LA FORZA DEL DESTINO

Giuseppe Verdi

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  1. tomiva57
     
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    La forza del destino
    Da Wikipedia



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    Enrico Caruso e Rosa Ponselle
    in una rappresentazione de La forza del destino



    Lingua originale: italiano
    Musica: Giuseppe Verdi
    Libretto: Francesco Maria Piave (Libretto online)
    Fonti letterarie: Don Alvàro o la Fuerza del Sino
    di A. Saavedra, duca di Rivas
    Atti: quattro
    Prima rappresentazione: 10 novembre 1862
    Teatro: Teatro Imperiale,
    San Pietroburgo
    Versioni successive:

    Teatro Apollo, Roma, 7 febbraio 1863, con il titolo Don Alvaro
    Teatro alla Scala, Milano, 27 febbraio 1869

    Personaggi:

    Il marchese di Calatrava (basso)
    Donna Leonora, figlia del marchese (soprano)
    Don Carlo di Vargas, figlio del marchese (baritono)
    Don Alvaro (tenore)
    Padre guardiano, francescano (basso)
    Fra Melitone, francescano (baritono buffo)
    Preziosilla, giovane zingara (mezzosoprano)
    Curra, cameriera di Leonora (mezzosoprano)
    Un alcade (basso)
    Mastro Trabuco, mulattiere, poi rivendugliolo (tenore buffo)
    Un chirurgo, militare spagnolo (tenore)

    La forza del destino è un'opera in quattro atti di Giuseppe Verdi.

    La prima rappresentazione assoluta ebbe luogo al Teatro Imperiale di San Pietroburgo, oggi Teatro Mariinskij il 10 novembre 1862. Gli interpreti e gli artisti coinvolti furono i seguenti:

    Marchese di Calatrava: Meo;
    Leonora: Caroline Barbot;
    Don Carlo di Vargas: Francesco Graziani;
    Don Alvaro: Enrico Tamberlick;
    Curra: Lagramanti;
    Preziosilla: Constance Nantier-Didiée;
    Alcade: Ignazio Marini;
    Mastro Trabuco: Geremia Bettini;
    Padre Guardiano: Gian Francesco Angelini;
    Fra Melitone: Achille De Bassini;
    Un Chirurgo: Alessandro Polonini;
    Un Granatiere: Buccolini;
    Scene: Andreas Leonhard Roller e Wagner;
    Costumi: Calvert, Natalie Pétroff, Stoliaroff;
    Concertatore: Giuseppe Verdi;
    Direttore d'orchestra: Eduardo Baveri.

    Il debutto italiano avvenne al Teatro Apollo di Roma il 7 febbraio 1863, con il titolo Don Alvaro.

    La seconda versione, per la quale Verdi aggiunse la celebre sinfonia, compose un nuovo finale e operò numerose altre modifiche, debuttò al Teatro alla Scala di Milano il 27 febbraio 1869. Inoltre il finale fu cambiato, perché nella prima versione russa, l'opera terminava con il suicidio di Alvaro, dopo la morte di Leonora, gettatosi da un burrone. Gli interpreti e gli artisti coinvolti nella prima furono i seguenti:

    Marchese di Calatrava: Giuseppe Vecchi;
    Leonora: Teresa Stolz;
    Don Carlo di Vargas: Luigi Colonnese;
    Don Alvaro: Mario Tiberini;
    Curra: Ester Neri;
    Preziosilla: Ida Benza;
    Alcade: Luigi Alessandrini;
    Mastro Trabuco: Antonio Tasso;
    Padre Guardiano: Marcel Junca;
    Fra Melitone: Giacomo Rota;
    Un Chirurgo: Vincenzo Paraboschi;
    Scene: Carlo Ferrario;
    Costumi: Serafino De Candia, Giovanni Pessina;
    Maestro del coro: Zirilli;
    Concertatore: Giuseppe Verdi;
    Direttore d'orchestra: Eugenio Terziani.



