Alessandro Mannarino (Roma, 1979) è un cantautore italiano.
Biografia
Nato a Roma, ha iniziato l'attività artistica nel 2001. Nel 2006 ha fondato i Kampina una band formata da cinque elementi (trombone, basso, fisarmonica, batteria, violino e chitarra) con cui si è esibito nei principali locali della capitale.
Nel 2009 intraprende la carriera solista con il disco Bar della rabbia, pubblicato dalla Leave music e distribuito dalla Universal Music. Il disco ottiene un buon successo di critica (è finalista al Premio Gaber e al Premio Tenco come miglior opera prima) e di pubblico, grazie anche alle numerose apparizioni televisive del cantante nella trasmissione Parla con me. Lo stesso anno fa il suo esordio sul palco del Concerto del Primo Maggio e inizia un tour in tutta Italia.
Nel 2010 ha interpretato il ruolo di Rocco, un cantante italiano emigrato ad Amsterdam, nel film Tutto l'amore del mondo. In una scena del film canta la sua canzone Me so 'mbriacato.
Il 15 marzo 2011 è uscito il suo secondo album solista, Supersantos.
Supersantos
Il 15 marzo 2011 è uscito il suo secondo album solista, Supersantos, interpretato dal vivo prima nel tour estivo Supersantos Live e poi nella tournée teatrale L'ultimo giorno dell'umanità.
I primi due album sono stati raccolti in un cofanetto intitolato Capitolo Uno e uscito a dicembre 2011. A marzo partecipa come ospite all'anteprima nazionale dei 16 finalisti di Musicultura, dove già si era esibito, ma da concorrente durante la XX edizione nel 2009. A settembre 2011 Mannarino firma inoltre la sigla d’apertura della nuova stagione di Ballarò, la trasmissione condotta da Giovanni Floris su Rai Tre. Venerdì 11 novembre 2011 partecipa ad Alba al finissage della mostra La rivoluzione terrestre dell'artista Valerio Berruti, per cui compone il brano Vivere la vita, interpretato da Ruben Aprea.
Nel 2012 partecipa al Concerto del Primo Maggio, a cui aveva partecipato anche nel 2009. Il 13 luglio viene premiato dalla Siae come "Miglior giovane compositore italiano". Sempre nell'estate del 2012 è anche iniziata la sua tournée chiamata SUPERSANTOS Tour. In autunno svolge la sua prima tournée americana nell'ambito dell'Hit Week Festival, suonando al Highline Ballroom di New York, all'Arts and Park Amphitheatre di Miami ed in fine al Leonardo Da Vinci Theatre di Montrèal.
Assieme al musicista Tony Brundo compone le musiche del film Tutti contro tutti (2013) di Rolando Ravello.
Al monte
Annunciato il 9 aprile 2014 sul suo account twitter, il nuovo album di inediti Al monte, prodotto sempre dall'etichetta indipendente Leave Music e dalla Universal Music, esce ufficialmente il 13 maggio 2014. L'album viene anticipato dal singolo Gli animali, diffuso in radio e negli store digitali l'11 aprile. L'11 maggio inoltre Mannarino si esibisce in televisione, alla trasmissione Che tempo che fa (Rai 3) presentando il brano Malamor. Il 3 luglio iniziò il tour "Al Monte Live" a Villafranca (VR) per poi concludersi il 22 settembre a Mirabella Eclano (AV). Il 27 settembre 2014 ha ricevuto a Faenza il Premio “PIMI” del MEI come Miglior Artista Indipendente dell’anno “per il grande successo di pubblico e critica riscontrati con l’ultimo disco Al Monte”.
Discografia
Album
2009 - Bar della rabbia (Leave music) 2011 - Supersantos (Leave music) 2012 - Capitolo Uno (Leave music) Cofanetto che raccoglie i primi due dischi e una versione speciale di Supersantos con il brano inedito “Vivere la Vita” 2014 - Al monte (Leave music/Universal music)
Filmografia
Tutto l'amore del mondo, regia di Riccardo Grandi (2010) Viva l'Italia, regia di Massimiliano Bruno (2012)
Televisione
Boris, episodio 3x07 "Come Durok", regia di Davide Marengo (2010)
Da stornellatore moderno e cantautore metropolitano Mannarino compone musiche di confine, eclettiche e contaminate, ispirate ai suoni ed ai volti di una via Casilina globalizzata dove Gabriella Ferri passeggia con Manu Chao e Domenico Modugno va a braccetto con Cesaria Evora. Nei suoi testi, macchiati dai forti toni del surrealismo, si vivono storie oniriche e tragicomiche di pagliacci, ubriachi e zingari innamorati. Partendo dalle sonorità e dai ritmi della musica popolare italiana Mannarino condisce il proprio mondo con elementi di musica balcanica e gitana, citazioni felliniane e evoluzioni circensi.
da:ibs.it
Brani
1. Intro 2. Me So' Mbriacato 3. Svegliatevi Italiani 4. Elisir D'Amor 5. Le Cose Perdute 6. Il Bar Della Rabbia 7. Tevere Grand Hotel 8. Scetate Vajo' 9. Osso Di Seppia 10. La Strega E Il Diamante 11. Il Pagliaccio 12. L'Amore Nero 13. Soldi 14. The End
“Bar della Rabbia” con Alessandro Mannarino
Talento emergente della nuova scena musicale italiana, a trent’anni Alessandro Mannarino, romano fino alla punta dei baffi, ha trovato la ricetta di una pozione musicale che combina la poesia dei testi alle sonorità provenienti dal mondo intero. E il mix fa il suo effetto.
