i bimbi crescono..aiutiamoli

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  1. Lussy60
     
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    Se inizia a dire parolacce
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    Il bambino impara in fretta e per imitazione. E questo vale anche per le parolacce che, in genere, compaiono intorno ai tre anni, quando il bimbo comincia ad andare all'asilo.

    "Ma da chi le avrà imparate?", si chiedono perplessi i genitori. Se il piccolo sente mamma o papà esprimersi con un termine nuovo, magari un'imprecazione concitata e improvvisa, sarà il primo a ripeterlo. Stessa cosa per l'asilo: ha appena ascoltato una parolaccia dagli amichetti e, una volta a casa, non perde un attimo per mettere al corrente i genitori della sua nuova scoperta.

    Vuole sperimentare "che effetto fanno"

    Per il bambino, le 'brutte parole' hanno lo stesso valore di quelle 'belle' perché il piccolo non conosce ancora il significato di certi termini. Percepisce, però, la forte reazione di disapprovazione che l'uso di un vocabolo colorito provoca nei genitori e nelle maestre. "Il bambino è affascinato dalla parolaccia: colpito dal tono di voce di chi la utilizza, ne coglie al volo l'effetto dirompente e irriverente", spiega Saverio Abbruzzese, psicologo e psicoterapeuta di Bari. "Se all'indignazione dei genitori si accompagnano, poi, risate sotto i baffi, nel bimbo l'impulso a ripeterla sarà ancora più forte. Invece, rendiamola da subito inefficace: non diamo cioè al bambino, nell'immediato, quell'attenzione che sta cercando, per non correre il rischio di rinforzare l'abitudine a dire parolacce solo per trovarsi al centro della scena. Se i genitori circondano il bambino di attenzioni subito dopo aver sentito una parolaccia, il piccolo continuerà imperterrito a utilizzarla perché è riuscito nel suo intento: quello di attirare l'attenzione di mamma e papà".

    Fermezza e coerenza

    È bene, quindi, intervenire senza tentennamenti, motivando il divieto. "Per prima cosa, bisogna spiegare al bambino che alcuni termini non vanno appresi e ripetuti, perché le parolacce possono avere un effetto spiacevole sugli altri e risultare, per questo, offensive. Cerchiamo, poi, di capire in quale ambiente il piccolo abbia appreso quel linguaggio, partendo proprio dal contesto familiare", osserva Abbruzzese. "Non c'è nulla che disorienti di più il bimbo dell'incoerenza dei genitori, specie se c'è un abisso tra insegnamenti e comportamenti. L'esempio dell'adulto è il principale metodo educativo. Evitiamo tutti quegli atteggiamenti di sconcerto e di indignazione che, anziché arginare il problema, non fanno altro che rafforzare la provocazione del bambino e accendere la sua innata curiosità". A mamma e papà spetta dunque il compito di insegnare al bimbo la distinzione tra parola e parolaccia, tra discorso e turpiloquio.



    Articolo di Elisa Fontana

     
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26 replies since 3/10/2011, 20:23   1552 views
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