FIRENZE

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  1. gheagabry
     
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    ......I ponti di FIRENZE......





    Già intorno alla metà del I secolo a.C., pochi anni dopo la fondazione della città, fu costruito il primo ponte della storia di Firenze, ma solo nel XII secolo la prima cerchia urbana comunale (1125-1175) comprendeva per la prima volta anche una parte dell'Oltrarno. Da questo momento l'Arno diventa un'infrastruttura interna alla città e elemento fondamentale della fortuna di Firenze fra il XIII e il XV secolo....La città è divisa in due dal fiume, ma i suoi affascinanti ponti riescono a conferirle un armonico senso di continuità. L’Arno arriva da sud attraversando la città e passando sotto Ponte San Niccolò....e, infine, saluta Firenze con il Ponte all'Indiano.


    Del 1317 è l’idea del Ponte a San Niccolò che avrebbe dovuto chiamarsi Ponte Reale in onore del re Roberto d’Angiò, capo del partito guelfo...Si pose la prima pietra ma lì ci si fermò. Il ponte sorse solo nel 1835 per volontà di Leopoldo II...In origine era un ponte sospeso, tenuto su da corde metalliche tese tra sponda e sponda dell’Arno...Travolto dall’alluvione del 1844, venne ricostruito nel 1853 e ancora modificato nel 1890 mantenendo sempre una struttura metallica....Caduto il Granducato lorense, decadde il nome a favore dell’attuale in onore del quartiere adiacente e anche il balzello economico per il transito. Ricostruito nel 1890 per permettere il passaggio del tram, fu poi chiuso nel 1939. Un ponte provvisorio, costruito nel 1944 dagli Alleati, fu infine smontato per la costruzione del ponte attuale, edificato nel 1949 su progetto di R.Moranti....Come tutti gli altri ponti fiorentini, ad eccezione del Ponte Vecchio, fu minato e distrutto nel corso della seconda guerra mondiale e ricostruito negli anni seguenti con l’attuale struttura in cemento armato, ad una sola arcata, a differenza di tutte le precedenti strutture che erano state sviluppate a tre arcate, con eccezione della prima che era sospesa.


    Ponte delle Grazie...Terzo ponte per data di costruzione, nacque nel 1237 quando il podestà dell’epoca, Rubaconte da Mandello, pose la prima pietra insieme a Lapo, padre di Arnolfo di Cambio. Per questo a lungo il suo nome di ponte Rubaconte..Costruito subito interamente in pietra, con nove arcate, nel punto più ampio del fiume, era il ponte più lungo di Firenze. Anche sul Ponte alle Grazie (o Rubaconte) erano state erette un certo numero di costruzioni, casette in legno, perlopiù tabernacoli, poi trasformati in cappelle (1471), romitori e botteghe, simili a quelle esistenti sul Ponte Vecchio, ma più graziose. Fra questi c’erano le celle delle <<murate>>, dove viveva sin dal 1320 una piccola comunità di monache di clausura trasferite poi nel Quattrocento nel monastero omonimo in via Ghibellina...Fra queste cappelle vi era una con una Madonna di patronato degli Alberti presente sul primo pilone dell’antica struttura, detta Santa Maria alle Grazie (attribuita al Maestro della Santa Cecilia, fine XIII - inizi XIV secolo), per via delle sue proprietà miracolose che tradizionalmente riuscivano a fare la grazia, cioè ad esaudire i desideri di chi vi si rivolgeva. Da questo tabernacolo il ponte prese il nome attuale...Sulla testa di questo ponte nel 1273 le fazioni fiorentine dei Guelfi e dei Ghibellini siglarono una pace solenne alla presenza del pontefice Gregorio X.
    Solo dopo quattro giorni la pace saltava e le ostilità riprendevano più accanite di prima.
    Il ponte resistette a tutte le alluvioni, anche a quella disastrosa del 1333.





    .......ponte vecchio.......



