MAROCCO

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    MARRAKECH



    Marrakech, o Marrakesh è una città del Marocco situata al centro-sud del Paese, a circa 150 km dalla costa dell'oceano atlantico.

    A Marrakech si individua la città vecchia, la medina, racchiusa entro le mura, ad ovest della quale è sorta la città nuova.....Jāmiʿ el-Fnā..È la piazza attorno alla quale si sviluppa la città vecchia e potrebbe essere considerata il centro vitale (e assolutamente caratteristico) di Marrakech. Al centro della medina, confina a nord con il quartiere dei suq e ad est con la Qasba, mentre da sud-ovest è dominata dalla moschea della Kutubiya. L'aspetto della piazza cambia durante la giornata: di mattina e pomeriggio è sede di un vasto mercato all'aperto, con bancarelle che vendono le merci più svariate (dalle stoffe ai datteri, alle spremute d'arancia, alle uova di struzzo etc.) e da "professionisti" dediti alle attività più svariate: le decorazioni con l'henné, i cavadenti, suonatori, incantatori di serpenti etc. Verso sera le bancarelle si ritirano e subentrano banchetti con tavole e panche per mangiare cibi preparati al momento e, più tardi, arrivano musicanti e cantastorie...La moschea Kutubiya è sovrastata dal ben più appariscente omonimo minareto: alto quasi settanta metri, è il minareto più antico (e completo) delle tre torri almohadi che ci sono giunte, insieme alla Giralda di Siviglia e la torre Hassan a Rabat. Il suo nome deriva dalla parola "kutub" e sembra indicasse il fatto o che nei dintorni fossero presenti venditori di libri sacri o scrivani che prestavano servizio agli analfabeti. Probabilmente i lavori iniziarono attorno al 1150, poco dopo che fu subentrata la dinastia almohade, e vennero completati dal sultano Yaʿqūb al-Mansūr (1184-1199).
    L'architettura è tipica marocchina, del periodo almohade: con decorazioni e fregi di maiolica bianca, turchese e blu ed arabeschi scolpiti, differenti sui quattro lati. Un tempo l'intonaco dipinto e le decorazioni a zellij coprivano tutta la superficie del minareto mentre oggi le piastrelle sono quasi scomparse....I suq e la medina alta
    La zona a nord della piazza Jema‘a al-Fnaa è occupata dai suq: mercati coperti che si articolano su numerose viuzze e piazzette, ciascuna delle quali è dedicata ad attività specifiche: venditori di pelli, lana, calderai, gioiellieri, tintori etc. I souk si stendono fino alla Moschea di Ben Youssef ed alla vicina medersa omonima.....Le Tombe Sa‘didi formano un complesso funerario le cui strutture furono fatte costruire dal Sultano Ahmad al-Mansūr. Eccettuati alcuni sepolcri antecedenti il periodo sa‘dide, la maggior parte di essi risale al 1557 e, pertanto, le tombe sono pressoché contemporanee alla Medersa Ben Youssef. Questo complesso venne "riscoperto" solo nel 1917, in condizioni di totale abbandono. Restaurate, sono divenute uno dei (pochi) monumenti veramente notevoli di Marrakech, sovraccariche di decorazioni in stucco e piastrelle zellij. Probabilmente le tombe si salvarono dalle distruzioni e dai saccheggi di Mulay Ismā‘īl poiché erano accessibili unicamente dalla moschea della Kasbah attraverso un passaggio nascosto.

    Marrakech è pervasa da un aroma d’infinite spezie diverse. Nell’aria si miscelano odori che vanno dalla fragranza del muschio all’harissa, ingrediente imprescindibile di ogni cous-cous che si rispetti. Ogni angolo ne è pervaso. Percorrendo pochi metri, il nostro olfatto passa dall’insopportabile fetore delle pelli poco conciate a una vera e propria distesa di fragranze naturali......I marocchini passano ore intere per strada, e fanno delle relazioni sociali il fulcro della loro cultura. Agli occhi del turista sembra strano notare quanto gli abitanti di Marrakech siano tutt’altro che prigionieri del tempo. La gente del posto non è schiava dell’orologio: tutti svolgono la propria attività senza però lasciare che lo stress rovini loro la salute.



    .....i giardini Majorelle....


    I Giardini Majorelle sono stati fondati da Jacques Majorelle artista francese che si trasferisce a Marrakech, dove acquista il terreno dove sorgeranno i giardini, per proseguire la sua carriera.
    Amante erudito dell'estetica dei souk di Marrakech, cattura nei suoi quadri la luce, i colori, le sfumature della vita quotidiana e il sud del Marocco avrà un ruolo importante nella sua esistenza.
    Nel 1947 decide di aprire al pubblico i giardini Majorelle, negli itinerari di Marrakech, che nel frattempo aveva riempito di elementi blu, di una particolare tonalità detta, appunto, bleu majorelle.
    In seguito a un incidente Jacques Majorelle dovette rientrare a Parigi dove morì nel 1962: alla sua morte i giardini vengono più o meno abbandonati fino a che, nel 1980, Yves Saint Laurent e Pierre Bergé non decidono di acquistarli e riportarli all'antico splendore.
    Si tratta di un vero e proprio giardino botanico, con specie provenienti dai 5 continenti, tartarughe e ben 15 specie diverse di uccelli. È un giardino islamico, secondo quanto prescrive il Corano: cinto da mura, come nei riad di Marrakech, con l'acqua al centro, è concepito come un paradiso terrestre.



    ....un pò storia....


    L'origine di questa regione è legata al popolo dei Berberi sin dai tempi antichi.
    Questo popolo, presente sul territorio africano da migliaia di anni, ha un'origine sconosciuta, anche se si afferma provenga dal Caucaso.
    Le origini della città di Marrakech risalgono ad un’epoca molto antica, secondo le ricostruzioni infatti l’abitato nacque tra il 1060 ed il 1070, sotto la dinastia Almoravide. La costruzione della città avvenne per volere di Yūsuf ibn Tāshfīn, capo militare che fu protagonista della conquista dei territori settentrionali del paese, nel corso della storia, la città fu sottoposta al dominio di altre dinastie, quella degli Almohade, che salì al trono nel 1184, gli esponenti della famiglia furono gli artefici della costruzione delle più importanti opere della città, quali ad esempio la Kasbah e la Moschea Kutubiyya.
    Verso la fine del 1300 la città di Marrakech subì importanti saccheggi e distruzioni e tornò al suo splendore solamente nel 1500, quando, grazie all’intervento della famiglia dei Sa’didi la città venne ricostruita, successivamente la città vide la dominazione della dinastia degli Alawita, in seguito ad alcuni conflitti con le città vicine, la città perse parte della sua importanza politica e sociale e la capitale del paese divenne la città di Meknes, Marrakech rimase comunque una città imperiale.
    L’importanza politica e commerciale della città si risollevò solamente nella seconda metà del XIX secolo, con l’arrivo dei Francesi.

