IL PRESEPE

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    Come costruire un presepe in cartapesta

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    Volete costruire un presepe davvero originale ed ecologico? Allora fate quello di cartapesta. E' artigianale al 100%, davvero divertente da realizzare e ... a prova di tasca!

    La cartapesta è uno dei materiali più green che esistano nel mondo dell'artigianato: si ottiene dalla carta di giornale con l'aggiunta di acqua, farina e colla vinilica. In compenso permette di fare un presepe a regola d'arte. Ecco come si fa.
    Preparate la cartapesta

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    Spezzettate tutti i giornali che avete in una vaschetta (almeno 2 kg)
    Aggiungete acqua e lasciate in ammollo 5 giorni

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    Quando tutto il colore e l'inchiostro sarà scomparso scolate la carta con un colapasta
    Mettete 2/3 della carta umida in una vaschetta asciutta e cominciate a lavorarla per ridurla in poltiglia
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    Aggiungete all'impasto ottenuto la farina o il gesso da presa diluiti con acqua per la metà della quantità totale (1 kg di farina = 1/2 litro d'acqua)
    Impastate e tenete l'impasto morbido e umido
    Realizzazione del presepe
    Con la cartapesta potrete creare tutto ciò che volete seguendo il seguente procedimento:
    Ogni casa o grotta del presepe è fatta da un'anima centrale che si ottiene incollando tra di loro tante palline di cartapesta. La forma sferica ci permette di costruire qualsiasi struttura nel migliore dei modi.

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    Una volta creata la struttura portante, ogni elemento del presepe "grezzo" andrà rivestito con gli altri foglietti di giornale spennellati di colla.
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    Modellando in questo modo gli oggetti e rivestendoli di strati di cartapesta liscia, essi assumeranno sempre più la forma desiderata.
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    Anche i pupi si ottengono in questo modo: si crea un'anima centrale aiutandosi (per i pupi grandi) con fil di ferro o legno e si modella lentamente, strato dopo strato, il personaggio. Infine si mettono i mantelli o gli indumenti, modellando la carta umida con il pennello.
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    Quando ogni cosa sarà asciutta, la cartapesta può essere levigata ancora con una spugna imbevuta di acqua per smussare le parti sporgenti. A questo punto si possono dipingere i vari componenti con le tempere.
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    Per la grotta e il paesaggio è preferibile aggiungere elementi di legno e muschio vero per dare un aspetto più reale. Il miglior modo per ottenere, infine, un buon effetto rupestre è quello di ispirarsi alle immagini della nostra fotogallery per copiare ogni cosa in modo eccellente.

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    Articolo scritto da Donatella M.

     
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    Presepi originali

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    Un dolce presepe


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    Presepe di caramelle

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    Natività di carta

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    Presepe di carta

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    Presepe di fimo

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    Presepe artigianale

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    Stecchi di gelato

     
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    IL+PRESEPE+DI+SABBIA

    IN SALA CARGIA’ IL PRESEPE DI SABBIA

    2011 Sala CarGià seconda classificata
    al Concorso Presepi

    Il Presepe in Sala CarGià è stato realizzato da Ezia Di Capua dopo la mezzanotte, nella lunga notte del Santo Natale.
    In primo piano troneggiano la candida conchiglia e il Bambinello di sabbia che i sommozzatori hanno fatto emergere dalle acque.
    Intorno reti, conchiglie e sabbia, Sul fondo un’immagine fotografica stampata su tela di un antico Presepe
    eseguito interamente con la sabbia della spiaggia di San Terenzo da Carla Gallerini negli anni novanta.
    Non poteva mancare la Preghiera del Subacqueo su carta pergamena, conforto dei naviganti e di chi affronta il mare.
    Il Presepe parteciperà al “Concorso Presepi della Diocesi di La Spezia e Bugnato”.

    http://salacargia.blogspot.it

     
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    IL PRESEPE NEL MONDO!!!



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    presepe indiano

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    Presepe egiziano

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    Presepe dal cile


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    Il tempio

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    Presepe leccese

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    Presepe napoletano del '700

     
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  5. ZIALAILA
     
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    napoli1



    L' arte presepiale contemporanea testimonia la diffusione, ancora attuale, di quest’arte antica.
    Tra le scuole di presepistica di oggi, molto ben rappresentate sono quella siciliana, pugliese, sarda, ligure e trentina.
    Tra le scuole europe si annoverano i meravigliosi presepi dei paesi di matrice cattolica come la Spagna e la Polonia.

    Il presepio è una forma d'arte di facile lettura e consente a tutti di ritrovare elementi familiari da riconoscere. I più piccoli adorano gli animali e nel presepio, oltre alle greggi e a tutti gli animali da cortile, ci sono cani, gatti, cammelli, elefanti da cercare tra le statuine. I meno giovani rimangono incantati dalla ricostruzione degli interni d'epoca e soprattutto dalle statue che ricordano gli antichi mestieri come l'arrotino o l'ombrellaio.

    www.museodelpresepio.com
     
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    Come realizzare un mulino per il presepe

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    Se sei un amante del presepe, non potrai non esserti soffermato, almeno una volta, ad osservare con curiosità e attenzione, uno dei pezzi più belli e caratteristici, qual è il classico mulino a vento. Il periodo natalizio si avvicina e, probabilmente, dovrai preparare il presepe. Allora, perché non provare a realizzare un mulino con le tue mani? Ci vorrà un po' di lavoro, ma la soddisfazione finale e la gioia che proverai nel goderti il risultato finale, ti ripagherà certamente.

    Occorrono:
    polistirolo o compensato
    colla e chiodini
    cutter e seghetto
    motorino 12V
    stucco preparato
    colori acrilici e pennelli
    Scopri come fare:

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    1 Prima di procedere, devi decidere due cose: il modello da realizzare e il materiale che vuoi usare. Se sei abbastanza pratico di fai-da-te e te la cavi con trapani e seghetti, probabilmente ti troverai bene ad usare i fogli di compensato. In caso contrario, puoi ricorrere al polistirolo. E' un materiale semplice da adoperare, tagliare, montare. Inoltre, puoi tranquillamente recuperare quello usato per gli imballaggi.


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    2 Una volta abbozzato il disegno del mulino che vuoi realizzare e stabilite le dimensioni che vuoi dargli, procedi disegnando su un cartoncino le varie parti che lo comporranno. Se decidi di dargli una forma a base quadrata, sarà più semplice da realizzare, perché tutte le pareti saranno uguali. Disegna anche le pale in un unico corpo. Ritaglia le varie parti, appoggiale sul polistirolo o sul compensato e, usando un taglierino o un seghetto, ritagliale per bene e con precisione. Ritaglia anche la base sulla quale assemblare il tutto. Per unire i vari pezzi, nel caso del polistirolo, puoi usare colla, chiodini o stuzzicadenti. Per quanto riguarda il compensato, colla vinilica e chiodini. Mentre la struttura asciuga, ritaglia il tetto a spiovente. Puoi realizzarlo a due o ad un solo spiovente. Se il risultato non ti sembra straordinario, non preoccuparti, perché il mulino di un presepe deve riprodurre una struttura vecchia e un po' malconcia, quindi qualche difettuccio lo renderà ancora più realistico.

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    Adesso vai a lavorare sulle pale. Puoi decidere di attaccarle semplicemente così, lasciandole statiche, oppure farle girare e creare maggiore magia all'ambientazione.

    Per ottenerne il movimento, devi necessariamente collegarle ad un motorino. Allo scopo puoi usare un motorino da 12V, in vendita nei negozi di modellismo, oppure puoi ricorrere ad un ventilatore portatile, di quelli piccolini che puoi trovare sulle bancarelle a pochi euro. Ci stacchi le pale e utilizzi solo il motorino. Queste sono le soluzioni più facili. Se poi hai la possibilità di recuperare il motorino che aziona i comandi programma della lavatrice, sarà perfetto. Per consentire alle pale di girare, devi applicare una o due rondelle sul retro, appoggiarle al mulino e far passare poi un perno al centro. Dalla parte interna del mulino, incolla il motorino al perno con della colla a caldo, facendo passare il filo all'esterno attraverso un buchino nella base. Non ti resta che incollare il tetto e la struttura è pronta. Ti rimane solo il lavoro di decorazione. Procedi stuccando tutte le parti. Disegna poi porte e finestre e dipingile. Dipingi anche le pale e tutti i particolari che ritieni più belli e adatti o che rientrano nelle tue abilità, come crepe, muffa o muschio..


     
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    Come costruire un presepe di legno: istruzioni passo passo

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    Per costruire un presepe di legno occorrono progettazione e istruzioni passo per passo. Saper maneggiare gli strumenti del mestiere è fondamentale: il seghetto, il cutter, la cartavetro, gli scalpelli e pitture per il legno sono attrezzi molto delicati, anche se il legno è uno dei materiali del bricolage che meglio si presta al fai-da-te.
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    Tra i legnami ottimali per costruire un presepe abbiamo scelto il legno più morbido e lavorabile per eccellenza: la balsa. Utilizzata per il modellismo in legno della più alta qualità, la balsa si presta ad essere tagliato con un cutter e disegnato con una semplice matita che sarà poi cancellata come si trattasse di un foglio da disegno.

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    Come dicevamo, il presepe in legno necessita di un'accurata progettazione e niente può essere lasciato al caso. Nel caso della balsa, i rischi di sbagliare si riducono a causa della malleabilità del prodotto. Ecco come si fa questo presepe e tutto l'occorrente.
    L'ideale è costruire una grotta con il tetto con 2 casette adiacenti e un gregge.
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    La quantità di balsa necessaria per costruire un presepe di 1,5 m di larghezza per 70 cm circa di altezza, sono:
    2,5 m di balsa
    Paglia
    Colla vinilica
    Cutter o seghetto
    Matita
    Cartavetro sottile
    Sparapunti per graffette a "U" o a "L"
    Tempere
    Muschio
    Stelle filanti
    Pupi del presepe alti al massimo 30 cm
    Stecchini di legno
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    Costruzione
    1Utilizzare un pannello da 100 cm x 70 cm circa come base. Si più prevedere uno strato di sughero o di truciolato per creare delle rocce e le alture paesaggistiche. Per le case, tagliare 4 pareti per ogni casetta, delle seguenti dimensioni:
    2La grotta 80 cm x 60 cm x 40 cm
    3Le casette adiacenti sono cubi di dimensioni 45 cm x 45 cm x 40 cm
    4Disegnare sui pannelli che verranno utilizzati per i prospetti delle case porte e finestre. La grotta deve avere un'entrata di circa 15 cm per potervi inserire gli accessori e le decorazioni.

