, Alfred Stieglitz, Edward Steichen, Joel Sternfeld e Edward Weston.
    La mostra propone una storia poco conosciuta, quella della fotografia a colori, che ha impiegato molto tempo a essere “accettata” dal pubblico e diventare popolare dopo la sua invenzione. Un altro aspetto notevole è che nella mostra di Milwaukee sono esposte fotografie a colori di fotografi molto celebri ma associati normalmente all’uso esclusivo del bianco e nero, come Ansel Adams. Nel nostro immaginario, i primi anni del Novecento e in generale il passato sono rappresentati dai toni del grigio: questo anche perché, nonostante ci fosse già allora la possibilità di produrre immagini a colori (vedi questa serie di bellissime fotografie scattate in Russia) e spesso si colorassero a mano le stampe, all’inizio del secolo ci fu resistenza rispetto all’ascesa di questa tecnologia: le persone, gli addetti ai lavori, il pubblico, consideravano “vera” solo l’immagine in bianco e nero e spiazzante quella a colori, a cui non erano abituati.
    Un grande miglioramento nella ricerca commerciale ha permesso poi che venisse accettata l’idea delle fotografie a colori e che questa diventasse popolare per le masse, grazie anche commercializzazione della pellicola Kodachrome, nel 1935: una pellicola invertibile, a buon prezzo, che utilizzava il metodo sottrattivo con tre differenti strati sensibili alle luci colorate.(ilpost.it)
     
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  10. gheagabry
     
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    GENESI di Sebastião Salgado



    Genesi è l’ultimo grande lavoro di Sebastião Salgado, il più importante fotografo documentario del nostro tempo: uno sguardo appassionato, teso a sottolineare la necessità di salvaguardare il nostro pianeta, di cambiare il nostro stile di vita, di assumere nuovi comportamenti più rispettosi della natura e di quanto ci circonda, di conquistare una nuova armonia. Il mondo come era, il mondo come è; la terra come risorsa magnifica da contemplare, conoscere, amare. Questo è lo scopo e il valore dell’ultimo straordinario progetto di Sebastião Salgado.
    In mostra oltre 200 fotografie eccezionali: dalle foreste tropicali dell’Amazzonia, del Congo, dell’Indonesia e della Nuova Guinea ai ghiacciai dell’Antartide, dalla taiga dell’Alaska ai deserti dell’America e dell’Africa fino ad arrivare alle montagne dell’America, del Cile e della Siberia. Genesi di Sebastão Salgado è un viaggio fotografico nei cinque continenti per documentare, con immagini in un bianco e nero di grande incanto, la rara bellezza del nostro principale patrimonio, unico e prezioso: il nostro pianeta.
    Salgado ha realizzato le fotografie che saranno esposte all’Ara Pacis andando alla ricerca di quelle parti del mondo ancora incontaminate, di quei segmenti di vita ancora intatta, in cui il nostro pianeta appare ancora nella sua grandiosa bellezza e dove gli elementi, la terra, la flora, gli animali e l’uomo, vivono in un’armonia miracolosa, come in una perfetta sinfonia della natura.
    La mostra è suddivisa in cinque sezioni che ricalcano le zone geografiche in cui Salgado ha realizzato le fotografie: Il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l’Africa, Il grande Nord, l’Amazzonia e il Pantanàl.
    Promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovrintendenza Capitolina e dalla Camera di Commercio di Roma con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, realizzata da Amazonas Images e prodotta da Contrasto e Zètema Progetto Cultura, a cura di Lélia Wanick Salgado, Genesi sarà presentata in prima mondiale a Roma e si svolgerà in contemporanea con altre grandi capitali (Londra, Rio De Janeiro e Toronto). Da queste città proseguirà il suo cammino attraverso altre tappe che la porteranno a raggiungere tutte le maggiori metropoli del mondo. Genesi è presentata grazie al sostegno di Vale, Brasile.


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    Luogo
    Nuovo spazio espositivo Ara Pacis
    Orario
    Dal 15 maggio al 15 settembre 2013
    Martedì-domenica 9.00-19.00 (la biglietteria chiude un'ora prima)
    Chiuso il lunedì

    Biglietto d'ingresso
    Biglietto solo mostra:
    - € 10,00 intero;
    - € 8,00 ridotto;
    - € 4,00 speciale scuola;
    - € 22,00 speciale famiglie.