    Personaggi

    Marchese di Calatrava: nobilissimo signore spagnolo altero, che altamente sente lo spirito di casta, ed ancor più, se fosse possibile, il punto d'onore. Sui sessantacinque anni; capelli, baffi e pizzo grigi.
    Donna Leonora: figlia del marchese, i suoi 20 anni, dolcissima e passionata creatura che in sulle prime ama il padre, ma non al punto di anteporlo ad Alvaro, il quale è la sua esistenza, il suo universo. Ella soffre tutto colla rassegnazione d'un eroico amore e di migliore destino.
    Don Carlo: fratello di Leonora, Giovane ardente di 22 anni. Animato sempre dalla sete di vendicare l'offeso onore della sua casa; che risolutamente e tenacemente affronta ogni difficoltà, sprezza ogni pericolo pur di giungere al suo scopo.
    Don Alvaro: indo di regale stirpe, di anima ardentissima, indomita e sempre nobilmente generosa, avrà circa venticique anni.
    Padre guardiano: vero tipo di evangelica mansuetudine, d'incrollabile fede. Avrà 70 anni, candidi la barba e i capelli.
    Fra Melitone: frate laico buontempone, alquanto iracondo, ma facilmente pieghevole. Avrà circa 40 anni, sarà tabaccone, e avrà tutti gl'indizi dell'astuzia.
    Preziosilla: giovane zingarella, destra, spiritosa, civetta; avrà circa 20 anni e tutte le proprietà della sua specie.
    Curra: giovane in sul quinto lustro, spensierata, desiderosa di viaggiare, e che anche per ciò favorisce gli amori di don Alvaro colla sua signora.
    Alcade: uomo tipo, che appartiene all'innumerevole tribù degli importanti, ecc. di circa 50 anni.
    Trabucco: tipo originale, spiritoso e franco.



    Trama


    Tra il primo e il secondo atto passano circa 18 mesi. Tra il secondo e il terzo alcuni anni; e tra il terzo e il quarto oltre un lustro.


    Atto I

    Donna Leonora di Vargas (soprano) e don Alvaro (tenore), meticcio, per evitare l'opposizione al loro matrimonio del padre di lei, il marchese di Calatrava (basso), si preparano a fuggire nottetempo da Siviglia. Leonora, affezionata nonostante tutto al padre, medita sull'incertezza del proprio destino e dice addio alla terra natia. L'arrivo di Alvaro le fa svanire gli ultimi dubbi, ma i due vengono sorpresi dal marchese, che, tornato all'improvviso, rinnega la figlia e ordina ai servi di arrestare il giovane. Questi, proclamandosi unico colpevole, si dichiara pronto a subire la punizione del marchese e getta a terra la pistola, da cui parte un colpo che uccide il vecchio. I due sventurati amanti scompaiono nella notte.


    Atto II

    Il fratello di Leonora, don Carlo (baritono), deciso a vendicare la morte del padre, è alla ricerca dei due amanti. Giunto a Hornanchuelos si spaccia per uno studente agli occhi degli avventori di un'osteria, tra i quali si trovano dei pellegrini, la zingara Preziosilla (mezzosoprano), alcuni soldati, un mulattiere, e la stessa Leonora che, travestita da uomo, si sta dirigendo al Monastero della Vergine degli Angeli, nei pressi del quale intende vivere in eremitaggio. Dal racconto di don Carlo Leonora scopre che don Alvaro, creduto morto, è ancora in vita, e teme per la propria stessa incolumità: si appresta quindi a ritirarsi dal secolo con rinnovato vigore.