di Mathilde Auvillain
Alessandro MannarinoAlessandro Mannarino | Romano fino alla punta dei baffiSono le 16 a San Lorenzo, quartiere alternativo di Roma, tra la Stazione Termini e il cimitero del Verano. In fondo alla strada appare un profilo, familiare per chi lo ha già visto in scena. Due occhi neri curiosi e un po’ meravigliati nascosti tra un cappello e dei baffi, simbolo dello stile che incarna. Alessandro Mannarino è piccolo di statura ma da tutti gli angoli della strada gli si grida “Grande Ale!”. A un anno dall’uscita del suo primo album “Bar della Rabbia”, Mannarino è già una star. E tuttavia fa finta di non saperlo. L’incontro vira rapidamente verso la “conversazione da bar”; anche questo fa parte del suo mondo immaginario, dei personaggi che incarna in scena e che racconta nelle sue canzoni. Prostitute, alcolisti, clown tristi, ciarlatani, innamorati delusi che si ritrovano tutti al bar della rabbia, dove il vino scorre a fiumi. «Un bicchiere di vino, è sempre un pretesto per lasciarsi andare, per levarsi la maschera che si indossa tutti i giorni - racconta stringendo il suo bicchiere - alla fine di una di una lunga notte di ebbrezza, si arriva finalmente a raccontare la propria storia e forse a descriversi in un altro modo. Qualche centinaia di anni fa, a qualche centinaia di metri da qui, Bacco, il dio della festa e del vino, trascinava i romani in orge oniriche, evasioni da un quotidiano talvolta troppo pallido. All’epoca di Giulio Cesare, Mannarino sarebbe stato dj dei baccanali e avrebbe animato le strade di Roma con delle musiche venute dai quattro angoli dell’impero. «A venti anni sono scappato via di casa e sono andato in giro di notte intorno alla Stazione Termini. Ho iniziato a fare il dj di world music in locali multietnici ed è così che ho scoperto dei modi di fare musica diversi da quelli che ascoltavo qui alla radio».
Una canzone, uno shock, una scintilla
Il suo universo musicale e le sue melodie trovano la loro ispirazione nel «blues delle origini venuto dal Mali e da quello del Mississipi, nella musica Klezmer, balcanica, nella bossa nova». Alessandro Mannarino si rifà inoltre ai chansonniers francesi e ai cantautori italiani e tra tutte queste influenze, egli ha trovato una legge comune: «è una legge che esiste in tutta la musica popolare e tradizionale. Ogni canzone deve portare in se stessa uno shock, una scintilla unica, che lascia un’impronta, un’idea». Ma la sua sorgente principale d’ispirazione resta l’infanzia. All’improvviso i suoi occhi neri brillano e i suoi baffi fremono. Sotto il cappello, la mano tra i capelli, il cantante è assorto nei suoi ricordi. Ritornano alla mente quei pomeriggi passati dai nonni ad ascoltare le canzoni tradizionali romane (gli stornelli romani): «per me Alvaro Amici e Gabriella Ferri, sono un po’ quello che il gospel era per Ray Charles». Mannarino ha messo tutto in un vaso, lo ha innaffiato dei poemi di Trilussa, condito di dialetto romano e ha riversato l’elisir per le strade di Roma. «La Roma che io racconto è la Roma del sogno, quella che di giorno io ho vissuto, calpestato, che la sera diventa un’altra cosa». Visione sublimata di una città eterna dal doppio volto. Porta del paradiso per alcuni, inferno in terra per altri. Un doppio volto, di cui il Casilino 900 è stato per molti anni il simbolo. E’ nel più grande campo rom d’Europa che Alessandro Mannarino ha girato il suo primo video clip, “Tevere Grand Hotel”. «I rom del Casilino 900, non hanno fatto niente a nessuno, se non arricchire un po’ gli italiani che, al semaforo rosso, hanno potuto vedere abiti diversi, gioielli diversi, occhi diversi».
da: carebabel.it
Mannarino_Bar della Rabbia
Al “Bar della Rabbia” con Alessandro Mannarino, l’ebbrezza è di casa. L’ebbrezza come stato di euforia e benessere che ti riempie la testa e il corpo, ma non viene sempre fuori da un bicchiere, anche se non è estranea all’odore di vino (Me so ubriacato) e al sapore della vita. Quella che vivi tutti i giorni e quella che non smetterai mai di sognare.
Romano, spontaneo, voce roca, con una passione per i cappelli e per il folk di strada che arriva da tutte le parti e racconta di tutto il mondo, Alessandro Mannarino ha tradotto in suoni, parole e atmosfere, quel mondo metropolitano dall’anima multicolore che attraversa tutti i giorni e guarda dalla finestra di casa.
Quella Roma che si scorge dalle finestre del Casilino, cara a Pasolini e Fellini, più al margine che in periferia, piena di personaggi surreali, ribelli, vagabondi, a caccia di identità nei posti più assurdi, tra un pagliaccio che canta di amori perduti, un barbone che trova una città in fondo al mare, streghe e diamanti, elisir d’amore e cose perdute, spose senza anello e soldi.