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    5Con listelli di legno da 2-3 cm si costruirà il tetto della grotta
    6Chiudere le casette con tetti di balsa e ricoprirli di paglia
    7Con gli stecchini costruire una staccionata per il gregge
    8Incollare i pezzi con la colla
    9Applicare i punti a U e lasciare asciugare per un giorno intero
    U e lasciare asciugare per un giorno intero. In alternativa, si possono applicare degli angoli di legno da 90° come supporto interno all'angolo creato dalle 2 pareti
    10Ripassare con la cartavetro per ripulire
    11Dipingere e decorare a proprio gusto
    12inserire le stelle filanti nel presepe e far passare una lucina led all'interno della grotta.
    Ispiratevi alla nostra collezioni di immagini e modelli in balsa per i presepi più belli!
    Articolo scritto da Maria Antonietta R

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    Presepe di legno finito

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    Presepe realizzato con legno molto elaborato

     
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    Il presepe di Natale, la storia e la tradizione -

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    La parola presepe deriva dal latino e significa mangiatoia, cioè il luogo dove Gesù fu deposto appena nato.

    Per comprendere il significato originario del presepe, occorre chiarire la figura del lari (lares familiares), profondamente radicata nella cultura etrusca e latina.
    I larii erano gli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia. Ogni antenato veniva rappresentato con una statuetta, di terracotta o di cera, chiamata sigillum (da signum = segno, effigie, immagine).
    Le statuette venivano collocate in apposite nicchie e, in particolari occasioni, onorate con l'accensione di una fiammella.
    In prossimità del Natale si svolgeva la festa detta Sigillaria (20 dicembre), durante la quale i parenti si scambiavano in dono i sigilla dei familiari defunti durante l'anno.
    In attesa del Natale, il compito dei bimbi delle famiglie riunite nella casa patriarcale, era di lucidare le statuette e disporle, secondo la loro fantasia, in un piccolo recinto nel quale si rappresentava un ambiente bucolico in miniatura.
    Nella vigilia del Natale, dinnanzi al recinto del presepe, la famiglia si riuniva per invocare la protezione degli avi e lasciare ciotole con cibo e vino.
    Il mattino seguente, al posto delle ciotole, i bambini trovavano giocattoli e dolci, "portati" dai loro trapassati nonni e bisnonni.
    Dopo l'assunzione del potere nell'impero (IV secolo), in pochi secoli i cristiani tramutarono le feste tradizionali in feste cristiane, mantenendone i riti e le date, ma mutando i nomi ed i significati religiosi.
    Essendo una tradizione molto antica e particolarmente sentita (perché rivolta al ricordo dei familiari defunti), il presepe sopravvisse nella cultura rurale con il significato originario almeno fino al XV secolo e, in alcune regioni italiane, ben oltre.

    presepe-natale-clipart_15II primo presepe fu realizzato da San Francesco a Greccio, un paesino vicino ad Assisi, Egli volle rappresentare la scena della natività affinchè tutti, anche i più umili, capissero il significato profondo di quell'evento,
    La notte di Natale del 1223 Francesco allestì un presepe vivente dentro una grotta: Gesù, Giuseppe e Maria erano interpretati da persone vere, così come erano veri il bue e Pasinello.
    La gente arrivò alla grotta in processione e rimase senza parole: sembrava proprio di essere a Betlemme davanti alla Sacra Famiglia. Il presepe allestito da Francesco piacque talmente tanto che in breve tempo l'usanza si diffuse in tutto il mondo cattolico, Nel corso dei secoli statuine di legno, di terracotta e di cera sostituirono le persone in carne e ossa e la semplice scena della natività si arricchì di elementi paesaggistici e di tanti altri personaggi.

    presepe4Dal XVII secolo il presepe cominciò a diffondersi nelle case delle famiglie nobili, come complemento d’arredo, e ben presto divenne una sorta di “moda”, approvata dalla chiesa che riconosceva in questa forma di rappresentazione un modo genuino di diffusione del messaggio ecclesiastico.
    A Napoli si faceva addirittura a gara a chi avesse il presepe più bello e più ricco.
    Nello stesso secolo a Bologna, venne istituita la Fiera di Santa Lucia, un mercato annuale delle statuine prodotte dagli artigiani locali, che viene ripetuta ogni anno, a tutto oggi, dopo oltre due secoli.
    La tradizione si ampliò anche alle case borghesi e popolari, e persiste ancora oggi. Buona parte dell’iconografia rappresentativa del presepe arriva dai vangeli apocrifi, dato che nel vangelo di Matteo non vi sono molti particolari, gli artisti, in primis San Francesco, si sono ispirati ai personaggi della tradizione: l’asinello e il bue, i Re Magi, la Grotta, sono tutti personaggi o ambienti che arrivano da simbologie e tradizioni culturali e che sono poi stati adottati dall’avvento religioso.

    Negli ultimi anni si è diffuso un immenso commercio sul tema del presepe, statuette di plastica vengono vendute in ogni cartoleria, così che ognuno possa avere il proprio presepe personale; a Napoli i migliori artigiani hanno arricchito questo bacino di personaggi con statuette di personaggi famosi, storici e quant’altro.
    Il commercio che ruota intorno al presepe è davvero gigantesco, non si trova mercatino, fiera artigianale, bottega o centro commerciale che non venda una quantità di oggetti per il presepe.
    Le rappresentazioni sono infinite, dal presepe vivente, a quello meccanico, ai presepi fatti con le candele o con il vetro, insomma, la tradizione è stata ampliata a qualunque materiale e se ne possono vedere di molto suggestivi e affascinanti in ogni centro abitato.

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    PRESEPE NEL MONDO

    Il presepe catalano
    Le origini del presepe in Spagna sono da rintracciare all'epoca della dominazione borbonica a Napoli. Infatti, gli scambi e i traffici che si attuarono tra Napoli e la Spagna, influenzarono quest'ultima sulla tradizione della costruzione del presepe durante il periodo natalizio. In Spagna, il presepe si diffuse maggiormente nella regione della Catalogna, grazie anche alla passione di Ramon Amadeu (1745-1821) il più famoso scultore dell'epoca che si dilettava nella costruzione dei pastori in creta. È da ricordare che la prima associazione di appassionati del presepe nacque proprio in Spagna intorno al 1860, anche se quest'ultima ebbe vita assai breve. Si diffuse allora la più importante "Asociaçion de Pesebristas", che dal 1921 influenzò anche le successive scuole. Tra i vari appassionati del presepe, si distaccarono alcuni abili artigiani che diedero vita alla "scuola del gesso catalana", che stravolsero l'idea del presepe allora in voga. Essi diedero vita al cosiddetto presepe "storico", ossia quello che più riproduce fedelmente paesaggi, costumi e costruzioni della Palestina ai tempi della nascita di Gesù.

    Il presepe provenzale
    La tradizione provenzale vuole che la nascita del presepe sia da attribuirsi alla Madre Pica che già nel 1200 costruiva rappresentazioni di scene di vita religiosa in Provenza e in Linguadoca. Alcuni studiosi infatti, ritengono che la tradizione del presepe nacque proprio in Francia e che S. Francesco d'Assisi (a cui, per molti, si fa risalire le origini della tradizione del presepe) non fece altro che replicare questa tradizione con alcune significative varianti. Il presepe provenzale è comunque influenzato dai tratti del barocco italiano e non si sviluppò prima del settecento. Per ricreare i pastori si utilizzavano manichini lignei con mani, teste e piedi in terracotta o cera: segno evidente di una influenza dell'artigianato italiano. A livello storico la Rivoluzione Francese spezzò la tradizione del presepe. Tradizione che riaffiorò prepotentemente ai tempi del concordato tra Pio VII e Napoleone Bonaparte. Il presepe entrò nelle case più umili anche grazie all'azione del figurinaio Jean Louis Lagnel, che produceva pastori di argilla, prodotti in stampi, a basso costo. Oggi queste statuine d'argilla, dettesantons si trovano numerose in vendita, in tutti i mesi dell'anno nei negozi di souvenir per turisti.

    Il presepe nei paesi di lingua tedesca
    La tradizione del presepe nei paesi di lingua tedesca è molto sentita, anche perché leggenda vuole che nel Duomo di Colonia, in Germania, si trovino le spoglie dei Re Magi, qui trasportate da Costantinopoli all'epoca della IV crociata (1204). In molte città come Monaco, Augusta, Norimberga si allestiscono nelle piazze dei veri e propri mercati di Gesù Bambino (letteralmente Christkindlemarket). In questo rustico e caratteristico mercatino si vendono molti pastori e presepi veri e propri, oltre a dolciumi e decorazioni tipicamente natalizie.

    Il presepe nei paesi dell'est europeo
    Ai paesi dell'est europeo sono riconducibili quattro tradizioni diverse, rappresentate da quattro nazioni diverse: Ungheria, Russia, Polonia e Slovacchia. La tradizione ungherese vuole che il presepe, o Betlemme, si costruisca in un cassa a forma di chiesa o stalla e che sia trasportabile a mano. I personaggi che animano il presepe invece sono fatti di legno o carta o tutt'al più di ovatta e davanti a questa rappresentazione arde costantemente una candela votiva. Il presepe russo è costruito su due piani. Sul lato superiore vengono riprodotti i classici episodi della nascita del Cristo in una grotta; sul lato inferiore, invece, vengono riprodotte scene umoristiche di vita quotidiana e popolare. In Polonia, invece, tradizione vuole che il presepe abbia forma di una cattedrale ricoperta di carta stagnola colorata. Si compone di tre parti: una superiore dove angeli annunciano il tanto atteso evento della nascita del bambino Gesù, in quella centrale viene raffigurata la grotta con il bue e l'asinello, e infine la parte inferiore è costituita da rappresentazioni di contadini polacchi insieme ai Re Magi. Per quanto riguarda la Slovenia, infine, in ogni casa contadina si costruisce un presepio che adornerà un lato della casa definito per questo sacro.

    Il presepe in Africa

    presepeafr1-45I primi Presepi Africani furono creati in gesso dai Missionari, solo in seguito, con il prosperare di nuove vocazioni, naquero, dalle loro mani, rappresentazioni pittoriche e sculturee della Natività, con l'uso di materiali tipici Africani, come l'avorio, la creta e legni pregiati, come l'ebano, senza dimenticare il bronzo. Queste creazioni ebbero un risalto maggiore nelle popolazioni indigene perchè erano create ed interpretate, da persone del luogo che gli imprimevano il loro retaggio etnico, riempendoli di Cristianità. I primi presepi Africani assomigliavano a quelli classici Europei ma con i personaggi tipici del luogo ed erano scolpiti nel nero d'ebano ed il bambin Gesù veniva rappresentato con il bianco dell'avorio. L'evoluzione del presepio cambiò con l'apparizione nelle rappresentazioni Presepistiche di usi e costumi locali, come ad esempio i Re Magi che assomigliavano a notabili locali, come il capovillaggio, gli animali divennero quelli presenti nella Savana, che sostituirono il bue e l'asino, i pastori divennero abitanti del posto, intenti ad usare utensili e strumenti musicali, soprattutto a percussione, per trasmettere il lieto evento. Unica cosa a non variare sarà l'immagine della Sacra Famiglia, mentre il Bambin Gesù assumerà i crismi tipici Africani. Il commercio delle icone Sacre, tra le quali, le Rappresentazioni Presepistiche, sono per l'artigianato locale una notevole fonte di reddito, in mezzo alla poverta' e alle sanguinose guerre civili.