    Primo e unico ponte costruito durante l’età romana intorno alla metà del I secolo a.C., il Ponte Vecchio è uno dei simboli di Firenze, l’unico risparmiato dai tedeschi durante la ritirata fatta di bombardamenti per tutti i ponti nel 1944 durante la Seconda Guerra Mondiale, e attrazione per turisti provenienti da tutto il mondo.
    Con grande storia alle spalle, il primo ponte venne costruito sul luogo dove si trovava l’antico traghetto usato per attraversare l’Arno....In legno e su pile di pietra, si trovava un po’ più a monte di dove si colloca ora,
    in asse con l’allineamento via Roma- via Calimala.
    Nel II secolo con l’apertura della via Cassia il ponte fu ricostruito un po’ più a valle, dove è ora, sulla linea via Romana- via Por S. Maria: fino al 1218 tale ponte era l’unico collegamento tra le due rive dell’Arno.
    Più volte rovinato dalle alluvioni tra le quali quella del 1117, dopo la quale venne ricostruito, nel 1170, in pietra e a cinque arcate, lungo e largo e dove vi furono installate botteghe di legno ai due lati a sbalzo sul fiume.
    Costruito così, il ponte aveva il difetto di essere un grosso ingombro alle correnti in piena, e non riuscì a resistere
    a una delle più terribili e tragiche piene come quella del 4 Novembre del 1333, che si portò totalmente via il ponte.
    Dopo la costruzione dei lungarni, il ponte venne ricostruito nel 1345 ad opera di Taddeo Gaddi e Neri Fioravanti, con struttura di tre arcate ribassate, e di larghezza da permettere di costruire al disopra di esso due portici ad arcate.
    La ricostruzione, avvenuta tra il 1333 ed il 1345, fu possibile grazie al guadagno reso dall’affitto dei negozi, in origine quarantatrè costruiti in legno, e questa volta rifatti in muratura e disposti simmetricamente ai lati del ponte e interrotti al centro da una piazzetta. Le botteghe furono destinate ad arti come quello della Lana, a macellai e verdurai. O più precisamente, da un censimento che Cosimo I fece eseguire verso la metà del Cinquecento, risultava che in quel tempo sul Ponte Vecchio avevano la propria bottega 3 beccai, 3 pizzicagnogli, 5 calzolai, 2 legnaioli,
    2 biadaioli, 1 bicchieraio, 1 merciaio, 1 rivendugliolo e una decina di venditori di generi diversi.
    Questo fino a quando il granduca Ferdinando I ordinava che le botteghe del Ponte Vecchio venissero sgomberate dagli attuali occupanti e divenissero sede obbligatoria di orafi, argentieri, bancherotti, (ossia i gioiellieri), della città, poiché il ponte era diventato “luogo assai frequentato da gentiluomini e forestieri”.
    Da una relazione risulta che gli orefici erano 41 e i bancherotti 8.
    Il ponte, molto diverso da come oggi appare, manteneva le forme e le caratteristiche della città medievale; perfettamente armonioso, era costruito in conci di pietra forte. Le botteghe, tutte delle stesse dimensioni, non dovevano avere alcuna finestra dalla parte esterna, quelle che guarda il fiume, e si interrompevano a metà con una piazzetta con libera visuale sull’Arno.
    Iniziò ad avere l’aspetto prossimo a quello attuale verso il 1700,
    quando i negozi cominciarono ad abbellirsi con aggiunte di vetrine, specchi, decorazioni.



    L’aspetto del ponte cambiò notevolmente con la costruzione del CORRIDOIO VASARIANO, ordinata nel 1565.
    Costruito da Giorgio Vasari per ordine di Cosimo I, tale corridoio aveva lo scopo di mettere in comunicazione il centro politico e amministrativo a Palazzo Vecchio con la dimora privata dei Medici, Palazzo Pitti, e per dare opportunità ai granduchi di muoversi liberamente e senza pericoli, visto l’appoggio ancora non certo della popolazione
    verso il nuovo Duca e il nuovo sistema di governo che aveva abolito l’antica Repubblica fiorentina.
    Per questo anche il cambiamento voluto da Ferdinando I delle botteghe: per evitare
    che odori di cibarie varie come pesce o carni potessero raggiungere il corridoio.
    Il corridoio sopraelevato, lungo circa un chilometro e costruito in soli cinque mesi, parte da Palazzo Vecchio, passa dalla Galleria degli Uffizi, costeggia il Lungarno Archibusieri, passa quindi sopra le botteghe del lato est (sinistro) del ponte, aggira alla sua estremità la torre dei Mannelli, sostenuto da beccatelli e prosegue sulla riva sinistra (“Oltrarno”) fino a Palazzo Pitti...Al centro del Ponte Vecchio si aprono una serie di grandi finestre panoramiche sull’Arno in direzione del Ponte Santa Trinita. Queste finestre, molto diverse dai piccoli oblò rinascimentali, furono realizzate nel 1939 su desiderio di Benito Mussolini...In quell’anno Hadolf Hitler venne in visita ufficiale per stringere l’Asse fra Italia e Germania, passando anche da Firenze.
    Si dice che la visita fu molto gradita al Fuhrer ed ai gerarchi nazzisti che poterono goderne,
    e forse fu la possibile ragione che salvò il ponte dalla distruzione.
    Il Corridoio Vasariano rimase l’unico modo di spostarsi fra nord e sud della città, per molti partigiani prima e per tutti in seguito, durante i giorni della liberazione, com’è testimoniato anche dall’episodio dedicato a Firenze del film Paisà di Roberto Rossellini, dove la protagonista passa in incognito da una spoglia Galleria degli Uffizi piena di statue antiche impacchettate.
    Attualmente il Corridoio Vasariano fa parte della Galleria degli Uffizi e
    mantiene esposta la vasta collezione di autoritratti e una parte di ritratti del seicento e del settecento.