“Bar della Rabbia” segna l’esordio discografico di un funambolo del lessico e del sound come Alessandro Mannarino, che di Roma si porta dietro la lingua, la strada e le storie, narrate da un folk meticcio che sa di stornelli, blues e ritmi zigani.
Se lo chiediamo a Mannarino «La rabbia potrebbe essere un cubo di ghiaccio che si scioglie in un bicchiere di whisky. Per me questo disco è un whisky buono. La rabbia viene quando si è delusi, quando si è stati messi da parte, nel disco gli esiliati dalla normalità, i caduti, i disperati, trovano un posto in cui raccontarsi, riscattandosi forse pure dalla rabbia».
La Roma di Mannarino è randagia e come potete constatare dal video del brano Tevere Grand Hotel, girato nel campo nomadi Casilino 900, nelle stanze sporche del Tevere Grand Hotel si compra oro e ruba amor.
«Le parole della canzone sono nate di getto, ho descritto quello che vedevo dalla finestra di casa mia che era sopra al campo, ho immaginato una storia d’amore, ero senza una lira, ma pieno di speranza, sognavo che qualcosa succedesse … magari una ragazza. Ho visto lo stesso negli occhi di una ragazza rom e le ho scritto Tevere Grand Hotel».
Se le passioni di Mannarino vanno da Trilussa a Tom Waits, da Ettore Petrolini a Gabriella Ferri, altrettanto eclettico è il percorso di crescita e formazione non solo musicale, che lo ha portato dalle osterie alla radio, dai festival alla televisione nel salotto della Dandini, dal teatro al cinema, dalla Casilina al Premio Tenco 2009.
Per un assaggio dal vivo del “Bar di Mannarino”, rielaborato per l’occasione in chiave elettronica, potete approfittare della serata del 31 ottobre al Brancaleone, oppure fare un salto al Festival OliOlive di Castel Madama, il prossimo 15 novembre. Ma quando ho chiesto ad Alessandro dei progetti per il futuro mi ha risposto: «A maggio registro il prossimo album, continuerò a suonare in giro, e per il resto spero di non farmi fregare… soprattutto da me stesso».
Le cose perdute Una donna comprò il suo cappello per avere una smorfia riparata Un vecchio stravecchio passandole accanto abbozzò un'espressione molto canuta Ricordando l'amore perduto, perduto in mezzo alla strada, me ne vado, disse per la strada come un autobus senza fermata. con le sedie vuote e tutto il resto verso il deposito mi appresto senza tutto il resto pazienza del resto. Le moldave scoperte dal maestrale quella sera cenarono in famiglia nella luce di un telegiornale in mezzo ad un padre una madre ed una figlia. Sulle briciole della tovaglia i Re Magi mangiavano a scrocco un prete convinto dallo scirocco ripensò a quello che aveva fatto e trovandosi sotto il giudizio nè di un Dio nè di un tribunale disse vino al vino pane al pane era meglio andare a puttane. Nella giungla scomposta del letto una donna senza un difetto si incastrò dentro ad una ruga, scelse la morte come unica fuga. Nel girone dei rivoltosi comunisti pieni di baffi rigirandosi verso la bora sentirono il vento prenderli a schiaffi e per non dargli la soddisfazione fecero finta di non sentire chi strinse i denti, chi i pugni chi il rosario prima di morire. Un giovane marinaio nel mare che fa paura si travestì da scimmia ridente dentro al libeccio di una puntura. Si svegliò sopra uno scoglio a contemplare le proprie idee aspettò il vento ma passò l'onda tinse di lacrime tutte le vele.
Video
Al bar della rabbia
Quanno un giudice punta er dito contro un povero fesso nella mano strigne artre tre dita che indicano se stesso. A me arzà un dito pe esse diverso me fa più fatica che spostà tutto lUniverso. So na montagna... se Maometto nun viene... mejo... sto bene da solo, er proverbio era sbajato. So lodore de tappo der vino che hanno rimannato ndietro so i calli sulle ginocchia di chi ha pregato tanto e nun ha mai avuto e ce vo fegato... ahia... So come er vento... vado ndo me va... vado ndo me va ma sto sempre qua. E brindo a chi è come me ar bar della rabbia e più bevo e più sete me vie sti bicchieri so pieni de sabbia. So er giro a voto dellanello cascato ar dito della sposa che poi lha raccorto e me lha tirato e io je ho detto: mejo... sto bene da solo... Senza mogli e senza buoi e se me libero pure dei paesi tuoi sto a cavallo... e se me gira faccio fori pure er cavallo tanto vado a vino mica a cavallo. So er buco nero der dente cascato ar soriso dela fortuna e la cosa più sfortunata e pericolosa che mè capitata nella vita è la vita, che una vorta che nasci, giri... conosci... intrallazzi... ma dalla vita vivo nunne esci... uno solo ce lha fatta... ma era raccomannato... Io invece nun cho nessuno che me spigne mejo...n se sa mai... visti i tempi! Ma se rinasco me vojo reincarnà in me stesso co la promessa de famme fa più sesso e prego lo spirito santo der vino dannata di mettermi a venne i fiori pe la strada che vojo regalà na rosa a tutte le donne che nun me lhanno datacome a dì: tiè che na so fa na serenata! E brindo a chi è come me ar bar della rabbia o della Arabia e più bevo e più sete me vie sti bicchieri so pieni de sabbia. Ma mò che viene sera e cè il tramonto io nun me guardo ndietro... guardo er vento. Quattro ragazzini hanno fatto nastronave con npò de spazzatura vicino ai secchioni, sotto le mura dove dietro nun se vede e cè naria scura scura. Ma guarda te co quanta cura se fanno la fantasia de stavventura Me mozzico le labbra me cullo che me tremano le gambe de paura poi me fermo e penso: però che bella sta bella fregatura... E brindo a chi è come me ar bar della rabbia e più bevo e più sete me vie sti bicchieri so pieni de sabbia.
