PIANTE AROMATICHE E SPEZIE

..nel nostro orto....

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  1. gheagabry
     
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    Piante Aromatiche



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    Le piante aromatiche si caratterizzano per il loro odore intenso e spesso gradevole per l'uomo. La percezione di tali aromi è dovuta alla presenza di sostanze chiamate "oli essenziali" che hanno in natura divese funzioni (attrazione, repellente per insetti, etc.).
    Alcuni vegetali presentano una diffusione uniforme degli "oli essenziali" (come ad esempio il rosmarino), altri concentrano la loro presenza in alcune parti della pianta come le foglie, i semi, i petali o i bulbi. A seconda della tipologia di pianta si dovranno utilizzare quindi di verse parti della stessa per ottenere l'effetto desiderato. E' inoltre importante imparare a conoscere i periodo giusto per ottenere il miglior rendimento dall'utilizzo delle diverse piante aromatiche.

    Molte piante aromatiche hanno anche "caratteristiche medicinali o terapeutiche ". Se siete interessati alle caratteristiche di quest'ultima tipologia di piante, vi consigliamo di visitare la sezione di Giardinaggio.it dedicata alle piante medicinali.


    - nella cucina di diversi paesi per insaporire i piatti tradizionali o per preparare liquori ealtre bevande alcoliche.
    - nella cosmesi industriale ed "artigianale" per la preparazione di creme o profumi.
    - in erboristeria per infusi.
    - nei balconi o nelle aiuole per funzioni decorative e per tenere lontani gli insetti.





    ACETOSA



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    NOME SCIENTIFICO:
    Rumex acetosa, detta anche erba brusca e Rumex acetosella o acetosa minore.

    FAMIGLIA: Poligonacee

    DESCRIZIONE:
    L'acetosa è un'erba perenne rustica, piuttosto comune nei prati di tutta la penisola italiana, le cui foglie coriacee emanano odore erbaceo e hanno sapore acidulo.

    FUSTO:
    Il fusto dell'acetosa è eretto, ramificato, di colore rossastro e supera sempre il mezzo metro d'altezza; quello dell'acetosa minore invece si innalza al più per una trentina di centimetri.
    FOGLIE:
    Le foglie di questa erba sono disposte alternativamente lungo lo stelo e hanno forma oblunga di lancia; le superiori sono più strette delle inferiori. Esse hanno un odore caratteristico e un sapore decisamente acidulo che, più lieve a primavera, si intensifica poi con l'avanzare delle stagioni. Le foglie dell'acetosa contengono vitamine, in particolare vitamina C, e sali minerali.
    FIORI:
    Dalla primavera avanzata fino ad agosto sbocciano, su piante maschili e femminili distinte, i minuscoli fiori rossicci riuniti in piccole pannocchie terminali. Per favorire l'emissione di nuove foglie conviene recidere le infiorescenze.

    HABITAT:
    La Rumex acetosa è pianta assai diffusa sui pendii pratosi ben esposti e riparati dai venti e nelle zone coltivate di tutta la penisola italiana; è un'erba che predilige un terreno argilloso e ricco. La Rumex acetosella, le cui foglie anziché acidule sono amare, predilige invece un substrato sabbioso, asciutto e acido.

    acetosa



    COLTIVAZIONE:
    ESPOSIZIONE:
    La posizione ideale per l'acetosella è decisamente ombreggiata.
    RIPRODUZIONE:
    La moltiplicazione dell'acetosa può avvenire per semina, da effettuare in primavera su substrato umido (in questo caso la germinazione avviene in una decina di giorni) o per divisione dei cespi, questo metodo va effettuato nella stagione autunnale.
    CRESCITA:
    La coltivazione della romice acetosa non presenta di norma nessuna particolare difficoltà: occorre solo tenere presente che le lumache sono ghiotte dei suoi germogli e dunque spargere sul terreno alcuni granuli di lumachicida o proteggere le piantine con altri metodi. Per avere foglie ricche di succo è bene innaffiare regolarmente le piante.
    RACCOLTA:
    Già due mesi dopo la semina si può incominciare la raccolta delle foglie.
    CONSERVAZIONE:
    E' sufficiente riparare le piante con un telo, o metterle a dimora in posizioni riparate, per avere a disposizione foglie fresche in ogni periodo dell'anno.
    PROPRIETA'
    IN CUCINA:
    Le foglie dell'acetosa possono venire mangiate come fossero spinaci, cioè dopo averle lessate, oppure possono venire aggiunte alle minestre. Un accorgimento per rendere questa verdura più gradita consiste nel cambiare l'acqua, una volta, durante la cottura, in modo da ridurre il tipico sapore acidulo. Le foglie tenere possono anche venir mangiate crude in insalata. Un altro utilizzo dell'acetosa consiste nel preparare una salsa verde adatta in particolare al pollame e al pesce; il procedimento è il seguente: si lavano e poi si lessano una manciata di foglie di acetosa e mezza manciata di foglie di crescione assieme ad una cipolla (che poi va tolta), quindi si mescola il tutto con olio, aceto, sale e pepe fino ad ottenere una massa cremosa. BELLEZZA::
    Un impacco di foglie fresche, sminuzzate e stese sulla pelle del viso, chiude i pori dilatati e fa scomparire i cosiddetti "punti neri". SALUTE:: Le foglie dell'acetosa esercitano un'azione digestiva e rinfrescante; la radice, estratta dal terreno in autunno e posta in infusione o decotta, svolge azione lassativa e diuretica.
    CURIOSITA':
    Per il loro alto contenuto di calcio e sali minerali l'acetosa e l'acetosa minore sono sconsigliabili a chiunque soffra di calcolosi renale.[/color]

    Edited by gheagabry1 - 18/9/2019, 21:53
     
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  2. gheagabry
     
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    "Aromi, foglie, fiori, fragranze, essenze di piante preziose che da sempre arricchiscono la nostra cultura, la cucina, le nostre cure.

    La natura ci offre doni profumati per la cucina, per la bellezza, per la salute. Sono le erbe aromatiche (che sono costituite soprattutto dalle foglie, dai fiori dalle radici e dagli stimmi di piante aromatiche) e le spezie (che derivano dalle bacche, dalla corteccia di piante quasi tutte tropicali).

    La conoscenza delle erbe è sempre stata fondamentale nella storia dell'uomo, sia a scopo alimentare che curativo. E le spezie, preziose come l'oro, erano largamente utilizzate (e commerciate) da tutte le antiche civiltà, dal Vicino Oriente all'Asia, dai Romani al Medioevo.

    ALLORO
    Laurus nobilis


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    Introdotta in Europa dall'Asia Minore, questa bella pianta ebbe in Grecia la sua leggenda, dedicata ad Apollo; con i suoi rami si incoronavano gli eroi, i personaggi illustri delle arti e della vita sportiva. Dal Peloponneso, le piante di alloro si sono diffuse in tutta Europa in particolare nei giardini, raggiungendo le coste della Manica e dell'Atlantico. E' pianta usata in cucina, per profumare intingoli e aromatizzare selvaggina; è bene fare attenzione e non confondere le sue fogli con quelle del lauroceraso o dell'oleandro che sono tossiche. Con l' aglio, il prezzemolo, il timo, e altre, fa parte delle piante aromatiche, note ed usate nelle ricette tipiche dei Paesi mediterranei. L'alloro è dotato di ben altre virtù meno note di quelle di stimolare le papille gustative. Infatti è uno stimolante ed un antisettico; un infuso delle sue foglie aiuta la digestione. L'olio ricavato dalle drupe è prodigioso per curare i dolori articolari. E' usato in veterinaria per il medesimo scopo. Uno strato sottile sparso sul pelame difende gli animali dalle mosche.




    L'alloro è una pianta molto profumata, usata sia a scopo ornamentale, ma soprattutto in cucina come aroma. Le foglie si raccolgono durante tutto l'anno, anche se il periodo migliore è la primavera. Comunque sia le foglie che le bacche (nascono d'autunno) si possono essiccare, ponendole in un luogo asciutto e ventilato ma soprattutto buio. Ponetele poi in un recipiente chiuso ermeticamente.

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    L’alloro contiene sali minerali (calcio, sodio, ferro, magnesio, fosforo e potassio), vitamine B1, B2, PP e C, folati.

    Valori nutrizionali per 100 grammi di prodotto:

    Calorie: 313;

    Acqua: 5.44;

    Proteine: 7.61

    Grassi: 8.36;

    Carboidrati: 74.97;

    Fibre: 26.3.


    Le foglie e le bacche di alloro vengono utilizzate per aromatizzare pietanze di carne e pesce, patate, sughi di pomodoro e per insaporire verdure e funghi sott’olio e sott’aceto. Se ne ricava un delizioso liquore, il laurino, ed è tra gli ingredienti fondamentali dell’aceto aromatico.

    alloro


    E' innanzitutto uno degli ingredienti fondamentali del mazzetto aromatico di base (bouquet garni) composto da alloro, timo e prezzemolo che va ad insaporire brasati, spezzatini, bolliti e il court-bouillon in cui lessare il pesce. Anche la besciamella è migliore se il latte viene aromatizzato con l’alloro. Si può aggiungere anche ai pelati quando si vuole un sugo di pomodoro dal gusto marcato e profondo, mentre per una variazione del classico riso al burro, una foglia all’acqua di cottura del riso.
    Gli spiedini sono migliori se i tocchi di carne, agnello o pollo, ad esempio, dopo essere stati marinati in olio, limone e aglio, vengono infilzati inframezzandoli fra foglie di alloro e fettine di limone. Oppure provate a cuocere un petto di pollo o un trancio di pesce bianco in un brodo aromatico ottenuto portando a bollore una noce di burro e un po’ di olio di oliva, qualche foglia di alloro e un paio di rametti di timo, uno spicchio d’aglio vestito, un goccio di vino bianco e un dito di acqua. Abbassate la fiamma, calate la carne e cuocete molto dolcemente: classica cena infrasettimanale, veloce ma buona.
    Per qualche strana alchimia, l’alloro “funziona” molto bene con i carciofi e con le patate. Provate ad aggiungerne una foglia all’acqua in cui bollite i carciofi (o al tegame in cui li trifolate). Non sarebbe una cattiva idea poi aggiungerlo anche al cartoccio in cui cuocerete le prime patate novelle: un paio di foglie, uno spicchio d’aglio, una noce di burro e un dito di vino bianco. Potreste anche preparare un purè di patate aromatizzato all’alloro, profumando il latte con un paio di foglie. Quello stesso purè (con meno latte) potrebbe diventare un’ottima torta di patate, che potete anche arricchire con tocchetti di salsiccia rosolata: fate uno strato di purè, collocate sopra la salsiccia rosolata e qualche foglia di alloro spezzettata; coprite con altro purè e infornate. Oppure, per una versione vegetariana, alle patate sostituite dei carciofi trifolati in padella.


    È nel dolce che l’alloro è veramente eccezionale, un uso o dalla cucina inglese ottocentesca. Ad esempio, provate ad aromatizzare con una foglia di alloro fresco la base della panna cotta, o della crema inglese o del gelato alla crema, ma anche il cioccolato con cui poi preparerete poi una mousse: il risultato avrà un sapore vagamente misterioso e speziato, floreale e non immediatamente riconoscibile che solleticherà il palato e la fantasia.

    Curiosità

    Nella mitologia greca la ninfa Dafne era una bella ragazzona dedita alla caccia che non ne voleva sapere di innamorati rompiscatole. A lei bastava andar per boschi con le amiche, correndo dietro a cerbiatti e leprotti: un po’ di caccia, un bagno nel fiume e qualche gossip. Una vita sana e semplice, senza grilli per la testa.
    Questo fu possibile fino a che si mise di mezzo Apollo, che si era invaghito di lei e per colpa del quale la poveretta, improvvisamente e senza che potesse obiettare neanche la più banale rimostranza, si vide trasformata in alloro

    Edited by gheagabry1 - 30/1/2023, 16:38
     
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  3. gheagabry
     
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    Il basilico, "erba regale"



    BASILICO-COP




    Ingrediente essenziale per la cucina tipicamente mediterranea, considerato nell'antichità pianta divina, è conosciuto nel linguaggio comune come l'arancio dei ciabattini.

    A parte che er basilico c’incanta
    perché profuma mejo de le rose,
    cià certe doti medicamentose
    che in tanti mali so’ ‘na mano santa.

    Abbasta ‘na tisana de ’sta pianta
    che mar de testa, coliche ventose,
    gastriti, digestioni faticose
    e malattie de petto le strapianta.

    Pe’ via de ’sti miracoli che ho detto,
    io ciò ‘na farmacia sur terrazzino,
    aperta giorno e notte in un vasetto.

    Dentro c’è uno speziale sempre all’opera,
    che nun pretenne modulo e bollino
    e nun c’è mai pericolo che sciopera.

    Aldo Fabrizi

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    Il basilico, Ocimum basilicum, è una pianta annuale appartenente alla famiglia delle Labiate, che cresce facilmente in terreni drenati e soleggiati.

    Ocimum = profumo, indica l’intensa fragranza aromatica dell’erba; basilico, dal greco basilikós = regale, è riferito al portamento della pianta, elegante nella sua semplicità.

    I fiori sono piccoli, di color bianco, raccolti in spighe.

    Esistono circa quaranta varietà di basilico.

    Quelle più comunemente usate sono:

    genovese, dal profumo acuto;
    napoletano, a foglia di lattuga, più delicato e con un lieve sentore di menta;
    fine verde compatto, di taglia ridotta;
    mammouth, dalle foglie larghissime, il tipo più adatto ad essere essiccato;
    a foglie rosse dentellate;

    Originario dell’India, il basilico fu introdotto in Europa, attraverso il Medio Oriente, prima dai Greci e, successivamente, dai Romani, i quali già lo utilizzavano in cucina: Apicio lo cita in una ricetta con i piselli.