    Millenaria, la città ha visto una successione di 5 dinastie che hanno fortemente influenzato il suo destino. Nel 602 gli Almoravidi fondano la città di Marrakech. Il loro dono più grande è d’aver portato l’acqua alla città, grazie ad un ingegnoso sistema di pozzi di captazione delle sorgenti e delle reti di canalizzazione. E’ a loro che si deve il palmeto, i giardini, gli orti e lo sviluppo e lo splendore di Marrakech, che diventò la capitale del Marocco.
    Nel XII secolo, gli Almohadi prendono il sopravento. Essi contribuiscono a migliorare i sistemi di irrigazione, allargano le mura, creano il primo ospedale della città che ospita lo studioso Averroè. Ci lasciano tra i monumenti la bella Koutoubia. Dopo questa grande epoca, i Merinidi conquistano il Sud del Marocco e si impossessano di Marrakech (1269) che perde il suo ruolo di capitale a favore di Fez.
    Nel 1554 con l’avvento dei Saadiani dal Souss, la città ritrova il suo status di capitale del Marocco. Inizia una nuova era, che culmina col regno di El Mansour detto El Dehbi “il Dorato” grazie alla sue favolose ricchezze provenienti dall’oro del Sudan. Fa erigere il grande e lussuoso Palazzo El Badi, una replica dell’Alhambra, abbellisce la città, dotandola di moschee, fontane, madrassa (università mussulmane) e prepara una magnifica necropoli, dove sono sepolti i personaggi principali della sua dinastia: le Tombe Saadiane.
    Nel XIX secolo sotto la dinastia Alaouita, Moulay Slimane ricostruisce la Moschea Ben Youssef e crea i giardini della Menara. Moulay Hassan e suo figlio Moulay Abdelaziz edificano magnifici palazzi: Daar Si Saâd e il Palazzo Bahia. Dopo la costruzione della città nuova, del Gueliz nel 1913 e del Mamounia nel 1923, Marrakech affascina artisti, scrittori e membri dell’aristocrazia mondiale. Nel 1931 il pittore Jacques Majorelle crea il suo famoso giardino. Nel 1935 Winston Churchill vi soggiorna regolarmente per dipingere e parla nelle sue memorie della sua “amata Marrakech”. Molte celebrità stregate da Marrakech hanno contribuito alla fama internazionale della città.
    (dal web)



    .....la magia...


    Il primo nome della città è stato Marroukech (“vai di fretta”) e la sua storia è iniziata alla fine del secolo X, intorno al piccolo nucleo della medina. Il fondatore di quella che nei secoli diventerà la più importante città del sud, è stato Yūsuf ibn Tāshfīn, il conquistatore almoravide del Marocco e della Spagna cristiana.
    Marrakech, durante la dinastia almohade, è stata la città più importante dell’occidente musulmano, capitale dell’impero del Magreb e Al-Andalus, la “Perla del Sud”. La città Rossa. Perché tutto a Marrakech è rosso. Le sue strade sono rosse. La sua polvere è rossa. Rossa è l’alba. Rosso il tardo pomeriggio. Metropoli regionale popolata da berberi Chleu, sahariani negri, tribù Rehamma, popolazioni del Dra e discendenti dei Mori andalusi. In Rue El Ksour c’è un internet cafè: computer vecchi e impolverati appoggiati su tavoli traballanti. L’obeso proprietario vende acqua, carta igienica, cartoline ingiallite. Dirimpetto all’esotico internet cafè c’è la macelleria, patria delle mosche di tutto l’Alto Atlante. La carne dissanguata strabocca dalle ceste di plastica. La moschea Kutubiya è sovrastata dall’imponente minareto.
    Piazza Jemaa el Fna. L’enorme carosello della vita. Del caos. Seduti su una terrazza, mentre le luci intorno agli ambulanti si illuminano. Salgono gli aromi, le grida, gli inviti a mangiare del pesce o a bersi un’aranciata. Dall’alto la piazza si presenta come un’infernale girone dei golosi. Il luogo più vivo della rossa Marakech significa “assemblea dei morti” perchè un tempo vi esponevano le teste dei condannati.
    Acrobati, cantastorie, comici, perdigiorno, incantatori di serpenti, maghi, musicisti, cavadenti, ristoratori ambulanti, danzatori Gnoaua originari delle oasi del sud animano questo largo spiazzo, creano un festival permanente di tradizione orale, un gigantesco bazar di berberi, sahariani e popoli dell’Africa nera. Marrakech, città intrisa di magia. Magici i suoi muri di terra riflessi di ruggine, di arancione, di rosa antico. Magiche le sue imponenti mura di argilla battuta, le sue duecento torri quadrate. Magica e palpabile la sua vasta medina.

    I souk. Marrakech, borgata dedita agli scambi. Crocevia fra il nord e il sud. Vassoi di rame, coperte, articoli di cuoio, armi arrugginite, monili, tappeti berberi chichaoua dal fondo rosso o ouaouzguit con ricchi ornamenti di motivi geometrici multicolori. L’ambra grezza con il suo prezioso profumo, l’erba per curare il raffreddore, ali di corvo, pasta lunare, gomma arabica, scorpioni, scorza di noce per massaggiare e fortificare le gengive, sapone nero, erbe d’amore. Recipienti per le tajines in terracotta, i panieri per la separazione del cuscus, alambicchi per distillare l’acqua di rose e i fiori d’arancio, ceste appuntite per conservare il pane, spiedini d’argento.
    Il Ras el hanout, la testa della bottega. Potente stimolante legato al numero magico tredici. Tredici sono le spezie che lo compongono. Pepe lungo, pepe nero, pepe di Guinea, cardamomo, macis, cantartide, noce moscata, curcuma, zenzero grigio, zenzero bianco, frutto di frassino, bacche di belladonna e cumino. Nei souk di Marrakech si sussurra che l’hascisc potrebbe sostituire la curcuma.
    Marrakech, città dove tutto sembra immutabile. Il tempo corre sotto le nostre parole. Camaleonti, henné, Ibn Battuta, spezie, sceriffi e venditori d’acqua. Parliamo veramente di tutto nei giorni che sembrano non finire mai e che si concludono in un soffio.
    Marrakech. Siamo ancora qui. Un sorso lento di tè alla mente. Il giorno sta per morire. Si accendono i fuochi. Piazza Jemma el Fna si riempie.
    ( Lorenzo Mazzoni, il reporter.it)


     
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    Casablanca


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    Casablanca
    الدار البيضاء



    Casablanca (in arabo: الدار البيضاء‎, pronunciato ad-Dāru-l-Baydā, in berbero: Tigmmi tumlilt, che significa appunto "la casa bianca") è una città del Marocco occidentale, situata sulla costa dell'Oceano Atlantico.
    Con una popolazione di circa 5,5 milioni di abitanti (censimento del settembre 2010), Casablanca è la più grande città del Marocco ed anche il suo porto principale; è quindi considerata la capitale economica. È una città moderna che non vanta un particolare patrimonio storico-artistico o ambienti particolari che la mettano al pari delle altre città marocchine. È sostanzialmente una metropoli moderna in cui accanto ai grandi palazzi di architettura moderna sorgono gruppi di misere abitazioni.