    Biglietto integrato museo/mostra:
    - € 16,00 intero
    - € 12,00 ridotto

    Gratuito come indicato in biglietteria

    Prenotazioni:
    Prenotazione 060608 (tutti i giorni 9.00 – 21.00)
    Gruppi (max 30 partecipanti): È disponibile un servizio di prenotazioni per gruppi, che non comprende la visita guidata: costo addizionale per la prenotazione € 25,00 a cui va aggiunto il costo del biglietto d'ingresso al museo.
    Inoltre è disponibile un servizio di visite guidate, a pagamento e su prenotazione, a scelta tra percorso museo e/o percorso mostra. Didattica per tutti

    Scuole (max 30 partecipanti): è richiesta la prenotazione per gruppi scolastici.
    Inoltre è disponibile un servizio di visite guidate, solo su prenotazione. Didattica per le scuole

    La prenotazione per singoli visitatori è possibile solo con il pre-acquisto online del biglietto di ingresso

    Acquisto online:
    www.omniticket.it
    Con la prenotazione è possibile evitare la fila presentandosi direttamente alla cassa.

    Informazioni
    060608 tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00

    Organizzazione
    Enti promotori:
    Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovrintendenza Capitolina; Camera di Commercio di Roma

    Con patrocinio del:
    Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare

    Realizzata da:
    Amazonas Images

    Prodotta da:
    Contrasto e Zètema Progetto Cultura

    Guida alla mostra:
    Contrasto

    Servizio di vigilanza:
    Travis

    Con la collaborazione di
    Sponsor Sistema Musei Civici:
    Acea; Banche tesoriere di Roma Capitale: BNL Gruppo BNP Paribas, UniCredit, Banca Monte dei Paschi di Siena; Finmeccanica; Lottomatica; Vodafone

    Con il contributo tecnico di
    Atac; La Repubblica
     
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  11. gheagabry
     
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    David Bowie is


    Dal 23 marzo all’11 agosto il Victoria and Albert Museum di Londra ospiterà una retrospettiva dedicata a David Bowie dal titolo David Bowie is. Saranno esposti oltre 300 oggetti di proprietà di Bowie, tra cui 60 costumi originali, pagine con i testi delle canzoni scritti a mano, fotografie di fotografi internazionali, scenografie, video musicali, estratti di film e opere teatrali e strumenti musicali. David Bowie is esplora i processi creativi di David Bowie come innovatore nel campo musicale e icona culturale, seguendone l'evoluzione stilistica e la costante trasformazione nel corso di cinque decenni.
    "David Bowie is... una delle mie grandi fonti di ispirazione per la sua sua individualità, originalità e autenticità. Grazie al suo genio creativo, la sua influenza sulla musica, sulla moda, sull'arte e sulla cultura popolare è stata incommensurabile e continuerà a esserlo" ha commentato Frida Giannini, Direttore Creativo di Gucci.