    Il presepe in Asia
    Magellano fu il primo evangelizzatore dell'Asia ma non ebbe grande successo, solo dopo un presepe+asiatico%25281%2529decennio, grazie agli Agostiniani, l'evangelizzazione riprese e fu Martino Rada a usare per primo rozze statuine per rappresentare la Natività. Ma in Asia arrivarono anche i Domenicani, i Francescani e i Gesuiti, e seppur unendo i loro sforzi, tranne che nelle Filippine, il Cattolicesimo non ebbe una diffusione ampia. Quindi il continente Asiatico beneficiò più che di una vera e propria penetrazione Cattolica, una diffusione a macchia di leopardo. Fortunatamente l'allora imperatore delle Indie Akbar, pur non convertendosi mai, non ostacolò il lavoro dei Frati, e della diffusione di Rappresentazioni Presepistiche, di cui per altro era un simpatizzante. Così Presepi di notevole fattura furono creati negli anni, e si trovano anche in Cina, anche se la Chiesa Cinese incontrò ed incontra tutt'oggi drammatiche difficoltà. La Rappresentazione della Natività, mantiene ampi tratti Indigeni sia a livello somatico che per quanto riguarda l'uso di costumi e materiali del posto, come il legno di bambù, la terracotta, notevoli rappresentazioni si trovano in Thailandia, in Corea, in Cina, e soprattutto nelle Filippine, ma anche in Giappone.

    Il presepe in Medio Oriente
    Il presepio in Medio Oriente si sviluppò in modo molto semplice ed economico, essi sono creati con materiali poco costosi e facilmente reperibili, come il legno d'ulivo, a Betlemme esiste anche un Museo sul Presepio. Accanto a questi Presepi esistono, tuttavia quelli di pregevolissima fattura, costruiti in Madreperla, tipico prodotto, e lavorazione della Terra Santa, essi sono tutt'oggi autentici e pregiatissimi capolavori.

    Il presepe in America Latina
    L'evoluzione del Presepe in questa parte del mondo si sviluppò grazie ai Gesuiti, e Francescani. La Natività mantiene forme estetiche Folkloristiche che spesso fondono Cattolicesimo con il Culto Pagano del luogo. Su tutto ampio risalto si dà al sole e all'azzurro del cielo, che contrastano, con le scene innevate, tipiche dei nostri paesi presepe-dal-mondo-2Europei, anche perchè in Sudamerica il Natale cade in piena estate, essi sono spesso allestiti all'aperto e abbelliti da ogni sorta di piante grasse. Il 1553 è ritenuto l'anno dell'inizio dell'espansione dei Presepi nel nuovo mondo, in special modo Argentina e Perù, il precursore di tutto ciò, fù Padre Gaspar Monroy, che per rendere più chiara la sua predicazione, introdusse statuine di creta rossa, per raccontare la storia della Sacra Famiglia. In Argentina è conservato il più antico Presepio, nella città di Humahuaca, risalente al 1594.
    L'Argentina fu uno dei primi paesi dove il Presepio si diffuse notevolmente, favorito anche dal fatto che dopo la metà del '700 giunsero Missionari che portarono parecchie statue. Tutt'oggi la rappresentazione maggiormente creata è la produzione di Bambin Gesù.

    Insieme all'Argentina anche il Perù vanta un'ampia tradizione Presepistica, tanto da essere una delle voci maggiori nell'economia locale in questo settore. Praticamente in ogni fiera o negozio in Italia o nel mondo si trovano presepi Peruviani, contraddistinti da stili e modelli differenti, in terracotta, gesso, stoffa con fedeli rappresentazioni di abiti locali. Gli animali del presepe L'asino ed il bue sono spesso sostituiti da Lama.
    In Brasile il presepio si diffuse tra il 1600 e il 1700, ad opera dei Gesuiti e di sacerdoti Spagnoli, Francesi, Portoghesi ed in particolare un sacerdote Josè De Anquieta che modellando creta, aiutato da Indios contribuì notevolmente all'espansione della Natività. Inizialmente l'arte del Presepe si rifaceva a stili Portoghesi e Spagnoli, solo molto tempo dopo si presepeMessico3imposero epressioni locali, con l'indroduzione di personaggi della Mitologia Indigena, come ad esempio, un genio maligno , che portava sventura e una mula senza testa. Altri concetti Indios sono quelli tipici del Nort-Est Brasiliano ed in particolare i lapinhas costruzioni simboliche dove il Bambino Gesù, veste in oro e pietre preziose, e sulla cima di un monte, circondato da fiori e piante, animali e uccelli, esso guarda gli Indigeni. Molto in uso anche il presepio su due o più piani, come in Equador e Bolivia, dove Cattolicesimo e tradizione popolare si mischiano in un confronto tra Cristianità e Paganesimo. Nella parte inferiore della prima divisione è raffigurata la Natività e in quella superiore la Crocifissione, con Santi e Devoti, nelle divisioni ancora più alte, trovano posto i culti tipici pagani del lugo, esistono anche rappresentazioni di soli due piani. In Paraguay il Presepio, per evitare la sventura, viene praticamente costruito in tutte le case. Prima di Natale su una tavola umida si seminano chicchi di riso, una volta germinati si collocano rocce, animaletti di bambagia, pezzi di vetro colorato e si chiude il tutto in un cerchio fatto di cocomeri, meloni, o fiori di cocco e ananas.

    Diffusissimo poi il presepio in Messico e in tutti i paesi dell'America Centrale, in Messico, diffuse in tutte le mostre, ci sono le tipiche statuine bianche e oro riccamente decorate, con fiori, animali e cactus e caratterizzate dai famosi copricapo, con delle specie di spilloni conficcati, che rappresentano le spine dei peccati che Gesù espiò per il Mondo. Anche in Honduras, Guatemala e Equador il presepio è ampiamente diffuso, in forme simili a finestre, con delle ante che si chiudono e si aprono, il Presepe si tiene in casa tutto l'anno e quando si vuole pregare si aprono le ante e appare la rappresentazione Presepistica, con stili sempre diversi, finita la preghiera si richiudono le ante, e si ripone il Presepe in un'angolo della casa. Nel periodo Natalizio le ante rimangono sempre aperte. Notevoli creazioni sono presenti in diversissimi altri stili di interpretazione e sono considerati grande espressione di arte Presepistica.


    Costruire il Presepe, gli elementi del presepio
    presaepeUna grotta, un tappeto di muschio, un bue e un asinelio, pastori adoranti, genti in cammino e scene di vita quotidiana. Il presepio (dal latino praesepium) racconta la storia della nascita di Gesù bambino e si propone come rappresentazione di un vero e proprio percorso di fede e di vita. Sul simbolismo degli elementi del presepio molti si sono soffermati...

    La grotta
    La grotta: archetipo del grembo materno, quasi onnipresente nei miti di origine, e il luogo della nascita, della rigenerazione, dell'iniziazione, È il simbolo del cosmo e il passaggio che porta al cielo. È il luogo che permette al seme di germogliare, la fucina del nutrimento dell'umanità.
    Il bue e l'asino
    Il bue e l'asino: il primo, forte, paziente, instancabile e buono, è la cavalcatura dei saggi; il secondo, testardo e ignorante, rappresenta l'istinto materiale che occorre soggiogare.

    I pastori nel presepe
    I pastori: vegliano, vigilano e, dal momento che sono nomadi, seguono il loro compito senza attaccarsi a cose e luoghi.

    La notte di Natale
    Mezzanotte: è un'ora magica, finisce un giorno, ne inizia un altro. È un momento simbolico che segna il passaggio da un ciclo a un altro.
    A mezzanotte nasce il Bambino e noi lo deponiamo al centro del presepio.

    tratto da: ilnatale.org - it.wikipedia.org - natale.tipiace.it




    Il Presepe
    di Salvatore Quasimodo


    presepioNatale. Guardo il presepe scolpito
    dove sono i pastori appena giunti
    alla povera stalla di Betlemme.
    Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
    salutano il potente Re del mondo.

    Pace nella finzione e nel silenzio
    delle figure in legno ed ecco i vecchi
    del villaggio e la stalla che risplende
    e l'asinello di colore azzurro.


     
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    Mitologie e simbolismi nel presepe napoletano


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    I SIGNIFICATI DEL PRESEPE:
    Il presepe napoletano può essere analizzato in base a diversi approcci:
    In rapporto al mito: il presepe, infatti, costituirebbe il relitto culturale di miti e riti, di cui si è persa la memoria;
    In rapporto al simbolo: nel presepe sarebbero, infatti, presenti significati, valori, magari di tipo transculturale, sotto forma simbolica e allegorica;
    In rapporto alla tradizione: nel presepe sarebbero presenti temi, motivi, credenze, forme dell' "imagerie popolare".

    Il presepe napoletano, per la complessità e varietà delle sue forme e delle sue apparenze, in quel succedersi e intrecciarsi irrefrenabile di natura e di mito, di realtà e di fantasia, viene a configurarsi come quanto di più sregolato e innaturale si potesse produrre nella Napoli del tempo.

    LA NATIVITA':

    Nel calendario Giuliano, il 25 dicembre, riconosciuto come il solstizio d'inverno, era considerato come la nascita del sole, perché, a partire da quella data, i giorni cominciano ad allungarsi e la potenza del sole ad aumentare.
    Il rito della Natività come si celebrava in Siria e in Egitto era veramente notevole. I celebranti si ritiravano in certi santuari interni da cui, a mezzanotte, uscivano gridando: «La Vergine ha partorito!».
    Gli Egiziani rappresentavano il sole appena nato con l'immagine di
    un infante. La Vergine, che aveva dato alla luce il bambino divino, il 25 dicembre, era la grande dea orientale, che i Semiti chiamavano Vergine Celeste o, semplicemente, Dea Celeste.
    Anche la nascita di Mitra, identificato col sole, il Sole Invincibile, aveva luogo il 25 dicembre. Moltissime mitologie eroiche hanno una struttura solare.
    L'eroe è paragonato al sole; con il sole lotta contro le tenebre e discende nel regno dei morti, uscendone vittorioso.
    Il sole è l'intelligenza del mondo e Macrobio identifica il sole in tutti gli dei del mondo greco-orientale, da Apollo a Giove, fino ad Osiris, Orus e Adone.
    I Vangeli non ci dicono nulla sul giorno della nascita di Cristo e anche la Chiesa primitiva non la celebrava. Inizialmente, fin quando all'inizio del IV secolo non fu stabilito che tale data fosse il 25 dicembre, la chiesa celebrava la nascita del Salvatore il 6 gennaio.
    I Padri della Chiesa, costatando l'uso di accendere fuochi e festeggiare il 25 dicembre, per celebrare la nascita del sole, usanza a cui partecipavano anche i cristiani, tennero consiglio e decisero che la vera Natività dovesse essere solennizzata in quel giorno e la festa dell'Epifania il 6 gennaio. Sant'Agostino fa un'allusione all'origine pagana del Natale, allorché esorta i fratelli cristiani a non celebrare, in quel solenne giorno, il sole, come facevano i pagani, ma a celebrare Colui che creò il sole.
    Il Natale è la nascita per eccellenza, nascita splendente e miracolosa quasi in contrapposizione alla natura che, in questo periodo è addormentata, avvolta dal freddo e pervasa dalle tenebre che, finalmente, vengono squarciate dalla nascita di un umile Bambino, un piccolo sole che sconfigge il buio e fa trionfare la vita sulla morte.


