FAVOLE accanto al camino

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  1. gheagabry
     
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    Era rimasta sola al mondo. L'avevano messa sopra una strada dicendole: - Raccomandati al cielo, povera bimba!
    E lei, la piccola orfana, s'era raccomandata al cielo! Aveva giunte le manine, volto gli occhi su, su in alto, e piangendo aveva esclamato:

    - Stelle d'oro, aiutatemi voi!
    E girava il mondo così, stendendo la manina alla pietà di quelli che erano meno infelici di lei.



    L'aiutavano tutti, è vero, ma era una povera vita, la sua: una vita randagia, senza affetti e senza conforti.
    Un giorno incontrò un povero vecchio cadente; l'orfanella mangiava avidamente un pezzo di pane che una brava donna le aveva appena dato.
    - Ho fame - sospirò il vecchio fissando con desiderio infinito il pezzo di pane nelle mani della bimba;

    - ho tanta fame!
    - Eccovi, nonno, il mio pane, mangiate.
    - Ma, e tu?
    - Ne cercherò dell'altro.
    Il vecchio allora la benedisse: - Oh, se le stelle piovessero su te che hai un cuore così generoso!
    Un altro giorno la poverina se ne andava dalla città ala campagna vicina,

    trovò per via una fanciulla che batteva i denti dal freddo;

    non aveva da ricoprirsi che la pura camicia.

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    - Hai freddo? - le domandò l'orfanella.
    - Sì, - rispose l'altra - ma non ho neppure un vestito.
    - Eccoti il mio: io non lo soffro il freddo, e se anche lo sento, mi rende un po' meno pigra.
    - Tu sei una stella caduta da lassù; oh se potessi, vorrei...

    vorrei che tutte le altre stelle ti cadessero in grembo come pioggia d'oro.
    E si divisero. L'orfanella abbandonata continuò la strada che la conduceva in campagna,

    presso una capanna dove pensava di riposare la notte,

    e l'altra corse via felice dell'abitino che la riparava così bene.
    La notte cadeva adagio adagio e le stelle del firmamento si accendevano

    una dopo l'altra come punti d'oro luminosi.



    L'orfanella le guardava e sorrideva al ricordo dell'augurio del vecchio e di quello uguale

    della bimba cui aveva regalato generosamente il suo vestito.

    Aveva freddo anche lei, ora; ma si consolava perché la cascina a cui era diretta non era lontana;

    già ne aveva riconosciuti i contorni.
    - Ah sì! - pensava: - se le stelle piovessero oro su di me ne raccoglierei tanto tanto e farei poi tante case

    grandi grandi per ospitare i bambini abbandonati.







    Se le stelle di lassù piovessero oro, vorrei consolare tutti quelli che soffrono;

    sfamerei gli affamati, vestirei i nudi...

    Mi vestirei - disse guardandosi con un sorriso; - io mi vestirei perché, davvero, ho freddo.
    Si sentì nell'aria un canto di voci angeliche, poi il tintinnio armonioso di oro smosso.

    La bimba guardò in alto: subito cadde in ginocchio e tese la camicina.

    Le stelle si staccavano dal cielo, e , cambiate in monete d'oro,

    cadevano a migliaia attorno a quell'angioletto che, sorridendo, le raccoglieva felice:
    - Sì, sì! Farò fare, sì, farò fare uno, no... tanti bei palazzi grandi per gli abbandonati e

    sarò il conforto di tutti quelli che soffrono!
    Dal cielo, il soave canto di voci di paradiso ripeteva:

    - Benedetta! Benedetta!



    fatina-natale-neve



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53 replies since 8/11/2011, 23:32   13830 views
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