    Chi è David Bowie? Il David Jones dei sobborghi londinesi, il Major Tom di Space Oddity, Ziggy Stardust o quello delle atmosfere berlinesi? E’ tutto questo e ancora di più e lo spiega la mostra.“David Bowie is” è una delle retrospettive che descrive nei minimi particolari tutta la vita del Duca Bianco. Bowie ha dato accesso al suo archivio personale, anche se non è stato direttamente coinvolto nella pianificazione dell’allestimento: sono 300 gli oggetti esposti che includono filmati, fotografie, testi scritti a mano, storyboard per i video e bozzetti di costumi e scenografie. Un appuntamento da non perdere per i fan del Duca Bianco: si trovano reperti rari come il suo primo singolo - "Liza Jane" di Davie Jones con i King Bees uscito nel 1964 - fino ai filmati dell'incontro tra Bowie e Andy Warhol - un imbarazzante incontro 1971 – e persino un dipinto di Iggy Pop realizzato da Bowie del 1970 a Berlino.
    Con "David Bowie is" per la prima volta il V&A museum dedica una retrospettiva a una postar. "Ma Bowie non è pop star ordinaria", spiega la co-curatrice della mostra Victoria Broackes. "Lui si è inserito in ogni area della nostra cultura dalla musica alla moda fino alle performance e al design”. "Negli ultimi due anni sono stati tanti i riferimenti a Bowie nella moda” continua la Broackes. "Jonathan Saunders, Miu Miu, Jean-Paul Gaultier, Gucci. Sembra che i direttori creativi di queste maison abbiano assistito ai concerti Bowie negli anni '70 e ora hanno raggiunto posizioni di una certa autorità". In contrasto con le sale silenziose dell’intero museo, negli spazi di “David Bowie is” è un turbinio di suoni e visione, tra cui filmati dei concerti del Duca Bianco e video rivoluzionari come quello di "Ashes to Ashes". La peculiarità è però nell’esposizione dei costumi stravaganti, tra cui la tuta multicolore indossata in "Starman", disegnato da Freddie Burretti: Bowie lo indossò con stivali rossi di vernice, definendo il look “ultraviolence in Liberty fabrics”. Con il suo passaggio tra differenti stili musicali dal folk-rock al glam al soul all'elettronica, Bowie è senza dubbio uno dei più grandi camaleonti della musica. Da adolescente, si trasforma da semplice David Jones - nato nel 1947 e cresciuto nelle grigi sobborghi di Londra - a esotico David Bowie. Poi ha continuato a creare una serie di personaggi come l’astronauta Major Tom, la rock star aliena Ziggy Stardust, il tormentato Aladdin Sane e l'enigmatico Sottile Duca Bianco. Bowie ha pubblicato 27 album in studio, ed eseguito 1.000 concerti in 12 tour tra il 1972 e il 2004. Poi il ritiro, dopo un attacco di cuore. Geoffrey Marsh co-curatore della mostra sostiene che anche il ritirarsi dalla vita pubblica è stato a un altro esempio del genio di Bowie. "E’ rimasto famoso per dieci anni facendo nulla", ha detto Marsh. Poi, all'inizio di quest'anno, Bowie ha sorpreso il mondo annunciando che stava pubblicando un nuovo album, "The next day", ricevendo recensioni ampiamente positive.(dal web)
     
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  12. gheagabry
     
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    "Impareggiabile Liz"


    Nel 50° anniversario del colossal Cleopatra (1963), e a due anni dalla scomparsa dell’attrice, una mostra celebra il mito di Liz Taylor raccontato dai manifesti dei suoi film.
    Più di cento pezzi tra manifesti, locandine, fotobuste, soggettoni, foto di scena, riviste d’epoca e memorabilia raccontano la straordinaria carriera della Taylor.
    Si possono ammirare i manifesti originali dei primi film, come il mitico Torna a casa Lassie (1943) che la consacrò bambina prodigio di Hollywood o il manifesto di Gran Premio (1944), quest’ultimo anche nella versione per il mercato italiano con il titolo astutamente cambiato in Furia per attirare al cinema il pubblico dei più giovani. Ciò a testimonianza di quante storie “segrete” ci possano raccontare i manifesti sul cinema del loro tempo!
    Segue poi una lunga carrellata dei film che la portarono al successo: Piccole donne (1949), Il padre della sposa (1950), Rapsodia (1954), La pista degli elefanti (1954), Lord Brummel (1954), Il gigante (1956), La gatta sul tetto che scotta (1958), Improvvisamente l’estate scorsa (1959), La bisbetica domata (1967), fino ai meno noti. Spazio speciale ai film con cui Liz si aggiudicò i 2 Oscar come migliore attrice: Venere in visone (1960) e Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966).

