FIRENZE

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  1. gheagabry
     
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    "Quando entrai a Firenze, Dante, Petrarca, Macchiavelli, i Pazzi, i Poliziano, i Michelangelo
    e mille altri mi pareva guardassero dalle finestre di quei palazzi bui che bordano le vie."
    (Alphonse de Lamartine)


    FIRENZE


    Firenze è stata per molti anni la culla della cultura e dell'arte; a Firenze sono nati o hanno lavorato molti tra i più grandi artisti del Rinascimento e di tutta la storia dell'umanità. Vista dall'alto Firenze appare superba, bella, quasi addormentata dal tempo. Incredibilmente ricca di storia e di cultura, la città cattura subito l'immaginazione con le strade su cui si affacciano palazzi imponenti, i vicoli, il lento scorrere del fiume Arno, le affollate piazze e i grandi musei.

    Grazie ai grandi letterati fiorentini di un tempo come Dante, Petrarca, Boccaccio, l'uso del volgare toscano diventò la base della lingua italiana moderna. L'arte trovò qui un humus talmente ricco che si assistette a una fioritura culturale, artistica e scientifica che il mondo non aveva mai conosciuto prima di allora e che mai più si sarebbe, purtroppo, riproposta. L'uomo posto al centro del mondo, l'uomo artefice del suo destino. Era incredibile l'atmosfera della Firenze rinascimentale, l'ottimismo, la speranza e la forza presente dietro ogni idea! L'Epoca delle scoperte, ugualmente, pare sia iniziata ancora una volta a Firenze. Le banche fiorentine ebbero modo di finanziare gli esploratori portoghesi in Africa e nell'estremo oriente. Un fiorentino, Amerigo Vespucci, diede il suo nome al continente americano. Personaggi di spicco come Michelangelo, Galileo, Brunelleschi, Machiavelli, contribuirono in modo inestimabile a dare al mondo un nuovo assetto artistico, architettonico, politico e geografico. Grande fu il contributo dato a Firenze dalla famiglia de' Medici, che attraverso le sue decisioni influenzò tutta la storia europea del periodo. Accanto al ruolo di mecenati delle arti e delle scienze, i Medici furono anche abili statisti e politici, capaci d'influenzare le sorti di altri regni in Europa.
    Caterina de Medici, Lorenzo detto il Magnifico e il grande decano della famiglia, Cosimo il Vecchio, sono solo alcuni dei nomi che hanno legato per sempre il nome della famiglia a Firenze.....Anna Maria Luisa Medici che con un suo gesto politico salvò per sempre la memoria di Firenze ai fiorentini. Anna Maria Luisa era infatti l'ultima erede della gloriosa casata e nel 1737 stipulò con i successori (gli Asburgo-Lorena), il cosiddetto "Patto di Famiglia" che stabiliva che essi non potessero trasportare "o levare fuori della Capitale e dello Stato del GranDucato ... Gallerie, Quadri, Statue, Biblioteche, Gioje ed altre cose preziose... affinché esse rimanessero per ornamento dello Stato, per utilità del Pubblico e per attirare la curiosità dei Forestieri". Questo patto, fu rispettato dagli Asburgo-Lorena, e permise a Firenze di non perdere nessuna opera d'arte e conservare così intatto il proprio patrimonio (come era accaduto ad altre città italiane come Mantova o Urbino, che all'estinzione della casata dei Gonzaga o dei Della Rovere erano state depredate dei tesori artistici e culturali che erano finiti in altre città e corti europee). Mentre buona parte della città conserva ancora oggi un aspetto rinascimentale, la zona tra Palazzo Vecchio e il Duomo proietta in un'atmosfera tipicamente medievale. Per secoli, insieme a Piazza della Signoria, questi sono stati il vero cuore della vita politica e sociale della città.