    In Egitto fu utilizzato come uno dei componenti del balsamo preparato per la mummificazione.

    Nell’antico Egitto, il medico Serapione ne descriveva le qualità mediche, già note agli Arabi; nel 1060 d.C, in Cina, è nominato in un libro di piante medicinali; i crociati, di ritorno dalla terra santa, ne riempivano le navi per scacciare gli insetti, le infezioni e i cattivi odori.

    Principi attivi: olio essenziale, ricco di cavicolo, cineolo, linalolo, pinene.

    Propietà officinali: digestive, antispasmodiche, aromatiche, antinfiammatorie, antisettiche, toniche, emmenagoghe.

    Nella pratica erboristica è utilizzato per alleviare nausee, facilitare la digestione, attenuare crampi allo stomaco e all’intestino, calmare le irritazioni in caso di punture di insetti e di morsicature di serpenti; per infiammazioni alla bocca e alla gola e per purificare l’alito mediante sciacqui e gargarismi; per combattere la caduta dei capelli.

    In cosmetica l’acqua distillata di rosmarino è un ottimo tonico; nell’acqua del bagno sortisce effetti aromatici, deodoranti e tonificanti.


    Il basilico in cucina aggiunge un profumo penetrante e un bouquet moderatamente speziato a molte pietanze e salse, specialmente nelle preparazioni in cui il pomodoro ha un ruolo di primo piano.

    In Italia viene utilizzato come ingrediente distintivo del celeberrimo pesto, specialità ligure, che, con caratteristiche diverse, si può gustare lungo tutta la Riviera, da Genova alla Provenza.

    Le foglie fresche si usano intere o a pezzetti in salse e sughi; in minestroni e pastasciutte; in piatti a base di uova, come frittate e uova strapazzate; in ripieni e polpette; con il pesce, in particolare triglie ed aragoste; in gustose insalate miste; con verdure mediterranee cotte come melanzane, zucchini, peperoni e pomodori; nelle conserve e nei liquori; per decorare e profumare piatti di formaggi, frutta esotica, bibite.

    Le foglie essiccate, un po’ amarognole, si possono usare per la preparazione di sughi, stufati, minestre.

    Il basilico va aggiunto alle pietanze all’ultimo momento sminuzzandolo con le dita.



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    Secondo l'Enciclopedia delle Erbe Magiche: Il profumo del basilico provoca immediata simpatia fra le persone e per questo viene usato per calmare gli umori fra innamorati. Le foglie fresche vengono strofinate sulla pelle come profumo d'amore. Nei paesi dell'Est Europeo si dice che l'uomo amerà la donna dalle cui mani riceverà un rametto di basilico. Dona richezza a chi lo porta in borsa, e attira clienti se poggiato vicino alla cassa o all'ingresso di un negozio. Si usa nei bagni purificatori. Tiene lontano le capre dai campi e attira gli scorpioni. Si dice che le streghe bevessero mezza tazza di succo di basilico prima di prendere il volo. Porta fortuna nella casa di chi lo riceve in regalo.

    Secondo il Grande Libro Delle Erbe Magiche: Una leggenda narra che Basilea fosse una ninfa del corteo di Diana ed amasse particolarmente il profumo di questa pianta, tanto da portarne sempre con sè un rametto. Un giorno un uomo malvagio la rapì, ma il profumo del basilico guidò le sue compagne fino al luogo dove era tenuta prigioniera, cosìnloro poterono salvarla. In ringraziamento alla pianta, per averle salvato la vita, Basilea le diede il suo nome.
    Il basilico è sacro a Cerere, quindi viene usato per favorire l'amore, per portare fortuna, denaro e protezione.



    Pesto alla genovese



    Ingredienti per 4 persone:
    - 30 foglie di basilico appena colto;
    - 120 g di fiore sardo DOP grattuggiato;
    - 100 g di parmigiano reggiano DOP grattuggiato;
    - 2 spicchi d'aglio;
    - 1/2 bicchiere di olio extra-vergine d'oliva ligure;
    - 50 g. di pinoli
    - sale
    Preparazione: lavare accuratamente in acqua fredda corrente le foglie di basilico e farle asciugare all'aria, stese su una salvietta. Metterle nel mortaio con gli spicchi d'aglio e i pinoli e iniziare a pestare con il pestello di legno. Schiacciare con forza, senza dare colpi nel mortaio. Unire quindi poco formaggio per volta alternando i due tipi e, quando il composto sarà omogeneo, far scendere l'olio d'oliva a filo mescolando con una spatola di legno fino ad ottenere un composto omogeneo e cremoso.
    Il pesto si conserva per qualche giorno in frigorifero, ricoprendo la superficie con olio d'oliva. Al momento dell'utilizzo deve essere stemperato con l'acqua di cottura della pasta e volendo un po' di burro.

    Il pesto va usato per condire 400 g di pasta di semola fresca o 80 g secca, preferibilmente le trofie liguri, oppure degli spaghetti

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    ROSMARINO



    Proprieta-del-rosmarino-e-utilizzo-in-Grecia




    Il rosmarino (Rosmarinus officinalis) La parola deriva dal latino "rosmarinus" rugiada di mare...è un arbusto perenne spontaneo appartenente alla famiglia delle Lambiate e originario di Europa, Asia ed Africa anche se ormai si trova praticamente ovunque.
    Il fusto, molto ramificato, può raggiungere un altezza che varia dai 50 cm ai 3 metri ed è ricoperto da piccole foglie aghiformi, lunghe 2 o 3 cm, di colore verde scuro nella parte superiore, liscia, e biancastre in quella inferiore, abbastanza ruvida.

    Spesso madre natura si diverte a metterci i suoi rimedi naturali migliori sotto il naso, solo che noi non li vediamo. È proprio il caso del rosmarino, comunissimo aroma usato nella cucina mediterranea, che possiede anche notevoli virtù toniche e disintossicanti.
    I componenti del rosmarino agiscono sia dall’ interno sia dall’ esterno con effetti stimolanti ed energetici. Secondo le ricerche, l’ uso regolare di questa pianta mantiene giovani e combatte le défaillances sessuali. Inoltre il rosmarino migliora la circolazione del sangue e aiuta soprattutto chi si sente privo di forze per stanchezza, cali di pressione e d’ umore.
    Grazie a potenti antiossidanti come i flavonoidi, il rosmarino riequilibra e disintossica il fegato, l’ organo che risente maggiormente delle tensioni e dello stress. Per questo gli effetti del rosmarino sono profondi e duraturi e si riflettono su tutto l’ organismo, incluse le ghiandole surrenali che hanno il compito di difenderci dallo stress.

    TISANA DI ROSMARINO
    II metodo più semplice è la tisana, preparata con un paio di centimetri di rosmarino fresco. Bevete la tisana di rosmarino dopo ogni pasto: è ottima e profumata.

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    Curiosità
    Secondo una leggenda i fiori del rosmarino una volta erano bianchi: divennero azzurri quando la Madonna, durante la fuga in Egitto, lasciò cadere il suo mantello su una pianta di rosmarino.
    Pare, inoltre, che il rosmarino abbia virtù curative; a sostegno di questa tesi, si racconta che la regina Isabella d'Ungheria, settantenne, rugosa e piena d'acciacchi, ritrovasse la salute e una seconda giovinezza, tanto da essere chiesta in sposa dal re di Polonia, grazie ad un'acqua che prende il suo nome. La ricetta è semplicissima: alcolaturo di rosmarino, lavanda e menta. Peccato che non se ne conoscano le dosi!
    Un tempo si bruciavano i suoi ramoscelli nelle stanze degli ammalati per purificare l'aria e, durante le pestilenze, venivano tenuti rami di rosmarino nelle tasche e nei manici dei bastoni, per poterlo annusare in zone malsane.
    Napoleone, inoltre, sfruttava il rosmarino per la sua proprietà di stimolare la concentrazione intellettuale, era convinto che il suo profumo lo aiutasse a preparare i piani di manovra degli eserciti. Sembra che usasse una quantità impressionante di bottiglie di acqua di Colonia al Rosmarino, pianta che senza dubbio, gli ricordava la nativa amata Corsica, dove cresce spontanea.
    Ovidio, nelle Metamorfosi, racconta la storia della principessa di Persia Leucotoe, che sedotta da Apollo, dovette subire l'ira del padre, che la uccise per la sua debolezza.
    Sulla tomba della principessa i raggi del sole penetrarono fino a raggiungere le spoglie della fanciulla, che lentamente si trasformò in una pianta dalla fragranza intensa, dalle esili foglie e dai fiori viola-azzurro pallido.
    Da questa leggenda deriva l'usanza degli antichi Greci e Romani di coltivare il rosmarino come simbolo d'immortalità dell'anima.

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    Il rosmarino in cucina, è molto apprezzato ed utilizzato per aromatizzare varie pietanze : il fiore viene utilizzato per aromatizzare le insalate, le foglie, fresche o essiccate, vengono aggiunte a molte pietanze come arrosti, intingoli, piatti a base di patate come le torte rustiche. Si usa nei patè di fegato, con l'agnello, il manzo, il coniglio, l'anatra e l'oca; ottimo persino su pane e focacce!
    I rametti di rosmarino, inoltre, vengono utilizzati per aromatizzare olio ed aceto con risultati eccellenti; il suo uso rende i cibi non solo più gustosi, ma anche più digeribili!

    PENNE AL ROSMARINO

    Tempo Richiesto (in minuti): 30
    Ingredienti (per 4 persone): 500 g di penne, 2 rametti di rosmarino, 50 g di burro, 3 cucchiai di olio, una cipolla, 2 spicchi di aglio, un bicchiere di vino bianco, una manciata. di pinoli, un peperoncino rosso, 4 cucchiai di grana' grattugiato, un dado, sale.
    Preparazione: Mettete sul fuoco l'acqua per la cottura della pasta; non appena bolle salatela e buttatevi le penne, cuocendo le al dente. Intanto fate rosolare piano in una casseruola, con il burro e l'olio, la cipolla e l'aglio sbucciati, il rosmarino (lavato) e i pinoli, il tutto tritato molto finemente. Quando il trito sarà appassito, bagnatelo con il vino bianco, unite il peperoncino, insaporite con il dado sbriciolato e cuocete per 10 minuti, a fuoco bassissimo, unendo qualche cucchiaiata di acqua. A fine cottura regolate di sale e condite la pasta, ben scolata, con il sugo, mescolando. Aggiungete il grana, mescolate e servite
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    Edited by gheagabry1 - 18/9/2019, 22:09
     
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  4. gheagabry
     
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    SALVIA



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    Conosciuta anche con il nome di salvia degli uccelli, erba sacra, tè di Grecia, erba salvia, selvia, sàlevia, appartiene alla famiglia delle Labiate, che comprende circa 750 specie, è un suffrutice, con fusto eretto, quadrangolare, ramificato.
    Le foglie, di forma oblunga e crenata, sono semplici, opposte, picciolate, persistenti, ricoperte da una leggera peluria.
    I rami, pubescenti in età giovane, sono legnosi.
    I fiori, di color blu-violetto, sono raccolti in spighe terminali.

    Le foglie si raccolgono quando hanno raggiunto un discreto sviluppo nel periodo da aprile a luglio e vanno usate quando sono ancora fresche mentre per la conservazione, vanno seccate lentamente, per evitare che vadano a male e, devono essere conservate in appositi contenitori ermetici; possono in alternativa essere surgelate.

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    STORIA DELLA PIANTA E SUO UTILIZZO NEL PASSATO
    Il nome di questa pianta è di origine latina - Salus Salvus - che significa ''salute'' , ''in buona salute'' e ''sano'', con richiamo alle riconosciute proprietà curative e medicamentose.
    I Galli la consideravano una panacea capace di guarire tutte le malattie.
    I Druidi la usavano contro febbre, tosse, paralisi, epilessia e anche per favorire il concepimento e il parto attribuendole, altresì, il potere di resuscitare i morti ed aggiungendola all'Idromele e alla Cervogia (birra), per essere in grado di profetare e dare forza ai loro incantesimi.
    Presso i Romani era considerata pianta sacra che poteva essere raccolta da persone ‘’elette’’, vestite in un modo particolare, dopo aver fatto sacrifici con pane e vino, senza usare utensili di ferro perché tale metallo è incompatibile con la Salvia.
    Un trattato del medioevo recita che "Il desiderio della Salvia è di rendere l'uomo immortale" e Maria Treben racconta che, in un antico erbario, si scriveva che quando la S. Vergine dovette fuggire con il Bambino, chiese aiuto a tutti i fiori campestri, ma solo la Salvia le dette riparo sotto al suo folto fogliame per sfuggire agli sgherri di Erode.
    Quando il pericolo fu cessato, la Vergine disse con gratitudine alla Salvia che, per l'eternità, sarebbe stata la pianta preferita dagli uomini perché li avrebbe salvati da qualunque malattia e dalla morte.
    Chiamata "Salvia salvatrix" dalla Scuola Salernitana, anticamente si riteneva che favorisse la fertilità delle donne.
    Molto apprezzata dai Cinesi che la ritenevano capace di donare la longevità, nel 1600 un cesto di foglie di salvia veniva scambiata dai mercanti olandesi con tre cesti di Tè.
    L'antica medicina ne faceva largo uso come potente cicatrizzante su ferite e piaghe difficili da rimarginare.
    È originaria dell’Europa meridionale, in particolare nella regione mediterranea, viene anche coltivata commercialmente in vari paesi.
    Si dice che la salvia sia una delle piante preferite dalle api.
    Nel Medioevo le levatrici la usavano per favorire le contrazioni uterine durante i parti laboriosi.
    Proprio per questa sua caratteristica, non è consigliata alle donne in gravidanza.
    Sempre secondo le tradizioni, era utile contro i morsi di serpente.
    Alcuni detti popolari vogliono che nelle case dove la salvia cresce bella e forte sia la moglie a spadroneggiare, mentre se la pianta di salvia che si ha in giardino muore, gli affari andranno male.
    Si pensa che, come il rosmarino, stimoli la memoria e sia utile per il cervello in genere, un tempo era usata per alleviare le emicranie croniche.