    Elizabeth Taylor, attrice bellissima sul set e donna irrequieta nella vita privata, è stata forse l’ultima vera diva del cinema degna di essere definita tale.
    Dotata di una bellezza straordinaria, resa conturbante da due magnifici occhi da leggenda, dall’indefinito colore viola-blu, e dal carattere ribelle, Liz, come la chiamano tutti ancora oggi nonostante la sua ben nota avversione per quel soprannome, si è conquistata un posto nella leggenda lavorando con i più importanti attori del suo tempo, dal più volte marito Richard Burton a Paul Newman, da Rex Harrison a Rock Hudson, da Spencer Tracy a Montgomery Clift, da Steward Granger a Vittorio Gassman, da Marlon Brando a James Dean, sotto la guida di importanti registi come Vincent Minnelli, Franco Zeffirelli, Richard Vidor, William Dieterle, Joseph Mankiewicz, John Huston, Joseph Losey, Mike Nichols.
    Grazie alla collaborazione di Marina Castelnuovo, da 20 anni sosia ufficiale della Taylor, sono esposte anche 4 copie di abiti indossati da Liz realizzate dalla Sartoria Pia Rame di Milano, nonché copie dei suoi famosi gioielli realizzati da De Liguoro Bijoux di Milano. Grazie al prestito del collezionista Sergio Salemi sarà inoltre esposta la replica perfetta del favoloso diamante da 68 carati che Richard Burton regalò alla moglie nel 1969 e che ancora oggi porta il nome Taylor-Burton. Sul megaschermo della sala scorreranno immagini della vita privata di Liz Taylor ed un montaggio con i trailer dei suoi film più belli.
    Il suo mito, tuttavia, resta legato a doppio filo a quello del film che la consacrò alla leggenda: Cleopatra, colossal faraonico (è il caso di dirlo) che richiese anni di lavorazione e che nel 1963 mandò in rovina la 20th Century Fox accatastando record su record, dal costo delle scenografie e dei costumi, al compenso milionario della stessa Taylor (che con il suo cachet di 1 milione di dollari resterà per anni l’attrice più pagata nella Storia del Cinema). E pensare che quando, venti anni prima, la Taylor recitò in Torna casa Lassie fu pagata meno del cane!
    Cleopatra è stato girato in 4 diversi Paesi (Inghilterra, Italia, Spagna, Egitto) e è vincitore di 4 Premi Oscar, divenuto celebre anche per aver fatto incontrare sul set una delle coppie più belle e irrequiete di Hollywood.
    (museofermoimmagine.it)
     
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  13. gheagabry
     
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    Apre 'Orticola' a Milano, tra gardening e moda




    Orticola dà il benvenuto alla Mostra Orticola!
    I giorni 10, 11 e 12 Maggio 2013 si svolgerà la Mostra Orticola, come nella tradizione, ai Giardini Pubblici Indro Montanelli di via Palestro a Milano.



    La passione per il gardening forse non raggiunge i livelli proverbiali degli inglesi ma a Milano prende sempre più quota e trova il suo momento di celebrazione nella manifestazione che da 18 anni si svolge nei giardini Montanelli di via Palestro, 'Orticola'. Non sarà la celebre Fiera dei Fiori di Chelsea ma è senz'altro un appuntamento mondano al quale il bel mondo milanese non vuole mai mancare. E anche ieri, all'inaugurazione, una gran folla si aggirava tra piante di ogni tipo e dimensioni, fiori, aiuole antiche e addirittura una fontana ispirata al mondo delle favole. E' certo anche un appuntamento glamour con le donne, e anche qualche uomo, che sfoggiavano spettacolari cappelli di ogni foggia con elementi floreali. Ma, a parte l'aspetto mondano, è reale il crescente interesse per il giardinaggio: da una ricerca Doxa/AssoBirra 8 italiani su 10 sono gardening addicted, una passione praticata dunque da alcuni milioni di italiani. Da pochi giorni è on-line anche il neo-blog-verde IOeORTICOLA.



