IL GIORNALE DELL'ISOLA FELICE ... ANNO 3° ... NUMERO 012 ...

Mercoledì 02 Maggio 2012

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    BUONGIORNO GIORNO... 02 MAGGIO 2012


    Edizione Giornale Anno 3° Numero 012



    RIFLESSIONI


    ... SALVIAMOLI …
    ...Inizio il mese di maggio con una riflessione amara e cruda sia nei termini che nei concetti; oggi ho appreso che le persone che avevano fatto il blitz a Montichiari per liberare i cani destinati alla vivisezione sono stati liberati dalla carcere. Mi sono informato e ho trovato questo articolo che inserisco nella riflessione; mi scuso anticipatamente per la crudezza dei termini, ma certe denunce vanno fatte e le cose non devono essere né taciute, né nascoste. Si parla della socitetà Green Hill, quella che alleva i cuccioli di beagle per mandarli poi nei laboratori di vivisezione … ecco l’articolo che ho trovato che spiega cosa è Green Hill … “Che cos’è Green Hill? Green Hill 2001 è un’azienda situata a Montichiari (Brescia) che alleva cani beagle per i laboratori di vivisezione. Da questo allevamento più di 250 cani ogni mese finiscono negli stabulari, tra le mani dei vivisettori e sui tavoli operatori. Cani nati per morire e condannati a soffrire. Dopo il tracollo dell’altro allevamento italiano di cani beagle da laboratorio, la Stefano Morini di San Polo d’Enza, è probabile che Green Hill abbia avuto una maggiore richiesta, ampliandosi e diventando uno dei principali allevamenti di cani del mercato europeo della ricerca su animali. Dentro i 5 capanni di Green Hill sono rinchiusi fino a 2500 cani adulti, più le varie cucciolate. Un lager per animali fatto di capanni chiusi, asettici, senza spazi all’aperto e senza aria o luce naturale. File e file di gabbie con luci artificiali e un sistema di areazione sono l’ambiente in cui crescono questi cani, prima di essere caricati su un furgone e spediti nell’inferno dei laboratori. Chi lucra su questo dolore? Da alcuni anni Green Hill è stata acquisita da un’azienda americana, la Marshall Farm Inc. Marshall è un nome tristemente noto in tutto il mondo in quanto è la più grande “fabbrica” di cani da laboratorio che esista. Il beagle Marshall è addirittura uno standard di varietà. I cani di Marshall vengono spediti via aereo in tutto il mondo, ma con l’acquisto di Green Hill come sede europea e la costruzione di un enorme allevamento in Cina, Marshall sta portando avanti un piano di espansione e di monopolio del mercato. In quest’ottica va visto anche il progetto di ampliamento che prevede la costruzione di altri capanni a Montichiari, per arrivare ad avere 5.000 cani nell’allevamento Green Hill, che diventerebbe il più grande allevamento di cani beagle in Europa. Per un prezzo dai 450 ai 900 euro si possono comprare cani di tutte le età. Chi è disposto a pagare di più può comprare anche una madre gravida. Green Hill e Marshall Farm inoltre offrono ai propri clienti trattamenti chirurgici su richiesta, tra cui il taglio delle corde vocali o l’asportazione di alcune ghiandole. Per Green Hill e Marshall Farm gli animali sono solamente merce, oggetti da far riprodurre e vendere, senza il minimo scrupolo sul dolore e la sofferenza, psichica e fisica, che andranno a subire.” Lo so, sono parole dure, concetti difficili da raccontare; questo accade nel mondo e noi che animali non dovremmo essere abbiamo il diritto dovere di indignarci di fronte a tanta disumana crudeltà .… Vi abbraccio fortissimo … Buon risveglio e buona giornata a tutti … .
    (Claudio)