    Il ponte S.S.Trinità sorge tra Ponte Vecchio e Ponte alla Carraia; prende il nome dalla vicina chiesa della Santa Trinità ed è uno dei ponti più belli di tutta Italia e fra i più eleganti d’Europa...Costruito nel 1252, con il patrocinio della famiglia Frescobaldi, unisce Piazza Santa Trinita a Piazza de’ Frescobaldi, con due importanti palazzi a testa del ponte: il Palazzo Spini Feroni a nord e il Palazzo della Missione a sud.
    Il palazzo dei Frescobaldi conserva ancora la struttura medievale, e la vicina piazza intitolata sempre a questa famiglia perché furono loro che nel 1252 fecero edificare il primo attraversamento dell’Arno che poi divenne, in seguito alle ricostruzioni, Ponte Santa Trinita. Era un ponte di legno che univa Via Tornabuoni con l’altra riva dell’Arno.
    Crolla nel 1259 sotto il peso della folla che assisteva ad uno spettacolo sull’Arno, e a rimetterlo in piedi saranno i monaci architetti Giovanni e Ristoro...Venne riedificato in pietra, ma cedette sotto la spinta della grande piena del 1333..Una nuova alluvione, nel 1557, spazzò via il ponte, che però permise la costruzione della struttura odierna. Cosimo I de’ Medici incaricò Bartolomeo Ammannati di realizzare un nuovo ponte, più resistente e più bello.


    Ponte alla Carraia....Fu il secondo ponte costruito nel 1218 dall’architetto Lapo; per distinguere i due ponti venne messo il nome di “Vecchio” a quello precedente e “Nuovo” a questo...Inizialmente in legno per facilitare il trasporto delle merci dirette al porto di Pisa, il ponte fu distrutto da una piena nel 1274 e venne riedificato con piloni in pietra e carreggiata in legno dagli architetti religiosi fra’ Sisto e fra’ Ristoro...Il nome Carraia gli derivava dal continuo transito di carri carichi di merci.





    ....oltre ai ponti... misteri e leggende....



