FIRENZE

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  1. gheagabry
     
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    PALAZZO VECCHIO a FIRENZE



    Palazzo Vecchio fu costruito tra il 1298 ed il 1314. il Vasari afferma che il progetto si opera di Arnolfo di Cambio ma non ne siamo certi, anche se all’interno dell’edificio possiamo individuare diversi elementi riconducibili ad Arnolfo.

    Firenze aveva bisogno di costruire un vero e proprio edificio che svolgesse la funzione di municipio dove poter far lavorare e alloggiare i priori delle Arti, carica nata nel 1282 per risolvere i gravi problemi tra magnati e popolani. Il problema era che la costruzione proprio per svolgere la funzione di municipio doveva essere inserita in un asse urbano che le garantisse sicurezza e centralità. La sconfitta subita dai ghibellini nel 1266 a Benevento costituì la premessa perfetta per la costruzione di quella struttura conosciuta in tutto il mondo con il nome di Palazzo Vecchio e della sua splendida piazza, Piazza della Signoria. Perché? Il perché è molto semplice; dove sorge adesso Palazzo Vecchio e Piazza della Signoria, prima vi erano le abitazioni di alcune famiglie ghibelline che dopo la sconfitta, come accadeva spesso nella Toscana del tempo, venivano esiliate dalla parte avversa vincitrice ed i palazzi erano depredati delle loro ricchezze e venduti o distrutti e rasi al suolo. Le misure e la forma del palazzo sono in parte dovute a ragioni esterne e alquanto curiose. Esso sorse infatti accanto ad un’area dove un tempo c’erano le case degli Uberti, capi dei Ghibellini cacciati in esilio, e perciò considerata area maledetta dove non si doveva costruire il palazzo pubblico. Né ci si poteva estendere verso destra perché lì c’era l’antica chiesa di San Pietro in Scheraggio, poi successivamente distrutta.

    Per queste ragioni la pianta del palazzo non è perfettamente rettangolare. Inoltre venne incorporata nel palazzo una torre preesistente, la Torre della Vacca, che fungendo da basamento per la nuova torre, ne determinò la posizione insusuale, spostata sia rispetto al centro che rispetto ad uno degli angoli. Nonostante questo il palazzo Vecchio è totalmente equilibrato, poiché è stato progettato seguendo leggi armoniche e geometriche meno apparenti. La torre divide la linea del ballatoio (segno distintivo di Arnolfo di Cambio) in due segmenti collocati in sezione aurea. La grande fabbrica è organizzata su tre piani, conclusa in alto dal ballatoio coronato da merli che ospita due percorsi, uno all'esterno (dietro i merli) e uno sottostante interno, subito sopra gli archetti aggettanti (detti beccatelli). All'interno di alcuni di questi rimangono ancora i piombatoi, da cui i difensori della struttura facevano cadere olio bollente ed altri materiali sugli aggressori.

    ...la storia...


    Alla fine del XII secolo la città di Firenze decise di costruire un palazzo in modo da assicurare ai magistrati un'efficace protezione in quei tempi turbolenti, ed al contempo celebrarne l'importanza. Il palazzo è attribuito a Arnolfo di Cambio, l'architetto del Duomo e della chiesa di Santa Croce, che iniziò a costruirlo nel 1299. Il palazzo al tempo chiamato Palazzo dei Priori fu costruito sulle rovine del Palazzo dei Fanti e del Palazzo dell'Esecutore di Giustizia, a quel tempo posseduto dalla famiglia degli Uberti. Incorporò l'antica torre della famiglia Vacca utilzzandola come parte bassa della torre nella facciata. Questa è la ragione per cui la torre rettangolare (94 m) non è nel centro dell'edificio.
    Questa torre contiene due piccole celle in cui furono imprigionati in tempi diversi Cosimo il Vecchio (1435) e Girolamo Savonarola (1498). La torre è anche conosciuta come la Torre d'Arnolfo. Il grande orologio con una sola sfera fu originariamente costruito dal fiorentino Nicolò Bernardo, ma fu rimpiazzato nel 1667 da uno costruito da Vincenzio Viviani. Questo palazzo è attualmente il risultato di tre costruzioni successive portate a termine fra il XIII ed il XVI secolo. Dopo la morte di Arnolfo, il palazzo fu completato da altri nel 1314.
    Da allora fu la sede della Signoria, ovvero del consiglio cittadino con a capo i Priori (fra cui Dante nel 1300), e del capo della giustizia, il Gonfaloniere della giustizia. Il palazzo a forma cubica da l'impressione di solidità anche per mezzo della finitura esterna in pietra grezza a vista, è ornato da due file di bifore in stile gotico, ognuna delle quali ha un arco trifogliato. Michelozzo Michelozzi aggiunse bassorilievi. Il palazzo è coronato da merli protettivi sorretti da piccoli archi aggettanti.
    Sotto gli archi c'è una serie ripetuta di scudi della repubblica fiorentina. Il palazzo venne utilizzato come sede del governo da molti leader, inclusi il Duca di Atene, Walter VI di Brienne. Egli iniziò le prime modifiche nel periodo (1342-1343), dandole l'aspetto di una fortezza. Ma le modifiche più importanti avvennero nel periodo 1440-60 sotto Cosimo de' Medici, con l'introduzione di decorazioni in stile rinascimentale nella Sala dei Dugento ed il primo cortile di Michelozzo.
    La Sala dei Cinquecento fu costruita durante la repubblica di Savonarola. Fra il 1540 e il 1550 fu la casa di Cosimo I de' Medici, il quale incaricò il Vasari di allargare il palazzo per assecondare i gusti esigenti della corte granducale. Il palazzo raddoppiò il proprio volume per effetto delle aggiunte sulla parte posteriore. Il nome venne cambiato ufficialmente quando Cosimo si spostò a Palazzo Pitti e chiamò la precedente residenza Palazzo Vecchio mentre la piazza Piazza della Signoria mantenne il proprio nome. Vasari inoltre costruì un percorso, il Corridoio Vasariano, che collega ancor'oggi Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti attraversando l'Arno sul Ponte Vecchio.
    Cosimo I inoltre spostò la sede del governo negli adiacenti Uffizi. Il palazzo guadagnò nuova importanza quando fu sede del governo provvisorio nel periodo 1865-71, quando Firenze divenne capitale del Regno d'Italia. Anche se oggi la gran parte di Palazzo Vecchio è adesso un Museo, è ancor'oggi simbolo del governo locale. È sede del municipio di Firenze e sede del consiglio comunale.