    Giunta al monastero, la giovane si affida alla Vergine pregando perché i propri peccati siano perdonati, quindi chiede un colloquio al padre guardiano (basso), cui rivela la propria identità e il desiderio di espiazione. Il padre, indulgente e comprensivo, l'avverte però che la vita che l'attende è piena di stenti e cerca di convincerla per l'ultima volta a ritirarsi in convento invece che in una misera grotta. Constatando la fiduciosa costanza di Leonora, tuttavia, acconsente al volere di lei e, consegnatole un saio, chiama a raccolta i monaci che, maledicendo chiunque oserà infrangere l'anonimato dell'eremita, si rivolgono in coro alla Madonna.


    Atto III


    Siamo in Italia, vicino a Velletri. È notte, infuria la lotta tra gli spagnoli e gli imperiali. Don Alvaro è capitato nei granatieri spagnoli e, non potendo sopportare oltre le sue sventure, spera di trovare la morte in battaglia. Rievocando il proprio passato di orfano, figlio di discendenti della famiglia reale Inca, ripensa alla notte fatale in cui vide per l'ultima volta Leonora, e, convinto che la giovane sia morta, le chiede di pregare per lui.

    Ad un tratto, sente il lamento di un soldato in difficoltà, accorre in suo aiuto e gli salva la vita: l'uomo altri non è che don Carlo, che però non riconosce il giovane indio. I due si giurano eterna amicizia. L'indomani, tuttavia, Alvaro stesso cade ferito e viene trasportato da don Carlo. Alvaro morente affida a Carlo una valigia con un plico sigillato contenente un segreto che non dovrà mai essere rivelato: alla sua morte il plico dovrà essere bruciato.

    Carlo giura di farlo, ma una volta solo, insospettito dall'orrore provato dall'amico al nome dei Calatrava, apre la valigia, dentro la quale trova un ritratto di sua sorella Leonora: vedendo confermati i propri sospetti, sfida don Alvaro a duello. I due hanno già incrociato le spade quando sopraggiunge la ronda: Alvaro scappa e trova rifugio in un monastero. Nell'accampamento, intanto, ricomincia la vita di sempre: la zingara Preziosilla predice il futuro e incita i soldati alla battaglia.


    Atto IV

    Nei pressi del Monastero degli Angeli il frate Melitone (baritono) distribuisce la minestra ai poveri. Questi, lamentandosi per il suo comportamento sgarbato, rimpiangono l'assenza del padre Raffaele, il nome scelto da don Alvaro al momento dell'entrata in monastero.

    Lo stesso padre Raffaele è richiesto da don Carlo, che, scoperto il nascondiglio di don Alvaro, lo sfida nuovamente a duello. In un primo momento don Alvaro rifiuta il confronto ma, sentendosi chiamare codardo e mulatto, si prepara ad incrociare nuovamente il ferro con lui.

    Presso la grotta dove si è ritirata, Leonora, riconoscendosi ancora innamorata di don Alvaro, piange il proprio destino. Sentendo improvvisamente dei rumori nelle vicinanze, si rifugia nel proprio abituro, ma è richiamata proprio da don Alvaro che, avendo ferito don Carlo a morte, cerca un confessore per dare all'agonizzante gli ultimi conforti. Terrorizzata, Leonora chiama aiuto ma, inaspettatamente riconosciuta dal giovane, si accinge a ricongiungersi con lui. Messa a parte del ferimento di don Carlo, tuttavia, si precipita da lui che, ancora ossessionato dal desiderio di vendetta, la pugnala. Raggiunta dal padre guardiano, Leonora spira tra le braccia di don Alvaro, augurandosi di ritrovarlo in cielo. Egli, rimasto definitivamente solo sulla terra, maledice ancora una volta il proprio destino.


    Organico orchestrale

    La partitura di Verdi prevede l'utilizzo di:

    3 flauti (II. anche ottavino), 2 oboe, 2 clarinetti, clarinetto basso, 2 fagotti
    4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, cimbasso
    timpani, tamburo, grancassa
    2 arpe
    archi

    Da suonare sul palco:

    organo, 6 trombe, 4 tamburi




    Brani celebri