Comprano oro e rubano amor Comprano oro e rubano amor all'ora della sera chi al campo chi in galera l'ombra nera un nodo in gola regina della kampina quanto costa la rapina? l'amor cade selvaggio tra le cosce del mondo vaga vagabondo venga l'amor o la rovina che nel vento va sogna sogna per me o signorina ballano i re al Tevere grand hotel comprano oro e rubano amor Comprano oro e rubano amor all'ora della sera chi al campo chi in galera l'ombra nera un nodo in gola regina della kampina quanto è lunga Casilina andar persi nel vento fra le fiamme del mondo spinti verso il fondo venga l'amor o la rovina che nel vento va sogna sogna per me o signorina ballano i re al Tevere grand hotel
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Scenato vajò
Ho tagliato i miei capelli e c'ho fatto una coperta La lascio sopra al letto che ti possa riscaldare Da quando non ti amo la tua schiena è assai scoperta Il tuo collo ha più paura ed ogni notte è un temporale Che ti fa tanto male Ho raccolto le mie lacrime e c'ho fatto una pozione La lascio sul comò perchè ti possa dissetare Da quando non ti amo la tua gola è un burrone Il tuo petto brucia forte sta lì lì per soffocare E non ti fa respirare Scetate vajò Scetate vajò Eri una bella cerasa napoletana Piena di vita, piena di grana Però adesso non ce la fai più Perchè?? Ho tagliato le mie unghie e c'ho fatto una lametta La lascio sopra al cesso che ti possa depilare Da quando non ti amo la tua pelle è ormai sospetta T'è cresciuto forte il pelo sullo stomaco e sul cuore E ti da tanto dolore Ho tagliato le mie vene e c'ho fatto una tintura La lascio sulla vasca che ci possa colorare Da quando non ti amo la tua veste è sempre scura I tuoi abiti sono neri come corvi sopra bari, stanno sempre a gracchiare Scetate vajò Scetate vajò Eri una bella cerasa napoletana Piena di vita, piena di grana Però adesso non ce la fai più Perchè?? Ho tagliato la mia testa e c'ho fatto un bel pallone La lascio sul balcone che ci possa un pò giocare Da quando non ti amo sei caduta in depressione, rinchiusa in una stanza sembri un fiore d'un colore Ed hai perso la ragione Scetate vajò Scetate vajò Eri una bella cerasa napoletana Piena di vita, piena di grana Però adesso non ce la fai più Scetate vajò Scetate vajò Eri una bella cerasa napoletana Piena di vita, piena di grana Però adesso non ce la fai più Perchè??
Nato da una scatola in cartone Ha mosso i primi passi alla stazione Ha preso quattro calci e un po' di sole Fino alla mensa santa delle suore Il pomeriggio poi è stato visto In via Calvario insieme a un po'ro cristo Miracolava tutte le vecchiette Per un po' di vino rosso e sigarette La sera poi è sparito nella nebbia Lasciando una lacrima di ghiaccio Sopra ad una vecchia bibbia Dopo il concerto del primo maggio [rit.] Osso di seppia vai non tornare C'è una città in fondo al mare Dove i diamanti non valgono niente E la doccia è automatica La pelle si lava da sola Basta fare sogni puliti E le donne sorridono tutte E i desideri, quelli più maschi, sono esauditi E se non era buono per la terra Che a strade dritte e campi di carbone Ha preso il mare verso la tempesta Salpando da uno scoglio alla stazione Seguito dai pirati della strada Nascose il tesoro in un isola pedonale Una borsetta con la scritta "prada" E un santino con due tette niente male Ha sfidato i mostri degli abissi Nel regno sotterraneo della metro E non gli hanno fatto male le mani dei teppisti Negli occhi di chi andava a San Pietro Una sera poi ha chiuso la sua giacca Al suono dei tacchi di signora Ha spento gli occhi e ha detto "'orca vacca," "Mi sa che ho preso proprio una gran sola! [rit.]