    «.....Per la quale cosa molti di lontani paesi la vengono a vedere, ma non per necessità,
    ma per bontà de' mestieri e arti, e per bellezza e ornamento della città »
    (Dino Compagni, Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi, 1312 circa)


    La Badia Fiorentina è una delle più importanti chiese di Firenze, fondata nel 978. Dante ne parlò nella sua Divina Commedia, citandone il campanile esagonale nel 'il Paradiso', mentre Boccaccio qualche tempo dopo vi tenne un ciclo di letture proprio sull'opera dantesca. Secondo lo stesso Dante, nell'opera la Vita Nuova, il poeta incontrò Beatrice Portinari durante la celebrazione di una messa (secondo altri storici tuttavia l'incontro è legato alla chiesa di Santa Margherita de' Cerchi, anche nota come chiesa di Dante, situata a pochi passi dalla piazzetta della Casa di Dante e nelle vicinanze della Badia). Badia in fiorentino significa abbazia e l'antica struttura conserva tutte le caratteristiche proprie di un monastero benedettino, nato accanto all'antica chiesa di Santo Stefano venduta a suo tempo a Willa di Toscana, madre di Ugo di Toscana, la cui tomba – riccamente decorata da Mino da Fiesole – è conservata all'interno della chiesa sin dall'anno 1001. Ogni 21 dicembre viene celebrata ancora oggi una messa solenne di suffragio in suo onore. Il Bargello. L'antica sede di governo di Firenze venne costruita nel XIII secolo, come sede del municipio della città e venne, nel corso della storia, adibita all'uso più svariato, anche prigione e luogo di esecuzioni fino al 1786 .... in questo luogo venne eseguita la condanna di Bernardo Baroncelli, per la cosiddetta 'Congiura dei pazzi' contro Lorenzo il Magnifico.
    Il Duomo, con la sua facciata di marmo rosa, bianco e verde e la gigantesca cupola del Brunelleschi, domina il profilo della città. L'edificio venne ultimato in quasi due secoli (e anche a lavori finiti la facciata non venne completata fino al XIX secolo), ed è per dimensioni la quarta cattedrale al mondo (153mx38m)..L'enorme cupola fu progettata dal celebre Brunelleschi con maestria ed ingegno. La tecnica costruttiva è rimasta a lungo sconosciuta e nel corso del tempo sono state fatte molte congetture, quasi sempre imprecise. La caratteristica curiosa della cupola è l'assenza di utilizzo delle centine (strutture per sostenere la volta durante la costruzione). Per l'innalzamento della struttura furono pertanto usati materiali leggeri e malta a presa rapida, e furono necessari calcoli precisi sul taglio e la collocazione di ogni singola pietra. Brunelleschi superò ogni difficoltà e nel 1436 la cupola fu conclusa.
    Il campanile della cattedrale, anch'esso in marmo bianco, rosa e verde, venne progettato da Giotto, mentre Pisano e della Robbia sono gli artefici dei bassorilievi. Il Battistero adiacente è uno degli edifici più antichi della città e fu originariamente un tempio pagano; deve la sua fama soprattutto alle porte di bronzo dorate: quella a sud è opera di Pisano, ma è la porta che guarda a est (e in direzione del Duomo) quella più celebre. Conosciuta come la Porta del Paradiso (un nome che si pensa le avesse dato Michelangelo), venne creata da Ghiberti tra il 1424 e il 1452 e la sua bellezza e raffinatezza la contraddistinguono e la fanno ammirare. I soffitti del Battistero presentano mosaici del XIII secolo con immagini del Giudizio Universale. Piazza della Signoria, cuore politico della città dal Medioevo ad oggi, è una singolare creazione urbanistica che comincia a prendere forma a partire dal 1268, quando il partito dei Guelfi riprende il controllo sulla città e decide di radere al suolo le case dei rivali Ghibellini. In primo luogo si abbattono le torri dei Foraboschi e degli Uberti, nonostante il capofamiglia (il celebre Farinata cantato da Dante nella sua "Commedia") avesse difeso Firenze dalla distruzione dopo la sconfitta nella battaglia di Montaperti (4 settembre 1260) contro la coalizione ghibellina capeggiata da Siena. Alla fine le case abbattute saranno ben 36 e da questa "cancellazione" dei nemici (su quegli spazi non si dovrà mai più costruire) la piazza deriva la sua particolare conformazione a forma di "L" e la posizione non allineata degli edifici che la delimitano. Palazzo Vecchio conosciuto un tempo come Palazzo della Signoria. La costruzione, progettata da Arnolfo di Cambio, ebbe inizio nel 1299. Inizialmente era la sede dei Piori delle Arti e della Signoria. L'interno conserva ricche decorazioni di Vasari. Un corridoio sopraelevato, chiamato Corridoio Vasariano, collega il palazzo a Palazzo Pitti, passando attraverso gli Uffizi e attraversando l'Arno mediante il Ponte Vecchio. Questo corridoio, adesso visitabile, doveva essere un'antica via di fuga per i signori di Firenze, i Medici, in caso di problemi, ma veniva usato dalla nobile famiglia anche più semplicemente per raggiungere le loro residenze senza doversi mescolare tra la gente. A sud di Palazzo Vecchio, progettata e costruita da Vasari nella seconda metà del XVI secolo su richiesta di Cosimo I de' Medici, si trova la celeberrima Galleria degli Uffizi.
    (informagiovani-italia.com)