    Storia

    Casablanca venne fondata nel 1575 come "Casa Branca" ("casa bianca") dai portoghesi, che avevano distrutto la città di Anfa, che sorgeva nello stesso luogo, nel 1515. I portoghesi infine abbandonarono la città nel 1755, dopo l'aumentare degli attacchi da parte delle tribù musulmane circostanti.
    Nel 1911 passando il Marocco sotto protettorato francese il governatore Lyautey si adoperò per la valorizzazione dell'economia di Casablanca ove già nel XIX secolo la popolazione dell'area cominciò a crescere considerevolmente con l'aumentare del traffico commerciale marittimo. Casablanca fu un importante porto strategico durante la seconda guerra mondiale, ed ospitò nel 1943 un Summit anglo-statunitense.


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    Eventi


    Nel 1958, Casablanca ospitò una gara del campionato del mondo di Formula Uno, sul circuito di Ain-Diab.
    La città è servita dall'Aeroporto internazionale Mohammed V ed il suo porto è uno dei più grandi porti del mondo.[senza fonte]


    Monumenti e luoghi d'interesse

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    La Moschea di Hassan II, terza al mondo per dimensioni (dopo la Masjid al-Haram di La Mecca e la Moschea del Profeta di Medina). Il suo minareto, con 210 metri, è il più alto del mondo e compie anche le funzioni di faro per il porto. Venne costruita su progetto dell'architetto francese Michel Pinseau per celebrare il sessantesimo compleanno di Re Hassan II e venne completata nel 1993. Sorge in parte sull'oceano, occupa 90.000 metri quadrati, può ospitare fino a 20.000 fedeli che salgono a 80.000 col piazzale antistante ed è ricca di marmi di diversi tipi e di splendidi lampadari. Contiene anche una medersa (scuola coranica) con biblioteca e sale per conferenze; nei sotterranei ci sono sale per abluzioni e autorimesse.
    La medina vecchia con le sue stradine strette e tortuose è cinta da mura del XVI secolo e contrasta con la città moderna: pur non essendo curata come le omonime delle città imperiali, rappresenta uno spaccato tipico della società marocchina. C'è anche una medina nuova, costruita dal 1923 in vicinanza della città europea per dare una soluzione al problema dell'inurbamento, cerca di riprodurre in chiave architettonica più moderna ma basata su quella tradizionale, l'ambiente delle medine delle città marocchine con i souk, le botteghe artigiane, i negozi di souvenir per i turisti.

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    La chiesa di Notre Dame de Lourdes costruita nel 1953-56, di culto cattolico, il cui motivo di interesse è dato dalle vetrate di Gabriel Loire, maestro vetraio di Chartres che rappresentano temi mariani.




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    Cattedrale del Sacro Cuore: un tempo cattedrale cattolica della città, ora è sconsacrata e adibita a museo.

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    Mahakma pasha


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    Parc de la ligue arabe


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    da wikipedia
    foto web


    Edited by tomiva57 - 20/1/2012, 19:26
     
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    Rabat


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    Rabat
    الرباط



    Rabat è la capitale amministrativa del Marocco. La città è situata sulla costa atlantica del paese, sulla sponda sinistra del fiume Bouregreg, di fronte alla città di Salé. Conta 1,5 milioni di abitanti (2,3 milioni contando anche i sobborghi).
    Nel 2006 è previsto il lancio di un progetto (per un impegno di 5,1 miliardi di dollari americani spesi da investitori provenienti dagli Emirati Arabi Uniti) che ha lo scopo di valorizzare la valle del Bouregreg e si occuperà anche della sistemazione della zona costiera della capitale, che ha un'estensione di 330 ettari.


    Origine e sviluppo

    [[File:Palace gate.jpg|thumb|300px|left|La Kasba rabat e una razza
    Dopo l'insediamento di alcune popolazioni sul suo territorio, il 1150 può essere considerato l'anno della fondazione della città da parte del califfo ‛Abd al-Mù’min, che fece edificare una cittadella (la futura Kasbah des Oudaïa), una moschea e una residenza. Questo spiega l'origine del nome della città, infatti, con il nome arabo Ribāt al-Fath (ribāt della Vittoria) viene indicata una sorta di monastero-fortezza (ribat), in cui i volontari che si apprestavano a partire in età almoravide per il paese di al-Andalus, all'epoca sotto minaccia cristiana, si radunarono per procedere all'imbarco. Il complemento di specificazione "della Vittoria" (al-fath) era semplicemente benaugurante.
    Sarà poi compito del nipote di ‛Abd al-Mù’min, Ya'qub al-Mansūr, ingrandire e completare la città con le mura.
    Dopo il 1253 inizia un periodo di crisi, in concomitanza con l'assegnazione di capitale dello stato a Fez. Nel 1609, inseguito al decreto di espulsione di Filippo II, migliaia di Mori trovarono rifugio nella città, dando così una nuova spinta allo sviluppo della città.
    Nel 1912, Lyautey dichiara Rabat capitale del protettorato del Marocco e sede del residente coloniale. Nel 1956, con l'indipendenza del Marocco, la città diventa la capitale ufficiale.



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    Storia


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    La torre Hassan a Rabat, alta 44 metri



    La storia urbana di Rabat, del suo sito, dei suoi monumenti è una storia lunga otto secoli, cioè il tempo intercorso fra la creazione del nucleo iniziale (il già citato Ribat d'Abd al-Mumin) e la realizzazione della residenza coloniale del protettorato francese.
    È sul picco della scogliera che si estende sull'Oceano Atlantico che Abd al-Mumin fece costruire un ribat (la fortezza) per ospitare i soldati sulla via della conquista dell'Andalusia. A partire dal ribat, Abd al-Mumin e suo nipote Ya'qub al-Mansūr (erede di un impero che partiva dalla Castiglia per arrivare fino a Tripoli) progettarono una città grandiosa, racchiusa in mura imponenti, dotati di porte monumentali e con una moschea gigantesca, la moschea di Hassan, rimasta incompiuta, ma il cui progetto disegnava uno dei più grandi santuari del mondo musulmano.
    Sono molte le testimonianze della grandezza architettonica e artistica di Rabat: le mura, le porte monumentali, i minareti, i resti della moschea di Hassan. È da ricordare anche il mausoleo dedicato a Mohammed V, che grazie alle sue decorazioni rimane un'incredibile prova delle capacità artistiche degli artigiani della città.
    Dalla fine del XIII secolo fino all'inizio del XVII secolo, l'importanza di Rabat diminuì notevolmente.
    Dal 1610, Rabat ritornò allo sviluppo: numerosi rifugiati musulmani cacciati da Al-Andalus si stabilirono nella kasbah nella parte nord-ovest della città. Per qualche decina d'anni, Rabat (ai tempi conosciuta come Salé-le-Neuf) fu sede di una piccola repubblica marinara, la Repubblica di Bou Regreg.