    Tre vivai storici hanno messo in scena tre giardini a tema: Nicolò Grassi e i vivai Oscar Tintori con il giardino degli agrumi con "La pergola degli Agrumi", Umberto Pasti e i vivai Torsanlorenzo il Giardino Mediterraneo con "Botticelli spettinato" mentre Elena Stevanato e i Vivai Nord hanno creato il Giardino all'Ombra con "Eclissi". Quest'anno tra gli spnsor, la Banca del Ceresio, che ha assicurato il sostegno per altri tre anni, la maison di orologi Eberhard, e Assobirra che ha realizzato uno stand avvolto dal luppolo, per raccontare la naturalità della birra, come servirla e i suoi abbinamenti con l'eco-cucina. "Orticola organizza con passione e abnegazione la manifestazione oramai da 18 anni - ha detto il presidente dell'associazione Gianluca Brivio Sforza Marchese - grazie alla fedeltà del pubblico e utilizza con continuità i fondi raccolti ad ogni Mostra a beneficio della comunità milanese, realizzando mostre ed incontri culturali aperti a tutti, oltre ad interventi a favore del verde cittadino in collaborazione con il Comune di Milano, secondo la missione senza fini di lucro proprie della stessa associazione".



    ansa
     
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    ROBERT DOISNEAU. Paris en liberté


    Robert Doisneau e Parigi: un binomio inscindibile tra uno dei più grandi fotografi francesi e la città che ha amato e immortalato con il suo obiettivo.
    Più di 200 fotografie originali, scattate da Doisneau nella Ville Lumière tra il 1934 e il 1991 e raggruppate tematicamente ripercorrendo i soggetti a lui più cari, sono esposte in una grande rassegna antologica allestita a Palazzo delle Esposizioni dal 29 settembre 2012 al 10 febbraio 2013. L’esposizione condurrà il visitatore in una emozionante passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia, e poi nei bistrot, negli atelier di moda e nelle gallerie d’arte della capitale francese. Il soggetto prediletto delle sue fotografie in bianco e nero, sono infatti i parigini: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali e il loro modo di vivere questa città senza tempo. Robert Doisneau (1912-1994), che ama paragonarsi a Atget, percorre fotograficamente le periferie di Parigi per “impossessarsi dei tesori che i suoi contemporanei trasmettono inconsciamente”.
    E’ una Parigi umanista e generosa ma anche sublime che si rivela nella nudità del quotidiano; nessuno meglio di lui si avvicina e fissa nell’istante della fotografia gli uomini nella loro verità quotidiana, qualche volta reinventata. Il suo lavoro di intimo spettatore appare oggi come un vasto album di famiglia dove ciascuno si riconosce con emozione.
    Noto oggi al grande pubblico, Doisneau, dopo essersi diplomato alla Ecole Estienne, scopre la fotografia da giovane, mentre lavora in uno studio di pubblicità specializzato in prodotti farmaceutici. Nel 1931 è operatore da Vigneau e nel 1934 è fotografo per le officine Renault da dove viene licenziato cinque anni più tardi per assenteismo. Nel 1939 diviene fotografo-illustratore free-lance e nel 1946 entra definitivamente all’agenzia Rapho. Nel 1974 la Galleria Chateau d’Eau di Toulouse espone le sue opere e, a partire dagli anni Settanta, ottiene i primi importanti riconoscimenti. Da allora le sue fotografie vengono pubblicate, riprodotte e vendute in tutto il mondo.
    Autore di un grande numero di opere, principalmente su Parigi, Doisneau è diventato il più illustre rappresentante della fotografia “umanista” in Francia. Le sue immagini sono oggi conservate nelle più grandi collezioni in Francia, negli Stati Uniti e in Gran Bretagna e sono esposte in tutto il mondo. Dopo essere stata presentata a Parigi presso l’Hotel de la Ville e in Giappone al Mitsukoshi di Tokyo e all’Isetan Museum di Kyoto, nel centenario della sua nascita la mostra Robert Doisneau – Paris en Liberté arriva per la prima volta in Italia, a Roma, al Palazzo delle Esposizioni fino al 10 febbraio 2013 per iniziativa dell’Azienda Speciale Palaexpo, dell’Atelier Doisneau, della Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia e di Civita, con il patrocinio della Ville de Paris e di Roma Capitale. Per iniziativa della Provincia di Milano e degli altri enti promotori la mostra sarà poi allestita a Milano allo Spazio Oberdan dal 15 febbraio al 1 maggio 2013. L’esposizione è la prima di un ciclo di importanti mostre dedicate alla grande fotografia francese del Novecento promosse dalla Fondazione Alinari con la collaborazione della Ville de Paris.
    (.palazzoesposizioni.it)