    QUALITÀ TERAPEUTICHE DELLA PIANTA.
    È consigliata per diverse patologie come l’asma bronchiale, infezioni della bocca, della gola e delle vie respiratorie, influenze, raffreddore, eczemi, piaghe, ulcere, dermatiti, per regolare il ciclo mestruale, irrigazioni vaginali, per alleviare i disturbi della menopausa, contro la frigidità e l’impotenza, il nervosismo, per stimolare la digestione e calmare gli attacchi di diarrea, contro il tabagismo, la melanconia e la depressione.

    Si usa l’infuso di salvia freddo come collutorio più volte al giornoin caso di Asma, laringiti, infezioni della bocca (gengiviti), stomatiti ed afte
    Si preparano, in caso di dermatiti, ulcere, eczemi, piaghe in genere,compresse con il decotto, da applicare nelle zone interessate.
    Una tazza di decotto due o tre volte al giorno con l’aggiunta di miele è un toccasana per Influenza e disturbi della gola, raffreddori, e problemi respiratori.
    Una o due tazze d’infuso due o tre volte al giorno servono per regolare del ciclo mestruale.
    Eccessiva sudorazione: una tazza d’infuso una volta al giorno.
    Nel caso di sudorazioni e vampate da menopausa, bere due bicchierini d’infuso in due ore, quotidianamente.
    Per stimolare la digestione e calmare la diarrea: dopo un ricco pasto prendere una tazza d’infuso o bere un bicchierino di vino alla salvia. In caso di diarrea bere una tazza di decotto.
    La salvia ha un gusto abbastanza pungente ed aromatico ad un sottile gusto di canfora.

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    IN CUCINA
    Viene utilizzata in vari modi: in Italia per saporire piatti di carne (in particolare vitello e fegato di vitello) o si fa soffriggere con il burro per condire primi piatti; i tedeschi la usano per insaporire le anguille e nei paesi mediterranei vengono infilate negli spiedini alternate a dadini di carne e verdura.
    Usata nella pasta dei formaggi o delle salsiccie, la salvia tritata insieme alla cipolla viene impiegata anche nella preparazione di ripieni per il maiale ed il pollo.

    Foglie di salvia fritte



    Ingredienti: 4 rametti di salvia fresca con 8-10 foglie - 4 cucchiai di farina di farro - 1 uovo - 2-3 cucchiai di birra scura e olio aromatizzato.
    Amalgamare farina, uovo e birra scura, poi immergervi i rametti di salvia e friggere in una padella in cui sia stato già scaldato l'olio aromatizzato.


    Salsa alla salvia e cipolla



    - Una cipolla media tritata fine - 25 g. di pane grattugiato - 25 g. di burro - 2 cucchiai di salvia tritata - 150 ml. di sugo d'arrosto ben saporito - sale e pepe, a piacere
    Soffriggere nel burro cipolla e salvia fino a che la cipolla sia dorata.
    Aggiungere il pane grattugiato e il sugo facendo cuocere ancora qualche minuto e continuare a mescolare. Condire con sale e pepe e servire.




    GINEPRO



    genevrier-baie-1



    Il Juniperus communis è un arbusto della famiglia delle cupressaceae. Può raggiungere i 5 metri d’altezza, ed è caratterizzato dal fusto contorto e dalla corteccia particolarmente ruvida. Le foglie sono aghiformi, con disposizione a verticilli di tre. Il frutto, una piccola bacca, è verde e tende ad assumere colorazione nera o bluastra quando maturo.

    Le bacche del ginepro erano particolarmente apprezzate da greci e romani, che le utilizzavano per arricchire pietanze di carne e selvaggina.

    Varietà esistenti

    Oltre alla varietà communis il ginepro è presente in natura in numerose specie. Tra le più note:

    * Juniperus oxycedrus (ginepro rosso), dal quale si ricava un legno particolarmente pregiato. Le caratteristiche bacche rosse sono chiamate coccole;
    * Juniperus phoenicea (ginepro fenicio), utilizzato per l’estrazione dell’essenza di ginepro;
    * Juniperus turbinata, arbusto tipico del territorio sardo;

    Stagione e diffusione

    La pianta si incontra mediamente fino ai 2000-2500 metri d’altezza, perfettamente a suo agio nella macchia mediterranea o in un clima d’alta montagna, prediligendo luoghi rocciosi e soleggiati.

    Apprezzata erba medicinale, il ginepro è pianta dalle numerose proprietà aromatizzanti, balsamiche, antisettiche e diuretiche.
    Generalmente questa spezia viene usata per aromatizzare dei piatti a base di carne ma, viene anche utilizzata per la produzione di liquori aromatici di ottima qualità. Inoltre, è presente anche nella farmacopea popolare, secondo cui la bacca contiene proprietà rilassanti contro alcune malattie respiratorie.
    E’ utilizzato principalmente per aumentare la diuresi, ma anche per problemi intestinali, reumatismi, artriti o bronchiti. Si può assumere tramite lavaggi, frizioni, fumigazioni, infusi o decotti, e addirittura in ambito cosmetico.

    L’olio essenziale, ottimo disinfettante delle vie respiratorie ed urinarie, è ricco di terpeni e sesquiterpeni.

    Attenzione in caso di gravidanza.

    ginepro-alpino-berigila

    Raccolta e conservazione

    La conservazione delle foglie richiede che vengano essiccate all’ombra ed in seguito riposte in appositi sacchetti. La raccolta delle bacche avviene in autunno a completa maturazione, quando queste assumono il caratteristico colore scuro. Le bacche si faranno in seguito seccare al sole o, a temperature moderate, in forno, per evitare l’aggressione di muffe. Infine andranno riposte in recipienti di vetro o di porcellana.

    Principali impieghi in cucina

    Numerosi gli impieghi in cucina delle bacche di ginepro. Vi si ricorre prevalentemente per aromatizzare la selvaggina (cervo, capriolo, cinghiale, coniglio), in abbinamento a castagne, crauti o cavoli, ripieni alla frutta. Sono utilizzate anche nell’affumicare le salsicce e lo speck.

    Possiamo includere le bacche di ginepro tra gli ingredienti di un buon amaro alle erbe, o utilizzarne per preparare liquori ad hoc. Ottima, ad esempio, la grappa al ginepro o la gineprata. Le bacche compaiono inoltre tra gli ingredienti principali del gin.

    Molto particolari anche le birre aromatizzate al ginepro, come la belga Rader, che ricorre al distillato di bacche.

    Note e curiosità

    Numerose le leggende in cui compare il ginepro, spesso legate al contesto regionale d’origine. In italia ma anche altrove lo ritroviamo in filtri e pozioni contro streghe e spiriti maligni o a protezione degli usci delle case. Il ginepro è anche pianta della tradizione cristiana: una nota leggenda vuole che questa abbia offerto riparo alla Madonna durante la persecuzione messa in atto da Erode, e sia stata in seguito utilizzata per il legno della Croce di Cristo.
    E’ noto che i romani bruciassero ramoscelli di ginepro durante preghiere e cerimonie religiose. Le bacche sarebbero state, come testimonia Dioscoride, utilizzate contro il morso dei serpenti e addirittura contro la peste bubbonica.

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    Coniglio al ginepro



    Ingredienti e dosi per 4 persone

    * 1 coniglio tagliato in pezzi
    * Vino bianco secco
    * 1/2 bicchiere di aceto di mele
    * Olio d'oliva extra-vergine
    * 1 manciata di bacche di ginepro
    * Aglio
    * Rosmarino
    * Salvia
    * Sale
    * Pepe bianco

    Preparazione

    Fare un trito di aglio, rosmarino, salvia; pestare le bacche di ginepro nel mortaio.
    In un recipiente mescolare le bacche pestate, il trito, sale, pepe e cospargerne i pezzi di coniglio; metterli a marinare con aceto, poco olio e vino.
    Rosolare il coniglio in poco olio e aglio, coprirlo con la marinata e portarlo a cottura.
    Passare al setaccio il fondo di cottura e servire il coniglio con la salsa.



    Edited by gheagabry1 - 18/9/2019, 22:25
     
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    MELISSA




    melissa




    Melissa - Melissa officinalis L.

    Famiglia: Labiatae
    Specie: Melissa officinalis L.
    Altri nomi comuni: Erba cedronella.
    Generalità

    Pianta erbacea perenne originaria dell'Europa meridionale e dell'Asia occidentale. In Italia è presente in tutte le regioni, dal piano ai 1.000 metri.
    La Melissa è una pianta erbace perenne alta da 50 a 90 cm, con fusti eretti, ramificati e di forma quadrangolare.
    Le foglie sono opposte e picciolate, di forma ovale ma a volte cuoriformi e ricche di peli secretori.
    I fiori sono raccolti in verticilli e portati all'ascella delle foglie. Il calice è campanulato con labbro superiore a tre denti e inferiore a due. La corolla va da un colore giallastro ad un bianco maculato di rosa.Fiorisce dall'inizio dell'estate fino ad agosto.
    L'aroma della Melissa è molto simile a quello del limone.
    La Melissa entra, come componente aromatico, in insalate, bibite e liquori.

    "Ha proprietà aromatizzanti, digestive, coleretiche, antispasmodiche, emmenagoghe, sedative."

    Gli estratti di Melissa contengono triterpeni, acido caffeico, acido rosmarinico e vari flavonoidi come la luteolina, quercetina, apigeninae il chemferolo.Si può anche ottenere un olio essenziale contenente: citrale, citronellale e cariofillene.
    Le sommità fiorite per uso interno con l' infuso: come digestivo e sedativo.

    La melissa contiene le seguenti sostanze: essenze, alcoli, acidi fenolici, triperpeni, flavonoidi, tannini catechinici, vitamine B1, B2, ed acidi minerali, la sua azione è concentrata nelle patologie digestive e nelle turbe di origine nervosa.


    La melissa viene usata per lo stress e per l’insonnia, infatti ha una forte azione antispasmodica e sedativa che si rivela estremamente utile in entrambi i casi. Presenta anche una leggera azione antivirale e batteriostatica.

    Viene normalmente utilizzata per il colon irritabile e le coliti e poi nei casi di eccessiva emotività, stanchezza, stress e per l’insonnia dovuta all’eccessiva stanchezza.

    Note e curiosità

    Secoli addietro gli arabi ritenevano la melissa un ottimo rimedio per gli umori melanconici. Anche Paracelso la reputava un ottimo rivitalizzante, mentre i Greci la consideravano sacra ad Artemide, dea dei boschi e della caccia.

    Principali impieghi in cucina

    Tanti gli usi possibili della melissa, conosciuta per il caratteristico aroma di limone emanato dalle foglioline fresche.

    Molto apprezzata come erba aromatica, ben si sposa con le insalate oppure con la carne e il pesce, cui conferisce un buon aroma.

    Ottima anche con le frittate, per le salse marinate o per farne zuppe e pesti. Con molta fantasia la utilizzeremo anche per creare numerosi primi piatti, o addirittura pasticcini o torte.

    La pianta è spesso utilizzata per creare liquori aromatici come l’acqua di melissa o per farne delle grappe. Anche il Grand Chartreuse, noto liquore benedettino e ottimo digestivo, è a base di melissa.

    Infine, suggeriamo di ricorrere alla melissa per aromatizzare bevande alla menta o il thè.

    La Melissa è un delizioso accompagnamento ai piatti di pesce e pollo, frutta e verdura, e anche insalate e bevande (è utilizzato come ingrediente per i liquori, come il benedettino e Chartreuse).. Può essere tagliata e aggiunta al burro per fare un delizioso burro alle erbe e limone anche aggiunto aceti e oli di trasmettere il suo delizioso profumo e sapore.
    Può essere uitilizzata con basilico, erba cipollina, prezzemolo, menta e aneto.
    È meglio se utilizzata fresca come il processo di essiccazione.. riduce il sapore. Perché non provare a mescolare la melissa con la maionese e aggiungendo alle patate lesse per una deliziosa insalata di patate? O tritare le foglie e cospargertele su grigliate di pesce e piatti di pollo?

    La Melissa si accompagna con i piselli freschi, ed è fantastico con patate novelle.

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    ASPARAGI ALLA MELISSA



    INGREDIENTI:

    2 cucchiai di burro fuso

    2 cucchiai.di melissa, tritata finemente


    2 cucchiaini. di coriandolo fresco tritato

    1 cucchiaino. sale

    1 cucchiaino. pepe nero

    32 punte di asparagi al vapore

    METODO:

    In un tegame aggiungere il burro, melissa, coriandolo, sale e pepe nero. Consentire a sfrigolare leggermente fino a quando le erbe sono ammorbidite, ma non fritti.

    Mettere gli asparagi su un piatto da portata.





    TIMO



    serpillo



    Il timo è una pianta arbustiva della famiglia delle Laminacee, utilizzata in cucina come erba aromatica di cui si consumano le foglie ed i fiori, soprattutto essiccati. Ha piccoli fusti eretti da cui dipartono numerose foglioline verdi, molto piccole, particolarmente aromatiche. I fiori possono essere bianchi, rosa o violetti e compaiono nel periodo primaverile.