    I beagle liberati sono felici e stanno bene

    Per gli attivisti scarcerati si è mossa anche Brigitte Bardot Per loro si è mossa anche Brigitte Bardot. L'ex sex symbol, che da anni ha abbandonato la carriera di attrice per condurre una dura battaglia per la difesa dei diritti degli animali, ha inviato una lettera al ministro della Giustizia, Paola Severino, per chiederle di 'vegliare alla liberazione' dei militanti di Green Hill. Non è stato certo per il suo appello, ma in serata i 12 attivisti, 4 uomini e 8 donne, arrestati per il blitz di sabato, hanno lasciato il carcere. Il Gip ha disposto per uno l'obbligo di dimora per tutti gli altri il divieto ad avvicinarsi al territorio di Montichiari. E' durata 48 ore la detenzione dei 12 animalisti, provenienti da tutta Italia, fermati per aver liberato una ventina di cuccioli di beagle dall'allevamento di animali per laboratorio nel bresciano. Sono usciti dal carcere in tarda serata, alcuni con ancora le magliette 'No alla vivisezione', che indossavano l'altro giorno durante la manifestazione davanti Green Hill. Ad accoglierli come eroi gli altri attivisti, ma soprattutto familiari e parenti desiderosi solo di riportarli a casa al più presto. A quanto si è appreso negli interrogatori del pomeriggio si sono avvalsi della facoltà di non rispondere tutti, tranne una donna romana 51/enne. Un "invito alla Marshall ad andarsene via dall'Italia e a cedere i beagle" è stato rivolto dall'on. Michela Vittoria Brambilla all'indomani della scarcerazione dei dodici protagonisti del blitz a Green Hill, l'allevamento di cani beagle a Montichiari, nel bresciano. "Trattenere due giorni in carcere i ragazzi è stato un atto che considero sproporzionato e come me la pensano i tanti italiani che hanno manifestato la loro solidarietà", afferma Brambilla in una nota. "In carcere - prosegue - devono stare i delinquenti non certo persone che volevano solo salvare la vita a creature indifese. E vorrei ribadire che, dal mio punto di vista, i trenta cuccioli non sono stati rubati ma liberati. Perché ognuno dei cagnolini detenuti nel lager di Green Hill è destinato a morire tra terribili sofferenze nei laboratori di vivisezione europei. Non vogliamo essere complici di queste atrocità".(Ansa)


    Fiabe e Favole di Autori Contemporanei

    Il soffione
    C'era una volta un soffione che si librava nel cielo di primavera
    di un campo dove germogliavano dei fiori allegri, dei meravigliosi alberi da frutto
    e dei rigogliosi ciuffi d'erba. Il soffione aveva accettato le lusinghe del vento:
    " Vieni con me. Potrai volare e vedere degli altri luoghi."
    Un lieve sorriso dipinse il volto del soffione, mentre il vento incominciò a spirare più forte.
    Dopo un giorno di viaggio giunsero in un grande prato
    Di montagna. Notarono che la maggior parte dei fiori era mesta e silenziosa.
    I ciuffi d'erba sembravano stinti e malconci,mentre gli alberi erano ricurvi.
    Il soffione chiese al vento di portarlo vicino ad una genziana.
    " Perché sei così triste? " domandò il soffione.
    " In questo prato I fiori più grandi sono prepotenti e non siamo
    liberi nemmeno di parlare tra di noi.
    Ci sono, poi, dei fiori che non tendono un petalo per aiutare
    gli altri fiori che sono in pericolo perché non accettano questa tirannia ",
    rispose la genziana con fievole voce.
    Il soffione, dopo aver ascoltato quelle parole,
    chiese al vento di condurlo vicino ad un ciuffo d'erba.
    " Per quale motivo sei ridotto così? "
    Il ciuffo d'erba timidamente rispose:
    "Molti animali di questo prato strappano I miei fili.
    Alcune malvagie farfalle, invece, coprono una parte del mio corpo
    al solo scopo di non poter essere accarezzato dai raggi del sole."
    Il soffione respirò lentamente.
    " Adesso portami da quell'albero con la gobba", pregò il vento.
    " Sei molto ammalato per essere ricurvo in questo modo?"
    L'albero annuì. Trascorse qualche minuto e, replicò alla domanda del soffione.
    " Una volta ero un maestoso albero. Un giorno, tra queste montagne,
    è arrivata una perfida e forte corrente d'aria gelida che
    ha piegato il mio fusto, e quello degli altri alberi, affinché perdessimo la nostra regalità."
    Il soffione comprese l'infinita tristezza di ognuno di loro.
    Allora sibilò alcune parole al vento che lo adagiò
    Su di una nuvola bassa. Il soffione respirò di nuovo,
    ma questa volta con più forza. Si schiarì la voce ed iniziò a parlare.
    " Non c'è vita dove non c'è libertà.
    La libertà è il primo valore dell'esistenza di ogni creatura della natura
    anche della più piccola ed indifesa.
    La mancanza di libertà è un'asfissia lenta e dolorosa.
    Anche il rifiuto di afferrare il petalo di un fiore,
    per aiutarlo, significa vivere senza La vita."
    Il soffione riprese fiato:
    " Per essere veramente felici è necessario che, tutti voi,
    siate uguali e, non devono esistere delle diversità di grandezza e di forza.
    Ogni abitante, di questo prato di montagna,
    deve rispettare l'altro come se rispettasse se stesso."
    La nuvola, su cui era adagiato il soffione,
    si abbassò fino a lambire le foglie di quei poveri e gibbosi alberi.
    Il soffione continuò a parlare:
    " Affinché la pace regni in questo prato è indispensabile
    che i prepotenti assaporino la dolcezza dell'umiltà,
    i malvagi intingano, i loro cuori, nei colori dell'arcobaleno
    della bontà e, la solidarietà si sostituisca all'egoismo.
    Non è possibile che, a differenza del campo da cui provengo,
    dei fiori, dei ciuffi d'erba e degli alberi non possano vivere in pace
    per la crudeltà delle altre creature della natura ."
    All'improvviso il soffione ascoltò la forte voce delle genziane
    che erano libere di parlare tra di loro.
    Osservò dei petali di un fiore che abbracciavano il gambo
    di un altro fiore, una farfalla che conversava
    con un ciuffo d'erba illuminato dal sole,
    ed una fresca brezza accarezzava il fusto dritto di un albero...