    LA GROTTA:

    Al centro, nel luogo più basso, si trova la grotta con altre grotte laterali di proporzioni ridotte, in cui vi sono le greggi con il pastore, nell'atto di scaldarsi accanto al fuoco, animali da cortile, mucchi di paglia.
    Impervi sentieri conducono dalle montagne alla grotta, simbolo materno per eccellenza, luogo della nascita miracolosa; un viaggio in "discesa", dall'alto verso il basso, un viaggio verso il sotterraneo, le viscere della terra, ove, vincendo le angosce della discesa nel buio, si partecipa alla nascita del sole, del trionfo della luce sulle tenebre, della rinascita della natura sull'inverno.

    A volte il presepe presenta una struttura a torre dove, dal punto più alto su cui è arroccato il castello di Erode, si procede a spirale, anche essa simbolo di vita e di rinascita, al luogo più basso ove, in primo piano, è ubicata la grotta. La grotta viene a configurarsi come un incerto confine tra la luce e le tenebre, la nascita e l'informe mondo che la precede ma, anche luogo di ingresso alle tenebre, agli inferi, al mistero della morte. Non a caso, nella mitologia, la porta d'accesso all'Ade, al tenebroso mondo degli inferi, è una grotta. La grotta è mondo magico se letta in riferimento all'antro della Sibilla Cumana o, se si pensa ad una popolare leggenda che circola nel napoletano secondo cui Virgilio, dotato di poteri magici, in una notte, con l'aiuto di potenze sovrumane, costruì una grotta che mettesse in collegamento Pozzuoli con gli abitanti dei paesi limitrofi.
    La tradizione che vuole Gesù nato in una grotta è attestata in Oriente già nel II secolo, mentre in Occidente compare solo due secoli dopo, soppiantando completamente la tradizione della Nascita divina in una stalla o capanna.



    IL POZZO:
    è uno degli elementi più ricorrenti nella tradizione perché rappresenta il collegamento tra la superficie e le acque sotterranee. Ad esso si associa la Madonna, per cui in Campania diverse chiese si intitolano alla «Madonna del pozzo» (Somma Vesuviana, Castellammare ecc.).
    Alla figura del pozzo si richiamano, inoltre, molte altre credenze e leggende natalizie. Una volta ci si guardava bene dall'attingere acqua dal pozzo nella notte di Natale.
    Si credeva, infatti, che quell'acqua contenesse spiriti diabolici capaci di possedere la persona che l'avesse bevuta.
    Secondo un'altra superstizione si affermava che nei riflessi dell'acqua attinta apparissero le teste di tutti coloro che sarebbero morti entro l'anno.
    Nell'Avellinese, inoltre, si raccomanda ai bambini di tenersi lontani dai pozzi nelle sere delle festività natalizie, perché in quel periodo è in agguato un essere demoniaco detto «Maria 'a manilonga» la quale allunga le mani dal pozzo, cattura gli incauti bambini e li trascina nelle profondità delle acque sotterranee.

    Sempre nella stessa zona si racconta che alla mezzanotte della vigilia di Natale sui ferri dei pozzi appare «'a papera cugliuta» ossia un'oca con smisurati attributi mascolini, la quale spaventa a morte coloro che hanno la sventura di guardarla.


    LA FONTANA:

    Le scene in cui si colloca LA FONTANA, egualmente ricorrenti, sono rappresentazioni magiche, relative alle acque che provengono dal sottosuolo. Nelle favole popolari la fontana è luogo di apparizioni fantastiche o di incontri amorosi.
    La donna alla fontana, inoltre, è attinente alla figura della Madonna che, secondo varie tradizioni, avrebbe ricevuto l'Annunciazione mentre attingeva acqua alla fonte.
    Nel Vangelo dello pseudo-Tommaso si legge: «Il giorno dopo, mentre Maria stava presso la fonte a riempire la brocca, le apparve un angelo del Signore e le disse: - Beata tu sei o Maria, perché nel tuo ventre hai preparato un'abitazione al Signore!» (I Vangeli apocrifi, Einaudi, Torino 1990, P. 76).
    Insomma, l'Annunciazione di Maria alla fontana è antichissima rappresentazione popolare, derivata dai Vangeli apocrifi.


    IL PONTE:

    altro elemento ricorrente nella rappresentazione presepiale, è noto simbolo di passaggio ed è collegato alla magia.
    Alcune favole raccontano di ponti costruiti in una sola notte per opera dei diavoli; in altre, si narra di tre bambini, di nome Pietro, uccisi e seppelliti nelle fondamenta della costruzione allo scopo di tenere magicamente salde le arcate.
    Esso è perciò transito e limite che collega il mondo dei vivi a quello dei defunti, è luogo di spaventosi incontri notturni che si verificano
    in special modo nel periodo natalizio. Vi appaiono il lupo mannaro, la monaca con la testa mozza dell'amante decapitato, i suicidi che da lí si sono gettati, i morti giustiziati, gli impiccati ecc. In riferimento al segno del ponte, a Grottaglie e a Napoli, nel giorno dell'Epifania il presepe si arricchiva di una singolare scena. Vale a dire che lí, dove è situato un ponte fra due dirupi si collocavano dodici figurine di confrati scalzi e incappucciati, che mostravano il pollice della mano sinistra fiammeggiante: essi rappresentavano i mesi morti o i dodici giorni del periodo natalizio, che, al seguito dei Magi, ritornavano nell'Aldilà.



    IL MULINO:

    Il significato simbolico del MULINO comporta una lettura alquanto complessa. Emblematico è il segno delle ruote o delle pale che girano come raffigurazione del tempo. Chiara è l'allusione al nuovo anno, immaginato come una ruota che riprende a girare.
    Del mulino, poi, è significante, nel senso infero, la macina che schiaccia il grano per produrre bianca farina, che, come è noto, è antica simbologia della morte (difatti del medesimo colore sono gli abiti da sposa, i confetti, i dolci natalizi, il camicione di PulcinelIa ecc.). Ma la farina può assumere anche valenza positiva, per il fatto che diventa pane, alimento indispensabile al nutrimento di tutti (si ricordi che Cristo è detto «Pane della vita »).
    Inoltre, anche per il mulino riscontriamo un riferimento mariano sia nel culto locale alla «Madonna del setaccio» (una raffigurazione di Maria vestita di bianco con un setaccio tra le mani) sia in quello alla «Madonna del mulino» che si venera a Lugo.



    L'OSTERIA:

    assomma in sé una complessità di significati, riconduce, in primo luogo, ai rischi del viaggiare. Infatti, anticamente, percorrendo lunghi e faticosi itinerari in carrozza, a cavallo o a piedi, si era obbligati a sostare di notte presso un'osteria per rifocillarsi e riposare.
    Nel repertorio narrativo ricorrono figure di albergatori malvagi che avvelenano o uccidono nel sonno gli sventurati viaggiatori.
    In una leggenda napoletana si narra di un oste che nei giorni precedenti il Natale ammazzò tre bambini, li tagliò a pezzi e li mise in una botte, con l'intento di servirne le carni agli avventori,
    spacciandole per filetti di tonno. Ma giunse all'osteria san Nicola che ricusò di mangiare, benedisse quei miseri resti e resuscitò i tre bambini.
    Sull'argomento della spaventosa leggenda le donne napoletane cantavano una nenia per addormentare i bambini, denominata «'o lagno 'e Natale» (la lamentazione di Natale):

    Santu Nicola alla taverna jeva
    Era vigilia e nun se cammarava.


    Inoltre, l'osteria del presepe allude al viaggio di Giuseppe e di Maria in cerca di un alloggio, episodio che nella Cantata dei Pastori si sviluppa con il diavolo Belfagor, travestito da oste, il quale tenta di adescare la sacra coppia per sopprimere la Madre vergine.

    I PERSONAGGI DEL PRESEPE



    I RE MAGI:

    Sono i nobili del presepe e sono rappresentati sui tre rispettivi cavalli dal colore bianco, rosso o baio, e nero.
    Nelle favole campane tale cromatismo simboleggia l'iter quotidiano del sole: bianco per l'aurora, rosso o baio per il mezzogiorno, e nero per la sera e la notte. I Re Magi, rappresentano il viaggio notturno dell'astro, che termina lí dove si congiunge con la nascita del nuovo sole bambino.
    D'altra parte, in senso solare va interpretata la tradizione cristiana secondo la quale essi si mossero da oriente, che è il punto di partenza del sole.
    La simbologia solare dei Re Magi era chiaramente espressa in

    passato, quando al loro corteo si aggiungeva una figura femminile detta "LA RE MÀGIA", evidente rappresentazione della luna che segue il viaggio notturno dei tre sovrani. Essa veniva raffigurata in portantina sorretta da quattro schiavi, e, secondo la tradizione, rappresentava la fidanzata fedele del Re moro (altra simbologia della notte)



    LA LAVANDAIA:

    personaggio caratteristico della nostra tradizione presepiale.
    Come testimone del parto verginale di Maria, essa deriva da sacre rappresentazioni medievali, dall'iconografia orientale e da tradizioni cristiane extraliturgiche.
    Secondo la versione dei Vangeli apocrifi la Madonna fu visitata, al momento del parto, da più levatrici, ma solo una di esse volle accertarsi della sua verginità osando toccarla.
    Nel protovangelo di Giacomo si legge: «E la levatrice uscí dalla grotta e Salomè si imbatté in lei.
    Ed ella disse: - Salomè, Salomè, una vergine ha partorito, ciò di cui la sua natura non è capace -.
    E Salomè disse: - Com'è vero che Dio esiste, se non metterò il dito e non esaminerò la sua natura, non crederò mai che la vergine ha partorito» (A. Di Nola, Vangeli apocrifi, Ed. Lato Side, Roma P. 47).
    La conseguenza di quel gesto fu che la mano, che aveva tanto osato, rimase incenerita all'istante; guarí solo dopo aver toccato il divino Bambino.
    In conformità con tale versione si trovano sui presepi orientali più levatrici di Maria (lavandaie) che, dopo aver lavato il Bambino, stendono ad asciugare i panni del parto, il cui candore è suggestivo per un confronto con la verginità di Maria.