    Firenze è una città che, oltre ad esserre ricca di arte e cultura, accoglie una imponente quantità di misteri, curiosità e luoghi dove l'alchimia e l'ermetismo si palesano ad ogni angolo di strada. Un classico esempio è lo studiolo alchemico di Francesco I de’ Medici (1541-1587), sito al primo piano presso il lato sud di Palazzo Vecchio, e tutt'oggi visitabile. Firenze, inoltre, è il capoluogo degli artisti. Di qui passarono Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello e tanti altri. Il palazzo si trova in Piazza della Signoria, un luogo ricco di cultura e di statue così belle da lasciarci senza fiato. Lo studiolo alchemico del granduca è decorato da pitture e statue allegoriche, rappresentanti alcuni concetti filosofali tipicamente alchemici. Infatti, Francesco I era un appassionato di esoterismo. Fu lui a inaugurare a Firenze la lavorazione della porcellana a imitazione di quella cinese. Scoprì inoltre come fondere il cristallo di rocca, con lo scopo di ricavarne degli stupendi vasi. Tuttavia, lo studiolo di Palazzo Vecchio era un ambiente di riflessione. Il vero e proprio laboratorio si trovava altrove, presso la Chiesa di San Marco...Un altro luogo dove l’ermetismo è di casa è il Giardino di Boboli, ricco di statue, grotte, messaggi arcani e scenografie uniche al mondo. Di notevole importanza simbolica è l’obelisco egizio del XVI secolo a.C., l’unico obelisco presente in Toscana: un simbolo solare e fallico, legato al simbolismo maschile e massonico.
    Per la duchessa Giovanna d’Austria, prima moglie di Francesco I de’ Medici, venne realizzato anche il Giardino di Madama, nelle quali ritroviamo un forte simbolismo ermetico, specialmente nella grotta delle capre. Ma di particolare interesse è la Grotta del Buontalenti, realizzata tra il 1583 e il 1593 per volere del granduca Francesco I. Nella Grotta del Buontalenti, dopo aver superato una facciata, che richiama la composizione di una caverna naturale, si entra in un ambiente molto particolare (un ambiente simile lo ritroviamo anche a Palazzo Te, a Mantova). Delle statue (in origine, opere di Michelangelo) sembra quasi che stiano cercando di uscire dalle pareti che le tengono prigioniere, tra stalattiti, spugne e conchiglie, e al centro della sala, su un piedistallo simile a un calice, troviamo una pietra.... Pietra filosofale?....In Via Santa Margherita troviamo la casa di Dante Alighieri, poeta e padre della letteratura italiana.Potrebbe trovarsi qui, nascosto da qualche parte, il manoscritto perduto del suo più grande capolavoro, la Divina Commedia. Infatti, non possediamo alcun manoscritto firmato dalla mano dell’autore, probabilmente sono andati tutti perduti.....Santa Croce: sono qui conservate le tombe di molti personaggi illustri, tra cui quella di Girolamo Segato, Ugo Foscolo, Leon Battista Alberti, Vittorio Alfieri, Galileo Galilei, Michelangelo Buonarroti, Niccolò Machiavelli e altre ancora. Da notare la tomba del massone Giovanni Battista Niccolini, coronata dalla Statua della Liberta della Poesia, che venne presa come modello per la successiva Statua della Libertà statunitense..... Palazzo Vecchio, Piazza della Signoria: nel Salone dei Cinquecento troviamo vari dipinti di Giorgio Vasari. Sotto a uno di questi, probabilmente sopra alla porta sita a sud-est,
    potrebbe trovarsi un’opera perduta di Leonardo da Vinci, la sua Battaglia di Anghiari.


    Il «mistero dei tetti» di Firenze è tutto qui:
    essi sono, con la Cupola, quasi un «sacramento» che si fa specchio e
    diffusore della bellezza, della purità e della pace celeste!
    (Giorgio La Pira)





    ..... una canzone .....



    Firenze lo sai, non e' servita a cambiarla .. la cosa che ho amato di piu' e' stata l'aria.
    Lei ha disegnato ha riempito cartelle di sogni, ma gli occhi di marmo
    del colosso toscano .. guardano troppo lontano.
    Caro il mio Barbarossa, studente in filosofia, col tuo italiano insicuro certe cose
    le sapevi dire ..oh lo so, lo so, lo so .. lo so bene lo so
    una donna da amare in due .. in comune tra te e me
    ma di tempo ce n'e' in questa citta'
    fottuti di malinconia e di lei.
    Per questo canto una canzone .. triste triste triste .. triste triste triste .. triste come me
    e non c'e' piu' nessuno che mi parli ancora un po' di lei .. ancora un po' di lei ..
    Ricordi i suoi occhi, strano tipo di donna che era
    quando getto' i suoi disegni con rabbia giu' da Ponte Vecchio
    "Io sono nata da una conchiglia"..diceva.."la mia casa e' il mare e
    con un fiume no .. non lo posso cambiare."
    Caro il mio Barbarossa, compagno di un'avventura
    certo che se lei se n'e' andata no .. non e' colpa mia
    lo so, lo so, lo so .. la tua vita non cambiera' ritornerai in Irlanda
    con la tua laurea in filosofia
    ma io che faro' in questa citta'?
    fottuto di malinconia e di lei.
    Per questo canto una canzone .. triste triste triste ..triste triste triste ..triste come me
    e non c'e' piu' nessuno che mi parli ancora un po' di lei
    - Ivan Graziani -



     
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5 replies since 21/4/2012, 20:20   1753 views
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