    Le foglie e i fiori possono essere consumati freschi, interi o tritati. In alternativa possono essere essiccati.

    PROPRIETÀ
    I timo è ricco di sali minerali ed ha proprietà digestive ed antisettiche.Lo si usa come disinfettante, cicatrizzante, stimolante. Si dice che il timo sia un antibiotico naturale eccezionale! Questa pianta viene impiegata nei dentifrici che si trovano in commercio, ma se ne può fare anche uno casalingo per fortificare le gengive utilizzando timo secco polverizzato insieme ad argilla verde ventilata.

    COME SCEGLIERE
    Se acquistato fresco il timo deve avere colore brillante e vivo, foglie consistenti, gradevole aroma. Se acquistato secco, solitamente è migliore quello da agricoltura biologica.

    COME CONSERVARE
    Il timo secco si conserva in luogo fresco e asciutto, in vaso di vetro, sigillato per mantenerne più a lungo l’aroma. Quello fresco si conserva in frigorifero nello scomparto della frutta e verdura. Se i gambi lo permettono, metterli a bagno in un vaso da fiori, dove si manterrà fresco più a lungo. Ideale la coltivazione della pianta, facile da mantenere sul terrazzo o sul davanzale della finestra. Richiede pieno sole, posizione riparata, terreno secco, ben concimato e drenato.

    Il suo sapore è aromatico piccante e nella cucina europea il timo ha un posto importantissimo: viene utilizzato per aromatizzare pastasciutte, ripieni, carni arrosto e grigliate, pesci, liquori e aceti. Il timo è un ingrediente che si può unire al vino, all'aglio, alla cipolla ed al brandy per realizzare salse per piatti di carne (bue, selvaggina pollame, montone, cinghiale, maiale, anitra, oca , faraona, coniglio, lepre e pollo).

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    arrotolato-di-sogliola-alle-erbe-speck-e-indivia



    Ingredienti per 6 persone

    * 700 g di filetti di sogliola
    * 500 g di indivia belga
    * 120 g di speck affettato sottile
    * 70 g di pane grattugiato
    * 20 g di erba cipollina
    * 10 g di prezzemolo
    * 5 g di timo
    * 20 g di burro
    * olio extravergine di oliva
    * sale e pepe

    Stufare l’indivia tagliata sottile con il burro, un pizzico di sale e di pepe per 10 minuti, poi saltarla a fiamma viva per altri 3.

    Su un foglio di carta da forno stendere il filetto di sogliola, coprire con un altro foglio e spianare con il batticarne, quindi levare il foglio di carta, salare e pepare e rivestire con le fette di speck.

    Distribuire poi sul pesce l’indivia preparata e, aiutandovi con la carta da forno, arrotolare l’arrosto ben stretto, poi condirlo con un filo di olio.

    Mescolare il pane grattugiato con il prezzemolo, il timo, l’erba cipollina e distribuire il mix sul pesce, premendo bene.

    Completare con un filo d’olio, mettere in una teglia rivestita con carta da forno e infornare a 180° per 25 minuti.

    Un consiglio: per ricavare una grande fetta dai filetti di sogliola, sistemare il primo con la coda verso destra, il secondo sovrapporlo con la coda verso sinistra e continuare fino ad esaurimento; infine batterli bene per unirli.


    Edited by gheagabry1 - 30/1/2023, 16:40
     
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    DRAGONCELLO



    Artemisia-absinthium




    Il Dragoncello..originario della Siberia il dragoncello è un’erba aromatica che proprio in questo periodo estivo possiamo gustare appena colta e che, se vogliamo averne qualche pianta in più, possiamo moltiplicare dividendone i cespi.Il suo nome scientifico, Artemisia dracunculus, si presta bene alle leggende e, a dire la verità, suona un po’ sinistro, evoca mostri da favola e pratiche medievali fatte di misteriose pozioni fumanti. Eppure di lui ci si può fidare perché le sue proprietà benefiche sono conosciute fin dai tempi antichi e i mercanti che l’hanno portata in Europa con le loro storie esagerate, non erano tanto lontani dal vero. Si diceva ad esempio che il “piccolo drago” si chiamasse così perché in Russia aveva guarito numerose persone in punto di morte a causa dei morsi di rettili velenosi.Qualcun altro giurava che si potevano percorrere centinaia di chilometri a piedi senza avvertire alcuna fatica, se soltanto si infilavano alcuni ramoscelli nei calzari. I medici arabi lo raccomandavano per stimolare l’appetito e come digestivo, ma chi lo prese più sul serio di tutti furono i dentisti dell’epoca che ne scoprirono e utilizzarono le efficaci proprietà anestetiche contro i dolorosi mal di denti. E’ proprio vero: basta masticare lentamente alcune foglie fresche per far sprigionare una sostanza anestetica chiamata eugenolo, che fa perdere sensibilità in bocca e concede un sollievo temporaneo al male. Provare per credere.Oggi, comunque, viene coltivato soprattutto per i suoi molteplici utilizzi in cucina.Dragoncello, dragone, erba drago, piccolo drago, estragone; l’abbiamo chiamato in molti modi ma, per conoscerlo meglio, diamo un’occhiata ai suoi parenti, le numerose artemisie cui appartengono anche assenzio e genepì. Alte e slanciate, le specie di artemisia assomigliano a colei che le ha battezzate, l’indomabile dea greca Artemide. Come lei amano i luoghi selvaggi e non si lasciano coltivare facilmente. Fa eccezione proprio il dragoncello che si distingue dai suoi fratelli per il carattere mite e domestico: è infatti l’unico della famiglia ad essere coltivato e commestibile. Così, mentre il fratellino assenzio (lo stesso che ha fatto impazzire Amleto) può causare irrimediabili turbe psichiche, il nostro dragoncello può, al massimo, mandare in estasi chi gusta il pollo aromatizzato con le sue foglie. Dovremmo forse parlare di “dragoncelli” perché ne esistono due tipi, il francese e il russo. Nell’aspetto sono molto simili, entrambi formano folti cespugli alti oltre mezzo metro, con steli teneri e radici particolarmente tortuose. Le foglie sono sottili e lunghe, color verde chiaro e forma lanceolata e, nel tipo russo, diventano ancora più chiare e ruvide al tatto. La vera differenza è nell’aroma e nella qualità, di gran lunga superiori in quello francese. Sebbene più delicato e difficile da coltivare di quello russo, il dragoncello francese, chiamato anche estragone è il vero eroe in cucina perchè la sua maggior ricchezza di oli essenziali sprigiona un profumo di anice particolarmente intenso.

    Coltiviamolo a casa nostra

    Se abitiamo in una zona dall’inverno particolarmente freddo, ad esempio in montagna,coltiviamo il dragoncello russo (Artemisia dracunculoides) può essere seminato poiché produce semi in abbondanza, contrariamente al francese (Artemisia dracunculus) che ne produce pochi e che, pertanto, conviene moltiplicarlo solo dividendo i cespi o interrandone un rametto, metodo che gli esperti chiamano per talea erbacea. Se il clima ce lo permette, non esitiamo ad optare per la coltivazione del francese, di gran lunga migliore per qualità e aroma benché più delicato e bisognoso di clima mite.La pianta è perenne, vive cioè più di due anni e in inverno si spoglia per rinfoltirsi in primavera quando produce piccolissimi fiori di color verde-giallo riuniti in pannocchie .Un’altra caratteristica della pianta è la sua radice che si sviluppa tortuosamente e ama gironzolare sottoterra, meglio se in un terreno ricco, ben drenato e soleggiato, anche se tollera un po’ d’ombra. I fusti, alti e leggeri, non saranno spezzati dal vento se sceglieremo una posizione riparata, magari a ridosso di un muretto o di una rete.Zappettiamo bene il terreno e mescoliamolo al cinquanta per cento con sabbia per renderlo soffice. Eliminiamo le erbe infestanti e, se seminiamo il tipo russo, lo faremo in primavera o in autunno mantenendo in seguito il terreno ben pulito. Per moltiplicare il tipo francese prendiamo una piantina adulta, che in genere ha già sviluppato una corona con vari cespi e radici, e dividiamola in varie piantine con l’aiuto di un coltello o delle dita. Assicuriamoci che ognuna di loro abbia la sua porzione (qualche centimetro) di radici, e mettiamole a dimora in aprile-maggio a quaranta centimetri di distanza l’una dall’altra. Questa operazione è benefica anche per la pianta originaria che, in ogni caso e ogni tre o quattro anni, va divisa e ripiantata per rinvigorirsi e mantenere l’aroma inalterato. Annaffiamo senza esagerare perchè la pianta non ama avere “i piedi a bagno”. Faremo nello stesso modo con le talee erbacee, che si possono prelevare in estate staccando qualche foglia col suo stelo nella parte più bassa della pianta. Interriamo le talee mantenendole umide e al riparo dal sole e… lasciamo fare il resto alla natura.

    Congelato è meglio che essiccato

    Se possibile consumiamolo fresco da giugno a settembre, quando le foglioline sono ricche di olio essenziale, dato che il dragoncello essicato tende a perdere il suo gusto particolare e finisce per assomigliare all’alloro, perdendo inevitabilmente anche gran parte delle sue proprietà medicinali. Stacchiamo le foglioline dall’estremità del cespuglio e consumiamole subito dopo poiché sono delicate e deperiscono molto rapidamente. Se proprio vogliamo organizzare una piccola scorta invernale, allora congelare è meglio che essicare! Basterà riempire di foglioline fresche in un freezer.Un’altra valida idea alternativa può essere la conservazione delle foglie sott’aceto in barattoli sterili e a chiusura ermetica, conservati al buio.Termino perchè mi sembra di essere stato estremamente lungo ,comunque proviamo perchè no anche oggi a pranzo il nostro dragoncello.

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    Pianta erbacea perenne originaria dell’Europa Orientale e della Siberia del Sud. In Italia è coltivata e di rado inselvatichita.

    Alta fino a 1 metro, presenta fusti eretti e ramificati, con foglie lineari, strettamente lanceolate, lucenti, di colore verde scuro. Corimbi di minuscoli fiori gialli compaiono in estate, nelle regioni calde, e raramente in quelle fredde. Le foglie aromatiche se schiacciate emanano un aroma piccante.


    Per il suo profumo delicato tra l’anice e il sedano è adatto per insaporire piatti di pesce, frittate, formaggi frechi, salse e ripieni.
    Proprietà terapeutiche: toniche, stomachico-digestive, aperitive, carminative. In infuso può alleviare l’insonnia e la costipazione.



    dragoncello-1

    omelette al dragoncello



    3 uova
    1 cucchiaio di dragoncello secco
    2 cucchiai di panna, sostituibile con yogurt (come nelle foto) o latte
    sale q.b.
    pepe nero q.b.
    una noce di burro, sostituibile con due cucchiai di olio (possibilmente non un olio d’oliva dal gusto deciso)

    Preparazione

    Mettete a rinvenire il dragoncello in un cucchiaio di acqua calda.
    Rompete le uova in una ciotola, salate e pepate. Se vi manca il macinapepe, potete sempre polverizzare il pepe utilizzando un bicchiere dal fondo pesante come macina
    Unite poi il dragoncello ammollato con la sua acqua, e la panna. Sbattete leggermente il tutto per amalgamare, ma non esagerate.
    Fate fondere il burro in una padella
    Versate il composto di uova nella padella e fate cuocere fino a quando sia rappreso sotto, ma il sopra sia ancora morbido... si deve ripiegare l’omelette su se stessa, per fare questo occorre una paletta. Ripiegatela e poi continuate la cottura per qualche minuto. Fate scivolare l’omelette al dragoncello nel piatto e mangiatela subito, accompagnata da una baguette croccante.


    Edited by gheagabry1 - 30/1/2023, 16:47
     
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    L’erba cipollina (Allium schoenoprasum)


    allium_schoenoprasum


    Fioritura: in primavera
    Impianto: in primavera
    Tipo di pianta: bulbosa perenne e aromatica
    Altezza max dei fusti: 30-40 centimetri

    L’erba cipollina, conosciuta anche come aglio selvatico, è una pianta bulbosa perenne appartenente alla famiglia delle Liliaceae originaria dell’Europa e dell’America. L’erba cipollina è una pianta conosciuta nota fin dall’antichità, basti pensare che già gli antichi Celti le riconoscevano dei poteri magici grazie ai quali poteva togliere il malocchio; la prima parte del suo nome botanico, cioè Allium, viene dal celtico e significa “caldo”.
    Questa pianta è dotata di un ciuffo di foglie strette e lunghe, che profumano di aglio e di cipolla, e che raggiungono altezze di circa 30-40 centimetri; in primavera produce dei piccoli fiori di colore rosa. L’erba cipollina possiede uno sviluppo tappezzante che le permette di allargarsi e colonizzare lo spazio circostante in breve tempo.
    L’erba cipollina è molto usata in cucina per il suo sapore caratteristico che però è meno intenso di cipolla e aglio; possiede anche proprietà digestive, depurative e diuretiche, oltre ad essere un ottimo lassativo e antisettico. La raccolta dell’erba cipollina avviene circa 45 giorni dopo la semina, e va fatta con delle forbici o con il coltello, avendo cura di lasciare qualche centimetro e non di reciderle alla base, in modo da favorire la ricrescita. Per quanto riguarda la conservazione l’erba cipollina può essere essiccata, surgelata oppure messa sott’olio, sempre dopo averla lavata, asciugata e tritata.
    L’erba cipollina è molto usata in cucina per il suo sapore caratteristico che però è meno intenso di cipolla e aglio; possiede anche proprietà digestive, depurative e diuretiche, oltre ad essere un ottimo lassativo e antisettico. La raccolta dell’erba cipollina avviene circa 45 giorni dopo la semina, e va fatta con delle forbici o con il coltello, avendo cura di lasciare qualche centimetro e non di reciderle alla base, in modo da favorire la ricrescita. Per quanto riguarda la conservazione l’erba cipollina può essere essiccata, surgelata oppure messa sott’olio, sempre dopo averla lavata, asciugata e tritata.
    Esposizione. L’erba cipollina predilige le esposizioni all’ombra parziale, anche se si sviluppa dappertutto; in inverno perde la parte aerea ma la recuperi in primavera. Può essere lasciata all’aperto magari proteggendola con della paglia per evitare che i bulbi si rovinino a causa del freddo.
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    Risotto ai mirtilli di bosco e erba cipollina


    risotto_mirtilli380m




    Ingredienti
    Acqua 1 lt
    Burro 20 gr
    Dadi vegetali 2
    Erba cipollina
    tritata 1 cucchiaio
    Mirtilli 200 gr
    Olio 4 cucchiai
    Riso arborio 320 gr
    Vino rosso Lagrein 1 bicchiere


    ...per guarnire
    Erba cipollina 1 cucchiaio
    Mirtilli 50 gr


    Preparate il brodo vegetale, facendo bollire l’acqua e aggiungendovi i due dadi.
    Intanto pulite molto bene i mirtilli e passateli con un panno umido.

