ALESSANDRO MANNARINO ... x...

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  1. tomiva57
     
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    Alessandro Mannarino


    Alessandro Mannarino (Roma, 1979) è un cantautore italiano.


    Biografia

    Nato a Roma, ha iniziato l'attività artistica nel 2001. Nel 2006 ha fondato i Kampina una band formata da cinque elementi (trombone, basso, fisarmonica, batteria, violino e chitarra) con cui si è esibito nei principali locali della capitale.

    Nel 2009 intraprende la carriera solista con il disco Bar della rabbia, pubblicato dalla Leave music e distribuito dalla Universal Music. Il disco ottiene un buon successo di critica (è finalista al Premio Gaber e al Premio Tenco come miglior opera prima) e di pubblico, grazie anche alle numerose apparizioni televisive del cantante nella trasmissione Parla con me. Lo stesso anno fa il suo esordio sul palco del Concerto del Primo Maggio e inizia un tour in tutta Italia.

    Nel 2010 ha interpretato il ruolo di Rocco, un cantante italiano emigrato ad Amsterdam, nel film Tutto l'amore del mondo. In una scena del film canta la sua canzone Me so 'mbriacato.

    Il 15 marzo 2011 è uscito il suo secondo album solista, Supersantos.

    Supersantos

    Il 15 marzo 2011 è uscito il suo secondo album solista, Supersantos, interpretato dal vivo prima nel tour estivo Supersantos Live e poi nella tournée teatrale L'ultimo giorno dell'umanità.

    I primi due album sono stati raccolti in un cofanetto intitolato Capitolo Uno e uscito a dicembre 2011. A marzo partecipa come ospite all'anteprima nazionale dei 16 finalisti di Musicultura, dove già si era esibito, ma da concorrente durante la XX edizione nel 2009. A settembre 2011 Mannarino firma inoltre la sigla d’apertura della nuova stagione di Ballarò, la trasmissione condotta da Giovanni Floris su Rai Tre. Venerdì 11 novembre 2011 partecipa ad Alba al finissage della mostra La rivoluzione terrestre dell'artista Valerio Berruti, per cui compone il brano Vivere la vita, interpretato da Ruben Aprea.

    Nel 2012 partecipa al Concerto del Primo Maggio, a cui aveva partecipato anche nel 2009. Il 13 luglio viene premiato dalla Siae come "Miglior giovane compositore italiano". Sempre nell'estate del 2012 è anche iniziata la sua tournée chiamata SUPERSANTOS Tour. In autunno svolge la sua prima tournée americana nell'ambito dell'Hit Week Festival, suonando al Highline Ballroom di New York, all'Arts and Park Amphitheatre di Miami ed in fine al Leonardo Da Vinci Theatre di Montrèal.

    Assieme al musicista Tony Brundo compone le musiche del film Tutti contro tutti (2013) di Rolando Ravello.

    Al monte

    Annunciato il 9 aprile 2014 sul suo account twitter, il nuovo album di inediti Al monte, prodotto sempre dall'etichetta indipendente Leave Music e dalla Universal Music, esce ufficialmente il 13 maggio 2014. L'album viene anticipato dal singolo Gli animali, diffuso in radio e negli store digitali l'11 aprile. L'11 maggio inoltre Mannarino si esibisce in televisione, alla trasmissione Che tempo che fa (Rai 3) presentando il brano Malamor. Il 3 luglio iniziò il tour "Al Monte Live" a Villafranca (VR) per poi concludersi il 22 settembre a Mirabella Eclano (AV). Il 27 settembre 2014 ha ricevuto a Faenza il Premio “PIMI” del MEI come Miglior Artista Indipendente dell’anno “per il grande successo di pubblico e critica riscontrati con l’ultimo disco Al Monte”.


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    Discografia

    Album


    2009 - Bar della rabbia (Leave music)
    2011 - Supersantos (Leave music)
    2012 - Capitolo Uno (Leave music) Cofanetto che raccoglie i primi due dischi e una versione speciale di Supersantos con il brano inedito “Vivere la Vita”
    2014 - Al monte (Leave music/Universal music)


    Filmografia

    Tutto l'amore del mondo, regia di Riccardo Grandi (2010)
    Viva l'Italia, regia di Massimiliano Bruno (2012)


    Televisione

    Boris, episodio 3x07 "Come Durok", regia di Davide Marengo (2010)


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    fonte: wikipedia.org
    foto:musictory.it
    - roma.repubblica.it
    - onstageweb.com




