FENOMENI NATURALI

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  1. gheagabry
     
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    Le PIRAMIDI di TERRA



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    Le piramidi di terra in Alto Adige sono un particolare fenomeno naturale che si forma in particolari terreni, solitamente dopo una frana o un dissestamento della terra.
    Esse sono incise in materiale morenico e vengono create dall'erosione dovuta alla pioggia e allo scioglimento della neve. I grandi massi proteggono la porzione di terreno immediatamente sottostante e così l'erosione viene rallentata, per cui si forma la colonna che sorregge il masso. Quando, per ulteriore erosione, la piramide si assottiglia tanto da non poter sostenere più quel peso non indifferente, il masso crolla e la colonna, non più protetta, si disfa inevitabilmente. Il materiale morenico deve presentare, affinchè si formino le piramidi, delle caratteristiche particolari. La sabbia ed il limo che conferiscono impermeabilità al deposito morenico devono essere mescolati con ciotoli e sassi nelle giuste proporzioni: troppi ciotoli renderebbero permeabile la morena che si imbeverebbe franando facilmente, mentre la sovrabbondanza di materiale minuto renderebbe il deposito poco consistente. È molto importante anche la composizione chimica del deposito: le morene che danno piramidi derivano dal disfacimento di porfidi, graniti e gneiss, senza calcari, dolomie e marne; le prime darebbero luogo a fenomeni di cementazione che renderebbero il deposito troppo resistente, mentre il materiale argilloso proveniente dalle marne non darebbe sufficiente consistenza. Le piogge devono essere piuttosto intense e distribuite in pochi giorni dell'anno per dare al sole il tempo di asciugare completamente la morena.
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    Devono essere assenti venti costanti che potrebbero inclinare la pioggia, rendendo inefficace l'azione protettiva del masso che funge da "cappello". È importante anche la forma di quest'ultimo: se, infatti, fosse troppo arrotondato, le gocce d'acqua lo aggirerebbero scavando il deposito sotto di esso e lo farebbero così cadere.

    Probabilmente le più famose dell’Alto Adige sono le piramidi di terra del Renon. Si tratta delle più alte e più belle nella loro forma di tutta l’Europa. Inoltre, sull’altopiano del Renon, troviamo questo fenomeno in ben tre posti differenti: nella valle di Rio Rivellone a Soprabolzano, nella valletta del Rio Fosco tra Longomoso e Monte di Mezzo ed anche ad Auna di Sotto, nelle vicinanze del Rio Gasterer. Ed anche nella Val Pusteria troviamo delle piramidi di terra molto belle, a Plata e Terento. Si presume che le piramidi di terra di Terento risalgono al 1834, quando il torrente Terner erose il terreno durante un’inondazione. Negli anni seguenti si sono infine formati queste piramidi che sono caratterizzati da uno speciale colore chiaro grazie al materiale granitico.


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    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 20:29
     
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  2. gheagabry
     
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    Io sono come l'arcobaleno...circondato da dolci colori...
    un arcobaleno è quello che ho nel cuore...arcobaleno che un bimbo crede fiaba...
    ne ha sentito parlare di quell'arco...come tu hai sentito parlare dei colori nel mio cuore...
    vivi allora come fiaba il mio cuore... un arcobaleno vive di un raggio di sole...
    di pioggia che fine cade dal cielo...
    anche io nel mio cuore ho un arcobaleno...
    il sole spegne le luci...la pioggia non cade...torno ad esser fiaba.
    -- Boypoe (Carlo Schiavini) --


    L’ARCOBALENO


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    L'arcobaleno è un fenomeno ottico e meteorologico che produce uno spettro (quasi) continuo di luce nel cielo quando la luce del Sole attraversa le gocce d'acqua rimaste insospensione dopo un temporale, o presso una cascata o una fontana. Visivamente è un arco multicolore, rosso sull'esterno e viola sulla parte interna; la sequenza completa è rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. In realtà i colori dell'arcobaleno sono sei, ma viene aggiunto l'indaco, che in realtà non è un colore e che è semplicemente una sfumatura di viola, semplicemente per arrivare al numero sette che è considerato più solenne. Esso è la conseguenza della dispersione e della rifrazione della luce solare contro le pareti delle gocce stesse. Quando viene osservato da una località a elevata altitudine, o da un aereo, l’arcobaleno appare come un cerchio completo. Ha questo aspetto perché la luce del sole si diffonde sulla Terra in forma di cono, ma da un punto qualsiasi della superficie del pianeta è possibile vederne solo una parte, un arco. La dimensione delle gocce determina se e in che misura ogni colore è presente. Se ha piovuto molto per esempio, le gocce sono più grandi e danno origine a un arco con dominante rossa.


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    Per vedere l'arcobaleno devi sopportare la pioggia.
    (Dolly Parton)


    ……nella storia……


    Il filosofo greco Alessandro di Afrodisia nel II-III secolo descrive il fenomeno che si verifica quando si hanno due archi di arcobaleno: la zona di cielo al di sotto dell'arco principale, l'inferiore, appare più luminosa di quella al di sopra…Si pensa che sia stato Qutb al-Din al-Shirazi (1236–1311), o forse il suo allievo Kamal al-din al-Farisi (1260–1320), ad aver dato per primo una descrizione abbastanza accurata del fenomeno dell'arcobaleno.
    Nella prima metà del XIII secolo Ruggero Bacone misura l'angolo tra la luce incidente del Sole e la luce diffusa dai due archi ottenendo 138° e 130°.
    Nel XIV secolo Teodorico di Freiberg ipotizza che il fenomeno dipenda dalla riflessione della luce solare e conduce esperimenti sopra bocce sferiche riempite d'acqua….Marcantonio de Dominis pubblica nel 1611 l'opera Tractatus de radiis visus et lucis in vitris, perspectivis et iride sul telescopio e sull'arcobaleno: di questo dà una spiegazione convincente. Egli dichiara anche di aver condotto esperimenti simili a quelli di Teodorico di Freiberg, ma è fondato il sospetto che conoscesse antiche opere sull'argomento……Cartesio, a partire dalle leggi di rifrazione che portano il suo nome (fra l'altro è sua la dotta dimostrazione matematica del perché l'arcobaleno ha forma semicircolare utilizzando il calcolo infinitesimale) presenta Les Météores del 1637 una spiegazione simile a quella di de Dominis senza citarlo, forse per non incorrere nella disubbidienza alla Damnatio memoriae pronunciata dalla Chiesa nei confronti dell'ex arcivescovo dalmata….Isaac Newton riprende l'argomento nella sua opera Optics dando credito a de Dominis di aver spiegato il fenomeno per primo e in autonomia.