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    Cultura

    Il teatro nazionale Mohammed V è una delle più grandi istituzioni culturali di Rabat, ma il suo costo supera le risorse a disposizione degli artisti marocchini; è stata aperta una collaborazione con le agenzie culturali europee al fine di stimolare e offrire una massima scelta di rappresentazioni artistiche, nonostante le difficoltà oggettive di mantenimento del teatro.

    Gallerie ufficiali:


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    Bab Rouah


    Bab El-Kébir
    Mohamed El-Fassi

    Lo spazio culturale indipendente L'appartement 22 è dedicato alla creazione contemporanea, marocchina e internazionale. Fondato dal critico d'arte Abdellah Karroum è diventato prima una residenza per artisti poi, dal 2004 una cooperativa.
    Dal 2000 sono stati lanciati grandi progetti culturali quali:
    la biblioteca pubblica
    il museo d'arte contemporanea
    l'Istituto Superiore della Musica e della Danza
    la biblioteca internazionale dell'arte moderna contemporanea



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    Gran teatro di Rabat




    Porte e mura


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    Mura di Rabat

    Alla fine del XII secolo fu costruita dagli Almohadi una imponente cinta a protezione dei lati sud e ovest della città. La cinta era composta da due lunghi muri rettilinei di una lunghezza complessiva di più di 5 chilometri, di uno spessore di più di due metri e di un'altezza media di più di otto metri.
    In questo modo fu protetta un'area di circa 120 ettari, che comprendeva la piana che domina la necropoli di Chella per garantire la difesa della città inferiore.

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    mura di bab


    La parte ovest era dotata di quattro porte (Bâb el Alou, Bâb el Had, Bâb er-Rouah, la quarta era acclusa all'attuale Palazzo Reale). La parte sud aveva una sola porta: Bâb Zaër.
    Bâb er-Rouah, capolavoro di estetica monumentale in pietra, dispiega, come la porta della kasbah, un decoro a losanghe tutt'attorno all'apertura a forma d'arco inscritto in un rettangolo. Come a Bâb Agnaou a Marrakech, degli archi più grandi riprendono, allargandolo, il motivo ad arco della porta, circondandolo di un'aureola sinuosa dagli angoli acuti, sormontata da un fregio con iscrizioni cufiche.
    All'inizio del XVII secolo, i rifugiati musulmani scacciati dall'Andalusia si trasferirono nella kasbah e in una parte dell'area cinta dagli Almohadi, delimitandola con una nuova muraglia: partendo da Bâb el Had, quest'ultima collega la cinta del XII secolo alla scogliera che domina il Bou Regreg e al Borj Sidi Makhlouf. Rettilinea e affiancata da torri, la muraglia andalusa che si estendeva per oltre 1400 metri, era in media alta 5 metri e spessa un metro e mezzo. Lungo la muraglia furono costruite tre porte: Bâb et-Then, oggi abbattuta, vicino all'odierno mercato municipale; Bâb el Bouoiiiba e Bâb Chella.
    All'inizio del XIX secolo fu costruito un nuovo bastione esterno, per una lunghezza totale di 4300 metri. Esso prolungava a sud le mura di cinta almohade, e le superava ad ovest fino all'oceano Atlantico, racchiudendo così un'area di oltre 840 ettari. Questa fortificazione era alta in media 4 metri e spessa circa un metro. Su di essa di aprivano quattro porte: Bâb el Qebibât, Bâb Témara, Bâb Marrakech et Bâb el Msalla. Questo bastione fu distrutto principalmente per facilitare il trasloco dalla città europea durante il protettorato. Dalle quattro porte principali della Medina, partivano le strade che collegavano, in particolare, Rabat a Casablanca e Marrakech.
    Lungo le mura di cinta almohade avevano luogo dei mercati settimanali, tra cui quelli di Souq el Had, vicino alla porta omonima. Inoltre, tra le due muraglie, si trovavano a sud l'Aguedal, collegato al palazzo reale, e a nord dei giardini d'arance i cui frutti, molto pregiati per la loro qualità, venivano esportati in Europa, come attestano i documenti dell'epoca.

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    Monumenti


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    Palazzo reale


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    La Kasba degli Oudaïa



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    La torre di Hassan: rovine della moschea voluta da Yaʿqūb al-Manṣūr, distrutta durante il terremoto di Lisbona del 1755


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    La necropoli di Chella




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    Il mausoleo di Mohammed V




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    da wikipedia
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    Tangeri



    Da Wikipedia



    La città di Tangeri (arabo Tanja, طنجة; latino Tingi) è un porto del Marocco settentrionale con una popolazione di 669.685 abitanti (censimento del 2004).
    Il suo nome deriverebbe da una corruzione del toponimo latino Tingis di probabile origine berbera.