    LA ZINGARA:

    com'è noto, è personaggio profetico collegato alle sibille profetesse che nelle sacre rappresentazioni medievali assumevano ruolo primario. Alla Sibilla Cumana la tradizione attribuiva una leggenda natalizia. Ella aveva predetto la nascita del Redentore, illudendosi di essere la vergine designata che lo avrebbe partorito.
    Quando udí gli angeli annunziare la nascita di Cristo, si rese conto del suo peccato di presunzione e fu trasformata in uccello notturno, o addirittura in civetta. LA ZINGARA COL BAMBINO IN BRACCIO può essere correlata non solo alla FUGA IN EGITTO di Maria che era, ella stessa, zingara in un paese straniero, ma anche a un mito legato a un'antica divinità solare molto simile alla natura del Bambino della tradizione cristiana. Si narra di una donna vergine, chiamata STEFANIA, che, quando nacque il Redentore, si incamminò verso la grotta per adorarlo, ma ne fu impedita dagli angeli che vietavano alle donne non sposate di visitare la Madonna che aveva da poco partorito.
    Allora Stefania prese una pietra, l'avvolse nelle fasce fingendosi
    madre e, ingannando gli angeli, riuscì a entrare nella grotta il giorno successivo.
    Ma quando fu alla presenza di Maria, si compí un miracoloso prodigio: la pietra starnutí e divenne un bambino, santo Stefano, il cui natalizio si festeggia appunto il 26 dicembre. Il personaggio della zingara senza il bambino in braccio assume un significato drammatico perché preannunzia la Passione di Cristo.
    I ferri che ella porta nelle mani vogliono simboleggiare i chiodi del futuro martirio del Signore.


    IL PESCATORE E IL CACCIATORE:
    esprimono due tipi di cultura successivi alla società matriarcale: la pesca e la caccia, le piú antiche attività con cui l'uomo si assicurò i mezzi di sussistenza.
    Interessante per la valenza che esprime è il costume del pescatore. Esso, connotato dal colore bianco e rosso, mostra attinenza con la piú antica liturgia del mondo popolare, non soltanto napoletano, e risulta collegabile allo stesso costume tipico dei fujenti della Madonna dell'Arco.
    Al cacciatore che di solito imbraccia un fucile non è mai mancato l'ironico commento dei piccolo-borghesi napoletani che ignorando il
    senso culturale e metastorico della rappresentazione, ne hanno rilevato il contraddittorio anacronismo. Ma si tratta dell'arroganza e della presunzione di una classe che ha sempre preteso di gestire la cultura, interpretandone i segni e le espressioni dall'alto della propria superficialità. Le figure in coppia del cacciatore e del pescatore rinviano ad arcaiche rappresentazioni del ciclo morte-vita, giorno-notte, estate-inverno.
    La pregnanza simbolica dei due personaggi è sottolineata, nella rappresentazione presepiale, dalla loro posizione che può dirsi canonica: vale a dire che il cacciatore si colloca in alto, mentre il pescatore è situato in basso, presso le acque fluviali. Tale contrapposizione evidenzía chiaramente la dualità sacrale di una coppia attinente al mondo celeste e a quello infero. Né si dimentichi che in tutte le antiche tombe egizie, etrusche e italiche sono ricorrenti le raffigurazioni funerarie della caccia e della pesca.



    I VENDITORI DEL PRESEPE:

    VERDUMMARO (erbivendolo), del VINAIO, del MACELLAIO, del FRUTTIVENDOLO, del VENDITORE DI CASTAGNE, del PANETTIERE, dell'ARROTINO, del VENDITORE DI RICOTTA E DI FORMAGGI, del SALUMIERE, del POLLIERE, del PESCIVENDOLO, del VENDITORE DI UOVA.
    Ma mettendo in relazione le loro attività lavorative col periodo calendariale in cui esse si svolgono, è possibile interpretare quei personaggi come personificazioni dei Mesi, che nei cortei carnevaleschi si presentano in tal modo:


    Gennaio macellaio o salumiere;
    Febbraio venditore di ricotta e formaggio;
    Marzo pollivendolo e venditore di uccelli;
    Aprile venditore di uova;
    Maggio rappresentato da una coppia di sposi recanti un cesto di ciliegie e di frutta;
    Giugno panettiere o farinaro;
    Luglio venditore di pomodori;
    Agosto venditore di cocomeri;
    Settembre venditore di fichi o seminatore;
    Ottobre vinaio o cacciatore;
    Novembre venditore di castagne;
    Dicembre pescivendolo o pescatore



    I GIOCATORI DI CARTE:

    «'e duie cumpare, zi' Vicienzo e zi' Pascale».
    La loro precisa denominazione era attinente al Carnevale, chiamato in Campania «Vincenzo», e alla Morte, il cui nome era «Zi' Pascale» (difatti, al cimitero delle Fontanelle, si mostrava un cranio indicato, per l'appunto, come « a capa e zi' Pascale», al quale si attribuivano poteri vaticinanti, al punto che gli si chiedevano pronostici per il gioco del Lotto).
    C'è da aggiungere che I DUE COMPARI soprannominati comunemente «i San Giovanni» si riferiscono ai due solstizi: 24 dicembre e 24 giugno.


    BENINO:
    il pastorello raffigurato in atto di dormire, che, per gli interessanti significati a lui connessi è personaggio di primaria importanza.
    Collocato sul punto piú alto del presepe, simboleggia il cammino esoterico verso la grotta, il percorso in discesa attraverso il sogno, il viaggio compiuto da un giovinetto, da una guida iniziatica, da un bambino. In base a questa raffigurazione il senso del Natale è comprensibile solo mediante un viaggio onirico effettuato con la guida di un animo visionario che sprofonda nel mondo interiore della conoscenza. Alla fine del viaggio, superate le paure e le varie
    tappe, tale personaggio, dinanzi alla grotta della Nascita, o della ri-Nascita, può identificarsi col cosiddetto PASTORE DELLA MERAVIGLIA, che, accecato dalla rivelazione, posseduto dionisiacamente dalla luce stessa, non trova parole per esprimerla.
    Ed ecco che, quasi come un fujente di Santa Maria dell'Arco in vista del numinoso, egli si abbandona al primigenio gesto di spalancare la bocca per gridare il suono muto e ineffabile della meraviglia al cospetto del meraviglioso.
    Come a dire: chi ha orecchie per udire, oda.

    fonte:napoliepresepe.altervista.org



    Edited by gheagabry1 - 6/11/2019, 18:55
     
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    Il presepe romano

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    La prima testimonianza in assoluto dell'arte presepiale a Roma, si ha con le statue di legno scolpite nel 1289 da Arnolfo Di Cambio e conservate nella cripta della Cappella Sistina della Basilica di Santa Maria Maggiore. Successivamente sono le cronache del frate francescano Juan Francisco Nuno ad informare, nel 1581, sull'uso ormai da tempo diffuso a Roma, di allestire presepi in monasteri e luoghi di culto ed in particolare nella Chiesa dell'Aracoeli dove era specialmente venerata la statua del Bambinello che si dice opera di un frate francescano che l'aveva intagliata in un tronco di ulivo del


    Getsemani, trafugata il 1° febbraio del 1994 e non più ritrovata. Nel '600 la nobiltà romana inizia ad esporre presepi nei propri palazzi, opere sontuose in linea con lo stile barocco dell'epoca, commissionate ad artisti famosi come il Bernini del quale si ricorda un presepe realizzato per il Principe Barberini. Anche il '700 mantiene viva la tradizione dei presepi nelle case patrizie ma chiese e monasteri non sono da meno come attestano le grandi statue della natività in San Lorenzo, i presepi di Santa Maria in Trastevere e Santa Cecilia. Ma è nel '800 che la realizzazione di presepi si diffonde a livello popolare grazie alla produzione a basso costo, con gli stampi di innumerevoli serie di statuine in terracotta modellate da artigiani figurinai tra i quali anche il ragazzo Bartolomeo Pinelli famoso in seguito come pittore della Roma del suo tempo. Sono tuttavia le famiglie più importanti per censo e ceto sociale a realizzare in gara tra loro i presepi più imponenti, ricostruzioni di paesaggi biblici o di scorci della campagna romana caratterizzata da alberature di pini e olivi, costruzioni rustiche e rovine dell'antichità, da mostrare non solo a parenti e amici ma anche a concittadini e turisti, richiamati da fronde di rami appesi ai portoni a somiglianza d'insegne. Sono rimasti famosi quello della famiglia Forti, posto sulla sommità della Torre degli Anguillara, o della famiglia Buttarelli in Via De' Genovesi, riproducente il paese di Greccio e la scena del presepe vivente voluto da San Francesco o quello di padre Bonelli nel portico della chiesa dei Santi XII Apostoli, parzialmente meccanico con la ricostruzione del Lago di Tiberiade solcato dalle barche e delle città di Gerusalemme e Betlemme. Nel presepe romano più usuale, il paesaggio agreste fa da sfondo alla grotta in sughero, sovrastata da un tripudio di angeli in volo sulle nuvole, disposti in nove cerchi concentrici che pongono la Natività al centro della scena, una scena povera sia nella rappresentazione dei personaggi, pastori con le greggi e contadini al lavoro con i loro animali, sia nelle architetture, case modeste e locande di campagna tra resti di archi e acquedotti antichi, tipici dei luoghi rappresentati. A partire dalla seconda metà del novecento, l'ambientazione cambia e vengono proposte zone caratteristiche della Roma sparita, demolite per far posto all'urbanizzazione di Roma capitale, ma conservate al ricordo dagli acquerelli dell'artista tedesco E. Roessler Franz, che fotografano la Roma papalina e le sue irripetibili atmosfere.



    Il presepe pugliese

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    La straordinaria ricchezza di fonti narrative, evangeliche e popolari, ha consentito, sin dal XIV secolo, di differenziare anche in Puglia la rappresentazione della Natività da quella del Presepe. Questo passaggio può essere colto proprio in una chiesa francescana, quella di Santa Caterina a Galatina. In una arcata ribassata nella controfacciata della navata sinistra, un grande affresco, con la rappresentazione della Natività, fa da sfondo ad un più plastico presepe in pietra attribuito allo scultore Nuzzo Barba, sullo scorcio del XV secolo. E' unanimemente ritenuto il più antico presepio di Puglia di cui sopravvivono però solo gli elementi centrali:

    la Vergine, il Bambino, San Giuseppe e il Bue e l'Asino. E' nel corso del XVI secolo tuttavia che la rappresentazione presepiale con scultura in pietra, trova la sua massima affermazione, cominciando poi un lento declino nel XVII secolo per ricomparire in seguito, sul finire del Settecento, in forme differenti, influenzate dalla voga napoletana dei presepi vestiti che in Puglia si trasforma in presepe in cartapesta o terracotta. E' Stefano Putignano nel corso del XVI secolo lo scultore più fortemente plastico che impagina vasti ed antichi presepi a Grottaglie, Polignano a Mare, Martina Franca. Ma altri artisti come Paolo da Cassano, a Cassano Murge e Bitritto; Altobello Persio ad Altamura, Tursi e Gallipoli, arricchiscono il panorama del secolo, nel corso del quale è forse Gabriele Riccardi ad inscenare, per la Cattedrale di Lecce, il più raffinato presepe che occupa tutto un altare, dove, nel fastigio, sono collocati la Cavalcata dei Magi e i Pastori adoranti e, sulla mensa, il gruppo della Natività. Attribuito un tempo al Riccardi, ma oggi ritenuto di uno scultore ancora anonimo, è un bel presepio a rilievo a Torre S. Susanna, come anonime sono le tre figure in pietra, dipinte, della Natività di Manduria. Nel corso del Seicento e del Settecento, altari dedicati al presepe, come nella Chiesa del Rosario a Lecce, ruotano spesso attorno al dipinto centrale. La religiosità popolare riprende vigore nell'Ottocento, quando, con alterna qualità i cartapestai del Salento e diLecce iniziano una tradizione viva ancora oggi. Primo protagonista ne fu Mesciu Pietru de li Cristi, soprannome del primo cartapestaio documentato con una statua di San Lorenzo in Lizzanello del 1782. Il suo nome era Pietro Surgente (1742-1827) e fu il maestro (mesciu) di una schiera di grandissimi scultori della cartapesta nell'Ottocento, quasi tutti ricordati col loro soprannome: segno questo di una dimensione tutta paesana, quasi familiare e umile della loro attività. Nel secolo scorso si passa dalle grandi statue per altari, alle piccole statue per i presepi. Cominciò un certo Mesciu Chiccu Pierdifumu a modellare pupi da presepe in creta, che poi, aiutato da sua moglie Assunta Rizzo, "vestiva" con pezzi di stoffa alla napoletana per le misure più piccole e con fogli di drappeggiati di carta imbevuta di colla per le misure più grandi (fino a 30 cm.) in cui il corpo veniva ridotto a uno scheletro di fil di ferro e stoppa. Così, impercettibilmente, si passò dal classico pupo napoletano al classico pupo leccese. Accanto all'attività degli artisti professionisti si assiste ad una vera e propria germinazione spontanea di artisti popolari, tra i quali spicca la classe dei barbieri di Lecce, che intorno al 1840 cominciarono ad imitare i cartapestai e, nelle lunghe ore libere del loro lavoro con pettine e forbici, si dettero a modellare sia la carta pestata che la creta con le mani, i bulini e gli stampi. Tra gli esempi più belli vanno annoverati certamente quello dell'Istituto Marcelline di Lecce del 1890, realizzato da Manzo e De Pascalis ed Agesilao Flora; quello frammentato del Guacci, oggi al Comune di Lecce e quello di Michele Massari, poliedrico artista novecentista, anche presso il Comune di Lecce.



    IL PRESEPE LIGURE:

    presepe-meccanizzato-montefano-1

    L'arte presepiale in Liguria nasce e si sviluppa in età barocca specialmente a Genova dove più numerosa è la committenza delle famiglie dominanti per blasone e censo nella repubblica da poco costituita. Le prime produzioni consistono in statuine intagliate nel legno, dorate e dipinte che prendono a modello sculture in marmo, paliotti d'altare, trittici, quadri riproducenti Natività e Adorazioni dei Magi, che si trovano nelle chiese della città e del circondario, opere di artisti come il Gagini, l'Orsolino, il Foppa, il Brea, il Bergamasco, il Semino, i fratelli Calvi. Il fenomeno procede di pari passo con il costume devozionale delle processioni durante le quali era usanza trasportare a spalla grandi statue di legno dipinte (che già agli inizi del XVII sec. erano rivestite con abiti d'epoca), commissionate dalle varie Confraternite come quelle del "Presepio" e dei "Re Magi". Da qui la creazione di figure lignee di più modeste proporzioni a formare presepi simili a quello riportato dalle cronache, costruito da padre Alberto Oneto nella chiesa di Santa Maria di Monte Oliveto a Multedo di Pegli. La miniaturizzazione dei personaggi presepiali, eseguite anche con materiali preziosi o di pregio come l'oro, l'argento, l'avorio, l'alabastro, avviene negli stessi laboratori e scuole di scultura e pittura ad opera degli stessi artisti che si affermeranno successivamente come orafi, pittori, scultori tra i più richiesti. Tra questi i "Pippi" figli di Filippo Santacroce, della cui scuola era allievo l'altrettanto famoso Gerolamo del Canto e ancora Giovanni Battista Castello che tra i materiali usati privilegiò la tartaruga e il laboratorio di Domenico Bissoni e del figlio Giovanni Battista Gaggini da Bissone, il Piola, Francesco Costa e numerosi altri. Nel corso del '600 e soprattutto nel '700 si moltiplicano i personaggi che compongono la scena presepiale ligure, ai pastori si aggiungono contadini, artigiani, nobili e popolani, paggi, mendicanti e animali da pascolo e da cortile. La dilatazione della produzione determina nuove scelte tecniche e impone una rivoluzione del gusto: non più statuette lignee dipinte ma manichini di legno abbigliati con vesti ora povere ora sontuose a seconda del personaggio rappresentato. L'abilità dell'artista si concentra sulle teste, sui volti dagli occhi di vetro, sulle mani, in quelle parti cioè che sole rimangono scoperte; di questo nuovo stile è caposcuola Anton Maria Maragliano con un linguaggio figurativo di maniera ma raffinato che si fece più realistico negli atteggiamenti e nelle espressioni delle immagini, solo molto più tardi ad opera di artigiani liberi ormai dalla sua influenza. A questo punto sono le vicissitudini storiche a determinare la seconda e più duratura svolta dell'arte presepiale ligure causata dal nuovo ordinamento democratico e libertario frutto della Rivoluzione Francese, importato in Liguria dall'esercito napoleonico. Sotto i colpi francesi tramonta il vecchio ceto dominante e con esso si estingue praticamente la committenza nobiliare e borghese e tuttavia le tendenze gianseniste tese a eliminare le pratiche religiose folcloriche non attecchiscono tra la popolazione urbana e nel contado dove la gente rimane fedele alle proprie tradizioni devozionali. Così all'inizio del '800 proseguono nelle chiese liguri le sacre rappresentazioni su testi in vernacolo e in lingua, famoso "il Gelindo", interpretate dai fedeli come testimonia in una sua relazione il diplomatico conte Nigra che vi partecipò da bambino. In ugual modo si mantiene viva la tradizione del presepe che ora, dovendo soddisfare le esigenze di ceti meno abbienti, perde le sue preziosità scenografiche e la sontuosità delle vesti e degli accessori per ridimensionarsi in una produzione di serie, riferita a pochi modelli raffiguranti popolani e popolane con i loro modesti indumenti e le loro povere offerte, ordinati in piccole composizioni da esporre in famiglia nelle case durante il periodo natalizio. Ma il costo del legno e del lavoro artigiano, per questione di tempi inadatto a produzioni massive, rendono il prezzo del presepe fuori della portata della maggior parte della gente. Sono maturi i tempi per l'avvicendamento della terracotta al legno e della formatura a stampo. Il passaggio dal lavoro artigianale a quello industriale avviene quasi naturalmente, favorito dalle fornaci esistenti a Savona e nella contigua Albisola, che da epoca immemorabile, forse già nei secoli del tardo Impero Romano, producono oggetti in ceramica. L'idea è data dai calchi di figure plastiche usate già nella seconda metà del '700 dall'officina di Giacomo Boselli e alla cessazione delle attività di questa, ereditate dalle officine del Savonese che insieme a molte altre utilizzazioni, se ne servono per ricavarne anche figure presepiali di terracotta. L'argilla compressa negli stampi creati appositamente su modelli tradizionali dai "figurinai", sottoposta a monocottura, viene stampata in statuette che successivamente venivano dipinte a freddo con vivaci colori. Questo procedimento comportava prodotti di rozza fattura, pur se ingentilita dal retaggio settecentesco, come lamentano studiosi della materia di inizio secolo, ma permetteva prezzi alla portata di tutte le borse. Si moltiplicano così i "figurinai" dei quali il più celebre, lo scultore di Savona Antonio Brilla, ancora bambino, preparava le statuine caratterizzandole ognuna come portatrici di un dono diverso per il Bambinello: canestri di frutta, verdura e pane, zucche, cavoli, pollame, capretti, piccioni, pesci che daranno l'impronta rivelatrice della tipologia presepiale ligure del '800. Alla produzione industriale si affiancò ben presto ad Albisola quella casalinga quando le officine che producevano stoviglie in terracotta verniciata, cominciarono a sfornare anche statuine modellate e dipinte dalle madri, mogli e figlie delle maestranze di quelle fabbriche, esempio di lavoro in nero ante litteram. Le statuine, riproduzioni di personaggi popolari, denominate spregiativamente "macacchi" ossia balorde perché malamente abbozzate e dipinte in maniera naif, venivano smerciate nell'annuale mercato di Santa Lucia che si svolgeva il 13 dicembre a Savona. Le figurinaie domestiche avevano tutte un soprannome che le individuava quasi a costituire il marchio di fabbrica: "Campanàa", "Circia", "Fata Geìnìn", "Nanìn a Cioa", "Tere a Russa", "Mominìn" fino all'ultima depositaria di questa ingenua ma poetica forma di artigianato, Beatrice Schiappapietra che ha operato ad Albisola fino al 1970. Ultimi epigoni dell'arte presepiale ligure, gli scultori Arturo Martini e Tullio Mazzotti che negli anni '20 progettarono presepi fissi in ceramica, nello stile improntato ai canoni estetici proposti dal movimento futurista.



    IL PRESEPE SICILIANO:

    presepe-acireale

    In Sicilia l'arte presepiale pur risentendo degli influssi della scuola napoletana, specialmente per quanto riguarda l'ambientazione - riproduzione di scene di vita quotidiana in paesi e con personaggi isolani - e talvolta la tecnica - manichini in legno e fil di ferro con vesti di stoffa - presenta tuttavia diversi caratteri originali variabili a seconda delle provenienze geografiche. Quattro sono le aree dove in particolare si sviluppa un artigianato presepiale fortemente caratterizzato: i territori di Palermo, Siracusa, Trapani e Caltagirone. A Palermo e nel siracusano, dove l'apicultura è molto diffusa, fin dal '600 si usa la cera per plasmare statuine di Gesù Bambino e poi interi presepi. In quest'arte si distinguono i cosiddetti "Bambinai" che operavano a Palermo nella zona della chiesa di San Domenico tra il '600 e il '700; tra loro un caposcuola fu Giulio Gaetano Zumbo del quale si può ammirare un presepe al Victoria and Albert Museum di Londra e Giovanni Rosselli ricordato da una sua opera al Museo Regionale di Messina nonché Anna Fortino, Giacomo Serpotta e Anna La Farina. I Bambinelli sono di fattura raffinata, impreziositi da accessori d'oro e d'argento, ieratici nell'espressione e rappresentati con una croce in mano. Nel '800 sono rinomati i "cerari" siracusani che producono presepi interi o Bambinelli dall'espressione gioiosa o dormienti, recanti nelle mani un agnellino, un fiore o un frutto e immersi in un tripudio di fiori di carta e lustrini colorati dentro teche di vetro (scarabattole). Tra loro eccellono Fra' Ignazio Macca, del quale si conservano alcuni presepi nell'eremo di San Corrado a Noto e nel Museo Bellomo di Siracusa e Mariano Cormaci ricordato dal presepe in cera a grandezza naturale sito nella grotta di Acireale. Notevole anche il presepe conservato nel palazzo Vescovile di Noto, che rappresenta uno spaccato di vita contadina, composto da 38 figure inserite nel paesaggio dei monti iblei. A Trapani per la fattura dei presepi si utilizzano materiali nobili e soprattutto il corallo, da solo, come in epoca rinascimentale, o insieme all'avorio, alla madreperla, all'osso, all'alabastro e alle conchiglie, nel periodo barocco e rococò, quando alla composizione centrale della Natività fanno corona architetture in stile d'epoca dove si rappresentano scene fantasiose e simboliche. Splendidi esemplari quelli esposti ai musei Pepoli di Trapani e Cordici di Erice. A Caltagirone, città produttrice di ceramiche fin dal '500, i presepi sono realizzati in terracotta e rappresentano come cornice alla Natività, scene di vita contadina e pastorale animate da personaggi tipici di quella civiltà come il pastore che dorme, lo zampognaro, il venditore di ricotta o il cacciatore. La migliore produzione qualitativa di presepi in terracotta policroma si ebbe tra la fine del '700 e la prima metà dell'800 con la bottega dei fratelli Bongiovanni, Giuseppe e Giacomo e con il nipote Giuseppe Vaccaro eccellente artista. Tuttavia già agli inizi del '700 operavano artigiani rinomati come i "santari" Branciforti e Margioglio che contribuirono ad imporre Caltagirone anche come "Città del presepe". Più in genere nell'intero territorio isolano ebbe grande diffusione a partire dal '600, il presepe costruito con la tecnica usata nella produzione di statue d'altare: statuine in legno rivestite di stoffe immerse in un bagno di colla per renderle rigide e dai colori brillanti. Tra i più noti presepisti del genere il caposcuola Salvatore Matera, il Nolfo, il Ciotta, i Pisciotta e i Tipa. l