    Il fenomeno dell'arcobaleno ha messo alla prova la sagacia dei fisici e dei teologi attraverso i secoli. Si tratta di spiegare il versetto 14 del capitolo IX della "Genesi", in cui si racconta che Dio traccia nel cielo l'arcobaleno come segno dell'alleanza stretta con gli uomini, per evitare che sull'umanità si abbatta un altro diluvio. Gli esegeti e i fisici, nel commentare questo passo delle Scritture, si sono posti essenzialmente questo problema: l'arcobaleno è un segno naturale? Una risposta positiva implica parecchi arcobaleni tra la creazione del mondo e il diluvio. Quale senso bisogna accordare all'arcobaleno: un significato naturale o sovrannaturale?
    San Tommaso d'Aquino ritiene che l'arcobaleno sia un segno naturale: per provocare una pioggia continua di quaranta giorni bisogna che si siano ammassate parecchie nuvole. Se si vede un arcobaleno significa che non ci sarà un diluvio nei mesi a venire, dato che l'arcobaleno è un segno che le condizioni per provocare un diluvio non possono realizzarsi.
    Nel XVII secolo si sviluppa una riflessione sistematica sull'arcobaleno con i grandi commentatori della "Genesi". Tra il 1590 e il 1610 essi diventano dei veri best-sellers nelle librerie europee. In questi commenti si riflette sulla natura dell'arcobaleno e sul suo significato.
    La spiegazione che Cartesio darà dell'arcobaleno deve certamente molto ai suoi predecessori, ma è decisamente innovativa nell'uso degli strumenti matematici, nell'analizzare il passaggio dalla nuvola alla goccia d'acqua, studiata come una piccola sfera. Cartesio, per spiegare la luce dell'arcobaleno, accanto al fenomeno della riflessione della luce, che Aristotele e i commentatori medievali conoscevano, utilizza anche quello di rifrazione. La spiegazione del cromatismo raggiungerà la sua perfezione con Newton.
    Insomma: l'arcobaleno viene progressivamente demitizzato. L'inizio dell'VIII discorso de Le meteore, dedicato da Cartesio all'arcobaleno, costituisce l'esatto capovolgimento dei commenti classici. Questi cominciano tutti col ricordare che Iris è figlia di Thaumas e con l'invito a contemplare le meraviglie della natura. Al contrario, Cartesio comincia il suo discorso con questa affermazione: "benché l'arcobaleno sia stato ammirato da tutti gli uomini, nessuno è arrivato a darne una spiegazione soddisfacente". E fornisce la sua spiegazione scientifica.
    (Tratto dall'intervista "Scienza e religione nel '600" - Napoli, Vivarium,1993)


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    Un arcobaleno che dura un quarto d’ora non lo si guarda più
    (Johann Wolfgang Goethe)


    ....nella mitologia....


    L'attraversamento del Ponte dell'Arcobaleno è una metafora mitica dell'evoluzione della coscienza…Dal punto di vista mitologico l'arcobaleno è sempre stato un segno di speranza, un collegamento tra il Cielo e la Terra, un segno di armonia e di pace. Un tempo si credeva che le divinità, gli spiriti e i mortali attraversassero le sue fasce di colore sia durante che dopo la vita, proteggendo l'invisibilità del Cielo e della Terra. Nella mitologia norrena il Ponte dell'Arcobaleno collegava gli esseri umani agli dei e costituiva il tramite con il Valhalla, il palazzo celeste dove avevano la loro dimora gli dei. L'arcobaleno, come simbolo archetipico, compare in molte mitologie di ogni parte del mondo. Nella mitologia hindu la dea Maya creò il mondo da sette veli dei colori dell'arcobaleno. Nel mito egiziano sono le sette stole di Iside, nel mondo cristiano i sette veli di Salomè, per i Babilonesi era la collana di Ishtar tempestata di pietre iridate e per i Greci Iride alata, che portava sulla terra i messaggi degli dei agli esseri umani .. Nella mitologia cinese, l’arcobaleno era una spaccatura nel cielo sigillata dalla dea Nüwa con pietre di sette colori differenti. Nella mitologia Hindù, l’arcobaleno è chiamato Indradhanush- l’arco di Indra, il dio del fulmine e del tuono.

    Una delle immagini più caratteristiche e affascinanti della mitologia nordica è quella del ponte arcobaleno che connette la terra al cielo.
    El'ásbrú, il ponte arcobaleno, a fornire un passaggio dalla terra al cielo. Questo ponte ha un nome: Bilröst, la «via dai molti colori», o Bifröst, la «via tremula», e furono gli dèi stessi a costruirlo, con arte e profonda sapienza. Passaggio arduo e difficile, il ponte arcobaleno è accessibile soltanto a coloro che sanno come accedervi…Bifröst ha tre colori, manifestazione perfetta di sacralità, e il rosso è fuoco che arde…L'altra estremità del ponte, sul quale sono incise rune, giunge ai piedi della rocca di Himinbjörg, là dove si spalancano i cancelli diÁsgarðr. In quel luogo Heimdallr, la sentinella degli dèi, veglia giorno e notte, attento che i giganti non abbiano accesso al ponte arcobaleno e non tentino di scalare il cielo…Anche se fragile all'apparenza, il ponte Bifröst è solido e fatto con arte e durerà fin quanto durerà il mondo. Crollerà tuttavia quando arriveranno i figli di Múspell dal sud: ma di questo non c'è da stupirsi, perché allora nessuna cosa nell'universo sarà risparmiata.


    Iris o Iride, la divina messaggera, era la figlia di Taumante, una divinità marina, e di Elettra, (lo zampillare dell'acqua) una ninfa oceanina, figlia del titano Oceano.
    Iris era una giovane dai piedi veloci come il vento e portava gli ordini celesti, in particolare quelli di Zeus e di Era, agli altri dèi od agli uomini. Scendeva sulla terra per portare i suoi messaggi camminando sull'arcobaleno, che segnava il suo percorso. La dea era, soprattutto, la messaggera di Era, come Ermes (Mercurio) era il messaggero di Zeus (Giove) e poteva andare anche in fondo al mare e nelle profondità del mondo sotterraneo. Benché sorella di quei mostri alati che erano le Arpie, creature con viso di donna e corpo d'uccello, Iride era rappresentata sotto le spoglie di una bella e giovane donna, fornita d'ali e vestita di abiti dai brillanti colori; la sua testa era circondata da un alone di luce che filava attraverso il cielo. In alcune tradizioni viene riportato che era la moglie di Zefiro.



    Io sono l'arcobaleno della notte
    nato dalle tenebre in questa sera di magia
    mi chiederete quali sono i miei colori, chiudete gli occhi e li vedrete
    sono il pianto d'un bimbo nella notte
    la luce negli occhi di due innamorati che si cercano nel buio
    i sospiri, i sussurri, i baci d'un incontro d'amore
    un fuoco d'artificio che nasce dal buio e muore nel buio
    sulle rive d'un lago in una notte di festa
    sono gli occhi d'una tigre in amore che bramisce nella giungla
    le luci di Broadway e di Chinatown, gli occhi d'un gatto che miagola alle stelle sul tetto d'una baita
    una falce di luna che taglia la segala in un prato di montagna
    gli occhi d'una volpe che ha deciso che questa notte non ammazzerà
    gli occhi d'una lepre che rassicurata bruca l'erba d'un prato tenero
    i palpiti di luce d'una lucciola che cerca la sua compagna fra i cespugli
    sono i fantasmi e i folletti buoni che compongono i sogni della notte
    uno gnomo che gioca a nascondino con le sue immagini
    la serenata d'un grillo del focolare
    un fuoco fatuo che illumina le paure d'un viandante
    le favole d'un nonnino narrate alla luce dei tizzoni ardenti
    un vulcano che proietta nel cielo i suoi lapilli di gioia
    il pianto di stelle della notte di San Lorenzo
    ....sono un piccolo uomo,
    ma sono anche l'arcobaleno di questa notte di magia
    un frammento d'infinito
    (Terenzio Formenti)