    .....curiosità.....


    Palazzo Vecchio, da sempre centro di potere e dell’amministrazione della città, presenta, già dalla sua facciata, numerose testimonianze di importanti eventi legati alla storia politica di Firenze e della Toscana.
    La più recente in ordine cronologico è la targa di bronzo posta alla sinistra, in alto, dell’ingresso principale del palazzo. Questa riporta i risultati definitivi del plebiscito che il 15 marzo 1860 chiamò gli elettori toscani a scegliere l’annessione della Toscana all’appena costituitosi regno d’Italia oppure di rimanere un granducato indipendente. I toscani votanti furono oltre 380.000, solo 14.000 di questi votarono contro l’annessione; la Corte di cassazione, riunitasi nel Palazzo decretò l’annessione della Toscana alla nuova monarchia costituzionale.

    Spostando lo sguardo più alto, sotto gli archi del ballatoio merlato, possiamo osservare invece nove stemmi diversi, ripetuti più volte. Questi furono dipinti dopo la cacciata del Duca d'Atene (1343), per esaltare la Repubblica Fiorentina ed ognuno ha un preciso significato. Il primo da sinistra, la croce rossa su campo bianco, è l’insegna del Popolo Fiorentino, il successivo, il giglio rosso in campo bianco, rappresenta invece il simbolo guelfo ed attuale stemma di Firenze, questo sostituì il giglio ghibellino, giglio bianco su campo bianco, (il settimo da sinistra) quando i guelfi si affermarono a Firenze nella seconda metà del Duecento. La scelta del giglio quale simbolo cittadino deriva dall'iris, di colore bianco molto diffuso, fino a pochi decenni fa lungo le rive dell’Arno e le colline intorno alla città.
    La convivenza tra simboli guelfi e ghibellini si presenta anche in alcuni particolari architettonici dell’edificio. Infatti Palazzo Vecchio è l’unico edificio in città che presenta una merlatura guelfa, di forma quadrata sopra il ballatoio, e ghibellina, a coda di rondine sulla torre.
    Il terzo stemma, partito bianco-rosso, rappresenta invece il rapporto storico tra Fiesole (bianco) e Firenze (il rosso). La Fiesole etrusca, ricca e potente, fu infatti il primo insediamento della zona, a cui subentrò nella forza commerciale, grazie anche al porto fluviale la Firenze romana.
    Il quarto stemma, le chiavi d’oro in campo rosso, indica l’insegne papali a testimoniare il riconoscimento e la fedeltà della Repubblica verso il Papa. La scritta Libertas d’oro in campo azzurro invece è il simbolo dei Priori, coloro che erano posti alla guida delle Arti e delle Corporazioni, e la scritta simboleggia la loro l’indipendenza dal potere politico.
    L’ aquila rossa con tra gli artigli un drago verde in campo bianco è lo stemma del partito di parte guelfa (il bianco e il rosso infatti sono i colori dei guelfi, mentre il partito dei ghibellini si rappresentava con il bianco e il nero).
    Gli ultimi due stemmi, gigli d’oro in campo azzurro e partito a fasce nero-oro e gigli d’oro in campo azzurro, ricordano il legame della città con la casa regnante francese ed in particolare con San Luigi, il primo, e con Roberto d’Angiò, il secondo.