    ... la storia del nome e dello stemma ...


    Il nome Firenze in italiano corrisponde a quello di Fiorenza del periodo di massima fioritura della città fiorentina intorno alla metà del secondo millennio d.C.. Fiorenza a sua volta derivò dal latino Florentia, la città fondata dai romani. La fondazione di Florentia risale alla primavera del 59 a.C. Dal primo nucleo abitato (spostato rispetto all'antica città etrusca), sorto a difesa di un ponte ad uso delle colonie romane e grazie alla legge agraria adottata durante il consolato di Cesare, si passò ad una celere costruzione della città secondo i criteri dell'ingegneria militare romana (agglomerato di forma rettangolare, attraversato dalle due strade principali perpendicolari: il cardo e il decumano). La cerimonia della fondazione di Florentia coincise con le celebrazioni romane per l'avvento della primavera, i festeggiamenti in onore alla dea Flora che si svolgevano dal 28 aprile al 3 maggio. Tali celebrazioni erano dette Ludi Florales e da questi giochi e competizioni pubbliche in onore di Floralia prese il nome la città di Florentia.

    Il Giglio di Firenze è il simbolo della città fin dal secolo XI. Al contrario della blasonatura attuale anticamente i colori erano invertiti. La sua origine è incerta, tra le varie leggende sorte in merito vi è quella che vede derivare l'abbinamento della città (Florentia) con il fiore perché la sua fondazione da parte dei romani avvenne durante le celebrazioni romane della primavera, i festeggiamenti in onore alla dea Flora (Ludi Florales o Floralia - giochi e competizioni pubbliche) che si svolgevano dal 28 aprile al 3 maggio. L'associazione tra i festeggiamenti e il nome venne spontanea come accadde successivamente tra il nome e i fiori numerosi che crescevano intorno; un'altra leggende vede derivare nome è simbolo dal mitico fondatore Fiorino, pretore romano, perito durante l'assedio di Fiesole.. Il giaggiolo (“Iris germanica var. florentina”, detto giglio di Firenze o giaggiolo bianco) ebbe sempre vari significati allegorici, tra cui quello di simbolo di purezza che lo rendeva il fiore della Madonna, non si può perciò escludere che l'adozione del giglio quale simbolo della città sia da ricondurre a una manifestazione di culto mariano risalente forse al IX secolo. Comunque sia esso veniva già usato come propria insegna dai fiorentini alla prima crociata. I colori attuali risalgono al 1251 quando i Ghibellini, in esilio da Firenze, continuavano a ostentare il simbolo di Firenze come proprio. Fu allora che i Guelfi, che controllavano Firenze, si distinsero dai propri avversari invertendo i colori che poi sono rimasti fino ai giorni nostri.
    Il tradizionale simbolo fiorentino subì nel 1809 un tentativo di sostituzione del governo napoleonico che, con un decreto del 13 giugno 1811, provò a imporre un nuovo simbolo per Firenze: una pianta di giglio fiorito su un prato verde e uno sfondo argentato sormontato da un capo di rosso a tre api d'oro (il capo indicava l'appartenenza di Firenze alle classe delle grandi città dell'impero napoleonico le cosiddette bonne ville). Il dissenso fiorentino non fece dare seguito al decreto.