    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 20:37
     
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  3. gheagabry
     
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    Guardando il cielo gli ho parlato;
    le sue piccole seducenti risposte mi hanno bagnato la pelle.
    - L.C. -



    LE NUVOLE


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    Evanescenti, ambivalenti, in continua metamorfosi. Parlare delle nuvole e' come cercare di dare forma a qualcosa che e' sempre in divenire. ''Se il mondo, come aveva sostenuto Kant nel 1755, e' nato da una nuvola, una nebulosa originaria matrice primitiva di tutto cio' che esiste, allora a causa di una nuvola potrebbe anche finire'' .. ''allora da una nuvola di polvere (o da tante nuvole di polvere) la fine potrebbe, prima o poi, cominciare''.
    (Tonino Ceravolo)



    Oggi, col naso puntato al cielo, ho visto una nuvola, un batuffolo bianco, sfondazzurro,
    che mi ricordava un "elefante "che portava via i miei sogni, spinto dal vento"….ma erano cirri bassi, lo so.
    La scienza ti da certezze, ed è giusto, ma i sogni e l'immaginazione sono sempre con te.



    ..........l'invenzione delle nuvole.........



    "Per millenni le nuvole hanno rappresentato, per il poeta come per l'uomo comune, il simbolo stesso del mutevole e dell'indefinito. Che forma hanno? Tutte e nessuna, naturalmente: ognuna è diversa dalle altre; ognuna è unica, irripetibile, e assomiglia a molte cose senza coincidere con nessuna. Come in un celebre passo dell'Amleto, ognuno è libero di vedervi un cammello, una donnola o una balena a seconda dell'umore e delle preoccupazioni del momento. Ma come si possono nominare entità così sfuggenti?
    Hamblyn Richard


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    Non tutti sanno che, non molti anni fa, ci fu qualcuno che scrisse delle nuvole, classificandole per forma, dimensione ed altezza...L'inventore delle nuvole, l'invenzione delle nuvole..
    Nei salotti londinesi del 1800, dove si discuteva di filosofia, scienza, letteratura, arte e di conoscenza in generale, un giovane, timido Quacchero curioso era estasiato dalle nuvole: si chiamava Luke Howard.
    Nessuno, prima di lui aveva provato il desiderio di classificarle: c'erano nuvole alte e basse, nubi grigieminacciose ed altre bianche, grandi batuffoli nel cielo dalle forme più svariate che attiravano i pensieri e le fantasie.
    Ma non avevano un nome. Nuvole ignote. Poi, grazie a lui non più.
    Lui inventò i "cirri", i cumuli, e le nubi "stratiformi" , dando ad ognuna di loro una forma, una collocazione e , soprattutto, un nome. Esponendo le esperienze davanti all'Accademia, descrisse in modo organico, come queste nuvole avessero un ruolo nella dignità del cielo.
    Howard capì che, nonostante la loro apparente varietà, la descrizione delle nuvole si può ridurre a questi tre tipi principali ( cirri, cumuli e strati) : unendoli due a due si ottengono altri tre tipi misti, e mettendoli tutti e tre insieme si producono i nembi," le nuvole della pioggia , mentre i cumuli producono acquazzoni e gli strati pioviggine".
    Linneo aveva provveduto a classificare ogni forma vivente con famiglia, genere, specie ma nessuno aveva provato a fare altrettanto con le nuvole. Luke Howard sì., con un successo enorme.
    Da dilettante che era divenne "L'inventore delle nuvole", anche se pochi lo sanno, adesso.
    Nel leggerlo ti senti accanto a lui, con i suoi dubbi ma con la gioia di avere studiato a fondo, non da scienziato ma da dilettante.E' un libro non di facile lettura ma entusiasmante perché ti fa provare l'intensità di quel periodo in cui le menti migliori si confrontavano, dai poeti agli scienziati ai dilettanti, qual'era Howard.
    Si parla di tuttologia: leggendolo è come se tu fossi in un salotto londinese del 1800, in compagnia di letterati e scienziati: ogni pagina è un'emozione se ami la cultura e la scienza.
    La presentazione dei suoi studi sulle nuvole è entusiasmante, e leggerla ,come è raccontata, ti porta indietro nel tempo e ti fa partecipe di un'invenzione, un'intuizione - chiamatala come volete - che ha cambiato il mondo.
    Le sue nuvole, i nomi con cui le battezzò, furono anche spunto per i poeti dell'epoca, con Goethe che la cantò nel poema "La forma delle nubi" , Shelley e J. Keats, e sono tuttora nei nostri pensieri, come scienza e lessico comune.
    Howard diede una dignità scientifica alla meteorologia.Il libro non ha una fine, nel senso classico del termine, anzi, lascia aperti gli sguardi attenti rivolti al cielo, con più conoscenza di quello che vedi ma senza toglierti la "poesia" di un cirro solitario.
    Clouds5

    E' un libro che ti dona il desiderio di conoscere e scoprire dove sei e con cosa condividi la tua esistenza.
    Si parla di scienza, allo stato puro, senza obiettivi di gloria e denaro.
    Scienza concepita e vissuta da Luke come passione e ricerca di una verità.
    La scienza non è mai certezza, e Popper lo scrisse bene e a chiare lettere, parlando di filosofia/etica della scienza, ma la ricerca della certezza scientifica è l'obiettivo di chiunque si cimenti nella ricerca, e Luke era un esempio di purezza nel campo scientifico.
    Un appassionato!
    [dal web - Una Opinione di SOLITOMINO su L'invenzione delle nuvole.
    La storia affascinante della nascita della meteorologia (Richard Hamblyn)]



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    ...nella mitologia...



    In Orcomeno di Beozia viveva il popolo dei Minii, governato dal re Atamante, figlio di Eolo. Atamante aveva come moglie la celeste Nefele (= la nuvola), una delle figlie di Zeus.. era la Dea delle nubi, alla quale era stato costretto ad unirsi per volere di Era, e con lei aveva avuto due figli, Frisso (Phrixos, la pioggia che scroscia) ed Elle (Helle, la viva luce).
    Un bel giorno Atamante decise di lasciare Nefele per sposare una donna terrena, Ino figlia di Cadmo, ed insieme a lei ebbe anche due figli, Learco e Melicerte.
    Ferita profondamente da questa offesa, la bella Nefele abbandonò la terra, e come punizione inviò una grande siccità sulla regione di Atamante. La nuova moglie di Atamante, Ino, pensò di approfittare di questa congiuntura per eliminare i figli della prima moglie di Atamante, e cominciò a convincere il suo sposo ad uccidere Frisso, sacrificandolo a Zeus per ottenerne la cessazione della siccità. Fu allora che Nefele intervenne per salvare i suoi figli, regalando loro un ariete dal vello d'oro che le era stato dato a questo scopo da Hermes.