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    Data Inizio:24 maggio 2013
    Data Fine: 22 settembre 2013
    Luogo: Caserta, Reggia di Caserta, Appartamenti storici
    Telefono: 0823 277468
    E-mail:
    Sito web: www.reggiadicaserta.beniculturali.it/

    Dove:


    Reggia di Caserta, Appartamenti storici
    Città: Caserta
    Indirizzo: Via Douet
    Provincia: CE
    Regione: Campania
     
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    Marguerite Yourcenar.
    Adriano, l’antichità immaginata



    La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio ha inaugurato a Villa Adriana una mostra interamente dedicata alla scrittrice franco-belga Marguerite Yourcenar (1903-1987), colei che più di tutti ha contribuito a rendere famosa nel mondo la residenza dell’imperatore Adriano a Tivoli con il suo capolavoro ‘Memorie di Adriano’. Dal 28 marzo al 3 novembre, la mostra Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata ripercorre l’iter creativo del romanzo e mette a fuoco il profondo lavoro di studio della scrittrice sull’antichità classica, esponendo nelle sale dell’Antiquarium carteggi, fotografie d’epoca, sculture e incisioni. La mostra ne illustra la vita e l’opera letteraria attraverso una nutrita congerie di documenti, fotografie, carteggi, ricordi di vecchi testimoni e interviste RAI. Importantissima la sezione dedicata ai rapporti tra la scrittrice e l’antico con la meticolosa opera di ricerca delle fonti e della cultura materiale romana e greca attraverso l’apporto della consulente Raissa Calza, la visita ai siti più famosi dell’antichità, la visione delle opere d’arte e, naturalmente, la visita a Villa Adriana.
    Infine verrà offerta ai visitatori un’analisi della genesi e della fortuna del suo celebre romanzo con un focus sugli adattamenti teatrali delle Memorie tra le quali la fortunata riduzione di Jean Launay per la regia di Maurizio Scaparro e l’interpretazione di Giorgio Albertazzi.

    La mostra è accompagnata da un volume di saggi riccamente illustrati edito da Electa. Il volume riccamente illustrato pubblicato da Electa in occasione della mostra a Villa Adriana Marguerite Yourcenar. Adriano, l’antichità immaginata ripercorre i luoghi e le opere che ispirarono il suo capolavoro, Memorie di Adriano.Un’ampia sezione del libro è dedicata alla passione italiana della Yourcenar rivelata dai suoi numerosi viaggi e dalle affinità elettive con alcuni amici italiani evocata da una documentazione talora inedita (oggetti personali, fotografie, lettere). Al contempo viene approfondita la genesi letteraria e la fortuna editoriale del romanzo fino alle più recenti trasposizioni teatrali. Il volume è arricchito da contributi scritti espressamente dai più autorevoli membri della Société Internationale d’Etudes Yourcenariennes mentre gran parte della documentazione, anche fotografica, è stata riprodotta grazie alla collaborazione del Petite Plaisance Trust e del Centro Documentazione Marguerite Yourcenar di Roma.L’ultima sezione del volume riunisce una serie di “cammei” di carattere storico, archeologico, artistico, letterario, filosofico, antiquario che ricostruiscono la visione della scrittrice di Adriano e della sua epoca, senza tralasciare le ripercussioni che gli eventi del Novecento ebbero su tale idea della grecità e della romanità.



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    ORARIO MOSTRA:
    10.00 – 18.00 (28-29-30 marzo);
    10.00 - 18.30 (31 marzo/aprile e settembre)
    10.00 – 19.00 (maggio, giugno, luglio, agosto)
    10.00 - 18.00 (dal 1° ottobre all’ultimo sabato di ottobre)
    10.00 – 16.30 (dall’ultima domenica di ottobre al 3 novembre)

    Apertura Area Archeologica ore 9.00; chiusura 30’ dopo la chiusura della mostra
    La biglietteria chiude un'ora e mezza prima della chiusura dell’Area Archeologica

    BIGLIETTI: 11 € intero; 7 € ridotto, fatte salve le agevolazioni previste dal regolamento di ingresso ai luoghi della cultura italiani

    INFORMAZIONI: 06 39967900 – www.coopculture.it
     
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