    .....il ritratto nascosto.....


    La leggenda racconta che il “ritratto nascosto” fu scolpito da Michelangelo Buonarroti, il quale, tutte le volte che si trovava a passare da Via della Ninna, via che passa tra Palazzo Vecchio e gli Uffizi, veniva regolarmente fermato dallo stessa persona che lo annoiava tutte le volte raccontando sempre la solita storia sui i suoi fallimenti finanziari e del credito dovuto allo stesso Buonarroti e mai pagato. E fu proprio in una di quelle occasioni che Michelangelo, afflitto dalla noia e con gli arnesi del mestiere in mano, mentre lo scocciatore parlava, girato di spalle scolpì il suo profilo, immortalandolo per sempre nelle pietre di Palazzo Vecchio.

    « Lo stanzino ha da servire per una guardaroba di cose rare et pretiose, et per valuta et per arte, come sarebbe a dire gioie, medaglie, pietre intagliate, cristalli lavorati et vasi, ingegni et simil cose, non di troppa grandezza, riposte nei propri armadi, ciascuna nel suo genere. »


    ....gli studioli......


    Lo Studiolo di Francesco I è uno degli ambienti più famosi di Palazzo Vecchio a Firenze. Lo Studiolo è una delle creazioni più alte ed originali del manierismo fiorentino, frutto della collaborazione tra l'intellettuale Vincenzo Borghini e un team di artisti capeggiati da Giorgio Vasari. Si tratta di un piccolo ambiente, oggi comunicante con il Salone dei Cinquecento, dove il granduca Francesco I de' Medici amava ritirarsi in solitudine coltivando i propri interessi scientifici e magico-alchemici. Lo studiolo in particolare doveva essere una sorta di wunderkammer, luogo dove catalogare i più vari materiali collezionati da Francesco, mentre gli esperimenti veri e propri si svolgevano nel laboratorio del Casino di San Marco (lo studiolo infatti non ha nemmeno una finestra).



    Nell'agosto del 1570 Vincenzo Borghini, intellettuale della corte medicea, dettava al Vasari il programma di decorazione di una stanza di Palazzo Vecchio, adiacente anche alla camera da letto di Francesco I e comunicante con lo Studiolo di Cosimo I, padre di Francesco, anche questo un piccolo ambiente segreto...Fu però smantellato nel 1590, non molto tempo la scomparsa del granduca (1587), che presto l'aveva abbandonato in favore di Pratolino: le pitture che lo decoravano vennero disperse tra le varie raccolte di opere d'arte della città: gli Uffizi, Palazzo Pitti, ecc. Nel 1920 si decise di ripristinare questo ambiente, ricreando il pavimento e i pannelli lignei sui quali sono poggiate le pitture (in realtà ciascun pannello copre un armadio o una porta). Le pitture sono state ricollocate basandosi sui temi degli affreschi sulla volta, dove sono rappresentati i quattro elementi. All'epoca del riallestimento mancarono due pannelli, non si sa se dispersi o mai realizzati. L'unica parte originale è quindi la zona del soffitto, ma l'insieme comunque ancora oggi di grande suggestione.

    Lo Studiolo di Cosimo I, o Tesoretto o Scrittoio del Duca, è un piccolo ambiente "segreto".
    Costruito verso il 1545 nel piano ammezzato del palazzo, a poca distanza dalla camera da letto di Cosimo (che si era trasferito a Palazzo Vecchio nel 1540), era costituito da una stanzetta quadrangolare coperta sulle pareti da armadi con coperchi lignei e con la volta dipinta ad affresco. L'ambiente, che ha una finestrella su via della Ninna, veniva usato come scrigno privato (dove quindi non entrava nemmeno la servitù) del Duca: doveva conservare non solo oggetti preziosi (per i quali esisteva anche una seconda stanzetta detta del tesoretto), ma documenti personali, oggetti rari e curiosità, piante medicinali e altri oggetti di interesse scientifico. Ci è stato tramandato infatti come il futuro Granduca amasse talvolta creare in prima persona rimedi medicinali con complessi procedimenti; queste creazioni venivano talvolta inviate anche come dono ad altri sovrani europei. Questo fu il primo studiolo a venire costruito a Palazzo Vecchio, prima del più grande e celebre Studiolo di Francesco I, figlio di Cosimo.
    Dello studiolo di Cosimo, raggiungibile da due scalette che partono dallo studiolo di Francesco, se ne persero le tracce durante il XVIII secolo, quando i Lorena dismisero l'uso del Palazzo. Fu riscoperto solo nel 1908, durante i lavori di restauro e ripristino generale
     
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5 replies since 21/4/2012, 20:20   1753 views
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