    Nella mitologia greca, Nefele è il nome attribuito ad una donna creata da una nuvola da Zeus (Nefele in greco significa infatti nuvola), moglie di Issione re dei Lapiti. La storia racconta di Issione che prima di sposare la sua promessa sposa Dia uccise il padre di lei Deioneo. Per un omicidio del genere doveva essere purificato e solo Zeus acconsentì a farlo. L'uomo non fu grato di tale gesto, anzi provò a violentare la moglie del padre degli dei Era. Per salvarla Zeus creò una donna da una nuvola, dandole le sembianze di Era; a questa donna viene attribuito il nome Nefele.
    Altri autori come Apollodoro raccontano che ebbe due figli da Nefele: Centauro e Piritoo
    Si racconta che da tale unione nacque anche un altro centauro, tale Folo



    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 20:43
     
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  4. gheagabry
     
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    I BRINICLE


    Brinicle
    Un Brinicle è una stalattite di ghiaccio che si forma negli oceani antartici a partire dal ghiaccio presente a pelo dell’acqua e arriva fino al fondale, trasmettendo tutto il gelo di superficie direttamente sul fondo, congelando instantaneamente ogni forma di vita. Una sorta di raggio mortale ghiacciato formato da una massa di acqua salata molto fredda che entrando in contatto con l'acqua più calda sotto la superficie dei ghiacci e scendendo verso il fondo del mare ne abbassa drammaticamente e rapidamente la temperatura. Quando questo ghiacciolo di salamoia (dal termine inglese brinicle, brine and icicle) tocca il fondale il ghiaccio si diffonde e uccide nel giro di brevissimo tempo qualsiasi forma di vita, come ad esempio le stelle e i ricci di mare. Il fenomeno è dovuto alla profonda differenza della composizione e dello stato del ghiaccio marino rispetto a quello che si forma nel nostro freezer, come spiega l'oceanografo Mark Brandon della Open University sul sito della BBC. Il ghiaccio di acqua salata, infatti, non è una massa solida e densa ma piuttosto simile a una spugna imbevuta e formata da una fitta rete di sottilissimi canali.
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    Durante l'inverno, la temperatura in Antartide, si aggira sui -20 C mentre quella del mare è di circa -1,9 C. Il calore sale dal mare verso l'aria esterna freddissima e genera la formazione di ghiaccio. Questo ghiaccio però ha una elevatissima densità di sale ed è quindi più denso dell'acqua sottostante. A questo punto, questa massa simile a una salamoia, affonda nell'acqua di mare e la raffredda provocando proprio la formazione di un fragile tubo di ghiaccio, il brinicle appunto.

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    Alcuni operatori della Bbc sono riusciti ad immortalare in fenomeno incredibile, che cela ancora molti misteri alla scienza moderna. Durante le riprese per il programma "Froze Planet", hanno filmato l'avanzare di un flusso ghiacciato (loro lo hanno chiamato 'Brinicle') che uccide qualsiasi forma di vita si trovi sulla sua strada. I cameraman Hugh Miller e Doug Anderson hanno ripreso questo fenomeno nei pressi della piccola isola di Razorback, nei pressi dell'arcipelago di Ross, in Antartide. Si tratta di un flusso gelato, che parte dai costoni di ghiaccio che si trovano a pelo d'acqua e forma un flusso gelido che arriva fino al fondale. La velocità con la quale si forma è incredibile..Potevamo vederlo avanzare ad occhio nudo» ha affermato un operatore della Bbc, parlando di questo fenomeno che ha un qualcosa di spaventoso. Si muove come se avesse vita propria, come se fosse un tentacolo ghiacciato proveniente da un enorme animale subacqueo, e che uccide qualsiasi forma di vita si trovi davanti, sia animale che vegetale."




    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 20:58
     
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    La "superluna"
    La scorsa notte la luna è apparsa molto più grande del solito, creando il fenomeno astronomico della “superluna”. La superluna si verifica quando la luna piena coincide con il momento in cui il satellite si trova più vicino alla Terra sulla sua orbita ellittica (perigeo). La distanza del nostro satellite naturale varia ogni mese tra un minimo intorno ai 357 mila chilometri e un massimo di 406 mila chilometri, proprio perché l’orbita che compie intorno alla Terra ha una forma ellittica. Il perigeo di questo mese è il più vicino del 2012 e la scorsa notte ha fatto sì che la Luna fosse grande del 16 per cento rispetto ai normali pleniluni. Il satellite è apparso inoltre più luminoso del solito. La "Super Luna", un termine coniato nel 1979, è la coincidenza di luna piena con il momento di massimo avvicinamento con la Terra, una combinazione che la rende apparentemente più luminosa e grande e i cui effetti si fanno sentire anche con un leggero innalzamento delle maree. L'orbita della Luna attorno al nostro pianeta non è un cerchio ma una curva leggermente ovale, ellittica: la distanza Terra-Luna può infatti variare tra i 400 e i 360 mila km. L'apparente aumento di grandezza del satellite non è però dato dalla diminuzione della distanza, ma dalla sua forte luminosità. In ogni caso il miglior momento per l'osservazione è proprio quando la Luna si trova bassa sull'orizzonte e il suo disco appare vicino a costruzioni o alberi: per ragioni psicologiche e astrofisiche appare incredibilmente grande.


    superluna



    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 21:02
     
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    I LAGHI SOTTOMARINI



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    Un lago sottomarino è una massa d'acqua contenuta all'interno di un mare o di un oceano ma distinta da esso e consistente, invece che di normale acqua marina, di una salamoia con salinità elevatissima. L'alta profondità e densità della salamoia, impedendo il rimescolamento delle acque con quelle del resto del mare che lo contiene, determinano l'isolamento del lago sottomarino.
    Queste masse d'acqua ipersaline vengono considerate dai geologi vecchie di milioni di anni, formatesi in ere geologiche in cui l'evaporazione marina era molto maggiore. Quest'aspetto, insieme all'isolamento e all'assenza d'ossigeno, hanno creato condizioni estreme, fino a poco tempo fa ritenute incompatibili con qualsiasi forma di vita, ma che hanno dato luogo all'evoluzione di microorganismi unici, non riscontrabili in altri habitat marini o terrestri.

    ....Urania....


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    Forme di vita nel lago sottomarino Urania, uno dei luoghi più inaccessibili della Terra, a oltre 3.500 metri di profondità nel Mediterraneo, dove non c'è luce nè ossigeno. Le condizioni a quel livello sono paragonabili a quelli della Terra primordiale e ad ambienti extraterrestri, come quello di Europa, uno dei satelliti del pianeta Giove, o di Marte. La scoperta arriva da un gruppo di ricercatori guidato dall'Università degli Studi di Milano e pubblicato su Pnas, la rivista scientifica americana Proceedings of the National Academy of Sciences of the Usa. La ricerca, pubblicata con il titolo «Sulfur cycling and methanogenesis primarily drive microbial colonization of the highly sulfidic Urania deep hypersaline basin», rivela infatti i processi metabolici che sostengono una stupefacente oasi di vita microbica nel lago Urania, uno degli ambienti più estremi e inospitali del pianeta Terra. «Urania -spiegano i ricercatori- è uno dei bacini anossici ipersalini situati nel Mar Mediterraneo orientale ad una profondità superiore ai 3.500 metri. Questi laghi hanno concentrazione saline fino a dieci volte più alta di quelle dell'acqua marina sovrastante. Profondità e ipersalinità sono, però, solo due dei fattori che concorrono a rendere Urania uno degli ambienti più estremi del pianeta». «Altri fattori di stress - continuano i ricercatori - sono l'assenza di luce ed ossigeno, e in particolare per il Lago Urania, dato che lo differenzia dagli altri laghi sottomarini, la presenza di elevate concentrazioni di metano e idrogeno solforato. Il bacino Urania è tra gli ambienti marini noti più ricchi in quest'ultimo composto, che qui supera abbondantemente la soglia di tossicità per molti organismi, incluso l'uomo.
    (scienzaweb.blogspot.it)


    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 21:08
     
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  7. gheagabry
     
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    NUBI ONDA


    Nubi-Kelvin-Helmholtz

    Il pilota elicottero JR Hott ha catturato queste immagini mozzafiato che mostrano nubi a bassa quota in picchiata sui grattacieli lungo le spiagge di Panama City in Florida. A prima vista, sembra come se uno tsunami è pronta a mandare in crash la città.