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La strega e il diamante
Ogni sera cicchetto e brillantina, una litigata con lo specchio e vai con gli occhi bassi, scendere da solo alla balera e da solo come un topo ritornare sui miei passi. Una volta ho detto basta, cambio tutto, cominciamo con la strada, allora ne prendo una e vado dritto ... è un po' difficile. Da un balcone una signora con le lanterne sulla pancia mi dice sali su che c'ho l'estate nella stanza, era inverno e son salito, arrivo su e lei che fa ... mi canta una canzone ... E chi s' 'a scorda quaa canzone Amure mio, a vita è n'estate lassa stari i corvi lassù ca non c'è Dio ma c'è un cantu di streghe e n'tu lettu c'è un diamante che ho nascosto e u poi pigghiari sulu tu. E il giorno dopo so' caduto e m'è caduto il sangue caldo dal ginocchio e sarà stata la sorpresa ma per la prima volta m'è caduta pure una lacrima dall'occhio ... ostrega! Tre giorni che la cerco, tre giorni niente! L'ho trovata poi una volta al bar a colazione ... "Senora soy el cane che la segue affamato da tre dia e non la torva ... ma se lascia così un cane affamato?" (bauuuubauuubauuu) disse di andare che non m'ha riconosciuto. M'ubriaco, torno a casa, m'addormento .... E me risogno la canzone. Amure mio, a vita è n'estate lassa stari i corvi lassù ca non c'è Dio ma c'è un cantu di streghe e n'tu lettu c'è un diamante che ho nascosto e u poi pigghiari sulu tu. Mi sveglio e trovo un merlo tra i capelli, gli do un colpo di karate, lo stendo e vado al cesso a litigare coi saponi: mi sciacquo, mi rispecchio e vedo bene che la signora aveva tutte le ragioni ... Io non m'assomigliavo affatto e m'erano cresciuti due baffoni! Ho capito tutto! E ogni sera desso, faccio quel che faccio: ogni volta cambio faccia e ogni volta cambio nome, una notte sono agnello una leone pesce spada tamburino, soldato mendicante ... E me ne sto così, sul letto, co' la strega e col diamante. Ma stasera ero ubriacone o spagnolo? Boh? Ah veneto ... non ce capisco più niente ... e 'ntu lettu c'è un diamante che ho nascosto e u poi pigghiari sulu tu.
Il pagliaccio Giocoleria numero 1, mo ce stò e mo nun sò nessuno. Giocoleria numero 20, me sò rimasti quattro denti. E' grave: sò 'n pagliaccio, lavoro col sorriso, ma è meglio 'na mezza risata vera che 'na dentiera tutta intera...certi colleghi! Il mio è un lavoro a perde, a fasse male: se uno casca per la strada, certe scene...'portate i sali, portate i tabacchi, portate i cerotti'; se casco io...niente cerotti, niente lutti, me battono le mani, ridono tutti, belli...e quel signore col cappio al collo che dice in giro che è una cravatta. E quella signorina biondina, carina col macigno sulla schiena che dice in giro che è uno zainetto...signorina c'hai quarant'anni, lo sanno tutti che le scuole l'hai finite da un pezzo: cambia scusa, scusa...cambia scusa. Scusa! Nun ce posso fa niente, come qualcosa va storta o va perduta, mi esce fuori una battuta. So 'n pagliaccio, faccio quello che faccio, nun me 'mpiccio nell'impaccio...me sò 'mpacciato. Se me spaccio è p' er carpaccio. So 'n pagliaccio da quando raccolsi un nudo bruco, un verme della nuda terra e lo diedi alla nuda contorsionista che lo ha preso, l'ha 'nfioccato, l'ha contorsionato ed il nudo bruco è diventato...un farfallone. Lo porto sempre al collo il farfallone, oggetto tessile della mia sicurezza, sintomatico orpello del pagliaccio sicuro...metti caso, sò sicuro. Metti caso fanno un'attacco chimico, battereologico, aerografo...metti caso...c'ho la palla sopra al naso. Metti caso una mia amica tanto buona, tanto cara, tanto amica parta per l'ultimo viaggio e mi venga a dare l'ultimo addio tutta commossa...gliè do la mano con la scossa: 'nun piagne, che fa corto circuito, ridi, ridi...devi ride'. Passa un leone e c'ho lo scarpone. Passa un uccello e c'ho il cappello: 'falla c'ho il cappello'. E quella volta che la nuda contorsionista se n'è andata, nuda, a giocare con la proboscide del domatore di elefanti...me sò passato 'n po' de trucco e ho tirato avanti. 'Solo sorrisi, tutto lo spettacolo non una lacrima, non un dolore...al massimo qualche spruzzatina d'acqua dal fiore di plastica che c'avevo sopra al cuore'. Sò insensibile?! No no no. Sò razionale?! No no. Sò amorale?! No. Signori miei, io nun posso piagne per questioni di sicurezza nazionale. Che se me metto a piagne io... Se io me metto a piagne... Se io me metto a piagne io... S'allagherebbe tutta Roma, te porterei in gondola a piazza Navona... S'allegherebbe pure er deserto e la Sfinge nuoterebbe in mare aperto... S'allagherebbe l'universo, er firmamento brillerebbe da sommerso... S'allagherebbe er paradiso cor pianto mio... E sò 'n pagliaccio, mica Dio.