    In un padella antiaderente o un tegame d’acciaio abbastanza capiente, mettete l’olio e fate tostare il riso aggiungendo anche un cucchiaio di erba cipollina tritata.
    A tostatura avvenuta, aggiungete il vino e lasciate sfumare.

    Nel frattempo frullate con un mixer 200 gr di mirtilli, e quando il vino sarà asciugato, aggiungete il composto al riso, e terminate la cottura del risotto aggiungendo quando occorre, un mestolo alla volta di brodo vegetale.

    Quando il riso sarà ben al dente (o come lo preferite), toglietelo dal fuoco, aggiungete il burro e mantecatelo bene, poi impiattatelo e guarnite il risotto con qualche mirtillo e dell’erba cipollina.



    ■ Consiglio


    Noi abbiamo realizzato questo piatto con del vino rosso Lagrein del Trentino, dal profumo di viola mammola e frutti di bosco, ottimo anche da bere per accompagnare questo risotto, ma potete optare per qualsiasi vino rosso fruttato; se volete, potete spolverizzare il risotto con del formaggio grattugiato, o portarlo comunque a tavola e lasciare decidere ai commensali se adoperarlo.


    Edited by gheagabry1 - 30/1/2023, 16:49
     
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    A mezzodì scopersi tra le canne
    del Motrone argiglioso l’aspra ninfa
    nericiglia, sorella di Siringa;
    l’ebbi su’ miei ginocchi di silvano,
    e nella sua saliva amarulenta
    assaporai l’origano e la menta.

    Gabriele D’Annunzio



    ORIGANO

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    L’origano, chiamato anche regamo o erba acciuga, è una pianta erbacea intensamente aromatica diffusa nei paesi mediterranei, nell’Inghilterra meridionale, in Asia e in America del Nord in molte varietà, anche se soltanto nelle assolate regioni meridionali riesce ad acquistare piena corposità di fragranza.

    Il nome scientifico, Origanum vulgare, derivante dal greco: óros = monte e gános = bellezza vistosa, splendore, significa splendore delle montagne.

    È un arbusto perenne, appartenente alla famiglia delle Labiate, il cui fusto, alto 40-80 cm, piuttosto peloso, si arrossa verso la punta; l’habitat è costituito dai boschi fino ai 1800 metri.

    Le foglie sono piccole, ovali, profumatissime con la base allargata ed il margine intero o interrotto da qualche dentello; i fiorellini rossastri, o qualche volta chiari, sono riuniti a mazzetti; il frutto è una capsula scura.

    La fioritura avviene da giugno a settembre.
    Si usa tutta la pianta, soprattutto le sommità fiorite.

    Viene molto usato nella cucina mediterranea per il suo aroma intenso, pronunciato, gradevole e deciso.

    In gastronomia si rivela particolarmente indicato per:

    piatti a base di pomodoro,

    sia caldi (pizze, sughi, carne alla pizzaiola);
    sia freddi (pomodoro e mozzarella, insalate miste, bruschette);
    salse, intingoli, condimenti;
    pasta d’acciughe;
    crostacei;
    carni arrostite, alla brace, in umido;
    formaggi (soprattutto caprini);
    zuppe;
    verdure cotte;
    numerose ricette regionali (pizza rianata o originata; ammogghiu, classico intingolo per grigliate di pesce);
    per preservare il brodo;
    per conservare ortaggi sott’olio e sott’aceto;
    nei liquori digestivi.
    Nell’Antica Grecia era considerata pianta portatrice di pace e di felicità, nota e molto apprezzata per le qualità terapeutiche, come testimoniano Dioscoride, Columella e Plinio.

    Principi attivi: un olio essenziale costituito principalmente da timolo, carvacrolo, terpinene; tannini e resine.

    Proprietà officinali: aromatizzante, aperitivo, digestivo, antispasmodico, antinevralgico, espettorante, leggermente stimolante, antisettico, carminativo, tonico, parassitico, purgativo, bechico, eccitante, sudorifero.

    In medicina veniva utilizzato, grazie al suo profumo penetrante, come disinfettante di ambienti durante le epidemie, bruciato in ampi bracieri insieme a timo e menta.

    Tradizionalmente viene impiegato in fitoterapia per le sue numerose proprietà officinali.

    In cosmesi si usa per la produzione di essenze.



    Generalità: si tratta di un genere costituito da circa 20 specie, alcune delle quali sono di carattere erbaceo, perenni ed aromatiche, altre sono arbusti sempreverdi o a foglie semi-permanenti. I fiori sono generati da tubolari a forma di imbuto e generalmente sono riuniti a piccoli mazzetti, formando delle spighe; caratteristiche sono anche le brattee, che spesso accompagnano la fioritura, che avviene in Estate ed in Autunno. Le foglie sono quasi per tutte le specie di forma ovale. L'altezza della pianta varia a seconda della specie; in generale le specie arbustive possono raggiungere anche gli 80 cm di altezza, quelle erbacee, invece, sono alte generalmente circa dai 25 ai 50 cm.




    Esposizione: la pianta predilige le posizioni soleggiate ed un clima caldo e asciutto. Teme il freddo e l'umidità; per questo motivo, durante la stagione invernale, nelle zone fredde è meglio ritirarlo o coltivarlo in serra.


    Terreno: deve essere ben drenato, da neutro ad alcalino, povero o leggermente fertile.

    Noto fin dall’antichità, l’origano (Origanum Vulgare ) era utilizzato dai Romani in cucina; nell’Antica Grecia era considerata pianta portatrice di pace e di felicità, nota e molto apprezzata per le qualità terapeutiche In medicina, grazie al suo profumo penetrante, veniva utilizzato come disinfettante di ambienti durante le epidemie e bruciato in ampi bracieri insieme a timo e menta. Appartenente alla famiglia delle labiate, il suo nome deriva dal greco (oròs, montagna, e da gànos, splendore), e significa “splendore delle montagne”.




    Melanzane alla pizzaiola


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    Ingredienti per 4 persone:

    1 melanzana
    1 mozzarella fresca
    passata di pomodoro
    farina q.b
    origano
    olio di semi e olio d’oliva
    Preparazione:

    Tagliate la melanzana a fette circolari, disponete le fette di melanzana in un vassoio e sopra spargete un pizzico di sale, lasciate riposare per 30-40 minuti, in modo che la melanzana possa perdere un pò d’acqua, che sarebbe in eccesso in cottura. Sciaquate le fette di melanzane sotto l’acqua corrente per togliere il sale, passatele sulla farina e friggetele in una pentola con l’olio di semi bollente.

    Preparate una teglia adatta al forno, sul fondo mettete un filo d’olio d’oliva e poi disponete a strati: le fette di melanzane fritte, la mozzarella tagliata a dadini e la passata di pomodoro, il tutto condendo con sale e origano sopra. Infornate la teglia per 10 minuti in forno a 200 gradi ed ecco che un fantastico piatto è pronto!

    Per chi lo desidera a cottura terminata cospargere di grana.


    Edited by gheagabry1 - 30/1/2023, 16:55
     
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  9. gheagabry
     
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    SANTOREGGIA



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    La santoreggia (Satureja hortensis) è un’erba aromatica dal profumo simile a quello del timo, originaria dell’Asia sud-occidentale e del bacino del Mediterraneo. La santoreggia coltivata negli orti come aromatica è una specie annuale con fusto eretto molto ramificato, foglie lineari e fiori rosa, mentre quella selvatica, la Satureia montana, chiamata anche falso timo, è una pianta perenne cespugliosa con fiori bianchi e rosati.
    La santoreggia ama le posizioni soleggiate ma può svilupparsi anche in condizioni di ombra parziale; predilige i terreni asciutti, rocciosi e sabbiosi, purché ben drenati, mentre non ama quelli ricchi di materia organica e non necessità di grandi quantità d’acqua. La specie annuale si propaga per semina in aprile, mentre quella perenne per divisione dei cespi ad inizio primavera.

    La santoreggia, conosciuta anche come erba di San Giulio, è molto utilizzata sia in cucina sia come pianta medicinale; in particolare, le sue foglie, fresche o essiccate, vengono usate per insaporire ripieni, marinate, aromi, legumi e per la fabbricazione dei liquori; sempre le foglie possono essere sciolte nell’acqua del bagno o del pediluvio per tonificare la pelle.
    L’infuso di santoreggia usato per sciacqui e gargarismi aiuta a curare le ulcere della bocca e della gola, mentre sotto forma di compresse calma il gonfiore dovuto alle punture di insetti; inoltre, in erboristeria, la santoreggia viene usata per combattere la cattiva digestione, il vomito e la diarrea. Per quanto riguarda la raccolta e la conservazione delle foglie, quelle della specie annuale possono essere usate fresche per tutta l’estate, mentre quelle della specie perenne sono disponibili tutto l’anno.

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    Zucchine in carpione


    Satureja_hortensis_Prague_2011_3




    Ingredienti e dosi per 4 persone
    Zucchine
    Olio d'oliva
    Salvia
    Aceto di vino bianco
    1 scalogno
    Timo
    Santoreggia
    Menta
    Sale

    Tagliare a bastoncini le zucchine e friggerle in olio e salvia.
    Dopo la frittura scolarle bene, disporle in una teglia e preparare il carpione facendo bollire per una decina di minuti aceto di vino bianco (con aggiunta di un poco d'acqua se si vuole un carpione più leggero) con uno spicchio d'aglio, uno scalogno a fettine, salvia, timo, santoreggia, menta e sale.
    Eliminare le erbe e versare il carpione ancora caldo sulle zucchine fritte fino a coprirle.
    Lasciare marinare almeno un paio di ore e servire fredde.
    Questo piatto si può preparare in anticipo, anzi è migliore il giorno dopo.


    Edited by gheagabry1 - 30/1/2023, 16:58
     
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  10. gheagabry
     
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    Esiste una differenza tra menta e mentuccia






    Forse non tutti sanno che il termine “mentuccia” non è semplicemente un vezzeggiativo per indicare affettuosamente l’odorosa menta. Infatti, anche se menta e mentuccia vengono usati come sinonimi essi indicano in realtà due piante differenti: la prima è la Mentha pulegio, la seconda è la Calamintha nepeta, nota anche con i nomi comuni di nepetella o poleggio, ed è caratterizzata da un aroma molto simile a quello della menta ma meno intenso.
    Ciò che permette di distinguere senza ombra di dubbio le due piante è però la forma dei fiori, che fanno la propria comparsa in estate; la menta propriamente detta presenta dei fiori arrotondati, mentre la mentuccia produce infiorescenze tubulari che si ergono verticalmente.

    Entrambe possono essere coltivate con successo sia in vaso che in piena terra, purchè in posizione semiombreggiata e al riparo dai venti. Non sono molto esigenti neppure in fatto di terreno e in vaso si fanno bastare del terriccio universale misto a sabbia per assicurare un perfetto drenaggio. Quanto alle innaffiature invece, bisogna intervenire regolarmente ma con parsimonia, appena quanto basta per mantenere il terreno costantemente umido.


    la menta piperita

    Menta_piperita




    Al genere Mentha appartengono molte specie, ma quella dal profumo più gradevole è la menta piperita; in Italia l’impiego in cucina non è particolarmente diffuso, se non per decorare i piatti o per insaporire insalate fresche e frittate. Nei paesi anglosassoni, invece, è un erba aromatica usata moltissimo.
    La menta è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Labiate originaria del bacino mediterraneo e diffusa un po’ in tutta Europa, perché è resistente e di facile propagazione. La menta possiede un fusto quadrangolare di colore verde-violaceo, foglie ovali e seghettate, che se strofinate emettono un forte aroma, e fiori bianco-rosacei riuniti in infiorescenze a forma di spiga, che appaiono in estate e durano fino all’autunno; questa pianta può raggiungere anche il metro d’altezza.
    Il frutto della menta è una capsula che contiene da uno a quattro semi; ama i terreni freschi e fertili esposti a mezz’ombra e richiede molto acqua; in genere preferisce la pianura ma la si può trovare anche a 700 metri d’altezza a patto che sia riparata dal vento.