    IL PRESEPE DI GRECCIO:

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    Nel Natale 1223 San Francesco realizza in Greccio con l'aiuto della popolazione locale e di Giovanni Velìta, signore dei luoghi, un presepe vivente con l'intento di ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per vedere con i propri occhi dove nacque Gesù. Tutto fu approntato e, con l'autorizzazione di Papa Onorio III, in quella notte si realizzò il primo presepio vivente nel mondo. I personaggi che nella notte del 1223 animarono il "Presepio di San Francesco" sono quelli tramandati dalla tradizione e dalle fonti storiche, gli scritti di Tommaso da Celano e San Bonaventura:- San Francesco: che nel suo peregrinare giunge sul monte di Greccio nel 1208, dove incontra Messer Giovanni Velìta e la popolazione locale per farli partecipi della sua idea e chiedere la collaborazione necessaria alla realizzazione del progetto; - Giovanni Velìta: Signore di Greccio, discendente dai conti di Celano e della famiglia Berardi, che divenne grande amico del Santo e con lui collabora al progetto. Nonostante la sua avanzata età, non esitò a raggiungere San Francesco sui monti di Greccio per convincerlo a trasferirsi nel borgo e la, nei pressi di Fonte Colombo, il Santo di Assisi gli espresse il desiderio di rivivere a Greccio il mistero del Natale di Betlemme;- Alticama: figlia di Guido Castelli, Signore di Stroncone, sposa di Giovanni Velìta, che partecipa attivamente all'evento costruendo con le sue mani il simulacro del Bambino Gesù; - gli Araldi: guardie e servi fedeli del nobile Velìta che lo assistono in ogni sua attività e si recano in tutta la valle a convocare le genti per il Natale di Greccio; - i Nobili: cortigiani testimoni degli avvenimenti di quella mistica notte, vissuta al seguito del loro signore; - i Frati: compagni di Francesco, che lo seguivano fedelmente dovunque come Frà Leone, Rugino, Angelo, tre seguaci che in futuro, da Greccio, diedero testimonianza scritta della vita di San Francesco nella "Leggenda dei tre Compagni"; - il Popolo infine che accorre in massa al richiamo degli araldi portando ceri e fiaccole per rischiarare quella notte speciale, risalendo la selva con canti e preghiere animato da una fede profonda risvegliata in loro dal poverello di Assisi. In questi luoghi nacque e si sviluppò il santuario del Presepe di Greccio, ove dal 1973 ogni anno, come da tradizione, viene rievocato fedelmente l'Evento. L'idea di rappresentare il primo presepe vivente è stata di P. Valerio Casponi e oggi alla sua realizzazione partecipano circa cento persone tra figuranti e struttura tecnica, impegnati nella rappresentazione che si svolge a Greccio il 24 e 26 dicembre e il 6 gennaio. L'azione scenica si compie in quattro quadri: - nel primo "San Francesco alla Cappelletta" si narra dell'arrivo del Santo sui monti di Greccio dove si costruirà un rifugio, quello appunto chiamato "Cappelletta"; - nel secondo, detto del "Lancio del Tizzo", si può vedere il Santo che giunto nell'abitato di Greccio, sollecitato dalla popolazione locale, decide di stabilire la sua dimora nel luogo dove andrà a cadere un tizzo ardente lanciato da un fanciullo dalla piazza di Greccio. Per un prodigio, secondo la tradizione, il tizzo andò a cadere nel luogo dove sorge l'attuale Santuario Francescano;- nel terzo "Giovanni Velìta a Fonte Colombo", si assiste all'incontro del Signore di Greccio e di San Francesco, che si trovava a Fonte Colombo per la stesura della Regola dei Frati Minori, durante il quale il Santo esprime il desiderio di rivivere a Greccio la scena della Natività e ne sollecita l'aiuto; - nel quarto e conclusivo, si rivive l'atmosfera di quella notte santa del 1223 con la nascita del Bambinello mostrato al popolo da San Francesco. La leggenda vuole che il simulacro del S. Bambino si animasse tra le mani del Santo, benedicendo la folla riunita.



    Edited by gheagabry1 - 6/11/2019, 19:16
     
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    Le Origini del Presepe

    nativit_-_spagna

    Se pensiamo alle origini del presepe il nostro primo pensiero va a quella lontana notte del 1223 in cui San Francesco d'Assisi volle rappresentare la nascita di Gesù Bambino, riproponendo ai fedeli riuniti per ascoltare la sua parola, la scena della grotta di Betlemme, in una piccola chiesetta a Greccio.
    Fu il primo presepe vivente e la tradizione si è ripetuta nei secoli arrivando fino ai giorni nostri: numerosissime sono infatti in Italia e nel mondo le rievocazioni della Notte Santa. La raffigurazione della natività ha però origini ben più antiche, infatti i primi cristiani usavano dipingere

    o scolpire le scene della nascita di Cristo nei loro punti di incontro (ad es. le Catacombe romane); poi quando il Cristianesimo potè essere professato fuori dalla clandestinità, tale usanza continuò e scene con Giuseppe, Maria e il Bambino andaronno ad arricchire le pareti delle prime chiese. Si trattava di affreschi, rilievi e graffiti: per vedere le prime statue dobbiamo attendere la fine del 1200 e per lungo tempo ancora tale tradizione è rimasta prerogativa delle chiese e delle comunità religiose.

    Fino a quando bisogna attendere perchè le statue vengano prodotte in scale più piccole e conoscano la propria diffusione in tutte le case?

    Dobbiamo attendere fino al 1700: è Napoli (allora facente parte dei domini borbonici e al centro di fitti scambi commerciali con la Spagna ed il resto d'Europa) ad essere considerata la culla della diffusione dell'attuale presepio. Il tradizionale presepe napoletano era ed è costituito da statuine con un'anima in ferro imbottita, la loro testa è in terracotta ed i vestiti sono in stoffa. Prendendo spunto e ispirazione da qui dunque, ogni popolo, ogni artista hanno utilizzato i materiali più disparati, più congeniali o più facilmente reperibili; basti pensare che nella stessa Italia incontriamo tante
    tipologie di presepe: da quello napoletano alla cartapesta leccese, alla terracotta in altre zone della Puglia, alla cartapesta e al gesso della Toscana, al legno del Trentino solo per citarne alcune. Per non parlare poi dell'ambientazione che solitamente rispecchia il territorio e la cultura di chi li realizza, o meglio un mix tra questo e quanto si legge nei Vangeli, soprattutto nei cosiddetti vangeli apocrifi. Per intuire l'importanza dell'ambientazione e della scenografia basti guardare in ogni casa, in ogni presepe la trasformazione che ha interessato la rappresentazione della nascita del Bambin Gesù.... la natività risulta ormai sommersa da una serie infinita di personaggi e figure... pastori, zampognari, commercianti, e venditrici, viandanti. Ma la cosa che lo rende affascinante e bello è quest'insieme di personaggi che ognuno di essi ha un proprio significato, e da non dimenticare è la fase della progettazione e della costruzione. Alla fine ognuno che ha partecipato alla realizzazione del presepe è fiero del lavoro svolto e pronto a far vedere al propria opera d'arte a tutti gli ospiti....



    Edited by gheagabry1 - 6/11/2019, 19:18
     
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    Le tecniche di costruzione

    Premessa: Il presepe è la rappresentazione tridimensionale del Mistero della Nascita di Gesù Bambino. Il presepista sente e vive in una maniera speciale tale mistero e anche se incontra delle difficoltà nella realizzazione di tale rappresentazione, niente riesce a smorzare il suo entusiasmo.
    In questa sezione cercheremo di descrivere come costruire un presepe con le varie tecniche che si possono utilizzare e spieghiamo come realizzare piccoli scenari.

    LO SCHIZZETTO:

    presepe-popolare


    Quando si inizia a costruire un presepe, la prima cosa che si deve fare è uno schizzetto di progetto su quello che si vuole realizzare. Potete farlo sia su un foglio, sia su un pezzo di legno, insomma fatelo un pò dove volete.... Lo schizzetto anche se in modo grezzo serve per avere un'idea del progetto che si intende realizzare con la raffigurazione delle scene.
    Anche se a volte non è facile trasportare su carta le proprie idee, è necessario disegnare un bozzetto, anche se a grandi linee, di tutti quegli elementi che entreranno a far parte del tuo paesaggio: grotte, montagne, villaggi, corsi di fiume, fontane e soprattutto gli ambienti dove collocare i pastori.


    ipresepe-storico

    IL PROGETTO:



    progetto-presepeDa non dimenticare è il progetto del presepe da realizzare. Bisogna tracciare uno schizzo con vista dall'alto dove risulta la disposizione dei vari elementi che andranno a comporre il nostro presepe. Questa piantina eviterà di ammucchiare le costruzioni e sovrapporre paesaggi.
    Disegna lo spazio che hai a disposizione (il fondo è arrotondato per dare l'effetto del cielo che non ha righe dritte verticali come accadrebbe se noi non lo arrotondassimo).
    Suddividilo in diverse parti che andremo a chiamare piani.
    Nel primo piano si dispone la grotta della natività, gli edifici, la vegetazione, e le statue più grandi.
    In questo piano i particolari devono essere ben marcati.
    Nel secondo piano, meno grande del primo colloca i paesaggi, le piante e le statue più piccole. Qui i dettagli sono meno marcati.
    Nel terzo piano disponi solamente le montagne senza le statue. Qui i particolari sono impercettibili.
    Separa i vari piani con rocce, siepi, muretti realizzati n legno, ponti, siepi e come meglio può suggerirti la tua fantasia.