    Meteorologist Dan Satterfield spiega il fenomeno:

    Aria fredda in mare aperto era quasi al punto di saturazione, con una temperatura vicino a 20 ° C e un punto di rugiada di circa 19,5 º C. L'aria a questa temperatura può contenere solo una certa quantità di vapore acqueo, e quanto può contenere dipende fortemente dalla temperatura. Se si aggiunge più acqua in aria, si forma una nuvola, ma si può anche ottenere una nuvola a forma raffreddando l'aria. Scendere la temperatura, e non può tenere a lungo in quanto il vapore acqueo molto, per cui alcuni di essi si condensano e si formerà una nuvola.

    In questo caso, l'aria è stata raffreddata sollevandola circa 50 metri sopra la parte superiore dei condomini. Una massa d'aria si raffredderà insaturi quando è alzata ad una velocità di 1 ° C ogni 100 metri. In questo caso, probabilmente raffreddato circa 0,5 ° C, ma che è bastato! Sul retro dei condomini, l'aria scende lentamente verso il basso e si riscalda con la stessa velocità. Come si riscalda l'aria può trattenere più vapore acqueo e le nubi evapora e scompare!


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    Le "punch hole clouds"


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    Negli ultimi anni, sono sempre più frequenti, alcuni strani fenomeni atmosferici che hanno origine da determinate coperture nuvolose. Tuttavia hanno luogo solo nelle zone in cui sono in atto le operazioni di aerosol mediante chemtrails, ossia le scie chimiche.
    Il 29 gennaio 2007 gli abitanti dell'Acadiana, una regione dello stato della Louisiana, notarono nel cielo veri e propri buchi nel manto nuvoloso, definito in lingua inglese "hole punch clouds" o "fallstreak holes" La N.A.S.A. ha spiegato questo fenomeno come il risultato della combinazione di temperature rigide, traffico aereo ed "insolita" instabilità atmosferica.
    Il manto nuvoloso del 29 gennaio consisteva di nubi sopraffuse. Le nubi sopraffuse contengono gocce d'acqua che rimangono allo stato liquido, anche se la temperatura è molto al di sotto della soglia di congelazione. E' stato stimato che la loro temperatura è compresa tra -20° Celsius a -35° Celsius.
    Quando gli aerei, provenienti dal Dallas-Fort Worth Airport, hanno attraversato queste nubi, ponendo le finissime particelle contenute nello scarico dei loro motori a contatto con le gocce d'acqua sopraffuse, ne hanno causato la glaciazione istantanea. I cristalli di ghiaccio più grandi sono quindi caduti al di sotto della base della copertura nuvolosa, lasciandosi dietro veri e propri "buchi". Tutte le foto mostrano una sorta di nube centrale all'interno del foro, formata da cristalli di ghiaccio che stanno lentamente cadendo, spinti dal loro peso maggiore rispetto alle stille d'acqua sopraffuse dello strato originario. Quest'ultime non raggiungeranno comunque il suolo a causa della loro sublimazione a contatto con gli strati più caldi dell'atmosfera sottostante.
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    La descrizione fornita dagli organi ufficiali circa la dinamica del fenomeno di per sé non fa una piega, ma ciò su cui occorre essere chiari riguarda le vere cause del suo innesco. Secondo gli esperti, questo effetto è ottenibile mediante l'ormai nota tecnica dell'inseminazione delle nubi (cloud seeding) che sfrutta flotte aeree per "inseminare" le nubi basse con particolato in grado di interagire con le particelle che caratterizzano le formazioni nuvolose a quote comprese tra i 6.000 ed i 12.000 piedi.

    I velivoli preposti usano principalmente ghiaccio secco come agente di inseminazione per ottenere fenomeni di questo tipo, sfruttando i principi della cosiddetta "inseminazione fredda delle nubi" nella quale le gocce d'acqua sopraffuse della nube sono convertite in cristalli di ghiaccio che successivamente precipitano al di sotto dello strato nuvoloso. Durante la loro caduta, però, non hanno il tempo di raggiungere il suolo, poiché sublimano (ovvero passano direttamente dallo stato solido a quello gassoso), lasciando quel particolare buco nel manto nuvoloso.
    Occorre anche precisare quanto segue: di fronte a fenomeni nuovi come questi, dove la disinformazione da parte di chi ne è direttamente coinvolto dilaga, l'unica cosa certa è che, trattandosi di formazioni a bassa altitudine, la spiegazione ufficiale non sembra reggere molto. Infatti a 6/10.000 piedi non si raggiungono le basse temperature indonee alla formazione di cristalli di ghiaccio se non attraverso operazioni di aerosol clandestine. E' altresì vero che la presenza degli hole punch clouds sui cieli statunitensi, australiani ed europei è aumentata solamente negli ultimi anni, quando la modificazione climatica mediante scie chimiche ha assunto proporzioni considerevoli e soprattutto la loro presenza è limitata alle zone in cui, da svariati anni, sono in atto queste operazioni e non negli altri paesi, come dovrebbe essere, se si trattasse di un fenomeno naturale. A sostegno di ciò nessuna delle testimonianze risale a periodi antecedenti l'inizio delle operazioni illegali di aerosol e questo la dice lunga sul fatto che possa trattarsi davvero di un fenomeno naturale.



    "L'atmosfera era molto secca da 5.000 piedi a circa 28.000 piedi. C'era uno strato piuttosto esteso di cirrocumuli (misto di gocce sopraffuse e cristalli di ghiaccio) che invadeva il cielo, associato a correnti a getto molto forti provenienti da ovest. Tuttavia gli squarci nel manto nuvoloso erano allineati Nord-Sud. Questo suggerisce che c'era una sorta di "onda" nell'atmosfera che modulava lo strato di cirrocumuli, dandogli una conformazione ondulata. Questo effetto potrebbe causare, nella porzione d'onda in fase di discesa, la caduta dei cristalli di ghiaccio nello strato di gocce sopraffuse, portandoli a incrementare il loro volume (alle spese delle gocce d'acqua sopraffuse nel volume considerato). In questo modo si apre un buco nello strato di cirrocumuli. Questo processo è molto simile al principio usato nell'inseminazione delle nubi (cloud seeding) per incrementare il volume dei nuclei di condensazione che compongono le nubi e produrre le precipitazioni. In questo tipo di fenomeno, però, la precipitazione (il termine tecnico meteorologico è “virga”) non raggiunge il suolo, poiché le particelle di ghiaccio, sublimano a contatto con gli strati più caldi dell'atmosfera al di sotto dei 28.000 piedi. La virga è evidente in qualsiasi delle foto a disposizione e risiede al centro del buco che si è creato. La sua forma è spesso una nuvola a forma di cono".
    (tankerenemy.org)


    DannyMcNeal



    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 21:17
     
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    L'ECLISSI SOLARE, 21 maggio 2012

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    Phoenix, Arizona, Stati Uniti (AP Photo/Ross D. Franklin)



    Poche ore fa un’eclisse anulare di Sole è stata pienamente visibile in una striscia di terra lunga circa 270 chilometri nel nord del Pacifico. L’eclissi, tuttavia, si è potuta vedere in maniera parziale in un’area molto più ampia del Pacifico, compresa tra l’Asia orientale e l’ovest degli Stati Uniti. A differenza dell’eclissi totale, l’eclissi anulare si verifica durante il novilunio quando la Luna, che si trova alla massima distanza dalla Terra, non riesce a oscurare completamente il disco del Sole. Di cui resta, quindi, attorno alla Luna, una sorta di anello luminoso.