    La menta si propaga in autunno per mezzo di stoloni; può diventare una pianta infestante e per questo va tagliata almeno una volta all’anno, preferibilmente in primavera. Della menta si usano soprattutto le foglie, che vanno raccolte prima della fioritura, tra luglio e agosto, ed essiccate in un luogo ombreggiato e ventilato, ma anche le sommità fiorite in luglio e in agosto.
    La menta può essere usata come antisettico delle vie respiratorie per purificarle e decongestionarle contro raffreddori e sinusiti; impacchi di foglie fresche pestate possiedono un’azione calmante per le affezioni della pelle, prurito e punture d’insetto; gli infusi e i tè alla menta sono tonici, astringenti e rinfrescano, e se usati per gargarismi e sciacqui, leniscono le infiammazioni delle mucose della bocca. Inoltre, l’olio essenziale di menta piperita contiene il mentolo, una sostanza in grado di calmare i tessuti muscolari dell’apparato digerente, di rilassare il tratto intestinale, e di attenuare la produzione di gas.

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    Tra le piante aromatiche la menta è sicuramente quella da maggiori soddisfazioni a chi la coltiva; avere una pianta di menta a portata di mano può infatti regalare più di un piacere: dall’inconfondibile aroma che diffonde nell’aria alla possibilità immediata di aggiungerne qualche foglia a bevande e pietanze per decorarle o esaltarne il gusto.
    Il genere menta comprende una moltitudine di specie e varietà perenni, rustiche o semirustiche tra le quali menta piperita, menta acquatica, menta arvensis, menta longifolia (nota anche come menta forte), menta rotundifolia, menta spicata o viridis, solo per citarne alcune, che si distinguono per dimensioni, caratteristiche dei fiori e delle foglie, aroma.
    In linea di massima però tutte le specie di menta hanno foglie lanceolate ricoperte da una sottile peluria di colore verde scuro (menta piperita), verde brillante e variegate (menta suaveolens variegata). I fiori, tubolari o campanulati, crescono sempre raccolti in spighe e fanno la propria comparsa sulla pianta in estate per rimanervi fino ad autunno inoltrato.

    La menta è inoltre una pianta di facile coltivazione: cresce bene sia in pieno sole che all’ombra (anche se le esposizioni molto luminose favoriscono la produzione di oli essenziali) e si adatta sia alla coltivazione in piena terra che in vaso, sebbene sia consigliabile coltivarla in vaso dal momento che il suo accrescimento è talmente rapido e vigoroso da conferirle le caratteristiche di una infestante.

    Anche se la menta non ha grandi esigenze in fatto di terreno questo dovrà essere legger e ben drenato mentre andranno assolutamente essere evitati i terreni pesanti e argillosi. La pianta inoltre non richiede potature, basta eliminare via via rametti e foglie secche per vederla rinvigorirsi. Durante il periodo estivo va innaffiata abbondantemente e in maniera regolare stando ben attenti però a non bagnare le foglie, mentre in inverno le innaffiature potranno essere sospese del tutto.





    conchiglioni ripieni di melanzane con salsa alla menta




    Per 4 persone occorrono: 400 gr di pasta tipo conchiglioni, 8 melanzane, 1 spicchio d’aglio, foglioline di menta fresca, olio extravergine di oliva, sale e pepe.

    Lavate le melanzane, asciugatele e mettetele nel microonde a 700 W per 10 minuti. Toglietele dal forno, estraete la polpa e frullatela con 1 spicchio d’aglio, olio, sale e pepe. Fate cuocere la pasta in abbondante acqua salata e scolatela al dente. Mettetela in un recipiente e fatela raffreddare. Nel frattempo frullate insieme dell’olio extravergine di oliva e le foglioline di menta fresca fino ad ottenere una salsina.

    Con l’aiuto di un sac-à-poche riempite la pasta (raffreddata) con il frullato di melanzane, condite con la salsa alla menta e, se volete, completate con una grattugiata di ricotta salata.


    Edited by gheagabry1 - 30/1/2023, 17:05
     
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  11. tomiva57
     
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    ...è anche una pianta aromatica ..anche se non sembra....

    ORTICA



    Foto+1

    NOME SCIENTIFICO:
    Urtica urens, ortica comune, annuale- Urtica dioica, ortica perenne FAMIGLIA:
    Urticacee
    DESCRIZIONE:
    L'ortica è un'erbacea tipica dei luoghi, siti nelle zone temperate, ove è presente nel terreno molto materiale organico in decomposizione. Sia il fusto che le foglie delle ortiche sono ricoperte da una fitta peluria contenente un liquido caustico che provoca, per contatto, arrossamento e bruciore cutaneo: ciò forse ha determinato il disprezzo che attualmente circonda questa pianta in realtà benefica. Dove son presenti le ortiche infatti il terreno viene arricchito e le piante vicine prosperano, inoltre se delle ortiche vengono aggiunte al cumulo del concime ne accelerano la maturazione
    FUSTO:
    I fusti a sezione quadrata dell'Urtica dioica, l'ortica perenne, si ergono diritti fino a oltre un metro e mezzo d'altezza, quelli dell'ortica comune, l'Urtica urens, superano invece di poco il mezzo metro. Di solito non sono ramificati, lo diventano se vengono cimati.
    FOGLIE:
    Picciolate, cuoriformi alla base, ma con l'apice acuto, presentano margini dentellati e finemente incisi e sono ricoperte da peli detti appunto urticanti. Per il loro gusto delicato e le virtù depurative le foglie dell'ortica, che sbollentate perdono il temibile potere irritante, meriterebbero d'essere più apprezzate in cucina.
    FIORI:
    Non hanno alcun valore decorativo i minuscoli fiori riuniti in piccole spighe inserite nell'ascella fogliare.
    HABITAT:
    Le ortiche crescono ovunque, ma prediligono un substrato ricco di sostanze azotate, per cui vegetano particolarmente bene in prossimità di casolari, ai piedi dei muri e nei pressi delle concimaie.
    COLTIVAZIONE:
    Non è necessario coltivare le ortiche: esse da millenni seguono l'uomo nei suoi spostamenti e se tagliate rivegetano prontamente dai rizomi. Chi però lo desidera può piantarne un ciuffo vicino ai cespugli di ribes, che ne trarranno vigore, o in un angolo dell'orto, per averne sempre una piccola, ma comoda scorta a disposizione.
    RACCOLTA:

    I getti giovani freschi sono i migliori in cucina, in quanto più teneri e anche in campo medico, perché il loro potere curativo è massimo: il momento migliore per coglierli è dopo una pioggia, il periodo più adatto è la primavera (quando conviene anche farne una buona scorta per l'inverno), o l'autunno quando, dopo il taglio del fieno, crescono i nuovi getti. Naturalmente data la caratteristica di queste piante è necessario munirsi di forbici e guanti.
    CONSERVAZIONE:
    Le ortiche si fanno essiccare all'ombra, poi si conservano in scatole dotate di buona chiusura. Una volta secche perdono il loro potere irritante. PROPRIETA':
    IN CUCINA:
    Le ortiche sono usate in cucina da sempre: si lessano come fossero spinaci; si aggiungono alla minestra; si cuociono con il riso o si impastano con le patate per fare delicati e saporiti gnocchi; sono ottime anche nelle frittate; messe in infusione con qualche foglia di menta danno una tisana che può venire bevuta al posto del tè. Per le caratteristiche nutrizionali le ortiche risultano essere un ottimo mangime per galline, conigli e mucche, a cui vengono date sia fresche, dopo essere stata immerse per un giorno in acqua bollente, sia essiccate.
    BELLEZZA:
    Gli shampoo all'ortica comunemente in commercio rinforzano i capelli rendendoli più forti e lucenti; chi desiderasse far da sé può lavare la testa ogni settimana con un infuso di foglie d'ortica e risciacquarli con un infuso di radici.
    SALUTE:
    L'ortica è una delle più importanti piante medicinali ma non una delle più apprezzate, in quanto le sue virtù non sono universalmente note. Il suo potere depurativo è notevolissimo, inoltre essa contiene ferro per cui esercita una funzione antianemica ed è particolarmente indicata per una cura primaverile consistente nel bere una tisana di germogli alla mattina prima di colazione e un'altra tazza, sempre a piccoli sorsi, durante il giorno. Per mantenere intatti i principi attivi della pianta è bene solo scottare i germogli, senza farli bollire a lungo. Un cucchiaino di germogli d'ortica è sufficiente per un quarto di litro d'acqua: dopo una breve infusione si può bere senza zuccherare, chi lo desidera può aggiungere nell'acqua dell'infuso un po' di menta o di camomilla per migliorare il sapore. Oltre a curare stanchezza e mal di testa l'ortica possiede virtù emostatica, come si può vedere facilmente se, in caso di epistassi, si introduce nella narice sanguinante un batuffolo di cotone imbevuto del suo succo.
    CURIOSITA':
    In un quadro di Albrecht Durer, famoso pittore e incisore tedesco della fine del Quattrocento, è rappresentato un angelo che offre al Creatore niente meno che un'ortica. Quale migliore testimonianza potremmo desiderare del prestigio che già allora circondava quest'erba?


    ortiche

    (parzialmente tratto da Internet)

    L'ortica e una pianta perenne Le foglie sono ovali, a denti triangolari, pelose. Le foglie e i peli di cui è ricoperta conteniene una sostanza orticante. L'ortica fa bene: viene utilizzata contro l'anemia, come tonico, contro i reumatismi, per il benessere della pelle e dei capelli.

    Infuso di ortiaca: 50 gr. di foglie fresche in un litro di acqua bollente per 10 minuti In genere viene consigliato di venderne 1 litro al dì.

    Decotto di erba fresca: 30 g di ortica fresca in mezzo litro d’acqua fredda,, bollire per 10 minuti, filtrare e bere caldo o freddo.

    Pomata: sciogliere 250 g di cera d’api sbiancata in un recipiente a bagnomaria, versarvi 30 g di ortica essiccata e far cuocere a fuoco bassissimo per circa 2 ore. Filtrare in un recipiente coperto da un telo e mentre è ancora calda, usando guanti di gomma, spremere bene. Passare subito in vasetti di vetro scuro.

    Tintura: si trova già pronta in erboristeria o nelle farmacie con reparto erboristico. Per prepararla: porre 20 g d’ortica essiccata in 100 ml di alcool a 25°C e lasciare macerare per 5 giorni, quindi filtrare e conservare in bottiglie scure.

    Succo: per ottenere 100 ml di succo occorrono grandi quantità di erba fresca, circa 10 kg.



    Comprende: acido formico, e gallico, acetilcolina, carotene, clorofilla, tannino, istamina, potassio, calcio, ferro, manganese, silicio, vitamina C,.

    Le proprietà sono molteplici:: antidiabetico, astringente, depurativo, diuretico, emostatico.

    Acidi urici, anemia, colesterolo, enteriti acute e croniche, enteriti catarrali, epatopatie, insufficienza cardiaca, stanchezza, renella, obesità: 3 tazze al giorno di infuso o 4 cucchiaini al giorno di tintura, polvere d’ortica spolverizzata sui cibi.

    Artrite, reumatismi, emorroidi, sciatica, tendiniti, bruciature, distorsioni, punture d’insetti: come le precedenti indicazioni e frizioni con la pomata sulle zone doloranti.

    Stress fisico e psichico: decotto d’ortica fresca 3 tazze al giorno, un bicchiere di succo a digiuno tutte le mattine.

    Gli impieghi popolari di quest'erba vertono soprattutto alla cura dei reumatismi, alla depurazione del sangue nelle cure primaverili ed in presenza di manifestazioni cutanee come le foruncolosi e le dermatosi conseguenti a disordini alimentari e a cattiva eliminazione delle tossine.



    Acne e malattie della pelle in genere: 3 tazze d’infuso nel corso del giorno, oppure 15 gocce di tintura diluite in un poco d’acqua o una tazza di decotto bevuto al mattino a digiuno. In caso di psoriasi ed eczemi applicare sulla parte un po’ di pomata prima di coricarsi.

    Caduta dei capelli, forfora: preparare un decotto con tre manciate di radici d’ortica per mezzo litro d’acqua e mezzo d’aceto di mele, bollire mezz’ora e filtrare. Con questo preparato frizionare mattino e sera. L’acqua dell’ultimo risciacquo, quando lavate i capelli, dovrebbe essere fatto con decotto tiepido d’ortica e sola acqua.

    Pelle grassa: una volta alla settimana fare suffumigi con un litro e mezzo di acqua bollente a cui avrete aggiunto 3 cucchiai di ortica essiccata. Usate quotidianamente un astringente ottenuto facendo macerare per due settimane 4 cucchiai di ortica essiccata in 4 cucchiai di alcol. Filtrate, aggiungete un quarto di cucchiaio di borace in 3 cucchiai di amamelide e 10 gocce di glicerina. Agitare bene prima dell’uso. Per migliorare l’odore, potete aggiungere due gocce di olio essenziale di rosa o di rosmarino.

    ALTRI USI: in cucina si usa in frittate, minestre, ravioli, risotti. La polvere ottenuta dalle foglie essiccate può essere sparsa sul cibo.



    E' estremamente benefica ed efficace per regolarizzare le funzioni intestinali poiché con le sue proprietà normalizzatrici riesce a combattere sia la diarrea che la stitichezza e, contemporaneamente, è indicata per ridare vigore sia all'intestino che allo stomaco.

    Nell'ortica sono presenti molti minerali come calcio, potassio e zolfo, e di conseguenza è un potente antianemico e mineralizzante.

    Con l'ortica si fanno ottimi piatti: zuppa di ortiche, oppure ortiche alla crema. Si preparano come gli spinaci o l'insalata cotta, sostituendoli vantaggiosamente. Naturalmente, una volta cotta, l'Ortica non pizzica più, anzi diventa morbidissima come il velluto per lo stomaco.

    In conclusione:

    Aiuta l'eliminazione delle tossine e vivifica la flora batterica.