    (Claudio Rinaldi)

    ATTUALITA’


    Calabria, 'Ho ucciso mio marito e mia figlia'.
    Ha confessato Domenica Ruggiano, moglie e madre di Vincenzo e Rosa Genovese, uccisi venerdì nel cosentino. Una storia di disperazione e di sofferenza finita nel modo più tragico: due morti ammazzati ed il ferimento di una terza persona che poi si è scoperto essere stata la responsabile del duplice omicidio. La soluzione del giallo di Villapiana, dove venerdì scorso sono stati assassinati a colpi di fucile Vincenzo Genovese, di 67 anni, e la figlia Rosa, di 26, è arrivata all'alba di oggi quando, a conclusione di un interrogatorio protrattosi per tutta la notte, Domenica Ruggiano, moglie e madre delle vittime, è crollata ed ha ammesso le proprie responsabilità. La donna ha anche riferito che dopo avere ucciso marito e figlia ha tentato di uccidersi, ma non è riuscita ad attuare il suo proposito, procurandosi soltanto una ferita ad un'anca. Per risolvere il caso sono stati determinanti la caparbietà e l'impegno dei Carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e della Compagnia di Corigliano Calabro, che avevano subito intuito che non reggeva la versione dei fatti fornita da Domenica Ruggiano, secondo la quale un estraneo si era introdotto in casa ed aveva commesso il duplice omicidio, e di un giovane magistrato della Procura della Repubblica di Castrovillari, Maria Grazia Anastasia. Negli ultimi giorni il magistrato ha lavorato senza sosta per dare un nome ed un volto all'assassino di Vincenzo e Rosa Genovese ed alla fine, grazie anche all'apporto determinante dei Carabinieri, c'é riuscita. "Ero disperata - ha detto Domenica Ruggiano al pm - perché non ne potevo più dei dissidi con mio marito, che si trascinavano da anni". La donna, sia pure in maniera confusa, ha riferito perché ha deciso di uccidere anche la figlia, che da alcuni mesi aveva allacciato una relazione che i familiari della ragazza, secondo quanto riferito dai Carabinieri, non gradivano. Domenica Ruggiano non voleva, questa la sua spiegazione, che la ragazza, legandosi ad un uomo, subisse le stesse sofferenze che aveva patito lei. E così, dopo avere assassinato il marito, la donna ha rivolto l'arma contro la figlia e l'ha uccisa. Momento culminante di una spirale di violenza incontenibile. La donna, dopo avere tentato il suicidio, non ha avvertito nessuno di ciò che aveva fatto e si è distesa sul letto "attendendo - ha detto al magistrato - la morte". Che però non è arrivata perché la ferita che si era procurata non era così grave da provocare effetti letali. Dopo la scoperta del duplice omicidio ed il suo ricovero in ospedale, Domenica Ruggiano non si è preoccupata di nient'altro che negare le sue responsabilità. Ma alla fine, posta di fronte all'evidenza dei fatti e degli elementi emersi dal sopralluogo effettuato dai Carabinieri, secondo cui il duplice omicidio poteva essere stato commesso soltanto da una persona appartenente all'ambito familiare, è crollata ed ha reso piena confessione.

