FAVOLE accanto al camino

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  1. gheagabry
     
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    Il regalo di Babbo Natale

    Verso la metà di dicembre di quell'anno, da Babbo Natale arrivò il postino.
    Portò 200 sacchi colmi di letterine che Babbo Natale, aiutato da una ventina di folletti, lesse con cura nei giorni seguenti. Lavorò moltissimo, vista la mole di richieste.
    Mentre leggeva, annotava sul computer, nel foglio di un programma studiato appositamente per lui, il nome del bambino e i giochi richiesti. Alla fine, avrebbe premuto un pulsante e avrebbe saputo quali e quanti giochi avrebbe dovuto reperire nella sua speciale fabbrica.
    Poi avrebbe stampato i fogli delle consegne con il nome del bambino e i giochi che doveva recapitargli. Il tutto, ovviamente, diviso per nazione, regione, città, fino al paesino più piccolo sulla terra. E andava sfatata la leggenda che diceva che avrebbe dovuto occuparsi di recapitare doni a tutti i bambini del mondo. In realtà doveva recarsi "solo" da quelli che festeggiavano il Natale e per quanto fossero tanti lo stesso, il suo compito era in qualche modo facilitato. Certamente aveva degli aiutanti validi.
    Quell'anno, passando in rassegna le letterine, notò che erano tutte un po’ tristi. Cominciavano press'a poco tutte con: "Caro Babbo Natale, so che quest'anno c'è la crisi, quindi non ti chiederò molti regali..." o "Ciao, Babbo Natale. I miei genitori l'altro giorno parlavano e dicevano che c'è la crisi e, anche se non so bene cosa sia, ho capito che non ci sono molti soldi. Quindi immagino che anche tu sia messo maluccio, però se puoi, mi piacerebbe ricevere i Gormiti". O quell'altro "Caro Babbo Natale, non ho intenzione di chiederti un regalo costoso, ma sai vorrei tanto un cofanetto di colori, come quelli che hanno proprio tutti e che i miei genitori hanno detto che non mi compreranno perché costano troppo. Io spero che per te non costi troppo come per i miei genitori". E via di questo passo. La cosa per lui strana era che i bambini di qualsiasi nazione, in qualche modo parlavano di questa cosa. Così, una sera, dopo aver preparato un po’ di pacchetti, mise mano alle renne e fece un salto a verificare di persona. Ovviamente si travestì: mise un paio di jeans, una camicia a quadri, un piumino e un paio di polacchetti ai piedi. Certo, la barba e i capelli non passavano inosservati, per cui decise di legarsi i capelli e si fece un codino. Si guardò compiaciuto: sembrava proprio uno qualsiasi.
    Entrò in un supermarket e sbirciò i prezzi, mentre guardava dentro ai carrelli: in effetti rispetto a qualche anno prima, erano meno colmi. Girò poi per una città. Vide un gruppo di manifestanti davanti ad una fabbrica che aveva chiuso i battenti. Significava gente rimasta senza lavoro. Si grattò la barba. Passando davanti ad un'edicola prese un giornale e lo sfogliò: non c'era una buona notizia, ma quel che più lo colpì era l'andamento negativo della borsa e certe notizie di politica poco edificanti. Si sedette su un muretto e rimase ad osservare l'andirivieni cittadino. Certamente il traffico non era diminuito. Le persone non avevano molti pacchetti. Ma a parte questo era un senso di scarsa felicità che vedeva dipinta sui volti delle persone. Si fece pensieroso. Alla fine convenne che c'era la famigerata crisi di cui parlavano i bambini. Eppure, pensò, crisi o non crisi, era Natale. E la felicità doveva per forza albergare nei cuori delle persone, al di là delle possibilità economiche e dei problemi a volte davvero seri a cui dovevano far fronte.
    Ricordava i lontani Natali del periodo di guerra: la gente non aveva granché da mangiare, magari qualche familiare al fronte o aveva i parenti lontani, eppure c'era "coesione" fra i rimasti, accoglienza, generosità e nonostante le tribolazioni e una visione sul futuro non proprio rosea, permaneva la speranza ed era questa che accendeva la luce sul Natale. Dov'era quello spirito?
    Era talmente immerso nei suoi pensieri che quasi non si accorse di essere chiamato a gran voce da un bimbetto:
    - Babbo Natale!!! Babbo Nataleeeeee!!
    Si sentì strattonare la camicia, mentre la mamma redarguiva il piccolo:
    - Smettila Roberto! Non dare fastidio al signore.
    - Mamma, ma è Babbo Natale!
    - No, non è Babbo Natale. Babbo Natale non esiste!!!
    Opperbacco, come sarebbe, non esisto?
    - Signora, lo lasci fare. Anche il mio nipotino mi chiama Babbo Natale, eheh.
    - Babbo Natale, hai ricevuto la mia letterina?
    - Ehm, piccolo, ma certo!-, rispose sorridendo
    - E riesci a portarmi la portaerei che ti ho chiesto?
    - Ecco, spero di si. Ma se ti porto qualcos'altro non fare il broncio, eh! Un dono, è pur sempre un dono.
    - Che bello, mamma! Ha detto che mi porta un dono!
    La mamma di Robertino si scusò e lo trascinò via.
    Babbo Natale pensò che lo disturbava davvero tanto quando gli adulti andavano dicendo che lui non esisteva. Bofonchiò.
    Si nascose in un vicolo e chiamò le sue renne, quindi fece ritorno a casa.
    Una volta lì, passò diversi giorni pensando a cosa poteva fare per ridare il sorriso alla gente.
    E gli venne un bel pensiero. Così bello per lui che si mise a canticchiare.
    Lavorò di buona lena per cercare di accontentare tutti. Spronò i folletti a fare anche molti dolcetti: si sa che un po’ di zucchero rende la vita meno amara.
    La notte della Vigilia di Natale, si mise in viaggio molto presto e lasciò doni a tutti. Poco prima della mezzanotte, chiamò a raduno le stelle e ordinò loro di brillare di più. Chiamò anche la Stella Cometa che accorse. E per finire, stese una striscia di aurora boreale nel cielo.
    Tutti alzarono gli occhi verso quel cielo incantato e furono pieni di stupore. Babbo Natale vide il sorriso negli occhi di molti e qualche lacrima scendere sui visi pieni di gioia.
    - Mamma, con i colori che mi ha portato Babbo Natale, voglio disegnare questo cielo!
    Babbo Natale sentì la voce della bimba a cui aveva portato la confezione di colori che i genitori non potevano permettersi di regalarle.
    Anche quell'anno, al di là dei doni materiali, era riuscito a regalare una emozione grande. Ne fu felice, e se ne tornò al Polo Nord, molto soddisfatto.

    Claudia Giacopelli




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53 replies since 8/11/2011, 23:32   13830 views
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