    BAR DELLA RABBIA



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    Da stornellatore moderno e cantautore metropolitano Mannarino compone musiche di confine, eclettiche e contaminate, ispirate ai suoni ed ai volti di una via Casilina globalizzata dove Gabriella Ferri passeggia con Manu Chao e Domenico Modugno va a braccetto con Cesaria Evora. Nei suoi testi, macchiati dai forti toni del surrealismo, si vivono storie oniriche e tragicomiche di pagliacci, ubriachi e zingari innamorati. Partendo dalle sonorità e dai ritmi della musica popolare italiana Mannarino condisce il proprio mondo con elementi di musica balcanica e gitana, citazioni felliniane e evoluzioni circensi.

    da:ibs.it

    Brani

    1. Intro
    2. Me So' Mbriacato
    3. Svegliatevi Italiani
    4. Elisir D'Amor
    5. Le Cose Perdute
    6. Il Bar Della Rabbia
    7. Tevere Grand Hotel
    8. Scetate Vajo'
    9. Osso Di Seppia
    10. La Strega E Il Diamante
    11. Il Pagliaccio
    12. L'Amore Nero
    13. Soldi
    14. The End





    “Bar della Rabbia” con Alessandro Mannarino




    Talento emergente della nuova scena musicale italiana, a trent’anni Alessandro Mannarino, romano fino alla punta dei baffi, ha trovato la ricetta di una pozione musicale che combina la poesia dei testi alle sonorità provenienti dal mondo intero. E il mix fa il suo effetto.

    di Mathilde Auvillain

    Alessandro MannarinoAlessandro Mannarino | Romano fino alla punta dei baffiSono le 16 a San Lorenzo, quartiere alternativo di Roma, tra la Stazione Termini e il cimitero del Verano. In fondo alla strada appare un profilo, familiare per chi lo ha già visto in scena. Due occhi neri curiosi e un po’ meravigliati nascosti tra un cappello e dei baffi, simbolo dello stile che incarna. Alessandro Mannarino è piccolo di statura ma da tutti gli angoli della strada gli si grida “Grande Ale!”. A un anno dall’uscita del suo primo album “Bar della Rabbia”, Mannarino è già una star. E tuttavia fa finta di non saperlo. L’incontro vira rapidamente verso la “conversazione da bar”; anche questo fa parte del suo mondo immaginario, dei personaggi che incarna in scena e che racconta nelle sue canzoni. Prostitute, alcolisti, clown tristi, ciarlatani, innamorati delusi che si ritrovano tutti al bar della rabbia, dove il vino scorre a fiumi. «Un bicchiere di vino, è sempre un pretesto per lasciarsi andare, per levarsi la maschera che si indossa tutti i giorni - racconta stringendo il suo bicchiere - alla fine di una di una lunga notte di ebbrezza, si arriva finalmente a raccontare la propria storia e forse a descriversi in un altro modo. Qualche centinaia di anni fa, a qualche centinaia di metri da qui, Bacco, il dio della festa e del vino, trascinava i romani in orge oniriche, evasioni da un quotidiano talvolta troppo pallido. All’epoca di Giulio Cesare, Mannarino sarebbe stato dj dei baccanali e avrebbe animato le strade di Roma con delle musiche venute dai quattro angoli dell’impero. «A venti anni sono scappato via di casa e sono andato in giro di notte intorno alla Stazione Termini. Ho iniziato a fare il dj di world music in locali multietnici ed è così che ho scoperto dei modi di fare musica diversi da quelli che ascoltavo qui alla radio».