    Un altro simbolo è il cosiddetto Marzocco, cioè un leone che regge con la zampa lo stemma di Firenze. Il nome Marzocco deriva da Marte, il primissimo simbolo di Florentia, sostituito poi con il felino....nel periodo di Firenze repubblicana alcuni esemplari di leoni vivi venivano custoditi in un serraglio posto dietro il Palazzo Comunale, nella via che ancora oggi porta il nome di via dei Leoni.

    ...leggende alle spalle del Duomo...


    Alle spalle del Duomo ne sono successe tante. Le curiosità e gli aneddoti si sprecano. Sempre sospesi tra storia e leggenda. Come quella dell’origine del termine ‘bischero’, che - in fiorentino - sarebbe come dire ‘poco furbo’. I Bischeri erano fiorentini di quelli che contavano. Anche politicamente. Nel Medioevo la famiglia era ricca e conosciuta e possedeva numerose proprietà immobiliari proprio tra l’attuale Piazza del Duomo e via dell’Oriuolo. Quando cominciarono i lavori della nuova cattedrale, la Repubblica Fiorentina offrì anche a loro un indennizzo per la cessione di alcune proprietà da abbattere. Ma questi rifiutarono più e più volte. Portando avanti una negoziazione serrata per alzare la posta in gioco. Ma si sa, chi troppo vuole nulla stringe. E fu così che una notte un violento incendio distrusse tutto. Mandando in fumo l’affare dei ‘Bischeri’ che emigrarono in Emilia Romagna. A ricordarli è rimasta la targa del Canto de’Bischeri proprio all’inizio di via dell’Oriuolo. Qui non c’era nulla. Un tempo infatti si chiamava via Buia. Il sole non aveva modo di passare. Tettoie sporgenti, fabbriche altissime, strutture di copertura che lasciavano appena una piccola striscia di aria. Una ridotta fessura che faceva a malapena intravedere il cielo. Questa era via Buia. In verità il nome di questo primo tratto della strada è cambiato spesso. Si è chiamata Via Bertinella o Albetinella, dal nome della famiglia che vi abitava, gli Albertinelli o Bertinelli....Il Sasso di Dante invece si trova tra piazza delle Pallottole e via dello Studio. Secondo la leggenda era il sasso su cui il Sommo Poeta soleva riposarsi guardando l’avanzamento dei lavori della Cattedrale. Un giorno mentre era seduto ed assorto nei propri pensieri, passò di lì qualcuno e gli chiese: «Oh Dante, icchè ti piace di più da mangiare?». «L’ovo», rispose il Poeta. L’anno dopo, la stessa persona ripassò di li e lo ritrovò ancora seduto sul suo sasso, sempre assorto e pensieroso e gli chiese: «Co’ icchè?» e Dante: «Co i’ sale!»....Sempre dietro il Duomo, c’è la lastra circolare in marmo bianco incastonata all’interno del lastricato. Senza alcuna iscrizione. Un pochino anonima in verità. Questa lastra indica, con leggendaria precisione, il punto nel quale la palla di rame dorato, costruita da Andrea del Verrocchio, cadde a causa di un fulmine, rotolando lungo le tegole della cupola per schiantarsi al suolo il 17 gennaio del 1600. La palla fu successivamente riposizionata al proprio posto e fu colpita ancora da fulmini. Ma per fortuna mai più caduta.
    (Valérie Pizzera, Quotidiano Il Firenze)