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    Porto


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    Mercato a Tangeri




    Storia

    Tanja ha una storia antica e ricca, fu città fenicia, cartaginese, romana, e poi vandala, araba, portoghese, spagnola e britannica.
    Strappata dai Romani a Cartagine nel 146 a.C., al termine dei conflitti che opposero le due grandi potenze mediterranee, Tangeri divenne colonia nel 38 a.C. durante il secondo triumvirato con il nome di Tingi. Dopo la conquista di Claudio divenne capitale della Mauretania Tingitana. Nell'VIII secolo d.C. Tangeri divenne musulmana quando il governatore di Ifriqiya, Mūsà b. Nusayr, vi nominò come suo rappresentante il berbero Tāriq b. Ziyād.
    Nell'area si insediarono poi comunità kharigite e lo Sharīf Idrīs b. ‘Abd Allāh vi fondò un Emirato.
    Nel XV secolo i Portoghesi occuparono Ceuta (in arabo: Sabta) e nel 1471 Tangeri, dove rimasero fino al 1671, anno in cui gli Inglesi occuparono la città in quanto bene dotale di Caterina di Braganza, andata sposa a re Carlo II Stuart.
    Nel XVII secolo inizia l'azione indipendentista musulmana, impersonificata da al-Khadir Ghaylan dei Banu Gurfat. Solo nel 1666 però, con l'arrivo della dinastia alawita, Tangeri recuperò la sua indipendenza dall'occupante cristiano. Fu merito del sultano Mawlāy Ismā‘īl (1672-1727) se la città e il suo territorio tornarono a far parte della dār al-Islām (il territorio sottoposto alla Legge islamica).
    Nel XIX secolo la città conobbe una crescente fortuna commerciale. Nel 1856 un Trattato anglo-marocchino vietò i monopoli di Stato che fino ad allora ne avevano frenato lo slancio economico e finanziario. La popolazione passò da 5000 abitanti degli inizi del secolo ai 20.000 del 1878, un quinto dei quali di religione israelitica.
    Nel 1903-04 lo Sharīf Ahmad al-Raysuni s'impadronì di alcuni cittadini occidentali e nel 1905 il Kaiser Guglielmo II inviò una piccola squadra navale, con l'incrociatore Panther, sbarcando le sue truppe per proteggere gli interessi tedeschi in città (la cosiddetta "crisi di Tangeri").
    Nel 1912 con la soluzione della seconda crisi marocchina fu stabilito che Tangeri fosse sottoposta a regime internazionale.
    L'effettiva applicazione di tale regime iniziò peraltro solo nel 1923, e durò fino all'indipendenza del Marocco nel 1956. Esso comportava per Tangeri la neutralità politica e militare, la totale libertà di impresa e l'amministrazione internazionale sotto il controllo della Francia, della Gran Bretagna e della Spagna, cui si aggiunsero nel 1928 anche l'Italia, il Portogallo ed il Belgio.
    In tutto questo periodo l'economia crebbe vertiginosamente e Tangeri contava nel 1950 85 banche e oltre 4 000 società anonime, impegnate nel commercio e negli affari finanziari, mentre la popolazione si quadruplicava e gli europei (specialmente spagnoli) diventavano circa 40.000.

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    Antica e moderna, chic e cosmpolita: la seconda vita di Tangeri.



    Alessandra Gesuelli
    stile.it


    Chic e cosmopolita, la città è al centro di grandi investimenti. La casbah è uno straordinario mix di antico e moderno insieme, tra cafè dal fascino liberty e vecchie case trasformate in boutique hotel.
    Cambia tutto a Tangeri. La città sta vivendo una seconda vita. A cominciare dalla sua casbah. Restaurati gli antichi palazzi e trasformati in boutique hotel, rinnovate piazze e vicoli, sta diventando la nuova meta chic del Marocco. Sono lontani i tempi in cui questo luogo del Mar Mediterraneo evocava pericoli e aveva una pessima fama: terra di nessuno per ogni genere di traffico.

    A iniziare il cambiamento è stato il giovane re del Marocco Mohammed VI che ama molto la città e ha spinto per attrarre investimenti. Oggi la baia e il fronte del porto sono interessati da massicci cambiamenti che stanno modificando in modo forse troppo radicale la linea della costa. Il progetto più importante, Tanger Med, vedrà la nascita di un nuova area portuale e una marina per gli yacht, il cui centro direttivo è progettato dall'archistar Jean Nouvel. Gru e lavori in corso sono ovunque per realizzare nuovi complessi residenziali e turistici, in parte anche grazie agli investimenti degli Emirati Arabi.

    Nel frattempo nella casbah si continua a respirare un'aria d'altri tempi. Questa parte della città è oggi uno straordinario mix tra antico e moderno, di bohemienne e snob. Talvolta sembra di tornare ai tempi della cosmopolita Tangeri, agli inizi del Novecento e fino alla fine degli anni Sessanta, prima dell'abbandono. Quando la città ispirava pittori come Henri Matisse e scrittori come William S. Burroughs e Paul Bowles che qui realizzarono parte dei loro capolavori. Nella casbah, o nell'esclusivo quartiere residenziale appena fuori, hanno comprato casa designer di fama internazionale come Bruno Frisoni, direttore creativo di Roger Vivier, o scrittori come il francese Bernard-Henri Lévy che ha acquistato una abitazione vicino al mitico Café Hafa, luogo preferito negli anni Sessanta dai poeti della Beat Generation e perfino dai Rolling Stones.

    Nei caffè si respira ancora un'atmosfera davvero unica come nel Café Central, nella piazza del Petit Socco, che appare dal nulla dopo un dedalo di vicoli. O di fronte al Cinémathèque de Tanger, edificio anni '40 recuperato grazie a un attento restauro, simbolo della rinascita culturale della città. Altrettanto unici i nuovi esclusivi riad ricavati da antichi palazzi. L' Hôtel Nord-Pinus Tanger in Rue de Riad Sultan, propone eleganti suite, ciascuna con uno stile diverso e tutte decorate con pezzi d'artigianato a cominciare dalle ceramiche di Fez, decorate a mano. L'hotel ha un ristorante di cucina marocchina con tocchi francesi, aperto anche agli esterni e due splendide terrazze che guardano sulla casbah e il mare.

    Altrettanto fascino ha il Riad Tanja hotel. Ad attrarre è soprattutto il ristorante gestito dallo chef Moha Fedal, principale esponente della nouvelle cousine marocchina. Al centro dell'area shopping, proprio dietro al Grand Socco, l'Hotel El Minzah è un bell'esempio di restauro di una casa tradizionale. Le stanze si affacciano in parte sul fresco patio bianco. Ha anche una spa e una piscina, ora in fase di risistemazione. E' inoltre la base ideale per un giro di acquisti. Per tessuti e antichi gioielli berberi uno degli indirizzi più classici è Boutique Majid, su tre piani in Rue les Almouhades, 66. Tra i più ricercati La Galerie Tindouf, che propone bei pezzi d'antiquariato e d'arredo in Rue de la Liberté 72.

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    Giardini


    Tangeri

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    Il vento del deserto
    Fotografia di Martin Karius / My Shot




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    La città blu
    Fotografia di Dimitris Koutroumpas / My Shot
    Chefchaoen. Marocco 2012.

    Situata a Nord, nella catena montuosa del Rif, Chefchaoen è una meta turistica privilegiata, anche per la sua prossimità con la città di Tangeri e l'enclave spagnola di Ceuta. Fondata nel 1471 da esuli spagnoli (ebrei e musulmani), e considerata a lungo come "città sacra", Chefchaoen offre scorci molto simili a quelli che caratterizzano le cittadine andaluse





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    Tramonto occidentale
    Fotografia di Sergio Amiti / My Shot

    Il sole tramonta sopra uno stagno nei giardini di Menara, a Marrakesh. I giardini furono costruiti nel corso XII secolo; alle loro spalle si erge la catena montuosa dell'Atlante.




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    Fotografia di Guillem Lopez / My Shot

    Uno storno di gabbiani in volo sopra la città di Essaouira. Affacciata sull'Oceano Atlantico, la città ha circa 70.000 abitanti. Fino alla prima metà dell XIX secolo, Essaouira godette di grande prosperità, perché era uno dei principali porti dove venivano imbarcati i prodotti provenienti dalle vie carovaniere che attraversano il Sahara.