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L'amore nero
Ti ho dato il mio cuore un bel giorno e non ha più fatto ritorno in cambio mi hai dato erbe amare ed io le ho volute mangiare Dei miei occhi hai preso il bagliore uno specchio per vederti migliore in cambio mi hai dato il veleno un dolce di spine ripieno C'ho creduto come una preghiera che un amore è una primavera ho tremato di gelo e d'assenzio nel mare nero del tuo silenzio E sono andato dentro al deserto che rivuole sempre tutto indietro e sono un'illusione le more sui rami del roveto E sono andato dalla grande strozzina che rivuole sempre tutto indietro per una notte di vino pagherò cento giorni d'aceto per una notte di vino pagherò cento giorni d'aceto Ma ogni sera ho comprato una rosa e l'ho sparsa sul marciapiede ed ogni petalo a terra è diventato una mano che chiede e ad ogni passo d'addio un altra spina sotto al mio piede e ad ogni passo d'addio un altra spina sotto al mio piede e ad ogni passo d'addio un altra spina sotto al mio piede
Soldi Soldi soldi soldi per andare via lontano dall'agonia, dalla pazzia, dalla polizia che smania sempre di portarti via Comprare scarpe nuove una macchina che vale gran riserva color caviale sul tavolino di marzapane non comprerò più cordiale al discount della statale N.3 Ballerine danzano sul lucido parquet vassoio ripieno di cliché vassoio che gocciola sul cachè lascialo li sul mio divino divano formato di fino di pelle di uomo coperto d'erto sono un esperto di architetture, di architetture ma le tette, ma le tette a me piacciono di più Manicure per vezzo pedicure per l'olezzo non sono avvezzo a guardare il prezzo nelle vetrine delle burine comprerò benché nulla ed un botton (parapa ponzi ponzi pò) Questa taverna piena d'infami che sembrano scesi tutti dai rami diventerà un circolo onesto non uscirà pesto nessuno smetteremo di spegnere il fumo spartire un pò per uno buon profumo sulla pelle finalmente facce belle son porcari ma brutti rari questi bari dei miei compari amici miei Le gocciola sul lucido parquet vassoio ripieno di cliché vassoio che gocciola sul cachè lascialo li per tutto il dì sulle sedie da biennale sembra Natale col capitale l'addominale non fa più male a pancia vuota e gambe corte volutamente sono contorte le ambizioni degli artisti buffoni di corte fan buffi a carte beffati dal vino non hanno quattrini Sarò prodigo, sono un esperto di miseri e corde, di misericordie ma le scorte, nelle sporte a me piacciono di più Questi borghesi cuccioli, cuccioli riccioli, riccioli pieni di spiccioli con le bocche a somiglianza del buchino sotto la pazza della gallina del contadino che essendo mio cugino vive da latifondista con una lista parlamentare tanto a parlare lui ci sa fare costruire una pista privata capolista la squadra comprata per niente rubata sarà la partita si sa chi più paga e pur chi più spera e chi spara di più Dicevo i borghesi spiriti illesi sempre tesi a leggere tesi arnesi difesi da forse palesi vulnerabili arresi e sospesi a pesi d'oro.. tutti in coro davanti alle cifre da me elargite chi mi lava la testa un pò mi baceranno come si dice pure lo zero del mio popò Dolori e dollari mezzadri e nobili ciurme di poveri ancorate alla baia del whisky sulla sponda chiamata bicchiere se io muoio tu te ne infischi che da sempre lo piazzi nel sedere se l'oste al vino ci ha messo l'acqua noi s'annaquamo
01. Rumba Magica (4:23) 02. Serenata Lacrimosa (3:34) 03. Statte Zitta (4:02) 04. Quando L'amore Se Ne Va (3:48) 05. L'era Della Gran Pubblicite' (2:50) 06. Serenata Silenziosa (3:28) 07. Maddalena (5:17) 08. Mary Lou (4:14) 09. Merlo Rosso (3:51) 10. L'onorevole (6:10) 11. L'ultimo Giorno Dell'umanita' (4:08)
LA PENNA DEL CANTAUTORE
Sono passati 6 anni dai tempi dei Kampina, prima band fondata dal “cantautore del Tevere”. Alessandro è maturato, cresciuto, ha dominato il palco del 1 maggio di Roma, luce di quella piazza sovrastata dalla Basilica di San Giovanni in Laterano, guardando i suoi amici lì tra il pubblico, dove la sua ombra era ancora presente. Alessandro Mannarino, classe '79 è la punta dell'iceberg che ha visto rinascere negli ultimi anni la dimenticata scuola cantautorale. A testimonianza, gli inizi della sua carriera sono stati agevolati dal successo di critica ottenuto dal suo primo album Il Bar della rabbia che ha debuttato positivamente al Premio Gaber e si è classificato come miglior opera prima al Premio Tenco nel 2010. Ma il Mannarino che surfa la cresta dell'onda non si ferma, e conquista ancora il pubblico in veste d'attore nel film "Tutto l'amore del mondo" interpretando Rocco, un cantautore barista stabilitosi ad Amsterdam, che si esibisce nel suo bar olandese con il suo cavallo di battaglia Me so 'mbriacato, brano che col suo "Me so' 'mbriacato de 'na donna/quanto è bbono l'odore della gonna" farà innamorare di lui i ricercanti e i pop della musica italiana, insegnando ai giovani la penna cantautorale e risvegliando nei meno giovani quei suoni ormai appannati.