    Vertigini rinascimentali. Si dice che in ogni orizzonte ci sia un limite prefissato da raggiungere. Da quassù credo di essere andato oltre. Un attimo fa ero al piano terra dove una simpatica locandiera mi teneva aggiornato su terre colorate e lamponi bruciacchiati. Adesso è il mio turno di fare la parte della pergamena. Qui. A Firenze. Appena qualche centimetro sotto di me, c’è la cupolona rinascimentale brunelleschiana. Per il resto, ridotti vortici di stelle si contendono tutta la poesia impaziente di sgorgare. Fino a qualche giorno fa il Duomo di Firenze non era che uno stuolo di immagini sontuosamente riprodotte su uno dei tanti libri di storia dell’arte. Questa mattina invece sono riuscito a salire su uno dei primi treni per raggiungere il capoluogo toscano, per uscire dal sogno e iniziare a conquistare la realtà. Al mio arrivo la stazione di Santa Maria Novella è ancora un po’ sonnolenta. Il sole invece sembra avere intenzioni ben più serie di una semplice sgranchita di raggi. Davanti a me c’è un mondo che devo ancora scoprire. Sono dentro un dipinto. Un affresco che si rinnova ogni giorno. Mi sono immaginato, e poi raffigurato. Adesso sto vivendo. Voglio entrare a Santa Maria del Fiore. Alzare lentamente gli occhi gradino dopo gradino. E salire. Salire in cima. E da lassù sentirmi in competizione con le aquile mostrando loro il miglior ghigno spiritato delle mie orme. Era il lontano 8 settembre 1296 quando venne posta la prima pietra del Duomo. Il progetto fu realizzato da Arnolfo di Cambio che in contemporanea diresse anche i lavori per la costruzione dell’imponente chiesa di Santa Croce (poco distante dal Duomo) e del Palazzo della Signoria, altro indiscusso simbolo fiorentino. Prima d’iniziare la scalata, circumnavigo per bene dall’esterno la pianta a croce latina. La presenza dell’edificio è maestosa. È la quarta chiesa più grande d’Europa dopo la Basilica di San Pietro in Vaticano, Saint Paul a Londra e il Duomo di Milano. La sua estensione (153 m di lunghezza e 90 di larghezza alla crociera) non incute timore. Incuriosisce. Affascina. Avvolge. A fianco della chiesa svetta la torre campanaria, meglio conosciuta come “il campanile di Giotto”, un’opera di altissimo rilievo, impreziosita dai marmi bianchi delle cave di Campiglia e Pietrasanta, il verde serpentino di Prato e i rossi di Monsummano. Grazie al prezioso supporto dell’OPA Centro Arte e Cultura, ente privato che gestisce l’edificio religioso, mi ritrovo in un baleno nel ventre di Santa Maria del Fiore. Fatta la conoscenza dei lavori di Andrea del Castagno e di Luca Della Robbia, come da un vortice gentile, vengo arpionato dalla maestosità del Giudizio Universale. Un sontuoso affresco di 3600 metri quadrati, realizzato da Giorgio Vasari e Federico Zuccari nell’interno cupola. Poi finalmente è il momento di uscire. E salire. Qualche scalinata, e inizio il tour delle terrazze. Così, mentre la vita fiorentina scorre a parecchi metri di altitudine sotto di me, inizia il mio corteggiamento visivo della cupola. Inizialmente il progetto venne affidato a Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti. Il 7 agosto 1420 ebbe inizio la sua costruzione, ma dopo un diverbio fra i due architetti, nel 1425 Ghiberti venne estromesso dai lavori che passarono interamente in mano al Brunelleschi. Superata qualche linea di smarrimento da altitudine, poso rapace i miei occhi sul Battistero fronte Duomo. Un’opera questa dedicata a San Giovanni Battista, patrono della città di Firenze. Pianta ottagonale, con file di marmo bianco e verde. Le tre porte portano la firma di Andrea Pisano (sud) e Lorenzo Ghiberti (nord ed est, meglio conosciuta quest’ultima come porta del Paradiso). Rientrato sotto coperta, gli spazi si fanno sempre più stretti per salire in cima. Si cammina in fila indiana. Se uno sale, un altro non può scendere. È così fino a vetta conquistata. Poi una volta ritornati a respirare il cielo, inizio a cercare ogni strada fiorentina conosciuta. I monumenti. I colli, come Fiesole, la terrazza di Firenze. Il tempo passa. Non sono ancora pronto per scendere da quassù. Guardo Firenze. Sempre più stupito e per niente annoiato. Cerco d’intavolare conversazioni con gli artisti del passato. Non v’è traccia di dichiarazioni solitarie. L’ingegnoso cuore antico batte ancora qui. Tra giornate impetuose e agende allergiche alle delimitazioni. Continua così. Con la voce di Firenze che risponde. Continua così, con una strana sensazione di non essere mai stato lontano da qui.
    (Luca Ferrari, ilreporter)
     
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5 replies since 21/4/2012, 20:20   1753 views
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