    LA PROSPETTIVA:

    prospettiva-presepe-1-pSe si vuole costruire un presepe scenografico non si può fare a meno di parlare della prospettiva.
    Se si guarda un paesaggio, si nota che gli oggetti vicini risultano più grandi di altri di uguale misura ma posti in lontananza. Guardando i binari di una linea ferroviaria in lontananza sembra che i binari si congiungano, mentre sappiamo che in realtà questi sono sempre paralleli.
    È opportuno che questa suggestiva sensazione si avverta anche quando si osserva un presepe e per ottenere tutto questo è sufficiente seguire alcune regole.


    prospettiva-presepe-3
    Linea dell'orizzonte:
    L'altezza dell'orizzonte del presepe deve coincidere con l'altezza degli occhi dell'osservatore. Di solito viene posizionata a circa 160 cm dal pavimento.
    L'altezza dell'impalcatura che dovrai costruire si determina sottraendo dall'altezza della visuale dell'osservatore quella delle statue in primo piano.
    Esempio se hai statue alte 15 cm, l'altezza del piano del presepe sarà di circa 145 cm (160-15=145).
    Questo accorgimento permette di guardare le statue del primo piano negli occhi, suscitando nell'osservatore l'impressione di entrare nel vivo del presepe.


    prospettiva-presepe-2
    Punto di Fuga:
    È il punto in cui convergono tutti gli elementi che costituiscono il presepe.
    Deve essere posto oltre il fondale del presepe. Indicativamente ad una distanza dal punto di osservazione pari al doppio della profondità del presepe e ad un'altezza uguale al punto in cui si trovano gli occhi di una persona.
    Fissando in questo punto uno spago e tendendolo fino alle costruzioni si otterranno tutte le inclinazioni esatte dei tetti, delle architravi, delle porte, delle finestre. Naturalmente andranno inclinate solo le linee orizzontali, mentre quelle verticali resteranno perpendicolari. Creando piccole siepi, ciottolati, una strada aiutano a convergere nel punto di fuga. La strada deve inoltre essere nascosta da svolte, da massi per poi riprendere lontanissima. Non bisogna mostrarla tutta fino all'ultimo piano.
    Per accentuare l'effetto prospettico della profondità bisogna circoscrivere il presepe coprendo i lati e costruendo un boccascena costringendo l'osservatore a guardarlo da un solo punto di vista.
    Anche la colorazione, che spiegheremo più avanti, è fondamentale per creare l'effetto della profondità. Infatti in primo piano avremo dei colori più vivi che si attenueranno man mano che andiamo verso il fondale.
    Attenzione nella collocazione dei personaggi e dei particolari!
    Un personaggio alto al punto da non entrare in una porta è fuori posto.



    LE PROPORZIONI:

    Per poter ottenere che tutti gli elementi da costruire siano dimensionati armoniosamente occorre che le misure siano proporzionate all'altezza delle statuette dei pastori.
    Esiste un metodo per avere l'esatta dimensione degli elementi e consiste nel moltiplicare l'altezza in cm delle statue che si utilizzano per le dimensioni reali (sempre in cm) dell'oggetto che si vuole realizzare; quindi dividere per 170.
    170 è un numero fisso e rappresenta nella realtà l'altezza media di una persona.
    ESEMPIO: pastori di cm 15 - tavolo cm 100
    (15x100)/170 = 1500/170 = 8.82 cm - h del tavolo che sarà collocato nel presepe.

    UTILIZZO DEL GESSO:

    Materiale: scagliola, contenitori di vario tipo (palloni di gomma tagliati a metà, spatole di misure diverse, punteruolo, pennelli, sega, lastre di cartongesso.

    La preparazione:
    presepe-gessoIn una bacinella riempita con acqua pulita getta il gesso delicatamente, come si usa fare con la polenta, finchè affiora dal pelo dell'acqua. Quando le bollicine d'aria sono cessate, con una cazzuola agita sempre da un verso finché l'impasto diventa una poltiglia cremosa.
    Non esiste una regola per stabilire quale sia la proporzione tra acqua e gesso. Dopo alcuni tentativi comunque è facile regolarsi.
    Utilizza come contenitore per l'impasto un mezzo pallone. Per togliere i residui di gesso rimasto è sufficiente schiacciarlo.

    Per evitare che il gesso indurisca rapidamente impedendo di lavorare versa prima l'acqua nel recipiente e poi il gesso. E' importante che l'acqua e il recipiente siano perfettamente puliti.
    Il gesso va versato polverizzandolo. Mescola il meno possibile.
    Quando vedrai il gesso che hai versato affiorare al pelo dell'acqua, lo lascerai riposare per alcuni minuti. Vedrai che si formerà un impasto morbido, che potrai lavorare tranquillamente anche per parecchio tempo. Buona regola comunque è impastare poco gesso alla volta.

    Affinché il gesso solidifichi rapidamente basta aggiungere una cucchiata di sale comune all'acqua dell'impasto. Se devi prepare il gesso da versare in uno stampo o preparare le lastre, mescola in fretta e molto bene il gesso.
    Il gesso teme l'umidità, conservalo in un locale asciutto ed aerato. Usare del gesso molto vecchio non conviene, si rischia di compromettere il risultato.



    Lavorazione del gesso:
    presepe-gesso-2Crea la base sommaria della ambientazione che vuoi realizzare in polistirolo od altro materiale leggero e poi ricoprila con uno spessore di circa 4-5 mm di gesso avendo cura di modellare già le rocce, il terreno, i muretti a secco e quant'altro; ti faciliterà poi il lavoro di scolpitura e finitura dei particolari.
    Se devi realizzare dei muri di case utilizza il cartongesso; non dovrai fare una lastra colata ma li puoi trovare già pronti per l'uso, robusti e allo stesso tempo morbidi da incidere.Si trovano in diversi spessori e con uno strato di carta su entrambi i lati. Togli la carta solamente da una parte, inumidendo la superficie con acqua calda.




    presepe-muro-2 presepe-muro-3 presepe-muro
    L'ILLUMIZAZIONE:

    Ciascun presepe richiede la propria luce secondo la scena rappresentata, l'ora da simulare e l'ambiente da riprodurre.
    Nella progettazione e realizzazione di un impianto elettrico occorre avere almeno qualche conoscenza generale di elettricità (utilizzo di varie tensioni, collegamenti in serie o in parallelo, potenza delle lampade, sezioni dei fili, utilizzo di trasformatori, ecc.).
    Fare attenzione alla collocazione delle fonti luminose (no vicino acqua, parti infiammabili, ecc.); si può rischiare l'incolumità propria e di altre persone!
    Si possono utilizzare svariati tipi di apparecchi per l'illuminazione quali:

    - Lampade normali ad incandescenza
    - Lampade con riflettori incorporati (faretti)
    - Lampade alogene
    - Lampade micro (a bassa tensione ad incandescenza o a pisello)
    - Lampade fluorescenti
    - Proiettori

    Illuminazione generale della scena
    Anche se una sola lampadina è sufficiente ad illuminare la scena si consiglia l'impiego di più lampade di potenza ridotta per ottenere una illuminazione più uniforme.
    Le lampade devono essere disposte il più in alto possibile per non essere viste.
    Sarà bene evitare ombre sul cielo, mettendo in prossimità dello sfondo una certa quantità di lampade di piccola potenza mascherandole perché non illuminino il primo piano.
    Tali lampade saranno colorate e con la possibilità di essere regolate con appositi dispositivi se si vuole simulare un certo periodo della giornata.

    Illuminazione della grotta
    Terminata l'illuminazione generale si prosegue evidenziando la natività.
    Utilizza opportuni proiettori e cerca di non illuminare il gruppo troppo fortemente, si corre il rischio di sminuire la bellezza della scena.
    Ha inoltre molta importanza la posizione dalla sorgente luminosa. La luce che entra dal paesaggio venga tutta dalla stessa direzione e non disturbi l'interno della grotta o capanna.

    Illuminazione di interni
    Si fa con lampade opportunamente nascoste utilizzando luce dosata ed evitando stridenti accostamenti di colore.
    Senza prove ed esperimenti non si possono raggiungere risultati soddisfacenti.

     
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    Il Presepe oggi...

    presepe-napoletano-1

    La vera portata e il lascito culturale del presepe napoletano risiedono nel realismo delle sue rappresentazioni. Ormai non è più solo un simbolo religioso, ma uno strumento descrittivo, unificante e identificativo della comunità a cui una persona appartiene, nella sua dettagliata composizione. Si potrebbe forse dire che il presepe napoletano è stato e rimane un veicolo di identifiicazione della "gens napoletana" e l'antesignano di quel realismo che ha caratterizzato le rappresentazioni teatrali e le produzioni cinematografiche napoletane.

    Oggi molti pastorai creano anche pastori che rispecchiano le personalità dei nostri tempi, quindi non c'è da meravigliarsi se si trovano personalità conosciuti nelle vetrine della caratteristica via San Gregorio Armeno, nel centro storico di Napoli, che è famosa in tutto il mondo per la produzione artigianale di pastori e presepi. Sono presenti mostre permanenti e negozi artigiani, che permettono di comprare e quindi costruire il presepe personale a proprio piacimento. Inoltre maestri artigiani costruiscono, oltre alle classiche statuette, pastori raffiguranti personaggi moderni, come ad esempio Totò, Pulcinella, Cannavaro, Zidane o... Berlusconi!


    In molti luoghi della Campania ci sono associazioni e gruppi di persone che ogni anno ripetono il rituale: agli inizi di Novembre danno l'avvio alla costruzione di presepi all'aperto che invitano a visitarli durante una passeggiata. Esistono anche esposizioni che vengono allestiti proprio in quel periodo.
    san-gregorio-armeno-presepi-napoletani

    1386766532896_La_via_dei_presepi_di_San_Gregorio_Armeno8-659x297



    Edited by gheagabry1 - 6/11/2019, 19:27
     
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    La magia del presepe


    Tra le cose che ci affascinano del presepe, ve ne sono tre, in particolare. Primo. Il bambino, la centralità dell'infanzia, la parte sognatrice, indifesa di noi. Secondo. Le luci che splendono nel buio. Un lumicino nella notte evoca suggestioni fiabesche incredibili. Rappresenta il definito nell'indefinito. Terzo. La pace del presepe, i suoi personaggi umili e ordinari, simbolo di uno stadio semplice e primordiale del cuore umano, privo di violenza e di ansia...Chiudi gli occhi, rilassati, lasciati cullare..

    la-magia-del-presepe-300x225



    Edited by gheagabry1 - 6/11/2019, 19:27
     
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    Presepe di das

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    Presepe fatto con i das, fimo o terra cotta


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    Piccolo presepe fatto di das

     
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