Esattamente un anno fa, esce per la Leave music il suo secondo album Supersantos. il disco scritto dal perfetto vagabondo. L'immagine di richiamo al famoso pallone degli anni '70 è l'immagine del Mannarino rotolante di spiaggia in spiaggia, di anno in anno, ad ascoltare le storie della gente, ad osservare i primi amori adolescenziali, a soffrire nel litigio di due coniugi. Supersantos ha proprio tutto per essere una buona chiave di lettura per un mondo che è diventato piccolo, quel mondo di giovani che vivono ancora la vita sotto il sole, che respirano aria buona, che sono consapevoli del ciclo della vita, dalla nascita alla morte, e che non ne sono spaventati. La linea del disco è proprio quella di un ciclo che si chiude, lo stesso autore parla del suo disco concentrandolo ne "il bisogno di una ipotetica fine del mondo per parlare di altre piccole fini del mondo, personali e intime". I suoi testi sono profondi, riflessivi ed a volte anche tragici, ma nell'avvicinarsi a questa fine del tutto, è inevitabile non attraversare il caldo del rosso, il caldo della passione, il caldo dell'amore. La ballata Statte zitta rappresenta l'apoteosi del trascinare questa sofferenza, del non veder l'ora della fine, continuando però a godere di quel dolore che ci lega ancora ad una persona scappata via "Che ne sai tu de quello che sento/ c'ho na fitta ma nun me lamento, nun me lamento/ Amore un corno i panni s'asciugano soli/ e sto freddo non viene da fori/ io ce l'ho dentro". Nell'attesa di ascoltare le nuove avventure di questo cantautore d'altri tempi e per fare un ripassino sulle storie appena passate, nei negozi di dischi potete trovare Capitolo Uno, raccolta dei primi due album, Il bar della rabbia e Supersantos (in una special edition). Inoltre, a seguito del grande successo dello scorso tour, parte a teatro il nuovo spettacolo: L'ultimo giorno dell'umanità.
E statte zitta che ne sai tu de quello che sento c'ho na fitta ma nun me lamento, nun me lamento Amore un corno i panni s'asciugano soli e sto freddo non viene da fori io ce l'ho dentro Me ne andrò su una barca de fiori Me ne andrò però nun me lamento Solo me chiedo perchè sto così bene co te Io che non ho paura nella notte scura A fa risse, guerre, scommesse mille schifezze Tremo tremo forte fra le tue carezze Tremo tremo forte fra le tue carezze E statte zitta che ne sai tu de quello che ho visto Eri bella in un altro posto e non insisto Amore in fondo la vita mia è una bottiglia che se scola e non me serve fra le lenzuola chi me consola Me ne andrò su una barca che vola Me ne andrò ma non resterai sola Solo me chiedo perchè sto così bene co te Io che non ho paura nella notte scura A fa risse, guerre, scommesse mille schifezze Tremo tremo forte fra le tue carezze Tremo tremo forte fra le tue carezze Me ne andrò su una barca d'argento Me ne andrò su una barca che vola Me ne andrò ma non resterai sola
PUBBLICO IN DELIRIO ALLA VERSILIANA PER ALESSANDRO MANNARINO
Marco Pomella
MARINA DI PIETRASANTA. È riuscito a rimanere seduto solo per un paio di brani. Poi il pubblico non ha retto, e si è accalcato sotto il palco per ballare e cantare assieme a Alessandro Mannarino e alla sua band.
Grande successo ieri sera (27 luglio) per Mannarino, ospite dei concerti all’aperto del Festival La Versiliana di Marina di Pietrasanta. Tanto entusiasmo per il giovane cantautore romano che ha proposto quasi tutti i brani del suo ultimo album “SuperSantos”, oltre ai migliori successi del suo primo cd “Il bar della rabbia”.
Tutto il concerto è stato così scandito dai canti e degli applausi del pubblico – tanti giovani ma non solo – che hanno mostrato di apprezzare i nuovi arrangiamenti delle canzoni che Mannarino e i suoi hanno proposto. Dal “bar della Rabbia” a “Rumba Magica”, da “Osso di Seppia” a “La strega e il diamante”, da “Me so’ ‘mbriacato” a “Statte zitta”, da “Serenata Lacrimosa” a “Maddalena”, da “Quando l’amore se ne va” all’”Ultimo giorno dell’umanità” è stato un tripudio crescente.
Grandi applausi anche per Simona Sciacca, la corista che accompagna Mannarino nel suo tour, che con la sua voce ha affascinato i presenti. Sul palco, con loro, una vera e propria orchestra: fiati e archi, tastiere e batteria, percussioni, chitarre e sax. Quasi due ore di spettacolo intenso: proprio quello che si aspettava il numeroso pubblico accorso alla Versiliana.
Tutti in silenzio, invece, ad ascoltare un inedito proposto da Alessandro Mannarino alla Versiliana. Un brano ignoto ai più, dedicato alla figura di Giuda. I fan invece avranno notato che alcune parole dei testi delle canzoni sono state cambiate nel suo spettacolo live. L’odio dall’oriente che Gesù ha portato (come accusa Giuda, nel brano “Maddalena”) si è infatti trasformato in “oppio dall’oriente”. Un grande successo per Mannarino che qualche anno fa, a Viareggio, aveva partecipato e vinto il Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber.
"Capitolo Uno", un cofanetto che raccoglie i suoi unici due dischi finora pubblicati: "Bar della Rabbia" e una versione speciale di "Supersantos", contenente il brano inedito "Vivere la vita" e il booklet con i testi delle canzoni e gli accordi.
Prodotto da Alberto Quartana per Leave Edizioni Musicali: Leave s.r.l. - P & C 2011 Leave s.r.l.