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    Fotografia di Joseph Koprek / My Shot Il sole tramonta su un mercato di Marrakesh. La città, dopo Casablanca, è considerato il maggior centro commerciale del Paese.



    national geographic
     
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    Agadir


    Da Wikipedia
    foto wikipedia e web




    Agadir è una città e porto del Marocco meridionale, capoluogo della Prefettura di Agadir-Ida ou Tanane nella regione di Souss-Massa-Draâ. Il nome significa in lingua berbera, granaio fortificato.
    Si affaccia sull'Oceano Atlantico, ai piedi dei monti dell'Atlante poco a nord rispetto a dove il fiume Sous sfocia nell'oceano.
    Fu fondata da marinai portoghesi nel 1505. Nel 1541 divenne territorio del Marocco e nel 1911 al culmine della tensione franco-tedesca la Germania inviò la nave da guerra Panther ad Agadir. L'incidente (noto come la crisi di Agadir) rischiò di scatenare la guerra tra i due paesi e fece sì che la Francia nel 1912 dichiarasse il Marocco suo protettorato mentre la Germania ottenne parte del Congo francese.
    Il 29 febbraio 1960 la città venne distrutta da un forte terremoto, nel quale circa 15.000 persone persero la vita.
    La città attuale venne ricostruita due chilometri a sud dell'epicentro e ora è un porto e località marina con un'ampia spiaggia sabbiosa.
    Agadir si trova in una zona mineraria ricca di cobalto, manganese e zinco che vengono imbarcati nel suo porto. Il turismo, la pesca e la lavorazione del pesce sono le attività economiche più rilevanti.
    Negli ultimi anni l'attività turistica ha subito un forte aumento per merito della costruzioni di ampie strutture turistiche nella periferia della città.
    Vi si trova l'aeroporto di Al Massira.


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    Taghazout

    Presso la città si trova il villaggio berbero di Taghazout

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    Taghazout (pronunciato Ta'razoot) è un villaggio del sud-ovest del Marocco che affaccia sull' Oceano Atlantico e dista 16 km da Agadir.
    Divenne famosa, alla fine degli anni '60, grazie a tutti coloro che partirono in quel periodo all'esplorazione della parte meridionale del Marocco.
    La maggior parte degli abitanti sono berberi. La pesca, il turismo e la produzione dell'olio di Argan sono le principali fonti di guadagno.
    La maggior parte degli introiti turistici viene dai surfisti provenienti da tutto il mondo, che ogni anno si radunano in questa baia: come a Calangute in India o a Kuta in Indonesia, la spiaggia che sorge appena a sud del villaggio è rinomata per la sabbia finissima e per le onde lunghe.

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    A 13 km lungo la costa si trova il villaggio di Tamraght
    Il villaggio si affaccia sull'Oceano Atlantico ed è una meta turistica in forte espansione in quanto località idonea per la pratica del surf.



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    Veduta del porto di Agadir

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    Veduta della collina su cui sorgeva la città di Agadir prima del terremoto dalla spiaggia dell'odierna Agadir. È visibile il motto del Marocco Dio, Patria, Re in caratteri arabi


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    Spiaggia-agadir


    agadir




    da: vacanzemarocco.com


    Cosa vedere ad Agadir


    Agadir è una cittadina di mare, molto turistica che offre al visitatore fantastiche spiagge, mercati dove fare acquisti ed una sana vita di mare.

    La strada costiera, che collega Agadir al Sahara è lunga circa 400 km, ma percorrendola si può raggiungere la foce del fiume Massa. Lì c’è uno stupendo parco naturale, chiamato Parco nazionale del Sous-Massa, dove sono ospitate tante specie di volatili ed animali selvatici. Camminando si può raggiungere anche Tiznit, costruita nel 1882 e caratterizzata dalle pietre rosa che compongono la città.


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    Ad Agadir, a causa del terremoto che la rase al suolo, restano oggi solo qualche moschea diroccata e le rovine dell'antica kasbah sulla sommità della collina di Cap Ghir, dove è presente, in grandi caratteri arabi, il motto del Marocco, “Dio Patria Re”. La costa è eccezionale. Il mare è sempre mite, almeno nell’insenatura appena sopra Agadir, caldo e denso di coreografici coralli e pesci variopinti; un paradiso per i subacquei.


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    LOCALITÀ

    Presso la città si trova il villaggio berbero di Taghazout.
    Taghazout è un villaggio del sud-ovest del Marocco che affaccia sull' Oceano Atlantico e dista 16 km da Agadir. La maggior parte degli abitanti sono berberi. La pesca, il turismo e la produzione dell'olio di Argan sono le principali fonti di guadagno. Come la spiaggia di Calangute in India o di Kuta in Indonesia, la spiaggia che sorge appena a sud del villaggio divenne famosa, alla fine degli anni '60, grazie a tutti coloro che partirono in quel periodo all'esplorazione della parte meridionale del Marocco. Ma la maggior parte degli introiti deriva dai surfisti di tutto il mondo che ogni anno si radunano in questa baia, particolare per la spiaggia finissima e per le onde lunghe.

    L'ANCIENNE TALBORJT E L'ANTICA KASBAH

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    L'ancienne Talborjt è una collina a ovest di Agadir i cui prati ricoprono la vecchia città distrutta dal terremoto. Sono qui sepolte le 15.000 vittime e il posto è diventato una specie di zona commemorativa dove i parenti delle vittime si recano per pregare per i propri cari.
    L'antica Kasbah si trova su una collina a nord del porto da cui si gode una bellissima vista della città. La fortezza fu eretta nel 1540 da un sultano saudita e fu poi restaurata nel 1752. Ciò che è sopravvissuto al terremoto non è gran che, se non un insieme di mura e di un arco con un'iscrizione in olandese e arabo che testimonia l'inizio del commercio olandese nel 1746 ma è l'unico ricordo della città distrutta dal terremoto.

    MUSÉE MUNICIPAL

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    Ospita collezioni di prodotti tipici marocchini creati dalle popolazioni delle montagne: gioielli berberi, prodotti in terracotta, tappeti e sculture in legno.
    Orari e prezzi: lun-sab ore 10.00-19.00. Ingresso 10 €.



    IL MERCATO SOUK "EL HAD"


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    Grandissimo mercato dove gli abitanti di Agadir fanno la spesa. Si trova a due passi dalla zona turistica di Agadir e si può trovare di tutto. Gioielli, vestiti, cibo, bevande e oggetti tipici sono solo alcune delle cose che potrete vedere e acquistare.
    Tempo massimo per vedere e girare tutto il souk: circa 3 ore.