    In occasione dell’eclissi in Giappone, nonostante una leggera pioggia che però non ha pregiudicato la visibilità, sono state organizzate delle piccole gite scolastiche e c’è stata anche una diretta televisiva. A Hong Kong, invece, il cielo è stato molto nuvoloso e si è visto poco o nulla dell’eclissi annunciata. La prossima eclisse di Sole è prevista per il 13 novembre 2012, ma sarà visibile esclusivamente in una fascia di Terra compresa tra l’Oceania e l’Antartide.
    (ilpost)





    AP120520
    Phoenix, Arizona, Stati Uniti (AP Photo/The Arizona Republic, Michael Chow)





    foto dal ilpost.it

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    MASSI ERRATICI


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    Il masso erratico (dal latino erràre, vagare) o masso delle streghe (spesso indicati anche col nome di trovanti) è una grande roccia che è stata trasportata a fondovalle da un ghiacciaio. Questi massi, dopo che il ghiacciaio si è ritirato, occupano un'insolita posizione in mezzo alla pianura.

    Negli articoli scientifici italiani, come in quelli francesi, la prima menzione di blocchi o massi erratici è del 1822. Prima di questa data si parlava di petra quae vocatur otiosa (zona di Rimini, secoli VII-X; Guiter 1981.293). Le attestazioni scritte di termini diversi e ancora popolari sono del 1839: Il Politecnico di Carlo Cattaneo con trovant, l'imponente pietra che si trova là dove non ci si aspetta: in tedesco si usa Findling (da finden, trovare); per il contadino era l'enigma che si trovava sul suo campo. Soprattutto nella letteratura alpina e in scritti di naturalisti legati al Club Alpino Italiano spesso ancor oggi i massi erratici sono chiamati col termine di "trovanti".[/color]


    Nel XVIII secolo, i primi geologi che giungono nelle Alpi e sul massiccio del Giura sono attratti da questi enormi blocchi di granito posti in cima a colline o isolati in mezzo a pianure alluvionali. Li chiamarono blocchi erratici perché non ne conoscevano la provenienza. Horace-Bénédict de Saussure su questo tema affermava "Il granito non si forma in terra come i tartufi, e non cresce come i pini sulla roccia calcare". Molte furono le teorie avanzate per giustificarne la presenza. Jean-Étienne Guettard avanzò l'ipotesi nel 1762 che i massi che si trovavano sparsi nelle pianure europee del nord erano tutto quanto restava di antichi monti erosi. Ma rapidamente se ne dimostro l'origine alpina. Scoperta l'origine restava da scoprire che cosa li aveva trasportati così lontano dai loro luoghi di provenienza.
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    Nel 1778, Jean-André De Luc avanza una teoria basata su possibili esplosioni che avrebbero proiettato lontano questi massi. De Saussure non aderì ad essa, ritenendola perlomeno fantasiosa, "non vi è alcun esempio di queste esplosioni e i blocchi si dovrebbero polverizzare nel loro impatto al suolo", impatto che, tra l'altro, non lasciava evidenze sotto di essi. De Saussure constatò che i blocchi si trovavano disseminati negli assi delle vallate alpine. Si pensò allora a un possibile trasporto per fiume: le rocce sarebbero state deposte da enormi alluvioni, provocate da straripamenti di laghi o da repentine fusioni di ghiacciai dovute a vulcani o altro. Christian Leopold von Buch ne calcolò persino la forza necessaria per spostarli fin sopra il Giura. Altri supposero un'origine marina: L'innalzamento della catena alpina sarebbe stato così repentino che le acque che vi si trovavano ai piedi avrebbero trascinato via i blocchi. Altri ritenevano invece responsabile di questi spostamenti la banchisa o gli iceberg che li avrebbero deposti in antichi mari che sommergevano la regione. Queste teorie hanno i loro vantaggi e le loro lacune, i loro difensori e i loro detrattori. Nessuna trovò larghi consensi.

    In quell’epoca i ghiacciai alpini erano in piena espansione al punto da inquietare le autorità svizzere che temevano la distruzione di alcuni villaggi a causa del rapido avanzamento che ghiacci. Questo periodo viene infatti indicato come la ‘’Piccola era glaciale’’. Nel 1821, Ignaz Venetz, ingegnere svizzero, studiò i ghiacciai per comprenderne il funzionamento. Raccolse testimonianze sull’avanzamento degli stessi e constatò un fenomeno che prima non era stato valutato: sui ghiacciai giacevano importanti blocchi e materiale minuto e sul fronte degli stessi si formavano colline di detriti, poi indicate con il nome di morene che ne indicano il loro punto finale. La constatazione che queste morene esistevano anche molto più a valle di dove si trovavano allora, fece avanzare l’ipotesi, ora unanimemente riconosciuta valida, che il fenomeno dipendeva dagli avanzamenti e dalle ritirate delle lingue di ghiaccio in ere successive. I massi erratici non sono perciò che le tracce di antiche morene che i ghiacciai hanno lasciato ritirandosi.



    Per la loro natura curiosa i massi erratici hanno sempre suscitato una forte suggestione, tanto da venire usati già in epoche remote come luoghi di culto o direttamente di inumazione. I massi avelli sono appunto massi erratici usati come sepoltura.
    Esistono anche massi erratici sommersi: a poche decine di metri verso ovest dell'Isolino Partegora sul lago Maggiore, sommerso dalle acque, si trova un masso erratico detto sass margunin o margunée.


    .....tra storia, miti e leggende......



    I massi erratici sono formazioni rocciose di natura alpina trasportati nei terreni di fondo valle dai ghiacciai durante l'ultima Era glaciale. Per millenni le popolazioni si sono interrogate sulla loro provenienza, stupite di come fosse possibile che rocce di tali proporzioni giungessero in lande pia-neggianti. Intorno agli imperturbabili macigni, si sono sviluppati nel tempo racconti fantastici o ve-re leggende. Per alcuni era intervento del demonio, che con una forza prodigiosa aveva scagliato quelle rocce sulla terra. In altri casi si imputava la venuta dei massi a esseri ultraterreni, o a divinità ancestrali. Le storie leggendarie iniziarono a fiorire non solo intorno alla loro origine, ma anche ri-guardo l'uso che alcuni misteriosi personaggi facevano di questi monoliti. Le più note e spaventose raccontano di streghe e di riti demoniaci che queste compivano intorno ai massi erratici.