    Una canzone, uno shock, una scintilla

    Il suo universo musicale e le sue melodie trovano la loro ispirazione nel «blues delle origini venuto dal Mali e da quello del Mississipi, nella musica Klezmer, balcanica, nella bossa nova». Alessandro Mannarino si rifà inoltre ai chansonniers francesi e ai cantautori italiani e tra tutte queste influenze, egli ha trovato una legge comune: «è una legge che esiste in tutta la musica popolare e tradizionale. Ogni canzone deve portare in se stessa uno shock, una scintilla unica, che lascia un’impronta, un’idea». Ma la sua sorgente principale d’ispirazione resta l’infanzia. All’improvviso i suoi occhi neri brillano e i suoi baffi fremono. Sotto il cappello, la mano tra i capelli, il cantante è assorto nei suoi ricordi. Ritornano alla mente quei pomeriggi passati dai nonni ad ascoltare le canzoni tradizionali romane (gli stornelli romani): «per me Alvaro Amici e Gabriella Ferri, sono un po’ quello che il gospel era per Ray Charles». Mannarino ha messo tutto in un vaso, lo ha innaffiato dei poemi di Trilussa, condito di dialetto romano e ha riversato l’elisir per le strade di Roma. «La Roma che io racconto è la Roma del sogno, quella che di giorno io ho vissuto, calpestato, che la sera diventa un’altra cosa». Visione sublimata di una città eterna dal doppio volto. Porta del paradiso per alcuni, inferno in terra per altri. Un doppio volto, di cui il Casilino 900 è stato per molti anni il simbolo. E’ nel più grande campo rom d’Europa che Alessandro Mannarino ha girato il suo primo video clip, “Tevere Grand Hotel”. «I rom del Casilino 900, non hanno fatto niente a nessuno, se non arricchire un po’ gli italiani che, al semaforo rosso, hanno potuto vedere abiti diversi, gioielli diversi, occhi diversi».

    da: carebabel.it






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    Mannarino_Bar della Rabbia



    Al “Bar della Rabbia” con Alessandro Mannarino, l’ebbrezza è di casa. L’ebbrezza come stato di euforia e benessere che ti riempie la testa e il corpo, ma non viene sempre fuori da un bicchiere, anche se non è estranea all’odore di vino (Me so ubriacato) e al sapore della vita. Quella che vivi tutti i giorni e quella che non smetterai mai di sognare.

    Romano, spontaneo, voce roca, con una passione per i cappelli e per il folk di strada che arriva da tutte le parti e racconta di tutto il mondo, Alessandro Mannarino ha tradotto in suoni, parole e atmosfere, quel mondo metropolitano dall’anima multicolore che attraversa tutti i giorni e guarda dalla finestra di casa.

    Quella Roma che si scorge dalle finestre del Casilino, cara a Pasolini e Fellini, più al margine che in periferia, piena di personaggi surreali, ribelli, vagabondi, a caccia di identità nei posti più assurdi, tra un pagliaccio che canta di amori perduti, un barbone che trova una città in fondo al mare, streghe e diamanti, elisir d’amore e cose perdute, spose senza anello e soldi.

    “Bar della Rabbia” segna l’esordio discografico di un funambolo del lessico e del sound come Alessandro Mannarino, che di Roma si porta dietro la lingua, la strada e le storie, narrate da un folk meticcio che sa di stornelli, blues e ritmi zigani.

    Se lo chiediamo a Mannarino «La rabbia potrebbe essere un cubo di ghiaccio che si scioglie in un bicchiere di whisky. Per me questo disco è un whisky buono. La rabbia viene quando si è delusi, quando si è stati messi da parte, nel disco gli esiliati dalla normalità, i caduti, i disperati, trovano un posto in cui raccontarsi, riscattandosi forse pure dalla rabbia».

    La Roma di Mannarino è randagia e come potete constatare dal video del brano Tevere Grand Hotel, girato nel campo nomadi Casilino 900, nelle stanze sporche del Tevere Grand Hotel si compra oro e ruba amor.

    «Le parole della canzone sono nate di getto, ho descritto quello che vedevo dalla finestra di casa mia che era sopra al campo, ho immaginato una storia d’amore, ero senza una lira, ma pieno di speranza, sognavo che qualcosa succedesse … magari una ragazza. Ho visto lo stesso negli occhi di una ragazza rom e le ho scritto Tevere Grand Hotel».

    Se le passioni di Mannarino vanno da Trilussa a Tom Waits, da Ettore Petrolini a Gabriella Ferri, altrettanto eclettico è il percorso di crescita e formazione non solo musicale, che lo ha portato dalle osterie alla radio, dai festival alla televisione nel salotto della Dandini, dal teatro al cinema, dalla Casilina al Premio Tenco 2009.

    Per un assaggio dal vivo del “Bar di Mannarino”, rielaborato per l’occasione in chiave elettronica, potete approfittare della serata del 31 ottobre al Brancaleone, oppure fare un salto al Festival OliOlive di Castel Madama, il prossimo 15 novembre. Ma quando ho chiesto ad Alessandro dei progetti per il futuro mi ha risposto: «A maggio registro il prossimo album, continuerò a suonare in giro, e per il resto spero di non farmi fregare… soprattutto da me stesso».

    da: 06blog.it-cut-tv