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    MEDINA DI AGADIR


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    La Medina di Agadir, situata a 4 km a sud della città, fa parte di un progetto di Coco Polizzi, architetto italiano nato a Rabat ; è una specie di villaggio berbero ideale costruito con materiali tipici dei villaggi berberi ed ospita laboratori di artigiani.
    La Medina è visitabile dalle 8.30 alle 18.30 e l'ingresso costa 40 dirham (circa 4 euro) per gli adulti e 20 dirham (circa 2 euro) per i bambini sotto i 12 anni. Chiuso il Martedì.
    La Medina Coco Polizzi si trova a circa 15 minuti dal centro di Agadir.

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    Essaouira


    Da Wikipedia
    foto web




    Essaouira (arabo: الصويرة, al-Ṣawīra) è una città del Marocco, capoluogo della provincia omonima, nella regione di Marrakech-Tensift-El Haouz. La città è affacciata sull'Oceano Atlantico e conta circa 70.000 abitanti ed è capoluogo dell'omonima provincia.
    La sua medina è iscritta nella lista dei patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO.

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    Storia

    La città venne fondata, secondo la tradizione, da mercanti cartaginesi in un luogo abitato da popolazioni berbere. Ben presto la città divenne uno scalo commerciale sulla rotta verso il Golfo di Guinea e verso il III secolo a.C. fu ripresa dai berberi che vi instaurarono una monarchia.
    In seguito alla terza guerra punica il regno berbero di Essaouira entrò nell'orbita commerciale romana basandosi sull'industria della salagione e sulla tintura a base di porpora, ma perse la sua indipendenza nel 42d.C.,quando venne annessa alla provincia romana della Mauretania tingitana (da Tingis, antico nome di Tangeri).
    Parecchi secoli dopo la conquista araba, avvenuta nel VII secolo, la città si riprese dal suo lungo torpore quando venne riscoperta dai marinai portoghesi, che si installarono in città ribattezzandola Mogador (derivato da Sidi Mogdoul wali locale). L'arrivo degli europei coincise con la fioritura della comunità ebraica, che divennero intermediari politici e commerciali tra il sultano e le potenze straniere.
    Nel 1764, il sultano Mohammad III del Marocco decise di fare di Essaouira una base navale fortificata e chiamò pertanto l'architetto militare francese Théodore Cornut a ridisegnare la città. In tre anni i lavori stravolsero l'impianto urbanistico della vecchia Mogador per creare una città moderna di stampo europeo, con un largo viale centrale a portici e dritte vie trasversali; il tutto fu rinchiuso in una poderosa cinta di mura. Alla sua planimetria perfettamente regolare la città deve il suo nome attuale: «la ben disegnata».
    Fino alla prima metà del XIX secolo Essaouira vide crescere sempre più la sua importanza e la città godette di una formidabile prosperità grazie anche alla numerosa comunità ebraica, il cui numero era superiore a quello dei musulmani. Per anni unico porto marocchino aperto al commercio estero, Essaouira divenne un importante scalo marittimo dove venivano imbarcate le merci giunte in città attraverso le vie carovaniere.
    Il declino di Essaouira divenne rapido con l'instaurazione del protettorato francese sul Marocco (1912) e con lo sviluppo di altri porti (Casablanca, Tangeri e Agadir). Finita al margine delle rotte marittime a causa delle sue acque poco profonde, la città è rapidamente risorta negli ultimi cinquant'anni, grazie al turismo ma anche alla sua vocazione culturale e musicale.
    A conferma del cosmopolitismo di Essauira nel XIX secolo sono i cimiteri antichi arabi, ebrei ed europei affacciati sull'oceano.

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    La kasba e il quartiere ebraico

    La qasba, cioè la cittadella fortificata che difende il porto, è una piattaforma protetta da mura merlate su cui si trovano dei cannoni spagnoli dei secoli XVII e XVIII rivolti verso l'oceano: nelle casematte a pianterreno si trovano i laboratori degli intarsiatori su legno d'ebano e di cedro. Interessante è il Museo Sidi Muhammad ben ʿAbd Allah dedicato alle arti e alle tradizioni regionali con collezioni di strumenti musicali, raccolta di gioielli, di tappeti e costumi cittadini, di armi e pitture su legno e perfino riproduzioni dei disegni che si fanno sul corpo con l'henné in occasione di cerimonie o feste. Ormai abbandonato dagli ebrei il Mellah, quartiere ebraico. Gli ebrei costituivano agli inizi del XX secolo la maggioranza della popolazione di Essaouira ed una comunità ricca dedita al commercio e all'oreficeria: si contavano circa 17.000 ebrei contro meno di 10.000 musulmani. Molti ebrei vengono ogni anno in pellegrinaggio al cimitero ebraico dove è sepolto il gran rabbino Haim Pinto. La storia ebraica della città inizia con la sua fondazione operata dal sultano Mohammad III del Marocco, che incoraggerà gli ebrei a trasferirsi nella città per il commercio con l'Europa.



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    Cultura

    Essaouira a metà degli anni Sessanta fu il luogo dove si riunirono numerose comunità hippy che ospitarono tra l'altro artisti come Jimi Hendrix, Frank Zappa, Bob Marley, Sting. Ad attirare Jimi Hendrix a Essaouira fu lo gnaoua, la musica introdotta in Marocco dagli schiavi neri.
    Essaouira è anche nota per il suo Festival di musica gnaoua, che ha luogo ogni anno nel mese di giugno.
    Orson Welles ha girato ad Essaouira molte riprese del suo film Otello (1952).
    Sidi Ambak Bubi, che insegnò agli inizi dell'800 l'arabo al noto esploratore scozzese Mungo Park, scandalizzando per i suoi insoliti comportamenti e gli abiti i suoi concittadini, era originario di Mogador.

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    La spiaggia di Essaouira-Mogador protetta da una spettacolare duna naturale, adagiata lungo 4 km di spiaggia vergine che costeggia l'oceano

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    Tétouan



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    Medina di Tétouan (già nota come Titawin)




    Tétouan, o Tetuan, (arabo: تطوان, Tiṭṭawān) è una città arabo-berbera del Marocco, sita sulle pendici del Gebel Dersa, già capitale del protettorato spagnolo. È ancora capoluogo amministrativo del Rif occidentale e conta circa 300.000 abitanti, oltre a essere centro commerciale e industriale nei settori alimentari, del tessile e del cemento.