    Fb punta a incentivare donazione organi.
    Nel profilo si potra' dirsi donatori, Zuckerberg ispirato da Jobs. Utilizzare l'enorme potere diFacebook per aiutare e incoraggiare la donazione di organi.
    E' l'ultima idea di Mark Zuckerberg, appena 27 enne,fondatore e amministratore delegato del più diffuso socialnetwork al mondo. Un ragazzo che ha fatto la sua fortuna graziealla voglia delle persone di condividere con i propri amicifrasi, video, foto. E che ora pensa che siano in tanti a esseredisposti a fare lo stesso con quanto abbiamo di più prezioso,cioé donare noi stessi per aiutare gli altri. A ispirarlo la tragica fine del suo amico, Steve Jobs, la cuivita è stata comunque allungata di diversi anni grazie a untrapianto di fegato. "Facebook - spiega Zuckerberg alla Abc - è un luogo in cuici si comunica storie personali. E io penso che la gente possaconcretamente aiutare a diffondere la cultura della donazione,in modo da far partecipare e far intervenire su questo tematutti i propri amici. E chissà che così facendo non possiamotentare di eliminare la scarsezza cronica di organi datrapiantare per salvare vite umane". La novità pratica è che da oggi, tutti gli utenti inAmerica e nel Regno Unito possano scrivere sul loro profilo, sesono o meno donatori di organi. In questo modo possonoautomaticamente accedere ai link dei registri dei donatori degliorgani e iscriversi immediatamente. "Voglio che sia una cosa facile - aggiunge Zuckerberg - inmodo che nel Paese dove si risiede, ci possa essere piùvicinanza tra la lista dei donatori e quella ufficiale di chi habisogno dei trapianti". Secondo le ultime statistiche a cura di Donate Life OfAmerica, il gruppo no-profit che collabora con facebook, neisoli Stati Uniti circa 112mila americani sono in attesa di fareun trapianto di organo e circa 18 persone al giorno muoionoproprio a causa della mancanza di organi da trapiantare.

    Cina, scoperta citta' sommersa.
    Mille e trecento anni di storia sommersi sotto il mare: e' la citta' cinese di Shicheng. Circondata da mura lunghe quasi tre chilometri e spesse due metri, Shicheng e' rimasta sommersa nel 1959, a causa della costruzione di una centrale idroelettrica. Ora, grazie a un robot sottomarino, una spedizione scientifica e' tornata nella Provincia orientale di Zhejiang. Spingendosi sino a 30 metri di profondita', il robot ha trovato la porta della citta' ancora intatta: lungo le mura c'erano cinque porte, una a nord, a sud, a est e due a ovest. Su ciascuna sorgeva una torre, i tetti erano fatti di grandi lastroni di pietra e il corpo di mattoni.Dopo la prima scoperta, fatta dal robot, e' stato il turno di due subacquei, che si sono immersi sui resti di quella che ragionevolmente sembra essere la scuola della citta'. A guidare i sub sui resti della scuola sono stati i due leoni, che, oltre a dare il nome alla citta', erano fisicamente collocati sui bastioni delle mura. Nelle immagini sottomarine si scorgono anche i resti della porta est e di un grande arco, costruito secondo il tipico stile architettonico cinese utilizzato durante la dinastia Tang, al potere tra il 618 e il 907: alto otto metri, fu demolito con la costruzione della centrale, perche' i progettisti volevano essere sicuri che non ostacolasse i lavori.


    GOSSIPPANDO


    GOSSIPPANDO



    Grande Fratello 12, Vito e Sabrina si sposano?

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    GRANDE FRATELLO 12 – “E non ci lasceremo mai, abbiamo troppe cose insiemeeeee”. Sarà così anche per Sabrina Mbarek, la vincitrice del Grande Fratello 12, e Vito Mancini?
    A sperarlo è la stessa Sabrina, che in un’intervista a ‘Vip mese’ dichiara:
    “Io e Vito ci ispiriamo a Katia e Ascanio che hanno portato avanti la loro relazione fino a sposarsi perché tra loro c’era davvero amore”.
    Che presto ci saranno dei nuovi fiori d’arancio grazie al Gf dopo quelli di Ascanio Pacelli e Katia Pedrotti?

    (Lussy)



    ... CURIOSANDO E RACCONTANDO …


    « Senti Louise, non torniamo indietro»
    «Che vuoi dire Thlema?»
    «Non fermiamoci»
    «Che vuoi dire Thelma, non capisco?»
    «Coraggio... (indicando il Gran Canyon)»
    «Sei sicura?»
    «Sì »


    THELMA & LOUISE



    Titolo originale Thelma & Louise
    Paese USA
    Anno 1991
    Durata 124 min
    Colore colore
    Audio sonoro
    Genere drammatico, avventura
    Regia Ridley Scott
    Soggetto Callie Khouri
    Sceneggiatura Callie Khouri
    Fotografia Adrian Biddle
    Montaggio Thom Noble, James Cameron, Richard A. Harris
    Effetti speciali Stan Parks
    Musiche Hans Zimmer
    Scenografia Norris Spencer

    Interpreti e personaggi

    Geena Davis: Thelma Dickerson
    Susan Sarandon: Louise Sawyer
    Harvey Keitel: Hal
    Michael Madsen: Jimmy
    Christopher McDonald: Darryl Dickerson
    Stephen Tobolowsky: Max
    Brad Pitt: J.D.

    Premi

    1992 - Premio Oscar
    Migliore sceneggiatura originale a Callie Khouri
    1992 - Golden Globe
    Migliore sceneggiatura a Callie Khouri