    Il masso di GIAVERA...I massi erratici hanno, da sempre, acceso la fantasia popolare: da dove siano caduti è spesso facilmente intuibile, ma quando e perché, queste sono le domande che suscitano. Se, poi, recano impronte che richiamano piedi o mani, allora è certo che qualche evento prodigioso è legato alla loro presenza.
    E’ il caso del masso di Giavera, frazione di Villa di Chiavenna, l’ultimo paese in territorio italiano che si incontra risalendo, da Chiavenna, la Valchiavenna. Al fondo della leggenda legata al masso vi è, però, una verità storica: anche in bassa Val Bregaglia, nel terribile Seicento, si scatenò la caccia alle streghe, che colpì alcune donne sospettate di avere commercio con il demonio, e che furono arse al Campo della Giustizia, poco distante, fra Prosto e Borgonuovo.
    La paura delle streghe rimase assai viva nella comunità del piccolo paese. A loro si attribuivano trame e malefici orditi contro i raccolti, la salute del bestiame, i bambini. Ma ciò che più questi esseri malefici detestavano erano i segni del sacro e della devozione popolare. Tale era, nel paese, la chiesetta dedicata alla Madonna Immacolata, edificata nel 1641, come segno della profonda devozione della popolazione locale nei confronti di Maria. Una devozione che, in quel secolo così duro per Valtellina e Valchiavenna, si intensificò sempre più, manifestandosi in preghiere, atti di penitenza, processioni, che avevano come cuore l’edificio sacro. Una situazione insopportabile per gli spiriti votati al male, per le streghe che erano sempre più insofferenti di fronte ad una fede così ardente.


    Ma dov’erano queste streghe? Alcune, forse, fra le case stesse del paese, ma le più temibili si nascondevano nel boschi del versante montuoso che lo sovrasta, nelle valli più buie, pronte ad uscire nelle notti del sabba, a vagare in cerca di prede dopo i rintocchi dell’Ave Maria. La chiesetta dell’Immacolata divenne per loro un’ossessione insopportabile, ed allora ricorsero ai loro poteri, a quei poteri che il diavolo stesso aveva dato loro, poteri su aria, acqua, terra e fuoco. Il loro piano era semplice e terribile al tempo stesso: si trattava di staccare, da una grande parete rocciosa a metà strada fra i maggenghi di Roncaiola e Pian Cantone, un enorme masso, per poi scaraventarlo giù, verso il fondovalle, e travolgere le mura della chiesetta. Nessun uomo avrebbe avuto la forza di farlo, ma le maliarde, unendo il loro potere sugli elementi, ci riuscirono, ed una notte il tonfo sinistro del masso che rotolava, sempre più veloce, verso Giavéra ruppe il silenzio della valle.
    Fu un rumore sordo, tremendo, incalzante. Il masso veniva giù, inesorabile, per travolgere non solo la chiesetta, ma anche diverse fra le case vicine, prima ancora che gli ignari abitanti potessero rendersi conto di quanto accadeva. Quand'ecco che il buio in cui la tragedia stava per consumarsi fu squarciato da una luce e, nella luce, apparve una figura di madre, con un braccio steso, a mezz'altezza, ed una mano provvidente aperta. Era la mano stessa della Madonna, apparsa, poco a monte della chiesa, per fermare la corsa del masso.
    Questo rimase così, come una belva ammansita, fermo, in mezzo ad un prato. Sul masso rimasero le impronte dei piedi delle streghe, di quei piedi che lo avevano spinto in basso, e l’impronta della mano della Madonna. Ancora oggi si possono vedere, anche se non è facile riconoscerle. Le streghe, da allora, non osarono più insidiare la fede della piccola comunità: se ne persero le tracce, ma forse sono ancora in qualche luogo remoto fra i monti, in attesa di tempi più propizi.


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    Il "Roc d'le Masche"....Una leggenda narra che un tempo la roccia avesse le pareti lisce. Le masche, per far dispetto al Diavolo, avrebbero con un sortilegio staccato dal pendio la grossa pietra – forse un tempo formava un unico promontorio attaccato dal versante settentrionale e la fessura rocciosa sarebbe l’evidente segno del distacco forzato dal pendio? - portandola a valle fino allo stretto che la Stura forma nella zona in cui sorge il ponte del Diavolo, a Lanzo, dove avrebbero voluto depositarla.
    Qui però il Diavolo, accortosi dell’affronto, avrebbe costretto le masche a riportare sulla schiena la pietra fin nel luogo di origine. Ma non con la magia con la quale avvenne il confortevole viaggio di andata, bensì con il prezzo di un duro lavoro, divenendo la pietra pesantissima! I segni che ancora oggi si notano sulle pareti sarebbero le impronte lasciate dalle schiene delle masche durante il faticoso viaggio di ritorno. Ma non è finita qui. Le masche tornando a monte, esauste di fatica, si resero presto conto di non riuscire a riportare l’enorme masso al suo posto. Così, curandosi di non farsi sorprendere dal diavolo, ruppero una parte della roccia, sul lato meridionale


    Il Sass da Preja Buia, o Sass de Preja Buia....si trova nella zona nord ovest di Sesto Calende, in località San Vincenzo: è un masso erratico di grosse dimensioni risalente all'Era Quaternaria. Il Sass da Preja Buia avrebbe rappresentato nelle epoche più antiche, nell'ipotesi più probabile, un altare sacrificale. Vi sono infatti numerosi petroglifi a carattere simbolico e culturale risalenti all'epoca preistorica. Tutto intorno sono presenti altri massi erratici, sui quali sono presenti altri petroglifi.
    Il Masso risale precisamente all'ultima glaciazione del Neozoico. Il ghiacciaio, nella sua progressione, trascinò sia materiale morenico sia dei grandi massi che, letteralmente errando, arrivarono a queste campagne.
    Il Sass da Preja Buia, data la sua mole affascinante, ha stimolato la fantasia popolare dando vita a varie leggende. La più fantasiosa e conosciuta racconta dell'ira e della gelosia di Giove nei confronti di un pescatore, che si era invaghito della dea Venere sorta dalle acque. Trasformato in un drago, il pescatore con il suo alito diede inizio ad un furioso incendio (ancora oggi una zona di Sesto Calende è nota come Fossa del drago). La moglie ed i figli, che lo attendevano ignari a casa, dovettero fuggire, come tutta la popolazione, di fronte alle fiamme. Sfiniti, i ragazzi ad un certo punto non ce la facevano più, e la moglie del pescatore li volle proteggere con il suo corpo dal fumo e dal calore. Vennero ritrovati così, abbracciati, e sul luogo della cremazione il corpo della donna si trasformò in una sagoma d'oro di una chioccia che covava i suoi pulcini. Una sagoma che ricorda quella del grande masso erratico, dalle sfumature dorate e bronzee, che da allora sta a testimoniare l'amore materno.


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    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 21:38
     
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  11. gheagabry
     
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    NUVOLE


    Bianche o arcobaleno, a forma di ufo o cappello, gonfie di pioggia e soffici come panna.
    C'è nuvola e nuvola, ma anche quella dalle forme più affascinanti non è altro che un accumulo di nebbia. Tanto infatti il vapore acqueo presente normalmente nell'aria.