    Quindi di notevole aiuto nella diminuzione di peso.

    E' una pianta usata da oltre due millenni nel trattamento del cuoio capelluto. E' una vera miniera di sostanze attive come minerali, composti azotati, sali, acido formico, etc.

    Rinforza cartilagini, unghie fragili e capelli. Utilizzata anche nei problemi di acne.

    La radice migliora le manifestazioni legate all' ipertrofia prostatica, limitando le dimensioni della prostata, forse per una interazione tra sostanze presenti nell' ortica e le proteine sieriche che legano normalmente gli androgeni.

    Scrive Maurice Mességué: "Perché mai si getta alle ortiche ciò che non si ama più? Io getterei alle ortiche proprio coloro che amo di più. Se dalle vostre escursioni in campagna e dai vostri picnic domenicali doveste riportare soltanto una pianta, che questa sia l'ortica, Sono grato a mio padre d'avermi insegnato a farmela amica".

    Il guaio dell'ortica è che non si trova sempre durante l'anno ed allora è bene sapere che esiste una Tintura Madre Spagirica che ha gli stessi effetti


    Iginio Tartaglini


    RISOTTO CON LE ORTICHE



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    Ingredienti:

    * 160 gr. di riso
    * ortiche
    * dado vegetale
    * 1 spicchio d'aglio
    * olio evo
    * sale (se non c'è nel dado vegetale)

    Tempo di preparazione: 40 minuti

    Difficoltà: *

    Preparazione: mettete in un tegame dai bordi alti un po' d'olio, lo spicchio d'aglio pulito e tagliato a metà; aggiungete le ortiche lavate e sminuzzate; dovrete mettere una quantità di ortiche sufficienti per condire il riso.
    Aggiungete quindi il riso e il dado vegetale (io, come al solito, ho usato un cucchiaino del dado che preparo con il Bimby, è possibile usare altro dado vegetale o direttamente il brodo vegetale) e fatelo cuocere aggiungendo via via la quantità di acqua bollente necessaria e aggiustando di sale (il dado che uso io è già molto salto e quindi non c'è bisogno di aggiungere sale, se usate un dado senza sale vi regolerete di conseguenza).

    Note: le dosi sono per due persone.
    Le ortiche danno un gusto particolare, provatele e ditemi se vi piace.
    Per coglierle e per maneggiarle potete utilizzare un paio di guanti oppure dovrete fare attenzione a maneggiarle con cura pensando che non vi pungeranno; vi assicuro che funziona!
    Provare per credere.
    L'ortica ha tantissime proprietà benefiche, come del resto tante altre piante che uso per le mie preparazioni.





    Frittata con ortiche



    Foto+2

    Era da un po’ che pensavo alla frittata con le ortiche e stamattina mi sono armata di guanti di gomma (sembravo Capitan Ventosa) e sono andata a raccogliere le ortiche, ho raccolto solo le cime; ed ecco come le ho cucinate

    Cosa importante: raccogliere le cime di ortica senza gli ospiti!


    Ingredienti per 4 persone:

    6 uova
    un paio di manciate di foglie di ortica
    2 scalogni bio
    q.b. di olio extra vergine di oliva spremuto a freddo bio
    q.b. di sale marino fino
    q.b. di pepe



    Staccare i gambi dalle foglie, lavarle ed asciugarle (continuando ad indossare i guanti). In una padella far appassire a fuoco lento gli scalogni con abbondante olio, aggiungere le foglie di ortica e farle appassire. Sbattere le uova in una terrina con sale e pepe, quindi versarle nella padella. Far cuocere la frittata da un lato, girarla, e finire di cuocere anche dall’altro.




    la ciabatta di ortiche



    250 gr di farina 00
    250 gr di farina manitoba
    8 gr di lievito di birra fresco
    1 cucchiaino di zucchero
    1 cucchiaio di olio di oliva
    40 foglie di ortica
    sale
    acqua qb


    Sciogliere il lievito in acqua tiepida con l'aggiunta di un cucchiaino di zucchero e l'olio.
    Mescolare le due farine con le ortiche sminuzzate e il sale, aggiungere il lievito e impastare fino ad ottenere una palla liscia e morbida ( non appiccicosa ... eventualmente regolarsi con dell'altra farina) lasciare lievitare un'oretta in un luogo tipido. Formare una pagnotta e disporla su una teglia da forno unta con un po' di olio.
    Spolverare la superficie con un po' di farina e ricoprire con un telo leggermente umido e lasciare riposare ancora un paio d'ore.

    Cuocere in forno caldo a 250° per una ventina di minuti.



    Pubblicato da VALENTINA "cuoca" PER PASSIONE



    zuppa di ortiche selvatiche



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    Premessa: La zuppa di ortiche non punge...anzi,è buonissima!
    Mi raccomando però:raccogliete le ortiche solo in posti lontani da traffico,inquinamento,discariche,acque stagnanti ecc...e utilizzate guanti di gomma per non pungervi!
    La stagione migliore per raccogliere le ortiche sarebbe in maggio ma si può fare anche uno strappo alla regola...

    Ingredienti:(per 4)

    800 gr di germogli di ortica
    50 gr di burro
    1 cipolla
    2 litri di brodo vegetale
    olio extravergine di oliva
    sale
    Grana grattugiato
    Crostini (ottimi rosolati nel burro!)
    Procedimento:

    Lavate bene i germogli di ortica in acqua corrente,proteggendovi le mani con guanti di gomma,sgocciolateli e tritateli con la mezza luna.
    Sbucciate la cipolla,affettatela e tritatela,fatela soffriggere in una pentola con metà del burro,quando sarà ben imbiondita unite l'ortica e lasciatela insaporire per almeno 5 minuti.
    Salate leggermente,versate un mestolo di brodo caldo e fate cuocere per una ventina di minuti a fuoco basso e recipiente scoperto,mescolando e aggiungendo poco alla volta il brodo.
    A questo punto tritate con un minipimer a immersione,assaggiate se va bene di sale,condite con un filo di olio e servitela calda con grana grattugiato e crostini.




    Timballo di anelletti e ortiche



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    Per 4 persone:
    200 gr di pasta, formato anelletti siciliani
    200 gr di bastardo del Grappa
    100 gr di ortiche fresche (si usano le cimette con le prime 5-6 foglie)
    olio e.v.o.
    sale

    Cuocere la pasta al dente, in acqua salata.
    Lavare le cimette di ortica, stufarle per qualche minuto in una padella in cui si sia scaldato poco olio, quindi tritarle. Tagliare il formaggio a cubetti di un cm di lato.
    Unire i tre ingredienti in una ciotola e mescolare bene.
    Ungere quattro stampini monoporzione (a questo punto avete due possibilità: cospargere di pangrattato, che è la procedura "istituzionale"; oppure coprire il fondo degli stampini con un pezzo di carta da forno).
    Suddividere la miscela di pasta nei quattro stampi, coprire con carta stagnola e infornare a 190°. Dopo 10 minuti, togliere la stagnola e proseguire la cottura per altri 15 minuti. Sfornare e aspettare almeno 5 minuti, poi capovolgere ogni stampino su un piatto liscio e sformare i timballi. Nel caso non abbiate utilizzato il pangrattato, prima di capovolgere conviene passare la lama di un coltello tra la parete degli stampini e la pasta, per assicurarsi che il distacco avvenga.


    CRSPES DI ORTICHE E RICOTTA CON CREMA DI PATATE



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    Ingredienti

    per le crepes
    2 uova
    3 cucchiai colmi di farina
    acqua o latte qb
    sale

    per il ripieno
    100g di ortiche lessate
    100g di ricotta fresca
    30g di grana grattugiato
    uno spicchio d'aglio
    sale/pepe

    per la crema di patate
    100ml di panna vegetale
    una patata media lessata
    un cucchiaio di grana
    sale

    Preparazione

    In una ciotola sbattere bene le uova con il sale, aggiungere la farina mescolando fino ad ottenere un impasto senza grumi, aggiungere acqua o latte quanto basta per renderlo fluido (di solito basta mezzo bicchiere). In una padella caldissima antiaderente leggermente unta l'olio di semi preparare due crepes; lasciarle raffreddare prima di utilizzarle.
    Per il ripieno saltare le ortiche con un paio di cucchiai di olio evo con lo spicchio d'aglio, salare e pepare in modo che si insaporiscano, lasciarli raffreddare. Impastare le ortiche con la ricotta e il grana, farcire le crepes e metterle in una pirofila unta l'olio. Scaldare la panna vegetale, schiacciarci la patata lessata, aggiungere il grana, salare e mescolare bene finché non si sciolgono tutti i grumi. Stendere la crema sulle crepes, spolverare di grana e passare sotto il grill.


    GNOCCHI DI ORTICHE RICOTTA ECUS CUS DI KAMUT





    Lavate e le scottate in acqua bollente salata per 2 minuti, le scolate e le fate raffreddare.

    Io solitamente faccio ad occhio, ma questa volta ho pesato:

    60 g di ortiche cotte,

    60 di ricotta (quella che vi piace e che potete mangiare), comunque pari peso,

    l’albume di un uovo piccolo,

    2 cucchiai di parmigiano,

    1 cucchiaio di cus cus di kamut al posto del pangrattato,

    peperoncino in polvere q.b. o pepe,

    sale.

    Per il condimento ai semi di zucca:

    semi di zucca tritati e tostati,

    olio di semi di zucca (Naturasì) o e.v.o.,

    parmigiano,

    aglio se vi piace (non l’ho usato)

    Come si fa:

    mescolate tutti gli ingredienti, far riposare affinchè il cus cus assorba il liquido dell’impasto,

    con le mani bagnate formate delle palline grandi come una noce e cuocetele in acqua bollente salata,

    quando vengono a galla lasciatele ancora qualche minuto per “gonfiare” ulteriormente il cus cus.

    Condite con il “pesto” ai semi di zucca.


    Edited by gheagabry1 - 30/1/2023, 17:07
     
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  12. gheagabry
     
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    Capsicum annuum






    Il Capiscum annuum è una particolare varietà di peperoncino ornamentale appartenente alla famiglia delle Solanacee ed originario delle zone a clima tropicale. Si presenta in forma di arbusto o di piccolo albero, con foglie ovali ed appuntite dal colore verde brillante. I fiori bianchi con centro giallo arancio compaiono nella stagione estiva e decorano la pianta per qualche settimana, prima di far posto ai caratteristici frutti.
    Questi ultimi sono dei peperoni in miniatura e possono assumere colorazioni diverse (giallo, verde, rosso, marrone), a seconda della specie o del grado di maturazione. Generalmente il Capsicum annuum viene coltivato a scopo ornamentale, sia in vaso che in piena terra, ma non è poi così raro l’allevamento a scopo alimentare, vista la bontà dei suoi frutti saporiti e piccanti. Non dimentichiamo poi la sua importanza come pianta officinale sia per la ricchezza di vitamine che per le proprietà digestive.
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    Capsicum annuum
    Fioritura: in estate
    Impianto: nella stagione primaverile
    Tipo di pianta: arbustiva perenne
    Altezza max: dai 15 centimetri ad un metro, a seconda della specie
    Esposizione

    Il Capsicum annuum predilige l'esposizione in una zona luminosa della casa o del giardino, in modo che i raggi diretti lo possano colpire per diverse ore nel corso della giornata. Non tollera i rigori dell'inverno né le temperature troppe elevate della stagione estiva.
    Terreno

    Il substrato deve essere soffice e ben drenato, così da favorire il passaggio dell'acqua, senza che questa possa creare danni all'apparato radicale
    Innaffiatura

    Ama le innaffiature abbondanti specie nella stagione estiva, ma non i ristagni idrici. Nelle operazioni di irrigazione, dunque, occorrerà tener conto del tipo di terreno e regolarsi di conseguenza.
    Malattie e avversità

    Riesce a difendersi egregiamente dall'attacco di parassiti e malattie.
    Concimazione

    Si può aiutare lo sviluppo della pianta, fornendo del concime ternario prima della ripresa vegetativa.
    Moltiplicazione

    Si propaga per semina in primavera inoltrata o all'inizio dell'estate, quando le gelate non rappresentano più un pericolo per le coltivazioni.

    Edited by gheagabry - 28/3/2018, 16:08
     
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  13. gheagabry
     
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    Peperoncino rosso






    Il suo nome scientifico è Capsicum, appartiene alla famiglia delle Solanaceae ed è originario delle Americhe, ma attualmente la sua coltivazione è ormai diffusa in ogni parte del mondo; come molti altri alimenti salutari, il peperoncino era conosciuto fin dall'antichità. Dal ritrovamento di reperti archeologici sappiamo con certezza che fin dal 5000 a.C. circa, la popolazione messicana conosceva il peperoncino ed era dedita alla sua coltivazione. Il peperoncino fu importato in Europa da Cristoforo Colombo, nel suo secondo viaggio, risalente al 1943.

    Uno dei principali componenti del peperoncino rosso è la capsaicina, un principio attivo da cui dipendono parecchie proprietà benefiche attribuite al peperoncino; le altre sostanze presenti sono la capsicina, la capsantina, diversi sali e oligoalimenti naturali, lecitina (contenuta in modo particolare nei semi), olio essenziale e flavonoidi. Importante ricordare la presenza nel peperoncino rosso della vtamina C, che, tra le sue altre funzioni, ha un ruolo importante nella difesa dalle infezioni.

    Le principali specie di peperoncino

    Le varietà di peperoncino sono molto numerose, qui di seguito elenchiamo le 4 specie più conosciute ed impiegate per uso alimentare:

    Capsicum annuum: la sua coltivazione è la più diffusa, comprende il peperoncino usato in Italia, quello di Cayenna, che in assoluto è la varietà più piccante, quello messicano chiamato Jalapeno e i peperoni.

