ILLUSTRAZIONI ed ILLUSTRATORI

......l'arte da fiaba.....

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  1. gheagabry
     
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    Giovanni Auriemma

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    Giovanni Auriemma nasce a Napoli nel 1976. Nel 2000 si diploma in scenografia presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli. Nel suo studio, tutto ciò che gli serve (libri, fogli, cd e attrezzature) è rigorosamente accatastato in pile dall'equilibrio precario. Una volta il suo umore era come quelle pile. Ha lavorato per un periodo come grafico dipendente coltivando privatamente la passione per l'arte digitale. Quella passione gli ha fatto vincere il terzo premio ad un concorso indetto dalla rivista Computer Arts. Da allora ha costruito un sito tutto per sé ed ha scoperto che mostrare le sue opere in giro è più divertente che farle vedere solo agli amici. Ha lasciato da poco il suo lavoro fisso e da oggi fa il grafico e l'illustratore freelance a Viterbo. Dopo questa decisione il suo umore non è più quello di una volta.


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    ...intervista...




    Parlaci un po' di te: di cosa ti occupi, come hai iniziato, i tuoi interessi ...

    Sono nato a Napoli e ho frequentato lì l’accademia di belle arti diplomandomi in scenografia 6 anni fa circa. Gli elaborati della tesi (l’Orestea di Eschilo, Novecento di Baricco, e la Cantatrice Calva di Ionesco) li realizzai interamente al computer dopo aver usato per 4 anni matite, acquerelli e inchiostri. Il mio insegnante di Scenografia mi incoraggiò su questa strada (e decise che era ora per lui di acquistare un Mac), altri restarono un po’ scettici sulla validità del mezzo. Accantonata l’idea di lavorare come scenografo ho provato il lavoro dipendente come grafico per circa 3 anni coltivando privatamente la passione per l’arte digitale. Naturalmente il tipo di lavoro e la routine mi hanno indotto a lasciare e a provare a scommettere sulle mie gambe. Come ogni bravo artista direbbe, mi coinvolgono diverse forme d’espressione: la pittura, la musica (di cui sono quasi onnivoro), la poesia, il cinema ... ma sarebbe meglio dire che mi interessa tutto ciò che non è statico e che nel suo movimento riesce a comunicare un pensiero, uno stato d’animo, un modo di percepire le cose.


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    Come nascono le tue realizzazioni? Che tecniche usi? C'è una situazione ideale per essere più creativi?

    Cerco spesso di combinare il calore degli inchiostri e della pennellata ad olio con le immagini fotografiche anche se alla fine lascio che queste ultime prendano il sopravvento. Un giorno spero facciano pace. L’idea per le mie opere più o meno nasce così: osservo un oggetto, una persona, una foto o leggo una frase da un libro e se si innesca il gioco delle associazioni allora provo a tradurre il tutto in immagini. Il passaggio non è così immediato, a volte prendo appunti affinché l’idea non si perda in qualche stanza del cervello, altre volte, se ho il materiale adatto, cerco di svilupparla immediatamente per vedere se acquista spessore. Può accadere infatti che il meccanismo delle assonanze resti solo un gioco formale e che il risultato non vada al di là di una bella immagine. In questo senso cerco di essere abbastanza rigido, di mantenere una certa disciplina nel costruire le mie opere attorno ad un'idea o a una sensazione precisa, e a non limitarmi a produrre immagini ad effetto anche se la potenzialità del mezzo potrebbe condurmi in quella direzione. E’ una maniera per me di rendere l’opera comunicativa e magari fruibile a vari livelli. In questo senso credo che imporsi un certo tipo di limitazioni compositive possa aiutare ad esercitare maggiormente la creatività.

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    Cosa cerchi di esprimere con le tue opere?

    Non ho delle tematiche ricorrenti su cui lavoro anche se la figura umana è spesso al centro dei miei lavori. Certamente mi piace contraddire la prevedibilità dell’immagine fotografica inserendo elementi inaspettati o inusuali. Il linguaggio della manipolazione fotografica ha senza dubbio scardinato l’idea che la fotografia possa rappresentare in qualche misura la realtà. Eppure, nonostante questa consapevolezza, il piccolo stupore che deriva dal nonsense di un certo tipo di immagini manipolate è rimasto inalterato. “C’è un solo modo di vedere le cose, finché qualcuno non ci insegna a guardarle con altri occhi” diceva Picasso: ecco, al di là dei temi su cui costruisco un lavoro, mi piacerebbe più semplicemente che le mie opere riuscissero a raccontare gli oggetti e le figure umane da un'altra prospettiva.


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    L'eterno dilemma: è meglio la tecnica oppure l'idea?

    In parte ho già risposto a questa domanda. La tecnica è importante quando non è limitata al virtuosismo compositivo ma diventa capacità di scegliere qual è l’involucro, la forma, lo stile più adatto a veicolare ciò che vogliamo trasmettere.

    Quali sono le tue principali fonti di ispirazioni? C'è qualche artista che ammiri in particolare e che prendi come esempio?

    Ho ammirazione e sono “debitore” nei confronti di diversi artisti. Mi piacciono le avanguardie del '900 in particolare il dadaismo (adoro Hanna Hoch, Max Ernst, Duchamp, Joseph Cornell, Raul Hausmann, Man Ray) e il surrealismo (molto più Magritte di Dalì ). E poi un po’ alla rinfusa: M.C. Escher, Francis Bacon, Alberto Giacometti, Jheronimus Bosh, Caspar David Friedrich, Egon Schiele, Caravaggio, Muybridge, Peter Greenaway, W. Eugene Smith, David Hockney, Stefano Ricci, Alfons Alt, Storm Thorgerson, Dave McKean e Joel Peter Witkin ... spero di non aver dimenticato nessuno.

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    braintwisting.com

    Edited by gheagabry1 - 13/2/2020, 00:36
     
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68 replies since 20/10/2011, 16:30   25027 views
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