    Nuvola madreperla
    Le chiamano nuvole madreperla e si trovano a 15-25 chilometri di altitudine, nella stratosfera, dove le temperature raggiungono anche i -80 °C: sono ancor più rare delle nuvole iridescenti con le quali potrebbero essere confuse. Questo genere di nuvole può comparire su cieli invernali ad alte latitudini, in paesi come Scandinavia, Alaska e Canada settentrionale. Sono uno spettacolo indimenticabile per gli spettacolari colori iridescenti e il lento movimento con cui permangono in cielo.

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    Nuvola lenticolare
    Ecco quello che probabilmente hanno visto molti avvistatori di astronavi extraterrestri: niente di inspiegabile... anzi un fenomeno piuttosto frequente.
    Si tratta di un particolare tipo di nuvole, chiamate altocumuli lenticolari: si originano obliquamente rispetto alla direzione del vento che, se rimane costante, può mantenere tali nuvole ferme in cielo per lungo tempo.




    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 21:42
     
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  12. gheagabry
     
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    le-nubi-nottilucenti-e-il-ri

    Nuvole nottilucenti
    Il sole è tramontato eppure il cielo è illuminato. Non c'è niente di strano è un fenomeno conosciuto agli esperti come nubi nottilucenti. La cosa strana è però che questi aloni di luce, causati pare dall'illuminazione da parte del sole di piccoli cristalli di acqua presenti nell'atmosfera, una volta erano visibili solo alle latitudini polari. Adesso si stanno spostando verso sud e non è raro che si verifichino avvistamenti di questo tipo in Europa (questo cielo è stata fotografato in Polonia) e negli Stati Uniti. Il motivo non è ancora chiaro ma qualcuno lo imputerebbe al surriscaldamento globale.






    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 19:07
     
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  13. gheagabry
     
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    L'ARCOBALENO BIANCO



    Il fenomeno prende il nome di "fog bow", "arcobaleno di nebbia". Si forma come nel caso degli arcobaleni tradizionali, grazie a minuscole goccioline d'acqua sospese nell'aria che riflettono la luce del Sole. Ma in questo caso le goccioline di nebbia e condensa sono talmente fini (più sottili di 0,05 millimetri) che non si comportano come spettri di luce e rimandano un arco privo di colori.






    ARCOBALENO CAPOVOLTO

    MAIN2015

    Un arcobaleno capovolto è comparso domenica 14 settembre nei cieli sopra Cambridge. Si tratta di un fenomeno naturale tipico delle zone polari e anche lì assai raro

    Un enorme smile multicolore comparso qualche giorno fa nei cieli di Cambridge ha lasciato migliaia di sudditi di Sua Maestà con il naso all'insù, a domandarsi se quel grande sorriso colorato fosse qualcosa di naturale o la nuova trovata di un pubblicitario troppo creativo.
    La foto di questo arcobaleno capovolto è stata scattata il 14 settembre da Jaqueline Mitton, astronoma della Royal Astronomical Society che ha spiegato al quotidiano britannico Daily Telegraph le cause di questo strano fenomeno. Gli arcobaleni rovesciati sono assai rari e la loro formazione richiede condizioni atmosferiche specifiche che non si verificano quasi mai alle nostre latitudini. La loro forma convessa, con la cavità rivolta verso il sole, è data dalla rifrazione della luce su cristalli di ghiaccio orientati in modo anomalo. E solitamente presentano colori eccezionalmente intensi.
    Gli arcobaleni tradizionali sono invece formati dai raggi solari che attraversano le minuscole gocce d'acqua sospese nell'aria dopo la pioggia.
    Chiamati anche "arcobaleni circumzenitali" questi singolari fenomeni sono tipici delle zone polari: solitamente si manifestano in alto, molto vicino al sole e ciò rende difficile individuarli.

    Il fenomeno del “sorriso nel cielo” è causato dalla rifrazione dei raggi solari da parte dei minuscoli cristalli di ghiaccio che formano i cirri, nubi alte e stratiformi che popolano l'atmosfera. Non è per nulla raro, anche se per osservarlo dal suolo occorrono condizioni particolari, come l’assenza di nubi più basse rispetto a quei cirri. A volte comunque l’”arcobaleno” diviene molto intenso e vistoso, e può assumere qualsiasi forma.
    Tutto cio’ e’ ben noto da molto tempo.





    focus.it[/color]

    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 19:14
     
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  14. gheagabry
     
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    La NEVE CHIMICA

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    La neve chimica è un fenomeno atmosferico piuttosto raro che si verifica in condizioni di bassa temperatura e alta umidità in concomitanza con la presenza massiccia di emissioni inquinanti in atmosfera.

    Quando nelle aree geografiche particolarmente trafficate o ad alta concentrazione industriale il termometro scende sotto lo zero, le goccioline di nebbia presenti nella bassa atmosfera si aggregano intorno alla caligine inquinante sospesa nell'aria, formata da sostanze come silicati, solfuro e ossido di rame, o gli ioduri di mercurio, cadmio e piombo. Questo pulviscolo ha una struttura fisica esagonale che ricorda quella dei fiocchi di neve: funziona quindi da aggregante perfetto per trasformare le gocce di nebbia in microscopici cristalli ghiacciati (pertanto alcuni esperti preferiscono definire il fenomeno "nebbia congelante precipitante").


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    La formazione dei fiocchi avviene a circa un chilometro dal suolo. È possibile che precipitazioni di questo tipo avvengano solo in alcune zone di una città, a seconda della concentrazione di particolato inquinante, della temperatura e della presenza o meno di foschia. Il 16 gennaio 2012, per esempio, gli abitanti di Torino hanno trovato ad aspettarli al loro risveglio una coltre di neve bianca sulle strade. Ma il fenomeno non ha interessato l'intera città uniformemente. Analoghe precipitazioni sono avvenute anche a Verona, Brescia, Milano e in altre zone della Val Padana. La neve chimica non va confusa con la galaverna, un rivestimento ghiacciato che si deposita su rami, cavi elettrici, finestrini in presenza di nebbia, ma che non prevede fenomeni di precipitazione.

    La neve chimica non deve preoccupare come fenomeno in sé, ma come spia dello stato di inquinamento atmosferico in cui viviamo. Ogni giorno respiriamo polveri sottili e contaminate sono presumibilmente anche le piogge che cadono nelle aree di maggiore congestione industriale.
    (Elisabetta Intini, focus.it)

     
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    I COLORI DELLA NEVE

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    Non sempre la neve è bianca. Può essere rosa, come appare in Groenlandia, bruna o rossa. O può presentare macchie verdi. Queste colorazioni si spiegano con la presenza di alghe, soprattutto del genere Chlamydomonas, che crescono e vivono nelle zone di neve permanente o semipermanente, come l'Antartide e le Alpi. Queste forme vegetali sono dotate di composti che proteggono le cellule dai danni derivanti dal freddo, a tal punto che la temperatura ottimale per la loro crescita è intorno ai -10 °C.

    I pigmenti delle alghe responsabili della colorazione rosa, rossa o bruna della neve sono carotenoidi e xantofille; la pigmentazione ha la funzione di proteggerle dalle radiazioni ultraviolette. Le macchie verdi sono dovute, invece, alla presenza di alghe verdi o di cianobatteri (alghe azzurre).



    Edited by gheagabry1 - 10/9/2019, 19:19
     
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