    Capsicum baccatum: peperoncino di piccantezza media, la sua zona di coltivazione è prevalentemente quella della Bolivia e del Perù.

    Capsicum chinense: questa varietà comprende peperoncini tra i più piccanti al mondo, gli Habanero, con una forma arrotondata ed un colore rosso arancione; provengono dal Sud America.

    Capsicum frutescens: anche questa specie è molto piccante, la varietà più famosa è chiamata tabasco; grazie all'abbondanza di succo che caratterizza questa qualità di peperoncino, con esso si produce la nota salsa che prende il nome dal peperoncino stesso, tabasco.




    Curiosità sul peperoncino


    I volatili, a differenza dei mammiferi, non sono sensibili all'effetto piccante del peperoncino; questo perchè la sua sostanza irritante, come abbiamo già ripetuto, la capsaicina, agisce su uno speciale recettore nervoso che gli uccelli non possiedono. Per questo motivo il peperoncino risulta essere un alimento prediletto dagli uccelli, in quanto è una ricca fonte di vitamina C e carotene, molto utili durante la muta del piumaggio. In cambio, i volatili, contribuiscono alla diffusione dei semi, sia mentre consumano il peperoncino, sia tramite le feci; infatti questi semi riescono a passare indenni attraverso l'apparato digerente. Si pensa che questa particolarità abbia contribuito a rafforzare l'idea della capsaicina come sostanza protettrice.


    Nel 1912 il chimico americano W.Scoville inventò un metodo per misurare il grado di piccantezza del peperoncino; la misurazione del grado di piccante viene espressa in SU ( Scoville Units) che indicano il grado di diluizione in acqua necessario per rendere impercettibile la sensazione di piccante.
    In base ai risultati del test, ad ogni peperoncino è stato attribuito, a grandi linee, un grado di piccantezza.
    Il valore più basso spetta al peperone o peperoncino dolce: 0-150 SU. Il più alto spetta invece al peperoncino Habanero Red Savina: 350.000 SU. Per fare un esempio 1 cc di Habanero dopo essere stato diluito in 300 litri d'acqua dà ancora la sensazione di piccante.... .



    Generalmente, quando si mangia qualcosa di particolarmente piccante e non si è abituati, si ha come la sensazione che la bocca vada a fuoco e l'istinto è quello di bere acqua fresca; purtroppo la sostanza che provoca bruciore, la capsaicina, non è solubile in acqua e per questo, dopo aver bevuto, il bruciore resta. Ecco gli accorgimenti che si possono adottare per alleviare il bruciore del peperoncino: mangiare mollica del pane, bere latte fresco, assumere olio o superalcolici (senza esagerare) in cui la sostanza piccante si scioglie e la sensazione di bruciore si attenua.









    gamberi aglio olio e peperoncino



    gamberi-aglio-olio-peperoncino



    2 cucchiai di olio d’oliva extra vergine dal gusto deciso
    10 spicchi di aglio affettati sottilmente
    1 kg. di gamberi grandi, sgusciati e privati del filino nero (per questa ricetta vanno bene anche quelli surgelati)
    2 peperoncini rossi piccanti (più altri a piacere per decorare)
    2 cucchiai di brandy
    2 cucchiai di prezzemolo tritato
    sale q.b.

    Preparazione
    Scaldate l’olio in una padella sul fuoco forte.

    Fate rosolare l’aglio fino a quando sarà dorato (circa 2 minuti). Aggiungete i gamberi e i peperoncini schiacciati, e cuocete il tutto per circa 4 minuti, mescolando. Aggiungete il brandy e cuocete ancor un minuto.

    Togliete dal fuoco e dividete il contenuto in 8 piattini individuali, spolverate con il prezzemolo tritato e con un po’ di sale. Servite subito questo decisamente saporito antipasto.



    Peperoncino.





    Il peperoncino appartiene al genere del Capsicum, della famiglia delle Solanacee, la cui radice latina capsa significa scatola e deve il nome alla forma del frutto, che sembra rimandare proprio ad una scatola contenente i semi. Altra versione vuole invece che il nome tragga la sua radice dal greco kapto, mordere, con riferimento al gusto piccante che morde il palato quando si mangia. Il nome “peperoncino” invece gli deriva dalla somiglianza di gusto con il pepe, il piper latino.

    Il peperoncino era già usato come spezia dagli indiani del Messico e del Cile, e fu importato in Europa da Colombo nel 1493 e successivamente diffuso nel continente dagli spagnoli. Nel nuovo mondo era invece chiamato chili, termine che appartiene alla lingua nahuatl, e tale è rimasto in lingua inglese.

    La pianta, un arbusto perenne a vita breve, può essere coltivata anche su un balcone. La semina avviene a febbraio al centrosud e a marzo al nord, i frutti si raccolgono in estate-autunno. E’ bene consumare freschi i peperoncini, affinché non perdano le loro proprietà, ma possono anche essere conservati sott’olio o in polvere (dopo averli fatti seccare al sole e tritati).

    La parte attiva del peperoncino è il frutto, che contiene una preziosa sostanza chiamata capsaicina che è responsabile del sapore piccante, tipico di tutte le specie di peperoncino.


    Il peperoncino contiene moltissime sostanze, tra queste distinguiamo: sostanze azotate, capsacina, oleoresina, capsantina, un colorante carotenoide rosso, quercitina, esperidina, eridietrina, lecitina, vitamine C, PP, E, K2, P, A, sali minerali acido malonico e citroflavonoidi.


    Queste sostanze svolgono un’azione vasodilatatrice ed emodinamica e proprio per questo è importante per dare vitalità ai tessuti e per attivare il circolo venoso e capillare, da quì le proprietà afrodisiache.


    Studi recenti hanno dimostrato che il peperoncino svolge un’azione antistaminica e potrebbe essere usato per curare l’allergia e l’asma.


    Col peperoncino la cucina povera trovò la sua grande occasione. Finalmente, ecco come dare un sapore ai cibi che non l’avevano, conservare la carne o mitigarne il gusto alterato in epoche di scarsa possibilità di conservazione; le sue proprietà disinfettanti erano un toccasana per le popolazioni di paesi caldi e poveri. Ancora oggi il peperoncino piccante è largamente utilizzato nella medicina tradizionale indiana.

    I popoli ricchi, al contrario, non l’ hanno mai considerato elemento importante della cucina. Il suo forte sapore nascondeva il gusto di cibi raffinati. Inoltre, non venne solo bandito dalla gastronomia ricca, ma anche dai pregiudizi morali. I Puritani ed altre confessioni lo vietarono considerandolo eccitante e capace di risvegliare i sensi con poteri addirittura diabolici. Ancora oggi, in molti nostri dialetti meridionali, il peperoncino piccante viene chiamato diavolicchio.

    La riscoperta del peperoncino è anche dovuta all’accettazione dell’efficacia dei suoi principi attivi da parte della medicina ufficiale. Il capsicum contenuto nel peperoncino, e alcuni derivati di questo, rientrano nella composizione di numerosissimi farmaci.

    Nel mondo sono coltivate moltissime varietà di peperoncino piccante che differiscono per dimensione e forma del frutto. Spesso, quanto più è piccolo tanto più un peperoncino rosso si rivela piccante. Tra i piccantissimi ricordiamo: il tabasco, coltivato in Sud America e il diavolicchio dell’Italia meridionale, poi in ordine vengono: il pepe di Cayenna e i peperoncini del Cile.

    OVUNQUE IL DIAVOLICCHIO

    La caratteristica principale e cioè la parte piccante è dovuta alla presenza di un alcaloide, la capsaicina, che conferisce, oltre all’aroma bruciante, la facilità di digestione.

    Oggi, il peperoncino si trova praticamente dappertutto: dalle bancarelle dei mercati ai negozi di frutta e verdure. Sicuramente una delle regioni in cui il peperoncino è l’elemento principe in cucina è l’Abruzzo seguito dal Molise, le Puglie, la Lucania, la Calabria, la Sicilia.

    In Abruzzo quasi tutte le famiglie, tutte le case di campagna, le trattorie e i ristoranti possiedono almeno una collana di peperoncini rossi essiccati.

    Gli spaghetti aglio, olio e peperoncino sono la ricetta rapida e più accettata da ogni persona, a qualsiasi ora: a pranzo, a cena, persino a mezzanotte, dopo una serata tra amici.



    Spaghetti aglio, olio e peperoncino

    Per 4 persone: 300 g di spaghetti, 4 spicchi d'aglio, 1 peperoncino rosso, 1/2 bicchiere d'olio d'oliva, sale.

    * Lessate la pasta in abbondante acqua salata.
    * Mentre la pasta cuoce, scaldate l'olio in una padella su fuoco medio con il peperoncino al quale avrete tolto i semini e che avrete sminuzzato. Unite gli spicchi d'aglio sbucciati e affettati. Attenzione a non far scurire l'aglio che diventerebbe amaro: deve appena dorare, solo leggermente.
    * Scolate la pasta al dente e conditela con l'olio insaporito.
    * Servite gli spaghetti subito, meglio se in piatti fondi riscaldati.



    CURIOSITA'



    Ma, oltre ai grandi consensi ricevuti in cucina, il peperoncino è stato apprezzato anche da poeti e letterati. Infatti, è stato protagonista di un pranzo destinato a rimanere storico: il pranzo-manifesto futurista organizzato dal poeta Martinetti e dai suoi epigoni. La serata artistico-gastronomica si svolse a Torino l’8 marzo 1931 per una accolita di artisti, letterati, giornalisti, belle donne, riunita per assaporare l’originalità assoluta di vivande che avrebbero dovuto eliminare la pastasciutta e tutti gli altri comuni piatti della tradizione e aprire nuovi orizzonti all’alimentazione italiana.

    Tra le quattordici portate che accostarono i sapori più incredibili ai profumi meno alimentari, il peperoncino comparve con una fettina di prosciutto, un carciofino, un pezzetto di grissino e un biglietto arrotolato dentro un’arancia svuotata recante una massima futurista, era: l’Antipasto intuitivo. Un modo di utilizzare il peperoncino rimasto sicuramente unico, proprio per questo degno di essere ricordato; dunque peperoncino anti-accademico e d’avanguardia.

    Il capitano Ettotre Luini, sostenitore e divulgatore delle virtù del peperoncino ha addirittura fondato il club di San Peperoncino che ha diverse filiali in tutta Italia.

    Il club, oltre a programmare riunioni banchettali dove il capsico costituisce il tocco finale e perfezionante di molti menu, persegue le note finalità igieniche sostenute da Luini e stilate in un decalogo.


    Edited by gheagabry - 28/3/2018, 16:11
     
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  14. tomiva57
     
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    Sinapis arvensis
    Senape selvatica-Cruciferae




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    Generalità: piante erbacea annuale originaria dell'Europa, che raggiunge i 70-80 cm di altezza. Costituisce ciuffi di fusti sottili, rigidi, ramificati, che portano numerose foglie di colore verde scuro, opache, sessili, ovali allungate, dentate, lunghe fino a 15-20 cm; da maggio a settembre all'apice dei fusti sbocciano numerosi piccoli fiorellini di colore giallo vivo; in autunno i fiori lasciano spazio ai frutti: lunghi baccelli contenenti piccoli semi scuri. S. alba è molto simile, ma produce baccelli più corti con semi gialli. Con i semi della senape si preparano ottime salse utilizzate per accompagnare piatti di carne e di verdure; le foglie si possono consumare cotte ed hanno un sapore simile agli spinaci; i semi appena germinati si consumano in insalata.

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    Esposizione: la senape si coltiva in zone molto soleggiate, non ama l'ombra; questa pianta muore all'arrivo dei freddi, va quindi posta a dimora all'inizio della primavera, per raccogliere i semi alla fine dell'estate; i piccoli semi si possono conservare subito, oppure vanno conservati in contenitori ermetici dopo averli fatti ben seccare.

    Annaffiature: annaffiare solo in caso di lunghi periodi di siccità, solitamente queste piante si accontentano delle piogge. Non necessita di concimazioni aggiuntive, soprattutto se viene posta a dimora in terreno da giardino ricco in materia organica.

    Terreno: le piante di senape preferiscono terreni argillosi, e mal sopportano i terreni sabbiosi e molto drenati.

    Moltiplicazione: avviene per seme: seminare all'inizio della primavera direttamente a dimora.

    Parassiti e malattie: spesso gli afidi rovinano i germogli e i boccioli fiorali, compromettendo la produzione dei semi.
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    Ricetta della senape



    Ingredienti

    * 100 cl di vino bianco;
    * 100 cl di latte;
    * 200 grammi di farina;
    * 200 grammi di semi di senape freschi;
    * 20 grammi di chiodi di garofano;
    * 2 peperoncini;
    * 1 busta di zafferano;
    * olio di semi;
    * sale;
    * aceto.

    Procedimento

    * Versate il vino dentro a un pentolino ed unite i semi di senape, i chiodi di garofano, il peperoncino e lo zafferano.
    * Fate evaporare il vino sul fuoco, quindi passate al setaccio le spezie.
    * Fate intiepidire il latte dentro a un pentolino a parte, quindi aggiungete la farina mescolando continuamente perchè non si formino grumi. Mettete sul fuoco ( a fiamma bassa) e continuate a mescolare finchè non sarà ben “stretto”.
    * Aggiungete il composto così ottenuto al passato di spezie e mescolate aggiungendo olio di semi quanto basta.
    * Per finire aggiungete l’aceto secondo i vostri gusti e salate.

     
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    grazie..uso tanto le piante aromatiche in cucina..
     
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