FAVOLE accanto al camino

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  1. gheagabry
     
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    La prima neve, sulle vie silenziose e buie di Augusta. Birillo sentì la fragranza di un panettone lontano provenire da una finestra accesa, che odorava di tepore e famiglia. Si sforzò di chiudere le narici, di non pensare e proseguì nella fioca luce di un lampione rotto. Odiava con tutto il cuore i tappetini rossi davanti ai negozi, gli alberi pieni di neve finta di cui la città ora pullulava. Il suo ex padrone l’aveva abbandonato proprio la mattina di natale. Che tempista. Erano passati due anni da allora, due anni di vagabondaggio per le strade, di stenti e sofferenze. Il piccolo barboncino, adesso, aveva un solo desiderio: entrare in chiesa per confessarsi, per purificare l’anima da tutti i peccati che credeva d’aver commesso. Era tutto chiaro nella sua mente. Dopo la chiesa si sarebbe diretto verso l’autostrada, verso il ponte vecchio, per mettere fine a una vita che non aveva più senso.
    La chiesa era aperta, piena di persone con una gioia incomprensibile dipinta sul volto. Birillo si abbassò e strisciò fino al primo banco. Nessuno lo vide. Aveva imparato a vivere di espedienti negli ultimi due anni, per procurarsi il cibo. Non si fidava più degli uomini. Acquattato, lanciò un’occhiata di sottecchi davanti a sé. Anche quella sera officiava la messa Monsignor Sbigottini, un prelato basso, con un’eterna espressione blasé e un evidente parrucchino corvino.
    "E’ l’uomo giusto", pensò Birillo.
    Monsignor Sbigottini, allergico al pelo di qualsiasi creatura a quattro zampe, riuscì a dire "Benvenuti fedeli", poi starnutì ventisette volte di seguito. Prese fiato e al ventottesimo starnuto il parrucchino partì per atterrare sulle ginocchia di un’anziana fedele. La donna, sgomenta, sgranò il rosario e gli occhi.
    "Scu-scusi" disse il monsignore, abbassando lo sguardo.
    La sua pelata splendeva di una luce rosea, ma tra uno starnuto e l’altro riuscì stoicamente ad arrivare alla fine delle messa.
    Birillo la seguì attentamente, aprendo il suo cuore a ogni parola di speranza.
    "Scambiatevi un segno di pace", disse con voce provata il monsignore.
    L’anziana fedele, che si era spostata all’ultimo banco per evitare altri shock, tese la mano a una bimba che le stava accanto, continuando a guardare Sbigottini.
    Birillo non resistette: fu lui ad anticipare la bambina e a stringerle la mano con la sua zampetta. In un lampo, senza farsi vedere. Quando la vecchietta sentì la diversa consistenza del gesto di pace, le scappò un gridolino isterico: guardò la bambina, ancora più sgomenta di prima. La bimba aveva visto tutto. Non disse nulla. Anzi, sorrise a Birillo, nascosto dietro di lei.

    Fuori continuava a cadere, copiosa, la neve.
    La messa era finita da dieci minuti. La chiesa sfollata.
    Sbigottini aveva anche recuperato il suo parrucchino.
    Sì, era il momento giusto.
    Birillo, con passo da velocista, corse verso il confessionale e in un baleno vi si infilò.
    Per attirare l’attenzione del monsignore grattò la grata con le zampette, riuscendo nel suo intento: Sbigottini, infatti, si voltò immediatamente.
    "Si, vengo". Avrebbe voluto riposarsi un po’il monsignore, quella messa era stata un po’… pesante… Ma corse subito verso il fedele e si sistemò dietro la grata per ascoltarne i peccati.
    "Auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu", Birillo ululò quello che riteneva il suo peccato più grande. Aver fatto pipì nel divano del suo ex padrone, il motivo che secondo lui aveva scatenato la rabbia dell’uomo che poi, senza esitare, l’aveva abbandonato in strada.
    "La prego, non pianga su…. Dio perdona tutti".
    "Auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu Auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu".
    "Non pianga, la prego. Se no fa piangere pure me…" il monsignore estrasse dalla tasca un grande fazzoletto rosa e, dopo essersi soffiato il naso, si asciugò le lacrime.
    "Se non riesce a parlare fa niente. A volte, anche il silenzio può dire tanto. Io… io la assolvo in nome del padre e dello…."
    Birillo lasciò Sbigottini a parlare da solo dietro la grata. Aveva confessato il grande peccato.
    Si sentiva libero. Ora poteva dirigersi verso l’autostrada e il ponte vecchio.

    Le auto sfrecciavano a grandi velocità.
    Birillo sentì il cuore stringersi. Le zampette si muovevano da sole, i pensieri ormai erano soltanto macigni sul cuore. Poi un auto… quell’auto….
    La fiat uno bianca che l’aveva abbandonato giaceva al centro dell’autostrada, capovolta e ammaccata. Il suo ex padrone riverso a terra a un passo dalla macchina, col braccio insanguinato, chiedeva aiuto. Le auto continuavano a sfrecciare, schivando la fiat uno e l’uomo, nell’indifferenza più assoluta. Birillo non esitò. Corse subito verso l’uomo e, afferrandolo per il bavero della giacca, provò a trascinarlo in salvo. Troppo pesante. Per un attimo desistette. Le macchine continuavano a schivare lui e l’ex padrone a velocità sostenute. Poi, un ricordo vivido illuminò la sua mente:
    l’uomo che lo carezzava quando ancora era poco più che un cucciolo. Ululò e afferrò di nuovo il bavero della giacca. Mentre un’orda di motori rombava feroce, trascinò l’uomo per metri e metri, con una forza che pensava di non avere. La margherita che campeggiava sul bordo della strada e della salvezza adesso era vicina. Una cinquecento rossa non sterzò in tempo. Birillo riuscì a spingere l’uomo oltre la margherita, prima che la cinquecento lo colpisse in pieno.

    Aprì gli occhi su uno scomodo divano.
    L’uomo che aveva salvato lo teneva tra le braccia.
    Davanti a loro, un imponente albero di natale con palline piene di brillantini dorati.
    "Good morning, Mr Birillo. Ti sei svegliato finalmente. Scusa, scusa per quello che ti ho fatto. Non ti abbandonerò più. Sono stato uno stupido".
    La coda, fasciata per intero, gli doleva terribilmente. Ma ora era di nuovo a casa, a godersi quell’abbraccio inatteso, su quel divano a quadretti che proprio non sopportava. Sì, più tardi ci avrebbe fatto di nuovo pipì, così l’uomo si sarebbe deciso a cambiarlo. Un plaid di lana con la scritta "PERDONAMI BIRILLO" scaldava le zampette del barboncino. L’uomo aprì la finestra che dava sul giardino. "Buon Natale", disse semplicemente. Fuori nevicava, sulle rose rosse, sul parrucchino caduto a monsignor Sbigottini e nel cuore d’ogni creatura.

    Carlo Bramanti



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53 replies since 8/11/2011, 23:32   13830 views
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