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    Storia

    Anticamente era una roccaforte militare per le operazioni contro Ceuta, fondata tra il 1305 e il 1307 dal sultano merinide Abu Thabit 'Amir. Diventò presto centro di guerra di corsa, tanto che nel 1399 la città fu distrutta da Enrico III di Castiglia e i suoi abitanti furono uccisi o deportati.
    Rifiorì all'inizio del XVI secolo per l'arrivo di molti ebrei e moriscos rifugiatisi in Marocco dopo la cacciata dalla Spagna nel 1492 ad opera di Ferdinando II di Aragona e Isabella di Castiglia (i "re cattolici"). L'immigrazione continuò fino al XVII secolo e comportò l'introduzione delle usanze raffinate e delle eleganti forme dell'arte ispano-moresca. La città dovette poi subire il blocco navale da parte di Filippo II nel 1565 e perse la raggiunta importanza commerciale, che riacquistò sotto il regno di Mulay Ismāʿīl (1672-1727) grazie allo sviluppo delle relazioni commerciali con l'Europa. Nel XIX secolo fu coinvolta nelle lotte fra Spagna e Inghilterra per la supremazia della regione, venne occupata dal 1860 al 1862 dalla Spagna e poi restituita al Marocco. Ritornò spagnola nel 1913 e tale rimase fino all'indipendenza del Marocco. La città oltre ai mori espulsi dalla Spagna accoglierà anche molti ebrei sefarditi dalla Spagna che prima della fondazione dello stato di Israele erano molto numerosi, mentre ora sono ridotti a poche decine.


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    Piazza della colomba bianca

    Luoghi di interesse


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    Riad Al Ochak replica dell'Alhambra di Granada, Spagna


    Come altre città marocchine ha quartieri di tipo europeo e la medina araba, circondata tuttora su tre lati da spesse mura e sovrastata dalla Kasba (cittadella militare), è un labirinto di scalette, di strade strette e tortuose che s'internano a volte nelle case e si slargano in piccole piazzette. Oltre ai sūq ci sono botteghe artigianali di ricamatrici, armaioli, tintori, conciatori di pelli, ed altre attività varie, all'interno della medina si trova il mellah, il quartiere ebraico.
    Nel Museo etnografico e d'arte marocchina, fondato nel 1926 e trasferito nel 1945 in una ex fortezza, le collezioni d'artigianato mostrano le tradizioni e le usanze del Marocco del nord, con i mobili, i tappeti, i ricami, le ceramiche, gli abiti tradizionali maschili e femminili usati nelle campagne, il vasellame, le suppellettili e gli utensili che rivelano l'influenza andalusa. Interessanti la collezione di strumenti musicali, la ricostruzione di una cerimonia nuziale e di una cucina con i forni usati per cuocere il pane, le carni e le verdure. Una sala è dedicata alle armi bianche e da fuoco compreso un piccolo cannone. Il Museo è situato attorno a un giardino andaluso con una fontana adorna di mosaici.

    Un altro museo il "Museo Archeologico" raccoglie soprattutto reperti della colonia romana Lixus con il famoso mosaico raffigurante le tre Grazie, oggetti in oro, bronzetti, fra i quali le statuette di Leda, di Ercole che solleva Anteo, di Teseo che abbatte il Minotauro, che risalgono al I secolo.
    Interessanti anche molti altri oggetti provenienti da scavi in località presso Tetuan: frammenti di ceramiche, bruciaprofumi punici, una collezione di monete romane, un'altra di ceramiche puniche, preromane e romane e serie di pesi romani, gioielli, lampade ad olio, strumenti vari per la pesca, la tessitura, la chirurgia ed altri. L'ingresso è vietato al palazzo del Khalifa perché oggi è uno dei tanti palazzi reali che il re ha in diverse città del Marocco, ed era all'epoca del protettorato residenza del califfo. Eretto nel XVII secolo e modificato nel 1948 e nel 1960 è un bell'esempio di architettura ispano-moresca.
    Caratteristico è il suq el-Fuki, lunga piazzetta dove si trovano i venditori di spezie, di stuoie, delle tipiche gallette "kesra" dei pasti marocchini ed i falegnami. Numerose sono le moschee con i loro minareti.

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    Tamuda

    A poca distanza da Tetuan si trovano le rovine dell'antica città di Tamuda i cui reperti degli scavi sono conservati nel museo archeologico di Tetuan. È ancora ben visibile il tracciato urbano di questo agglomerato urbano abitato nel III o II secolo da Berberi che intrattenevano rapporti economici con Cartagine. Venne distrutta dai Romani nel I secolo e trasformata nel II secolo in campo militare romano e dopo altri due secoli fu definitivamente abbandonata.


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    Costa di Ghomara

    Da Tetuan inizia la costa di Ghomara, il cui nome deriva dalla tribù berbera dei Ghomara che si convertì all'islamismo agli inizi dell'VIII secolo, partecipò alla rivolta contro il governatore di Tangeri e aderì al kharigismo, "eterodossia" islamica che per alcuni secoli conobbe una grande diffusione in Nordafrica.
    La costa, nonostante sia uno dei più bei tratti del litorale mediterraneo in cui si alternano pareti a strapiombo a piccole calette con villaggi di pescatori, è ancora poco abitata e poco frequentata dai turisti per la scarsità di attrezzature alberghiere e la difficoltà delle vie di accesso.
    Tetuan è la base da cui partire per un interessante viaggio nel Rif che, fino alla indipendenza del Marocco era praticamente privo di strade percorribili con mezzi meccanici ed oggi è meglio servito, anche se la guida deve essere prudente a causa delle numerose curve stradali.

     
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    I GIARDINI DI MARRAKECH



    L'orgoglio e la gioa di Marrakech sono i giardini, curati con una passione che ha ormai una tradizione secolare risalente al tempo degli Almoravidi. La verita' e' che oggi forse non ci sarebbe neanche una palma a Marrakech se questi sovrani non avessero cominciato a piantarne. Da allora i parchi si sono moltiplicati e nessuno qui trova straordinario che un giardino, al pari di un edificio, possa vantare un'origine antica.
    E' il caso ad esempio dell'AGuedal o Agdal, parola che significa appunto giardino, creato nel XII sec. dall'almohade Abd el-Moumen. Piu' piccolo e raccolto e' il giardino della Menara, il cui padiglione circondato da cipressi pare che fosse il luogo di incontro del sultano con le sue favorite.
    Per quanto riguarda il famoso palmeto di Marrakech, che occupa una superficie di 13.000 ettari, esso conta da solo almeno centomila alberi. Il sistema piu' rapido per visitarlo consiste nel farci un giro in macchina. Piu' suggestiva è la classica passeggiata in carrozzella, magari preceduta da un giro dei bastioni e delle porte monumentali in stile ispano moresco.

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    Raccomandiamo inoltre i giardini Majorelle situati a nord est del Gueliz. Creati negli anni Venti dal pittore francese Jacques Majorelle, unici nel suo genere, questi giardini ospitano bougainvillee, alberi del cocco, banani, palme, come pure piante esotiche e rare, alcune delle quali hanno strane sembianze dall'aspetto minaccioso.


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    fonte: maroccotime.com
    foto web
     
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