Testi e musiche: Alessandro Mannarino Art direction: Nazario Graziano e David Aprea Graphic Design: Nazario Graziano -
Vivere la vita è una cosa veramente grossa C'è tutto il mondo tra la culla e la fossa Sei partito da un piccolo porto Dove la sete era tanta e il fiasco era corto E adesso vivi.... Perché non avrei niente di meglio da fare finchè non sarai morto La vita è la più grande ubriacatura Mentre stai bevendo intorno a te tutto gira E incontri un sacco di gente Ma quando passerà non ti ricorderai più niente Ma non avere paura, qualcun' altro si ricorderà di te Ma la questione è...Perché??? Perché ha qualcosa che gli hai regalato Oppure avevi un debito...e non l'hai pagato??? Non c'è cosa peggiore del talento sprecato Non c'è cosa più triste di una padre che non ha amato... Vivere la vita è come fare un grosso girotondo C'è il momento di stare sù e quello di cadere giù nel fondo E allora avrai paura Perché a quella notte non eri pronto Al mattino ti rialzerai sulle tue gambe E sarai l'uomo più forte del mondo Lei si truccava forte per nascondere un dolore Lui si infilava le dita in gola....per vedere se veramente aveva un cuore Poi quello che non aveva fatto la società l'ha fatto l'amore... Guardali adesso come camminano leggeri senza un cognome.... Puoi cambiare camicia se ne hai voglia E se hai fiducia puoi cambiare scarpe... Se hai scarpe nuove puoi cambiare strada E cambiando strada puoi cambiare idee E con le idee puoi cambiare il mondo... Ma il mondo non cambia spesso Allora la tua vera Rivoluzione sarà cambiare tè stesso Eccoti sulla tua barchetta di giornale che sfidi le onde della radiotelevisione Eccoti lungo la statale...che dai un bel pugno a uno sfruttatore Eccoti nel tuo monolocale... che scrivi una canzone Eccoti in guerra nel deserto che stai per disertare E ora...eccoti sul letto che non ti vuoi più alzare... E ti lamenti dei Governi e della crisi generale... Posso dirti una cosa da bambino??? Esci di casa! Sorridi!! Respira forte!!! Sei vivo!!!...cretino....
In uscita a maggio il terzo album d’inediti di Alessandro Mannarino
A tre anni di distanza dall'ultimo album e dopo aver collezionato sold out in tutta Italia con i tour successivi, il 13 maggio Alessandro Mannarino torna sulle scene con un nuovo progetto discografico (Leave srl/Universal Music) che verrà anticipato dal singolo “Gli Animali”, dall’11 aprile in radio e negli store digitali.
Oltre 40.000 copie vendute con i due album precedenti, “Bar della rabbia” (2008) e “Supersantos” (2011). Premio Gaber e Premio Siae come miglior artista emergente.
Due partecipazioni al Concertone del Primo Maggio. Un tour negli Stati Uniti e in Canada (insieme a Subsonica e Negrita). Autore dell’arrangiamento della sigla di Ballarò e della colonna sonora del film di Rolando Ravello “Tutti contro Tutti”, vincitrice al Magna Grecia Film Festival.
MANNARINO "Al Monte" entra nella classifica dei dischi più venduti
“Al Monte”, l’atteso terzo album di inediti di Alessandro MANNARINO
Dopo il racconto di una ribellione sgangherata, quella dell’osteria e del vino (con l’album d’esordio “Bar della Rabbia”) e dopo il ritratto della metropoli e della strada dove i personaggi che ce la fanno sono pochi e il ruolo della donna è centrale (con l’album “Supersantos”), con “Al Monte” MANNARINO affronta un nuovo viaggio dove l’uomo è ancora una volta al centro «Al Monte ci vanno i Santi e i Briganti, i rivoluzionari e gli asceti. E’ un luogo sicuro, perché libero da recinti e da bandiere, da costruzioni e campi ordinati, e di notte ci si può nascondere da ciò che non è umano».
3 luglio a VILLAFRANCA (Castello Scaligero di Villafranca); 6 luglio a TOLENTINO (piazza della Libertà); 14 luglio a GENOVA (Porto Antico – Arena del mare, GoaBoa Festival); 15 luglio a MILANO (Ippodromo, Alfa Romeo City Sound); 16 luglio a GRUGLIASCO – TO (Le Gru); 20 luglio a ROMA (Foro Italico – Il Centrale Live); 30 luglio a MARINA DI PIETRASANTA, (Teatro La Versiliana); 10 agosto a PESCARA (Teatro D’Annunzio); 13 agosto a LECCE (piazza Libertini); 14 agosto a LOCOROTONDO (Cantina Sociale, Locus Festival); 26 agosto a TAORMINA (Teatro Greco Romano).
Oltre 40.000 copie vendute con i due album precedenti, “Bar della rabbia” (2008) e “Supersantos” (2011). Premio Gaber e Premio Siae come miglior artista emergente. Due partecipazioni al Concertone del Primo Maggio. Un tour negli Stati Uniti e in Canada (insieme a Subsonica e Negrita). Autore dell’arrangiamento della sigla di Ballarò e della colonna sonora del film di Rolando Ravello “Tutti contro Tutti”, vincitrice al Magna Grecia Film Festival.